Nightmares

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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
    Tempo Presente



    "Non guardarmi così!" - disse a Dimitriy entrando nel suo ufficio. Anche questa volta non aveva bussato. Non bussava mai. Stavolta però non andrò dritta a fiondarsi sulla sedia, si voltò lentamente e chiuse la porta con delicatezza. Non voleva che altre persone potessero ascoltare la loro conversione. Quella conversazione. Era da un po' che cercava il momento adatto per beccare Dimitriy da solo. Aveva bisogno di parlargli di alcune questione molto importanti.
    "Questa è una cosa seria" - affermò andando a sedersi. Correttamente, senza stravaccarsi. Le mani alle ginocchia, lo sguardo fisso sul biondo. Occhi su occhi. Espressione seria e non tesa.
    "Devo parlarti di una questione urgente" - molto urgente. Ciò che aveva visto quel giorno non poteva tenerlo per sé. Dopo la missione alle cave, ebbe l'idea di scovare una persona conosciutissima a entrambi. L'uno ormai di vecchia data, l'altra per un torto..classico. Alison non stava in pace, come un'anima in pena, pensava sempre a come fare per regolare le sue questioni. Provava fastidio nel subire torto e lasciar correre. Necessitava parlare, chiarire, menare. Non importa cosa, non poteva non fare nulla. Non poteva lasciare le cose dimenticate nel tempo. Dopotutto non aveva molto altro da fare.
    "Mi è successa una cosa davvero bizzarra" - continuò senza scomporsi o spostare lo sguardo. Dimitriy era un tipo davvero acuto, sapeva bene che la ragazza stava per raccontargli qualcosa di reale e particolare. Nessuna assurdità, nessun affare ridicolo, anzi..
    "Si tratta di..Zygoin" - rivelò, pronunciando quel nome che non doveva conoscere. Zygoin si era presentato sotto un altro nome durante l'operazione Breakdown. Non gli disse chi le aveva rivelato tutto, ma non serviva un genio a capire che c'era dietro la telepate Violet. Fu proprio lei, attraverso la telepatia, a rivelarle il suo vero nome. Sempre se quello è il suo vero nome. Inoltre le spiegò alcune sue..peculiarità.
    "Comincio dall'inizio, allora.."

