Here Lies Martin

Algor Mortis ~ Fase I

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    I am the "who" when you call "who's there?"

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    Dove le rughe del Drago di Pietra di fanno più rade, dove Koldran si trasforma nell'Etlerth, dove le distese di ghiaccio e neve si fanno pianeggianti, proprio lì, nulla sussurra. Nulla striscia, nulla protrae il suo lento cammino oltre i confini che la Morte ha stabilito per alcuni di noi.
    Che strano.
    Dove sono gli eserciti di scheletri ambulanti che dovrebbero pullulare quelle terre? Oh, ma che domande.
    Non è forse proprio questo il motivo per cui siete qui?

    Al villaggio-senza-nome si parlava di hot-spot, punti ad alta infestazione di non-morti, ma anche di luoghi che le leggende sostengono essere stati la dimora di alcuni dei Re Lich, o ancora di montagne misteriose e castelli in rovina impregnati di magia. Ma si parlava anche di una zona verso Etlerth stranamente priva di morti viventi, o meglio: priva di morti viventi che se ne vanno a zonzo senza meta. Essi preferiscono bazzicare intorno alle rovine di un villaggio, come se stessero facendo la guardia a qualcosa.
    Perciò, Naya e Ian, siete stati gentilmente invitati ad andare a verificare. E' vero che i non-morti si concentrano in quel villaggio abbandonato? A cosa stanno facendo la guardia? E perché?
    Sono queste le domande alle quali dovete trovare risposta.

    Vorrei dire che il viaggio è stato piacevole, ma non è così: spostarsi per medie e lunghe distanze sulla neve con il vento freddo che sputa aria ghiacciata sulle vostre facce è, senza riserve, un vero schifo. Fortunatamente la vostra meta non è nel cuore dell'Etlerth, per cui bastano pochi giorni per raggiungerla.
    All'orizzonte, dove il bianco del cielo si getta in quello della neve, cominciano a vedersi le rovine di quello che una volta doveva essere un villaggio neanche tanto piccolo. Man mano che vi avvicinate notate i muretti divelti, scheletri di case fatte di pietre, portici, archi e muri crollati e quasi completamente sepolti dalla neve. L'unica architettura ancora in piedi è un campanile di pietre che si staglia verso quello che una volta doveva essere il centro della cittadina. Per ora nessun non-morto viene ad accogliere il vostro arrivo, ma scoprirete di non essere soli come pensavate: qualcun'altro è venuto a indagare, qualcuno che potrebbe essere venuto a conoscenza delle stesse informazioni che giravano al villaggio-senza-nome.
    Un vecchio, per la precisione.
    Chissà, magari potete fare amicizia.


    CITAZIONE
    Benvenuti! Innanzitutto specifico da subito che questa sarà una scena masterata più tradizionale, quindi -salvo diverse indicazioni- interverrò ad ogni giro di post per le direttive, pur cercando di lasciarvi più libertà d'azione possibile. Utilizzate pure il bando per fare domande se qualcosa non vi è chiaro, o se volete mettervi d'accordo su cosa fare. Al momento vi state avvicinando tutti e tre alle rovine del villaggio.
    @Khainian: hai carta bianca per quanto riguarda il modo in cui Asmodai è venuto a conoscenza della location.
    Nda: il vecchio delle ultime righe è proprio Asmodai.
    Turnazione: libera.
    Scadenza: 16 Aprile.


    Edited by Nyuu - 11/4/2016, 17:25
     
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    Da bravo militare aveva preparato tutto l'equipaggiamento necessario con largo anticipo: razioni di cibo, acqua, vestiti puliti, aveva testato le funzionalità della battlesuit, controllato il filo delle spade, recuperato una tenda... e scritto un mini-testamento, nel caso non fosse tornato. Per la precisione aveva lasciato a Nevan il compito di consegnare a Rudolf la valigetta che aveva prelevato dalla navicella, fornendogli una descrizione del suo compagno d'armi: moro, basso, cattivo, in genere volgare, con una coda di lupo attaccata alla cintola, disperso a Laputa. Aveva anche ribadito più di una volta che la coda di lupo non era una sua appendice, ma solo una parte dell'indumento. E no, l'indumento non era un costume da licantropo.
    L'idea di ripartire per l'Etlerth non lo entusiasmava affatto: ci aveva passato undici giorni, sopportando il freddo e la fame anche grazie alla presenza del suo principesco compagno di sventure. Recarsi di nuovo in quello che definiva "cimitero del Gufo Imbufalito zero-due" lo infastidiva, ma c'era ben poco da fare: dopo aver dato il proprio consenso doveva attenersi al piano e mettere a disposizione le sue capacità. Il lato positivo era che tutta quell'organizzazione lo faceva sentire operativo, in linea con la sua missione; Lo aiutava a pensare ad altro e a rimanere concentrato. La cosa giovava alla sua testa, dato che l'emicrania tendeva ad allentarsi sempre di più quando aveva un obiettivo da raggiungere.

    ~ • ~


    I due giorni di viaggio passarono alternando gli sbuffi e le chiacchierate amichevoli con Naya alla silenziosa constatazione di quanto facesse schifo quel posto. Come aveva già notato un paio di settimane prima, le uniche presenze erano il vento, il ghiaccio, il freddo e la disperazione. Da qualche parte c'erano anche le bestie feroci e la morte in generale... ma fino a quel giorno non avevano trovato tracce dell'una o dell'altra cosa - il che era un bene vista la scarsa distanza con la città in rovina che lui ancora si ostinava a chiamare come la sua capitale, Morningstar.
    Per proteggersi meglio dal freddo optò per estendere sotto i vestiti il Werepenguin, un espediente che unito agli abiti della sua epoca sarebbe dovuto riuscire a contrastare efficacemente il clima delle distese ghiacciate. Di fatto appariva come se le sue vesti fossero imbottite, senza quindi rendere visibile la battlesuit: indossava un paio di pantaloni tattici neri con delle tasche ai lati delle cosce, anfibi neri, la sua immancabile t-shirt, una giacca rossa chiusa fino a sopra il naso con una zip, un paio di guanti di pelle... ed un mantello estremamente pelliccioso con tanto di cappuccio, perché malgrado tutto sentiva ancora un freddo boia con solo la sua roba addosso.
    I vestiti termici erano rimasti nello zaino lasciato nella taverna del Presidio Errante, purtroppo, ed aveva la vaga impressione che non ne avrebbe trovati due al suo ritorno. Tra l'altro ripensando al suo dramma esistenziale, si accorse solo dopo un giorno e mezzo di cammino di aver dimenticato in camera le due monete che il principe gli aveva lasciato in caso di emergenza. Non che ne avessero bisogno, sperduti in mezzo all'Etlerth... ma qualcosa gli diceva che avrebbero fatto la stessa fine dello zaino, lasciate lì incustodite.

    «Comunque sia... io dico che è strano che non abbiano ancora raso al suolo la cittadina da cui veniamo.» Esordì dopo un lungo silenzio: le sferzate di vento si erano calmate, per fortuna. «Voglio dire...» E si fermò, aguzzando la vista. «Mmh. Credo che siano quelle le rovine, sai?» Disse a Naya, indicando i ruderi appena visibili in lontananza.
    Dopo essersi scambiato un'occhiata d'intesa con la ragazza continuò ad avanzare in silenzio, guardandosi attorno con circospezione: il paesaggio si disegnava sempre più, dando ben presto l'impressione di trovarsi in quello che un tempo sarebbe stato un villaggio di medio-grandi proporzioni. Il campanile, chissà perché, se ne stava ancora in piedi al centro di quella che presumeva fosse una piazza: era l'unica struttura ancora intatta, quindi tanto valeva darci un'occhiata. O almeno questo era ciò che avrebbe voluto fare Ian, che tuttavia si bloccò facendo cenno a Naya di fare lo stesso. In realtà era abbastanza sicuro che l'avesse visto anche lei il vecchio che si aggirava fra le rovine, tuttavia per stare sicuro preferì portarlo alla sua attenzione.
    Si voltò verso di lei, fissandola negli occhi. Il soldato aveva un'espressione... strana. Sembrava che il suo volto fosse divenuto serissimo tutto d'un tratto.
    Per chi lo conosceva, quella era la faccia da "non so se avere paura o essere contento perché non so cosa sto guardando". Per i più empatici spesso era presente anche la seconda parte della spiegazione, molto simile ad un "ti prego aiutami a comprendere", rappresentata dalle palpebre a mezz'asta.
    Ci furono degli attimi di silenzio interrotti solo dalle folate del vento.

    «Ma...» Esordì, con molta calma e tenendo un tono di voce impercettibile, quasi costringendo la sua interlocutrice a leggergli li labiale. «...quello a te sembra un lich?»
    Ecco svelato l'arcano: lui non aveva la più pallida idea di come erano fatti i lich. In compenso però sapeva che gli anziani normali evitavano come la peste di trovarsi in luoghi come l'Etlerth, il che rendeva strana la scena. Allo stesso modo, però, la mancanza di un esercito di non-morti lo rassicurava, favorendo la sua incertezza: dovevano assassinarlo? Era il caso di nascondersi e poi pedinarlo? Oppure sarebbe stato più opportuno puntare sulla cortesia e presentarsi? O magari era meglio una falsa cortesia, in cui uno si nasconde per colpirlo alle spalle mentre l'altro si presenta per distrarlo?
    Era confuso.

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    Edited by Catbert - 12/4/2016, 16:37
     
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    " C'e' un varco nel cielo.."

