Un lich, un ghoul e uno scheletro entrano in un bar…

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    E' bello, per una volta, guardare il pavimento e poter pensare che non c'è un bordo. Sono d'accordo. Finalmente posso ubriacarmi senza rischiare di barcollare e cadere da quella fottuta isola volante. Tu puoi ubriacarti? In realtà no. Non ho lo stomaco. Però potrei bruciare dell'alcool. La cosa avrebbe un effetto simile, di sicuro! Non sono certo che la combustione funzioni così. Chi è lo scienziato, fra noi due? Direi che in due non arriviamo a livello di Wakefield.
    Per tornare al discorso di prima, ci troviamo... uhm, dove siamo? La so: Bloodrunner. Ci troviamo di fronte a capitan Ovvio. "AH!" E vediamo il nostro protagonista non capire l'allusione e tirare fuori il fucile. Da quando hai un fucile? Abbassalo, deficiente, che siamo in mezzo alla gente. Quale allusione? Che sei tu capitan Ovvio. E da quando sono capitano? Correggo: ci troviamo di fronte ad un idiota. Ma cos'è, oggi, la giorn- aaah. Questa l'ho capita. Comunque, dicevi? Il fucile, si. Bello, eh? L'ho costruito. Ho scoperto che finchè non descrivi quello che faccio, mi esce piuttosto bene. Non ne dubito. Era sarcasmo, quello? Ci troviamo al Bloodrunner. Sul dove di preciso ci sono dei dubbi: voci di corridoio dicono che ci troviamo davanti ad una taverna di qualche genere.
    Hey, cos'è questo silenzio? ...uhm, non sento alcuna voce, quantomeno, nessuna diretta a noi. E non siamo in un corridoio, ma in una strada. E' più che evidente che nella discesa da Laputa - ultimo luogo nel quale lo abbiamo lasciato - il nostro tanto bello quanto intelligente protagonista abbia subito dei gravi danni cerebrali... e aspetta, credo di stare male anche io: non avevi UN solo coso meccanico al seguito? Ah, ma è semplice. Come hai detto, sono tanto intelligente quanto bello - e quindi ho raccolto materiali in quel posto dove siamo arrivati non appena scesi da Laputa, e li usati per costruire il mio secondo costrutto! L'ho chiamato Sinistro. E ho rinominato il mio altro drone. Lasciami indovinare: lo hai chiamato Destro. Oppure Allegro. Avevo pensato al secondo, ma non è sufficientemente avido. Quindi si, si chiama Destro. La creatura antropomorfa di cui stiamo seguendo le disavventure rinfondera il fucile nella sua custodia - sulle spalle - e torna a svaccarsi contro la parete con tutta l'eleganza di un branco di tapiri, dimostrando di essere più che degna del titolo di eroe.

    Quindi, qual è il piano?
    Quale 'piano'?
    Insomma. Il piano. I progetti. Cioè, cosa vuoi fare? Eh. Che diamine vuol dire 'eh'? Vuol dire che lo so, ma non si può fare. Eh? Beh, sai. Conquistare il mondo. ...ah. E' strano, sai? Sei serio, eppure non hai bruciato alcool. Certo che sono serio! Insomma, sono immortale, no? Se continui a dimenticarti di applicare l'antiruggine sulle tue articolazioni, no. Sii serio per un attimo! E' difficile, con te come protagonista, considerando sopratutto che stai continuando ad interagire con me! Quanti protagonisti hai visto interagire con il loro narratore? Uhm... n-non lo so? Comunque, lasciami finire. Sono immortale, quindi ho tutto il tempo del mondo. Ma anche quelli dall'altra parte - I tuoi vecchi datori di lavoro, dici? - hanno tutto il tempo del mondo, e prima o poi capiranno come arrivare qui. E si diranno, 'cosa ha fatto per tutto quel tempo quel lich di ferro? Ha per caso conquistato e portato gloria a Padre Toruk? No! Si è mescolato ai villici! Svitatelo e fate di lui dei posaceneri pacchiani!'

