Awakening at the End

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    Era trascorsa una settimana da quando avevano fatto ritorno dal Pentauron a dorso di grifone. Uscita assai malridotta dalla brutta esperienza, Riful aveva iniziato a somigliare a qualcosa di molto simile ad una bambina normale fintanto che la febbre persisteva e l'appetito restava praticamente nullo, scavando il faccino pallido e tenendo a bada perfino la leggendaria baldanza con cui la strega era solito apostrofare il prossimo. Aveva anche smesso di minacciare la servitù, almeno per il momento: niente più camera blindata da incantesimi, altezzose intimidazioni o strani fenomeni provenienti dalle sue stanze, anche se ci voleva ben altro che una settimana di quiete per toglierle di dosso la bruttissima reputazione che si era procurata. In compenso iniziavano a girare le prime voci, che non tardarono ad arrivare anche all'Alfiere. Qualcuno dei nobili aveva saputo dell'esistenza di una "strana bambina" e aveva avuto l'ardire di domandare durante un meeting, naturalmente alla presenza di altri burocrati. Gli abitanti della città avevano un ricordo sfumato e distorto di quanto successo durante la notte in cui Riful aveva intonato la "Quinta Stagione" facendo sprofondare Laputa nella pazzia, e di certo non lo ricollegavano ad un ennesimo ed eccentrico ospite del loro Alfiere! Però le domande arrivavano, ed erano la punta di un iceberg fatto di voci che rischiavano di diventare maldicenze.
    ... Che puntualmente divamparono come un incendio il giorno in cui le stanze di Riful furono incendiate. Un evento che di per se avrebbe creato solo panico ed apprensione... non fosse che il fuoco era nero come la pece. Quando la servitù avvistò l'incendio -in pieno pomeriggio, fra l'altro- esplose un'autentica rivoluzione: si formò una catena umana che dai pozzi tentava di gettare quanta più acqua possibile sulle fiamme, vennero allertate autorità e praticamente si mobilitò mezza Laputa, inutilmente. Perché le fiamme nere non si spegnevano, proliferavano sulla pietra risparmiando animali e persone finché qualcuno non iniziò a parlare di stregoneria ed iniziarono a invocare l'intervento di preti e magistri. Quel pomeriggio sfortunatamente Drusilia non era presente, ma arrivò sul posto a fattaccio compiuto. Il fuoco stregato si era estinto da solo, e la servitù era terrorizzata anche solo all'idea di entrare nel Mastio, dove in realtà l'attendeva solo una Riful del tutto indifferente, che, mentre sfogliava il suo libro, spiegò molto distrattamente che non aveva ancora recuperato pieno controllo dei suoi poteri. Dopo quel fatto, se le malelingue volevano qualcosa di cui sparlare, beh non avevano più bisogno di inventare. C'erano tanti di quei dettagli strani da riferire che avevano solo l'imbarazzo della scelta sul tipo di storia da ricamare...

    Poi iniziarono le faccende dei furti.
    Apparentemente Riful amava passeggiare sui tetti, di notte. L'avevano già avvistata in un paio di occasioni: una bambina che passeggia sui tetti alla luce della luna, con la mantellina svolazzante ed il cappello da strega ben calcato in testa, impossibile confonderla per qualcun'altro. Quello che nessuno aveva ravvisato era il motivo di quelle uscite notturne. Una mattina piombarono all'Albero-casa due nobili, marito e moglie, che accusavano "la strega dell'Alfiere" di essersi introdotta nelle loro stanze, di aver messo a soqquadro la camera da letto di lei e sottratto una quantità di gioielli e pietre preziose, oltretutto ignorando volutamente antichi diademi e collane di famiglia allo scopo di insultarli. Riful naturalmente si dichiarò estranea ai fatti, ed era convincente quanto un ladro di marmellata con la faccia pasticciata di confettura. La piccola strega non fece in tempo a discolparsi che altre due famiglie borghesi bussavano alla porta di Drusilia, ed una nobildonna aveva pure visto in faccia il ladro. Ovviamente la descrizione corrispondeva. In totale quattro camere da letto svuotate dei gioielli, praticamente di questo passo l'Alfiere di Laputa rischiava una rivolta della nobiltà -pure di quella che l'aveva sostenuta in passato...

     
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    Se c'era una cosa di cui non si parlava quasi mai nel Presidio Errante era lo spinoso rapporto dell'Alfiere con nobili e ricchi mercanti. Già in parte bistrattati a seguito della sua salita al potere che aveva portato riforme quali l'alfabetizzazione degli umili e l'abolizione della schiavitù, poco tolleravano il suo atteggiamento accomodante e la tendenza al non accumulare ricchezze o al non mostrare opulenza agli stranieri. Dicevano non fosse adatta all'Alfierato, ma le considerazioni personali finivano comunque nel nulla dato che -in ogni caso- la Dama del Vento godeva del totale appoggio delle forze armate e soprattutto del Magisterium che -a differenza dei primi- generava un timore non indifferente nelle masse. Dopotutto, un conto erano dei fattucchieri o qualche demone uscito dal nulla... un altro era un esercito di maghi scelti e perfettamente addestrati alle più disparate arti arcane. Ancor più se era l'unica struttura di quel tipo e prestigio esistente su Endlos.

    Ciò nonostante l'antipatia restava e i fastidi non pochi, dal continuo vociare alle spalle della donna -ovviamente captato e riferito alla Dama del Vento grazie al sistema di spionaggio dell'Argonath- all'infinità di problemi inutilissimi che esponevano ogni volta ai vari incontri con la sovrana, tutti ovviamente delegati ad altri per la pace dei sensi di Drusilia. Uno dei tanti, però, riguardava Riful: del tutto indifferente alla questione delle fiamme (per nulla nuova in quel di Laputa, considerando il considerevole numero di apprendisti maghi), trovò degna di attenzione la tendenza al furto della bambina.

    Per questo si presentò da lei un giorno come tanti, sguardo inflessibile e braccia conserte.

    -Credo che tu mi debba delle spiegazioni, Riful. Perchè rubi gioielli e soprattutto... perchè mi costringi a parlare con quelle arpie?