    Luogo: Merovish - La Tana
    Tempo Passato



    E' stato un periodo davvero pieno! La missione alle Cave fu davvero tosta e pericolosa. Credevo che saremmo tornati subito al Bloodrunner, invece fortunatamente ci hanno concesso qualche giorno in più. Non sono mai stata a Merovish prima d'ora. Ho vissuto molti anni al Bloodrunner, anche se non sono originaria di lì. Vengo da un villaggio del presidio orientale, sapete. Io e mio padre ci siamo trasferiti quando ero molto piccola, non ho ricordi chiari di quel tempo. Ho sempre voluto viaggiare e vedere altri posti. L'idea di stare al Bloodrunner per sempre non mi piace molto. Quando seppi che dovevamo partire per il Sud ero contentissima. Non stavo nella pelle! Feci revisionare Bumblebee proprio per il viaggio sul deserto. Non avevo mai viaggiato sopra un deserto con la mia moto. Le dune sono divertentissime, fai dei salti che..sto andando troppo fuori tema?
    Ho visto uno spettacolo all'Arena Nera. Qui a molte persone piacciono le scene brutali. Sono capitata nel momento giusto: un incontro nuovo e particolare, davvero interessante! E ho conosciuto anche due simpatiche persone! Simpatiche..beh..più o meno.
    C'era un altro importante motivo da spiegare. Non ero contenta solo di poter sfruttare la possibilità di visitare un'altra città. Dovevo trovare una persona e fargliela pagare. Nessuno può permettersi di farmi un torto e poi dileguarsi in questo modo. Io non dimentico mai chi ha un conto in sospeso con me. Tutti devono ripagare i propri debiti nei miei confronti. Uno sporco individuo..dico davvero, una persona di cui non ci si dovrebbe assolutamente mai fidare. Si era presentato addirittura sotto un altro nome la prima volta. L'operazione Breakdown..Violet mi spifferò tutto con la telepatia: il suo nome è Zygoin, non Joshua. Al termine della missione Breakdown, Zygoin scappò via e se ne tornò a Merovish. Probabilmente perché aveva paura di me, non posso biasimarlo.
    Quindi ho deciso di trovarlo finché mi trovo nei paraggi. Non so cosa potrei fargli..sono molto tentata di riempirlo di botte. Ha attentato alla mia vita! Non direttamente..e tutti gli altri sono assurdi! Sembra che io sia l'unica a prendermela per questo. Come se fosse una cosa normale prendere un fungo per la fottuta segretezza degli Eversori.
    Una notte tranquilla a Merovish, non per tutti, qualcuno avrebbe fatto brutti sogni..posso garantirlo! Mi trovo qui ormai, nell'unico posto possibile. Se non sbaglio aveva un laboratorio nella Tana..
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Da quando il simulacro di Bid'daum aveva preso il comando, le mansioni di Dimitriy erano un po' diminuite e i fogli da firmare si erano ridotti abbastanza... ma non del tutto. C'era sempre qualcosa da fare e prima di essere un “agente operativo”, ritornava ad essere un burocrate davvero efficiente... ma odiava farlo. Preferiva di gran lunga lanciarsi in qualche infiltrazione da solo, senza l'aiuto di nessuno e in mezzo a un territorio completamente ostile, piuttosto che controllare i bilanci del Grumo. Per fortuna che la tecnologia gli veniva in aiuto e con un portatile poteva andare molto più veloce e sbrigarsi prima. Amava la carta, però ogni tanto bisognava aggiornarsi. Alcune cose però non cambiavano mai.
    Alison dimenticava sempre l'unica regola da seguire, ovvero il semplice bussare. Il biondo l'aveva sgridata così tante volte che ormai aveva perso ogni speranza, non chiedeva molto, ma essendo il superiore doveva almeno meritare un pochino di rispetto... ecco il motivo dello sguardo severo, mentre il computer veniva richiuso. Sospirò, incrociando le mani su di esso.
    Urgente quanto vuoi, ma potevi bussare.
    In realtà il russo si accorse subito della presenza di alcune differenze, rispetto alla solita ragazzina maleducata e casinista. Intanto parlava in modo calmo e poi non si lanciò sulla poltroncina stravaccandosi come un animale, ma si sedette in modo educato, con le mani sulle ginocchia. Sembrava un'altra persona. Ad ogni modo era venuta per parlare di un argomento in particolare e chissà per quale motivo, il ragazzo non fu stupito quando udì quel nome. In qualche modo se l'aspettava, prima o poi questo giorno sarebbe giunto.
    Va bene, ti ascolto.
    La Lettera si mise in ascolto, sperando di venire a conoscenza di qualcosa che ancora non sapeva. Parlando di Zyg spesso venivano fuori grossi segreti, era già successo in passato e in genere queste cose tendevano a ripetersi.