    I passi erano attutiti dallo spesso strato di neve che copriva il terreno per ogni dove, fin oltre l'orizzonte visibile tra una sferzata tagliente di vento e un momento di calma piatta.

    "..e' come lo squarcio nel mio cuore.. "


    Il cielo era candido come la neve sotto i piedi, difficile distinguerli non fosse stato per le piccole stelle di cristallo che sporadicamente danzavano al canto del vento. E con esso, anche Naya mormorava.

    " Sentirsi come una pietra in acque profonde.."

    Erano gia' due giorni che erano in viaggio, si', lei e Ian, il ragazzo biondo conosciuto alla taverna dello Shivering Skeleton. Ricordava ancora che poco dopo gli eventi bizzarri della locanda erano stati convocati per delle missioni di esplorazione, non sapeva se tutti o meno, e a loro due venne detto di giungere nelle piane dell'Etlerth in cerca di segni della presenza di non morti. Lo spunto da cui partire era un indizio: un villaggio apparentemente abbandonato in cui avevano notato che questi esseri vagavano spesso. Quanti fossero non si sapeva, ne' se fosse vero che albergassero prevalentemente in quel posto piuttosto che errare per le zone circostanti e oltre, non si conosceva nulla se non l'esistenza dello scheletro freddo e ghiacciato delle case in rovina che gia' di per se' poteva quasi dirsi qualcosa capace di essere rianimato con ostili intenzioni. D'altronde, meglio che niente o viaggiare a caso per un posto del tutto inospitale, Naya non sapeva dire se fosse peggio del Koldran.
    Un brivido la scosse, aveva ottenuto dei vestiti nuovi e caldi dalla sua ormai amica, o perlomeno cosi' avrebbe detto l'Astrai, Maryl, dei pantaloni spessi marroni e due maglie in lana e sottile pelliccia dal colore grigiastro e nero, sopra tutto cio' portava il suo ormai fidato manto usurato ma ancora funzionale. Pensandoci, il brivido non era stato per il freddo, che sentiva ma sul viso e sulle mani, la causa fu il pensiero di cio' che avrebbe potuto aspettarla una volta giunta a destinazione.
    "Una volta giunti, a destinazione." Penso' per un attimo, interrompendo il suo mormorio melodico e rivolse lo sguardo a Ian. Guardo' l'orizzonte quasi invisibile, sperando di scorgere anche solo l'ombra dei suoi fratelli e sorelle, di una qualsiasi creatura amichevole ma nulla, solo candidi fiocchi bianchi.
    Sospiro' e riprese il passo, affiancandosi a Ian mentre si stringeva la pelliccia al petto.

    " Sentirsi come una pietra in acque profonde,
    e mi chiedo cosa mi faccia affondare.
    Ma quando ormai tocco terra,
    E piu' non vado giu', giu'
    Vedo lo squarcio nel blu,
    Nel cielo nuovo sopra di me. "




    -
    - - ~ - -
    -



    Dopo un lungo silenzio, Ian parlo' e Naya venne come risvegliata da un sonno inquieto, lo ascolto' attentamente e aveva ragione. Perche' lasciare in piedi quel villaggio, quel luogo di speranza ormai? Era passato inosservato? Forse il morale era talmente spezzato che non valeva la pena consumare risorse per un pugno di persone prossime comunque alla morte, senza rifornimenti, senza contatti, senza calore..
    Invece, erano arrivati gli eroi e qualunque fosse stata la ragione che risparmio' il villaggio, i lich ne avrebbero pagato le conseguenze a caro prezzo. Naya digrigno' i denti al pensiero e un lento e sommesso respiro di approvazione giunse dal retro della sua coscienza, sorrise.
    E poi una domanda piu' che lecita: che sapore avrebbe avuto un lich? Le avrebbe fatto male azzannarlo? Magari erano velenosi, marci e decomposti. La faccia dell'Astrai si piego' disgustata per un attimo prima di lasciarsi sfuggire: < Bleah.> sotto voce.

    < Mmh. Credo che siano quelle le rovine, sai? >

    Naya alzo' lo sguardo non appena Ian lo disse e guardo' nella sua direzione e lo vide, il villaggio.
    Uno scheletro di case, muri e altre costruzioni che se non diroccati erano crollati in buona parte o del tutto. Il quadro si concludeva con abbondante neve, sparsa ovunque, tra la quale apparivano assi di legno e ferro come costole rotte, armi spezzate e vessilli abbandonati. Nell'immaginario di Naya, quella visione sembrava la landa desolata di una cruda e serrata battaglia, solo che non vi erano corpi e data la circostanza, poteva essere davvero preoccupante.
    Uno sguardo d'intesa, il tempo di un battito di ciglia, e Naya segui' con circospezione il proprio compagno, un passo dopo l'altro, facendo scricchiolare la neve, schiacciandola sotto gli stivali, in un ambiente come quello era difficile essere del tutto silenziosi ma sicuramente entrambi fecero del loro meglio. Scivolarono fino ai confini erosi dal ghiaccio e dagli anni, presumibilmente, permettendosi una visione piu' chiara e ravvicinata del luogo, notando sempre piu' rovine e una desolazione allarmante, dov'erano tutti i non morti che avrebbero dovuto bazzicare da quelle parti?
    "Ooh.." Eh no, a Naya non piaceva per niente e la pelle d'oca che dovette scrollare via lo sottolineo', il tutto aveva un odore minaccioso, una di quelle miscele che non sapevano davvero di qualcosa al palato ma lasciavano il marchio nella testa. Tra i ruderi, noto' una torre, si stagliava alta e apparentemente integra sullo scenario martoriato sottostante, leggermente offuscata dal freddo cosi' intenso da sembrare avere quasi forma tangibile.
    La sua attenzione pero' svio' subito su qualcos'altro, un'ombra che divenne presto visibile con la forma di un vecchio, sembrava vagare per le rovine e confuse l'Astrai. Che ci faceva un vecchio li'? Un Lich? Non appena lo vide anche Ian, facendole segno di fermarsi, si allarmo'. I due si scambiarono uno sguardo intenso, prolungato, gli occhi del ragazzo si socchiusero leggermente e la sua espressione era abbastanza chiara: dubbio.
    Una folata di vento sposto' una ciocca ramata di Naya, uscita dal cappuccio chissa' quando.

    Ian sussurro', attento a proferire solo lo stretto necessario per farsi capire, il piu' fu labiale. La ragazza lo guardo' per un attimo, socchiuse anche lei gli occhi e gli si avvicino', molto, fin quasi a potergli parlare nell'orecchio destro e continuo' a fissare il vecchio in lontananza. Inspiro' un attimo.

    < Non lo so, non ho mai visto un lich. > Disse, lasciandosi quasi scivolare le parole tra le labbra nel tentativo di essere il piu' silenziosa possibile. Naya era molto sincera, specialmente con se stessa, e confessava spesso la sua ignoranza, proprio come in quel caso.
    Non muovendosi, continuo', il suo respiro caldo creava sempre meno vapore, stava cercando di rendersi poco visibile e il bianco che fuoriusciva dalle loro bocche sarebbe potuto essere avvistato, ancora non sapevano se quel vecchio fosse un nemico o meno.
    < Ma non mi fido, non credo dovremmo farlo. Qui sembra tutto morto, forse anche quello lo e'. > Aggiunse, riferendosi ai non morti che erano venuti a cercare e si scosto' facendo un cenno di intesa al suo compagno di caccia. In quel momento, come se gli avesse letto nel pensiero, gli occhi di Naya brillarono e sorrise per un istante.
    < Proviamo cosi': io esco fuori, cerco di attirare la sua attenzione, tu stai nell'ombra, se e' cattivo lo uccidiamo. > Disse infine, sottovoce, concludendo con un occhiolino e un cenno di sorriso, che grande piano che avevano ideato.
    Cosi', senza aspettare un secondo in piu', Naya diede una pacca sulla spalla di Ian e sguscio' lateralmente fuori dal riparo di pietre e legno dietro cui erano, strisciando su mani e ginocchia per un breve tratto, poi si fermo', si guardo' attentamente intorno in cerca di altre possibili minacce e si dedico' al vecchio.

    < Psst, ehi tu! > Disse, cercando di farsi sentire ma senza alzare troppo la voce.
    < Non stare all'aperto cosi', ti vedranno. > Aggiunse sperando di aver attirato a quel punto la sua attenzione. Non sapeva quanto fosse vero quello che aveva detto, pero' d'altronde chi poteva dire il contrario? Finora era stato tutto troppo strano, poteva capitare qualsiasi cosa in un qualsiasi momento e forse non l'avrebbe stupita.

    Forse.


    Salute: 100%
    Mana: 100%

    Tecniche:

    ~1_ Agilita' Astrai - Passiva: +50% Agilita'

     
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    Hm. Mannaggia.
    Sarà meglio che andiate a farvi una visita oculistica, perché avete appena cercato di interagire con un innocuo quanto immobile tronco d'albero rinsecchito, probabilmente morto di freddo.
    Eppure eravate proprio sicuri che fosse la sagoma di un vecchio, quella. Potreste dare la colpa alla foschia, al nevischio che cade perenne, al frusciare del cencio intrappolato tra i suoi secchi rami.
    Eh va beh: siete soli soletti come pensavate.

    Vi avvicinate sempre di più al villaggio -o meglio alla piccola fu cittadella, non sminuiamola. Pietre e travi consunte giacciono immobili, ricoperte per metà di ghiaccio e per metà di neve. Ma cos'altro si nasconde sotto quella coltre bianca? Voi sapete bene che quella calma dev'essere per forza apparente, ma nessuno zombie viene ad accogliervi; nessun sussurro si mescola al vento; nessun suono perviene alle vostre orecchie, né quello metallico di una lama, né quello roco di ossa morte che scricchiolano l'una con l'altra.
    O almeno, così era fino a questo momento.