     
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    L'irruzione nella stanza colse qualcuno di sorpresa. Qualcuno che aveva rovesciato di gran carriera un pacco di fogli di pergamena sul pavimento, spargendoli come allo scopo di coprire (e nascondere) qualcosa, poi sempre in grande affanno si era sbrigata a saltare sul letto e tirarsi le coperte fino alla fronte, nascondendosi sotto di esse.

    « Non so di che cosa parli! »
    Squittì Riful dal suo nascondiglio.
    « E non ho mai rubato niente che fosse particolarmente importante per qualcuno! »
    Aggiunse con una punta di arroganza nella voce, come a voler dire "non ho fatto quasi niente di male!".

    Sotto il cumulo di pergamene gettate alla rinfusa, ovviamente, stava la refurtiva. Un piccolo mucchietto di gemme di piccolo taglio, preziosi per un valore in oro sufficiente a comprare una tenuta con tanto di bestiame, spesso incastonati in diademi in argento ed oro bianco. La streghetta si era divertita ad allineare zaffiri e rubini in complicate combinazioni, giocattoli assai costosi. Le bambine della metà dei suoi anni probabilmente usavano sassolini di fiume per giochi analoghi, immaginando chissà che cosa in quelle successioni di gemme multicolore.

    « AH!!! ASPETTA!!! »
    Riful degnò Drusilia del suo faccino un po' più scavato del solito.
    « Non le toccare!!! Il portale è ancora attivo, sta ancora cercando!!! »
    E in effetti se l'Alfiere avesse cercato comunque di protendere troppo la mano ignorando quell'avvertimento ed arrivando a sfiorare le pietre, un crepitio di energia statica l'avrebbe respinta, ustionandole superficialmente la punta delle dita come se avesse cercato di mettere una mano dentro una lampadina accesa...

     
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    « Non so di che cosa parli! E non ho mai rubato niente che fosse particolarmente importante per qualcuno! »

    La bambina si era infilata sotto al letto di fretta e furia mentre per terra una massa di fogli di pergamena gettate alla rinfusa nascondeva goffamente tutta la refurtiva. Le gemme erano allineate in modo bizzarro, ma Drusilia non ci fece particolarmente caso.

    « AH!!! ASPETTA!!! Non le toccare!!! Il portale è ancora attivo, sta ancora cercando!!! »

    Protendendo la mano fino a sfiorare le pietre, la Dama del Vento avvertì un crepitio di energia che la respinse. Ciò nonostante non parve mutare la sua espressione, anzi...

    -Non è importante cosa tu faccia con questa roba. Non si ruba: è sbagliato. Ti sarebbe bastato chiedermele e ci saremmo risparmiate tutto questo casino!

    Perchè si, Drusilia si sarebbe messa in debito con Quarion pur di non sentire i piagnucolii isterici di quei grossi, inutili ed incapaci bambini viziati e troppo cresciuti che si spacciavano per alta società. E poi il fratello era schifosamente ricco: probabilmente le avrebbe dato le stesse pietre con la medesima naturalezza di uno zio che dispensa caramelle.

    -Di che portale stai parlando?- continuò imperterrita -Cosa stai facendo? Chi sta cercando cosa?

     
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    Riful abbassò il capo, tornando a rintanarsi sotto le coperte finché non sbucarono solo gli occhietti dal taglio identico a quello che Drusilia poteva vedere ogni giorno allo specchio. Seguitò a borbottare qualcosa di incomprensibile riguardo cariche di energie e memorie. Disse qualcosa riguardo gioielli carichi di memorie e gioielli che non lo sono, e altri strambi concetti che sembravano abbastanza campati per aria, o comunque del tutto inaccessibili per qualcuno che non fosse lei stessa. Magari qualcuno del magisterum era in grado di tradurre, ma...

    « Quando ho finito li riporto. Tanto non ci tengono affatto, perfino gli orefici che li hanno confezionati non provavano alcun interesse per quella roba! Potevano avere in casa dei sassi dipinti e sarebbe stata la stessa cosa... »
    Il ragionamento di per se aveva un senso, considerando che Riful probabilmente aveva qualche facoltà che le permetteva di intuire quando un oggetto è soggetto della passione o dell'attaccamento del proprietario e quando invece è soltanto un semplice oggetto. Non era di certo strano che donne nobili con dozzine di portagioie strabordanti di gioielli avessero ben poco interesse per il singolo rubino o zaffiro. Per individui di così bassa spiritualità era l'ostentazione di possedere tutto quel ben di dio ad essere veramente importante. Questo spiegava perché Riful aveva scartato con tanta precisione gioielli antichi posseduti dalle famiglie da diverse generazioni: cercava solo quelli "vuoti", o per dirla con parole sue "scarichi di memorie".
    Il problema era il "perché" aveva attuato questa distinzione...
    « Ecco... ehm. Sto cercando di sistemare un problemino con i miei sigilli... Cioè, con i sigilli della città, quelli pre-esistenti. Cioè, insomma... quelli che c'erano prima e che ho un pochino modificato quando ho spostato la città su questo sempiano sperduto e dimenticato... Sai, per via di Abby. Non sapevo dove lasciarlo, e così ho usato quei sigilli per contenerlo. Te l'ho già spiegato una volta: non ho effettivamente evocato il mio drago, lui è sempre stato qua, sotto la città che voi chiamate Klemvor. Il punto è che... beh. Dunque. In realtà... secondo le mie divinazioni è pericoloso scendere da sola, avevo bisogno di almeno sette guardie. Ho penasto di prendere sette di quei gattacci con le ali di cui avete i serragli pieni, però magari te la prendevi un po' se li sottomettevo come ho fatto con Abby. »
    Anche perché il drago bicefalo che ha quasi devastato Laputa settimane addietro era chiaramente di natura nonmorta...
    « Quindi ho... dunque... »
    Un rumore di passi pesanti la interruppe. Ancora immersa fra le coperte, Riful rivolse all'ingresso uno sguardo molto eloquente di fastidio immane. Lei lo sapeva bene che cosa avrebbe varcato la soglia, e lo trovava tremendamente inopportuno e fuori tempistica.
    E aveva ragione.