     
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    E un laboratorio nella Tana sia; le voci corrono, i sussurri esalano dagli ultimi respiri, la conoscenza filtra dal basso di pari passo con un moto contrario d'oro e di favori. Zygoin aveva un laboratorio nella Tana. Tra gli alchimisti. Una bottega di cianfrusaglie chimiche e di reagenti alquanto... delicati: tutto quello che potresti desiderare alla misera distanza di un sorso.
    Questo, almeno, è il vociare diffuso dei derelitti stanziali a Sud. Tu che sei un'Eversore -tu che hai fonti d'informazione assai più affidabili- sai che il laboratorio è sempre il solito; sia chiaro, per te è una novità. A ben vedere, è una novità quasi per tutti: quella stamberga di legno mezzo marcito, all'angolo tra il cardo del Distretto delle Luci ed una laterale di poco, pochissimo conto, l'hanno vista si e no altri tre colleghi. Due dei quali conosci bene. Il terzo invece... beh, diciamo così: sai soltanto che ne è uscito vivo. Che fine abbia fatto poi, non è dato sapere (però noti con certa inquietudine come Wydwen si sia dissolto pochissimi giorni dopo un'innocente caccia al tesoro entro il reame dello spregevole mutante).
    Si diceva, comunque, che la meta del tuo girovagare non è nemmeno difficile da trovare, dato che oramai la conoscono tutti (anche quelli che non dovrebbero). Ma tant'è... il suo proprietario è sparito da così tanto tempo che, pur essendo stato un elemento terribile -uno di quelli dal quale guardarsi bene, da non disturbare e soprattutto col quale non avere MAI nulla a che fare, specie per il proprio bene- ora nemmeno il suo ricordo incute più alcun tipo di timore. Zygoin è uno spettro del passato ed i più annegano lo ieri nel torcibudella cerebrolitico dell'indiscussa bettola al centro del Bazar. Roba che non ricorderebbero quello che gli hai raccontato mezz'ora prima -roba che, forse, farebbe comodo per coprire le proprie tracce volesse qualcuno tentare l'eventualità di prospettiva di una fuga.
    Ritornando ancora in tema (ed evitando, magari, di perdersi in chiacchiere), tutto ciò che è rimasto a testimonianza dell'attività dell'alchimista glauco è una sciocca canzoncina, un motivetto biascicato tra l'euforia dovuta ai fumi dell'alcol e l'arroganza tipica di chi ignora la verità che lo circonda. Qualcosa affatto raro da udire per i bassifondi di una città ch'è interamente una periferia in degrado. Perchè «Il padrone non c'è. E' andato via. Casa sua ora è casa mia.» riecheggia di angolo in angolo come un richiamo per chi volesse approfittare di quella definitiva assenza, perchè -sì, anche questo è risaputo- da quando il biomante ha levato le tende (qualcuno dice persino che sia morto, alla faccia degli intrugli e delle pozioni rigeneranti che sapeva preparare!) la sua baracca è diventata niente meno che un piccolo covo di sbandati. Una sorta di rifugio per i più ricchi tra i poveri e per i più forti tra i deboli. Un sicuro baluardo per i folli abbastanza imprudenti per non sapere che, prima o dopo, il prossimo boss locale verrà a requisire per sè la magione abbandonata. Dopotutto a Merovish gira così: ciò che è tuo ora è mio. Non hanno fatto così anche loro, proprio con questo fatiscente immobile?
    E tu? Tu che farai? Le voci corrono, per la Tana. Le Voci osservano, viscide come ombre ed altrettanto onnipresenti. Si dice che chi dorme non piglia pesci, che chi non risica non rosica. Si parla di cogliere l'occasione e di battere il ferro finchè è caldo. Saggezza popolare vuole che ogni lasciata sia persa -e tu non vuoi perdere l'occasione di vendicarti su quell'insulso, psicotico, ingiurioso rifiuto delle profondità marine, giusto? Nemmeno a dirlo, poi, quei quattro (forse è più corretto dire quella dozzina-e-mezza di) balordi accampati nei locali del fu mutante osceno non può affatto impensierirti! Hai una potenza di fuoco scandalosamente superiore, oltre ad un addestramento, la determinazione necessaria e tutto il diritto di fare irruzione lì dentro e scacciarli in malo modo.
    Perciò... che aspetti? Can che abbaia non morde. E loro sono, invero. piuttosto rumorosi. Loro.


    Edited by AnimeHunter - 15/9/2018, 11:09
     
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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
    Tempo Presente



