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Yellow and Violet
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Violet: un colore, un nome. Dopo l'operazione Breakdown, alla bionda andava gran parte della colpa per il fallimento della missione stessa. A lei non importava molto, non erano morti e, a quanto pareva, quella missione sembrava destinata a fallire in ogni caso. Avevano un nuovo obiettivo, potevano facilmente trovarlo grazie alle abilità mentali di Violet, eppure Dimitriy era stato categorico: si doveva fare a modo suo, con i suoi metodi. Cosa voleva dire? Non si fidava per caso delle capacità della Pyt Dog punk? Però quelle parole rivolte a lei durante l'intervista rispecchiavano tutt'altro. Non dovevano essere delle bugie inventate per accontentare la pugile, se si fosse accorta di ciò, non si sarebbe azzardata a rivelare il commento alla diretta destinataria. Aveva già chiuso con l'idea di diventare giornalista, non era tagliata, si era..spostata dalla sua retta via. Ad ogni modo, la storia tra Yellow e Violet non era finita. Dopo il meeting post-missione, le migliori donne degli Eversori si confrontarono ancora una volta, sempre verbalmente. Quella stronza l'aveva fatta piangere, le aveva mostrato un sacco di emozioni intense tutte assieme che..nessuno avrebbe mai potuto reggere un peso del genere. Era come se ad un mingherlino venisse lanciato un peso cento volte il suo, è naturale che cada, si faccia eventualmente male e sprofondi sotto il pavimento. E in quel momento sembrò che l'antipatia che aveva l'una verso l'altra si fosse attenuata un pochino, tanto da spingerla a quel gesto "commovente" nei confronti della telepate. Però non bastava, la giovane intrepida, testarda e un po' ignorante non poteva accontentarsi di una tregua. Come un vestito con uno strappo, non le piaceva semplicemente cucire il buco, per lei era meglio comprare un nuovo vestito direttamente, anche dello stesso modello.
Entrò nel locale, scese le scale e aprì la porta del seminterrato: il luogo riservato a loro privilegiati. Quindi tornò nel luogo in cui per la prima volta ebbe l'onore di conoscere la disturbata donna. Si fermò sull'uscio avendo una panoramica intera di tutto il salone. Il suo sguardo accarezzò tutti i tavoli e le relative sedie, per poi finire sul bancone e i due alti sgabelli cui presero posto quel giorno. Lo sgabello a cui aveva distrutto una gamba, con le sue armi per dispetto all'altra, non c'era più. Era stato portato via e sostituito con uno nuovo. O forse era lo stesso e riparato con qualche forma di magia. Non l'avrebbe sorpresa quest'ultima opzione. Si sedette sul posto di destra, quello su cui si era seduta quella volta. Passarono così un paio di minuti, la bionda osservava di fronte a sé, leggeva in modo casuale le scritte di alcune bottiglie di alcolici. In realtà aveva lo sguardo perso, vuoto, rimembrava quel giorno, ricordava quel bacio. Per Violet era stato uno sfogo, qualcosa che sentiva di fare, qualcosa di poca durata, effimero, destinato a morire. Per Alison il contrario, quando si sentì bloccata letteralmente, quando i suoi occhi immobili furono costretti a connettersi con quelli suoi, quando le sue labbra incapaci di opporre resistenza entrarono in contatto con le sue. Non aveva mai pensato alla sua vita..per così dire privata. Non aveva una vita sessuale, non aveva un compagno, una compagna, un'anima gemella. Versava ancora in un periodo di confusione, la morte del padre fu una completa distrazione. Per quanto individualista ed egoista, la bionda, fino a questo momento, aveva agito solo per vendicare un altro. Un altro che considerava debole per essere stato ucciso.
Violet l'aveva rimessa coi piedi per terra, come un campanello di ricordo a pensare anche a quella parte di lei che rinchiudeva. Cos'era? Lesbica? Le piaceva Violet? Non lo sapeva proprio dire. Si alzò. Passò dalla parte del bancone. Prese una bottiglia, quella con la stessa bevanda dell'altra volta. Poi riempì il contenuto in un bicchiere di vetro. Tornò a sedersi sullo sgabello di prima. Fece ondeggiare il liquido, osservando tristemente le onde che si formavano, che si propagavano nella stessa direzione e come alcune di esse si rifrangessero sulla parete, rischiando di ridurre la quantità totale di alcune gocce. E così accadde, un'unica volta. Una goccia scivolò sull'indice. La giovane posò il bicchiere e portò il dito alla bocca. Leccò assaggiando l'alcolico. Il sapore era lo stesso, non ne andava matta, proprio tutto il contrario. Quella volta non ebbe modo di finire il bicchiere, ne aveva ingerito poco rispetto a Violet. Era maggiorenne, poteva bere, anzi..era da sola, se ne fregava delle regole, per questo poteva bere quando voleva. Non lo faceva mai, ma questa volta ne sentiva il bisogno. Eppure non aveva ancora portato una volta il bicchiere alle labbra. Ancora esitava di fronte alla bevanda dal gusto troppo forte per lei. Rimase così, fissando il vetro, tormentandosi sul significato di quell'evento passato. Perché lei? Perché tutto? Aveva bisogno di un chiarimento, necessitava di sapere il pensiero di quella che aveva tenuto il suo cuore in mano. Un secondo è stato sufficiente a lasciarci un segno, una cicatrice, un ricordo nella sua mente che non dimenticherà mai.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Vorrei tanto conoscere la verità..
Stato Fisico: Normale
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Il gioco della verità
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
"Ah..!" - un gemito, dal suono ambiguo. Un sussulto, appena udì la voce di Violet alle sue spalle. La sua espressione era al pari di chi sentiva un cubo di ghiaccio scendere sulla schiena, con l'unica differenza che la bionda non stava minimamente inarcando quest'ultima.
Che colpo! - era così assorta nei suoi pensieri che non aveva avuto modo di udire nemmeno il più percepibile dei rumori. Figurarsi quei passi furtivi, tipici di chi sapeva bene come muoversi e infiltrarsi, d'altronde era lei che, perlomeno all'inizio, si era presa il compito di guidarla durante l'operazione Breakdown.