    Una risata goliardica accompagnò il suono pesante della porta che veniva spalancata con una manata tale da far quasi saltare i cardini. Rivolto lo sguardo verso quell'improvvisa apparizione Drusilia si ritrovò a fissare una piccola montagna di cibo -frutto del saccheggio totale delle cucine- ed un'imponente massa di muscoli pettorali impropriamente esposti e coperti solo da tatuaggi a spirale di un azzurro sbiadito. Solo allora l'Alfiere avrebbe notato un piccolo dettaglio fuori posto della stanza: di fianco alla porta da cui era appena entrata... c'era un'altra porta. Perché di una porta si trattava, un portone massiccio di oltre un metro e ottanta su cui spiccava la riproduzione della testa ringhiante di un ariete di montagna, con le corna che sbucavano verso l'esterno e zaffiri conficcati nelle orbite. L'oggetto apparteneva chiaramente al titano ridente, che dovette chinarsi di molto per superare la soglia ed irrompere allegramente nella stanza. Aveva il testone quasi perfettamente ovale, completamente calvo e glabro, su cui pertanto spiccavano nettamente sopracciglia cespugliose e baffi imponenti come d'altronde tutto quanto in quella specie di gigante sotto steroidi. Appena superata la soglia sembrò sorprendersi della presenza di Drusilia, e rimase per un istante interdetto fissandola. Poi sorrise ed esplose in un'altra risata. Un modo di fare gioioso e allegro, come quello che si potrebbe rivolgere ad una persona perduta e ritrovata...

    « Katjuša...?! »
    Esclamò in un primo momento, incredulo. Poi lasciò cadere tutto il ben di dio che si era trascinato su dalle cucine e calò su Drusilia come una valanga di neve, le braccia spalancate che a momenti sembravano in grado di abbrancare tutta la stanza.
    « Katjuša!!! Oh, Katjuša!!! Oh, tempo no passa pe' te!!! Tu sempre più bela ogne giorno!!! »
    Palesemente scambiando Drusilia per qualcun'altra, la prese a se stringendola come si farebbe con una bambola di pezza, la fece roteare sul posto come una bambina e poi le stampò due baci umidi su entrambe le guance, prima di risbatterla lì dove l'aveva afferrata prendendo una sedia per se, sempre ridendo con gioia. Aveva le ascelle di uno che si era fatto una lunga corsa attorno a Laputa. Fatto ciò recuperò da terra una fila di salcicce e ne addentò un'estremità, strappandone via un tre quarti abbondanti, budello di maiale compreso. Masticò rumorosamente e strappò via un'altra abbondante porzione di salume, prendendosi questa volta anche lo spago che separa i singoli rocchi di salume, salvo sputarlo subito dopo sul pavimento. Aveva con se anche una botte aperta, da cui trabordava del latte denso e ancora fumante, palesemente appena munto.

    « Vostre vacche no tanto felici. Madre diceva sempre: vacche sempre libere, tu evita che loro cadono in burrone o diventano cena di lupo, poi lascia loro pascolare. Erba verde, erba vera, erba fresca di montagna. No fieno notte e dì! Loro diventano stupide e annoiate se tiene fisse in stalla, Katjuša. »

    « T... ti presento l'eroe del Freljord. »
    Imbarazzatissima per quello che chiaramente riteneva un tremendo errore di valutazione, Riful prese il suo libro, lo sfogliò per lacuni istanti, poi lo rivolse verso Drusilia. Le rune erano incomprensibili come al solito, ma nella pagina di destra spiccava una riproduzione fedele del rumoroso bestione che stava invadendo la stanza che impugnava il portone poggiato al muro lì accanto. Nell'immagine sfidava delle fiamme rivolgendo su di esse l'ariete scolpito nella porta, imbracciata come uno scudo, ed aveva un'aria veramente eroica e possente. Ma come spesso capita, la realtà è un pochino diversa dalle fiabe...

     
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    « Quando ho finito li riporto. Tanto non ci tengono affatto, perfino gli orefici che li hanno confezionati non provavano alcun interesse per quella roba! Potevano avere in casa dei sassi dipinti e sarebbe stata la stessa cosa... » rispose finalmente Riful, dopo una lunga serie di tecnicismi magici di cui la povera Drusilia ignorava totalmente il senso « Ecco... ehm. Sto cercando di sistemare un problemino con i miei sigilli... Cioè, con i sigilli della città, quelli pre-esistenti. [...] Il punto è che... beh. Dunque. In realtà... secondo le mie divinazioni è pericoloso scendere da sola, avevo bisogno di almeno sette guardie. Ho penasto di prendere sette di quei gattacci con le ali di cui avete i serragli pieni, però magari te la prendevi un po' se li sottomettevo come ho fatto con Abby. » ...ed aveva pensato bene, dato che una scelta simile sarebbe sicuramente finita a sculaccioni« Quindi ho... dunque... »
    Qualcosa le interruppe. Un rumore di passi pesanti, una risata goliardica ed il rumore di una porta apparsa dal nulla che veniva spalancata con forza bruta. Rivolgendosi verso la fonte di quel disturbo, la poveretta si ritrovò a fissare un gigante: una montagna vivente fatta di muscoli e beata ignoranza. Era calvo ma con sopracciglia molto folte e baffi altrettanto vistosi. Dopo un attimo di smarrimento, quel coso enorme si sorprese della presenza di Drusilia... prima di esplodere in una grassa risata che la Dama del Vento percepì come minaccia.
    « Katjuša...?! »
    -...chi?
    Non fece in tempo a risolvere l'arcano che il povero Alfiere Errante si trovò fra le braccia possenti, sudate e vagamente puzzolenti di quel tale.
    « Katjuša!!! Oh, Katjuša!!! Oh, tempo no passa pe' te!!! Tu sempre più bela ogne giorno!!! »
    Inutile soffermarsi su ciò che dovette subire dopo: come una bambola di pezza fu presa di peso, stritolata e fatta girare sul posto, oltre che sbaciucchiata e riportata lì dove era iniziato l'inferno. Alla fine si sedette tranquillo su una sedia e prese a mangiare del cibo che si era portato.. e nemmeno quello emanava un buon odore.
    « Vostre vacche no tanto felici. Madre diceva sempre: vacche sempre libere, tu evita che loro cadono in burrone o diventano cena di lupo, poi lascia loro pascolare. Erba verde, erba vera, erba fresca di montagna. No fieno notte e dì! Loro diventano stupide e annoiate se tiene fisse in stalla, Katjuša. »
    « T... ti presento l'eroe del Freljord. »
    Riful era imbarazzata, sebbbene quella con i capelli sparati in aria ed umidiccia di sudore altrui fosse l'Alfiere. Le mostrò un'immagine del suo libro: rappresentava un essere davvero molto simile a quello lì presente, di cui pareva una brutta caricatura. In ogni caso quel gesto le diede un indizio sulla situazione.