    Appena oltrepassate le rovine del muretto che delimitava il perimetro della città, qualcosa si muove. Quello che era un mucchietto di neve dalla forma vagamente riconducibile ad un corpo umano, si muove. La neve si sfalda e cade a terra, rivelando ciò che si nascondeva sotto.
    E' un corpo mummificato da chissà quanti anni di gelo, eppure è in piedi e cammina. Cammina verso di voi, come attratto dalla linfa vitale che ha percepito. Tra le mani tiene una vecchia alabarda arrugginita, e sopra a qualche strato di stracci che una volta dovevano essere stati bei vestiti, due spallacci e una pettorina di metallo gli coprono gli omeri e la cassa toracica. Doveva essere stato una guardia, tanto tempo fa.
    Una dozzina di metri vi separa dallo zio mummia. Ora sono undici. Ora dieci.

    Lo so cosa state pensando: punti exp facili, yeee!
    Sì certo, come no. Guardatevi attorno: non vedete che ci sono tantissimi altri "mucchietti di neve dalla forma vagamente riconducibile ad un corpo umano"? Sono dappertutto, addormentati in attesa che qualcosa di vivo (come voi <3) gli passi accanto.
    Uno o due potreste anche gestirli, ma dieci? Venti? Cinquanta?
    Vi conviene muovervi in fretta, e in fretta decidere dove dirigervi. Ah, però non avete una cartina della ex-cittadella -diavolo, è già tanto se siete riusciti a raggiungerlo con le poche informazioni che avevate al villaggio! Vedete solo tanti ruderi, case crollate, travi pericolanti e quel campanile che continua a svettare stoico sulla desolazione della sua città.
    Dove andrete?

    CITAZIONE
    Causa sparizione di Khainian, come da avviso si prosegue senza di lui.
    Allora, la mummia-guardia vi si avvicina, ma è lento come mia nonna: potete sfuggirgli o cercare di abbatterlo. Tuttavia, terrò conto del tempo "in-game" di ogni vostra azione, e più rimarrete fermi nello stesso posto, più non-morti sveglierete. Ogni volta che vi fermate per più di qualche secondo, un mucchietto di neve potrebbe svegliarsi. E non saranno tutti lenti così... :pft:
    Qualunque cosa facciate, descrivete bene come vi muovete: più sarete precisi, meno libertà mi prenderò io.

    Turnazione libera.
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    Una svista.
    Fantastico.
    Il freddo iniziava a mandargli in tilt il cervello e la cosa non gli piaceva, soprattutto perché forse il freddo e la scarsa visibilità c'entravano ben poco. Sospirò, sconsolato. Poggiò poi la mano sulla spalla di Naya come per dirle "Era solo un mocio ricoperto di neve", riprendendo ad esplorare i ruderi. Sembrava tutto molto tranquillo, quasi troppo, motivo per cui si guardò bene dal rimanere pronto a qualsiasi evenienza, muovendosi con circospezione... finché non avvertì qualcosa. La presenza di una mente... assoggettata, distante, annullata. Ben presto le sue sensazioni si tradussero in qualcosa di pessimo: uno scheletro, con addosso alcuni pezzi d'armatura ed un'alabarda fra le mani, si alzò da sotto la neve iniziando a muoversi lentamente verso i due esploratori.
    Gli occhi saettarono a destra e sinistra per assicurarsi che fosse l'unica minaccia... e solo in quel momento la sua testa riuscì a ricondurre gli altri cumuli di neve come possibili non-morti pronti ad alzarsi in qualsiasi momento.
    Sospirò di nuovo, analizzando la situazione; Le possibilità che avevano era discretamente limitate: combattere, fuggire o nascondersi. La prima si sarebbe potuta tradurre in un'arma a doppio taglio, poiché i rumori ed i loro movimenti non finalizzati ad evitare i cumuli avrebbero potuto far degenerare rapidamente la giornata; La seconda era un'idea stupida, dato che i morti non si stancavano, e rischiosa visto che c'era la possibilità che iniziassero a seguirli raggiungendo la Calaverna; La terza sembrava la migliore, secondo lui, anche se di fatto si trattava di un efficace stratagemma per mettersi nel sacco da soli. Del resto nella zona l'unica struttura che avrebbe potuto nasconderli ed al contempo proteggerli era il campanile, e per raggiungerlo era probabile che si sarebbero svegliati altri non-morti. Non c'erano inoltre garanzie che fosse possibile aprirne la porta senza romperla, il che avrebbe mandato in fumo l'idea di protezione dell'edificio. C'era anche l'alternativa bonus: forse era una fantastica trappola, ed una volta raggiunto si sarebbero sollevati tutti gli scheletri, rendendo la battaglia impossibile sia da evitare che da vincere.

    Diede uno sguardo a Naya, comprendendo che forse in quel frangente sarebbe stato meglio guidarla: per questo motivo Ian attirò l'attenzione della compagna di sventure, indicandole poi con un gesto del capo il campanile. Rimase in silenzio, data la possibilità di poterne destare altri con il rumore, e tentò di evitare lo scheletro: era fin troppo lento per poter costituire una vera e propria minaccia, ma ciò non gli impediva di essere una costante fonte di distrazione.
    Nel movimento verso la struttura ancora eretta, il Lilim fece attenzione fondamentalmente a due cose dopo aver estratto con calma una delle sue due spade: la prima consisteva nel muoversi il più lontano possibile dai cumuli, standovi a circa una ventina di metri (più precisamente, dal trentunesimo in poi sarebbe stato l'ideale); La seconda invece consisteva nel muoversi ad una velocità decente - come un passo veloce, non una corsa - per raggiungere la sua destinazione in breve tempo. Il tutto provando a non provocare rumori calpestando qualcosa che sarebbe stato svantaggioso trovarsi sotto i piedi: in questo la neve lo avrebbe aiutato, probabilmente.

    Nel frattempo, mentre in cuor suo sperava che Naya sapesse forzare una serratura senza dover entrare in modalità t-rex, iniziò a fantasticare sulla possibilità di fuggire in groppa ad un dinosauro. In caso di morte, sarebbe stato un epilogo a dir poco glorioso; In caso di fuga, invece, sarebbe stato fantastico poterlo raccontare agli amici.
    Entrambe lo opzioni lo facevano sentire abbastanza a suo agio.

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    < Ehi, allora? Muov.. Aspetta. >

    Naya socchiuse gli occhi e quel che le era sembrato un vecchio divento' subito chiaro che non lo fosse, anzi, non era proprio una creatura vivente bensi' un bel tronco di albero morto per il gelo o chissa' che altro e da tempo impossibile da stabilire da quella distanza. L'Astrai rimase immobile per un po' di secondi, il tempo che servi' a Ian per raggiungerla e darle una pacca sulla spalla e persino in quel momento comunque la sua espressione non cambio' dal costernato e lo scocciato finche' non decise di seguire le orme del suo compagno. Era riuscita a scambiare un tronco rinsecchito per un vecchio, come ci era riuscita? Oh beh, la cosa era comunque divertente, associare i vecchi a rami avvizziti le fece venire in mente l'incontro alla taverna con quel tizio strano, Faust si chiamava - o perlomeno credeva, non era molto sobria quella sera -, e l'inquietudine che le aveva trasmesso con i suoi grandi discorsi sui Lich e i loro Re e da chi partire per eliminarli...insomma, una conversazione certamente utile e necessaria, forse non in un momento di festa in una taverna ma alla fine era andata comunque bene. Quel tizio sembrava saperne molto sulla non morte, avrebbe dovuto fargli piu' domande su questioni utili, come per esempio farsi spiegare un metodo per eliminare efficacemente qualcosa che presumibilmente poteva non morire, come gli scheletri, da quanto ne sapeva lei; sul suo mondo anche esisteva la non morte ma era piu' qualcosa collegato a possessioni di corpi defunti, percio' bastava lacerare a sufficienza la carne e lo spirito maligno ne sarebbe stato sbalzato fuori e ricacciato di conseguenza nel suo piano ancestrale. Poteva valere lo stesso concetto? Avrebbe dovuto aspettare per sapere.

    I due giovani proseguirono lungo il loro percorso per qualche metro, inoltrandosi di una manciata di passi nella citta' che sembrava diventare sempre piu' ampia e minacciosa nel suo silenzio tombale. Il vento ancora spirava e la leggera foschia sembrava permeare ancora nell'aria, una cappa di morte in attesa di cadere sulle spalle di piccoli sconsiderati avventurieri, come rischiavano di essere loro. Un leggero cigolio attiro' l'attenzione di Naya, si volto' un po' nervosa e aguzzo' la vista, cercando segnali di movimento tra i ruderi di una casa a pochi passi da loro ma fu solo un falso allarme, il legno scricchiolo' di nuovo e una terza volta, come se fosse nel processo di essere contorto dal ghiaccio - e a quanto le poteva parere, avviato gia' da tempo. -. Continuo' cosi' il suo cammino, spalla a spalla con Ian, la tensione tra i due poteva essere palpabile, o perlomeno l'Astrai era nervosa, una creatura abituata alle giungle e alla vita rigogliosa dei ricchi ambienti tropicali non poteva che percepire quell'aria muta come un orrendo grido stridulo che faceva sanguinare le orecchie e l'anima. Rabbrividi', colta dal gelido dito del vento, e strinse la pelliccia, nascondendo le mani tra le ampie tasche laterali.

