Awakening at the End

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    « Katjuša! Tu sceglie amici assai strani, ja? »
    -...ja.

    La risposta di Drusilia -perfettamente in linea con il linguaggio del gigante, che tanto si era già abituata- giunse rapida e desolata, in netta contrapposizione alle grasse risate che intanto si stava facendo lui. Non che la scena avesse perso il suo senso dello humor, ma pensare che quei due avrebbero dovuto accompagnare sia lei che sua figlia in qualunque posto esistente nel multiverso come guardie del corpo era... agghiacciante. In ogni caso, non avrebbe potuto cambiare di molto la situazione: facendo spallucce, avrebbe seguito il cavaliere fino all'Arena Celeste dove, intanto, imperversavano caos e delirio.

    -MAQUESTONONSTABENENOOO!!!!

    Lanciando gridolini che molto lasciavano dubitare riguardo la sua presunta mascolinità, quello che doveva essere il più grande degli apprendisti maghi era rimasto nella medesima posizione di prima -bastone ben stretto fra le dita- nonostante in quel momento stesse di fatto galleggiando in aria a ben cinque metri dal pavimento dell'arena, ormai sgomberato. Sopra di lui, la fanciulla dai tratti occidentali lo teneva per la collottola come un gattino, esattamente come aveva fatto anche per l'altro compagno di squadra. Attorno a loro danzavano fiammelle azzurre, probabilmente fuochi fatui.

    -Ti stai mettendo in ridicolo davanti al professore, baka.
    -...tanto dorme.

    A quell'improvvisa rivelazione i due interlocutori del maghetto ventriloquo ebbero un sobbalzo e, voltandosi in sincrono verso le scalinate, trovarono effettivamente Dan Mihai Simion ancora steso sugli spalti... occhiali da sole strategicamente calati sul viso e bocca aperta e ronfante.

    -MORIREMOTUTTIIIIIIH!!!!

    Nonostante fossero sicuramente un'allegra combriccola, ciò non toglieva che erano pur sempre in una simulazione di guerra; consapevole di ciò, fu la ragazzina a prendere l'iniziativa. Dando uno scossone al bimbo appeso alla sua sinistra come una busta della spesa, gli avrebbe mimato in labiale qualcosa, il che fu immediatamente recepito e messo in atto: sollevando la manina libera dal pupazzo, avrebbe disegnato dei cerchi nell'aria per poi indicare il loro nemico. Contemporaneamente uno stormo di ballerine volanti (?) apparse dal nulla sarebbero scese in picchiata con violenza. Quasi a dare un tocco di classe a quella scena infernale, le chiome colorate dei giocattoli avrebbero improvvisamente preso fuoco.

    -E quello per cosa era?
    -...mi sentivo inutile.
    -...


    Difesa critica della maghetta come schivata. E' sollevata in volo grazie ad una semplice passiva.
    Il bimbetto ventriloquo attacca con una pioggia ad area di ballerine volanti (evocazioni) a livello critico mentre l'altro usa una tecnica di fuoco di livello alto che trasforma gli oggetti in bombe. Può unirla agli incantesimi alleati grazie ad una passiva.
     
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    Apparentemente incurante dell'aspetto dei suoi avversari, oppure più verosimilmente del tutto cieco nei loro confronti, il cacciatore di draghi dall'armatura cremisi si gettò in mezzo alle schiere nemiche, roteando lancia e scudo in semicerchi distruttivi. Le evocazioni si disintegravano in piccole esplosioni ogni volta che venivano colpite, scatenando un autentico pandemonio di petardi infuocati che tuttavia il guerriero senza volto affrontava con stoica indifferenza, la corazza forgiata nel fuoco di drago e progettata per resistere all'alito infernale di quei colossi che non si piegava minimamente alle esplosioni, lasciando almeno in apparenza del tutto illeso il guerriero celeste, che nel frattempo aveva iniziato ad intonare i canti di guerra delle tribù Targon, urla che riecheggiano da millenni nelle sue terre natie.
    Urla che sembravano prodotte da un esercito di checche guerriere, ma tant'è...

    « ALALE!!!! ALALA!!! »
    Urlava lui ogni volta che affondava, e l'avrebbe praticamente sbraitato anche in faccia a Drusilia ed al titanico collega del Freljord quando questi si sarebbero infine palesati. Difficile dire se erano grida di furore, sfoghi di rabbia o di giubilio, perché erano... effemminate. Molto. E altrettanto poco adeguate al poderoso fante corazzato, sebbene in tinta con le ballerine volanti esplosive che gli piombavano addosso senza sosta.

    « Katjuša! Dimmi: io mai racconta te di storia di strano cavaliere coperto di gemme con lunghi capelli, ja? Perché urla di tuo amico, ricorda me molto lui. Anche lui grida come pastorella di fronte a ragno grasso e sporco, ja. Sai, madre sempre dice: non gridare, se non necessario farlo. Io dice che lui spreca molto fiato. »
    E annuì saggiamente, i baffoni che ondeggiavano ogni volta che ricordava le parole della mamma.
    Che sfido chiunque a trovare una voce più saggia di quella di una madre, dopotutto...

     
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    « ALALE!!!! ALALA!!! »

    Mentre l'invincibile nemico si abbatteva instancabile sulle povere pupazze alate, intonando con rabbia e furore inni del tutto privi di testosterone, il mago dai capelli color zucchero filato rimase a fissarlo allibito per qualche attimo. Caddero nel più imbarazzante ed inquietato silenzio anche il ventriloquo e la fanciullina che li reggeva per aria. Era tutto così... strano, e se a pensarlo erano tre apprendisti Magistri, allora la questione poteva definirsi decisamente grave. A turno lanciarono addirittura occhiate verso il maestro sulle scalinate che -purtroppo- non rispose agli stimoli, del tutto abbandonato alle braccia di Morfeo.
    Drusilia ed il titanico collega del Freljord furono invece travolti dall'ennesimo urlo ed una potente alitata non appena raggiunsero il "compare". A vederlo così assatanato, la povera Dama del Vento non ebbe modo di capire se si trattassero di grida di furore, sfoghi di rabbia o di giubilio, perché erano... effemminate. Molto. Un pò come suo fratello davanti ad un avventuriero puzzone e trasandato.... solo che a Quarion stavano decisamente meglio.

    « Katjuša! Dimmi: io mai racconta te di storia di strano cavaliere coperto di gemme con lunghi capelli, ja? Perché urla di tuo amico, ricorda me molto lui. Anche lui grida come pastorella di fronte a ragno grasso e sporco, ja. Sai, madre sempre dice: non gridare, se non necessario farlo. Io dice che lui spreca molto fiato. »

    -Hai ragione, ja.

    Avrebbe detto in risposta, annuendo tutta convinta. In un certo senso quel pastore buontempone le stava simpatico... e nella sua semplicità nascondeva una certa saggezza che la rasserenava. Analfabetismo a parte, sembrava di animo gentile e mite, ragion per cui lo preferiva di gran lunga al pazzo che avevano di fronte. Il killer di giocattoli.

    -Oh, mio eroe!- avrebbe ripreso, cercando di attirare l'attenzione del cavaliere nel caso le evocazioni fossero terminate -Ha sconfitto i malvagi! E' stato fantastico!

    Fantastico un corno: era inquietante e pericoloso.
    A prescindere dalle ragioni dell'evocazione, sperò solo che Riful riuscisse a rispedirlo il prima possibile nella fogna da cui l'aveva estratto.

