Cosa mai potrà farti una graziosa fanciulla dai codini dorati?

Non è raro sentire la frase "Si, ti sta guardando... e non gli piaci per niente", la quale preannuncia l'imminenza di un guaio serio. In questo caso la frase però è "Si, ti sta guardando. Le piaci... e anche molto", ma i guai non sono minori, ciò è poco ma sicuro.
Andiamo però con ordine. Quel giorno Adaham stava passeggiando tranquillamente per le vie di Istvàn, solo che da un po' aveva una strana sensazione: si sentiva osservato. Come se qualcuno lo stesse seguendo. Probabilmente però doveva essere solo un'impressione dovuta a qualcos'altro; fosse una preoccupazione, nervosismo, un ricordo o un pensiero. Come nella maggior parte dei casi, bastava ignorare quella semplice paranoia e pensare ad altro. Prima o poi tale sensazione sarebbe passata.
Quindi il ragazzo entrò in un locale, forse perché desideroso di bere qualcosa e si sedette a un tavolino. Il posto era ben tenuto ed era arredato in maniera molto simile dei bar del mondo da cui proveniva.
Il presentimento però non accennava a diminuire e il giovane, forse perché convintosi a dargli ascolto, forse per qualsiasi altro motivo, si sarebbe guardato intorno. Sarebbe stato allora che avrebbe intravisto una fanciulla che forse lo stava fissando. Vestiva un mantello marrone dal tessuto grezzo, color marrone. Il cappuccio era abbassato e si potevano ben vedere i suoi lunghi capelli d'oro, che le scendevano armoniosi lungo due codini, ai cui apici vi erano due candidi fiocchi. Sicuramente di un tessuto più lavorato rispetto all'indumento che avvolgeva la maggior parte del suo corpo, ma da quella distanza era difficile capire quanto fosse pregiato.
Non poteva neanche essere certo che il suo sguardo verde fosse effettivamente posato su di lui o se si fosse fermato lì per puro caso e successivamente si sarebbe volto da altre parti. Non era facile stabilirlo, sia per la distanza e soprattutto perché tra i due vi era un altro tavolo in cui stavano parlando due uomini, quindi era difficile vederla chiaramente e capire cosa stesse facendo.
Magari non era proprio il caso di importunare una persona che probabilmente si stava facendo solo i fatti propri e il cui sguardo era capitato lì solo per una semplice fatalità...

Era sorprendente quanto potesse celarsi bene un guaio potenziale dietro una situazione quasi banale, in una scena dai ritmi ancora lenti.
Adaham prese il proprio cellulare ed iniziò ad usarlo, guardando solo di tanto in tanto in direzione della fanciulla. Dopo tutto quasi sicuramente non stava guardando lui e anche se così fosse stato, avrebbe avuto senso prestare attenzione alla cosa? Di lì a poco lui o lei sarebbero usciti del locale e con ogni probabilità non si sarebbero più rivisti. Perciò perché non fare semplicemente niente in ogni caso?
Il fatto era che ciò che stava accadendo non era per nulla banale e ordinario, anche se nessuno al momento avrebbe potuto intuirlo. Infatti, mentre il giovane era intento a usare il cellulare, la ragazza si alzò da posto e in men che non si dica si trovò vicino al tavolo di Adaham. Senza chiedere niente a nessuno, prese una sedia libera e la aggiunse al tavolo presso cui sedeva il ragazzo, proprio di fronte a lui. Il tutto piuttosto velocemente e senza produrre rumori rilevanti.
Quindi si sedette anche lei ed iniziò a fissarlo da vicino, mani appoggiate al viso e grosso sorriso, insomma come avrebbe fatto una bambina di fronte alla vetrina di un negozio di cioccolata. Non disse niente, limitandosi per il momento a guardarlo, come se fosse del tutto normale per una sconosciuta sedere al tavolo di qualcun altro, senza nemmeno presentarsi o chiedere il permesso.
Le chiome lucenti le scendevano vaporose e fluide lungo i fianchi, fino a quasi toccare terra e gli occhi verdi si chiudevano di tanto in tanto, come a rimarcare la propria contentezza.
Forse la situazione sarebbe finalmente iniziata ad apparire strana, il punto era che lo era ben di più di quanto si poteva supporre.

