[SC] Snow and Blood

L’arte è un miracolo o più semplicemente quella scintilla che permette di trasformare l’ordinario nello straordinario, il possibile in impossibile. Cosa ci è successo? Non lo sappiamo (lo sappiamo, ma è meglio non indagare) eppure siamo ancora là. Nel buio, nel terrore.

I nostri occhi, unicamente per voi spettatori, si adattano alle tenebre e ne colgono i dettagli. Siamo accanto a lui, con quella strana maschera, e ne osserviamo le gesta. Sul suo banco di lavoro in legno fotografiamo uno ad uno i disegni appesi alle puntine. Sono opera di un bambino, pasticci compiuti con pastelli e matite dal significato incerto. Qua un sole, là una casa dal tetto rosso. Ricordi. Ogni tanto i suoi occhi (sempre se abbia davvero occhi sotto la maschera) si fermano per soppesarli, poi tornano sul suo lavoro.

Cosa sta scolpendo con tanta cura? Lo scalpello ed il cesello lavorano incessantemente, dall’alba al tramonto, con tanti piccoli tocchi degni di un artista. La materia prima, poggiata a lato, è una massa nera una volta appartenuta al cristallo. Il prodotto finito, invece, è più difficile da comprendere. Tra i trucioli c’è una massa tondeggiante (un cuore?), due cilindri allungati (i polmoni?) collegati alla prima da un reticolo intricato e sottile (vene?). E’ ancora presto, ci sussurra. Così rimaniamo in attesa, seduti nel buio e cullati dal ticchettio ritmico dei suoi colpi.

Nel tepore della baita, fissando l’ipnotico fuoco che scoppietta nel camino, la sensazione è che il peggio sia passato. Un po’ acciaccati e con un uomo in meno – ma una bambina ed un mezzo cristallo in più – avete attraversato i cunicoli sotterrati e poi le lande gelide fino alla baita da cui eravate partiti. Una casa sicura nel mezzo del nulla da usare come tappa intermedia fino alla base della Seele.

E’ lì che vi trovate, cercando conforto nel calore e mangiando le poche razioni che vi siete portati: pesce affumicato e formaggio puzzolente. Se non altro la bambina sembra non aver bisogno di cibo e non soffre per nulla le gelide temperature (anche se si ostina a tenere la pelliccia per un valore affettivo). Passa il suo tempo a lavorare sul suo potere, ma per ora il massimo che è riuscita a fare è stato materializzare per qualche secondo il suo furetto.

Sul tavolino avete srotolato una mazza abbozzata del presidio nord e state decidendo le tappe che vi porteranno a casa. Qualche litigio sui turni per trainare il cristallo, forse? Ma no, il volere del capogilda è legge. E’ allora cos’è che vi turba? Ah, già. L’anima che entra nel vostro campo di percezione. E’ umana, semplice e pulita. Si avvicina con calma così avete tutto il tempo di prepararvi. Sembra tutto fin troppo semplice. Si arresta davanti alla baita e trattenete il respiro. Combattere o fingersi assenti? Uno, due colpi secchi alla porta. Chiunque sia sta bussando.

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Anima umana normale, nessun responso dalla vostra percezione del pericolo.

Dubbi e domande in bacheca o in privato :*

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Nella Biblioteca di Palanthas, nello scaffale che narra le gesta delle più grandi Gilde dell’Universo vi è un antico trattato sulla Gilda dei Venditori Porta a Porta, talmente vecchio che le sue pagine si sgretolano al minimo soffio di vento. Vergato con l’inchiostro e spiegato con perizia da pagina duecentosettantasei fino a pagina trecentoquaranta vi è la più formidabile tecnica segreta tramandata da capogilda a capogilda nel corso dei secoli: il piede tra lo stipite e la porta. Si narra che sia una tecnica infallibile, in grado di infrangere ogni scudo di protezione e di resistere persino alle porte di adamantio rinforzate magicamente. Pochi sanno, però, che la tecnica venne adoperata anche da un’altra Gilda e da essa tramandata ai suoi adepti: la Gilda dei Poliziotti.

Non appena la porta dello chalet si apre ecco che il piede del tizio misterioso si infila nella fessura in modo da tenerla aperta. Più precisamente è una oxford color marrone scuro, puro cuoio perfettamente inadatto alle temperature del nord. Anche il resto dei vestiti, a dire il vero, ci azzecca poco o nulla: completo elegante in lana inglese con fantasia scozzese e cappotto pesante abbinato. Di sicuro non è un medicante, ma è fin troppo elegante per esser un mercenario o qualche membro di tribù barbariche. Di fronte allo spicchio di faccia di Jack si staglia il volto di un ragazzo sulla ventina dai capelli rossicci, qualche accenno di basette e barba, ed una bombetta sul capo.

« Voi. » Risponde il giovane. Spiccato accento british. La mano libera – l’altra tiene una ventiquattrore da cui spunta un ombrello nero – fruga nel giaccone ed estrae un portafoglio di cuoio nero che avvicina alla fessura della porta. « Reginald Smith. » Un bel distintivo lucido e scintillante. « Sherlock, Polizia Interplanetaria. » Mai sentita, ma in fondo di universi e di posti ce ne sono talmente tanti che nessuno ci metterebbe la mano sul fuoco. Forse un Saggio di Palanthas? Però ammettiamolo, vi sentite un poco a disagio con la Polizia? A fare il conto delle malefatte si potrebbe temere qualcosa, però a vedervi così – con tanto di bambina attaccata alle “sottane” di Laz – non sembrate i cattivi della situazione.

