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Quelli che trascorsero furono dei giorni complicati, per Dimitriy. Tra lui e Violet era successo qualcosa che non si poteva ignorare, era stato troppo intenso e profondo per dimenticarsene di punto in bianco, quindi bisognava conviverci per forza... ed era questa la parte davvero difficile. La mente aveva capito che era inutile continuare su quella strada, non esistevano possibilità e trovarvi la felicità era praticamente impossibile. Il cuore invece non si arrendeva all'evidenza e continuava a spingere i pensieri verso una direzione precisa, ugualmente dolorosa. Dimitriy era quindi combattuto, da un lato si era ormai rassegnato, ma dall'altro continuava a sperare... sapendo benissimo di sbagliare. Anche ora che sapeva, il suo cuore batteva ancora per lei. Ma ora prima di ogni altra cosa era la preoccupazione a guidarlo, sapere di quell'incontro con il Castigo bastava per far preoccupare chiunque, soprattutto quando c'era in ballo la propria stella.
Il biondo attese con trepidazione la fine del colloquio. Sapeva di cosa Bid'daum fosse capace e non ne condivideva in nessun modo i metodi, quindi il rischio che calcasse la mano era davvero concreto. Era anche vero che non agiva mai contro la Gilda, ogni decisione presa in merito era sempre ponderata e utile alla causa, ma non riusciva proprio a distaccarsi, non quando c'era lei di mezzo... e questo era un male. Attese ancora, i minuti sembravano interminabili... poi ecco la porta scattare e lei uscire, persa come sempre nei suoi pensieri. Dimitriy si mosse rapido, sapeva di riuscire a sorprenderla ora che la sua mente era altrove... la afferrò delicatamente per il polso, guidandola in un luogo sicuro.
Vieni.
Sembrava più un ordine che un invito, ma in quell'unica parola vi era una preoccupazione infinita e anche una leggera ansia. La porta automatica si aprì con un sibilo, mostrando ai due quello che era una sorta di magazzino delle scorte, con svariate casse di materiale medico. Si sentiva anche il tipico odore del disinfettante, quasi a sottolineare la delicatezza della situazione. Immediatamente il sicario si voltò verso di lei, guardandola dritta negli occhi.
Stai bene? Ti ha fatto... qualcosa?
Dimitriy poteva essere bravo in tutto, ma non aveva nessuna conoscenza riguardo a uno spirito che non fosse il suo e quindi la cosa lo rendeva doppiamente preoccupato. Voleva sentirselo dire da lei, che stava bene e che il tutto si era limitato a un semplice colloquio, niente di più. Però si vedeva, si capiva dal volto del ragazzo che c'era dell'altro, qualcosa lo rendeva nervoso e non si trattava del semplice incontro con il Monocorno. Violet lo conosceva ormai e di sicuro non ci avrebbe messo molto a capirlo: ormai Dimitriy era come un libro aperto per chi riusciva a leggerlo. E la Psiomante era una di queste persone.. -
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Edited by Zaho's Violet - 29/3/2016, 12:35. -
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Il solo sapere che lei stava bene e che Bid'daum non aveva allungato i suoi tentacoli verso la sua anima, era per Dimitriy un'ottima notizia... che però non allontanò i cattivi pensieri, ma si limitò a renderli leggermente meno opprimenti. C'era qualcos'altro che premeva risposte, segreti venuti allo scoperto forse nel momento più sbagliato ma che adesso erano li, e chiedevano la verità, la pretendevano per poter finalmente riposare in pace. Dimitriy in breve tempo aveva conosciuto l'amore e l'abbandono, la passione e l'impotenza, tutto in un susseguirsi di eventi che andavano troppo veloci. E adesso arrivava un altro gradino da salire, quel pensiero riguardante la presenza dell'altro... il tradimento. Forse non lo si poteva chiamare tale, ma era così che il biondo si sentiva. Tradito.