    "..Quindi arrivai al suo Laboratorio" - proseguì spiegandogli sia i motivi per cui si era soffermata più del dovuto a Merovish. Non scese troppo nei dettagli di ciò che non seguiva il tema centrale, si limitò ad accennare un incontro all'Arena Nera. Non si soffermò nemmeno su ciò che fece dopo la missione Red Gold. Le era sfuggito di mente come si era messa, per brevissimo tempo, sulle tracce del "re dei goblin" e dell'incidente con Caccola.
    "Non sapevo che aveva fatto sparire le sue tracce" - spostò lo sguardo su uno dei mobili della parete. Poi si perse segnando un arco parabolico verso il basso e tornò a fissarsi prima sulle sue ginocchia, poi su Dimitriy. Quando vide lo stato decadente del Laboratorio, aveva capito che c'era qualcosa che non tornava. Dopotutto lei non poteva mica sapere dei progetti di quello sporco biomante. Anzi, ad essere più corretti, l'aveva incontrato in un luogo impensabile: a Est. Proprio così. Durante la sua "pausa", la bionda si diresse nel presidio orientale per visitare la tomba di sua madre. Ignorando ciò che la sconvolse lì e il successivo attacco da parte di un necromante. Accadde un fenomeno molto strano ma reale. Sembrava che fosse tornata bambina e lì incontrò Zygoin in una forma quasi primordiale. Molto più piccolo di lei, quella volta le ricordò di non fare il suo nome in pubblico, di non rivelare la sua identità. Non si chiese i motivi e accettò di comportarsi bene. Dopotutto le questioni personali dovevano rimanere personali. Nessuno doveva sapere niente.
    "Era in malora e pullulava di insetti" - lo sguardo serio creava l'atmosfera giusta di quel racconto. L'ambiente tipico di una strada malfamata con alcuni fumi di gas sconosciuti, probabilmente prodotti da composti alchemici. E lì, la porta in cui decise di fare irruzione.
    "Naturalmente non mi tirai indietro e proseguì" - perché era venuta lì per un motivo preciso e qualche Voce nel vuoto non l'avrebbe intimorita e distolta dalle sue ragioni. Si tirò una ciocca dorata indietro e andò avanti con la storia che tanto le urgeva narrare.
    "Entrai.."

    Luogo: Merovish - La Tana
    Tempo Passato



    La tipica legge merovisha messa in atto. Avevano detto che lui non c'era, balle. Avevano affermato che quel posto ora apparteneva a loro, balle. Mi voltai da un lato all'altro di quella strada abbandonata. Voci da ogni angolo, Voci nell'ombra, Voci infami che credevano di potersi porre al mio stesso livello. Necessitavano di rimembrare la loro posizione in gerarchia. Inoltre, avrei semplicemente rispettato ciò che era tanto in uso da quelle parti. Un colpo d'arma da fuoco si levò nel cielo.
    "Silenzio!" - sentenzio. Fermi, dovevano stare zitti, fermare i loro abbai, strozzare le loro Voci. Altrimenti l'avrei fatto io senza esitare una seconda volta.
    "Spegnetevi Voci o ci penserà la mia a coprirvi!" - non poteva uscirmi una frase migliore. Le mie Ember Celica fremevano dalla voglia di sputare offese. Mi sento indignata e innervosita da come si sono posti. Vorrà dire che con la forza strapperò ciò che credono sia ereditario a loro.
    Un secondo colpo della stessa arma accompagna il cozzare del mio pugno contro la porta. La sfondo, faccio irruzione. Non bado di certo alle parole dei servi bugiardi. Ho bisogno di vedere coi miei occhi, di accertarmi e ricercare la verità. Quelle parole, non lo nego, creano una lieve inquietudine in me, non abbastanza da tenermi fuori dalla dimora di quella viscida e vergognosa creatura. La scoverò, controllerò da cima a fondo questa baracca in malo stato. Se qualcuno si azzarda a bloccarmi la via, lo distruggerò come qualsiasi ostacolo ho fatto finora. Sono vicina a scoprire tante cose e a riparare ad uno dei tanti torti subiti. Non può sfuggirmi, già mi è scappato una volta, quand'ancora non avevo la chiara intenzione di farmi valere, di riappropriarmi della mia dignità. Mi trovo in campo nemico, anzi..sono sempre stata nella proprietà dei miei nemici. Sono troppo precipitosa, a volte..ma ogni passo che faccio è una conferma al mio errore principale. Ad ogni metro percorso sento, dentro di me, il richiamo a tornare sulla mia strada, a seguire la mia natura.
    In tutta questa oscurità, brillerò. Ne sono più che certa!
     