"Sei tu, Violet..un altro? Un altro cosa?" - un attimo di silenzio, una domanda stupida, perché lei sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. O meglio, aveva compreso l'ambiguità e non sarebbe cascata in una trappola del genere. Per quanto tonta, la bionda pugile si stava rivelando perspicace.
"Ha ha ha..spiritosa, davvero" - guardandola con un'espressione da offesa mentre portava la gamba destra sopra l'altra accavallando e intersecava le braccia sotto il petto prosperoso. Si raddrizzò con la schiena, cercando però di non tirarsi troppo indietro dato che lo sgabello era privo di qualsivoglia schienale.
Violet. Chissà se aveva tentato di guardare dentro la sua testa. Era una donna intelligente, però era anche dotata di poteri straordinari, capacità che Alison non si poteva nemmeno sognare. Molto comprensiva o semplicemente dipendente dalle sue abilità, la donna punk aveva eccellentemente intuito cosa stava pensando e..a giudicare dalla reazione di Alison, la correttezza era palese, troppo palese. Spostò lo sguardo, un po' in imbarazzo per la domanda. Il bicchiere era ancora pieno, non le serviva un'altra versata. Inoltre non aveva nemmeno intenzione di bere troppo, non è una tipa a cui piace perdere il controllo di se stessa. Suonerebbe un po' contraddittorio, dato che spesso perde la calma. Invece, riflettendoci bene e seguendo un punto di vista alternativo, si viene a scoprire che lei non perde propriamente il controllo di se stessa, anzi..accompagna quel suo lato violento, burbero, infuocato e precipitoso, con volontà e orgoglio. Invece, perdere il controllo..significava farsi controllare, rendersi alla mercé altrui, non avere più la coscienza, la mente che si distacca completamente dal corpo. Gli effetti dell'alcool pesante, insomma..o dei poteri di qualcun altro.
"No" - rispose definitivamente, qualunque fosse l'oggetto proposto. Non voleva ulteriori bicchieri e non voleva ulteriori baci. Non voleva perdere il controllo di se stessa, non voleva perdere la sua libertà. Un concetto fin troppo profondo per una rozza come lei, eppure sotto quest'aspetto non si dimostra così..ignorante. Aveva delle idee fisse e precise, una determinazione tale che senza la pratica non avrebbe mai cambiato la sua mentalità.
"Ti propongo un gioco, Violet" - un gioco semplice, un gioco di fiducia, un gioco di verità. La pugile dai lunghi capelli dorati portò la destra ad afferrare il bicchiere di vetro. Lo spostò centrando la posizione tra i due posti.
"Siediti" - quasi ordinò con tono autoritario e serio, mentre il suo sguardo scivolava lungo le linee lignee del bancone e il suo corpo, di conseguenza, tornava nella compostezza originaria, sciogliendo i numerosi nodi corporei che era solita creare.
"Ti farò delle domande e tu hai il dovere di rispondermi in modo sincero" - non la guardò ancora, tirò verso di sé il bicchiere e osservò il contenuto con aria seria e preoccupata.
"Ho bisogno di risposte, Violet" - e nel dire ciò sollevo il viso guardando lo scaffale delle bottiglie dall'altra parte del bancone.
"Mi devi delle risposte" - e ora si decise a guardarla, mentre sul viso si denotava profonda decisione. Ormai era sulla barca di quel mare che le aveva creato Violet quel giorno. Tanto vale remare e farsi dirigere su una delle tante isole grazie alla marea prodotta dalle sue risposte.
"Non vederla come un'intervista..sarà più come un interrogatorio" - precisò, facendo un chiaro riferimento a ciò che era successo recentemente.
"Io faccio la parte della poliziotta e tu del criminale in atto di confessare tutto" - e sbuffò divertita, guardando prima in basso verso i suoi stivali e poi in alto, con un'espressione in parte innervosita e in parte vergognata di come stava cercando di rendere il tutto così ridicolo, complesso e infantile. Dopotutto lei aveva fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti. Passarono alcuni secondi, appoggiò il gomito sul bancone con la mano penzolante nel vuoto. I capelli coprirono per un attimo i capelli dalla prospettiva laterale. Scosse il capo e tornò a guardarla ancora una volta.
"Ad ogni domanda berrò un sorso, ad ogni risposta berrai un sorso" - le spiegò, regole semplici, dopotutto era solo un bicchiere, non aveva di certo molte domande da fare..considerando le risposte poi, era qualcosa di equo, uno controllava l'altro. Poi naturalmente c'entrava anche l'onore personale, quale infame berrebbe tutto d'un sorso per far terminare subito il gioco?
"Ci stai o rinunci?" - quesito di conferma, lanciandole una rapida occhiata dritta dritta nei suoi occhi purpurei. Una sfida, un affronto, le doveva quelle risposte, era suo dovere mettere della pezza su quelle cicatrici, prima che il soggetto si riveli più pericoloso e violento per affezione da gelosia. Meglio chiarire subito e mettere i punti sulle ferite, piuttosto che lasciare nel dubbio e mantenere il taglio aperto.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Questa è una faccenda seria per me
Stato Fisico: Normale
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Prima domanda
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Sembra che Violet abbia compreso com'era il loro tipo di rapporto, composto da svariati giochetti di varia natura. Un gioco di parti, un gioco di scene, ruoli, recitazione. Ognuno ricopriva un personaggio e interagiva perfettamente in quel palcoscenico. Alison era come un libro aperto per lei, letteralmente, con o senza i poteri poteva comprendere perfettamente i suoi stati d'animo. Ad Alison infastidiva questo lato di Violet, sembrava sapere sempre tutto, capire sempre tutto..ma a volte, riusciva sempre a infondere particolari dubbi in lei e questo creava grande soddisfazione. Bastava prendere l'esempio delle regole di questo giochino alcolico: bere per domandare, bere per rispondere. Non c'è costrizione, se si va avanti lo si fa assieme, come due amici, come due persone mature che per non ferirsi l'un l'altro hanno bisogno di discutere e chiarirsi. Perché alla fine la sincerità viene sempre premiata, se entrambi sono coscienti del pensiero dell'altro, non avranno nulla di cui lamentarsi o arrabbiarsi. Entrambi accetteranno il finale, qualunque esso sia. Ed è così che devono essere composte le vere amicizie, non di sotterfugi, segreti, sparlare a terzi e nascondere i propri intenti o i veri pensieri. Poi quando tutto torna a gala diventa un casino, ma un casino enorme. Qual è il senso di tutto ciò? Perché rendere così complicati i rapporti interpersonali?