Son contento che tu stia bene, a volte i metodi di Bid'daum sono molto discutibili.
Sbagliava a parlare così di un superiore, ma non poteva nascondere quella che era la verità. In ogni caso quello scambio di sguardi valeva molto più di mille parole, il dubbio si era incastrato in esso e Violet probabilmente l'aveva già capito. E purtroppo il biondo sapeva, anche se avrebbe preferito di gran lunga restarne allo scuro. Il ragazzo comunque si voltò, appoggiando le mani su una pila di scatoloni, andando a osservare le mani guantate. Sospirò, ma rimase con le spalle voltate in direzione della ragazza. Era confuso, non se la sentiva di guardarla dritta negli occhi ancora. Arrabbiato, deluso, ferito. Era così che si sentiva. Ma l'unica cosa che al momento vorticava in lui era un vortice caotico e doloroso che lo stava consumando.
Io l'ho capito che non vuoi stare con me, lo comprendo e ormai ci ho già fatto l'idea. Però... è quella la verità?
Sollevò il capo, non era da lui fare tanti giri di parole. Il suo sguardo distrutto puntava sul muro, dove la sua immaginazione proiettò l'immagine della fanciulla alle sue spalle. Non riusciva a dimenticarla neanche volendolo.
Oppure è a causa di... Muirne? Si chiama così? Perché non me l'hai detto subito? Avevo il diritto di saperlo... ora sono ancora più confuso e il solo pensiero di vederti tra le braccia di un'altra persona mi fa incazzare.
Dimitriy strinse i pugni, prima di voltarsi completamente.
Mi hai mentito Violet? O sono stato io cieco?
Era conscio di riuscire a vedere le menzogne, ma allo stesso modo non voleva crederci, il suo cervello si rifiutava di accettare la verità. Era tutto sbagliato, solo una persona poteva sciogliere la matassa che lo stritolava e si trovava proprio li davanti a lui.. -
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Dimitriy un tempo non era così, una volta era completamente vuoto. Uccidere una persona non gli provocava niente, ne dolore e ne pietà. Non si preoccupava neanche dei sentimenti altrui, perché non riusciva a capirli e neanche li conosceva. Adesso però era tutto cambiato, quel freddo automa stava lentamente sparendo e adesso capiva bene gli altri e capiva in parte anche se stesso, anche se alcune cose ancora gli sfuggivano. Ma vedere quelle lacrime era per lui qualcosa di straziante, di terribile, perché erano le lacrime della persona che amava. Violet era la sua musa, la sua vita, il suo cuore... il suo dolore. Era tante cose per lui e sapeva bene che per quanto tutto questo fosse difficile da accettare, era la pura verità. Violet non gli avrebbe mai mentito.
Lo so che non mi mentiresti mai, non è nel tuo carattere farlo.
Il biondo sollevò il capo, prima abbassato per sfuggire alla dolorosa vista. E adesso era lui a sentirsi terribilmente in colpa per non essersi fidato, per aver dubitato. La verità era l'unica cosa che poteva aiutarlo a guarire dal mal d'amore e per quanto la presenza di Muirne fosse scomoda, dolorosa e ingiusta per lui, era necessaria. Ora aveva un modo, un giusto motivo per cancellarla dal suo cuore ma non dalla sua mente. Lei era un'amica, non solo il suo amore e se dimenticarla era impossibile, cambiare atteggiamento ne suoi confronti era fondamentale.
Non piangere Violet, io capisco ciò che intendi. Io sono legato indissolubilmente a tutto questo, non posso andare via e non posso assecondarti in tutto, non posso andare contro i miei principi, come tu non puoi andare contro ai tuoi.
Era un dato di fatto e non si poteva fare nulla per cambiarlo, per quanto fosse forte ciò che provavano, in tutto il resto erano incompatibili e vivere insieme sarebbe stato rischioso, terribilmente autodistruttivo. Restava una piccola parte che non si arrendeva all'evidenza, quella parte istintiva che bramava quelle labbra... quel cuore. Ecco, risolvere quel problema era forse la parte più difficile.