    Uno dei due costrutti prende improvvisamente vita, correndo in circolo davanti al proprio padrone, seminando la confusione in mezzo alla folla vicino alla taverna. O meglio, al bar. La gente si fa da parte lanciando improperi di ogni genere contro l'imbecille che ha deciso di lasciare correre sul marciapiede una simile creatura simile mezzo, obbligandola a farsi da parte. Che stronzo. Guarda che sto parlando di te, eh. Comunque, stavo pensando di mettermici seriamente. A conquistare il mondo, intendo. Non per deprimerti, ma non hai neppure una vaga idea di quanto questo mondo sia grande, e beh, non credo esattamente tu abbia le caratteristiche adatte. Cosa stai insinuando? Più che insinuare, vorrei sottolineare il fatto che hai il carisma di una scarpa bucata, la forza fisica del paralitico medio, e non capisci le cose quando ti vengono dette usando parole troppo lunghe. Si, ma ho anche dei difetti. Era per questo che sono in dubbio. Insomma, non so neppure da dove cominciare. Hey, io sono un narratore. Non posso darti consigli.
    Segue un lungo silenzio, appena disturbato dal rumore delle imprecazioni.

    Perchè siamo venuti qui, comunque? A parte quei robot assassini ai quali sei sfuggito fingendoti un rottame, non è successo nulla di degno da raccontare, nulla che giustifichi la mia narrazione. Chi avrebbe mai detto che i robot fossero così stupidi? Forse la loro dieta manca di ferro. Quella battuta era terribile. Ti stai rammollendo. Nah, sono sempre duro - come il ferro! HA HA HA! No, sto parlando seriamente. Dovevo incontrare un tizio, qui. Kagami Kagato. Una cosa del genere. Che nome terribile. Mi chiedo se sia vivo ancora. I mammiferi hanno questa brutta abitudine di morire. Almeno noi non dobbiamo versare dell'olio sugli ingranaggi per non bloccarci ogni giorno. Sei sicuro il bar fosse questo? Certo che no. Eh beh, scemo anche io a chiedere.
    Ed allora eccoci al Bloodrunner, mentre osserviamo il nostro protagonista entrare in un bar apparentemente casuale, seguito dai suoi costrutti. Certo che potevi sceglierne uno con un nome più allegro, eh. "Il Grumo" mi fa un po' schifo, ad essere onesti.
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Anche se il nome preannunciava cose brutte, il Grumo era un locale di tutto rispetto che non aveva nulla da invidiare a nessun altro locale della zona. Entrando nella tavola calda si veniva accolti da una simpatica signorina... che al momento era scappata via a gambe levate. Forse era meglio descrivere l'arredamento. Dunque, il pavimento era la classica scacchiera in bianco e nero, il soffitto invece era un mosaico di quadrati bianchi e sbrilluccicosi, attraversato da una serie di neon. Sulla sinistra si apriva una lunga vetrata che dava sul parcheggio, e accanto ad essa si allungava una serie di poltroncine rosse e tavolini bianchi, che facevano ad angolo con il fondo della sala. Sulla destra invece c'era il bancone, con tanto di sgabelli davanti e cucina sulla parete opposta. Al momento c'era solo un dipendente. Era alto, nero e pelato. Largo anche. E possente. Con dei ganzissimi occhiali da sole. Indossava anche un grembiule a scacchi bianchi e rossi.
    E subito iniziò a guardare male il nuovo arrivato, soprattutto perché a causa dei suoi scarichi puzzolenti, stava intossicando tutte le persone presenti al momento. C'era chi urlava e chi lacrimava dagli occhi. Ma la montagna non si scompose: aveva una soluzione per tutto. Afferrò un telecomando e la ventola della cucina iniziò ad aspirare tutti i gas di scarico, rendendo l'aria leggermente più respirabile.
    Desidera ordinare?
    La sua voce era potente, in grado di attirare l'attenzione di chiunque. Non sembra poi così contrariato dalla presenza dell'ammasso di ferraglia, anche perché indossava gli occhiali da sole ed era impossibile scorgerne lo sguardo. Proprio accanto a lui, però, seduto su uno sgabello c'era anche un ragazzo: aveva dei lunghi capelli biondi, vesti scure e dei guanti bianchi ne nascondevano le mani. Era intento a mescolare quello che sembrava del tè, e accanto ad esso si intravedeva un piatto con una fetta di torta sopra, a cui mancava qualche boccone. Nemmeno lui sembrava così infastidito, voltandosi solo dopo diversi istanti.
    Benvenuto al Grumo. Le direi di ordinare la torta di fragole, ma ho come l'impressione che uno come lei non apprezzerebbe.
    In effetti non aveva mai visto nulla di simile, un ammasso di ferraglia che per chissà quale motivo riusciva a muoversi, con tanto di fuoriuscita di fumo nero e maleodorante. Ad ogni modo dubitava che un simile costrutto avesse una lingua per assaporare e uno stomaco per digerire... ma non si poteva mai sapere!