     
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    -Oh, mio eroe!-
    Insorse Drusilia, mentre il guerriero schiantava l'ultima bambola volante con lo scudo ornato di pelle draconica.
    -Ha sconfitto i malvagi! E' stato fantastico!

    Il cacciatore di draghi rivolse l'elmo munito di corna verso la donna, apparentemente squadrandola per un lungo istante. Difficile capire il motivo del gesto, ma di certo chiunque sarebbe rabbrividito ritrovandosi quella scura montagna di metallo cremisi intenta a fissarti per un tempo così lungo. Impossibile stabilire che cosa provasse l'uccisore di draghi in quegli istanti, si poteva soltanto provare a indovinare quale fosse l'espressione sotto il pesante elmo completo, dato che dalla stretta visiera non trasparivano nemmeno gli occhi, ma solo un profondo buio che metteva in dubbio perfino l'esistenza di un volto, al di sotto di tutto quel metallo incantato.

    « La guerra non conosce alcun riposo, e così la mia lancia. »
    Insisté il cacciatore, sollevando la punta del giavellotto al cielo e poi poggiandone l'asta all'altezza del cuore, in una sorta di cenno di saluto rivolto al sole.
    « Laudano il sole coloro che hanno ancora luce negli occhi per vederlo! »
    Disse ancora in tono cupo, riprendendo la marcia per attraversare il ponte e precedendo quindi Drusilia e l'eroe del Freljord, che si lisciò i baffoni osservando il collega che gli sfilava a fianco immerso in un inquietante silenzio, rotto soltanto dallo sferragliare della corazza.

    Andò a finire che furono costretti a seguirlo, anche perché si rifiutava improvvisamente di ascoltare gli eventuali richiami di Drusilia. Anche questo era un fattore abbastanza inquietante: certo Riful non aveva assicurato alla Dama dei Venti che la sua evocazione avrebbe ascoltato ogni suo comando, però che fosse così sordo ad ogni imperativo metteva serie ombre sul fatto che quell'essere corazzato e pericolosissimo fosse effettivamente sotto il pieno controllo della streghetta. Il gigante baffuto aveva l'aria di essere un po' più gestibile e ragionevole, ma il cacciatore di draghi pareva una sorta di autonoma presisposto esclusivamente alla guerra. Non proprio la guardia del corpo ideale... Comunque l'allarme rientrò quando si scoprì che stava semplicemente tornando dalla sua evocatrice. Con passo marziale ed una cadenza meccanica, il Cacciatore di Draghi ripercorse a ritroso la strada che lo riconduceva al Mastio, dove al suo interno trovò la porta ancora scardinata, e si unì al quadro più strano a cui Drusilia aveva mai avuto modo di assistere negli ultimi tempi.

    La streghetta se ne stava ancora seduta sul letto, le coperte che le coprivano le ginocchia su cui poggiava il grande tomo incantato di cui era la portatrice. Non era più sola, però: cinque figure sostavano in ginocchio, il capo chino in religioso silenzio. Un uomo di altezza media, dai capelli corvini e con indosso un'elegante armatura nera si trovava proprio ai piedi del letto, e dietro di lui altre quattro figure corazzate che irradiavano un'aura azzurra anomala. Il Cacciatore di Draghi si unì a questi ultimi, due palmi oltre le spalle del cavaliere nero, e si piegò in ginocchio alla maniera del suo popolo, la lancia con la punta rivolta verso il basso e l'elmo poggiato contro l'asta. Pareva di assistere ad una sorta di cerimonia religiosa, almeno finché Riful non notò la presenza di Drusilia con di fianco il colosso baffuto che l'aveva accompagnata tutto quel tempo.

    « Ho finito. »
    Disse la strega in tono greve, chiudendo di scatto il libro e poggiandolo sul comidino di fianco al letto. Indicò le quattro figure corazzate di azzurro, rivolgendosi però all'Alfiere.
    « Questi dovrebbero essere un po' più adatti. Sono costrutti negromantici di un tipo particolare, c'è una sorta di setta che li crea ad immagine e somiglianza di certi potenti eroi. Conservano la tempra e le abilità degli originali ma non hanno né un'anima né un libero arbitrio, infatti li usano come guardie cerimoniali per le occasioni speciali. »
    I quattro rimasero immobili, in ginocchio cno il capo chino rivolto verso l'evocatrice. In tutta Endos difficilmente Drusilia avrebbe trovato un gruppo più eterogeneo: il più vicino alla donna era una sorta di armatura azzurra sostenuta da una forma di ectoplasma che fuoriusciva da ogni giuntura come vapore turchese di un vivido spettrale, formando mani munite di artigli di acciaio smaltato ed un volto che poteva dirsi umana solo grazie ad una maschera aguzza munita di rostri dall'aria tagliente. Stringeva un falcetto in una mano, uno strumento che pareva più adeguato per le torture che per la battaglia, e poi una lunga catena a cui era assicurata una lanterna la cui luce provocava un malore fisico se fissata troppo intensamente e troppo a lungo. Perfino Drusilia non ne era immune, anzi la sua natura avrebbe accentuato quel malore rievocando una sensazione fin troppo simile provata in passato, quando si trovava al di sotto del tendone demoniaco che aveva coperto il Pentauron. Di fianco allo spettro una donna ben piazzata dai lunghi capelli color cenere legati in una coda da cavallo che scendeva lungo la schiena, la cui mezza armatura era modellata in modo da ricordare l'aspetto di un drago, lasciando scoperti in parte braccia e gambe. Il viso sarebbe stato giudicato gradevole, non fosse per le lentiggini che le bruciavano l'area degli zigomi, e sopratutto per gli occhi da rettile di un azzurro talmente intenso da sembrare del tutto innaturale, e di certo inumano. Pareva che le avessero sostituito le iridi con zaffiri incantati, ma non c'era alcuna poesia in quella luce stregata, solo un freddo lampo vitale. Il terzo guerriero era anch'essa una fanciulla, molto più bassa ed esile della compagna, ma con in comune i capelli cinerei ribelli tagliati corti. Era completamente umana, più dell'altra donna e certamente più dello spettro, ed anche la sola del quartetto ad esibire un'arma vera e propria: una grande spada in freddo acciaio celeste su cui la luce danzava creando riflessi di un colore indefinibile. L'ultima evocazione era anch'essa una creatura femminile, ma la cui natura si avvicinava a quella del fantasma che apriva la fila. Portava una maschera funebre che mostrava sembianze del tutto inespressive, la sua armatura era completa e non lasciava alcuno spiraglio, ma un trittico di lance spettrali le attraversavano il costato, penetrando nell'armatura senza danneggiarla, e trapassandola da parte a parte -forse un monito di morte.