    -Capisco.- avrebbe sospirato, massaggiandosi le tempie -...gli altri sei sono mica come lui? A Laputa non ci sono molte mucche, sai?

     
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    -...gli altri sei sono mica come lui? A Laputa non ci sono molte mucche, sai?

    « Guarda che sono tutti quanti anime ritrovate! Non gente qualunque! »
    Ribatté piccata Riful, rossa in viso e non per via della febbre, ma anche punta nel vivo dall'ironia di Drusilia. In realtà era consapevole di aver toppato un po' con l'eroe del Freljord, l'illustrazione e la sua storia le avevano dato un'idea molto diversa. Voleva evocare eroi che fossero principalmente di ideali positivi, però non si aspettava un caso umano del genere. Sfogliò ancora il suo libro, e le pagine si soffermarono sull'immagine di un guerriero corazzato e dal volto nascosto da un elmo di foggia minacciosa, il cui scudo recava le corna di una grossa bestia, mentre il mantello garriva con rabbia. Era ricavato da scaglie di drago, e di certo avrebbe fatto tutta un'altra impressione rispetto al colossale eroe baffuto intento a ingozzarsi con metà delle riserve per l'inverno di Laputa.

    « D'altronde... »
    Ribatté la piccola strega, guardando di sottecchi la sua versione da adulta e riguadagnando una fetta generosa della sua leggendaria arroganza. Usò il tono più cattivo di cui era capace e l'aria più snob che le era possibile, intenta a combattere il fuoco con il fuoco. D'altronde se si parlava di sottoposti dai modi comici, l'Alfiere Errante non era seconda a nessuno.
    « Dopotutto bisogna ammettere che neanche impegnandomi riuscirei a trovare soldataglia scadente come quella che difende questo pezzetto di Celentir sperduto per il maelstrom. Se penso che si tratta dell'ultimo lembo di terra della mia dimensione natia... Uff, trovo disdicevole che simile bassa manovalanza sia chiamata ad un onere così alto! »
    Frattempo il portale iniziò a crepitare. Riful se ne accorse per prima, poiché sensibile ai movimenti delle energie esoteriche. Nel giro di pochi attimi però la cosa divenne evidente anche per Drusilia, che pure era sprovvista di qualsivoglia auspex. La stanza subì un violento abbassamento di pressione, e l'eroe del Freljord smise di masticare rumorosamente la pagnotta che stava addentando per volgere il testone in direzione del circolo di ori, diamanti, rubini e zaffiri. Questi mandarono un fiotto di scintille ed un intenso odore di bruciato, cui seguì un piccolo botto simile allo scoppio di un petardo, seguito da una nube di fumo bianco che puzzava di zolfo, entro la quale si era materializzata una forma massiccia. Era alto poco più di un metro e settanta, ma l'elmo decorato con corna di drago e gli spallacci poderosi lo facevano sembrare molto più alto. La corazza cremisi lo copriva dalla testa ai piedi, e non lasciava neanche un lembo di pelle esposta. Impugnava una lunga lancia dalla punta seghettata in osso sbiancato, ed un colossale scudo rotondo dall'aria pesante. Nel complesso sembrava una sorta di carro armato nero e cremisi che non poteva emanare un'aura di rispetto e timore reverenziale. Un cacciatore di draghi, senza dubbio. Il mantello era in pelle di drago, e la quantità di monili e rune draconiche che lo coprivano non lasciavano alcun dubbio sulla sua natura. Questi fece un passo in avanti, mentre Riful non stava più nella pelle. Stavolta aveva evocato qualcosa di veramente figo! Non c'era alcun dubbio sul fatto che perfino Drusilia avrebbe dovuto ammetterlo! Ma...

    « AH!!! PROCURATEMI BATTAGLIA!!! »
    Sbraitò il cacciatore di draghi, sbattendo il guanto corazzato contro il petto dell'armatura.
    Silenzio. l'eroe del Freljord emise un grugnito di approvazione, poi se ne tornò a finire la sua pagnotta.

    « Prego...? »
    Chiese Riful, sinceramente confusa da quella richiesta.

    « PROCURATEMI BATTAGLIA, chiesi. »
    Sbottò di nuovo il guerriero, ripetendo il gesto di sbattere il pugno chiuso contro il petto. Poi aggiunse, in tono più tranquillo:
    « Domandai guerra, e non ottenni risposta alcuna. »
    A quel punto Riful era molto interdetta.
    « Beh... ci sarà battaglia, sì. Più tardi. Non ora. Adesso devo... chiamare i tuoi compagni. »
    La verità era che non aveva la più pallida idea di cosa rispondere, e naturalmente il guerriero non era affatto convinto di quelle parole.
    Abbassò la lancia, ponendola in resta con la punta seghettata pericolosamente rivolta verso il letto dove si era rintanata Riful. Questa trasalì, e d'istinto si allontanò di corsa, ma le intenzioni del cacciatore di draghi non erano propriamente bellicose. Non nei confronti della bambina, quanto meno. Infatti sbatté con violenza la lancia contro lo scudo più e più volte, scatenando un gran fracasso.