Bere per domandare. Bere per lenire le risposte imminenti, la sensazione che ciò che sentirà non le piacerà per niente. La bionda lo sa, lo percepisce, intuisce che starà male, ma è meglio così, meglio di dover accumulare tensione e crogiolarsi in qualcosa di ben peggiore. Violet è una donna con le palle, al pari di lei, almeno così credeva..parlerà in faccia, ne era sicura. Non le avrebbe nascosto nulla. Solo la pura verità.
"Perfetto" - si limitò con la medesima serietà. Non diede modo di far vedere se apprezzava o meno quella risposta, sperava solo che sarebbe stata presa sul serio. Un gioco che velava palesemente una questione molto più seria, almeno per lei. Alison è una guerriera, una combattente nata, sia nel corpo che nello spirito. Le ferite sono tali, rimarginano, si cicatrizzano, lasciano segni per ricordare a seconda della gravità dell'errore. Le ferite del cuore non si vedono, "non tutte le ferite aperte vengono semplicemente curate dal tempo".
"Sono sicura che non ti rimangerai la parola" - detto questo afferrò il bicchiere e lo portò alle labbra. Sollevò appena il capo e fece entrare il liquido lentamente, poco alla volta. Poi posò il bicchiere lentamente sul bancone, rivelando la mancanza di circa un quinto del contenuto. Trattenne l'alcool il bocca, ingerendo piano piano. Non apprezzava per niente quel sapore amaro, ma il gioco era il gioco, le regole erano regole, le aveva dettate lei, di sicuro non si sarebbe tirata indietro.
"Perché mi hai baciata?" - domandò infine guardandola nuovamente dritta negli occhi. La mano, ancorata alla superficie laterale del bicchiere, spinse quest'ultimo lentamente arrivando a tendere il braccio completamente. Con la medesima velocità, ritrasse il braccio. Ora era il turno di Violet, per rispondere avrebbe dovuto bere un sorso, magari della stessa quantità. Non doveva certo essere precisa precisa, ma più o meno della stessa misura. Ovviamente tutto stava a lei, non era certo che volesse rispondere a quella domanda, forse si vergognava, forse voleva tenerlo nascosto. Ma Alison sapeva che le avrebbe detto tutto. Una persona di parola la si riconosce al volo, un individuo corretto non puzza mai, nemmeno di alcool. Il suo sguardo scese nuovamente alle sue labbra nel momento in cui non l'avrebbe guardata direttamente, per poi tornare alle iridi. Avrebbe seguito ogni suo gesto, ogni suo movimento, quasi cercando di scrutarla, di vedere dentro di lei, così come poteva fare facilmente Violet sulla pugile, quest'ultima tentava lo stesso. Uno sguardo indagatore, occhi vispi e furtivi. Non le bastava fidarsi delle sue parole, ogni cosa doveva essere confermato. Assurdo e impossibile, non avrebbe mai potuto avere la certezza. Non le rimaneva altro che credere, dopotutto non c'erano state ulteriori occasioni per cui dubitare dei suoi modi o comportamenti. Prima domanda, semplice, cui richiedeva una risposta secca e altrettanta semplice. Non c'è bisogno di far caso al contenuto, non c'è alcun divieto nel rompere le regole. Tuttavia..è pur sempre una prova di fiducia.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Tocca a te, Violet
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Seconda domanda
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Un gioco - inarcò un sopracciglio, evitando di scomporsi. Un gioco. Solo un gioco. Uno scherzo amichevole, qualcosa per turbarla, metterla a disagio, imbarazzarla, colpirla dritta al cuore, privarla della sua amata libertà per un qualche secondo. Per uno scherzo. Giocare con i sentimenti altrui, può essere considerato un gioco, uno scherzo..venire accantonati..usati. Abbassò lo sguardo rancoroso, lo si leggeva negli occhi. Non l'aveva presa bene quella risposta, ma sapeva che non avrebbe ottenuto altro.
Ero solo un giocattolo? - si chiese, pensava, sentiva..soffriva. La bionda non ha questo genere di difese, non è come allenare un muscolo..qualcosa di intrinseco nel carattere. Alison è emotiva, molto. Ma come definizione di se stessa, ogni volta che cade..lei si rialza più forte. E lo dimostra sempre, in ogni situazione, in ogni occasione. Qualunque sia la ferita, fisica, mentale o sul campo del sentimenti. Strinse i denti, un altro segno, ora esploderà, potrebbe pensare qualcuno. Ignora totalmente l'esibizione telecinetica. Prendere un altro bicchiere e riempirlo..e per giunta bere tutto il contenuto. Niente sorsi, trangugiò d'un fiato.
"Non chiamarmi piccola" - esordì con tono pacato. Un frase secca, qualcosa che non ci sarebbe aspettato da lei. Questo, probabilmente, è spiegato per quella determinata situazione. Nuova, rara. Non ha mai subito qualcosa del genere. Quand'era più giovane osservava il mondo con gli occhi di un'invidiosa..quando si era unita al gruppo di corridori clandestini..quando era andata alla ricerca di un'altra famiglia perché il vuoto lasciato dalla madre e l'impossibilità del padre di gestirla la costrinsero a fuggire tutte quelle sere. Vedeva le altre ragazze, giovani o più grandi di lei, belle o no, simpatiche o meno. Ma tutte riuscivano a integrarsi nei loro gruppi, tutte trovavano qualcuno che risaltasse loro stesse. Chi con il ragazzo, chi con le amiche. Alison era da sola.