    « Questo qui farà loro da capitano. »
    Indicò il cavaliere nero, che si rialzò, voltandosi finalmente verso Drusilia. Aveva un viso dai lineamenti nobili, ma freddi, occhi scuri spenti e opachi e zigomi alti, affilati.
    « Ha un po' più di autonomia degli altri, anche se è comunque sotto il mio incantesimo naturalmente. Sai, casomai dovessimo dividerci in tre gruppi... »
    Riful levò il cappello e lo poggiò sopra il libro, poi... si tirò le coperte sopra la testa, si girò dall'altro lato e cacciò via tutti.
    « Ora fuori da qui. Sono stanca, e voglio dormire. »

    « Quali sono le vostre disposizioni per la notte? »
    Chiese il cavaliere nero in tono secco e marziale.
    « Trovate le stalle e dormite. Sciò, sciò! »
    La ragazzina gli concesse una manina che lo cacciava, ma non la grazia di un saluto. Il cavaliere però non sembrò affatto turbato, e si limitò ad aggiungere:
    « Desiderate che la servitù vi desti alle prime luci? »
    « Ma anche no!!! Col cavolo, sono spossata, devo dormire!! Facciamo... beh, facciamo che decido io. Ora fuori! »
    I sei guerrieri si alzarono, si prodigarono in un saluto rispettoso al loro signore e poi sfilarono di fianco a Drusilia, che rimase sulla soglia con la sola compagnia del robusto eroe, l'unico a non aver ancora ottemperato alle richieste di Riful -sebbene tecnicamente non le stesse infrangendo affatto visto che si trovava ad un passo fuori dalle sue stanze.

     
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    « La guerra non conosce alcun riposo, e così la mia lancia. Laudano il sole coloro che hanno ancora luce negli occhi per vederlo! »
    ...
    Mentre quello riprendeva la marcia verso casa, lasciandola sola con l'eroe del Freljord ed i tre apprendisti maghi che -lentamente- tornavano ad adagiarsi sul suolo dell'arena, spaventati a morte per quella prova disumana, Dan Mihai Simion raggiunse la comitiva con un balzello elegante, così da ritrovarsi alla destra della sua Signora.
    -Serve altro, Milady?
    -Magari qualche tonico per rilassarmi... o per dimenticare chi e cosa gira nel mio presidio.

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    Trovò Riful seduta sul letto con davanti il grande tomo incantato di cui era la portatrice. Era in compagnia di cinque loschi figuri, tutti in ginocchio e col capo chino. Li avrebbe imitati il cavaliere pazzo, giusto per rendere ancora più inquietante una situazione che normale sicuramente non era.

    « Ho finito. Questi dovrebbero essere un po' più adatti. Sono costrutti negromantici di un tipo particolare, c'è una sorta di setta che li crea ad immagine e somiglianza di certi potenti eroi. Conservano la tempra e le abilità degli originali ma non hanno né un'anima né un libero arbitrio, infatti li usano come guardie cerimoniali per le occasioni speciali. »

    Drusilia lanciò un occhiata al gruppo eterogeneo e vagamente minaccioso, nonostante non fosse esattamente ostile. La piccoletta, intanto, avrebbe indicato un cavaliere nero che, alzandosi, si sarebbe infine voltato verso di lei. Aveva dei lineamenti affilati ed uno sguardo orribilmente serio, ma a parte questo l'Alfiere non seppe riconoscerlo in alcun modo. Si sarebbe limitata a fargli "ciao-ciao" con la manina, imbarazzata.

    « Questo qui farà loro da capitano. Ha un po' più di autonomia degli altri, anche se è comunque sotto il mio incantesimo naturalmente. Sai, casomai dovessimo dividerci in tre gruppi... Ora fuori da qui. Sono stanca, e voglio dormire. »
    « Quali sono le vostre disposizioni per la notte? »
    « Trovate le stalle e dormite. Sciò, sciò! »
    « Desiderate che la servitù vi desti alle prime luci? »
    « Ma anche no!!! Col cavolo, sono spossata, devo dormire!! Facciamo... beh, facciamo che decido io. Ora fuori! »
    I sei guerrieri avrebbero obbedito ciecamente, salutando la streghetta e sfilando di fianco a Drusilia, lasciandola sola in compagnia del primo arrivato, l'unico che -misteriosamente- non sembrava affatto servo quanto gli altri, nonostante l'evidente aspetto da sempliciotto. Drusilia rimase a fissarlo per un pò, prima di far spallucce e lasciare Riful da sola.

    -Perchè non segui i tuoi compagni? Non hai sonno?
    Avrebbe domandato mentre, dal lungo corridoio che conduceva alle zone esterne, risuonava la voce di suo fratello Quarion -ospite per qualche giorno alla rocca- che, vedendo il gruppetto di evocazioni, equipaggiato di solo asciugamano fra i capelli bagnati, accappatoio rosa e babbucce di peluche, si era lasciato andare in un allegro quanto sibillino:
    -Oh Lance, anche tu qui? Bella la tinta nuova, sembri un uomo del Sud, ora ♥

     
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    -Perchè non segui i tuoi compagni? Non hai sonno?

    « Madre dice sempre: dorme bene chi conta pecore che saltano staccionata, poi al mattino ha recinto vuoto. »
    Il chiassoso eroe proruppe in una grassa risata divertita, sbattendo rumorosamente una manona contro la rotonda piastra ventrale producendo un allegro botto sonoro, salvo poi seguire Drusilia appena questa si sarebbe incamminata lungo le scale del Mastio, proponendo una scia nuova fiammante mentre il portone che usava come scudo strusciava con gli stipiti contro il soffitto.
    « No disapprova amicizie di Katjuša. A volte, cuore di ghiaccio solo chiede di sorriso caldo, ma finché loro in giro quest'uomo no lascia sola piccola Katjuša. Così se qualcuno crea problema, tu viene da me prima di tutto, sì? »

    Frattempo la colonna armata delle sei evocazioni sfilò lungo i corridoi con aria particolarmente scura, avanzando a testa alta in direzione dell'esterno, come se si trattasse di una parata militare. Quando il cavaliere nero, che faceva da capofila, incrociò Quarion e questi gli si rivolse con fare confidente, ci fu un istante in cui la fila indiana rallentò quasi impercettibilmente. L'uomo dai capelli corvini rivolse al Galanodel uno sguardo freddo ed altezzoso, limitandosi a malapena a notarlo mentre incedeva con modi imperiosi. La guerriera dai lunghi capelli cinerei pure indugiò sull'uomo con lo sguardo, con meno arroganza ma comunque con modi sgarbati, salvo proseguire per la sua strada subito imitata nei modi e nei gesti dalla sua collega armata di sapda. Al contrario lo spirito femminile non ruotò nemmeno minimamente il volto coperto da una maschera funebre, quasi non avesse neanche notato la presenza dell'ambasciatore dell'Est, l'unico che sembrò degnare in qualche modo di attenzione il Galanodel fu lo spettro armato di catena e lanterna, che per un lungo attimo incrociò gli occhi di Quarion mentre il volto spettrale si contorceva nella macabra parodia di un ghigno divertito e poche, brevi e flebili risate si udivano dall'abisso contenuto nella corazza azzurra. Leggermente staccato dal resto della fila, il cacciatore di draghi incedeva con la lancia in resta, pronto alla battaglia. « La guerra non attende. Saluteremo compagni e nemici sulle pire funebri. » Borbottò con aria tetra marciando a larghe falcate lungo i corridoi.

    « Katjuša! »
    Esclamò il chiassoso eroe del Freljord quando infine si approssimò al Galanodel in compagnia di Drusilia, adocchiando il fratello gemello di quest'ultima e rivolgendosi a lui con gli occhi meravigliati, poggiando entrambe le braccia sulle ginocchia per chinarsi a guardarlo meglio in volto.
    « Zio Mikelai dato tu fratellino e no detto niente? Madre sarà molto contrariata! »
    Riful aveva accennato al fatto che il suo incantesimo modificava la memoria delle evocazioni, ma vallo a sapere come funziona quando si trova davanti dei bug così evidenti!

