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.ALISON energia 25%
Sopravvissuta
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Aprì gli occhi. Si trovava in un ospedale, anche se non era sicura di trovarsi ancora nella stessa città. Non ricordava nulla dopo lo scontro. Giusto..lo scontro. Aveva ingaggiato un combattimento contro uno sconosciuto necromante. Aveva cercato di ucciderla. Stava per riuscirci..quando poi intervenne Violet e la salvò. Era immobile su quel letto bianco. In quella stanza bianca. Le pareti bianche la mettevano a disagio. Il bianco..la metteva a disagio. Era un colore vuoto..il vuoto non le piaceva. Era triste. Sia lei che quel colore. Posò lo sguardo sulla gamba sollevata e tenuta dalle leve mediche. Aveva riscontrato svariate ferite, alcune gravi altre meno. La sua spalla era completamente fasciata, così come tutto il braccio destro, mano compresa. Aveva perforazioni sulla spalla e sulla gamba. Alcuni tagli e taglietti sugli altri arti e su un fianco. Le orecchie erano state violentemente colpite all'interno, ma in qualche modo sembrarono funzionare perfettamente. Non che ci fossero rumori..silenzio, magari era sorda. A lei non piaceva il silenzio. La metteva a disagio.
"A" - pronunciò tale lettera per testare il suo udito. Perfetto. Le faceva solo un po' male la testa e la pancia, quest'ultima in modo maggiore, aveva subito un duro colpo lì.
Cominciò a rimembrare le varie fasi dello scontro. Dalla provocazione alla fine, passando per tutte le immagini delle ferite subite. Un errore dopo l'altro. Inutile, debole. E poi la fine. Aveva arrancato, strisciato come una debole disperata che voleva sopravvivere a tutti i costi. Quando arrivò Violet fu il peggio. Senza onore..avrebbe preferito morire, piuttosto che perdere l'onore. Si toccò la testa per sentire se era calda. Poi la lasciò lì a coprirne tutta la fronte. La frangia si appoggiò alla mano, lo sguardo malinconico al soffitto. Aveva perso. Aveva subito una..sonora sconfitta, letteralmente. Tanto da perderci quasi l'udito. Sola e triste. Alison non stava affatto bene. Quel combattimento l'aveva stravolta psicologicamente. Non si sentiva nello spirito di sfottere, di fare l'arrogante o la prepotente. Seppur aveva dimostrato tanto, non fu abbastanza. Il risultato era quello e la bionda poteva solo osservare le sue ferite e prendersela con se stessa. Un piccolo animale che poteva solo leccarsi le ferite. Che poi non era nemmeno tanto sicura. Ricordava di aver visto una figura vagamente simile a Violet. Però..lei non sapeva che era partita. Forse non ricordava, forse non sapeva..magari Violet aveva fatto qualcosa di nascosto per assicurarsi dove trovarla e come aiutarla, nel caso..aveva fatto bene. Da un lato aveva fatto bene, dall'altro la pugile si sentì profondamente male.
Violet. Come stava lei? Non si erano sentite molto, quasi per nulla da quel giorno. No, non era il momento di pensare a quello. Scacciò via quei pensieri accompagnano con un cenno del capo. Poi voltò lo sguardo oltre la finestra vicina. Vedeva alberi in lontananza, o almeno la loro parte superiore. Nient'altro, alcune strutture..ma poco. Non poteva nemmeno sollevarsi per scorgere cosa vi era ai bordi. Il cielo era azzurro, quindi mattina. Doveva essere lì da molto, dato che aveva perso conoscenza nel parco e..si era ritrovata lì con meno ferite, meno dolore e meno stanchezza di prima. E ora che doveva fare? La più malsana delle idee. Con sforzo sfilò la gamba dalla fascia che la teneva appesa. Il suo corpo era tremendamente debole. Non aveva mai provato una simile esperienza, almeno non si era mai sentita così debilitata. Pareva che quel corpo non fosse suo. Appoggiò la mano al comodino cui vi era il lungo guanto a mezze dita con l'Ember Celica rimasta. Si bloccò osservandola. Una era andata distrutta. Si avvicinò alla finestra appoggiandosi alla parete. Impiegò mezzo minuto buono procedendo a lenti passi. Stringeva i denti, fino a che non riuscì ad appoggiare le mani ai bordi della finestra. Si trovava davvero in alto. Quarto o quinto piano, non sapeva dire, non aveva voglia di contare quante finestre vi erano. Le balenò in mente l'idea del suicidio. Dapprima si guardò attorno se ci fosse altro, poi appoggiò il busto sopra. L'aria tranquilla e fresca le muoveva parte dei capelli. Rimase così, in quella posizione ridicola, indecisa se proseguire con quella scelta o meno. E lì che i più oscuri dei pensieri emersero.
Faccio schifo..non valgo niente..Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra. -
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Giusto o sbagliato
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
A volte le persone hanno bisogno di fare qualcosa di stupido. Ma non per forza in modo eccessivo. Una scenata. Un modo di mostrarsi, farsi vedere, attirare l'attenzione..chiedere attenzioni. Non voleva certo suicidarsi, insomma..per solo questo? Così abituata a creare scene e scenette che la giovane fu spinta istintivamente a portarsi alla finestra col solo scopo di sentirsi più tristi. La felicità da sola non basta, non aiuta, non giova l'uomo. Anche la tristezza fa la sua parte, così come tante altre emozioni. Un misto necessario. Con solo la felicità si finisce dritti alla noia. E la noia è peggiore della tristezza. Sollevò il capo amirando le lente nuvole scorrere. Appoggiò il gomito sinistro al cornicione e di conseguenza il mento sul palmo omonimo. Le fasce alla gamba lasciavano libero solo il piedino.