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  5. _MajinZ_
     
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    Dimitriy ascoltava in silenzio le parole della biondina, senza tuttavia prestarvi la totale attenzione... i suoi pensieri al momento erano altrove, anche se non troppo distanti dall'argomento. Zygoin, era lui il centro del discorso. Perché non era sorpreso da quella discussione? In genere quando si parlava di un sottoposto incastrato in situazioni losche, si tendeva a preoccuparsi e a pensare il peggio, ma non in questo caso. Il biomante non era nuovo a situazioni di questo tipo, da sempre i suoi modi di fare erano avvolti dal mistero e riuscire a capire cosa passasse dietro quegli occhi senza fondo era praticamente impossibile. Il russo lo sapeva e lui stesso si era lamentato di questa cosa, quindi non si allarmò per niente.
    Il biondo era anche a conoscenza degli spostamenti del verde, ma visto il rapporto che intercorreva tra loro due, non si era mai interessato fino ad un certo punto... ma forse ecco, avvisare le altre reclute poteva essere una buona idea. Però non continuò a ragionare per conto suo, tornò quindi a concentrarsi completamente sulla ragazza, curioso di conoscere l'intera storia... anche se un'idea se la stava già facendo. Entrare nel laboratorio dello scienziato non era mai una buona idea, Dimitriy stesso lo sapeva e infilarsi la dentro senza permesso poteva rivelarsi letale, soprattutto se il padrone di casa non c'era.

     
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    E le Voci tacciono. Intimidite dal tuo ingresso in scena. Confuse dal baccano di cui sei artefice. Ignare del fatto che tu sia uno dei loro padroni.
    Le Voci tacciono perchè è la tua a parlare. Grida ordini. Lancia minacce. Si fa presente in quella stamberga che non ne ha viste altre da molto tempo.
    Le Voci tacciono e ti lasciano pieno spazio: cosa farai, ora? In quell'unica stanza di cui si compone l'interno non c'è che un vecchio tavolaccio smangiucchiato dall'usura e dai coltelli, più a lato s'intravede pure un'armadio a muro ormai senza ante nè più ripiani. C'è una scala che dovrebbe portare ad un soppalco, ma gli scalini marciti si sono spezzati sotto il peso di un incauto sperimentatore.
    E poi, ovviamente, uno scivolo sul lato opposto del caseggiato: è diventato una sorta di magazzino a cielo aperto di tutte le suppellettili distrutte, un luogo dove stipare sedie prive di gambe, porte sfondate, rifiuti edili quanto organici. Una discarica entro la casa. Ma, ad una sola occhiata di più, è ben ovvio che quello scivolo conducesse in un qualche seminterrato.

    La tua esperienza racconta che i cunicoli sono la reale sede degli esperimenti del viscido mutaforma, il tuo sesto senso t'avverte di startene lontana. C'è qualcosa là sotto. Più di qualcosa. Ed è là che vuole condurti il tuo desiderio di rivalsa: nonostante la barricata di legno e metallo, nonostante gli attuali inquilini si fossero ben guardati dallo scendere in profondità, nonostante lanciarsi nell'ignoto sia senz'ombra di dubbio pericoloso.
    Ma tu vuoi entrarci. Devi. Vuoi sapere di più. Vuoi fargliela pagare. Ti deve un'umiliazione. Se non sei morta per quel fungo che ti ha infettato a causa sua, ecco che allora non ci sarà pericolo. O almeno, provi a convincerti che sarà così: sei forte, sei determinata, sei troppo ostinata per morire per una banalità del genere. Sei anche troppo giovane. Ma, soprattutto, sei troppo tenace per non gettarti contro il destino ed affrontare ogni rischio con la stolida consapevolezza che riuscirai a cavartela, in qualche modo.

    Alison. Alison da sola contro tutti. Alison trionfante, come sempre. Alison su tutti.

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    Sei riuscita a spostare quel poco che serviva per liberare un passaggio. Lo scivolo è ancora pesantemente ostruito, ma chinandosi sotto i rostri di legno e stando attenti alle schegge di vetro puoi raggiungere un'altra soglia socchiusa da un'asse sbilenca e senza cardini.
    In altre occasioni basterebbe un calcio, ma in quella brutta posizione ci vorrà un poco più d'impegno per spingere di lato la porta di fortuna. Anche questo, però, va presto a buon fine.

    Oltre c'è il buio. La stanza non ha finestre, come ti aspetteresti da una rimessa sotterranea. La poca luce che vi era di sopra non riesce a filtrare attraverso il cimitero di macerie che tu, invece, hai saputo superare.
    C'è freddo. Molto freddo. Quasi innaturale, considerata la poca distanza che ti separa dal piano superiore. E silenzio. Una quiete negativa, una pace sospetta. Anzi, di più: una calma inquietante e colpevole, un'oblio ad essere più precisi.
    Un brivido ti scende lungo la schiena. Le armi sono pronte, i nervi pure. Ogni scricchiolio rischia di tramutarsi in uno spavento e la prima volta che uno degli inquilini abusivi si azzarda a parlare lo zittisci per sempre.