Inarcò nuovamente lo stesso sopracciglio quand'ella affermò di essere sola. Alison era sola, non Violet. Non quella ragazza che aveva vissuto mille avventure e incontrato svariate persone, vive, morte o quel che sia. Alison era sola. Strinse i pugni. Quindi al tempo provo a comportarsi come le altre ragazze di quella piazzola. Musica a tutto volume, ragazzi che si credevano invincibili, un'aria che a lei piaceva moltissimo. Niente regole, solo divertimento. Quindi si lasciò andare..si fece vedere, notare e subito qualcuno si propose per averla. Così felice. Così gioiosa di poter essere come le altre. E appena sembrò un magnifico sogno destinato a durare, ecco che le nuvole di quel ciel sereno mostrarono la tempesta imminente. Un incubo. Il corpo, quello era il desiderio, non stare con lui..ma passare una sola e semplice notte con lei. E a questo punto già si pensa di sapere il finale. Fortuna volle che la diffidenza ereditaria fu così forte che al momento decisivo, la bionda fece un passo indietro. Aveva preso una batosta, una svista, aveva sbagliato strada. Era uscita dai suoi binari e quando rinvenne fu ancora in tempo per rimediare, per non ricevere una delle ferite più profonde e vergognose. Così lasciò quel mondo, così suo padre lasciò quel mondo. E la piccola ragazza dai capelli dorati si trovò sola. La casetta degli orsi non poteva ospitarla, nessun luogo si adattava a lei. E quando li vide, dovette correre via per cercare un altro posto..o per tornare indietro, al principio.
Afferrò il bicchiere, con forza stavolta. Appoggiò il bordo alle labbra e cominciò a ingerire la bevanda. Non come prima, non lentamente. Più velocemente, non di tanto ma sufficiente a notare la differenza. Lo stesso tempo di prima, una quantità doppia: due quinti in meno. Rimaneva solo un ultimo sorso, destinato ad un'ultima domanda. Violet poteva anche bere bicchierini su bicchierini, Alison si sarebbe attenuta al suo standard.
"Quanto ti piaccio?" - domanda simile alla precedente, medesimo tono. Cercava un'ulteriore conferma..magari per la scienziata poteva risultare un quesito inutile e patetico, tipico un disperato che non vuole mollare. Per quanto irrazionale Alison possa sembrare, tutto ciò che fa è sempre parte di un piano. Non se la prese come si sarebbero potuto aspettare molti. Violet era una debole alla fine dei conti. Alison sopportava la sua solitudine perseguendo un obiettivo pericoloso. Violet vagava senza meta e aveva abusato dei suoi poteri per..soddisfare un'astinenza. Alison era più sola. Alison si era risollevata durante la sua depressione e, ora, tutte le volte che ripensa al padre non ha la stessa efficacia della prima volta. Quella ferita inferta da Violet, sarebbe stata solo l'ennesima esperienza di caduta. Indimenticabile, naturalmente..altrimenti si sentirebbe perennemente schiacciata come la prima volta.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Non sei l'unica ad essere sola
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Ultima domanda
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Alison non si scompose, ferma e controllata. Certo..un po' di nervoso era evidente. Non capiva perché ogni volta doveva dilungarsi in quel modo, spiegando parola per parola..le avevo solo chiesto soggettivamente se le piaceva, non una scala oggettiva con cui confrontare il suo ipotetico voto con quello di altri. A lei non le importava quanto le piaceva effettivamente, ma che significato aveva lei per Violet. Bene o male avevo compreso tutte le sue parole. Dalle prime, riferite alle sue qualità e alla risposta, alle secondo, che ribadivano la risposta precedente. Come se si stesse giustificando o..non era sicura che Alison avesse capito bene. Naturale, la bionda non sembrava proprio tranquilla. Voleva ridere con lei, diceva. Voleva sorprenderla, spaventarla per poi regalarle un'emozione. Violet, Violet..tanto unica e incompresa che non si rendeva conto di cosa aveva fatto.
"So benissimo di essere giovane, bella e figa" - puntualizzò senza scomporre animo e corpo. Nessuna modestia, orgogliosa com'era e amante di se stessa, non poteva non uscire un commento del genere. Nonostante non pareva scherzoso dai modi..in un altro contesto lo sarebbe stato sicuramente. Stesse parole, toni diversi. Ciò che richiedeva la situazione, si confermava il suo carattere quasi sempre in vena di fare battute.
"Volevo sapere se mi avevi baciato perché ti piacevo" - continuò, perché c'è differenza tra provarci per piacere visivo e provarci per soddisfare semplicemente un desiderio interiore. Alla fine fu una via di mezzo.
Afferrò il bicchiere e terminò il contenuto. Asciugò le labbra sfregandole sulla parte del polso del guanto.
"Pensavo di chiederti se provavi rimorso o pentimento per ciò che avevi fatto" - si alzò dallo sgabello, fece un paio di passi e si voltò nuovamente verso Violet.
"Non ho interesse nel conoscere la risposta, ma tu credi veramente di conoscermi?" - domandò accigliando lo sguardo. Non cercava consolazione, non cercava una conferma sulle cose che già sapeva, che era ben conscia di conoscere. Per quanto Violet fosse brava e intelligente, aveva fatto un errore madornale per Alison: non aveva minimamente pensato a come poteva reagire una sconosciuta. Sola e incompresa? Osserva questa ragazza, osserva come ha lottato finora da sola in un mondo pericoloso come il Bloodrunner, osserva come si sporchi le mani per aver perso l'ultimo caro. Osserva e comprendi su quanto poco conosci di lei.
"Vi siete sempre sbagliati su di me" - afferma, non permettendo a Violet di procedere - "Io non sono senza controllo, per me senza controllo significa perdere libertà. Non mi faccio trascinare dalle emozioni, io le seguo coscientemente" - capisci che vuole dire? Troppo attaccata alle definizioni, forse tipico dello scienziato, nonostante l'idee base prodotte da queste si completi con l'esperienza diretta, probabilmente. Ma questo punto di vista, non era stato colto? Chi afferma che seguire le emozioni sia una forma di irrazionalismo? Tutti a quanto pare e sembra un concetto più che giusto. Ma anche quando si parla di libertà? Chi dice che seguire le emozioni significhi perdere la propria libertà? Se lo si fa coscientemente, non è quasi come abbracciare la ragione con le emozioni in nome della libertà stessa? Un'unione, forse, mai valutata propriamente. Si è sempre preferito separare le due entità, ragione contro sentimenti, cervello contro cuore. Ma quando il cervello e il cuore collaborano, cosa ne esce fuori?
