Moonbreeze's Memoria

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    « Ouff... »
    La serratura della porta si aprì, e dalla soglia fece capolino la dottoressa Ame, l'espressione contrariata ma non acida o aggressiva, intenta a strofinarsi i capelli in disordine mentre squadrava la scena senza alcun entusiasmo. I tre ufficiali della Jasdf erano invischiati in una disgustosa massa appiccicaticcia biancastra dalla consistenza vischiosa, si dibattevano come mosche in una ragnatela e per lo più biascicavano vocaboli intellegibili -probabilmente minacce- con le bocche piene per metà di quello schifo incolore.

    « Sapevo che sarebbe successo qualcosa del genere... »
    In quel momento Aura scoppiò a piangere, attaccandosi a Brynjar ancora terrorizzata da quello che era appena successo. La dottoressa le rivolse uno sguardo stranamente comprensivo per qualche attimo, poi sospirò in segno di resa.
    « E va bene, e va bene... puoi riprenderti la ragazza e andartene, se vuoi. Per stavolta ti faccio credito, mi pagherai quando potrai farlo. »
    Il tono era inequivocabilmente quello di qualcuno che si arrendeva alla certezza di non rivedere mai più indietro i propri soldi. Non doveva essere la prima volta che si ficcava in una situazione del genere, quindi probabilmente c'era abituata. Brynjar non poteva saperlo perché non conosceva la valuta locale, ma con quelle tariffe difficilmente ci si riduce a lavorare in un tugurio del genere con la casa invasa da confezioni aperte di medicinali.

    « Però devi darti una mossa. Non posso lasciare così queste tre piattole, anche se mi piacerebbe molto gettarle in qualche fosso qua fuori. Non le voglio qui, e non le possiamo scaricare qui attorno con un gastrea in giro. Sarebbe come condannarli a morte, ed io non faccio queste cose. Se restate qui però ci saranno rappresaglie, ed io non voglio guai, capite? »
    Indicò Medea, profondamente addormentata sul lettino. Brynjar avrebbe notato con meraviglia che le sue ferite esterne si erano miracolosamente richiuse, anche se restavano cicatrici sotto forma di zone pallide in cui la pelle era bianchissima ed estremamente morbida come quella di un neonato. Andando ad intuito la dottoressa aveva usato una sorta di fattore rigenerante, stimolando mediante dei medicinali il naturale recupero del corpo, poiché gli innesti di pelle lasciavano tracce più evidenti e di certo non c'entrava in alcun modo la magia.
    « Ho usato uno di quei fattori TiGR, li conosci? Quelli che venivano usati durante la seconda guerra gastrea. Li ho creati io, nel caso non lo sapessi. Beh, naturalmente quello che ho usato è molto più raffinato e privo delle droghe neurali stimolanti, d'altronde lei non ha bisogno di tornare a combattere. Devi tenerla sotto sedativi per altre diciotto ore, per garantirle un perfetto recupero. Altrimenti rischia danni permanenti al cervello. »
    Sbatté in mano a Brynjar tre confezioni sigillate che contenevano ciascuno una specie di piccolo kit di primo soccorso: una siringa con ago ed una boccetta minuscola. Due erano in plastica e dall'aria ordinaria, l'altra aveva una confezione rossa e bianca praticamente coperta di ideogrammi e con vari simboli di avvertenza standard che Brynjar non poteva riconoscere. Alcuni erano gli stessi che si usano in altri mondi, come ad esempio il simbolo che avverte della tossicità di uno strumento, il classico "non disperdere nell'ambiente" e poi il simbolo internazionale che indica un biohazard, però ne esistevano altri del tutto sconosciuti.
    « Una fra sei ore. L'altra fra dodici. Mi raccomando. »
    Disse annuendo in direzione dell'uscita.
    « Fra tre ore getteranno nell'area i feromoni per essere certi che il gastrea si trovi in superficie, poi bombarderanno la zona usando i siluri a corto raggio. Temo che l'unico posto sicuro sia oltre il fiume, nella zona residenziale. Inietta questo nella piccola prima di salire, servirà ad inibire il fattore Gastrea così avrà gli occhi normali per ventiquattro ore e nessuno la riconoscerà per una Cursed Child, così potrete muovervi in relativa tranquillità. »
    Si riferiva alla confezione rossa e bianca. Quella era per Aura, quindi.
    Attese che l'uomo si desse una smossa, poi prese delle grosse forbici con un sospiro rassegnato.
    « Muovetevi. Tre ore sembrano tante, ma non lo sono. Ci metterò un po' a sciogliere quei tre idioti dallo schifo che gli hai gettato addosso, ma tanto non sono così idioti da inseguirvi, scapperanno dai loro reparti con la coda fra le gambe stando attenti a non imbattersi nel Gastrea... per loro è più facile, però. Loro hanno proiettili al vanarium e non si scarrozzano dietro una specie di richiamo per mostri... »
    Disse indicando Aura in tono eloquente. Il tizio ambiguo gliel'aveva detto, quindi Brynjar già lo sapeva: le Cursed Child attirano i Gastrea come api col miele...