     
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    Che taverna bizzarra. E' perchè non è una taverna. Te l'ho già detto: si chiamano bar. Non mi importa come si chiama, se ha le piastrelle al pavimento ed al soffitto e delle poltroncine orribili rosse. Sembra un luogo di perversione! Da quando sei un puritano? E sopratutto, che te ne frega? Insomma, sei uno scheletro. Ma ho una mia dignità. Hanno pure un negro al bancone! Razzismo. Perchè non sono sorpreso?
    Naturalmente, il nostro protagonista non si scompone. Non tanto perchè ha un largo autocontrollo, quanto perchè non ha una faccia, e di conseguenza trova difficile mostrare una qualsiasi espressione. E poi dici che io sono razzista. Cammina piuttosto con fare pomposo verso uno sgabello accanto al biondino che lo aveva appena salutato, bellamente ignorando l'omone di colore. Nero. No, si dice di colore. E' più politicamente corretto. Si, ma è di colore nero. Se devi dire le cose, dille bene. Non hai capito. Non è che si dice di colore nero, si dice 'di colore' punto. E come fai a distinguerlo dai gialli, dai rossi e dai blu? Si fa così e basta, ok? Il nostro alquanto molesto protagonista prende quindi lo sgabello, e con più difficoltà di quanta vorrebbe ammettere riesce infine a sedervicisi sopra senza inciampare nella propria veste. Rivolge uno sguardo fiammeggiante al ragazzino biondo - l'unico sguardo che si può rivolgere, quando la propria testa è un cranio pieno di fuoco - e quindi gli risponde.
    "In effetti non hai torto: non apprezzo la torta." Che frase contorta. La voce del nostro protagonista fa il possibile per suonareroca e pericolosa, ma il risultato ricorda quello che succede quando si parla dopo un giorno di arsura. "Certo un uomo. Dovevo incontrarlo qui." Evitiamo di specificare che 'qui' non sia 'al grumo' ma 'da qualche parte in questa città di svariati chilometri quadrati'. "Alto. Bruttino." La voce si abbassa. "Con un... boa... di piume...rosa." Poi si rialza leggermente. Ma non raggiunge comunque il livello di prima. "Ha affermato di chiamarsi Kagato Shūeisha Vattelapesca Weekly Shonen Jump Kagami." Non sono completamente certo che il nome fosse precisamente quello. "Lo conosci?"