Cos'ho di sbagliato..? Perché non me ne va una giusta? - si chiedeva continuando a rimembrare la battaglia. Gli alberi umani sollevarsi dal terreno, le loro urla strazianti..le lame fiondare come frecce dal cielo. E il suo ultimo grido, nel momento in cui si rese perfettamente conto di essere spacciata. C'era quasi, la sua strategia aveva avuto un senso..forse il problema stava lì, che pensava unicamente con la sua testa e non riusciva a immaginare cosa poteva pensare l'avversario. Probabilmente tentare di dare il tutto sul suo punto debole fu la mossa peggiore. Aveva forse altre scelte?
E poi lei..perché..? - lei, non Violet, ma lei..sua madre. Era tornata ad Est per visitare la tomba di sua madre. Incontrò un tipo che disse di poter portare sul mondo reale gli spiriti dei defunti. Sciocca lei, ci aveva creduto..vero o no, il ragazzo, durante il tentativo fallito di farle parlare con sua madre, si giustificò dicendo che lei aveva rifiutato l'invito. Quindi..sua madre non voleva parlare con lei. Perché una madre non vorrebbe parlare a sua figlia? Andò su tutte le furie, in qualche modo riuscì a controllarsi e a non sfraccellare quell'altro. Poi fece un sogno. Era tornata bambina ancora una volta. Insieme a lei vi erano tanti altri bambini. Ma nessuno di essi volle avvicinarsi a lei. In disparte, sola. Sola con una bambola alata e parlante. Ma nemmeno ai giochi piace piacciono stare con lei, così quella, dopo aver constatato il suo caraterraccio, spiccò il volo e mai più tornò. Il sogno s'interruppe bruscamente, o almeno lei credeva fosse un sogno. Per quanto bella esteriormente, stava antipatica a tutti. Crescendo aveva maturato un carattere menefreghista, sbattendosene dei pensieri altrui, delle regole e di tanto altro. Una forma di autodifesa dalle malelingue. Quando una persona resta in solitudine per troppo tempo ha solo due scelte: imparare a stare sola o suicidarsi. E lei scelse di vivere da sola. Però..non capiva, non capiva, non capiva! Perché una madre non vuole sua figlia? Perché doveva rimanere totalmente sola, così sola che nemmeno i genitori volevano stare con lei?
La voce di Violet la riportò alla realtà.
"Ah..Violet.." - si voltò lentamente con voce sconsolata e un po' roca. Rimase qualche secondo lì. Non era il caso di stare vicino alla finestra, non aveva abbastanza palle per buttarsi di sotto e finirla con tutta quella solitudine. Per quanto forte poteva essere un guerriero, bastava toccare il punto giusto per eliminarlo. Psicologicamente instabile, ogni volta che ripeteva delle esperienze simili, le si formulavano quegli orrendi pensieri di morte. Era sopravvissuta alla sua depressione più grande, ogni volta che si ripeteva l'occasione di farla finita, cambiava idea prima del previsto. Ogni volta con un anticipo maggiore rispetto al solito. Zoppicò tornando a letto, lentamente, appoggiandosi alla parete. Stavolta fu più faticoso dato che aveva il braccio fasciato dalla parte del muro. Infilò la gamba sana nella coperta, tirandola a fatica, senza guardare Violet. Il suo sguardo perso e vuoto segnavano quanto era giù moralmente. Provò a sollevare la gamba per rimetterla sulla fascia appesa. Non ci riuscì. Ci vollerò altri due tentativi..e guai a Violet se voleva provarla ad aiutarla. Doveva sapere quanto orgogliosa era..e quanto odiava farsi aiutare in difficoltà. Già la urtava farsi vedere in quelle condizioni. Ignorò totalmente tutte le altre parole, compreso il buon gesto dei cioccolatini. Non proferì parola guardando verso la finestra con un'espressione totalmente..diversa. Mai vista prima d'ora. Seria, triste, malinconica, rancorosa, offesa. Abbassò lo sguardo sulel sue mani, poi gettò un occhio verso l'Ember Celica appoggiata al comodino. Tornò a guardare fuori dalal finestra e con voce bassa:
"Non dovevi intervenire.."Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra
Edited by "Gerik" - 9/4/2016, 19:34. -
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Valore
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Lo voleva morto. L'aveva promesso. Se l'era promesso. Gliel'aveva giurato: se fosse sopravvissuta l'avrebbe cercato fin capo al mondo, ad ogni costo. L'avrebbe ucciso con le sue mani e nessuno gli avrebbe impedito tale scelta, tale percorso. Violet fu piuttosto prevedibile, cominciò a dire cose che Alison non riusciva a comprendere, come se fosse una novità..
Valore? - il suo metodo di autovalutazione era errato, secondo Violet. Non doveva basarsi su fatti, eventi, azioni e successi. Ma su..su..su cosa? Alison non lo sapeva, vi erano altri modi per valutare? C'era forse qualcos'altro su cui doversi basare? Qualcosa di non materiale..stronzate.
"Sei venuta qui a dirmi cazzate?" - sbottò senza alzare i toni e senza voltare la testa per guardarla. Lo sguardo si accigliò appena, sempre indirizzato verso il paesaggio fuori dall'unica finestra.