    Passo dopo passo ti addentri in quell'abbraccio umido e tetro, perdendo rapidamente il senso delle dimensioni: sbatti contro quello che sembra un'altro tavolo consunto, inciampi su di uno scalino mobile, ti aggrappi fortunosamente a qualcosa che pende dal soffitto. Sembrano liane. Stralci d'edera. Capelli vegetali. Nulla che non ti aspettassi dal covo del biomante. Ma poco dopo averle strattonate quelle si ritirano, muovendosi per allontanarsi da te.
    Altri rumori. Forse topi. L'eco di un tonfo rimbalza da lontano. Il soffitto crepita frenetico. Un'appendice bagnata di sfiora mentre ti chini. Orrori si risvegliano nelle tenbre. Un urlo si spiega dal piano di sopra. Terrore. Ed un respiro gelido sul collo ti fa accapponare la pelle.

    Benvenuta nei laboratori di Zyg. Vuoi fare un gioco con lui?


    Edited by AnimeHunter - 24/6/2016, 20:03
     
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    Terrore



    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
    Tempo Presente



    "..C'era una puzza incredibile ed era pieno di non so cosa, probabilmente stronzate e merda simili" - preferì non spiegarne i dettagli, sia perché non aveva un ricordo così perfetto e surreale della stanza, sia perché questa parte del racconto è la meno importante, a detta sua. Non era così facile immergersi nei ricordi più bui. Ciò che vide là sotto al laboratorio di Zygoin è stata un'esperienza davvero..orribile. Quasi traumatica. La missione Red Gold al confronto era al pari di un horror di serie B. Lì non era stata accompagnata, nessuno sapeva del suo arrivo. Delle sue decisioni. Tutto in segreto e quando giunse e s'infiltrò, dovette fare i conti da sola. Come se fosse entrata in un'attrazione di paura da sola. Pericoli, scherzi, giochetti, spaventi ovunque. In ogni angolo.
    "C'erano delle scale che portavano in alto.." - si bloccò un attimo ripensando di nuovo a come si era mossa quella volta - "..No, a dire il vero non portavano da nessuna parte: mancavano i gradini" - gli occhi rivolti in alto e a lato, come segno di rimembranza. Annuì lentamente, per un attimo incerta, poi annuì una serie di volte rapidamente, dando conferma di essere sicura al cento per cento.
    "Si, è andata così. C'era una specie di scivolo che portava verso un piano sotterraneo, sono andata per quella direzione" - perché ormai la verità non sta dove c'è la luce, bensì dove l'oscurità di addensa. La verità è chiara, disse qualcuno. Per esperienza della pugile, pareva davvero il contrario.
    "Guarda, per poco mi stavo cagando addosso, te lo giuro" - lo guardò male nel dire ciò, fissando i suoi occhi sulle labbra del biondo, controllando che non si smuovessero nel più piccolo e impercettibile sorriso.
    "Se ridi te ne do tante, è stato orribile..c'erano cose strane ovunque, rumori improvvisi, liane che si muovevano da sole e poi.." - staccò per un momento lo sguardo da lui. Abbassò il tono della voce, si sistemò sulla sedia avvicinandosi verso Dimitriy, cercando involontariamente di ricrearne l'atmosfera.
    "Alle mie spalle c'era qualcuno.."