    Edited by Yomi - 2/2/2019, 22:35
     
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    « Ouff... »
    Ame – no, la dottoressa Ameonna uscì dal suo micro-ambulatorio in quel momento esatto, osservando il quadretto sulla sua veranda con disapprovazione. Brynjar aveva deliberatamente dichiarato che si sarebbe fatto carico delle conseguenze delle proprie azioni proprio per non rischiare di caricarle sulle spalle della donna, ma di fatto era difficile che non sarebbe stata ritenuta almeno in parte responsabile di ciò che era appena successo. Il caporale era addormentato in compagnia di una bambina maledetta proprio davanti alla sua porta di casa, del resto.
    Gli uomini continuano a dimenarsi in quella gelatina viscosa, ad ogni movimento peggiorando la situazione tanto che alla fine non riuscivano più neppure a parlare, le bocche riempite da alcuni pezzi di quel sigillo.

    « Sapevo che sarebbe successo qualcosa del genere... »
    « Chiedo scusa per l'inconveniente, » disse Brynjar, « non credo ricapiterà più. »
    Aura era scoppiata in lacrime, abbarbicandosi al braccio del giovane cercandovi conforto. Brynjar ne accarezzò con dolcezza il capo, mormorandole parole di conforto che, a differenza della mezza promessa fatta alla dottoressa, erano ricolme di tutta la sincerità di cui egli era capace.
    « E va bene, e va bene... puoi riprenderti la ragazza e andartene, se vuoi. Per stavolta ti faccio credito, mi pagherai quando potrai farlo. »
    Lo scienziato le rivolse un'occhiata perplessa, chiedendole in silenzio se fosse davvero sicura di non volere un pagamento almeno in natura (con sangue e plasma) o in prestazioni (di pulizia di quella topaia). Gli ci vollero alcuni secondi prima di realizzare che l'operazione era finalmente conclusa, e che Medea doveva essere di fatto in salvo.

    « Però devi darti una mossa. Non posso lasciare così queste tre piattole, anche se mi piacerebbe molto gettarle in qualche fosso qua fuori. Non le voglio qui, e non le possiamo scaricare qui attorno con un gastrea in giro. Sarebbe come condannarli a morte, ed io non faccio queste cose.
    Se restate qui però ci saranno rappresaglie, ed io non voglio guai, capite?
    »
    Finalmente Brynjar poté vedere la rivale. Ancora addormentata sul letto operatorio, non era rimasta quasi nessuna traccia delle ferite che egli stesso le aveva procurato, se non qualche chiazza di pelle bianca al posto. Ameonna aveva utilizzato un trattamento che favoriva la rigenerazione dei tessuti, osservò lui. Molto meglio delle cicatrici che sarebbero rimaste altrimenti.
    « Ho usato uno di quei fattori TiGR, li conosci? Quelli che venivano usati durante la seconda guerra gastrea. Li ho creati io, nel caso non lo sapessi. Beh, naturalmente quello che ho usato è molto più raffinato e privo delle droghe neurali stimolanti, d'altronde lei non ha bisogno di
    tornare a combattere. Devi tenerla sotto sedativi per altre diciotto ore, per garantirle un perfetto recupero. Altrimenti rischia danni permanenti al cervello.
    »
    Brynjar scosse la testa.
    « Temo di no. Mi è perlomeno chiara la seconda parte, in ogni modo. »
    Si vide schiaffare fra le mani alcune confezioni sigillate, due delle quali contenenti una siringa, un ago e una fiala ricolma di un liquido verde pallido; e un'altra, rossa e bianca, costellata di ideogrammi che egli riconobbe in qualche modo essere cinesi. Alcuni dei simboli di avvertenza raffigurati su di essa gli erano familiari, come quello del biorischio, altri invece non li aveva mai visti prima di quel momento.
    Anche con la propria limitata conoscenza del semipiano, non gli ci volle molto per fare due più due e, in base anche a ciò che aveva osservato fino ad ora, capire che quel pezzo di mondo doveva essere giunto lì molto di recente. Dalla Cina di qualche Terra alternativa, per la precisione.
    « Una fra sei ore. L'altra fra dodici. Mi raccomando. »
    Brynjar annuì. Ame gli indicò la via d'uscita.
    « Fra tre ore getteranno nell'area i feromoni per essere certi che il gastrea si trovi in superficie, poi bombarderanno la zona usando i siluri a corto raggio. Temo che l'unico posto sicuro sia oltre il fiume, nella zona residenziale. Inietta questo nella piccola prima di salire, servirà ad inibire il fattore Gastrea così avrà gli occhi normali per ventiquattro ore e nessuno la riconoscerà per una Cursed Child, così potrete muovervi in relativa tranquillità. »