     
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    « Madre dice sempre: dorme bene chi conta pecore che saltano staccionata, poi al mattino ha recinto vuoto. » mentre il pastore buontempone rideva di gusto, Drusilia lo fissava perplessa. No, era abbastanza sicura di non averlo capito, ma tant'è « No disapprova amicizie di Katjuša. A volte, cuore di ghiaccio solo chiede di sorriso caldo, ma finché loro in giro quest'uomo no lascia sola piccola Katjuša. Così se qualcuno crea problema, tu viene da me prima di tutto, sì? »

    Che carino, davvero.
    Certo, era palesemente buggato come evocazione, ma le erano sempre piaciuti gli spiriti miti e buoni. Le donavano quella serenità che fin troppe volte finiva per perdere dietro a qualche pazzo furioso o ad aspiranti sabotatori della domenica. Intanto la colonna armata percorreva i corridoi del Mastio con incedere marziale, quasi fossero ad una parata. Nel vedere Lancelot rallentare appena e fissarlo con fare altezzoso, Quarion finì per corrucciare la boccuccia e non notò nemmeno gli sguardi (o meno) degli altri. Che il suo amichetto avesse tanto da fare? Certo, però, che non c'era affatto bisogno di ignorarlo a quel modo! A quel punto si pentì anche dell'avergli mentito per gentilezza e si appuntò di far presto notare al cavaliere quanto fosse da poveracci atteggiarsi a guerriero del Sud.

    « Katjuša! » una voce grossa e chiassosa gli si approssimò mentre era assorto nei suoi pensieri e, dopo aver spostato gli occhi aurei su quel gigante buono e la sorella, Quarion dovette sorbirsi anche il resto « Zio Mikelai dato tu fratellino e no detto niente? Madre sarà molto contrariata! »

    -Sono solo un mago giocherellone- avrebbe risposto con un sorriso di circostanza, cercando il modo più rapido per levarselo dai piedi e tornare in camera propria -In realtà sono così.
    Mossa scenica e... cambiò faccia.
    Un uomo sulla cinquantina, abbastanza anonimo così da non finire nelle simpatie del pastore.
    -Ora, se vi spiace, torno ad... allenarmi si.
    Con quest'ultima battuta lanciò un bacino volante ad entrambi gli interlocutori, così da girare i tacchi e tornarsene nelle proprie stanze. Li avrebbe lasciati lì da soli, senza farsi troppi problemi.

    -Eeeeeeh, niente. Direi che a questo punto sia meglio congedarci- avrebbe concluso lei tutta sorridente -Prometto che se ci sono problemi ti chiamo, ok? Buonanotte!

    →GIOCO DI MASCHERE»
    Quarion è in grado creare una illusione secondo cui appare agli altrui sguardi sotto altre spoglie. Può diventare una ragazza, un animale, un bambino o un altro uomo, o perfino assumere l'aspetto di un pg già esistente. Unica condizione di poter apparire come un pg giocante è quella di averlo già visto.
    [Passiva mutazione + attiva a consumo basso.]
     
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    -Eeeeeeh, niente. Direi che a questo punto sia meglio congedarci. Prometto che se ci sono problemi ti chiamo, ok? Buonanotte!
    Il gigante annuì, sorridendo, dopodiché... seguì Drusilia come se fosse diventato la sua ombra. E ci volle davvero molta pazienza, da parte di Drusilia, l'eroe del Freljord per qualche motivo non riusciva a recepire il messaggio "non ci sono pericoli, vattene a dormire", e ripetere la stessa cosa in diverse salse non modificò il suo parere. Ci volle quindi un lavoro certosino di persuasione, che mutò l'espressione del gigante da gioviale a pensosa, e da pensosa a seria, mentre annuiva con scarsa convinzione. Infine accettò l'ordine perentorio di Katjuša e si decise a seguire gli altri, che frattempo erano già scomparsi oltre l'angolo, staccando di molto il colosso del nord. La cosa sembrò finire lì: per il resto della serata Drusilia non ebbe più problemi di sorta -salvo qualche paggio terrorizzato che riportava la notizia di un esercito di mostri che avevano appena occupato le stalle dei cavalli dentro cui si erano accampati. Riful tenne fede ai suoi propositi e dormì profondamente per quasi dodici ore, e non ci furono problemi fino alla tarda mattinata, quando il sole si approssimava pericolosamente allo zenit e le cucine davano inizio ai preparativi per il primo pasto della giornata. Qui la servitù iniziò a dare i primi segni di inquietudine, allorché un piccolo esercito di individui dall'aria cupa e pericolosa si era ammassato nel cortile agli ordini della piccola strega dal capello nero che da un mese a questa parte infestava la torre del Mastio. Finalmente Riful si era decisa ad emergere dalla sua tana ed aveva convocato le sue evocazioni per iniziare la discesa verso il Klemvor.

    « Ah, sei qui... »
    Borbottò la nanerottola in nero, che per l'occasione brandiva una scopa di saggina dall'aria vetusta ma pulita, come nella migliore delle tradizioni stregonesche. A vederli alla luce del giorno non apparivano meno cupi della sera prima, e tantomeno erano rassicuranti. Sostavano in rassegna di fronte alla loro evocatrice, il cavaliere nero di fronte a tutti e gli altri cinque dietro di lui. In disparte, la figura titanica dell'eroe del Katjuša sedeva serenamente in un angolo, intento ad intagliare un pezzetto di legno preso da chissà dove con un piccolo coltello da caccia. Quando vide Drusilia il suo volto si illuminò, dette gli ultimi ritocchi alla sua opera e si avvicinò alla donna per porgerglielo.

    « Questo simbolo di Avarosa. Antenati protegge da spiriti malvagi, se Katjuša tiene con se. »
    In rilievo sulla superficie del legno era intagliato una sorta di glifo, in cui Drusilia poteva distinguere chiaramente una freccia che, forse, giaceva incocccata in un arco. Sullo sfondo intanto Riful terminava la sua rassegna, con i sei guerrieri in cupa e paziente attesa.

    « ... Quindi se qualcuno prova ad alzare le mani, le spade, le lance o le catene che dir si voglia lo rispedisco nel Maelstrom con un biglietto di sola andata. Una volta ottenuta la Ciprea di Rondine torniamo indietro di fretta e iniziamo a lavorare sulla città. »
    Indicò l'orizzonte, oltre la quale da qualche parte si stagliava Klemvor, anche se nessuno fece caso al suo gesto, rimanendo immoti come a fissare il vuoto. Riful comunque sembrava soddisfatta, tant'è che sbatté il manico di scopa al suolo facendo apparire dal nulla il Libro delle Anime Ritrovate, che iniziò a sfogliarsi furiosamente mentre l'aria che la circondava iniziava a caricarsi di energia statica. Stessi movimenti di quella volta in cui Riful aveva condotto Drusilia direttamente all'interno delle cronache vergate da Khatep, per scrutare il passato... E proprio come allora, si spalancò una ferita nell'etere, uno squarcio da cui fuoriuscivano lampi azzurri ed era visibile il void in tutto il suo caotico splendore. I sei guerrieri iniziarono a varcare la soglia uno ad uno, senza timore oppure obiezione alcuna, al che Riful si rivolse all'Alfiere Errante con aria di sufficienza.