    Edited by Gutek - 11/4/2016, 14:26
     
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  4. _MajinZ_
     
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    Dimitriy osservò lo scheletro di ferro per diversi istanti, restando sorpreso nel vederlo inerpicarsi su uno sgabello. Era di sicuro una scelta azzardata quella, per un essere di quel tipo non doveva essere facile lanciarsi in una simile impresa, anche perché le vesti che lo avvolgevano non aiutavano per niente... ma alla fine riuscì comunque a conquistare la vetta della seduta che, miracolosamente, rimase in piedi nonostante tutto quel peso. E il proprietario sperava che continuasse a reggerlo, di pezzi di quel genere ormai non se ne trovavano più. Nel frattempo i pochi clienti rimasti si erano rifugiati nella parte più distante del locale, fissando con occhi allarmati l'intera scena... loro si che erano spaventati, al contrario del biondo.
    Nemmeno lui però aveva mai visto una cosa del genere, ma su Endlos aveva imparato a non fermarsi alle apparenze e anche se quel coso di norma non dovrebbe avere una coscienza, stava parlando con lui mostrando una faccia di ghisa completamente inespressiva. Iniziò a parlare quindi, doveva incontrare un uomo e alle parole “alto e bruttino” il russo si voltò istintivamente verso il cameriere nero. Quest'ultimo lo guardò male, forse, limitandosi a sollevare la spatola per girare gli hamburger con fare minaccioso. Il biondo sorrise appena.
    La sera, qui attorno, girano molte persone con un boa di piume intorno al collo... ma non conosco nessuno con quel nome.
    Quella sembrava un'accozzaglia di nomi senza senso, una delle classiche scuse per fregare qualcuno non troppo sveglio. Purtroppo però una descrizione così generica serviva a poco, c'erano un sacco di travestiti alti e bruttini che lavoravano nell'angolo attorno al ferramenta... ma se già aveva rifiutato la torta, probabilmente il costrutto non avrebbe gradito neanche quel genere di sollazzo.
    Sai dirmi altro di lui?
    Domandò il biondo mentre posava il cucchiaino accanto al bicchiere, sull'apposito piattino, per poi portare il tè alla bocca e sorseggiarlo piano, visto che era ancora rovente. Quindi lo appoggiò nuovamente e attese di ricevere altri dettagli. Se doveva incontrare quella persona proprio al Grumo, allora doveva essere per forza della zona e magari l'aveva anche visto. Purtroppo non bastava un boa piumato per identificarlo, serviva qualche caratteristica in più.

     
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    Immaginiamo di divenire improvvisamente degli intrepidi esploratori del pensiero, di tramutarci, miei lettori, in una minuscola pulce capace di entrare nel cerv- nel cranio del nostro protagonista e di osservarne le elucubrazioni, i ricordi. Lo vedremmo che si sforza, che cerca di costruire un'immagine mentale del tizio che ha incontrato a Laputa. Lentamente, scrollandosi dalla nebbia che domina e riempie la mente del lich a vapore, come un titano dei tempi antichi, vediamo emergere una figura antropomorfa.
    Dalla frase che scivola fra i denti corrosi dal fumo possiamo farci un'idea dell'aspetto di quella figura.
    "Beh, aveva, uhm, due occhi, credo. E quattro arti. Un naso. Era alto, diciamo, fra il metro e settanta e i due metri, e pesava tra i settanta e i centodieci chili. E i capelli, uhm, era un calvo biondo. O forse castano. Non ne sono certo." Signori e signore: la memoria fotografica. "Ah, non so se possa aiutare, ma era coperto di pelle, credo rosa. Quasi sicuro, su questo ultimo punto. Diciamo, settanta per cento di sicurezza." Per inciso, è sorprendente come ti ricordassi quasi esattamente il nome, ma non riesca a ricordarti assolutamente come fosse fatto. Cosa stai insinuando? La mia descrizione era accuratissima! E improvvisamente, sorgono innumerevoli dubbi sul genere di compagnie con le quali il nostro odiato lich si fosse avventurato fino a quel momento.
    Altrettanto improvvisamente, un pensiero balena nel cranio del lich, concretizzandosi in una domanda. "Mnh..." Prima di porla, però, perde tempo a guardarsi intorno, come se solo in questo momento si rendesse conto di dove si trova. E' un bar. Sai, quel genere di posti dove la gente va, prende da bere qualcosa di alcolico, e chiacchiera con la gente. Si, so cos'è un bar. "Quiiindi, cioè, che posto è questo?" No, forse ti sfugge qualcosa. Se lo chiedi, vuol dire che NON sai cos'è un bar, e NON sai dove ti trovi. Oh, dai, sai anche tu che ogni taverna ha dietro una storia! Non taverna. B-a-r. Massì, taverna, bar, stessa cosa. Forse potrei pagare per un posto davanti al focolare. Sono relativamente certo che non ci sia un focolare, qui. Massì, da qualche parte ci sarà. In ogni taverna c'è un focolare.
    Mi arrendo.
     