"Non conosco altri modi per valutare" - poi si zittì. Penso di aver sentito altro, un mormorio..il silenzio che vi era in quella stanza permetteva di udire qualsiasi rumore o parola. Peccato che avesse da poco subito ingenti danni all'apparato uditivo e, forse, non era poi così perfetto in quel momento. Aveva bisogno probabilmente di più tempo per guarire.
"Non dovevi intervenire, non dovevi intervenire..!" - strinse le mani sul bordo della coperta, volgendo improvvisamente lo sguardo in basso. Strinse appena i denti per poco, fece di tutto per mantenere la calma e il controllo. Si stava innervosendo e nemmeno poco. Era molto grata a Violet per quel salvataggio. Aveva sperato davvero in un miracolo, era stata molto fortunata. Però la parte più oscura di lei tendeva ad affondarla nella disperazione. Dopo il recente contatto spirituale, quella sembrava l'occasione perfetta per morire, per tagliar corto a quell'esistenza solitaria. Come già citato svariate volte, la bionda riusciva in qualche modo sempre a risollevarsi. Il problema, a dire il vero, non era quante volte cadeva. Ma la prima volta che cadeva. Non aveva mai sentito sua madre rifiutarla. Non ci voleva credere. E poi..magicamente, le parve di fare un tuffo nel passato. Una festa di carnevale, un ritorno al principio. Seppur in modo diverso, le parve di rivivere quei giorni d'infanzia, giorni in cui gli altri bambini la evitavano, la prendevano in giro, la costringevano a picchiarli. Nel gruppo era sempre quella indietro e anche se si proponeva di stare davanti, finiva per venire ignorata. Col tempo però attirò molti più sguardi, purtroppo unicamente per il suo aspetto esteriore e, a volte, un po' spinto per l'abbigliamento scoperto. Ribelle, determinata, autosufficiente. Si mostrava più matura del normale, in parte era proprio così. Gli altri però vedevano solo una parte di sé. La valutavano secondo l'esteriorità e non attraverso altri canoni. Tutti la valutavano secondo quel metodo di valutazione. Esistevano altri modi per valutare una persona? Valori interiori? E la pugile era in possesso di valori interiori? Ridicolo.
"Non hai idea di cosa ho passato..!" - e trattenne, non andò oltre. Non le rivelò ancora di ciò che aveva visto al cimitero. Si vergognava. Si vergognava troppo. Troppo umiliato per una figlia dover dire che la sua stessa madre..l'aveva rifiutata, non voleva avere contatti con lei, pur avendo avuto una possibilità davvero rara, se non unica. Morta per lei..stronzate, era morta a causa sua. Aveva ucciso sua madre. Era un'assassina, la criminale peggiore. Infame, vergognosa, merita la morte la piccola ipocrita. Se lo meritava di stare sola, doveva solo ringraziare di avere una vita ancora salva. Portò entrambe le mani al viso, coprendo gli occhi e parte delle guance. Prese un respiro profondo, angosciato, straziante, nervoso. Era agitatissima, provata e..non..non poteva sopportare un fardello del genere. Per quanto potente era, per quanto si dimostrasse forte..come umano e individuo, non poteva accettare di portare sulle spalle un peso di questo genere. Chi era lei? Cos'era? Quanto valeva una mezza criminale macchiata di sangue fin dalla nascita? Suo padre le disse che era nata con gli occhi rossi, rossi come il sangue di sua madre..ipotizzò ora. Magari non era nemmeno umana. Forse un demonio, una creatura orrenda che appariva con sembianze di una donna dal fisico molto apprezzabile. Un bestia, non una donna. Una terribile e famelica bestia.
"Voglio morire.." - le scappò, mentre le parole sembravano uscire a forza. Singhiozzò un paio di volte, non volle scostare le mani dagli occhi. Non voleva far vedere a Violet che stava piangendo di nuovo. Non poteva sopportare tutto questo..un rifiuto, brutti ricordi del passato, una bruciante sconfitta, un orgoglio strappato. Un vortice di emozioni negative, lei si trovava nel mezzo e rischiava di soffocare.Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra. -
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Condanna
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Le prese le mani. Oppose un attimo di resistenza, poi si lasciò guardare in volto. Le permise di vedere i suoi occhi lucidi, la sua espressione triste e piangente. Non era un pianto come quello dell'altra volta. Non era un pianto per incontenibili emozioni, era un pianto di tristezza assoluta. Le sopracciglia a metà tra l'inarcamento e l'accigliamento. Gli occhi tremanti. Il singhiozzo, il respiro affannoso, il trattenere il muco che ormai si stava generando. Ancora quelle belle parole. Ancora quelle inutili parole. Alison non ci credeva, non aveva bisogno di sentirsi queste cose. Non le interessava se veniva considerata speciale. Lei già sapeva di essere unica, come ognuno del resto. E forse questa linea di pensiero faceva render conto che alla fin fine..se tutti fossero speciali, allora non sarebbe poi così figo "essere speciali".
"Sniff..sniff.." - tirò sul col naso, mentre la testa sbatteva lateralmente sul cuscino, prima a destra poi a sinistra. Estremamente nervosa, cercava di evitare ogni contatto visivo. Poi s'arrese, inevitabile, tornò a guardare la compagna.
"Non..sniff..non mi toccare..sniff.." - e bruscamente tirò indietro le mani per afferrare con una nervosa e forte stretta i bordi della coperta.