    Tuttavia, non fecero piu' di un metro e qualcosa si mosse piu' avanti. Naya si fermo' immediatamente, congelata come le rovine tutte attorno a loro, e osservo' come quel cumulo di neve si erse, mostrandosi per la sua vera "natura": una sorta di scheletro mummificato e armato. Questa volta non potevano sbagliarsi, quell'essere era si' vecchio, ma di certo non un vecchio sprovveduto o amichevole, tutt'altro. E per di piu', nel tentativo di cercare una via per evitare il nemico, Naya si accorse della presenza di molti altri cumuli ambigui, troppi, e degluti', le cose erano diventate serie tutto d'un tratto. Che fare ora? Combattere, scappare, nascondersi? Nessuna delle tre opzioni li avrebbe permesso di uscirne incolumi probabilmente e fuggire doveva essere la scelta d'emergenza, quando tutti i piani sarebbero andati a rotoli, d'altronde erano stati mandati li' non solo per verificare la presenza di non morti, dovevano anche capire perche'. Combattere dunque? E se avessero risvegliato anche gli altri cumuli come se la sarebbero cavata? No, non era il caso di correre un rischio cosi' grande, si parlava di una grossa massa di morti viventi in questa citta' e ormai era chiaro che molti di loro giacevano in attesa sotto la neve delle strade. Una sorta di trappola oppure un sistema di sicurezza che si attivava soltanto nei momenti opportuni, come nei templi divini del suo mondo. Solo che qui, al posto di asce, acidi, dardi e creature velenose o arcane, vi erano morti..ancora vivi. La domanda, pero', a questo punto, doveva essere: cosa stanno proteggendo?

    Ian si volto' verso di lei, si scambiarono uno sguardo e indico' il campanile. L'Astrai fece cenno con la testa di aver capito e segui' nervosamente le orme lasciate sulla neve dai passi del compagno, mentre iniziarono a fare la loro veloce quanto cauta traversata nel mare di morte ai loro piedi, pregando di giungere all'unica ancora di salvezza che potevano sperare di avere in quel momento. Naya si tenne il piu' vicino possibile al ragazzo, dietro, cercando di non intralciargli i movimenti mentre con una mano gli strinse una spalla, giusto per fargli capire che c'era, che lo seguiva, che l'avrebbe protetto e che si stava fidando ciecamente di lui in quel momento. Naya ripenso' per un istante ai momenti in cui fece la stessa cosa durante la prima marcia in quel territorio cosi' freddo come schiava, prigioniera di una banda di barbari, aveva stretto allo stesso modo le spalle della piu' piccola del suo popolo su Endlos. La quarta notte di riposo non la strinse a se', era troppo stanca e non voleva avere nessuno tra i piedi, voleva restare sola..
    Il mattino dopo cio' che restava della piccola le si marchio' a fuoco nella mente e nel cuore.

    "..rrrsshh..."


    Una fitta alla testa, profonda, rabbiosa. Naya strinse la presa sulla spalla di Ian d'istinto, digrigno' i denti e ricaccio' il proprio animale totem, non era ancora il momento.

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    Il tragitto è cosparso di tanti, tantissimi cumuli di neve sospetti. A volte siete costretti a zigzagare e deviare la marcia per evitarli; le vostre orme disegnano percorsi intricati sulla neve, ma tutto sommato riuscite ad avanzare piuttosto spediti e sicuri. Man mano che vi avvicinate al campanile, però, il numero di mucchietti aumenta sempre di più, e tutti sono disposti come a fare un cordone contro ogni intruso.
    Bene, direi? significa che vi state avvicinando a quel "qualcosa" che vogliono proteggere. Tuttavia, proprio a causa della loro disposizione, non riuscite ad evitare di svegliarne tre o quattro. Uno è una guardia armata come quella che avete incontrato alle porte della cittadina, ma gli altri sembrano... civili. Nessuna arma o protezione, semplici vestiti stracciati dal vento e dal tempo. Sono lenti e stanchi, non sarà difficile seminarli come avete fatto con il primo.
    I ruderi, ora che li vedete più da vicino, non presentano tentativi di barricate o di qualsivoglia difesa.
    Gli indizi parlano chiaro: quel villaggio non era preparato alla piaga. Qualsiasi cosa lo abbia colpito e distrutto, lo ha fatto in fretta e all'improvviso.

    Dopo dieci minuti di zig-zag e corsa leggera, riuscite ad arrivare alla vostra meta e -sorpresa sorpresa- potete ammirare non solo un campanile integro, ma anche una piccola cattedrale e un cimitero adiacente. Il campanile è alto circa trenta metri, la chiesa invece è la metà. Curiosità: le scalinate della sua entrata scendono verso il basso; probabilmente gli abitanti hanno scelto di costruirla semi-interrata per meglio ripararla dalle intemperie. Un grande portone di legno chiude l'entrata, ma... insomma, non sembra più resistente come doveva esserlo una volta. Il legno, per quanto spesso, sarà ormai marcito, e i cardini di ferro sono provati dal ghiaccio in cui sono avvolti.
    Alla base del campanile non vedete alcuna porta, ma uno dei suoi lati coincide con la parete della piccola cattedrale: è probabile che l'ingresso sia all'interno. Due campane alte come un uomo adulto vi osservano immobili dalla cima della torre e, ancora più in alto, la statua di un sacerdote si erge sul tetto del campanile; ha le braccia aperte, tese in un vuoto abbraccio verso la città sottostante.
    Il cimitero, invece, è recintato da un muro di pietre alto circa due metri, interrotto solo da un cancello di ferro semi-aperto. Cigola pigramente in maniera inquietante, mosso dal vento. Ancora non vedete bene se al suo interno c'è qualcosa di particolare.

    Ma parliamo dei non-morti. Gli ormai ben noti mucchietti di neve sono sparsi lungo il perimetro di tutto il complesso: circondano la cattedrale, il campanile e il cimitero. Non vi permetteranno di "dare un'occhiata qua e là": l'unico modo per superarli sarà quello di correre verso una meta ben precisa, e sperare che siano tutti lenti come quelli che avete incontrato finora.

    CITAZIONE
    Scegliete dove andare.
    Il portone della chiesa può essere sfondato col lavoro di squadra, è sufficiente la forza di due attacchi gratuiti ben piazzati. Il cancello del cimitero invece è aperto. Pietre, pezzi di rovine, travi et similae sono a vostra disposizione, usateli pure come preferite.
    Scadenza: 2 Maggio.


    Edited by Nyuu - 26/4/2016, 16:27
     
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    Continuò ad avanzare tatticamente nella neve, evitando dove possibile i cumuli di neve dove presumibilmente riposavano altri non-morti. Il conto dei risvegliati era salito a quattro o cinque in totale: ne avevano evitati così tanti che lo poté considerare una piccola vittoria, malgrado tutto.
    Nel frattempo avvertì la presa sulla sua spalla farsi più forte, delicata come quella di un fabbro. Non si irrigidì, ma la cosa lo portò ad essere più attento e concentrato; Non voleva che Naya andasse full-dinosaur prima del necessario: la situazione sarebbe potuta precipitare esponenzialmente in quella circostanza.

    Dopo una decina di minuti di zig-zag, Ian si ritrovò in una posizione di stallo. I mucchi di neve erano così tanti che non gli avrebbero permesso di muoversi come prima; Ne avrebbero sicuramente svegliati altri. La coppia di esploratori aveva fondamentalmente due opzioni, più una terza bonus: il cimitero, che al Lilim sembrava troppo esposto, o la cattedrale, che per ciò che sapeva avrebbe potuto ospitare le peggiori creature di Endlos.
    Data la teorica possibilità di sbarrare l'entrata della costruzione e, in caso di necessità, rifuggiarsi nel campanile così da controllare il più possibile l'avanzata di alcune minacce - sarebbe stato più facile affrontarle convogliandole verso una singola entrata piuttosto che in campo aperto - il soldato optò per la costruzione semi-interrata.
    Diede un'occhiata ai non-morti risvegliati per essere consapevole di dove si trovassero, poi guardò Naya: le prese la mano e la sollevò dalla sua spalla, stringendola. Poco dopo guardò la cattedrale ed aumentò il passo. Fu un aumento graduale, che in breve si trasformò in una corsa: anche se voleva evitare il più possibile i cumuli, la precedenza veniva data a percorrere la strada più breve tentando di infastidire meno non-morti possibile, evitando quindi il zig-zagare che fino a poco fa si era rivelato piuttosto efficace.
    Giunto davanti la porta, ancora inconsapevole su cosa aveva risvegliato, notò meglio le condizioni precarie del legno e dei cardini, quindi si scambiò un'occhiata con la compagna: l'idea era di farsi strada con un calcio coordinato, esibendosi in una personale versione di #quelmonachesbattelaportadelloshivering.
    Nel frattempo non abbassò la guardia, sempre pronto a monitorare la comparsa di nuove menti all'interno del suo raggio d'azione: forse, però, a causa della foga della corsa gli fu impossibile prestare la doverosa attenzione nei riguardi dell'interno della cattedrale.