Voglio che tu sia felice... e se non puoi esserlo con me non fa niente. Spero solo che lei non ti faccia soffrire e che tu trovi in lei ciò che io non posso... darti.
La voce spezzata da un singhiozzo. E quasi miracolosamente... dai suoi occhi iniziarono a sgorgare le lacrime che come lame attraversavano il viso pallido. Dimitriy rimase fermo, immobile, mentre i singhiozzi facevano muovere il suo petto... come un bimbo sperduto e tremante, abbandonato dalla madre e lasciato da solo in mezzo alla steppa siberiana.. -
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Al contrario dei pianto libero di Violet, quello di Dimitriy risultava essere molto più composto e quasi distaccato da quella che era la realtà. Questa era forse la prima volta che piangeva per davvero e non riusciva a comprendere bene la situazione, non sapeva come reagire o cosa pensare. Rimase fermo nel mezzo della stanza, quasi rigido mentre le braccia della fanciulla lo circondavano per rassicurarlo... ma l'unico risultato fu quello di prolungare ancora di più la pioggia di lacrime. Anche perché ogni singola parola da lei pronunciata era come una coltellata, coltellate di verità che facevano un male cane, ma che erano necessarie come ogni medicina. Questo diceva la ragione, ma in realtà non era così semplice da accettare.
Quando sono arrivato su Endlos mi sono sentito libero, pensavo di aver raggiunto la libertà che tanto sognavo... ma alla fine sono tornato alle catene.
Le lacrime cessarono, era giunto il momento di voltare pagina, di reagire. Il pianto era stato una valvola di sfogo, ora le idee erano davvero più chiare e il biondo sapeva benissimo cosa fare. Arrendersi non era nelle sue corde.
Queste catene... sono quelle che ho scelto io. Gli Eversori di Merovish sono la mia felicità e farò di tutto per difenderla, costi quel che costi.
Dimitriy non ricambiò l'abbraccio, risvegliava troppi ricordi che preferiva dimenticare, ricordi che facevano male. Perché ciò che li aveva uniti non era il semplice sesso, avevano condiviso qualcosa di profondo e naturale ma sbagliato allo stesso tempo... però si trattava di un segreto da custodire gelosamente e accettare per ciò che era, privandolo della sua parte amara. Per far ciò però serviva del tempo e in quel periodo serviva qualcosa per non pensare, una missione delicata ad esempio. Di sicuro la Lettera non avrebbe fatto naufragio nel mare della disperazione.
Forse io non sono fatto per essere libero, ho bisogno di catene che mi tengano ancorato alla realtà. Solo così posso essere felice. Hai ragione, siamo troppo diversi.
Ed ecco che alla fine anche il cuore si arrendeva, trovandosi davanti all'invalicabile muro della verità. Non lo si poteva saltare, rompere o circumnavigare. Era li, lo si poteva solo guardare e rendersi conto di quanto la realtà fosse giusta e spietata allo stesso tempo.. -
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I minuti passavano e dopo ogni secondo Dimitriy si rendeva conto che Violet aveva sempre detto il vero: ciò che per lui significava essere liberi di fare una scelta, non combaciava con quella che era la stessa idea che aveva lei. Erano diversi o forse era il biondo ad essere troppo diverso, segnato da un passato che lo costringeva ad avere obblighi al posto dei legami, un passato che gli imponeva di legarsi per sempre a qualcosa... e in questo senso si, finiva sempre con il fare gli stessi errori, le stesse scelte. Per stare insieme alla Psiomante doveva abbandonare tutto, lasciare un mondo che riteneva familiare per gettarsi in un mondo privo di appigli... e forse non era ancora pronto a fare un simile passo. Le loro erano due concezioni completamente differenti, e questo amore era di un livello troppo estremo. Dimitriy non riusciva ancora a comprenderlo.