"Basta cazzate..sniff..ti prego..sniff.." - e portò nuovamente le mani al volto, coprendosi come prima, mentre ogni tanto si udiva un lamento strozzato causato dal pianto.
"Nessuno può aiutarmi..sniff..solo io..sniff..posso.." - come sempre, si trovava in situazioni disperate, senza via d'uscita. Non poteva chiedere aiuto a nessuno. Non aveva amici, non aveva parenti. A chi poteva chiedere? Alla fine col tempo si rese conto che in un mondo come quello..faceva differenza solo chi sopravviveva e andava avanti. Da soli. Non c'era bisogno dell'aiuto di altri. Bisognava combattere le proprie battaglie e le proprie paure da soli. Alison lo sapeva perfettamente. Quando suo padre morì, si era dovuta arrangiare, aveva dovuto fare le cose da sé, non chiese aiuto a nessun altro.
"Non puoi aiutarmi, Violet..sniff.." - prese un respiro profondo cercando di calmarsi un pochino. Violet non demordeva, disse di aver avuto tante esperienze in fatto di suicidi. Ma stavolta non era un problema che si poteva risolvere. Non vi era alcuna possibilità di soluzionare un problema del genere. Sua madre era morta. Sua madre l'aveva rifiutata da morta. Che avrebbe dovuto fare? Togliersi seriamente la vita per andare a parlare in faccia? Da spirito a spirito?
Lasciò le mani e sentì il contatto fisico di Violet. Non le piaceva particolarmente farsi toccare, probabilmente perché non ha avuto esperienze di un amore materno.
"Mia madre..mi ha rifiutata..sniff.." - appena pronunciò quella frase, quella verità. Lo stato della bionda tornò a peggiorare. Scacciò la mano di Violet e si coprì nuovamente il viso. Poi sollevò la gamba tenuta e la fece cadere sopra l'altra volgendosi di lato. Diede le spalle a Violet. Poco importava delle operazioni, delle ferite in via di guarigione. Della possibilità di riaprirle. Si rannicchiò. La mano sul viso si strinse a pugno e le labbra non poterono più nascondere i suoi denti, anch'essi impossibilitati a legarsi coi rispettivi dell'altra arcata.
"Sniff..sniff.." - una cosa era il rifiuto in vita. Una madre che rifiuta sua figlia in vita è orribile. Ma quando questa lo fa da morta senza dare nessuna spiegazione, senza nessun indizio..è ancora più orribile e deprimente. Alison ha ucciso sua madre, è innegabile. Lei è nata e sua madre è morta. Quest'ultima doveva provare forte rancore per sua figlia. Tanto da non accettarla mai più, da renderla una completa sconosciuta indegna di sentire le sue parole o spiegazioni. Per colpa sua non ha potuto stare con la persona che amava. Gli innocenti assassini devono essere puniti con la forma più disonorevole di morte: il suicidio. Non devono dare colpe a nessuno se non a loro stessi. Sola per tutta la vita. Giudicata per tutta la vita. Il mondo era così ingiusto e crudele con lei e qualcuno già potrebbe pensare che nel suo sangue vi sia qualcosa di demoniaco. Le iridi si fecero rosse, di un'intensità nuova, più profonda, più luminosa. Sarà che l'acqua salata crei una graduazione diversa dal solito, sarà che forse i suoi occhi sono regolati secondo le sue emozioni. Rosso scuro per la rabbia, rosso acceso per la tristezza. Violet era lì, poteva fidarsi davvero di lei? Che cosa poteva mai fare lei? A parte parlare e dirle qualche altro conforto inutile. Pratico, concreto..le parole sono tutt'altro per lei, prive di significato. Se non c'era modo di soluzionare la questione, aveva senso parlarne?Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra. -
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Rifiuto
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Aiutarla ad aiutarsi? Che voleva dire?
Alison non sapeva se odiare o meno sua madre. Non sapeva se prendersela davvero, se era giusto..l'aveva rifiutata, ma non le aveva dato alcuna spiegazione. Perché? Forse c'era qualcosa sotto..però lei non comprendeva, non poteva capire. Sapere che sua madre non vuole comunicare con lei, apparentemente senza motivo, le fa solo pensare che ce l'ha con lei. E se non è per il fatto che è morta..quale altro potrebbe essere il motivo?
"Sniff.." - cercava di calmarsi, si asciugava di tanto in tanto entrambi gli occhi con la manica sinistra. Violet ha ragione: non può essere una donna stimabile colei che rinnega sua figlia. Il problema non è tanto il fatto di esser stata ignorata totalmente, dimenticata..ma le ragioni!
Perché..? Perché..? - le punte delle sopracciglia inarcate, gli occhi tristi e malinconici si spostavano impercettibilmente su ogni altra cosa. Da un lato all'altro, come a cercare una risposta, un'illuminazione. I singhiozzi diminuirono, le parole di Violet non furono però efficaci. Avrebbe voluto ignorare i suoi discorsi che, puntualmente, andavano a parare sul concetto di cervello e mente. Aveva, dopotutto, offeso sua madre. Alison aveva sempre voluto bene a sua madre, anche non avendola mai conosciuta. Però..nonostante questo torto, non se la sentiva di cambiare totalmente la sua opinione di lei. Non finché non conosceva le ragione per cui non volle comunicare con lei.