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    Progetto Hydra: [Mente Alveare (30 metri) con: Rudolf Gestalt]
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    Passi nella neve, ovattati, rompevano il silenzio del gelo quasi come foglie secche sotto i piedi. Qualche mugugno, forse i non morti, o forse l'immaginazione di Naya che, a ogni passo, si infervorava con l'intensificarsi dello stress. I primi metri erano stati percorsi con facilita', qualche altra creatura si era rialzata, alcuni diversi, altri simili a quello che gia' barcollava verso di loro, o cosi' credeva l'Astrai, non lo stava guardando. Anzi, la ragazza stava cercando di guardare in basso, fissare lo sguardo sui piedi di Ian che in quel momento faceva non solo da guida ma da distrazione per l'animale totem che pulsava e richiedeva, ancora con una certa rozza gentilezza, di prendere un po' di posto e divertirsi con quei mucchietti di ossa avvizzite.
    "Non. Ancora. " Penso' a denti stretti Naya, mentre si sforzava di compiere adeguate falcate per cercare di allontanarsi il piu' possibile da quelle creature e di conseguenza giungere al campanile, al momento fonte di speranza e sicurezza. Non fu facile, lo Shaa'likh si opponeva, seppur con garbo, e i piedi sembravano farsi pesanti, tant'e' che incespico' due volte strascicando le punte dei piedi e in quelle occasioni si aggrappo' un po' piu' saldamente al suo compagno, nel tentativo di non cadere e provocare guai. Fortunatamente, non avvenne.

    Passo' una decina di minuti, composti di tensione, passi cauti e studiati, grande attenzione e preghiere affinche' nessun altro cadavere si rialzasse proprio sotto di loro. Forse era questa la cosa che spaventava di piu' Naya: l'idea di venire trascinata sotto terra da tetre e marcescenti mani all'improvviso, senza avere la capacita' di poter reagire. Pero', a pensarci bene, era proprio cio', la paura di non riuscire a reagire in tempo, indipendentemente dalla situazione, ecco cosa la stava tormentando, ecco perche' lo Shaa'likh stava insistendo cosi' tanto, per aiutarla a fare le scelte giuste. Proprio in questo momento di realizzazione, Naya percepi' Ian arrestarsi e drizzo' i suoi sensi, guardandosi attorno.
    " Wow. " Penso'. Cio' che aveva di fronte non era solo un campanile, bensi' una grossa struttura, simile ai templi del suo mondo, a grandi linee, e molto simile al posto in cui era stata per il primo incontro con Dhaval e tutti gli altri, una chiesa. Purtroppo pero' non vi erano entrate visibili per la torre ma, per dove era collocata, probabilmente vi si poteva accedere dall'interno della grande chiesa; a lato di tutto cio' si trovava un cimitero invece, i cancelli erano aperti a differenza del portone d'ingresso dell'edificio, il quale pero' sembrava essere provato dalle intemperie e con il giusto colpo facilmente abbattibile, perlomeno a quella distanza. Tuttavia, noto' come i cumuli visti finora circondavano completamente sia chiesa che cimitero, rendendo inutile continuare a muoversi con circospezione, avrebbero comunque risvegliato qualcosa o qualcuno, qualsiasi cosa avessero scelto di fare.

    Infatti, subito dopo Ian si volto' verso di lei, la guardo' stringendole la mano e l'Astrai capi' le sue intenzioni. Senza pensarci due volte, segui' il suo compagno nella corsa verso il portone della grande chiesa, prendendo una buona velocita', cio' che poteva permetterle la neve e le condizioni del terreno, e, giunta quasi in prossimita' dei cumuli, l'istinto ferale calcolo' in un attimo la distanza corretta per balzare in avanti, evitandoli, e atterrare con una capriola per poter cosi' proseguire la corsa senza eccessivi rallentamenti. Dopo aver fatto cio', scatto' il piu' velocemente possibile e, giunse con Ian a destinazione. I due si guardarono e in quel momento Naya digrigno' i denti e si lascio' sfuggire un sordo lamento mentre tutto il corpo muto', la pelle divenne nera, zanne e artigli si allungarono e irrobustirono, mentre i capelli sbiancarono e si allungarono, diventando quasi aghi d'istrice. Quando riapri' gli occhi, uno sguardo glaciale prese il posto del cielo stellato nelle sue iridi, completando la mutazione ibrida, e sorrise al suo compagno, aspettando il suo comando per calciare il portone con piu' violenza possibile. Nel mentre, si guardo' un attimo attorno, per vedere se qualche altro non morto si fosse risvegliato e, specialmente, per tenere sott'occhio chiunque di loro si fosse mosso piu' velocemente delle mummie che finora aveva visto. Se ci fosse stata qualche creatura che avesse avuto persino la forza gioviale di correre verso di loro, le avrebbe riservato il benvenuto degli Astrai.


    Salute: 100%
    Energia:100%

    ~ Tecniche ~


    ~1_ Agilita' Astrai - Passiva: +50% Agilita'

    ~3_ Forma Alternativa - Passiva [5pt] -

    Ibrido Astrai/Shaa'likh_
    In questo stadio, la pelle di Naya si scurisce, tendendo al nero carbone, mentre piccole scaglie le appaiono sulle spalle e sulle parte esposte di braccia e gambe. Le unghie delle mani e dei piedi si irrobustiscono, cosi' come i denti, e i lineamenti del volto diventano piu' spigolosi ancora. Gli occhi cambiano colore, diventando azzurro ghiaccio e la pupilla si assottiglia, somigliando a quella di un vero rettile. I capelli, in aggiunta, si allungano leggermente, arrivando a sfiorarle tutta la schiena, e si ispessiscono e si increspano molto, in piu' perdono colore e diventano simili a un bianco sporco, tendente al panna. [Zanne, Artigli zampe superiori]

     
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    La serratura del portone si spacca come fosse di vetro, le due pesanti ante di legno si aprono verso l'interno; i cardini cigolano e stridono, ma fortunatamente reggono. Sarebbe un vero problema se cedessero e lasciassero quell'unica ampia entrata completamente scoperta, no? Considerando anche che i cadaveri che avete superato si sono svegliati, e questi sembrano meno scemi dei loro colleghi.
    Questi sono tutti armati (alcuni hanno spade arrugginite, altri lance, asce, alabarde, scudi e pezzi di armatura) e si alzano in fretta. Altra cosa importante: ad attivarsi non sono solo quelli a cui siete passati vicino. Tanti piccoli e distorti segnali mentali pizzicano le percezioni di Ian: piano piano tutti si alzano, come uniti da una mente comune che ha percepito degli intrusi. Non corrono, ma il loro passo è piuttosto sostenuto. E sono tanti.
    Che aspettate? Fuggite, sciocchi.

    Avete dunque scelto la piccola cattedrale.

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    Avete fatto bene. Forse.
    Scesa la scalinata dell'entrata vi ritrovate direttamente nella navata principale. Tutto è di pietra, tutto è rovinato dal gelo e dal tempo. Disordine e segni di lotta, armi spezzate, banchi rovesciati, l'altare scheggiato. Dietro ad esso si erge l'unica cosa ancora perfettamente intatta: l'imponente statua di un anziano sacerdote. Nonostante lo sguardo severo, le sue braccia sono aperte e tese in un abbraccio morbido e gentile verso il vuoto della sua chiesa, della sua gente che veniva a pregarlo. Il blocco di pietra che fa da piedistallo è inciso, ma solo avvicinandovi potreste leggere quelle scritte. In compeso, alla vostra destra potete ammirare una sequenza di bassorilievi che sembrano raccontare una piccola storia.
    Il primo mostra una fila di carovane presa d'assalto dai barbari; morte e disperazione, teste decapitate, uomini infilzati, roba di questo genere.
    Nel secondo, l'arrivo di una figura incappucciata salva la situazione ergendo quella che sembra una gigantesca barriera difensiva. I superstiti si inginocchiano e lo acclamano.
    Nel terzo le carovane sono state trasformate in piccole casette di legno, e l'incappucciato si rivela essere un uomo di mezz'età dallo sguardo severo. Il quarto bassorilievo, infine, mostra una vera e propria città. L'uomo ora è vecchio, ma la sua figura (rappresentata più grande delle altre, a sottolinearne l'importanza della proporzione gerarchica) protegge tutta la città con la stessa barriera che salvò le carovane.

    Potreste indagare ancora, ma improvvisamente un barlume mentale entra nel campo percettivo di Ian. E poi un altro. E un altro ancora.
    E un quarto, un po' più lontano.
    Tre mummie sbucano da sotto altrettanti banchi ammuffiti. Li chiameremo "Ascia", "Spada" e "Lancia&scudo", come le armi che tengono strette tra le loro dita scheletriche. Sono tutti a circa otto-nove metri da voi, e sono protetti da corazze e spallacci. Ascia e Spada si lanciano su Naya cercando di colpirla con un attacco combinato, mentre Lancia&scudo rimane in posizione difensiva puntando l'arma contro Ian.
    L'ultimo segnale mentale, invece, appartiene ad uno scheletro disarmato che vi ignora completamente. Si alza da un cumulo di macerie e si dirige pigramente verso una porticina a lato del presbiterio. Forse ricorderete che la sua posizione corrisponde con quella del campanile che si vedeva dall'esterno.


    Buon divertimento.