"Mi hai privato della mia libertà" - concisa e fredda, gli occhi che si aprirono lentamente seguendo le sillabe di quella frase. Non intende in questo momento, non si riferisce ai dubbi che le aveva prodotto. Ma che quella volta, l'aveva costretta a subire senza possibilità di scelta. Senza poter rinunciare, senza poter..accettare. Non può negare che il bacio le sia piaciuto e anche tanto. Che non avrebbe mai pensato che limonare con una donna sarebbe stato così eccitante da farle dubitare i suoi gusti sessuali.
"Non è il bacio il problema, ma come l'hai fatto" - esatto. Certo, il bacio aveva contribuito a mettere più confusione nella mente della pugile, ma in fondo sapeva che non c'era niente e che, molto probabilmente, non si sarebbe mai venuta a creare una storia. Triste ma vero, non tutti i primi incontri finiscono bene, non tutte le apparenti unioni sono destinate ad avere una continuità. Non se l'era presa per il gesto..poteva comprendere lo scherzo e tutto il resto, compreso il fatto che la stessa Violet, che tanto professava l'avversione per l'impulsività, aveva agito in quel modo. Senza riflettere, senza essere sicura di aver compreso quella che chiamava amica.
"Comprendo perfettamente il tuo modo di ragionare, quanto tu sia dedita alla scienza e..quanto io sia opposta a te. Non voglio avere una storia, voglio che mi capisci non solo per ciò che appaio, ma anche per ciò che sono dentro" - Violet credeva davvero di avere un libro davanti?
"Se credevi che volessi chiarimenti per quello che era successo, ti sei sbagliata. Ora sai che non ti devi mai più permettere di compromettere la mia libertà, anche solo per un istante" - se voleva fare quel giochino erotico con la paralisi, magari era meglio prima chiederglielo, no? Poi che la risposta sia affermativa o meno..quello rimaneva una sorpresa, ma d'altra parte c'è differenza tra avere un rapporto con una donna e uno con un uomo. Con la prima, non è mai completo.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Se credevi di aver capito tutto di me, hai fatto un errore
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Clarification Needed
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Esagerata, prima Alison, poi Violet. L'una che delirava su discorsi apparentemente privi di senso e campati in aria, la seconda che si faceva cogliere dalla furia tornando ancora una volta su tutti i suoi inutili discorsi scientifici. Sa benissimo di comunicare con Alison, una ragazza che non capisce nulla di scienza, filosofia e di tutte quelle leggi astratte cui per lei non hanno significato di partenza. Alison ha avuto un'idea contorta di quella punk telepate, come se ogni volta che veniva guardata da lei, venisse al contempo giudicata e studiata. Non in quel senso..ma come se potesse delineare tutto di lei, perennemente fissata sul fatto di possedere particolari poteri.
Neuromante di sto cazzo - pensò guardandola male, voleva risponderle dietro, voleva urlare dietro, ma quando fu sul punto di ribattere ecco che di nuovo accadde, come quella volta. I suoi muscoli non rispondevano più ai suoi comandi, la sua voce non voleva uscire.
Di nuovo?! Non ci posso credere..lo sta facendo di nuovo! - furibonda ma non come l'altra volta. Gli occhi rimasero dello stesso colore, stavolta era diverso, prevedibile, noioso. Ora sapeva bene come sarebbe andata finire: un bacio, un altro. Già lo vedeva, però..per qualche motivo non si sarebbe aspettata ciò che avrebbe davvero voluto, anzi, provare.
Forza Violet!! Forza, termina la tua sceneggiata!! - come a sperare che lei le leggesse nel pensiero, doveva farlo, altrimenti non poteva sapere se voleva dirle qualcosa.
Andiamo!! - la incitava mentalmente ed eccola arrivare. Tutte le sue parole gettate al vento inutilmente, mentre lei aspettava solo quel momento e l'attesa le metteva nervoso ed ansia. Le sue mani si posarono sulle sue guance in modo improvviso e con violenza le labbra entrarono a contatto. Lo sguardo inespressivo causato dalla paralisi coincideva con lo stato d'animo. Quel bacio faceva schifo. Quel bacio non era come il primo. Quel bacio non aveva sentimento, quello non era un bacio. Poi la tensione di attenuò, la lunga durata parve smaltire le emozioni negative del momento. Gli occhi suoi si chiudono, mentre Alison è costretta a tenerli aperti. Tuttavia, nonostante la costrizione fisica, la sua visione si cancellò, come se avesse chiuso anche lei gli occhi, fissava il vuoto, vedeva tutt'altro.
Si staccò lentamente, lasciandola lì a terra, come un corpo morto. Le aveva tolto della libertà ancora una volta. Le aveva fatto un altro torto. Non aveva capito niente, abusare così dei suoi poteri..quasi fosse un incentivo a trovare un modo per difendersi. Come una creatura in evoluzione, colpita da stimoli esterni e costretta a inventare sistemi di autodifesa per non ricascare. L'effetto della paralisi terminò. Ebbe uno spasmo, sbatté gli occhi e si rialzò rapidamente. Si rialzò e ora la sua posizione era obliqua, mentre il viso completamente rivolto verso di lei. Si portò il dorso della mano alla bocca e fece per pulirsi.
"Mi spiace, non è stato come la prima volta!" - esclamò stravolgendo la sua espressione. Un sorriso beffardo, uno sguardo spavaldo. Un classico ormai, Violet non l'aveva spaventata, non l'aveva sorpresa. Si era comportata proprio come aveva immaginato. Appena le si tocca la scienza eccola che parte, perde il controllo e si mette nei panni di chi vuole insegnare la vita.
"Sei una stronza e una cogliona" - affermò con la faccia immutata. Allineò i piedi ponendo la sua figura completamente di fronte. Offese a vuoto e prive di consistenza, offese ripetute a oltranza che perdono di significato.
"Non hai capito un cazzo allora" - e segue un cenno di disapprovazione, mentre non era minimamente intenzionata a togliersi quel sorriso dalla faccia.