Non le rispose. Non subito..passarono alcuni minuti di silenzio. La bionda aveva bisogno prima di calmarsi per poterle dare una risposta decente. Le lacrime non si accumularono più, la pugile tirava su profondi respiri cercando di forzare il suo sistema a placcare lo stato di inquietudine. La lingua spingeva all'interno delle guance, si graffiava tra i denti e questi ogni tanto battevano cercando di opporre resistenza al volere della bionda. Chiuse gli occhi, sprofondo ulteriormente nelle coperte. Guardò Violet, finalmente.
"Non chiamarla feccia, Violet..altrimenti la prossima volta ti rompo la faccia" - le disse, più seria e calma in volto, meno nelle parole. Non le avrebbe mai spaccato la faccia, come poteva? Dopotutto si trattava di Violet, però era meglio specificare perché quella reazione alle sue parole.
"Mia madre è morta..e l'ho uccisa io" - guardò verso la finestra aperta. Una corrente silenziosa e tranquilla, complice della quiete creatasi nella stanza. La telepate poteva pure denotare una certa contraddizione in lei..però questo è: non se la sente di odiare una persona tanto cara, specie quella che la mise al mondo, senza averne una valida ragione. Un rifiuto ingiustificato..non voleva cadere vittima di incomprensioni, non con sua madre. E quello che disse era la verità. Lei era nata, sua madre morta. Era come se l'avesse, inconsapevolmente, uccisa lei. Era nata già assassina.
"Sono un'assassina nata.." - queste parole avrebbe per forza fatto capire a Violet cosa poteva essere successo. Però..probabilmente non avrebbe trovato la connessione logica tra "il rifiuto" e la sua "morte prematura". Come poteva rifiutarla se Alison non aveva mai avuto modo di parlarci?
"Mio padre non mi diede mai la possibilità di visitare la sua tomba" - cominciò a raccontare tirandosi su e ponendosi più comoda con la schiena. Il suo sguardo era sempre rivolto verso la finestra, così malinconico ma deciso a informare l'amica della sua storia.
"La nostra situazione era difficile e mio padre trovò impiego al Bloodrunner, quindi ci siamo trasferiti lì dall'Est" - continuò. Poi si sporse verso il comodino, sempre con la sinistra priva di fasce, aprì il cassetto superiore del comodino. All'interno vi era un grosso libro: un favoliere. Violet doveva averlo visto probabilmente. Lo prese.
"Chiesi un permesso a Dimitriy e mi diressi qui. Mi imbattei in una strana festa e mi sembrò di tornare per davvero bambina. Quando tutto finì, credetti fosse un sogno..poi trovai questo" - e le porse il favoliere. Aveva già cominciato a leggerlo e aprendolo si sarebbe finiti dritti su una particolare storia tenuta dal segnalibro: Riccioli d'Oro. La protagonista di quella fiaba era così simile a lei. Il personaggio aveva tratti fisici simili e anche lei cercava un posto nella società. I posti degli orsi non erano mai adatti a lei, quindi fu costretta a fuggire. Nemmeno Alison ha un vero posto al mondo, gira dove capita, prova quel che può..a volte si finge attrice, giornalista, indossa costumi non suoi. Ma alla fine è così palese..ritorna ad essere quella ragazza priva di identità. Alison Jin Long, la ragazza che uccise sua madre appena nata, la ragazza che si dimostra forte, la vendicatrice, colei che non ha un sogno suo ed è costretta a perseguire obiettivi pericolosi come fossero scopi vitali. La ragazza sola che è costretta a fuggire, a cercare altro che la soddisfi. Una ragazza senza un futuro pensato. Il favoliere glielo diede un ragazzo in cambio di lasciargli Zygoin. Le parve pure di incontrare una ragazza di metallo vista in un sogno. Tutto così assurdo.
"Poi incontrai un ragazzo al cimitero. Disse che poteva farmi parlare con mia madre, però il contatto poteva avvenire solo se quest'ultima decideva di accettare l'invito. Lei rifiutò" - il suo sguardo scivolo verso il basso, sospirò tirando su col naso un'ultima volta.
"Poi incontrai quel necromante..e arrivasti tu" - si rinchiuse nel silenzio. Facendo scorrere il tempo e aspettando le parole di Violet. Aveva sicuramente da dirle qualcosa, probabilmente l'ennesimo tentativo di confortarla. Una vera eroina, arrivò all'ultimo secondo per salvare una giovane già senza onore. Già sporca di sangue. Certo..fu una morte naturale e non aveva mai pensato a questo prima di..quel rifiuto. Non ci aveva mai fatto caso, ma ora tutto sembrava avere un senso. Era davvero quello il motivo? Vorrebbe tanto parlare con sua madre..scoprire perché scelse di non accettare l'invito a parlare con lei. Sarebbe stato..così bello poter vederla, parlare con lei..per la prima volta. Le disintegrò quel sogno. Quella possibilità così rara. Non credeva fosse possibile, colse quell'opportunità, ci provò. Un'amara delusione, troppo amara da sopportare. Andò così al parco cercando di alleviare i suoi pensieri in mezzo a quel desolato e fresco ambiente. Quindi si sfogò sul necromante che la provocò con intenti seri e reali. Voleva ucciderla e forse avrebbe fatto bene. Perché lei..aveva giocato coi morti. Aveva tentato di oltrepassare quella linea. Una come lei priva di ogni competenza in quel campo. Meritava di venire giustiziata. Forse..era solo destinata a ricordare come una leale guerriera come lei, peccasse d'onore già ancora prima di nascere.