    CITAZIONE
    Ascia e Spada si avvicinano e fanno un attacco gratuito fisico ciascuno su Naya. Sono veloci come un normale essere umano.
    Lancia&scudo tiene sotto tiro Ian.
    L'ultimo si trova ad una quindicina di metri da voi, e si allontana camminando per raggiungere la porticina.
    Scadenza: 8 Maggio
     
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    Sfondata la porta d'ingresso, gli occhi del soldato perlustrarono superficialmente l'interno del locale per qualche attimo: sembrava tutto libero, motivo per cui si affrettò a girarsi e chiudere la porta. Si guardò attorno per trovare qualcosa con cui sbarrarla alla meno peggio, sapendo che non sarebbe stato un rimedio definitivo all'avanzata dell'orda: era in grado di percepire il risveglio progressivo di tutti i non-morti nell'area, come se fossero collegati fra loro alla stregua di una mente alveare. Era difficile per lui ragionare su quale potesse essere la fonte di quel collegamento; Dal suo punto di vista quelle menti erano troppo elementari, troppo spente - aveva la sensazione che, fra tutti, ce ne fosse almeno uno in grado di tirare le fila e pianificare, o almeno quello era ciò che avrebbe organizzato lui per aumentarne l'efficacia. Non sapeva se solo i lich erano in grado di farlo.

    Si fece aiutare da Naya per avvicinare un paio di panche e tentare di posizionare delle tavole di legno come sostegno per la porta, cercando di incastrarle nei solchi della pavimentazione. Il legno era marcio ed i cardini dell'entrata congelati; Il massimo che potevano fare era quello al momento, sperando che le panche fossero in grado almeno di rallentare gli incursori una volta entrati: anche solo farli cadere a terra e colpirli a tradimento poteva essere un gran vantaggio, anche se di fatto contro una così impressionante quantità di creature i due esploratori avrebbero potuto fare ben poco per opporsi.

    Distanziandosi di qualche passo dall'entrata, mentre osservava la barricata appena improvvisata, il lilim riprese finalmente fiato. Si dedicò qualche secondo per controllare di non aver tralasciato qualcosa per via della fretta, dunque si voltò, esplorando la cattedrale. La prima cosa che lo colpì fu una serie di bassorilievi raffiguranti l'origine del villaggio. Sembrava che quel sacerdote fosse in grado di tener lontano in qualche modo i non-morti... un sistema di difesa che di certo avrebbe giovato all'esposta Valiinorê.
    Dopo essersi fatto una cultura portò la sua attenzione all'altare, iniziando ad incamminarsi verso la sua direzione; Malgrado tutto si sentiva relativamente protetto - un'illusione che durò solo una manciata di secondi, data la comparsa di altre menti nel suo raggio d'azione. Si bloccò subito e prima che potesse avvertire Naya a parole fece un balzo, distanziandosi istintivamente avendo notato dei movimenti rapidi da sotto alcune panche: in men che non si dica tre mummie, armate e veloci, si palesarono a poco meno di dieci metri dalla coppia, sbarrando la strada. Ci fu anche un quarto non-morto, uno scheletro, che si diresse con lentezza verso quella che si presumeva fosse l'entrata del campanile.

    WP_pos
    Il soldato questa volta scelse di non correre rischi, sganciando il mantello di pelliccia e facendolo ricadere al suolo per evitare che gli ingombrasse i movimenti. In accordo con ciò, da dietro la sua schiena fecero la comparsa una moltitudine di filamenti neri, che presto lo abbracciarono iniziando a ramificarsi sul tutto il suo corpo. I rumori scaturiti da tale processo furono quasi disgustosi, come se qualcuno stesse affondando le mani nelle interiora di un animale morto.
    Il risultato di quel processo repentino fu ben più sgradevole delle aspettative: lo strato color pece che aveva ricoperto in pochi attimi il corpo di Ian si era solidificato subito, acquisendo delle forme aberranti e modificando la sua struttura in un susseguirsi di rumori sordi paragonabili a quelli delle ossa che si rompono.
    Era quasi un mese che Ian non indossava completamente il Werepenguin, e non poté negare a sé stesso un certo appagamento: quell'armatura era per lui un organo supplementare, una parte di sé che si limitava a tenere nascosta per non suscitare l'interesse degli sconosciuti. Palesarla gli forniva un senso di libertà unico, come se si trattasse della prima boccata d'aria dopo essere stato a lungo in apnea.
    Aveva già accennato alla sua compagna di sventure che le forme della sua armatura non erano propriamente carine, ma si era rifiutato di mostrargliela per motivi pratici: si limitò a farle vedere lo stato embrionale, che prevedeva la formazione di uno strato nero aderente al corpo ad esclusione della testa, la cui utilità era principalmente quella di isolarlo dal freddo. La motivazione che diede alla sua scelta fu di natura personale; La realtà era che Ian aspettava con ansia di poter girare di nuovo in armatura, e non voleva rovinarsi la sensazione di piacere derivante dalle endorfine prodotte in seguito al richiamo.

    werepenguin_AV
    «Dobbiamo impedirgli di suonare la campana.» Una voce profonda e mostruosa proveniva dal lilim, che nel frattempo sguainava anche la seconda spada, la quale subì insieme alla sua gemella un processo di trasformazione simile a quello del ragazzo: il metallo che componeva entrambe le armi sembrava fosse divenuto organico, modificando le sue forme precise ed efficaci in qualcosa di sporco, caotico.
    Non era certo che le sue considerazioni fossero giuste, ignorando quali fossero le reali intenzioni del quarto scheletro: le parole uscirono spontanee, dettate dalla necessità di non lasciare nulla al caso; Le probabilità che potesse suonare una sorta d'allarme usando la campana erano troppo elevate per lasciar correre.
    Ci pensò l'assalto delle guardie ad impedirgli di spiegarsi: le due mummie si erano già fiondate contro Naya, mentre quella con la lancia e lo scudo rimase in attesa, tenendolo sotto tiro. La scelta di Ian avvenne in comunione con le sue azioni: si avvicinò rapido alla ragazza, parando l'attacco della spada affinché lei potesse concentrarsi sulla creatura con l'ascia. Nello specifico, il soldato respinse il fendente altrui con Invidia, tentando subito dopo un affondo con Ebola diretto al corpo, impattando contro un pezzo d'armatura.
    Nel frattempo, però, la terza mummia non si fece sfuggire l'occasione ed avanzò rapidamente: decise di continuare a concentrarsi sul ragazzo, motivo per cui si avvicinò quanto bastava per tentare un affondo verso il suo fianco, scoperto durante l'affondo ai danni della mummia con la spada.
    Il lilim indietreggiò e tentò di spazzare via la lancia con Ebola, un movimento non riuscito dato che il colpo lo raggiunse con precisione: la presenza dell'armatura gli evitò sicuramente una brutta ferita. Successivamente si distanziò di un passo, mettendosi in guardia in attesa del momento propizio per portare avanti il suo assalto.

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    Con una forte pedata, Naya aiuto' Ian a sfondare il portone della grande chiesa, facendo saltare la serratura e cigolare i cardini congelati in maniera preoccupante, per fortuna ressero, permettendogli di entrare nell'edificio senza che le ante piombassero sulle loro teste. L'aria era tetra, morta, lugubre e fredda, tutto si era fatto di nuovo silenzioso dopo che gli echi dei cardini sofferenti finirono di rimbalzare tra le pareti di pietra del luogo avvolto dalla penombra. Naya rimase un istante incantata a quella vista, sembrava di essere in un luogo mistico, la luce che penetrava dalle finestre come fasci tesi di polvere e nevischio, bianchi e candidi, era l'unica fonte d'illuminazione tra le panche ammuffite e il decadimento del tempo e delle incurie. Mentre gli occhi dell'Astrai vagavano perdendosi tra i colonnati e l'oscurita' oltre, Ian chiuse i portoni e sveglio' la compagna con uno spintone di incitamento sulla spalla. Subito dopo, osservandosi attorno rapidamente, raccolsero assi di legno, pietre e panche, e misero il tutto davanti all'entrata, come barricata, nella speranza che fosse bastato perlomeno a rallentare l'ingresso della folla che era sembrata destarsi per la loro piccola intrusione. Completato il lavoro, Naya indietreggio' lentamente, guardando l'operato, e sospiro' cercando di prendere fiato e rilassarsi un attimo, qualcosa le diceva che non sarebbe finita li'. Guardo' il suo compagno, cercando il suo sguardo ma senza successo, Ian si era gia' voltato a esplorare i dintorni e, dopo un sospiro, agi' nello stesso modo.

    Camminando dietro il ragazzo, mantenendo una certa distanza di sicurezza per poter coprire piu' spazio durante l'esplorazione, l'Astrai rimase a osservare i bassorilievi scolpiti a destra. Li guardo' con interesse e una nota nostalgica, poiche' le ricordarono quelli che i suoi parenti, suo zio specialmente, erano soliti fare nei templi; storie commemorative, cronache importanti, l'ascesa del nuovo imperatore, la morte di un valoroso generale in battaglia, la vittoria su un demone maggiore, semplici scene di vita quotidiana come preghiera rivolta agli dei per domandare protezione e qualsiasi altro beneficio, e via dicendo. In quel caso sembrava trattarsi della storia del villaggio, piccolo e indifeso, salvato da un eroe, il quale da' nuove fondamenta a quel posto, portandolo a una grandezza superiore e tutti lo veneravano. Nelle ultime scene, l'eroe diventava il soggetto piu' importante e assomigliava sempre piu' alla statua che invece era posizionata dietro l'altare, al fondo della chiesa. Guardo' anche quella e si incammino' verso l'altare con circospezione, o perlomeno quella era la sua intenzione, siccome all'improvviso, dei rumori alle spalle attirarono la sua attenzione.