    « AVRANNO IL PRIVILEGIO DI MORIRE AI MIEI PIEDI!!! »
    Iniziò ad intonare, assolutamente per nulla a ritmo con il fracasso che stava facendo con lancia e scudo, e assolutamente senza alcun motivo apparente. Del tutto impermeabile alla cosa, l'eroe del Freljord continuò il suo pasto ingurgitando due litri buoni di latte appena munto e poi proseguendo con una striscia di maiale salato sufficiente a fare da prima portata in un banchetto. Il cacciatore di draghi, dal canto suo, proseguì con quel fracasso infernale, seguitando a ribadire che "avranno il privilegio di morire ai suoi piedi".

    « Smettila!!! Smettila subito, cavolo!!! »
    Provò a gridargli Riful, che ormai doveva tenere le mani sulle orecchie per non farsi assordare dal fracasso di metallo contro metallo, che stava iniziando a diventare insopportabile. Ma... niente da fare. Probabilmente neanche l'aveva sentita...

     
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    « Guarda che sono tutti quanti anime ritrovate! Non gente qualunque! D'altronde... » la piccola ribattè senza problemi, punta nell'orgoglio dalla battuta innocente di Drusilia « Dopotutto bisogna ammettere che neanche impegnandomi riuscirei a trovare soldataglia scadente come quella che difende questo pezzetto di Celentir sperduto per il maelstrom. Se penso che si tratta dell'ultimo lembo di terra della mia dimensione natia... Uff, trovo disdicevole che simile bassa manovalanza sia chiamata ad un onere così alto! »

    Non fece in tempo a rispondere a tono che vi fu una seconda apparizione, questa volta dal portale creato con le gemme. Si trattava di un cavaliere dall'armatura nera come la notte e l'aria imponente, decisamente più credibile e minaccioso dell'altro. Ciò nonostante, come spesso lei stessa si ripeteva nei momenti di entusiasmo, era sempre troppo presto per cantar vittoria... e Riful avrebbe dovuto imparare quella terribile lezione di vita.

    « AH!!! PROCURATEMI BATTAGLIA!!! »
    Sbraitò quel tale, sbattendo il guanto corazzato contro il petto dell'armatura.
    « Prego...? »
    « PROCURATEMI BATTAGLIA, chiesi. Domandai guerra, e non ottenni risposta alcuna. »
    « Beh... ci sarà battaglia, sì. Più tardi. Non ora. Adesso devo... chiamare i tuoi compagni. »

    Mentre la streghetta tentava di stabilire un dialogo con le sue evocazioni, la Dama del Vento si avvicinò ad una colonna lì presente e vi si appoggiò con la schiena -braccia conserte- a godersi la scena da spettatrice, il tutto con un mezzo ghigno stampato sulla faccia. Bassa manovalanza, diceva? Bene: era davvero curiosa di ammirare la grandezza di quelle anime ritrovate!

    « AVRANNO IL PRIVILEGIO DI MORIRE AI MIEI PIEDI!!! »
    Continuò quello, totalmente assuefatto da strani istinti guerrafondai e del tutto intenzionato ad intonare inni battendo sulla sua armatura come se fosse uno strumento a percussione. Il tutto -ovviamente- senza motivo.
    « Smettila!!! Smettila subito, cavolo!!! »

    L'evocatrice, intanto, provò più volte a farlo cedere ma fu praticamente impossibile. Drusilia conosceva qualche piccola tattica da domatrice per arrestare soldati troppo irruenti, ma prima di passare ai metodi brutali preferì un approccio più soft.

    -Oh, nobile cavaliere!- avrebbe iniziato, portandosi una mano sulla fronte e scimmiottando una qualche principessa vecchio stampo, di quelle deboli e con il solo scopo di essere salvate ed ingravidate da qualche nobile guerriero -Qual buon vento è la vostra venuta! Povera me: un esercito di nemici dalle armature spigolose e l'odore di fumo vuol rapirmi e farmi del male!

    Scena agghiacciante -decisamente- ma doveva dire che si stava divertendo come poche volte in vita sua.
    Inoltre Riful avrebbe guadagnato un pò di tempo.

    -Quale guerriero riuscirà mai a salvarmi? Le mie mani gentili non reggono una spada e la mia povera testa non pensa ad altro che frivolezze! Oh, povera me!

     
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    Alle parole di Drusilia, il cacciatore di draghi smise di sbattere la lancia contro lo scudo e rimase immobile, l'elmo completo rivolto sulla donna e l'espressione del tutto impossibile anche solo da intuire, nascosta dalla protezione. Rimase fermo così, come una statua, la lancia in resta come se pronto a caricare e lo scudo decorato con i resti delle corna di draghi alzato e pronto ad essere usato. Infine scoppiò in un grido fragoroso:

    « AH!!! GUERRA, DUNQUE!!! L'ONORE ME LO IMPONE!!! »
    Si lanciò di lato, passando di fronte a Drusilia in direzione della porta, e fu una fortuita casualità se evitò quella dalla testa di ariete dell'Eroe del Freljord. Proprio quest'ultimo, nonostante avesse le mani occupate, era stato talmente accorto da chiuderla con un calcio, ma questo non impedì al Cacciatore di Draghi di attraversarla senza paura. Letteralmente. E fu così che la stanza di Riful improvvisamente necessitò di una nuova porta...
    Il cavaliere dalla corazza nera e cremisi irruppe nel corridoio, lancia alla mano. Rivolse il capo prima da un lato, poi dall'altro, rendendosi conto di non avere la più pallida idea di quale fosse la direzione da intraprendere, e quindi voltandosi in direzione di Drusilia agitando il giavellotto con impazienza.