"Vorrei tanto conoscere il suo motivo..perché mia madre non ha voluto parlarmi?Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra. -
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Considerazioni
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Un omicidio è un omicidio, giusto? Che sia suicidio, intenzionale o non voluto..è pur sempre un omicidio, giusto? Chi uccide è un assassino. Che sia un incidente o meno, si viene definiti assassini, sempre. Innegabile che Alison abbia ucciso sua madre. Lei è nacque sottraendo la vita di sua madre. Quindi, anche se non era cosciente, l'ha uccisa. Quindi Alison è un'assassina. Questo è un collegamento logico indiscutibile.
"Non lo so.." - si limitò a dire. Forse perché preferiva credere alla risposta di Violet, piuttosto che al suo pensiero. Voleva sostituire la sua prospettiva con quella di Violet. Tuttavia ciò è sbagliatissimo. Scegliere di cambiare perché conviene..è totalmente da codardi. Alison sapeva ciò, per cui preferì far finta di essere insicura, quando nel fondo del suo cuore, era ben consapevole di essere un'assassina nata. Di aver ucciso sua madre e..poi altri individui cui meritavano davvero la morte. Ma prima di loro, era già un'omicida.
"Non lo so, Violet..so solo che io sono nata e lei è morta.." - questa volta non poteva provare a seguirla, l'argomentazione della telepate era errata in partenza, secondo lei. Era solo una questione di seguire alla lettera le definizioni, ciò che sfociava nel particolare non va confuso con l'eccezione. E con le morti non esistono eccezioni. Si era calmata ormai, già aveva pianto per quella storia, per la morte di sua madre. Non aveva bisogno di piangere ancora, stavolta si sfogò per un motivo diverso, nuovo: il rifiuto del genitore. Si era già messa l'anima in pace, aveva già messo da parte quel problema, aveva già accettato di portare quel fardello per tutta la vita.
Violet aveva totalmente ragione. Non ci si poteva fasciare la testa prima del male. A quel tempo mise in dubbio le parole del "medium", infatti non se la prese più di tanto. Non gli sfracellò la testa per quel tiro. Però c'erano ulteriori considerazioni da fare. Quel ragazzo non le chiese nulla. Non le fece una proposta, semplicemente di offrì e l'avviso che se le cose non fossero andate come previsto, la colpa sarebbe andata sul defunto. Poteva certamente suonare come una scusa..però non aveva chiesto nulla. La vide sconsolata e triste di fronte alla tomba di sua madre e pensò di aiutarla. Che vantaggio poteva trarre nell'imbrogliarla senza ricavarne nulla?
"Il fatto è che..non mi chiese assolutamente nulla" - lo disse, la informò di quel pensiero fisso.
"Prima non gli ho creduto..ma ora ho il dubbio" - ora era incerta. Violet disse cose giustissime, però quella era solo da uno dei due punti di vista. E se invece non dovevano dimostrare che fosse falso..ma che fosse vero? Ovvero, se una cosa non è confermata non vuol dire di certo che non sia vera. Come non vi è motivo di credere, non vi è motivo di non..credere. Violet poteva venire da qualsiasi mondo, ma questa è Endlos, la dimensione dove tutto può accadere.
"Non mi basta" - affermò ignorando il suo spostamento e continuando a guardare verso la finestra. Appena la telepate si frappose coprendo il suo bersaglio visivo, spostò lo sguardo verso il libro. Ci pose una mano sopra e la passò delicatamente sulla copertina. Non era una favola quella, non era un sogno..solo tanti incubi. Ma non paurosi, di quelli che ti fanno svegliare nel cuore della notte con sussulti e attacchi di panico. Ma quelli che ti tengono legato a quel mondo, turbando l'anima e costringendoti a nutrirti di ansia e incertezza.
"Finché non ne ho la certezza, non posso darti ragione" - disse senza guardarla e senza alterare la sua voce. Innaturalmente calma, la bionda voleva delle conferme. Voleva delle risposte. Violet sapeva fare un sacco di cose..ma stando a ciò che disse poc'anzi, probabilmente non aveva nessunissima competenza in fatto di morti. Inoltre, dopo l'incontro con il necromante, il suo odio per quegli specialisti oscuri crebbe in maniera esponenziale. C'era modo di chiedere aiuto a qualcuno in grado di evocare spiriti senza essere un necromante? No, giacché è definizione del necromante poter comunicare con gli spiriti, giusto? Forse non è completamente corretto..ma Alison non lo sapeva, quindi per ora rimane regola fissa.