    Nel giro di poco tempo, il luogo sereno e silenzioso, comincio' a risuonare leggermente del clangore delle armi impugnate da tre mummie congelate che probabilmente giacevano tra le panche che non avevano avuto bisogno di usare come barricata, ve n'era pure una quarta, la quale pero', disarmata, si diresse verso un'altra parte, lontana da loro. Naya sibilo', mostrando le zanne, e i suoi capelli vibrarono come monito per gli assalitori, anche se non sembrava servire a molto, anzi, due delle quattro mummie, cominciarono ad avanzare verso di lei. Naya non li avrebbe permesso di giungere a portata di attacco, li avrebbe terminati immediatamente dalla distanza con i suoi poteri Divini, pero' un orrendo rumore di organi sballottati e ossa rotte provenne da Ian e si volto', preoccupata per la sua salute, giusto in tempo per vedere dei filamenti organici avvolgerlo avidi, fino a coprirlo del tutto. D'istinto penso' che quella fosse una stregoneria dei non morti, fece per scattare e salvarlo dalla presa della creatura nera prima che fosse troppo tardi quando si ricordo' delle parole che avevano avuto modo di scambiare durante il viaggio. Non si trattava di un nemico quindi, bensi' della sua armatura, anche se non era stato chiaro sul motivo per cui ce l'avesse, cosa faceva di preciso e si era limitato a dare delle informazioni approssimative, limitandosi a dire che non sarebbe stato un bel vedere, in quel momento poteva finalmente saziare la sua curiosita'.

    " Si', non e' una stella.." Penso' Naya guardandolo estrarre le sue spade che immediatamente vennero invase dalla sostanza nera, scolpendole a nuova forma.

    «Dobbiamo impedirgli di suonare la campana.»

    Anche la voce di Ian si era fatta grottesca come il suo aspetto, non potendolo vedere piu' in volto Naya non sapeva cosa pensare, era ancora dalla sua parte? Era ancora lui, oppure una nuova coscienza aveva preso il suo posto? Si poteva ancora fidare? Oh, troppi dubbi nei confronti del proprio compagno di sventura, proprio nel momento meno opportuno tra l'altro. Non sapere da che parte si e' schierati durante uno scontro porta confusione, caos ed errori potenzialmente fatali e Naya si stava sentendo in quella situazione. Infatti non agi' subito e quando il nuovo Ian scatto' verso di lei a lame sguainate ebbe un sussulto, sgrano' gli occhi senza sapere cosa fare. Doveva difendersi? No, non la avrebbe mai colpita, quella creatura era sempre lui, non era cambiato, non poteva esserlo, doveva fidarsi del proprio istinto e voltarsi per affrontare i veri nemici. Non appena lo penso', ebbe giusto il tempo di vedere i fendenti combinati dei due avversari fiondarsi verso di lei.


    *Tling*

    In meno di una frazione di secondo, o cosi' sembro' all'Astrai, una delle spade di Ian devio' quella nemica, segui' uno scambio di colpi rapido, nel quale la terza mummia, armata di lancia e scudo, tento' un affondo al fianco scoperto del ragazzo, colpendo.

    < No! > Ringhio' Naya. In quell'istante l'ascia della seconda creatura giunse mirando a spaccare il cranio della donna ibrida, la quale con agilita' evito' il colpo scansandosi di lato, lo spostamento d'aria del colpo vibrato precedette l'impatto sulla pelliccia che ancora portava addosso. Senza aver affondato nella carne, Naya sfrutto' il momentum sgusciando alle spalle del suo assalitore per poi gettarsi con un ruggito addosso al lanciere che aveva tentato di ferire Ian, con l'intento di sbilanciarlo e gettarlo a terra con la forza del suo corpo. Sfruttando l'attacco imprevisto e la distrazione del nemico che aveva gia' portato il suo affondo, l'azione ando' a buon fine e Naya placco' di forza la mummia, spalla all'altezza del bacino, e prendendole le gambe la getto' con violenza a terra.
    Nel suo agire, Naya suscito' qualcosa nella mummia armata d'ascia, la quale, per un attimo confusa, la segui' nella sua traiettoria come trascinata da un forte vento e con un lento e cupo mormorio si avvicino' al suo compagno surgelato e all'Astrai, con tutto l'intento di vibrare un altro colpo.

    Frattanto, lo spadaccino sembrava essersi concentrato su Ian dopo il suo intervento.



    Salute: 100%
    Energia: 100%

    Tecniche:
    ~1_ Agilita' Astrai - Passiva: +50% Agilita'

    ~3_ Forma Alternativa - Passiva [5pt] -

    Ibrido Astrai/Shaa'likh_
    In questo stadio, la pelle di Naya si scurisce, tendendo al nero carbone, mentre piccole scaglie le appaiono sulle spalle e sulle parte esposte di braccia e gambe. Le unghie delle mani e dei piedi si irrobustiscono, cosi' come i denti, e i lineamenti del volto diventano piu' spigolosi ancora. Gli occhi cambiano colore, diventando azzurro ghiaccio e la pupilla si assottiglia, somigliando a quella di un vero rettile. I capelli, in aggiunta, si allungano leggermente, arrivando a sfiorarle tutta la schiena, e si ispessiscono e si increspano molto, in piu' perdono colore e diventano simili a un bianco sporco, tendente al panna. [Zanne, Artigli zampe superiori]

     
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    L'azione continuò frenetica dinanzi al lilim, il quale notò con sorpresa il repentino atterramento della mummia con lancia e scudo che lo aveva appena colpito al fianco. La reazione della mummia con l'ascia, che poco prima aveva mancato il bersaglio, fu più che comprensibile: identificata la posizione di Naya tentò ancora una volta di ucciderla, vibrando un colpo forte mentre impugnava l'arma con entrambe le mani. Lo spadaccino, l'unico che venne davvero contrastato in quel rapido scambio, decise di concentrarsi sul soldato: non attaccò, scegliendo di attendere il momento più opportuno per assalire il suo obiettivo, distante ad un paio di passi da lui.

    Il biondo decise di fiondarsi sulla mummia con l'ascia, dandole una spallata con lo scopo di farle perdere l'equilibrio ed impedirle di portare a compimento l'attacco. Il piano riuscì, ed il non-morto si ritrovò a dover superare l'Astrai con un balzo, riatterrando malamente ma senza mai perdere la presa sulla sua arma.
    Ciò scatenò la reazione dello spadaccino, una cosa facilmente intuibile per Ian: aveva optato per una spallata proprio per girarsi in meno tempo verso la creatura che lo teneva sotto tiro, così da avere maggiori possibilità di parare l'eventuale colpo. Come se fosse già scritto da qualche parte, il fendente che aveva previsto non si fece attendere: ancora una volta la spada arruginita venne sollevata verso l'alto e calata con forza, ed ancora una volta il lilim fu in grado di opporvisi, optando per una parata incrociando le katane. Successivamente diede un calcio frontale sul plesso solare dell'avversario, distanziandolo di qualche passo e facendolo cadere a terra: malgrado fossero più rapidi degli scheletri incontrati in principio, sembrava che la loro forza avesse dei limiti, una cosa che se unita al peso delle protezioni indossate ed allo status "pelle e ossa" aveva permesso al soldato di avere successo in entrambe le spinte senza particolari problemi.

    Il problema vero, dal suo punto di vista, era dover combattere tenendo sempre a mente le condizioni della sua compagna di disavventure: era competente e rapida, ma la mancanza di protezioni adeguate e lo stile di lotta animalesco che sembrava adottare potevano esporla ad una probabile ferita. Ed una ferita in assenza di un medico si sarebbe potuta tradurre in un peggioramento cronico di quella che fondamentalmente era già una situazione pessima. Per questo motivo, girandosi subito dopo aver calciato via lo spadaccino, il lilim raggiunse la mummia con l'ascia scavalcando agilmente Naya e la sua preda.
    Raggiunta la distanza ideale, il soldato scagliò due rapidi - ma del tutto inconsistenti - fendenti con le sue spade, atti a mettere sulla difensiva il suo bersaglio. Quando ciò avvenne, giunse il terzo colpo, più incisivo e preciso degli altri: incrociò le braccia davanti al petto e poi eseguì due tondi perfettamente speculari, colpendo il legno marcio dell'impugnatura dell'arma altrui. Il risultato fu il tonfo della pesante scure caduta a terra, alcune schegge di legno che la seguivano, e due solchi non troppo profondi sulla corazza dell'avversario - ormai disarmato, ma ancora abile alla lotta anche se in apparenza frastornato e indeciso sul da farsi.

    Nel frattempo, la mummia con la spada si era rialzata da terra ed aveva iniziato a correre verso il ragazzo che, di spalle e concentrato a disarmare il non-morto che aveva di fronte, sembrava del tutto ignaro del suo spostamento. Il lanciere, invece... beh... provò a divincolarsi per tutto il tempo ma l'essere prono, con una ferale assalitrice che lo costringeva a terra, con indosso un'armatura che lo appesantiva e con uno scudo che di fatto gli aveva bloccato il braccio sinistro non era la più rosea delle situazioni. Ian non si preoccupò troppo di ciò che stava succedendo mentre affrontava la mummia con l'ascia, sapendo che di fatto il poveretto sdraiato al suolo era molto più vicino alla sua definitiva morte di quanto immaginava.
    Ammesso che ce l'avesse, un po' di immaginazione.

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    Energia: 100%
    Ferite: -
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    Werepenguin: Armatura [Passiva di Richiamo Battlesuit]
    Ebola & Invidia: Coppia di katane
    Passive
    Lilim: [Anti-Malia] [Scansione Mentale (30 metri)]
    Progetto Hydra: [Mente Alveare (30 metri) con: Rudolf Gestalt]
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    Dannati dalla carne, salvati dal sangue.

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    La frequenza di una nota solitaria.

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    Un battito.