    « CONOSCERANNO LA GUERRA!!! »
    Le assicurò con un grido, mentre ancora nel letto Riful si copriva la faccia con le mani dalla vergogna e l'Eroe del Freljord rideva divertito nonostante avesse la bocca riempita di stinco di montone crudo, seminando di conseguenza pezzetti di carne un po' dappertutto.
    « Ti prego, portameli via o mi verrà il mal di testa! »
    Scongiurò disperata la streghetta. Si rivolse al gigante baffuto e gli ordinò di seguire l'Alfiere, mentre il Cacciatore di Draghi sembrava sempre più incapace di trattenersi mentre aspettava indicazioni sul dove dirigersi. Riful al contempo sbatté il Libro delle Anime Ritrovate sul letto, e Drusilia poté sbirciarne le pagine che mostravano strane corazze, lance dalla punta seghettata, un'arma che poteva essere una spada oppure un pugnale e poi una lanterna, dal cui interno si protendevano le mani di figure dall'aria tormentata e vagamente umana.
    « Il portale consuma le mie energie spirituali, quindi devo sbrigarmi a terminare il rituale. Tieni quei due alla larga dalle mie stanze per una mezz'ora, per allora dovrei aver finito. Anche perché i prossimi sono un gruppo da cinque... »

     
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    « AH!!! GUERRA, DUNQUE!!! L'ONORE ME LO IMPONE!!! »
    Come previsto, l'evocazione diede di matto e sfondò letteralmente la porta della camera di Riful. Ovviamente avrebbe dovuto pagare Drusilia i danni, ma se considerava la situazione come un divertente passatempo, convenne che sarebbero stati comunque soldi ben spesi.
    « CONOSCERANNO LA GUERRA!!! »
    « Ti prego, portameli via o mi verrà il mal di testa! » scongiurava intanto la bambina, già dimentica delle parole che le aveva lanciato con cattiveria poco prima « Il portale consuma le mie energie spirituali, quindi devo sbrigarmi a terminare il rituale. Tieni quei due alla larga dalle mie stanze per una mezz'ora, per allora dovrei aver finito. Anche perché i prossimi sono un gruppo da cinque... »

    A quel punto, la Dama del Vento a stento si trattenne dal mettersi ad urlarle in faccia un "CHI HA LA BASSA MANOVALANZA, EH? EEEEH?!?!?!", con tanto di movimenti d'anche oscillatori, così da rimarcare chi delle due avesse ragione e necessitasse di scuse. Eppure un atto di dolore ben recitato non era nemmeno la soluzione preferita fra quelle pensate da Drusilia. Poteva ottenere molto di più di un'ammissione di colpa, e a Riful sarebbe potuto anche apparire molto meno. Era giunto quindi il tempo di giocare le proprie carte!

    -Potrei farlo, si- avrebbe detto la Dama del Vento, portandosi le braccia dietro la nuca con aria distratta e lasciando intendere che anche il suo rifiuto era una possibilità contemplata -Cosa si fa quando si chiede qualcosa?
    Detto ciò, si sporse verso la piccoletta, indicandosi una guancia.

    Dopotutto era la mamma: suo dovere consisteva nell'educarla per bene.
    E poi Riful non le aveva mai dato un bacino, e questo era grave.

     
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    -Potrei farlo, si. Cosa si fa quando si chiede qualcosa?

    sdfafsdsd

    « Uh...? »
    Si ritrovò quella donna praticamente ad un palmo dal viso. Le rivolgeva la guancia, e... la indicava. Indicava la sua guancia, come se la cosa fosse un'esplicito invito a fare qualcosa. Per un lungo istante rimase confusa, poi improvvisamente riuscì a ripescare dalla sua memoria un paio di aneddoti vagamente imbarazzanti, al che ricollegò e diventò del bel colore acceso di un pomodoro maturo. Per un istante andò in corto, soffrendo del noto errore #404chaoticevilnotfound che talvolta colpisce i cattivi -quelli veri!- quando gli viene propinata una dose eccessiva di smancerie nonsense. Poi recuperò almeno una parte del suo autocontrollo, ed a mente lucida decise che non le andava affatto di abbandonare la sua dignità di eroina malvagissima.
    « Quando si chiede qualcosa e non viene esaudita, di solito si passa alle minacce!! »
    Disse con cattiveria, spingendo via Drusilia con entrambe le mani.
    « Forse non ti è chiara la situazione, ma la città sopra cui galleggia questo pezzetto di Celentir dimenticato dagli dei diventerà una fornace spirituale nel giro di mezzo decennio al massimo! Se hai interesse a mantenere dove sta questo sasso galleggiante, allora sarebbe meglio se mi lasci fare!!! Tu non hai idea di quanto sia difficile trovare dei collaboratori decenti fra le Anime Ritrovate!!! »
    Ci fu un botto proveniente dal corridoio, e rumori di vetri infranti. Il faccione baffuto dell'eroe del Freljord si affacciò all'ingresso, sorridendo.

    « Katjuša! Tu no problema se finestra in più su parete, sì? Vostro amico allegro appena saltato. »
    « Saltato...? »
    « Saltato giù da finestra nuova appena fatta con calcio. »
    « Bassa manovalanza. Ecco cosa siete. »

     
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    Come già poteva aspettarsi, Riful la spinse via dopo essere arrossita in modo adorabile, cercando di mascherare in tutti i modi la sua vergogna.
    « Quando si chiede qualcosa e non viene esaudita, di solito si passa alle minacce!! Forse non ti è chiara la situazione, ma la città sopra cui galleggia questo pezzetto di Celentir dimenticato dagli dei diventerà una fornace spirituale nel giro di mezzo decennio al massimo! Se hai interesse a mantenere dove sta questo sasso galleggiante, allora sarebbe meglio se mi lasci fare!!! Tu non hai idea di quanto sia difficile trovare dei collaboratori decenti fra le Anime Ritrovate!!! »

    Dal corridoio giunse un rumore sordo seguito dal tintinnare di vetri che cascano al suolo. Dalla soglia della camera di Riful si sarebbe affacciato l'eroe del Freljord, sorridendo ebete come già aveva fatto più volte nel giro di pochi minuti.

    « Katjuša! Tu no problema se finestra in più su parete, sì? Vostro amico allegro appena saltato. »
    « Saltato...? »
    « Saltato giù da finestra nuova appena fatta con calcio. »
    « Bassa manovalanza. Ecco cosa siete. »

    In realtà la situazione era tragica, ma Drusilia la trovò oltremodo ilare. Inoltre aveva già deciso di aiutarla, a prescindere da tutto ciò che avrebbe potuto dirle per mettere pressioni di sorta. Semplicemente adorava stuzzicarla.

    -Va bene, va bene- avrebbe detto, alzando le mani in segno di resa.
    Poi -all'improvviso- il controattacco.