    « Sto andando a prendere un artefatto per interagire con i sigilli senza rischiare di spezzarli. Non mi dirai che vuoi seguirmi anche tu, spero. »
    L'ombra del colossale eroe del nord si piazzò di fianco a Drusilia, sorridendo beato mentre attendeva la decisione della sua Katjuša. Riful però stranamente non lo maltrattò perché non aveva ancora varcato la soglia con gli altri ed attendeva in palese ritardo...

     
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    « Ah, sei qui... »
    La giornata era cominciata più o meno come al solito: gente strana per casa, inservienti inquietati e borbotii da parte di Riful, questa volta non solo in abiti da streghetta, ma munita addirittura di scopa, come da tradizione. Le evocazioni l'avevano già raggiunta e sostavano davanti a sua figlia in attesa, i volti cupi e non particolarmente piacevoli. Unica eccezione era l'enorme pastore seduto in disparte, in quegli attimi intento ad intagliare del legno con un coltello da caccia. Quando vide la Dama del Vento divenne tutto felice e, dopo gli ultimi ritocchi, le consegnò la propria opera.
    « Questo simbolo di Avarosa. Antenati protegge da spiriti malvagi, se Katjuša tiene con se. »
    -Oh, grazie mille!
    Anche Drusilia si fece improvvisamente allegra, accettando di buon grado quel dono e riponendolo in tasca.

    « ... Quindi se qualcuno prova ad alzare le mani, le spade, le lance o le catene che dir si voglia lo rispedisco nel Maelstrom con un biglietto di sola andata. Una volta ottenuta la Ciprea di Rondine torniamo indietro di fretta e iniziamo a lavorare sulla città. Sto andando a prendere un artefatto per interagire con i sigilli senza rischiare di spezzarli. Non mi dirai che vuoi seguirmi anche tu, spero. »

    L'Alfiere Errante -come aveva già imparato bene Riful- non era mai stata nè si riteneva un vero mago, di quelli con la testa sui libri. Sapeva usare la magia inquanto creatura magica lei stessa ed a parte il corpo e la volontà non ricordava di essersi mai allenata in altro. Per questa ragione non aveva le competenze di un Magister e nemmeno della streghetta che aspettava oltre il varco appena aperto: non avrebbe potuto aiutarla per ciò che riguardava le conoscenze o i misteri del mondo che le circondava. Però era comunque più grande di lei e l'esperienza in generale non aveva mai fatto del male a nessuno. Inoltre le evocazioni -per quanto potenti- non le sembravano per niente affidabili.
    Realtà o solo sensazione?

    -Massì, oggi non ho niente di bello da fare!- avrebbe detto, dopo aver fatto spallucce in un gesto spensierato -Andiamo pure!

     
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    « ... Non hai "niente di meglio da fare"...? »
    Riful la guardò in tralice mentre si aggrappava alla scopa di saggina, ostentando un sopracciglio tremolante per il fastidio intenso. Non era proprio ciò che desiderava sentire, ma non aveva voglia di discutere in merito. Inoltre aveva già ampiamente messo in previsione quella risposta, quindi si rivolse al colosso baffuto e sorridente che torreggiava alle spalle di Drusilia mentre si avvicinava con fare sicuro di se al portale.

    « Tu seguila. »
    Disse parlando all'Eroe, mentre varcava la soglia. La metà della frase provenne come da un'altra stanza, allorché Riful si gettò nella faglia dai colori cangianti.
    « E cercate di non agganciare un flusso troppo lontano, non ho voglia di aspettarvi per dei mesi... »
    Buio. Come Drusilia avrebbe messo piede nel portale avrebbe attraversato una ridda di sensazioni già provate, il giorno in cui aveva visitato i ricordi di Khatep in compagnia della piccola strega. Stavolta però fu più intenso, e meno lungo. L'ultima volta Drusilia aveva avuto la sensazione di ridestarsi da un lungo sonno, stavolta invece avrebbe avuto l'impressione di aver preso una botta in testa e di essersi accasciata al suolo priva di sensi, riaprendo gli occhi dopo solo qualche istante. E di qualche istante, infatti, si sarebbe trattato...
    ______________________________________________________

    « Ti senti bene...? »
    Avrebbe udito, ancora in preda alla confusione iniziale dovuta al brusco cambio di realtà. Avrebbe faticato di molto a mettere a fuoco, e per un momento il mondo sarebbe stato tutto in bianco e nero, con due grandi bottoni scuri che danzavano in circolo proprio in mezzo alla vista di Drusilia. La sensazione di intontimento e la tremenda emicrania avrebbero iniziato entrambe a scemare lentamente, mentre piano piano la vista metteva a fuoco e la memoria tornava a funzionare. La voce che aveva sentito era la voce di bambina... istintivamente il suo cervello l'aveva identificata come quella di Riful. Appena quella presenza parlò di nuovo, però...

    « Wow, oggi la foresta è tanto-tanto affollata! ♥ »
    Sì: la voce era quella di una bambina, ma non apparteneva a Riful. Era più infantile, più entusiasta, più... bambina. Mentre la cosa bianca e nera che Drusilia aveva a due centimetri dalla faccia era quella di un...

    panda-avatar_400x400

    ... PANDA!!!

    La botta era più tremenda del previsto. Aveva davanti alla faccia un panda che parla con la voce di una mocciosa di otto anni!!!
    Se l'Alfiere sarebbe balzato su di botto -reazione naturale e prevedibile- Kaguya gli avrebbe rimosso da davanti il cucciolotto di panda che teneva fra le mani, e che aveva praticamente spiaccicato sulla facciotta ancora intontinta di Drusilia. Aveva buoni riflessi, la Viandante improvvisatasi tale poteva essere svelta quanto voleva, ma la nanerottola dai capelli di un colore violetta come zucchero filato sarebbe stata comunque più pronta a reagire, e naturalmente l'avrebbe fatto esibendo un sorrisone con la facciotta di gomma, il tipo di viso che solo un moccioso della sua età può avere.

    « Affollata!! ♥ Affollata!! ♥ »
    Tenendo il cucciolo di panda con entrambe le mani lo fece voleggiare come se fosse un bambolotto di pezza, cantilenando quella parola come se fosse una sorta di canzoncina per bambini. L'animaletto bianconero, sofficie e grassoccio si limitò a buttare uno sguardo apatico alla sua destra con un guaito tutt'altro che entusiasta. Era abituato a quel tipo di trattamenti, non li trovava più né spaventosi né disturbanti, al massimo molto noiosi. Aveva l'aria di volersene tornare dalla madre, che però in quel momento era troppo impegnata a sgranocchiare pigramente delle foglie di bambù che continuavano a scivolarle giù dalla bocca e rotolare dal pancione rotondo, spaparazzata com'era con la schiena contro un agglomerato di canne, del tutto indifferente al fatto che il figlioletto era diventato il giocattolo di una ragazzina umana.
    O meglio: "Umana". Quella bambina doveva essere normale quasi quanto lo era Riful: dietro la facciotta sorridente e spensierata le volteggiava un enorme canestro di sottilissimi giunchi intrecciati all'interno della quale Drusilia poté riconoscere la sagoma indistinta di intere galassie della via lattea, e questo non era esattamente la cosa più normale per del mondo.