    « Aspetti, cosa? »
    Guardò la confezione diversa dalle altre due. Ecco a cosa serviva, allora! Eppure, il momento di stupore del caporale durò pochissimo. Del resto, aveva effettivamente detto che si sarebbe preso la responsabilità di ciò che sarebbe successo ad Aura di lì in avanti. Ciò che Brynjar non si aspettava era che Ame avesse acconsentito così velocemente.
    « Ho... ho capito, sì. »
    Abbassò gli occhi su Aura, e le sorrise debolmente. Non aveva la minima idea di cosa egli avrebbe fatto una volta tornato in Accademia. Forse l'avrebbe affidata a quell'orfanotrofio speciale che si trovava nella capitale del Presidio Orientale e... scartò immediatamente quell'idea, nonché quella di chiedere un'udienza alla Dama Azzurra affinché “purificasse” la bambina da quel gene infetto. Del resto, Endlos era un mondo con cui AngelDust era in contatto, e un incontro non pianificato fra una carica politica locale di spicco e un soldato poteva essere motivo di una discreta baraonda, anche se l'incontro avveniva per motivi privati.
    No, doveva portarla con sé. Avrebbe sigillato il gene almeno finché sarebbero rimasti in quella dimensione; i dogmi di Suspiria lo avrebbero con ogni probabilità definitivamente stabilizzato all'arrivo di Aura.
    Brynjar sistemò i medicinali nel marsupio tattico (ovvero un marsupio normalissimo, solo antiproiettile), recuperò la Tartaruga Gigante delle Galápagos e poi anche la spada di Medea, prima di avvicinarsi alla sua proprietaria con l'andatura rassegnata di chi era pronto a farsi una seconda scarpinata con una donna incosciente fra le braccia.
    Lanciò un'occhiata al proprio orologio, e impostò due sveglie a distanza di sei e dodici ore, rispettivamente. Dopodiché, afferrò con delicatezza il corpo della donna, portandolo fuori dall'ambulatorio con passi prudenti.
    « Muovetevi. Tre ore sembrano tante, ma non lo sono. Ci metterò un po' a sciogliere quei tre idioti dallo schifo che gli hai gettato addosso, ma tanto non sono così idioti da inseguirvi, scapperanno dai loro reparti con la coda fra le gambe stando attenti a non imbattersi nel Gastrea...
    per loro è più facile, però. Loro hanno proiettili al vanarium e non si scarrozzano dietro una specie di richiamo per mostri...
    »

    « Ce la caveremo. Quanto al sigillo, si dissolverà da solo senza lasciare tracce fra circa una mezz'oretta. Se questi gentiluomini non si muovono ulteriormente, fra cinque minuti potranno tornare a parlare senza impedimenti. »
    Spiegò, facendo cenno ad Aura di seguirlo – anzi, di guidarlo fuori da lì.
    « La ringrazio dal profondo del mio cuore di tutto ciò che ha fatto per Medea. Prometto che in cambio farò in modo che Aura abbia da qui in avanti una vita serena e felice. »
    Guardò di nuovo la bambina. Sarebbe stato qualcosa di ancora più difficile da spiegare a Nina, ma qualcuno doveva pur prendersi cura di quella bambina.

     
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