"A me non me ne frega proprio un cazzo delle tue stronzate. Non mi interessa nulla della scienza, della filosofia, del tuo cazzo di essere neuromante. Non me ne frega un cazzo del multiverso e delle sue leggi di merda" - inveì lei stavolta, sfogandosi allo stesso modo. Perché perdere tempo a spiegare qualcosa di così complesso ad una che non aveva quasi mai aperto un libro in vita sua. Tutto ciò che aveva appreso la pugile era nella pratica, nella strada, con le esperienze. Non con libri, leggi, regole inventate da menti geniali. Menti stupide, persone idiote. Scienziati..questo siete voi?
"Non ho mai visto una scienziata peggiore di te" - intersecò le braccia sotto il petto accompagnando le parole ad un vago cenno del capo, ignorando il fatto che lei era la prima scienziata che conosceva.
"Io non ho nulla da perdere, ho già perso quel poco che avevo. Rimane solo me stessa e la mia vita. Non mi interessa niente di come funziona il mondo e IO faccio quello che mi pare. Se c'è qualcosa che mi ostacola IO la distruggo, se c'è qualcosa che non voglio fare IO non la faccio!" - e avanzò fino a starle ad un palmo dal naso, come i tipici confronti rozzi dei bassifondi, dove a breve le ragazze con le palle si danno alle mani..anzi a pugni, le mani se le fanno le incapaci.
"Le leggi del mondo se ne possono andare a fanculo, non c'è nulla che mi regola, io stessa decido le MIE regole e non ingabbio, come dici tu, la mia libertà! Anzi, proprio perché sono libera che mi metto i paletti necessari per avere una MIA vita strutturata come dico io! E quando qualcuno si diverte a limitare la MIA libertà, anche a costo della vita, faccio di tutto per rompergli la faccia" - e di nuovo seria sbraitando con violenza ma con le intenzioni ancora innocue. E tutto ciò che andava dicendo coincideva con la sua forte convinzione d'indipendenza. Lei non combatte per gli altri, lei non mette la sua vita in pericolo per altri, lei gioca per se stessa. Non ha mai avuto intenzione di minare la libertà altrui, vuole solo starsene per conto suo, condurre la sua vita in un percorso che non tocca minimamente quello degli altri. Alison si è posta però un obiettivo apparentemente contraddittorio: vendicare il padre. Guardandolo da un altro punto di vista si potrebbe semplicemente dire che le sua intenzione è unicamente quella di regola i torti subiti considerando suo padre come qualcosa di suo. Un possesso, un bene strappato. Può sembrare brutto e privo di sentimenti..una mezza verità. Non poteva negare di provare i classici sentimenti di figlia e non poteva certo spendere il resto della sua vita a non fare niente, a trovarsi un lavoretto umile e ignorare il passato.
Le soffiò negli occhi, apposta per distrarla ed eventualmente interrompere la sua controbattuta, per poi portare le sue mani dietro alle gambe di Violet. Le sollevò entrambe, appoggiando la guancia sul suo fianco. L'aveva buttata a terra, le gambe della telepate aperte, impossibilitate a chiudersi a causa della presenza del corpo di Alison che, ora, si avventava ad avvicinare ogni suo centimetro al resto del corpo di Violet. Faccia a faccia, le mani appoggiate con violenza ai lati.
"Non ho mai detto di voler cancellare il passato.." - fece pressione sulle mani per lentamente ritrarre la gamba sinistra oltre la coscia piegata di Violet - "Non ho mai detto di non voler provare un'esperienza del genere.." - parole lenti dal tono basso e profondo, mentre l'altra gamba operava allo stesso modo. Considerando il fisico della bionda, senza l'uso della telecinesi, di cui poteva farne affidamento quando voleva, non avrebbe mai potuto scrollarsela di dosso.
"Parliamo di chiarimenti..?" - domandò retoricamente con un bisbiglio, i capelli scivolarono per la gravità ai lati del viso della neuromante, quasi a creare delle tende su due lati, costringendola a guardare dritta in viso della bionda. Dritta nei suoi occhi che pian piano si assottigliavano. Una mano raggiunse il suo polso e lentamente le dita si accinsero su esso.
"Ti avrei già rotto la faccia se non fosse che mi è piaciuto.." - l'altra mano seguì serpeggiando diretta all'altro polso, mentre parole inutili arroganti uscivano da quelle labbra ormai palesemente piene di desiderio.
"Se volevi rifarmi una cosa del genere.." - e spezzò appositamente la frase, il suo viso si piegò leggermente e le labbra si schiusero avvicinandosi lentamente a quelle poco più carnose di Violet.
"..Bastava chiedermelo" - concluse bloccando il movimento del collo. Non proseguì, non sfiorò le sue labbra, non la baciò come avrebbe potuto credere l'altra sul momento. Si risollevò col busto, occhi chiusi, gesto improvviso del capo per smuovere indietro la lunga e consistente chioma. Si rimise in piedi per evitare di arrecare ulteriore fastidio fisico, dopotutto pesava più di Violet.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Ci hai creduto?
Stato Fisico: Normale
Energia: 100%. -
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Lezione eccitante
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Domandò con ovvia perplessità. Perché mai la bionda si era fermata? Alison non aveva una risposta certa, però effettivamente voleva farle vedere che anche lei era capace di fare la stessa cosa.
"Posso farlo anche io, vedi?" - no, non era la stessa cosa. Violet poteva scrollarsi via la pugile con una spinta telecinetica, quindi non era la stessa cosa, proseguì spiegandosi meglio.
"O meglio, posso fare qualcosa di simile senza dover ricorrere a qualche potere sovrannaturale" - insomma, era per rendere l'idea che Violet poteva approcciarsi in modo diverso per farle uno scherzo del genere. Però quella ormai l'aveva presa per principio, non era l'unica, e si fissava sul tentare ancora e ancora di impartire una lezione ad una testarda e cocciuta come Alison. Quest'ultima si sarebbe arrampicata pure sugli specchi per la ragione, avrebbe sbattuto la testa contro un muro rompendolo per poi trovarne un altro più spesso. Continuando così fin quando non si trovava un muro indistruttibile, ovvero l'evidenza innegabile. Alison aveva già perso, non riusciva a star dietro alle parole della neuromante, ogni volta che parlava si perdeva via parti di frasi. Ma non solo, quando c'era in gioco l'ovvietà non si poteva negarla. Altrimenti non sarebbe un'ovvietà, no?