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  6. _MajinZ_
     
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    C'era qualcosa di abbastanza inquietante nel comportamento dell'essere meccanico, le sue descrizioni infatti dimostravano quanto per lui gli esseri umani fossero un po' tutti uguali... esseri fatti di carne, con caratteristiche generali praticamente identiche tra loro. Dimitriy riconosceva tali comportamenti, ne aveva visto parecchi e ogni volta ciò gli faceva venire i brividi: non si parlava infatti di persone molto benevole con il prossimo. Forse però qui bisognava ragionare in maniera diversa, visto che alla fine era lo scheletro metallico a risultare davvero unico e non doveva essere facile vivere in un mondo popolato da esseri che in genere si somigliano tutti tra loro, chi più e chi meno. Una cosa era certa però, con una descrizione simile trovare la persona che stava cercando era impossibile, non c'erano vie d'uscita.
    Dunque, la tua descrizione sembra corrispondere con quella di un essere umano.
    Il biondo fece il punto della situazione, mandando giù un altro sorso di te caldo. Annuì appena, voltandosi nuovamente verso lo strano interlocutore.
    Ora sai dirmi il sesso? Gli esseri umani si dividono in uomini, come me e lui...
    Indicò se stesso e il cameriere nero oltre il bancone.
    ...e poi ci sono le donne, come lei.
    E questa volta indicò una signorina rifugiatasi in fondo al locale, che sentendosi indicata sgranò immediatamente gli occhi. Poi, chissà per quale arcano motivo, scoppiò a piangere. Chissà, magari aveva pensato che era lei il sacrificio per liberare il locale dall'infausta presenza. Il russo fece spallucce, tornando a concentrarsi.
    Se poi ricordi altri segni particolari, tipo cicatrici o altre caratteristiche fisiche, dimmi pure.
    La ricerca del misterioso individuo si faceva sempre più interessante e al sicario piacevano queste sfide, fare identikit infatti era una delle cose che più amava del suo lavoro. E poi da come parlava quel tizio, sembrava un totale alieno di quel mondo e il fatto che non sapesse l'utilizzo che si faceva di una tavola calda, rendeva il tutto ancora più interessante.
    Chiamarlo bar sarebbe un po' riduttivo, preferisco chiamarlo tavola calda. Qui la gente si ferma per mangiare un boccone, bere un caffè o magari scambiare qualche parola con qualcuno... alla gente piace stare in compagnia.
    Certo, mangiare e bere erano probabilmente cose completamente estranee a una creatura priva dello stomaco, ma magari conoscere anche questa realtà poteva aiutarlo a ricordare una fisionomia più dettagliata del suo contatto. Per il momento però avevano abbastanza cose a cui rispondere, quindi c'era ancora del tempo per tutto il resto.

     
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    L'unica cosa che posso dire è che esiste un momento giusto ed uno sbagliato per narrare una storia. Questo spiegherebbe la lunghissima pausa che ho avuto nei miei pensieri. No, quella si spiega con il tuo avere la stessa intelligenza di un wombato. Lo sguardo del nostro protagonista - due lucine baluginanti, verdastre, nel profondo delle sue orbite scure, annebbiate e annerite dal fumo - che fino ad un istante prima era vacuo, sfocato - perchè si, quando il nostro protagonista perde il filo del discorso, perde la propria attenzione, quelle luci si sfocano - ora, improvvisamente, riprende definizione, lucidità.

    "Ah. Si. Uomo. Sicuramente un uomo. Anche se, uhm. Gli uomini indossano boa rosa? Di piume." Guarda, te lo dico io: no, ma in quel caso si. "Comunque, uomo. Boa rosa. Altre cose non ne ricordo. A-hem." Un colpo di tosse - che ricorda vagamente il rumore di una pezzo di carta vetrata che viene sfregato contro una parete - ah, no, correggo, stava schiarendosi la voce. Eh, beh, dovevo capirlo dal rumore. "Ah, si, alla gente piace stare in compagnia, vero. Capisco." In realtà no. Come no? Beh, da dove vengo io, quando due lich di ferro si incontrano, o sono schiavizzati da un terzo lich, oppure il più abile dei due ucciderà l'altro, fagociterà la sua anima, e si approprierà di tutti i suoi beni terreni. Questo spiegherebbe come mai sei così paranoico! D'altro canto, non spiega perchè tu sia vivo. Non sembri molto abile. Ah, capisco: forse la tua terrà è piena di imbecilli. O forse sono molto bravo a nascondermi. Come ho fatto a non pensarci. D'altro canto, ho sempre preferito la compagnia di cose che ho costruito io stesso a quella dei miei pari. Come biasimarti: ti conosco da appena qualche anno e anche io mi sento a disagio a parlare con te.