    -Kyu


    Le avrebbe stampato un poderoso bacino sulla guanciotta per poi scappare ridacchiando, più che soddisfatta di aver vinto contro di lei praticamente su tutta la linea. Solo a quel punto si sarebbe degnata di andare a controllare il da farsi, prendendo la manina manona dell'eroe del Freljord ed inoltrandosi nei corridoi del Mastio, così da affacciarsi alla finestra rotta ed intercettare l'altro simpaticone.

     
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    Rimase sul posto ad assistere alla ritirata precipitosa di quella donna, rimanendo seduta sul letto con le coperte che le coprivano le ginocchia ed il cappello di qualche taglia troppo grande che ricadeva floscio. Solo dopo che fu sicura che non sarebbe tornata a tradimento, si decise a sfregarsi la guancia appena offesa da un contatto non voluto e di certo non cercato, esibendo al mondo il suo fastidio per quelle attenzioni sgradite. Lei non aveva tempo per quelle sciocchezze! Aveva da fare, cavolo! Scacciò via quei pensieri irritanti spalancando il suo libro, le cui pagine magicamente andarono a scorrere una ad una, migliaia di anime disperse ad ogni angolo del Maelstrom, perdute e poi ritrovate. Puntò l'indice su certe rune, che sotto i suoi occhi andarono a comporre lettere, parole e frasi. Intonò una breve nenia, conducendo i flussi per assicurarsi che coloro che erano prossimi a raggiungerla non si sarebbero persi lungo la via. Eppure...
    Tornò a sfiorarsi la guancia, facendo la faccia più infastidita di cui era in grado. Che irritazione! Per stavolta decise che avrebbe fatto finta di niente, ma era solo per questa volta! L'ultima, per di più. La prossima volta... l'avrebbe trasformata in qualche essere strano e contorto, privo di mani ma sopratutto privo di bocca. Così non si azzardava più a fare qualcosa del genere! Smancerie simili sono adatte ai mocciosi, non certo a lei! Che fastidio. Che fastidio!!!
    _________________________________________

    « Oh, Katjuša! Questo ricorda me quando tu ancora alta come fagiolo! Tu ricorda quando tu dava nomi a mie ragazze, sì? Ohoh, io mungeva loro e tu correva a piedi nudi per tutta stalla. Io diceva te: no calpesta di sterco, ma tu diceva che voleva dare nomi proprio a tutte quante... »
    L'eroe del Freljord si fece una risata grossolana, mentre seguiva Drusilia per i corridoi tenendola per mano come se fosse una bambina. Ed in effetti le proporzioni più o meno erano quelle, tanto era enorme l'uomo del nord. Se il cacciatore di draghi aveva fatto un danno enorme sfondando la parete, il bestione non si stava rivelando poi tanto da meno con quella sua giantesca porta a forma di ariete. Le scalinate del Mastio erano progettate per far passare qualche persona al massimo, non certo per accogliere un portone di quelle dimensioni! E così facendo, l'eroe seguitava a scavare solchi profondi nel soffitto mentre narrava i suoi aneddoti riguardo il suo presunto passato con Drusilia... Anzi, Katjuša.

    Fuori era in corso una piccola apocalisse su scala ridotta, con servitori e semplici passanti che correvano via, mentre il cacciatore di draghi correva qua e là, muovendo freneticamente la testa corazzata con l'elmo munito di corna draconiche in cerca del nemico. Ci mise un bel po' a notare Drusilia e l'eroe del Freljord, ma quando lo fece si mosse verso di loro con le armi spianate.

    « I VILLICI FUGGONO NELLE LORO CASE!!! »
    Gridò con il consueto fervore.
    « AH!!! SUONATE GLI ALLARMI, CHE IL NEMICO SI APPROSSIMA!!! DATEMI GUERRA, ED IO VI DARO' VITTORIA!!! »
    Alzò la lancia al cielo, come a voler guidare la carica. Proprio un peccato che Laputa era particolarmente pacifica, quel giorno...

     
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    « I VILLICI FUGGONO NELLE LORO CASE!!! AH!!! SUONATE GLI ALLARMI, CHE IL NEMICO SI APPROSSIMA!!! DATEMI GUERRA, ED IO VI DARO' VITTORIA!!! »

    Mentre il pazzo seminava panico per la città, l'Alfiere osservava la scena a braccia conserte ed aria pensosa. Un'ancella le si avvicinò piano, ben attenta all'uso dei termini adatto a non attirare le ire della sua regina. In effetti quest'abilità le aveva permesso una carriera invidiabile, considerando quelle che erano le sue reali capacità - ben poche, in effetti - e le umili origini.

    -Mia Signora... ehm... ha qualche ordine da darmi?
    Riguardo quel nobile guerriero?
    Io... ehm... sono la vostra serva e farò ciò che desiderate!


    Sulle prime Drusilia non sembrò nemmeno considerarla, presa com'era dai suoi pensieri. Solo dopo le fece cenno di avvicinarsi, così da esaudire quel piccolo desiderio.

    -Mi contatti il Magisterium.
    Voglio un illusionista o un evocatore in Arena Celeste.
    Adesso.


    1374205276_zpscb2fe5a8

    Era davvero una bella giornata, in quel di Laputa.
    Il sole splendeva alto nel cielo sgombro di nubi, gli uccellini cinguettavano e la natura stessa esercitava su chiunque il suo canto ipnotico, invitando anche i più studiosi a dedicarsi a ben altri passatempi all'aperto. Perfino Dan -instancabile ricercatore e docente molto presente- faticava orribilmente nel mantenere il suo ruolo in periodi come quello. Eppure... lui si che era un gran lavoratore!
    Non avrebbe mai saltato le sue lezioni per prendere il sole, nossignore!

    -Prof... siamo sicuri che è -beh- sicuro?

    La voce tremolante di un giovanotto dai capelli rosa lo distrasse appena ed il bel professore dai capelli d'oro voltò di poco il capo, portando la mano al volto ed alzando gli occhiali da sole, così da guardare meglio il suo allievo. Sebbene l'apprendista fosse in posizione eretta, sembrava quasi stesse trattenendo a stento alcuni bisogni primari, il tutto reggendo il proprio bastone magico come se da esso dipendesse la propria vita.
    -Ma certo che lo è- avrebbe risposto con candore Dan, anche se il tono rendeva le rassicurazioni molto simili a contentini nemmeno troppo mascherati -Figliolo, è una così bella giornata: dovresti rilassarti!