Cominciò a spiegarle a parole ancora una volta, riprese l'argomento, e recitò alcune cose che lasciarono perplesse la bionda. Non ricordava esattamente le sue parole, ma non ricordava di aver puntato contro qualcuno o contro un gruppo in particolare. Ma Violet preferì, giustamente, soffermarsi sul concetto di libertà. In un mondo convenzionale dove bastava il solo ausilio della forza, la libertà dipendeva da accordi sociali senz'altro. Ma quando in gioco vi erano capacità superiori, tali da rendere alcuni individui al di sopra di altri tanto da avere l'onore di potersi dare un titolo di razza tutto proprio, allora..quelli in mancanza di tali poteri erano destinati a soccombere ogni volta. L'intelligenza liberà dalla schiavitù, dicevano. Forse era questo che voleva insegnarle la telepate. Per quanto Alison fosse forte fisicamente, potesse imporsi in ogni modo, bastava qualcuno che poteva piegarla subito per via delle sue debolezze mentali. Ascoltò attentamente, attendendo la fine dell'intero discorso..purtroppo, la fine di esso si rivelò una seconda parte. La prima teorica, la seconda pratica. La bloccò di nuovo, un'altra paralisi completa. Ogni suo muscolo era bloccato, a eccezione delle vie respiratorie. Voleva infliggerle una punizione terribile, forse come l'altra volta quando le fece vedere tutto un insieme di immagini passate ed emozioni, un fiume in piena incontenibile e lontano da ogni immaginazione. Anni di esperienze in pochi secondi.
Fatti..? - adesso la giovane si che provava timore. Quella psicopatica stava prendendo l'abitudine di controllarle il corpo, di fare ciò che voleva con lei. Non poteva tollerare questo atteggiamento, questa confidenza.
Le devo spaccare la faccia, giuro! - pensò in quell'attimo quando i suoi occhi cambiarono colore diventando rosso accesi. Era furibonda, due volte di fila, due torti di fila. C'era modo e modo per insegnare le cose. Anche se..la pratica era particolarmente azzeccata ed efficacie con Alison.
Ah..?! - se le sue pupille non fossero in quella situazione di paralisi, si sarebbero allargate maggiormente da ciò che..aveva cominciato a provare. Un'emozione intima. Qualcosa che non..doveva succedere in quel momento. Violet stava manipolando le sue sensazioni, le stava facendo provare qualcosa che di norma si sperimenta in altre circostanze. Le parve di vedere altro di rosso, onde tinte nell'aria, ma era troppo distratta per focalizzarsi su quell'anomalia.
V-Violet?! No..! Non.. - una statua, l'intero corpo è immobile, ma all'interno tutto si alternava, tutto si scaldava. Il respiro stava man mano accelerando, mentre cominciava a provare una forte emozione, una tensione sempre maggiore.
M-mi vergogno..Violet mi sto..imbarazzando.. - la fiamma sempre più accesa, sempre più viva, mentre gli occhi si spensero nel lilla. Ma non fu solo quello, non era solo il provocare un orgasmo, anche qualcos'altro era stato aggiunto. Gli occhi erano puntati su Violet. Le guance cominciarono ad arrossare, se prima dubitava di ciò che provava per lei..se prima aveva deciso che Violet non le piaceva più..ora improvvisamente provava una forte infatuazione per lei.
Porca..troia..sento..ah! Violet..perché così..? - una sensazione indescrivibile. Un'esperienza più unica che rara. Oltre ad aver toccato i suoi sogni più tinti di rosso. L'aveva mandata in un'eccitazione più elevata di quel che poteva aspettarsi.
Violet..non guardarmi..non stare lontana..perché non puoi essere diretta..? Ah..! - e ora arrivava al culmine, non reggeva più, non aveva alcun controllo, non era lei a scegliere quanto poteva resistere. Violet era stata davvero infima e bastarda a fare una cosa di questo tipo. Però..per quanto le sue argomentazioni erano corrette e i modi discutibili, Alison non poteva negare..
M-Mi..piace..non lasciarmi..lasciami..non.. - troppo, esageratamente ed era la prima volta. Ed era innamorata. Ed era dominata. Non si poteva nemmeno dire se la paralisi stessa era una pecca in quel godimento. Contrarre i muscoli, tentare di opporre inutilmente resistenza, poteva essere ancora più eccitante, ma non avrebbe permesso di focalizzarsi al cento per cento su quella specifica sensazione. Quella che Violet poteva controllare, sceglierne la durata e l'intensità. Eccitata com'era, per un attimo il suo desiderio era quello di avere Violet ancora più vicino, di provare più vergogna..più imbarazzo. Ciò che provava per lei era stato alterato, così come tutto quello che stava sentendo internamente. Voleva stringere le dita dei piedi. Voleva piegarsi in due, inarcare la schiena, stridere le corde vocali. E tentare di riflettere quel piacere su colei che vedeva in quel momento come partner, come oggetto di desiderio. Quanto ancora voleva andare avanti Violet? Quanto voleva tenerla in pugno, quanto voleva farle provare piacere, quanto poi avrebbe sofferto per quella manipolazione? Ignote erano le conseguenze..a cosa stava puntando Violet? Era un modo per spiegarle che doveva apprendere un modo per spezzare e liberarsi da questo genere di catene? Oppure..era la sua considerazione di amica? Un rapporto formato da giochi di vario sfondo? Quindi dovevano considerarsi reciprocamente dei giocatoli per sfogare e soddisfare i loro desideri..specie quelli più intimi?SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Molto innamorata ed eccitata - Ah..continua..continua..!