"Non posso far finta di niente" - non poteva continuare la sua vita con un dubbio così grande. D'altra parte non aveva tanto senso struggersi all'infinito. Doveva pensare anche alla sua vita, giusto? Perlomeno ora aveva un obiettivo lievemente diverso. Sempre se poteva venir considerato "scopo": cercare la verità su sua madre. Doveva trovare qualcuno capace di comunicare con gli spiriti..era fin troppo facile a dirsi, impossibile a farsi. L'odio che aveva per quel gruppo di persone era tale che le creava un problema di principio. Aveva bisogno di incontrare..un necromante buono. Esistevano necromanti buoni? A quanto pareva no..quale individuo che si divertiva a manipolare gli spiriti poteva essere considerato buono? E questo è un grandissimo problema. Vi era un modo per sciogliere tale dilemma? Probabilmente aveva bisogno di ricredersi su qualche considerazione fatta..Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra. -
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Edited by Zaho's Violet - 12/4/2016, 13:57. -
.ALISON energia 25%
Problema
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Prima regola? - Violet la fermò scostandosi appena dalla finestra. E naturalmente le sue affermazioni parevano sempre avere ragione. In effetti Alison non poteva dimostrare cose che non esistevano e quindi false, nonostante questo però non voleva dire che l'indimostrabile non è reale. Magari esistevano gli unicorni rosa ma lei non li aveva mai visti. Ma non era questo il punto. Come poteva dire se quel "medium" avesse ragione o torto? Lui gli aveva fornito una sua dimostrazione, ma lei non poteva verificare se tale dimostrazione potesse essere valida. Di conseguenza non sapeva dire che avesse detto il vero o il falso. E' forse la stessa cosa permettere ad uno di arrivare a scegliere tra la verità e la falsità e il semplice dimostrare qualcosa? Se si, cadeva tutto. Altrimenti non poteva prendere in considerazione il "medium". Annuì lievemente, ancora molto incerta. Era davvero difficile avere una linea di pensiero precisa, non sapeva cosa seguire, dopotutto non era tanto interessante ciò che aveva fatto il "medium" ma se sua madre la volesse ancora o meno. Come se fosse diventato un problema a se stante. Un nuovo episodio, nuova scena.
Seconda regola? - e ora all'improvviso tutto ciò che pensò fino ad ora crolla. Ora quel dubbio instillatosi scompare, evapora, le esce dai pori della testa. Quindi adesso doveva affidarsi agli esperimenti, come tutte le persone concrete, non poteva non accettare tale propensione. Annuì più decisa stavolta, nonostante l'espressione del viso era ancora sul tentativo di comprendere appieno le parole della telepate.
Il problema reale, tuttavia, continuava a persistere. Alison non poteva di base verificare se le abilità magiche degli spiritici fossero valide. Come poteva fare? A meno che tentare il tutto e per tutto con le maniere più che drastiche..prenderli e riempirli di botte fino a rischiare di ucciderli ed assicurarsi così una maggiore possibilità di sentire una verità. Maggiore..perché magari poteva essere così sfortunata da incontrare la persona più mentalmente resistente e stabile capace di rimanere lucido fino ad un passo dal mietitore. Annuì ancora. Non doveva credere alle parole. Doveva essere più diffidente di prima, doveva fidarsi solo ed esclusivamente dei fatti..come ha potuto lei, una come lei..che professava sempre quel concetto, a farsi ingannare così? Ad andare fuori strada?
"Hai ragione" - le diede atto di ciò.
Terza regola? Ah no..punto.. - poi la seconda regola. Non aveva ipotizzato l'idea che quel tipo fosse pazzo. Insomma..non lo sembrava, però effettivamente, a pensarci bene, la pazzia non è per forza qualcosa che si vede esteriormente, ma anche una sconnessione a livello celebrale. Un filo, un nesso, un qualcosa che non c'è quando dovrebbe esserci. Però quel punto non aveva lo stesso senso degli altri! Come poteva ipotizzare qualcosa che non poteva sapere? Non stava andando in contrasto col primo punto? Non stava sbattendo e investendo il secondo punto che richiedeva invece una verifica a livello di esperienza? Purtroppo non capì nulla di quella seconda regola. Non doveva inventarsi troppe cazzate..peccato che nessuna di quelle balle bastava a spiegare definitivamente come stavano le cose.
"Ma Violet!" - la richiamò, cercando di farle capire che stava andando troppo avanti, che stava perdendo di vista il bersaglio.
"Ma come faccio a capirlo se non ho i mezzi per saperlo?" - i mezzi, mancavano i mezzi! Come avrebbe mai potuto verificare che quel ragazzo fosse pazzo, che quello si fosse inventato tutto con una scusa per medicare il fallimento. Come avrebbe potuto dimostrare qualcosa cui..di base lei non è in grado di fare. Non sa niente del paranormale, non conosce niente della neurologia e quelle cose che Violet ama tanto. Poteva stare lì a parlare per ore, a spiegarle i concetti in modo diverso, con parole diverse. La bionda non avrebbe mai potuto comprendere alla perfezione, perché le mancavano le basi. I mezzi. E quando uno non ha i mezzi può fare tre cose: credere, non credere o cercare aiuto da uno più esperto. Facile, vero? Peccato che seguendo la terza opzione si incombeva in un ciclo infinito, si finiva in un loop senza uscita. Mentre le altre due opzioni..sono solo la metà delle probabilità. Giusto o sbagliato? Vero o falso? Si o no? Cinquanta e cinquanta. Cosa scegli? Su cosa scommetti? Troppo rischioso, non c'era nemmeno la più piccola assicurazione, quella virgola che permetteva ad una persona come Alison di poter scegliere, valutare. Il peso sul piatto della bilancia che scende, vince.
"Non lo so..che dovrei fare allora?" - era così confusa. Che poteva fare? Di certo non poteva ignorare la cosa e lasciar perdere, giacché ora tale problema si è distinto dal suo origine, si è separato, scisso. Doveva ripartire da zero valutando il testo attuale. La nuova domanda.