    "Comunque, mi sembra un bel posto. Credo che mi insedierò qui. Insomma, questa zona sembra più civilizzata dell'orribile bosco dove sono approdato. O dell'isola volante. Avete del carbone, in questa locanda?" Tavola calda. "Si, in questo ostello."
     
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  8. _MajinZ_
     
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    L'unico segno particolare del misterioso individuo sembrava essere proprio il suo boa piumato, rosa per giunta, e la cosa poteva anche funzionare in una zona normale, una cittadina tranquilla dove una persona simile doveva risaltare per forza. Ma purtroppo questo era il Blood Runner e di tizi che andavano in giro conciati a quel modo era pieno. Ora, Dimitriy non capiva proprio cosa potesse legare uno scaldabagno semovente a un travestito... ma la cosa lo incuriosiva abbastanza. Non se ne sentivano tutti i giorni di storie simili e quando c'era l'occasione adatta, bisognava sfruttarla a dovere per restare sempre aggiornati. Una notizia del genere poteva fare la fortuna di ogni reporter, visto che le persone vivono dietro a questo genere di cose. Ma il buon russo non aveva intenzione di vendere la cosa alla stampa... anche perché quella era la nemica principale di ogni criminale. Se la stampa non parla di te, allora vuol dire che stai facendo bene il tuo lavoro.
    A volte alcuni uomini hanno dei gusti differenti, non è raro trovarne agghindati con dei boa. E purtroppo in questa zona ce ne sono tanti.
    Per sua sfortuna, trovare un tizio sfruttando quella descrizione sommaria, era come cercare un ago in un pagliaio e il biondo, per quanto fosse un asso nel rintracciare le persone, non poteva fare proprio nulla per aiutare il suo nuovo amico. Bastava solo una cicatrice in più o un tatuaggio per iniziare una ricerca, ma senza niente di tutto ciò era come provare a rintracciare una persona che non aveva il volto. Purtroppo però non era proprio questo il caso.
    Mi spiace, ma con così poche informazioni non so proprio come aiutarti.
    Il ragazzo mandò giù l'ultima sorsata di tè, mentre l'agglomerato di rottami faceva i complimenti alla città in cui era appena approdato... doveva venire da un posto davvero brutto se trovava il Blood Runner accogliente, ma forse quelli come lui avevano un modo diverso di osservare il mondo... bastava pensare a quel che aveva detto appena pochi minuti prima. Il biondo comunque rimase abbastanza sorpreso dalla richiesta di... carbone. Forse era di quello che si nutriva, a giudicare dal fumo scuro che ormai aveva annerito completamente i bocchettoni che aspiravano l'aria. Dimitriy si voltò quindi verso l'armadio in occhiali da sole.
    Abbiamo del carbone?
    L'omone nero si fermò dal lucidare il bicchiere, tic tipico di ogni barista che si rispetti, e dopo aver brontolato qualcosa si recò sul retro e dopo un paio di minuti tornò indietro, portando con se un simpatico sacchetto con disegnato sopra un cuoco sorridente.
    La serata barbecue sarà un problema.
    Sottolineò il pelato, ma il russo non rispose. Stava già pensando a qualcosa di molto più importante e utile, perché proprio come per le notizie, bisognava cogliere al volo ogni occasione che la vita ti proponeva. Anche la visita di uno straniero poteva rivelarsi proficua, soprattutto quando si aveva tra le mani qualcosa che l'altro bramava.
    Il carbone è raro da queste parti... che ne dici di fare un accordo?
    Domandò il ragazzo proprio quando le persone in fondo alla sala si rilassarono, tornando a discutere amabilmente tra di loro. Ogni tanto lanciavano qualche occhiata al boiler, ma vedendo che la situazione era tranquilla, non ci facevano più caso. Era proprio il momento più adatto per discutere un po' di affari.

     
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