    « Come ti chiami??? ♥ »
    Domandò con l'entusiasmo di chi ritiene il nome di qualcuno nettamente più importante della sua provenienza o delle sue intenzioni.
    « Io sono Kaguya! Le mie mamme mi hanno mandata qui a prendervi! Sei tu l'Amica da un Altro Mondo di mamma Fiethsing?? ♥ »
    Non c'era nessuno attorno. Né Riful, né l'Eroe del Frejorld, né le altre inquietanti evocazioni della streghetta di Celentir. Ed in più si trovava in una lussureggiante foresta di bambù, dove le canne salivano fino al cielo ed un sole piacevole filtrava attraverso le foglie verdi e vitali, dando l'impressione di diventare una tempesta di fiocchi dorati...

     
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    Viaggiare fra le dimensioni non era mai stata una gran cosa.
    Per nessuno.
    Se un viaggio in treno nel suo mondo natio poteva generare malesseri di sorta o stitichezza ai più nei giorni successivi, infilare il proprio corpo -del tutto priva di protezioni fisiche- in un tunnel spazio-temporale si sarebbe potuta rivelare decisamente una cattiva idea, soprattutto se il mago in questione non risultava particolarmente "preciso" nemmeno nelle evocazioni necromantiche. Non aveva infatti dimenticato i bug mnemorici dell'eroe che la tampinava... e nemmeno il carattere del cavaliere pazzo a cui aveva fatto praticamente da babysitter; che la ragione di quegli errori fosse stata la natura stessa della piccola -un semplice ricordo della maga originale- o il brusco calo di potere che aveva inizialmente attinto dalla stessa Drusilia non le era dato sapere. Sta di fatto che, alla fine di un viaggio, si era trovata da sola in terra straniera.
    Con un panda sulla faccia.
    E la voce di una bambina.

    « Ti senti bene...? Wow, oggi la foresta è tanto-tanto affollata! ♥ »
    Rendendosi immediatamente conto che -per quanto avesse già visto molte cose strane in quei giorni- un panda con la voce femminile da minorenne rappresentava probabilmente l'effetto di un qualche trauma cranico molto grosso, l'Alfiere Errante sbattè le palpebre più volte, prima di sobbalzare ed arretrare lentamente con il bacino, un pò spaventata dagli scherzi della sua fantasia. Fu allora che comprese.
    La bambina della voce era dietro al panda!!!

    « Affollata!! ♥ Affollata!! ♥ »
    Teneva quel cucciolo di panda con entrambe le mani quasi fosse un pupazzo; evidentemente spazientito, buttava spesso sguardi apatici e guaiti poco entusiasti. Quasi certamente voleva tornare dalla mamma, che però continuava a mangiare in disparte e del tutto indifferente alla situazione.
    Questo era decisamente bizzarro ma, nel prendere lucidità, Drusilia osservò che non si trattava soltanto di quello.
    La bambina portava qualcosa in testa che... non seppe riconoscere.
    Che diavolo era??? Inutile dire che sospettò immediatamente di un artefatto magico.
    « Come ti chiami??? ♥ » -D-Drusilia- « Io sono Kaguya! Le mie mamme mi hanno mandata qui a prendervi! Sei tu l'Amica da un Altro Mondo di mamma Fiethsing?? ♥ »

    -...

    Guardandosi intorno, la Dama del Vento si riscoprì improvvisamente da sola.
    Non c'era nessuno oltre a lei, nemmeno il gigante-buono.
    Che fare?

    -... ehm. Forse si?

     
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    « Yay!! ♥ Drusilia!! ♥ Drusilia!! ♥ »
    Saltellò sul posto, poi corse in cerchio come se stesse facendo un qualche rituale sciamanico, come se improvvisamente il nome della nuova venuta fosse diventato una specie di formula magica. Kaguya era probabilmente la creatura più solare e iperattiva che l'Alfiere avesse mai avuto modo di conoscere in vita sua, una sorta di concentrato di energia che sprizzava da ogni cellula del suo essere. Ogniqualvolta quello strano cesto che volteggiava dietro di lei si muoveva, assecondando i bruschi movimenti della bambina impegnata a saltellare, Drusilia poteva godere di una differente prospettiva della via lattea, e delle innumerevoli milioni di stelle che la popolavano, luccicando nel vuoto astrale del cesto come se fossero piccole lanterne distanti.

    « Allora andiamo!! Tienimiela, si chiama Pikù!! ♥ »
    Praticamente smollò il cucciolo di panda (che si rivelò una lei) e poi di corsa andò a smuovere la mamma, costringendola sulle quattro zampe. La femmina sbuffò a bocca chiusa, un grugnito annoiato che sembrava dire "ma no, altri cinque minuti...", ma poi si ritrovò costretta suo malgrado ad assecondare l'esuberanza di Kaguya, e dopo aver fatto guizzare la grossa lingua rosea finì con lasciarla salire in groppa, improvvisandosi cavalcatura. Kaguya distese un braccio, indicando un punto indistinto oltre il muro di bambù, e suonò la carica:

    « Andiamo Pyòn!! Al castello!! più veloci della luce!!! »
    Da provetta cavallerizza, spronò il suo destriero che sbuffò e fece un paio di passi, prima di fermarsi sul posto per cercare di raccogliere una foglia di bambù birichina che si rifiutava di entrare nelle sue fauci. Kaguya rimase contraddetta, sgridò il suo mezzo di trasporto biasimandone la pigrizia, poi siccome quella non sembrava particolarmente colpita per le accuse di pigrizia scese, le cinse le braccia e se la issò in spalla non senza un certo sforzo, e faceva effetto vedere uno scricciolo di bambina che correva via a piedi nudi con un panda molto poco entusiasta caricato in spalla!!

    « Drusilia!!! Drusilia!!! Andiamo!!! ♥ Andiamo!!! ♥ »
    E seppure rallentata dal peso che le gravava, seppe comunque prendere una certa discreta velocità, almeno finché praticamente non finì addosso all'Eroe del Frejorld, che sbucò dal nulla sul suo tragitto. L'omone vide Drusilia e si illuminò, berciando una frase del tutto incomprensibile nella sua lingua natia che però così ad orecchio poteva suonare come una sorta di sospiro di sollievo nel rivedere la sua Katjuša.

    « Anche tu sei amico di mamma Fiethsing...? »
    Chiese lei con beata innocenza. Il bestione si fece una bella risata, le mise una manona sulla testolina nell'atto di una carezza e poi la sgravò del suo peso, prendendosi sulle spalle la femmina di panda, sempre meno contenta di quel modo di viaggiare.
    « Madre sempre dice: chi no amico di bambini, no amico di se stesso! »
    Disse in tono saggio, e la risposta sembrò piacere abbastanza alla bambina, sebbene chiaramente non ne avesse afferrato il senso.

    « Io però non sono una bambina ♥ Ho già compiuto otto anni! »
    Drusilia avrebbe avuto un deja vu tremendo, mentre invece il colosso del nord si fece una bella risata tonante, correggendosi con piacere.
    « Oh, no, tu perdona me! Tu già damina! Tu ritrovato Katjuša, io riconoscente a te. »
    Kaguya annuì, soddisfatta della risposta anche se non aveva capito chi era Katjuša, al che riprese la sua marcia correndo via, lasciando indietro i due ma fermandosi prontamente per aspettarli, incitandoli a sbrigarsi.