    -Ha detto mamma che quel coso ha sfondato le pareti del Mastio.
    Una voce deformata giunse da un pupazzetto rosa alla mano di un bambinetto lì vicino, anch'egli nel bel mezzo dell'arena assieme al giovanotto dai capelli rosa ed un'altra ragazzina dai tratti occidentali. Il loro maestro, invece, era steso sugli spalti, braccia dietro la testa e posa rilassatissima.
    -S-serio?
    -Si, mangia anche carne umana ed ha squartato otto bambini, fino ad ora...
    -Piantatela di fare gli scemi. Sarà solo un pazzo fuori controllo.
    -Perchè dovremmo occuparcene noi? Non ci sono le guardie per queste cose???
    -Magari ha mangiato anche loro.
    -COME "MAGARI"?!?!?!?

    -Calmi, calmi, calmi- con un sospiro seccato il professore battè le mani ed i tre maghetti si ritrovarono senza bocca per un paio di secondi, giusto il tempo per sbollire -Non è nulla di eccessivo ed in ogni caso fate troppa poca pratica in questi tempi di pace. Dovete pure allenarvi in qualche modo ed io- allargò le braccia, sbadigliando rumorosamente - YAAAAWWWN... mh... io sono un insegnante che prende seriamente il proprio lavoro, si.
    Molto credibile.

    -Quindi respirate profondamente ed impegnatevi a fondo.
    Io rimarrò qui a guardarvi!


    1374205276_zpscb2fe5a8

    L'Alfiere Errante raggiunse il cavaliere in Armatura in poco tempo, attenta più che altro a far passare il suo accompagnatore per strutture che non cedessero al suo passo. Ovviamente avrebbe continuato la sua recita, dirottando le attenzioni dell'evocazione in una zona più sicura e sicuramente non abitata da innocui civili.

    -Oh, mio eroe!- avrebbe esclamato con fare teatrale -Ecco il nemico che si avvicina! Bisogna sconfiggerlo prima che mi rapisca!

    Nel farlo avrebbe indicato un satellite orbitante attorno a Laputa, in quel preciso istante straordinariamente munito di un ponte magico iridescente che lo collegava all'enorme megalopoli fluttuante a partire dalle mura della Città Bassa. Qualora fosse arrivato alla meta, il cavaliere battagliero si sarebbe trovato di fronte ad piccolo un esercito di illusioni ed evocazioni davvero molto simili ad armature giocattolo. Per chiunque altro sarebbero parsi addirittura "carini" se non fosse stato per le armi sguainate.

    -Affrettiamoci, dunque!

     
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    Sorridendo beatamente al di sotto degli imponenti baffoni, l'eroe del Freljord si issò il colossale portone che usava come scudo sulle spalle e precedette Drusilia, porgendole cavallerescamente una mano per aiutarla a superare delle scale, e probabilmente anche l'Alfiere si sarebbe avviata, conscia che il cacciatore di draghi non avrebbe esitato a lanciarsi attraverso il ponte, fino all'arena approntata per lui. Peccato che quest'ultimo era rimasto immobile, fissando il punto indicato da Drusilia apparentemente in stasi. Rimase immobile per un paio di minuti abbondanti, tanto da mettere il dubbio che sotto quella pesante corazza ci fosse ancora una persona in carne ed ossa, finché infine non arretrò di qualche passo e si piazzò rivolto verso il satellite di Laputa, muovendo il collo come a volersi preparare a qualcosa.

    « I loro corpi cadranno dalla rupe a grappoli, come lacrime sui volti delle loro madri. »
    Sbatté un piede al suolo, fracassando il selciato e chinandosi come se si preparasse ad un balzo. Abbassò la lancia e lo scudo per raccogliersi al suolo, evocando un'aura di calore che generò un forte vento. Il mantello in pelle draconica sventolò come uno stendardo nero, e fra la meraviglia e lo stupore di tutti una coppia di maestose ali infuocate si levarono al cielo, eteree come se fossero membra di spettri ma calde e capaci di generare una corrente calda ascensionale spaventosamente intensa. Poi infine il Cacciatore di Draghi rilasciò tutta la potenza accumulata, spiccando un balzo che le ali assecondarono con un battito poderoso, lanciandolo verso il cielo come se fosse un proiettile. L'eroe del Freljord lo guardò mentre compiva la sua parabola, fischiando a sottolineare quanto fosse impressionato, finché non incontrò il sole e lo perse di vista.

    Parecchie centinaia di metri più in là, l'uccisore di draghi si schiantò al suolo con un fragore di tuono, sollevando un'onda tellurica di terra e pietre che formarono un cratere ampio più di venti metri. Si era lanciato nel bel mezzo dell'esercito di armature animate, presumibilmente facendone strage fin dal momento del suo avvento nell'arena, laddove l'impatto era paragonabile a quello di un piccolo corpo celeste. I superstiti poi si sarebbero trovati a fronteggiare la furia di una creatura letteralmente forgiata dalla guerra, che a dispetto della massa di acciaio che indossa si sarebbe mosso con rapidità sovrumana fra i ranghi di avversari scompaginati dal primo assalto, mulinando la lancia in ossa di drago per trafiggere cuori e ventri ed usando lo scudo metallico come mazza per schiantarne i crani.

    Rimasti colpevolmente indietro, l'Eroe del Freljord si rivolse a Drusilia in tono piacevolmente colpito, come se stesse assistendo ad una commedia di suo gusto e gradimento.

    « Katjuša! Tu sceglie amici assai strani, ja? »
    E si abbandonò ad una risatona che lo costrinse a tenersi il ventre protetto da una rotonda piastra ventrale in metallo.


    Per farla breve, il cacciatore di draghi usa una tecnica critica che permette un ampio balzo e trasforma se stesso in una meteora durante la caduta, che infligge danni critici da schiacciamento in tutta l'area d'effetto.
     
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