« Eravate voi laggiù in quelle grotte, vero? » Ahia. A quanto pare vi spiavano, vi seguivano o forse sta semplicemente tirando a caso. Sarebbe una buona scusa per dire “No, grazie, non ci interessa” e sbattergli la porta in faccia spezzandogli di netto il piede. Probabile, se non fosse che aggiunge qualcosa. « Era il vostro amico quello che ho trovato laggiù? » Ha notizie di Augustus? « Sentite. » incalza « Ho delle informazioni ed una proposta. Ma purtroppo non abbiamo molto tempo e qui fuori fa un freddo cane. » Tira su con il naso. « Mi fate entrate? »

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« Grazie. » risponde pacatamente il giovane mentre supera la porta e si inoltra nella stanza. Accetta volentieri la stretta di mano dell’albino e cerca di replicarla con Jack. « Mi duole ammetterlo, ma in realtà no. Non vi conosco. Siete famosi su Endlos? » Sebbene non si muova eccessivamente le sue pupille scrutano ogni angolo della spoglia stanza come se si aspettasse qualche sorpresa sgradita, fino a che non incrociano quelle della bambina che lo sta fulminando da uno degli angoli della baita. Il detective inarca le sopracciglia, sorpreso. « E non pensavo vi fossero anche delle bambine. Non è il luogo più adatto per delle gite. » Di tutta risposta, assieme allo sguardo omicida si aggiunge una linguaccia.

Un’alzata di spalle ed ecco che il poliziotto si accomoda al grezzo tavolo della baita, appollaiato su di uno sgabello che ha visto giorni migliori. Sulla superficie di legno appoggia ombrello e poi valigetta. Un click secco della chiusura ermetica ed ecco che si apre rivelando plichi di fogli. Vi passa le dita e ne sceglie accuratamente un paio che vi porge. Ad una prima occhiata sembrano delle relazioni scritte al computer su di un certo Prigioniero #586 ma la maggior parte del testo è stata oscurata con strisce di inchiostro nero. « A farla breve abbiamo avuto problemi con il trasferimento di un criminale. La sua capsula criogenica è stata inghiottita da quello che voi chiamate Maelstrom e catapultata su Endlos. Non abbiamo ricevuto comunicazioni fino a pochi giorni fa, quando abbiamo captato il segnale di emergenza che si attiva quando viene aperta. Inutile dirvi che si trova qui ed è evaso. »

Ma voi? Perché è questo il quesito che vi frulla sicuramente in testa. Per quanto vi divertiate a salvare bambine non siete certo sotto la voce “buoni samaritani” del dizionario di Endlos. « Purtroppo la situazione di Endlos è… instabile. Dal punto di vista giuridico code di una giurisdizione propria negoziata con lord Aeon, il che significa che prima di condurre operazioni sul suolo di Endlos è necessario presentare richiesta ufficiale e trattare le modalità. Tutte cose che richiedono tempo. Che non abbiamo. Nel tempo che ci metteremmo a svolgere il tutto probabilmente il fuggitivo si sarà dileguato. » Sbuffa, palesemente spazientito. I fogli teneteveli pure, non li rivuole indietro. Chissà quante copie tiene in quella valigetta che… sembra stranamente vuota rispetto alle dimensioni che ha. « E qui entrate in gioco voi. Come dicevo non vi conosco, ma siete invischiati nella vicenda. Ho trovato il vostro amico mentre esploravo le grotte, inseguendo una delle creazioni del criminale. » Creazioni? Che si riferisse ad uno dei mostri che avete combattuto? Fruga un attimo nella tasca della giacca ed estrae un piccolo pinocchio di legno, non più grande di un palmo. Molto, troppo simile al soldatino che avete recuperato. « Qui vicino c’è un insediamento di pescatori. L’ho portato lì in tempo. Si riprenderà. » Sposta lo sguardo alla bambina. « Forse sarebbe una saggia idea lasciare anche lei là. »

Momento rabbia. Lei assume un colorito rosso scuro in viso, i denti che raschiano tra loro e le mani che artigliano la pelliccia. Per un breve attimo siete certi che la stanza si riempirà di clown, giraffe e orsi – si salvi chi può – poi, per fortuna, niente di tutto questo accade. « So badare a me stessa! Non sono mica una bambina! » gli urla contro. Bam! Balle spaziali. Più falsa di un mercante di Merovish. Ma vi mettereste mai ad argomentare con una così? Meglio star zitti e sopportare. La pensa uguale il detective che sospira e poi torna a concentrarsi su di voi. « Lo dico per lei. Qualunque cosa siate andati a fare o prendere là sotto è evidente che anche a lui interessi e non è il tipo da demordere. Ho abbattuto una sua seconda creazione diretta in questa direzione e temo ne arriveranno altre. »

Si alza dal tavolino, schiarendosi la voce.
« Ho una proposta per voi. »

« Voi mi aiutate a rimettere in manette il criminale e in cambio tutto ciò che lui ha recuperato o costruito non verrà confiscato, in quanto operazione non ufficiale, ma andrà in tasca a voi. Era famoso per essere un genio, sia come artigiano che come sciamano. Sono certo che persino su Endlos possa essere rivenduto tutto per una grande quantità di soldi. » Vi ha scambiato per mercenari. E’ davvero un male? Forse meglio che spiegare di esser parte di un’organizzazione che traffica anime. « Considerando che ci siete già in mezzo non mi pare una cattiva proposta. Volente o nolente ci dovrete avere a che fare, meglio avere uno in più per fronteggiarlo, no? E poi dovrei aver capito dove si nasconde. » Vi sorride porgendo la mano. Non verso uno di preciso – anche perché è difficile capire chi realmente comandi tra di voi – ma nel mucchio. « Allora? Ci state? »

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