A dire la verità, la fanciulla non si aspettava un simile incontro. Non conosceva bene quel mondo, anzi era la prima volta che si recava lì. Tuttavia, quando era venuta a conoscenza dell'esistenza di questo, aveva pensato di compiere un giro di perlustrazione, per vedere se avrebbe potuto trovarci qualcosa utile ai suoi scopi. Sarebbe dovuto essere un viaggio breve, tanto che si era imposta di non visitare i maggiori centri d'arte, come invece le sarebbe piaciuto. Coi tempi che correvano, non poteva permettersi un simile lusso e doveva badare solo ai motivi che l'avevano spinta lì.
Tuttavia, anche se si trovava lì per ricercare qualcosa di utile, non si sarebbe certo aspettata di trovare qualcosa, o per meglio dire qualcuno, del genere. Quella era stata pura fortuna!
Lei lo fissava, ma non ne osservava certo l'aspetto fisico, lei andava oltre: guardava la sua aura. Ciò che emanava lo spirito del ragazzo. Era piuttosto brava in simili cose e difficilmente la si poteva ingannare.
" Ciao."
Rispose lei, mantenendo quell'atteggiamento tra l'assente e il trasognante.
Un tempo avrebbe escluso il ragazzo, dato che era assai più selettiva o, a detta di alcuni, schizzinosa. Tuttavia aveva capito che molti dei parametri su cui si basava, non erano poi così importanti.
Così, dopo che passò un'altra decina di secondi, di decise nuovamente a parlare e a dire cosa volesse da lui.
" Vuoi essere mia messaggera?"
Peccato che tale domanda non fosse molto chiara e Adaham avrebbe potuto interpretarla in diversi modi.

Come fosse appena stato rotto un incantesimo, la fanciulla parve destarsi ed essere più reattiva. In effetti aveva esaminato per troppo tempo l'aura dell'altro ed era arrivato il momento di spiegargli più chiaramente. Solo che... un locale non era certo il luogo ideale per per parlare di certe cose.
" Hai ragione. Tuttavia questo non è il posto migliore per spiegarti il tutto."
Si sarebbe però adattata. Preferiva che non sentissero quello che gli avrebbe detto, anche se forse non c'era poi così tanto da preoccuparsi. Tuttavia aveva una reputazione da difendersi e parlare di cose importanti in un bar, non si addiceva ad una come lei. Quindi si sporse, fino ad arrivare con la faccia dall'altra parte del tavolo, per sussurrare all'orecchio di Adaham.
In un certo senso gli voleva offrire un lavoro, ma non certo uno di ordinario.
" Con "messaggera" intendo dire messaggera divina. In pratica sarai mia aiutante, agente, membro della mia corte, ti occuperai di proteggere e guidare i mie fedeli e molto altro."
Se non altro adesso la fanciulla si stava comportando in maniera più normale, ma quanto disse al ragazzo fu comunque molto insolito. Quindi si ritirò tornando a sedere al proprio posto.
" Dover parlare in questa posizione è davvero scomodo! Preferirei che uscissimo per riferirti i dettagli."
Se Adaham avesse acconsentito, lei avrebbe deciso di pagare il pranzo per entrambi, lasciando quindi un sacchetto colmo di monete d'oro. Una somma con la quale, più che pagare una consumazione, la biondina sembrava voler acquistare le sedie, i tavoli, il set dio piatti e di pentole.