    Luogo: Merovish - La Tana
    Tempo Passato



    Come immaginavo, non avrei avuto nessun tipo di impedimento. Nessuno poteva fermarmi. Né loro, né lui. Proseguì senza esitare, più decisa che mai. L'interno era impregnato di un forte odore. Non so distinguerlo, credo sia un misto di tanta roba: rifiuti d'ogni genere. Questo posto era davvero messo male, sopra era aperto e dentro pareva peggio di una discarica. Porto una mano al naso, sospiro e mi faccio forza. Dovevo abituarmi in fretta all'odore, presto ne avrei sentito un altro, un odore non captabile dai sensi. Osservo bene la stanza: ci sono delle scale che portano ad un ipotetico piano superiore, tuttavia su alcuni punti gli scalini mancano, sicuramente ceduti. Non avrei trovato nulla andando verso l'alto, qualcosa mi dice che devo scendere. Scendere verso quello scivolo. Non ci sono altre strade, mi dirigo lì e presto incappo in un piccolissimo problema. Sto attenta ai vetri. Scalcio una volta e mi accorgo di quanto sia difficile aprire definitivamente questo varco.
    "Merda.." - Ripeto con più forza, con più impazienza e rabbia. Mi sento sollevata e mi immergo presto in questa inquietante oscurità. Le mie armi sono attive, un braccio teso in avanti. Per quanto sembri disabitato, non mi sento per niente tranquilla. Il dubbio mi assale per qualche secondo lasciandomi impietrita. Forse non sarei dovuta venire qui, sono stata troppo precipitosa?
    Scosso col capo e mi riprendo in fretta la determinazione che ho rischiato di perdere. Ormai sono qui, tanto vale proseguire. Un groppo alla gola, ho un po' di paura. Oltre a vederci poco, mi sento sotto pressione. Il mio respiro è irregolare, questo odore..è paura, ne sono conscia. Proprio per la mia coscienza che costringo i miei piedi a proseguire con estrema lentezza. Provo a vedere oltre l'oscurità, tenendo il braccio teso sempre in avanti. Sbatto improvvisamente su qualcosa, il mio battito accelera, porto rapidamente le mani presso la vita. E' solo un tavolo. Un groppo alla gola, devo calmarmi. Non devo farmi intimidire..espiro lentamente e vado avanti. Inciampo su un gradino, ma fortunatamente evito la caduta aggrappandomi a qualcosa. Non so bene cosa siano..liane? Hanno una consistenza strana, non riesco a riconoscerle. Tiro appena e queste si muovo con vita propria ritraendosi verso l'altro. Dev'essere opera sua, uno dei suoi tanti esperimenti. Fa anche abbastanza freddo, io odio il freddo. Avverto un rumore, mi blocco, c'è qualcuno ne sono certa! Non so dove, mi sento nervosa. Guardo ovunque, qualcosa mi tocca. Qualcosa mi tocca! I miei muscoli non rispondono, sono troppo tesa..sento un respiro gelido sul mio collo. Ho un sussulto.
     
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  8. _MajinZ_
     
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    Il racconto di Alison continuava e il tono iniziava a diventare sempre più cupo, come a sottolineare ancora di più l'inquietudine provata durante il suo “viaggio”. Dimitriy non ne era per nulla impressionato, semplicemente riusciva a immedesimarsi completamente in lei... perché quelle sensazioni le aveva provate a sua volta quando aveva messo piede in quel posto. Quello era un Inferno peggiore della stessa Merovish, il che era una verità abbastanza pesante. Comunque non ricordava molto bene l'ambiente, anche se lo scivolo se lo ricordava bene: era un dettaglio particolare, che poteva anche passare inosservato, ma in quella situazione a pensarci bene aveva davvero molto senso.
    Non vedo il motivo per cui dovrei ridere.
    Commentò serio il biondo, non tanto per la frase che poteva essere benissimo una battuta, conoscendo il carattere della Lettera, ma per il fatto che lui conosceva benissimo quelle emozioni da lei provate. Poteva sembrare un tipo coraggioso, che riusciva sempre a mantenere la calma... ed era così il più delle volte, ma non quando si entrava senza permesso nel laboratorio del biomante. Zygoin sapeva essere terrificante.
    Ci sono stato anche io.
    Ammise, continuando poi l'ascolto fino al punto critico. Al colpo di scena: qualcuno l'aveva appena sfiorata, una presenza alle sue spalle che le fece gelare il sangue nelle vene. Chi mai poteva essere? La biondina non era poi così brava a raccontare le storie, visto che il biondo aveva già capito chi era il colpevole.