Stato Fisico: Normale - Paralisi completa
Energia: 100%. -
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Edited by Zaho's Violet - 30/3/2016, 23:51. -
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Confusione
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Adagiata sulle sue cosce, la giovane è libera dai vincoli della paralisi. Alison non si trattenne, come prima esperienza le fu davvero impossibile mantenere un certo controllo per evitare di mostrarsi così nuda e debole. La vergogna saliva, tuttavia ignorata dal solo desiderio istintivo di provare più piacere possibile.
"Ah..!!" - la bocca si spalanca in un gemito improvviso, proprio appena l'effetto su tutto il suo corpo scompare. Uno spasmo, quasi come una scossa e tutto il suo sistema riprese a funzionare. Il braccio tremante si avventa sul corpo di Violet, la mano in cerca di qualsiasi cosa da afferrare, che sia il vestito, che sia un braccio, che sia semplicemente appoggiare le dita sul suo corpo. Il petto spinge verso fuori, la schiena si inarca accompagnando il primo e la testa, appoggiata alle cosce di Violet, rischia di sfiorare il pavimento, mentre il suo sguardo ricade capovolgendo il mondo. Ora si serrano le palpebre, sia per evitare ulteriori contatti con visivi con l'altra, sia perché le viene da cancellare più sensi possibili. La paralisi non inibì i suoi sensi e quel tocco leggero della sua mano sul suo viso ebbe un effetto quasi raddoppiato. Il calore che le era sempre mancato, un calore che non doveva ricevere in una situazione come quella. Così imbarazzante, così affondata nella vergogna. Le dita dei piedi di strinsero, le gambe si tesero una volta e un'altra si spezzarono. La testa reclinata non ce la fa a sollevarsi, così come il resto del corpo non pare avere intenzione di assumere ulteriori pose. Strinse i denti, poi l'arcata superiore si appoggiò al labbro inferiore, senza stringere come fosse dolore, ma l'opposto.
Tutte le alterazioni andarono via via rallentando, tornando alla normalità. La temperatura del termometro tornava a raggiungere la norma. Mentre la mente più libera si riempiva si ancora più dubbi e incertezze. Violet era al centro dei suoi pensieri. Prima incerta, poi decisa, poi innamorata e ora ancora indecisa. Ma non come all'inizio, ma molto, molto più confusa. Non ci capiva più niente, non comprendeva più cosa era vero e cosa no. Cosa era reale, suo, e cosa era modificato, compromesso. La sua mente era stata manipolata, lei non poteva certo saperlo. L'amava? No..un'emozione troppo intensa e avventata per una come lei. Innamorata? Forse. Ma ora che il suo corpo si rannicchiava quanto poteva e il suo viso cercava di nascondersi tra le pieghe della veste di Violet, per imbarazzo, vergogna o necessità di riposo fisico e mentale, sembrava che quel grumo di emozioni si fosse fatto più piccolo. Non all'improvviso, ma gradualmente, sia in partenza che al traguardo. Cos'era suo? Alla faccia dei chiarimenti..ora la bionda ne aveva bisogno, ma poteva chiedere a lei, non poteva avere le risposte. Poteva solo domandare a se stessa..perfetto, perché nemmeno lei aveva la risposta. Gli occhi si schiusero lentamente, avvertiva dei piacevoli brividi dovute alle coccole amorevoli della telepate. Della sua amica che si palesava come guida. Sembrava quasi una storia tra un'antica maestra e una sua ipotetica allieva. Una storia sbagliata, una storia forzata. Costretta, forzata, termini più appropriati di quelli non c'erano. Violet stava forzando la crescita della pugile, mostrandole dei lati che tendeva a nascondere. Regole che non doveva essere infrante. Esperienze che dovevano accadere in modo naturale, invece preferì metterci mano, anzi mente, e stravolgere tutta la persona di Alison.
Le chiese come stava. Non rispose. Non riusciva nemmeno a pensare in che condizioni era. Come stava? Bene. Male. Confusa. Non sapeva come stava, troppi dubbi, troppe emozioni. Un'alternarsi di idee nel giro di pochi secondi. Stravolta, sconvolta, ma il suo viso non porta segni di tensione, è rilassato, immobile. Non paralizzato dai poteri di Violet. Poi quest'ultima parlò di nuovo, dopo lunghi e pochi minuti. Ancora si giustificava, ancora credeva di aver agito giustamente. Alison non condivideva il suo pensiero, non avrebbe dovuto subire questo, non doveva ricevere tale costrizione solo per comprendere che lei era ancora ben lontana dall'essere libera. Specie dagli individui come Violet, persona cui temere, persone cui stare lontani.
"Sei malata.." - disse con voce flebile mentre tornava a chiudere l'occhio libero. Si stava riprendendo lentamente.
"Non sono felice.." - ancora, con lo stesso tono, più sottile di quello già leggero della compagna. Ora come doveva reagire? Doveva alzarsi e riempirla di botte? Doveva tener fede al suo pensiero e al suo carattere? Non ne era in grado. Per quanto Violet avesse dimostrato di poter bullizzare la sua amica come le pareva e piaceva, la ragazza dai capelli dorati non se la sentiva. Preferiva restare lì, in quella posizione e lasciarsi coccolare. Provare piacere non significa essere felici. Alison non può negare quanto fantastica sia stata quell'esperienza, quanto profondo l'aveva toccata, segnata. Però aveva anche colpito le sue convinzioni, la sua determinazione nella lotta per la sua libertà più totale. Già gli Eversori erano delle catene, ci si metteva pure Violet.
Non so cosa fare adesso.. - combattuta come non mai. Incerta come non mai. Se voleva renderla felice, bastava aiutarla con i suoi obiettivi concreti, non sviarla su questione che, momentaneamente, reputava inutili. Perché tutto ciò quindi? Per aiutarla a difendersi? Qual era il prossimo passo da fare? Un'amica..solitaria com'era, convinta che l'amicizia fosse solo una cosa materiale, non era davvero sicura di poter dire lo stesso. Violet era un'amica? O una minaccia? Troppe domande, troppi dubbi. Si lascio così, su quel traghetto d'emergenza in balia di onde e correnti tranquille, talmente deboli e lente che l'avrebbero tenuta per molto tempo in mezzo al mare.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Cosa dovrei fare adesso..?
Stato Fisico: Normale
Energia: 100%.