Come se la scena del pagamento non fosse di per sé strana, la dea aggiunse una quantità ulteriore di assurdità alla cosa.
" Scusami, pensi che basti quanto ho dato?"
Chiese, poco prima di varcare la soglia. Sembrava estremamente sincera in quella domanda e si poteva supporre che non conoscesse bene Endols. Tra l'altro, quelle monete non erano la valuta utilizzata nel semipiano, tuttavia la fanciulla aveva capito che lì accettassero comunque l'oro, dato che tale materiale aveva un valore intrinseco riconosciuto da tutti.
Comunque, non appena fu fuori, rispose alla prima domanda di Adaham.
" Pensavo di uscire fuori città e raggiungere le campagne. Lì dovrebbe essere abbastanza tranquillo. Comunque, se passiamo per le vie poco frequentate, potrei andare avanti a spiegarti."
Così, non appena la quantità di persone diminuì da rendere sufficiente la riservatezza della conversazione, la ragazza proseguì.
" Semplificando abbastanza le cose, io sarei una dea dell'Amore. Nel mio caso questo è visto come una forza che spinge tutto al miglioramento, eliminando i difetti e le piaghe. Esso si manifesta nelle relazioni interpersonali, i sentimenti, l'arte e molto altro. Spero che sia tutto chiaro."
Proprio allora si ricordò che l'altro avesse specificato di essere un maschietto.
" Ah, comunque mi ero accorta che sei un maschio. Tuttavia non preoccuparti: grazie ai miei poteri posso facilmente sopperire a questo problema."
Continuò tranquilla, come se tutto ciò fosse normale. A dire la verità sapeva che tale cosa non fosse particolarmente gradita ai maschi, tuttavia di solito quando offriva loro l'immortalità, tale cambiamento sembrava già più sopportabile.
Si voltò di nuovo verso Adaham e ne osservò l'aura. Ah... lui però era già immortale. Maledizione!
" A proposito, come ti chiami?"
Chiese, come se le fosse sorto un dubbio.
Certo che la situazione diventava sempre più bizzarra: una presunta dea che, senza neanche presentarsi, stava cercando di elevare a propria messaggera quello che sembrava essere uno sconosciuto in tutto e per tutto!

Adaham mostrò non poca curiosità rispetto all'operato della dea e ai suoi poteri. La cosa le fu gradita, ma vi era un piccolo problema di fondo.
" Ecco, anche semplificando al massimo faremmo notte se iniziassi a spiegarti tutto. Penso sia molto più pratico mostrarti tutto quando giungeremo nel mio mondo. Pensa solo che le messaggere si specializzano sono in uno di quattro possibili ambiti."
Lei eccelleva in tutti ovviamente, ma lei era la dea.
Intanto Adahm le spiegò che fosse già in grado di modificare il proprio aspetto, anche se ciò che intendeva fare lei era qualcosa di più profondo, rispetto a una mutazione temporanea dell'apparenza. Lei voleva agire sulla forma originale di Adaham.
" Ho capito, direi che è una cosa ottima."
Disse ella, quando capito in realtà non aveva proprio. Aveva interpretato la frase la frase di Adaham in maniera un po' particolare: ovvero che fosse solito mutare il suo aspetta in una persona del gentil sesso e che quindi non lo infastidisse minimamente tale cambiamento.
Ormai pensava che l'altro avesse accettato di unirsi a lei e lo considerava già dentro.
A quel punto fu Adaham a parlare, presentandosi e chiedendole quale fosse il suo nome.
" Oh, che scortese, mi sono dimenticata di presentarmi! Mi chiamo Aimi, lieta di fare la vostra conoscenza."
Quindi rise un attimo.
" Comunque non occorre essere così formali, non in simili circostanze almeno. Tornando al tuo nome, devo dirti che presto dovremo trovartene uno nuovo. Ti suggerisco di iniziare a pensarci già adesso."
Intanto i due arrivarono nelle campagne e il giovane chiese se avrebbe dovuto lasciare Endols.
" Esatto. Non abbiamo fedeli in questo mondo e cercarne altri è l'ultima cosa che intendo fare, almeno per il momento.
Visto però che su Endlos i viaggi dimensionali sono conosciuti ti sarà possibile tornarci, ma saranno episodi sporadici; la maggior parte del tempo la passerai nella tua nuova casa, dato cheè l'ambiente migliore per imparare. Dato quindi che il tuo addestramento dorerà cent'anni, la cosa migliore è iniziare il prima possibile e non perdere troppo tempo."
Ciò però che Aimi non gli aveva detto era che nel suo mondo il tempo era dilatato e che un giorno nel suo equivaleva all'incirca a sette di quelli di altri luoghi. Quindi l'apprendistato equivaleva più o meno a settecento anni.
" Perciò sarebbe meglio che tu non aspettassi troppo per salutare amici e parenti. "
Vi era da chiedersi come mai Aimi avesse scelto, tra tutti, proprio Adaham. Sembrava un ragazzo come molti altri e non particolarmente affine agli ambiti di cui si occupava la dea.