     
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    Nemesis_of_Reason
    Esattamente. Qualcosa ti tocca. Qualcosa.
    Viscido, gelido, impossibile. Emozioni miste ti sconvolgono, facendo vacillare la tua determinazione sotto i colpi della ripugnanza. La mano si ritrae, mimando quel che le presunte liane han fatto poco prima. Eppure, giusto un istante più tardi, ti rendi conto dell'assurdita' della tua azione: ciò che ti ha toccato era alle tue spalle. Non davanti. Perchè allora ritrarre il braccio? Perchè non fuggire diritto davanti a te, in quel buio pesto ed impenetrabile? Perchè rimanere bloccata al tuo posto, rigida e con dei muscoli che non rispondono più?
    Oblio. La vera ragione risiede nel nulla che ti tempesta la testa, nel silenzio che sopraggiunge quando le tue prime emozioni si sono chetate. Appena quel rapido contatto si instaura la tua mente sbianca vuotandosi d'ogni pensiero, lasciando desolata la tua persona ad un livello che non credevi possibile. E, di fatto, tramutandoti in un guscio vuoto senza più priorità -in una marionetta di carne cui son venuti meno i fili della volontà.

    Cosa resta di Alison? Delle sue memorie? Dei suoi propositi di vendetta?
    Niente.

    Il buio avvolge tutto, spegnendosi nel suo sguardo vitreo ed assente.

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    Altri prima di te han saggiato l'oscuro potere che il mana nero aggiunge alle creazioni del Biomante -altri, sventuratamente, hanno sperimentato in prima persona le nuove distorte derive cui il Mimeoplasma si dedica in gran segreto. Perchè Zygoin, pur essendosene andato dalla sua anonima bottega del Distretto delle Luci, non ha mai davvero smesso di perseguire quella branca d'intenti tanto affine al Kuthiano quanto invero lontana dai suoi modi: privo d'anima ma egualmente interessato alla manipolazione altrui, l'ex-tritone ha mantenuto operativa una piccola sezione del laboratorio sotterraneo e lì -rimestando tra le pozze rigenerative della sua scienza, le arti occulte di un certo Castigo, il campo psichico dell'ultima violacea visitatrice (che ben conosci, mi dicono!) nonchè la masnada di cloni pur se col ruolo di meri esecutori- ha portato a compimento un progettino mica male benchè dai contorni assai sfuggenti.

    Quel qualcosa di cui hai fatto la conoscenza, invero.
    La Nemesi della Ragione.

    Il suo nome, in effetti, è un paradosso. Ma quel che il nome scoperchia è tale da zittirti e, per opera del biondo assassino, chiederti qualche breve istante per elaborare. Dimitriy sa. Aveva rimosso, eppure quella consapevolezza riemerge d'impatto e -da come ti scruta- è evidente che quel medesimo orrore l'ha provato pur lui. Anzi: unendo i vari tasselli giungerà senz'altro attendere alla sicurezza che è questo l'esatto motivo di tanti buchi oscuri per ciò che concerne la sua conoscenza di Zygoin. E' stato proprio quest'ultimo a spiegare al Bloodletter il significato, la natura e le funzioni di un tal guardiano del laboratorio -nientemeno che in quell'occasione di gioco durante la quale Zyg voleva far pagare Wydwen per la sua stolta e dannosa infantilità. Ma da allora -da quel primo contatto- nulla era più riemerso. Sepolto. Sperso. Obliato.

    Dopotutto un solo concetto permane al tocco della Nemesi della Ragione -un solo barlume di sanità riesce a farsi strada oltre l'azione deleteria che quell'orrore produce nella proprie vittime:

    Words describing it fail. Pages relating it shrivel. Tales recounting it end.

    E così è. Anche oggi. Come ieri.
    Dimitriy si alza dalla sua scrivania, ti si avvicina, ti scruta: non sa bene come comportarsi, eppure la sua umanità trova spazio in quel vuoto che vi accomuna e -cercando un abbraccio- avvicina la sua bocca al tuo orecchio per sussurrarti parole di conforto.
    Ma tutto quel che ne esce, invece, assume i connotati di un delirio dal quale il Russo non è mai riuscito a liberarsi e che -dissepolto dalle folli acque nel quale era infine annegato- tornerà a tormentarlo per i giorni futuri:

    «Le parole per descriverla non esistono.
    Le pagine che ne parlano avvizziscono.
    I racconti su di essa finiscono all'improvviso.»

     
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