    « Strano gatto bianco e nero, lui ricorda me di Aghata. »
    Rise il bestione guardando il grosso panda che si portava come fagotto, quasi non avesse peso.
    « Katjuša! Tu ricorda Aghata, sì? Di tutte mie ragazze, lei quella che più che si affeziona a te. »
    E di certo era facile trovare tanti punti in comune fra un panda ed una mucca...
    Oltre i bambù, una distesa d'erba pulita e color smeraldo, un'enorme tappeto su cui il sole si rifletteva quasi fosse vetro. I venti spazzavano la radura, piegando tanto gli steli d'erba quanto gli alti giunchi di bambù, che si inchinavano alle brezze facendo cantare le foglie di mille melodie diverse. Ed oltre quella distesa, una grande struttura immersa nel sottobosco, una versione in piccola scala di un castello da fiaba, di uno splendido bianco quasi fosse intagliato nella pietra stessa. i tetti avevano la forma a punta come nelle illustrazioni dei libri per bambini, le finestre erano composizioni gotiche, le scalinate magnifiche opere d'arte in cui ciascuna pietra che componeva il viale era stata intagliata a mano formando spirali consunte dal tempo, ma ancora di straordinaria bellezza. Le edere avevano invaso le mura, rendendo ancora più suggestiva l'apparizione di quella struttura fatata, le cui iscrizioni levigate dai venti tradivano l'origine elfica. Alcune parti dei tetti erano crollate parzialmente, le porte erano perennemente spalancate come ad invitare viandanti e viaggiatori ad entrare. I giardini erano stati un tempo lussureggianti, ma ora erano popolati da alte felci e rovi intricati e quasi impenetrabili. Il tempo si era ormai fermato in quel posto, che sembrava aver visto intere ere...

    « Ecco mamma Zero!!! »
    Kaguya indicò una figura minuta interamente paludata in bianco, una donna di età davvero indefinibile, dal volto delicato di ragazzina ma i cui occhi tradivano un'età ben differente da quella inizialmente presumibile. Aveva con se una staffa dorata di pregevole fattura, il collo delicato era vestito d'oro così come i bordi delle vesti. Un monile degno di una principessa giaceva poco al di sopra dei seni, i capelli erano corti e scuri seminascosti dall'esagerato cappello bianco, mentre gli occhi rossi si volsero delicatamente dalla persona che aveva di fronte a Kaguya, e da Kaguya verso Drusilia ed il suo accompagnatore. Aveva un sorriso benevolo, e sembrava irradiare luce lei stessa. Sebbene chi aveva davanti pareva la sua immagine al negativo.
    Il cappello dalle larghe falde di Riful poteva competere con quello della donna per la sua eccessiva opulenza, ma per il resto la piccola streghetta sfigurava non poco a fronte della maga in bianco. La vecchia scopa di saggina in luogo della staffa in oro, gli occhi scuri imbronciati in netto contrasto con lo sguardo fatato di colei che Kaguya chiamava madre. Dietro di lei vi erano solo tre dei sei servitori: erano presenti le due femmine ed il cacciatore di draghi, mentre mancavano all'appello i due spettri ed il cavaliere nero.

    « Hai condotto fin qui anche la dolce Drusilia, dunque... »
    La maga bianca si rivolse alla nuova giunta, rivolgendole un sorriso delicato.
    « Sono davvero lieta di rivederti dopo tanto tempo. Fiethsing mi ha parlato delle tue imprese. »

    « Zero!!! Non cambiare discorso!!! »
    Riful sbatté il manico della scopa sull'erba, pretendendo l'attenzione che una strega del suo calibro merita.
    « Sono qui per la Ciprea di Rondine! So che l'hai tu, non costringermi ad usare la forza! Sai che ne sarei capace! »
    Ma la donna si limitò a sorridere, mentre Kaguya le balzava addosso tutta contenta. Riful per un attimo adocchiò la bambina e sembrò bollarla come "essere inutile di passaggio", poi la guardò meglio e sgranò gli occhi esterrefatta.

    « La principessa Kaguya??! »
    Esclamò esterrefatta.
    La bimba la guardò sorridente, gli occhioni che splendevano.
    « Ciao! Tu chi sei? »

    « Prima trovo il castello volante arenato al suolo, privato della sua magia! E adesso questo...! »
    Si ritrasse un attimo, incapace di trovare le parole giuste per descrivere quello scempio.
    « Per gli dei, mi devi una spiegazione, Zero! Perché la principessa dei millenni ha l'aspetto di... di... »
    L'aggettivo giusto le arrivò solo dopo molto, molto cercare.
    « Una ragazzina!!! »

     
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    « Yay!! ♥ Drusilia!! ♥ Drusilia!! ♥ Allora andiamo!! Tienimiela, si chiama Pikù!! ♥ »
    Saltellava e correva come se fosse posseduta, e Drusilia -quella volta- ne fu abbastanza inquietata. La situazione in cui si trovava non le era ancora del tutto chiara, ragion per cui qualunque bizzarria sarebbe risaltata ai suoi occhi dieci volte più del dovuto e del necessario. Come se non bastasse, la sconosciuta le aveva anche buttato in braccio il cucciolo di panda, prima di andare ad infastidire la madre con l'intenzione di cavalcarla.
    « Andiamo Pyòn!! Al castello!! più veloci della luce!!! Drusilia!!! Drusilia!!! Andiamo!!! ♥ Andiamo!!! ♥ »
    Dopo alcuni tentativi, iniziarono la loro corsa a... dove erano dirette??? Questo almeno finché non finirono addosso all'Eroe del Frejorld, praticamente sbucato dal nulla; non appena intravide Drusilia il suo sguardo parve illuminarsi, forse sollevato all'idea di averla ritrovata. Drusilia non potè comunque capirci molto, dato che parlava da solo in lingua madre -che lei nemmeno conosceva.

    « Anche tu sei amico di mamma Fiethsing...? »
    « Madre sempre dice: chi no amico di bambini, no amico di se stesso! »
    « Io però non sono una bambina ♥ Ho già compiuto otto anni! »
    « Oh, no, tu perdona me! Tu già damina! Tu ritrovato Katjuša, io riconoscente a te. »
    « Strano gatto bianco e nero, lui ricorda me di Aghata. Katjuša! Tu ricorda Aghata, sì? Di tutte mie ragazze, lei quella che più che si affeziona a te. »

    Fu così che, giocando alle differenze fra panda e mucche, il gruppetto superò la foresta di bambù fino a raggiungere una distesa d'erba oltre la quale era possibile ammirare una grande struttura immersa nel sottobosco davvero molto simile ad un castello da fiaba. Le edere avevano invaso le mura, le iscrizioni levigate dal tempo avevano cancellato ogni dettaglio che potesse richiamare le sue origini. Alcune parti dei tetti erano crollate parzialmente e le porte erano spalancate. I giardini ricolmi di alte felci e rovi intricati furono l'ultimo dettaglio a suggerirle che quei luoghi fossero quasi disabitati ormai da secoli.

    « Ecco mamma Zero!!! »
    Kaguya indicò una donna in bianco di età indefinibile, dal volto delicato di ragazzina e gli occhi cremisi ricolmi di saggezza. Portava una staffa dorata e d'oro era ogni altro dettaglio del suo abito chiaro. I capelli erano corti e scuri, coperti da un enorme cappello cappello bianco, esattamente come quello che si sarebbe aspettata da una praticante di magia bianca. Aveva un sorriso benevolo ed irradiava luce.