Aimi si mordicchiò leggermente le labbra. Adaham non era ancora del tutto convinto che diventare una sua messaggera sarebbe stata una buona idea! Certo, aveva comunque affermato che non sarebbe stato un problema eccessivo quello di poter tornare su Endlos solo ogni tanto.
Forse la decisione l'avrebbe presa dopo aver visto il suo mondo. Abbandonò quindi l'idea di tramutarlo subito in femminuccia, dato che avrebbe potuto gradire poco la cosa, essendo ancora indeciso. Forse però era meglio così: avrebbe potuto pensare con calma che aspetto dargli e magari concordarlo in parte con lui.
" Molto bene, dammi solo un attimo e ti porterò lì."
Proprio allora, sotto di loro comparse un grosso cerchio di luce che qualche istante dopo abbagliò entrambi. Quando la luce di dissolse il ragazzo si trovò in un posto differente: era in mezzo a un enorme prato, pieno di fiori. Non sarebbe stato corretto dire che questi erano più dell'erba, ma forse ci andavano vicino, anche perché erano piuttosto vistosi per colori e per i loro petali. Ai margini della prateria si potevano scorgere delle macchie di bosco, che spesso precedevano delle colline. Il sole stava tramontando, tingendo l'ambiente di un colore arancione.
" Benvenuto su Aiseria."
Aimi era ancora lì, davanti a lui, ma questa volta indossava un abito sfarzoso, decorato con fili d'oro.
" Seguimi, faccio strada."
E si voltò, avanzando. Difficile dire dove fosse diretta.

Adaham sembrava apprezzare il mondo, ma Aimi aveva sperato in più entusiasmo. Anche perché migliore era l'impressione che gli avrebbe fatto quel posto, più alte sarebbero state le possibilità che il ragazzo accettasse di divenire una sua messaggera. Tuttavia non erano che all'inizio dell'esplorazione e forse era troppo pensare che sin da subito il suo mondo lo entusiasmasse.
" Nel luogo dove le apprendiste messaggere vengono istruite."
Rispose, per poi fare una premessa.
" Un tempo io e quelle più esperte insegnavamo alle nuove arrivate. Tuttavia tale metodo a un certo punto iniziò a mostrare tutti i suoi limiti e ci misi fin troppo tempo a rendermene conto. Quindi ne preparai un altro, ispirandomi alle scuole frequentate dalla gente normale.
Anche se all'inizio temevo che la qualità dell'insegnamento potesse risentirne, questo piano sta dando buoni frutti.
Certo, quel metodo aveva delle pecche, ma con alcuni accorgimenti lei e le proprie aiutanti erano riuscite a sopperire alle mancanze, compensando con addestramenti modificati e prove pratiche quelle parti in cui l'insegnamento sembrava essere meno efficacie.
Quindi dopo un po' iniziò a delinearsi un palazzo, dai tratti tipici del rococò e mano a mano che la distanza sarebbe diminuita, Adaham avrebbe potuto capire che fosse circondato da siepi e recinti, delimitando un cortile. Era ancora troppo lontano per capirlo, ma le dimensioni dell'edificio erano immense, paragonabili a quelle delle regge più grandi.
" Quella è l'accademia dell'Amore."
Disse la dea indicandola. Certo, come nome forse era un po' troppo sdolcinato.