Violet, questa è la mia famiglia. Io ho bisogno... di sentirmi dentro questo mondo, questa è la mia casa. Non so fare altro, le mie mani saranno sempre sporche di sangue, cosa mai mi potrà riservarmi il futuro se non questo? E a me... sta bene così.
L'idea di abbandonare la Gilda non gli era mai passata per la testa e c'era un motivo dietro a questa decisione. Semplicemente il russo voleva restare li, ne sentiva quasi il bisogno. Il suo passato gli aveva lasciato in eredità anche questo, il desiderio di vivere in un luogo dove le sue abilità non venivano viste in modo strano ma servivano a portare avanti una causa. E anche se l'utilizzo degli Eversori era ormai passato in secondo piano, il loro spirito era ancora forte e Dimitriy credeva ancora in tutto questo: ci stava camminando sopra.
Adesso la mia vita è questa, quando tutto ciò in cui ora credo avrà termine... allora ci penserò, ma fino a quel momento donerò tutto me stesso a questa causa.
Era ciò che voleva, aveva bisogno di tuffarsi nuovamente in quel mondo criminale, solo così poteva avere qualche possibilità di dimenticare l'amore... nella sua vita non c'era ancora posto per quello, era una realtà triste e spietata, ma era quella che il russo aveva scelto. Doveva allontanare Violet e doveva farlo al più presto, questo era l'unico modo per farlo.. -
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Dimitriy scosse il capo, ma sorrise anche amaramente. Violet diceva cose vere, giuste, che avevano senso non solo per la situazione che si era creata tra loro due, ma per tanti altri diversi momenti. Erano parole su cui ci si poteva fare affidamento. Eppure... non era ciò che voleva sentirsi dire il biondo. Lei cercava di salvarlo, di fargli aprire gli occhi e mostrargli un mondo pieno di possibilità. Per far ciò però cercava anche di cambiarlo, di far mutare una montagna che veniva erosa a un ritmo lento e costante, accelerandone il ritmo con la dinamite. No, a Dimitriy serviva tempo, serviva più tempo da trascorrere nell'oscurità. Gli serviva quell'oscurità per dimenticare un amore, lo stesso che aveva davanti agli occhi. Allungò una mano, sfiorandole la guancia, per poi accarezzarla e tenerla li per qualche istante.
Devo dimenticarti Violet, lo dici tu stessa. E per salvarmi dall'amore che provo per te, devo restare qui e immergermi nella terribile realtà del mio mondo. Provando a vivere normalmente non riuscirei a non amarti, perché ognuna di quelle azioni mi ricorderebbe te e la tua libertà.
Il punto era questo, nessun altro. Per guarire da quell'amore non poteva assecondarlo, ma fermarlo prima che potesse allargarsi ancora, diventando come una terribile malattia in grado di distruggere tutto ciò che toccava, trasformando in dolore qualsiasi ricordo legato a quegli eventi... invece lui voleva ricordarli con piacere, ma per far ciò doveva prima dimenticarli. Ripulirli da ogni sentimento e ricordarsi di essi solo come esperienza di vita. Aveva già imparato che sesso e amore erano cose diverse, ora doveva rassegnarsi all'idea che non sempre i propri sentimenti venivano ricambiati e le delusioni arrivavano per tutti. Ma per lui e per la vita che faceva, tutto ciò poteva essere dannoso e servivano misure drastiche.
Come potrei avere una moglie io, che nella vita ho imparato soltanto a uccidere? Questo mio passato tornerà sempre e tu lo sai meglio di me. Non si può fuggire, le nostre azioni avranno sempre delle conseguenze... prima o poi.
Un ultima carezza, per poi lasciar cadere il braccio lungo il fianco. Non sapeva più cosa dire, ormai si sentiva vuoto e privo di energie. Ricordi precisi si muovevano nella sua mente, ma essi erano ormai soltanto ricordi lontani.. -
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