    « Hai condotto fin qui anche la dolce Drusilia, dunque... Sono davvero lieta di rivederti dopo tanto tempo. Fiethsing mi ha parlato delle tue imprese. »
    "Dopo tanto tempo?"
    Perchè? ... si erano già incontrate prima?
    « Zero!!! Non cambiare discorso!!! Sono qui per la Ciprea di Rondine! So che l'hai tu, non costringermi ad usare la forza! Sai che ne sarei capace! »
    Dopo una delle sue classiche scenate, la bimbetta iperattiva saltò addosso alla maga bianca, tutta felice di rivederla. Solo allora Riful parve degnarla di attenzioni.
    « La principessa Kaguya??! »
    « Ciao! Tu chi sei? »
    « Prima trovo il castello volante arenato al suolo, privato della sua magia! E adesso questo...! Per gli dei, mi devi una spiegazione, Zero! Perché la principessa dei millenni ha l'aspetto di... di... Una ragazzina!!! »

    A dirla tutta, Drusilia rimase in silenzio davanti a tutta la scena e, probabilmente, lo sarebbe rimasta ancora, orribilmente confusa e palesemente fuoriluogo. Un pesce fuor d'acqua, in parole povere: dopo aver lanciato un'occhiata curiosa verso l'eroe al suo fianco, si sarebbe rivolta alla maga bianca, alzando la manina per educazione e con voce un pò timida.

    -Ehm... si-signorina... noi per caso ci conosciamo?

     
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    -Ehm... si-signorina... noi per caso ci conosciamo?
    La donna accentuò impercettibilmente il sorriso benevolo, avvicinandosi a Drusilia per accogliere le mani della Dama dei Venti fra le proprie, in un gesto di una confidenza perfino eccessiva, seppur naturale e disinvolto come se si rivolgesse ad una sorella e non ad una perfetta sconosciuta.

    « Perdonami! Le mie parole ti avranno confuso, ma non era mia intenzione. Non ci conosciamo ancora, in effetti, sebbene anche quel tempo ormai è prossimo a giungere nella tua linea temporale. Il nostro incontro è per me un ricordo che risale ad oltre due secoli or sono, ma per la te stessa a cui ora stringo le mani è un evento del futuro prossimo, che deve ancora avvenire... »

    « E potrebbe non avvenire mai! »
    Precisò Riful, sbuffando piccata per aver visto l'arcimaga bianca glissare sulle sue domande.
    « Il tuo passato è solo uno dei nostri possibili futuri. Refarth, il Castello Volante ridotto ad un rudere privo di magia, la Principessa dei Millenni conciata in quel modo, praticamente una semplice mortale... niente di tutto ciò è ancora successo nella nostra realtà. »

    « Non aver fretta di fermarti alla superficie delle cose, piccola Riful. Un mondo privato della sua magia ma completamente libero dalle guerre, dopotutto, non può essere considerato una sconfitta nemmeno per noi maghi. Credo che Fiethsing direbbe che la libertà non arriva dopo essersi liberati dai vincoli, ma dopo aver imparato che i vincoli non esistono. So che non mi crederai mai, tuttavia essere nulla più che semplici, piccoli mortali, non è di per se motivo di infelicità. Dimmi, dolce Drusilia, tu non scambieresti volentieri tutto ciò che ti rende diversa da un semplice essere umano per duecento anni di pace e prosperità per le persone che ami e per la tua terrra natia nella sua interezza...? »
    Zero guardò Drusilia con un sorriso dolcissimo e materno, aspettando una sua risposta mentre Riful, dal canto suo, non sembrava granché interessata a quelle digressioni di filosofia e si guardava attorno con aria infastidita.

    « Già. Fiethsing. Che fine ha fatto? Pensavo che una volta comparsa questa qui sarebbe sbucata fuori spargendo fiori da tutte le parti come la deficiente che si è sempre rivelata. »
    Indicò Drusilia con il manico di scopa, come a voler sottolineare che "questa qui" era lei.
    Zero rise divertita.
    « Lo farà presto, purtroppo. Ieri alcuni viaggiatori ci ha fatto visita in cerca di un oracolo, portando con se come offerta il vino che producono gli uomini della valle. I mezz'elfi sono avvezzi agli alcolici quanto i loro cugini elfi, e cioè molto poco. Davvero molto poco... »

     
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    « Perdonami! Le mie parole ti avranno confuso, ma non era mia intenzione. Non ci conosciamo ancora, in effetti, sebbene anche quel tempo ormai è prossimo a giungere nella tua linea temporale. Il nostro incontro è per me un ricordo che risale ad oltre due secoli or sono, ma per la te stessa a cui ora stringo le mani è un evento del futuro prossimo, che deve ancora avvenire... »
    « E potrebbe non avvenire mai! Il tuo passato è solo uno dei nostri possibili futuri. Refarth, il Castello Volante ridotto ad un rudere privo di magia, la Principessa dei Millenni conciata in quel modo, praticamente una semplice mortale... niente di tutto ciò è ancora successo nella nostra realtà. »

    ...già.
    Ora si che si capiva tutto, eh!


    « Non aver fretta di fermarti alla superficie delle cose, piccola Riful. Un mondo privato della sua magia ma completamente libero dalle guerre, dopotutto, non può essere considerato una sconfitta nemmeno per noi maghi. Credo che Fiethsing direbbe che la libertà non arriva dopo essersi liberati dai vincoli, ma dopo aver imparato che i vincoli non esistono. So che non mi crederai mai, tuttavia essere nulla più che semplici, piccoli mortali, non è di per se motivo di infelicità. Dimmi, dolce Drusilia, tu non scambieresti volentieri tutto ciò che ti rende diversa da un semplice essere umano per duecento anni di pace e prosperità per le persone che ami e per la tua terrra natia nella sua interezza...? »

    Presa alla sprovvista da quella domanda, ancora mani nelle mani della Strega Bianca, Drusilia titubò per qualche istante, lanciando occhiate confuse alla piccola Riful. Poi, sentendosi in dovere di rispondere, abbozzò l'unico pensiero che le era passato per la testa.

    -Mi piacerebbe molto se fosse pace eterna... ma duecento anni son pochi e dopo il mondo non sarebbe più allenato a difendersi, ecco.

    Dopotutto lei per prima aveva visto attraverso i suoi stessi aviatori quanto fosse realmente pericoloso diventare indifesi, vivere senza dei reali pericoli. Si diventava pigri, indolenti... e si cercavano comunque altri problemi in difficoltà prima irrilevanti, a volte sciocche. Quella donna in bianco parlava di pace, ma quella agli occhi di Drusilia non era altro che un'utopia irrealizzabile. La magia non centrava nulla: la guerra nasceva con gli uomini stessi e sarebbe morta alla loro estinzione.

    « Già. Fiethsing. Che fine ha fatto? Pensavo che una volta comparsa questa qui sarebbe sbucata fuori spargendo fiori da tutte le parti come la deficiente che si è sempre rivelata. »
    « Lo farà presto, purtroppo. Ieri alcuni viaggiatori ci ha fatto visita in cerca di un oracolo, portando con se come offerta il vino che producono gli uomini della valle. I mezz'elfi sono avvezzi agli alcolici quanto i loro cugini elfi, e cioè molto poco. Davvero molto poco... »

    -Perchè avrebbe lanciato fiori nel vedermi?

     
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