"Come faccio ad avere una certezza? Come faccio a sapere se mi odia o meno?" - domandò legittimamente, la stessa neuromante le diede un'affermazione precisa, cui non avrebbe dovuto considerare. Secondo i suoi punti e le sue regole, non doveva darle retta. Inconsciamente stava già mettendo in pratica tale mentalità, forse perché corretta.Stato Mentale: Normale
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Edited by Zaho's Violet - 17/4/2016, 09:42. -
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Problema
Luogo: Garwec - Ospedale Comune
Di nuovo a parlar di scienza. Di nuovo a mischiare un sacco di frasi e parole. Non che i concetti fossero realmente così complessi, persino Alison era in grado di capirli. Fondamentalmente le scelte proposte erano due: farsi una cultura sugli spiriti o fidarsi di qualcuno che ne sapeva bene. Scegliere la strada lunga e difficile o quella corta e facile? Con la prima non avrebbe avuto altri problemi..se non che per una come lei, studiare era troppo. Con la seconda invece avrebbe dovuto scegliere se fidarsi o meno degli altri..e ultimamente non aveva proprio voglia di affidarsi alle parole altrui. Quindi nessuna di quelle strade andava bene. Non facevano per lei, aveva bisogno di un'altra soluzione, di cercare una terza strada..una via davvero improbabile. Appoggiò la guancia sinistra al cuscino con uno sguardo tra il serio e il malinconico. Sospirò leggermente. Non c'era nulla che potesse fare. Fino a poco tempo fa meditava il suicidio. Cavolate naturalmente, solo un po' di scena, perché sentiva il bisogno di agire in modo stupido e insensato, di fare un po' la pazza, dato che sul momento non aveva idea di come proseguire. Quando non si sa come procedere..basta un po' di follia per procedere ed ecco che si rivelano una nuova serie di percorsi. In questo caso, morire equivaleva a diventare uno spirito e, di conseguenza, poter confermare la verità. Ora si era calmata del tutto, sentiva di poter tornare a gestire la cosa, a non dare troppo peso a ciò.
Gira e rigira alla fine la sostanza era quella: non poteva fare nulla, non aveva né mezzi né conoscenza né vol..né..le balenò nella mente l'idea di poter seriamente prendere un libro e studiare. Strano? Se era fortemente motivata..perché non provarci? Non aveva nulla da perdere e aveva un sacco di tempo a disposizione. Trovando le fonti da sé e imparandole, poteva arrivare a scoprire tale verità. Però la natura è quella, Alison è priva di doti magiche, non potrebbe mai richiamare lo spirito di sua madre, né tanto meno potersi accertare della sua esistenza. In pratica, un altro vicolo cieco: studiare la teoria ma non poterla applicare, a che serve qualcosa da conoscere che poi non puoi usare o verificare? A niente. Quindi..scacciò via quella ridicola idea dalla mente, non le piaceva perdere tempo. Era molto impaziente, mettersi a studiare per poi scoprire di aver perso mesi o anni per niente..sarebbe stato troppo vergognoso.
"Non posso fare niente" - concluse. Non poteva fare niente. Non c'era soluzione. L'unico modo..a dire il vero, era che qualcuno fosse in grado sul serio di riportarla sul loro piano e che lei stessa le parlasse. Qualcuno in grado di forzare gli spiriti. Per quanto brutto potesse suonare..aveva bisogno di qualcuno che conoscesse l'uso della prepotenza, in questo caso sui morti. Era un po' come una profanazione. Tuttavia, se ciò rimaneva l'ultima possibilità..forse era il caso di tentare, magari avrebbe avuto le tanto attese risposte. Magari era la stessa Violet a portarla fuori strada con quello che pareva un concetto assoluto sulla fiducia. No, era un semplice invito a seguire la sua stessa strada. Non poteva fare una cosa del genere, non perché odiasse la conoscenza, bensì perché se non poteva essere utile realmente..perché perdere tempo?
"Io non so a chi posso rivolgermi" - e non sa quanto potrebbe fidarsi di questo qualcuno.
"Ci penserò..immagino che nemmeno questa volta mi aiuterai a trovare quel bastardo, giusto?" - adesso la guardò dritta negli occhi. Uno sguardo privo di qualsiasi minaccia. Rassegnata tornò a guardare fuori dalla finestra. Poteva dire quello che voleva la telepate, ormai aveva giurato di trovarlo e ucciderlo. Aveva attentato alla sua vita, non poteva lasciargli passare liscia un torto del genere. Meritava una lezione, era necessaria la vendetta.
"Non importa, lo troverò" - avrebbe ignorato qualsiasi tentativo di dissuaderla. Non era il caso di provarci o perdere tempo. Un atto del genere era imperdonabile, come se tutto ciò che si erano detti l'altra volta non fosse stato appreso, ascoltato, conservato. Tutto esplose, tutto scomparve, un reset..un ritorno alle origini. Cercava vendetta, ancora una volta. Si era sbagliata, Violet la stava portando fuori strada, su un altro sentiero..un'altra natura, non adatta a lei. Come chiedere ad un ignorante di diventare la persona più intelligente del mondo. Come chiedere ad un disabile di diventare il miglior sportivo al mondo o la persona più forte al mondo. Stava chiedendo qualcosa di troppo difficile, ora era ancora indietro, ancora immatura. Certamente stava progredendo man mano, non si scaldava più per ogni provocazione, spesso si limitava a rispondere a tono o a fare minacce a vuoto, piuttosto che agire realmente. Era già qualcosa. Nonostante ciò, qualcosa sarebbe cambiato, senz'altro, prima o poi sarebbe diventata una persona molto diversa.Stato Mentale: Normale
Stato Fisico: In fase di recupero - Piccolo taglio alla gamba sinistra, mal di testa, spalla lussata, dolore allo stomaco, taglio orizzontale alla coscia sinistra, graffio al fianco sinistro, perforazione da arma bianca alla gamba e alla coscia destra, taglio alla spalla destra.