    L'attimo che trasforma una persona civile ed educata in una belva senza senno e assetata di sangue e' breve quanto un battito di cuore. Le cause molteplici, ogni situazione ha le sue e spesso sono tante e diverse. Perlomeno, questo e' per chi non e' un guerriero. A un individuo con tale educazione, con un passato fatto di scontri e dolore, spesso non ci vuole molto per far scattare quel battito, a volte basta semplicemente subire una ferita di troppo, persino il solo pensiero della lotta o il primo cozzare di lama contro lama, ci vuole davvero poco. Tra le persone normali e i guerrieri c'e' Naya, ne' del tutto combattente ne' cittadina di un mondo in pace, una persona che ancora deve adattarsi ai comportamenti di qualcosa in piu' che alloggia nel suo corpo, lottare con il proprio demone e' il termine piu' appropriato e veritiero in questo caso. E questo demone, questa creatura, non gli serve nemmeno un battito per diventare brutale, poiche' questa e' la sua natura sin dal principio.

    Mentre Naya lottava contro il lanciere per tenerlo saldo a terra, internamente combatteva con lo Shaa'likh per mantenere un briciolo di coscienza lucida e ragionevole. Continuo' a digrignare i denti e alternare momenti di grida di sforzo col sibilare e il ruggire tipico dell'animale totem per buona parte del tempo che Ian impegno' a lottare contro gli altri due scheletri, salvandole anche la pelle spintonando quello armato d'ascia facendogli mancare il colpo, il quale vibro' vicino alla testa della donna. I suoi capelli in quel momento vibrarono, la concentrazione interiore si disperse e la sua attenzione si focalizzo' del tutto sulla realta' dei fatti.
    Uno scheletro mugugnava sotto di lei, cercando di scrollarsela invano di dosso, Ian segui' il secondo bruciando la distanza tra loro balzando da sopra l'Astrai, il terzo cercava di rialzarsi. Lo Shaa'likh ruggi' violentemente dentro la testa di Naya provocandole una forte fitta alla nuca, questa volta pero' lei non reagi', non strinse i denti, non provo' davvero dolore. Le sue pupille si contrassero in sincronia con un battito di cuore e il suo volto, in quel momento apatico, esprimeva perfettamente l'accettazione di qualcosa; della sua natura? Della battaglia? Non si poteva essere sempre gentili e cortesi, a volte bisognava saper essere crudeli per poter sopravvivere, per poter proteggere il prossimo. Che strano concetto, era vero? In quel momento Ian poteva finire trucidato, sarebbe potuto capitare indipendentemente dalla situazione se lei avesse, in qualsiasi occasione, esitato. Uccidere era parte della natura dell'universo? Era giusto farlo per sopravvivere, come quando si caccia per cibarsi e procurarsi le pellicce per l'inverno?
    Lo spadaccino si rialzo' da terra, Ian ancora era alle prese con quello armato d'ascia, il lanciere stava riuscendo a recuperare un po' di mobilita', approfittando inconsciamente del momento di esitazione dell'Astrai.
    E poi, data la natura delle creature da cui si stavano difendendo, si poteva davvero parlare di uccidere o piuttosto di liberare qualcuno da un vincolo innaturale come la non morte? Il Serpente Cosmico la stava mettendo alla prova, doveva essere per forza cosi', oppure era lo Shaa'likh a farlo? Che tortuoso percorso, convivere con se stessi, imparare ad accettarsi, nel bene e nel male. Ma in quel momento aveva visto qualcosa di nuovo, aveva sempre avuto paura della bestia che giaceva dentro di lei, cosi' tanto diversa dal suo carattere e cosi' tanto sanguinaria e brutale, ma in quel momento si era creato un nuovo legame, di fronte al potere di tenere tra le mani la vita di un'altra creatura: la coscienza di essere molti e di essere uno al tempo stesso. Nessuna parte di se' eclissa del tutto le altre, poiche' senza loro mancherebbe l'essenza stessa della persona, percio' non doveva aver paura dello Shaa'likh, siccome nonostante fosse un'altra coscienza faceva parte di lei e ne' l'uno ne' l'altra potevano vivere ignorandosi. L'animale totem lo sapeva gia', l'aveva sempre saputo, era lei che doveva conoscerlo e conoscersi.

    < Io sono molti. > Mormoro', quasi del tutto assorta nei suoi pensieri, ma fu proprio cio' che la riporto' alla realta' con nuova forza e determinazione. Gli occhi, inondati di rabbia e furia, fulminarono il lanciere e con il ruggito del suo animale totem riprese il controllo della situazione. Contrattacco' subito dopo, con un'artigliata affondo' le dita nella bocca del nemico e strappo' via la mandibola, gettandola lontano al termine del movimento del braccio.
    Nel mentre, Ian aveva gettato a terra quello armato d'ascia e lo spadaccino, in piedi, lo stava per assalire alle spalle. Naya lo noto' subito e decise di intervenire, tuttavia prima di riuscire a farlo, il lanciere sotto di lei, in un attimo di intuizione, mollo' la presa sulla sua arma e sferro' un gancio al costato dell'Astrai, cogliendola impreparata. Il colpo non era dotato di molta forza ma riusci' comunque a strapparle un ghigno di dolore e un ringhio di frustrazione. Il lanciere provo' a colpire di nuovo, mirando al volto che ora era piu' vicino siccome di nuovo rivolto verso di lui, ma venne preceduto dall'avambraccio dell'avversaria. Naya reagi' agguantandogli le membra rinsecchite del collo e, trovandolo particolarmente fragile, ne strappo' cartilagine e trachea, scavando come un'ossessa fino alle vertebre. Nell'azione, la mummia insofferente riusci' a colpirla ancora con un pugno che pero' impatto' sulla spalla, senza scostarla dal suo intento. Quando finalmente riusci' a stringere con le dita di entrambe le mani le vertebre dello scheletro, in un impeto, ne spezzo' l'asse, strattonandolo un po' per indebolirlo.
    Subito dopo, tuttavia, lo spadaccino riusci' a sferrare un fendente contro Ian, si preparo' per eseguirne un secondo ma la sua testa venne folgorata da un guizzo di luce e barcollo', senza piu' cranio, stramazzando al suolo. Li' vicino, sopra un altro cadavere esanime di nuovo, vi era Naya, leggermente ansimante nella sua forma ibrida, una piccola lacrima all'apparenza luminosa le rigava il volto mentre ancora la mano tendeva verso dove si trovava precedentemente lo spadaccino.

    < Scusa, non ho fatto in tempo. > Disse a Ian, asciugandosi la lacrima e rialzandosi. In quel momento si ricordo' del quarto scheletro, disarmato, che stava andando verso il campanile e, sgranando gli occhi, si volto' verso quella direzione.

    <l'altro! Non so cosa voglia fare ma dobbiamo ucciderlo subito! > Urlo' allarmata, iniziando a correre e sperando non fosse ormai troppo tardi.


    Salute: 95%
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    ~1_ Agilita' Astrai - Passiva: +50% Agilita'

    ~3_ Forma Alternativa - Passiva [5pt] -

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    In questo stadio, la pelle di Naya si scurisce, tendendo al nero carbone, mentre piccole scaglie le appaiono sulle spalle e sulle parte esposte di braccia e gambe. Le unghie delle mani e dei piedi si irrobustiscono, cosi' come i denti, e i lineamenti del volto diventano piu' spigolosi ancora. Gli occhi cambiano colore, diventando azzurro ghiaccio e la pupilla si assottiglia, somigliando a quella di un vero rettile. I capelli, in aggiunta, si allungano leggermente, arrivando a sfiorarle tutta la schiena, e si ispessiscono e si increspano molto, in piu' perdono colore e diventano simili a un bianco sporco, tendente al panna. [Zanne, Artigli zampe superiori]

    Attive Utilizzate:

    ~1_ Goccia degli Astri - Attiva - Fisso: basso (5%­mana) - Offensiva, Istantanea, Bersaglio Singolo

     
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    I am the "who" when you call "who's there?"

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    Dopo esservi scambiati e rilanciati gli avversari neanche foste stati ai campionati di ping pong, finalmente avete la certezza -e il sollievo- di aver restituito alla morte (quella vera) due dei suoi figli. Il lanciere e lo spadaccino giacciono al suolo, entrambi immobili e con la testa lontana dal corpo. Nei loro ultimi istanti di non-vita hanno esalato rantoli e sibilii strozzati molto disturbanti.

    La mummia con l'ascia però è ancora in piedi. E' vero, non ha più la sua arma, ma il suo avversario è uno Ian colpito prima in modo leggero dall'impatto con la lancia, e ora in maniera più significativa dal fendente di spada che lo ha preso alla schiena. Se non avesse avuto quella sua strana armatura, ora avrebbe un bello squarcio aperto dalla scapola destra al rene sinistro.
    Il non-morto, vicinissimo, opta per un approccio più full-contact e si lancia con tutto il suo peso verso il ragazzo. Le braccia scheletriche si tendono in avanti e mirano alla gola come a volerlo atterrare e soffocare.

    Nel frattempo, Naya si lancia all'inseguimento della mummia che proprio in quel momento sparisce oltre la porticina.
    Ma è tardi. Avete perso troppo tempo.

    *DOOOOOOOOOOOOON*


    Un primo rintocco. Una nota dura e antica rimbomba nell'aria.
    Il presentimento di Ian era corretto: quella mummia stava andando a suonare la campana.

    CITAZIONE
    Siete ancora in tempo per acciuffarla prima che faccia ulteriore fracasso, ma il primo rintocco è andato.
    Scadenza: 21 Maggio
     
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