I Giardini Senza Vento

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    « Sì, Kilik ha mandato Orm per esiliarmi lontano dalla Foresta, ma questo adesso non importa. Non c'è tempo. Siete in pericolo, dovete andarvene. »
    Costrinse entrambe a fermarsi con modi rudi dettati dall'urgenza. Ryuko si massaggiò il polso, lì dove il Re decaduto l'aveva stretta tanto forte da farle male. Black Burn la lasciò, e con entrambe le mani strinse Drusilia per le spalle, come se temesse che fosse in grado di dissolversi come nebbia.
    « Chi è stato a dirvi di venire qui? Devo saperlo! » Per capirlo bisognava guardarlo nell'unico occhio che gli era rimasto: aveva paura. E non per se stesso. Dopotutto, Black Burn aveva già dimostrato in più di un'occasione a tenere ben poco alla sua persona... « Non è possibile che si tratti di Loro, perché non vogliono che corri alcun rischio! Se tu muori hanno di che perderci. Quindi si tratta di qualcun'altro, qualcuno che non vi è amico. »

    « E' venuta soltanto a incontrare Gruda! »
    « Tu dovresti tacere, ed essere felice di essere ancora viva. »
    Ryuko si irrigidì, più che intenzionata a dar battaglia. Era spaventata, e quindi nervosa. Un atteggiamento come quello tenuto da Black Burn serviva solo a renderla più indisponente. Lui comunque non se ne curò, anzi condusse entrambe oltre una fila disordinata di tumuli coperti di rottami divorati dal tempo, poco più che pezzi di lamiera coperti di ruggine ed erbacce. Superarono un'asperità del terreno, ancora più in basso dove la terra si faceva argillosa e spoglia. Ormai non cresceva più neanche uno stelo, solo muschi brulli e grigi che odoravano della pioggia sporca di Klemvor.

    « Sono tornato! Dove sei? »
    Chiamò Black Burn, senza ricevere risposta. Si mosse però a colpo sicuro, e di fronte ad un gruppetto di piccole lapidi dall'aria recente trovarono però la figura sottile e delicata di una ragazzina seduta sulla nuda terra, con una cascata di boccoli dorati che le ricadevano sulla schiena nuda e diafana. Dava di spalle al gruppo, ma appena sentì la voce di Black Burn si voltò, e non fu il cratere scuro che aveva al posto di un occhio a catturare maggiormente l'attenzione, bensì il ventre devastato, un mosaico orribile di carni lacerate attraverso la quale si poteva scorgere il bianco delle costole. Nui Harime era ridotta ad avere solo una parte del suo costato. Il resto era stato cancellato a più riprese, ricucito per quanto possibile e poi sfigurato di nuovo. Ormai non aveva più sangue, solo grumi neri e densi, carni che andavano rapidamente in putrefazione, cancrena che disegnava ramificazioni scure sulla pelle, mentre avanzava senza pietà. Nui stava tentando di cambiare delle bende il cui sangue aveva smesso di essere rosso da un bel po', ma era maldestra, impacciata nei movimenti. Aveva tentato di ricucire, ma quella parte del suo corpo era un puzzle pieno di pezzi mancanti, i lembi di pelle non riuscivano più a combaciare, le viscere fuoriuscivano e rendevano le sue dita sottili viscide...

    « Signor Nue... ♥ »
    Disse alzando gli occhi verso Black Burn, l'occhione languido che traboccava gioia.
    « Siete tornato dalla piccola Nui, che vi aspettava da così tanto tempo... Oh, l'avete fatta tanto felice... ♥ »
    Il giorno dell'attentato, Nui si era rivolta con parole dure a Black Burn. L'aveva definito un rottame, trattandolo con disprezzo. Ora sembrava una fanciulla innamorata, ed il suo sguardo era letteralmente adorante.

    « Questa è Drusilia Galanodel, l'Alfiere. Ti ricordi di lei? »
    Nui rivolse alla Dama dei Venti uno sguardo vuoto, ma che lentamente si tramutò in un sorriso felice, un'espressione deturpata dall'orbita vuota e spenta.
    « Il nobile Alfiere... »
    Si protese verso Drusilia come se fosse di fronte ad un idolo divino incarnatosi per opera di un miracolo.
    « Nui ha sempre desiderato cucire un abito per lei, che fosse alla sua altezza... La prego, si prenda cura della piccola Nui. »
    Si alzò sui piedi nudi ed accennò un inchino che sarebbe stato aggraziato se avesse avuto un ventre da piegare. Così facendo invece espose i visceri, che emersero dal cratere che aveva nello stomaco, e Nui non fu abbastanza rapida da rimetterli al loro posto. Dietro a Drusilia Ryuko rigettò gli antipasti del pranzo con Simca... Incurante di ciò, Black Burn le si avvicinò e la strinse per le spalle, con la stessa identica urgenza con cui aveva afferrato Drusilia poco prima.
    « Nui, devo chiederti di accompagnare l'Alfiere fuori da qui, credi di esserne in grado? »
    La ragazzina esibì uno sguardo confuso. Poi sorrise felice ed annuì.
    « Ogni singola cellula di Nui appartiene soltanto al signor Nue... »
    « Allora fai in fretta. Portale via da qui. »
    L'aiutò a fasciarsi di nuovo, usando per lo più le bende già sporche, miste ad alcune solo un po' meno luride. Non c'erano bendaggi freschi, niente che la ragazzina potesse usare per nascondere le orribili ferite infette. Fu una scena molto strana. Squallida. Troppo al di fuori da ciò che un essere umano può concepire. Ryuko non riusciva a guardare, stava malissimo. L'odore non era dei migliori, Nui non emanava più il profumo di rose con cui si era presentata a Drusilia pochi giorni addietro, bensì puzzava come la carogna di un gatto lasciata a decomporsi sul ciglio di una strada in piena estate...

     
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    « Sì, Kilik ha mandato Orm per esiliarmi lontano dalla Foresta, ma questo adesso non importa. Non c'è tempo. Siete in pericolo, dovete andarvene. Chi è stato a dirvi di venire qui? Devo saperlo! » Drusilia rimase congelata sul posto a vedere quell'espressione terrificata. Non le facevano paura i Riders ma gli incubi di quel tale divennero contagiosi « Non è possibile che si tratti di Loro, perché non vogliono che corri alcun rischio! Se tu muori hanno di che perderci. Quindi si tratta di qualcun'altro, qualcuno che non vi è amico. »
    « E' venuta soltanto a incontrare Gruda! »
    « Tu dovresti tacere, ed essere felice di essere ancora viva. »
    -Sono davvero andata da Gruda... me lo ha chiesto Simca. Loro chi?- avrebbe domandato Drusilia d'un tratto, sempre più confusa -Di chi diavolo parli?
    Suppose si riferisse al gruppo di Simca, ma lei era l'unica ad averla inviata da Gruda e non poteva di certo sapere che Ryuko sarebbe corsa nei giardini. Così credeva. Ed in ogni caso sarebbe stato più sensato spiegarle la questione invece di scappare in fretta e furia, senza farle capire niente. Era una mossa stupida, dannazione!

    « Sono tornato! Dove sei? » giunti vicino ad un gruppo di piccole lapidi, la Dama del Vento ebbe una nuova apparizione: c'era una piccola Nui acquattata per terra a dar loro le spalle. Non appena le giunse la voce di Black Burn si voltò, e nonostante l'orbita vuota non fosse più coperta dalla benda viola, fu impossibile non notare il ventre devastato al pari di una bambola finita nel tritacarne e poi malamente ricucita. Mancando alcuni lembi di carne era possibile osservare delle viscere uscirle fuori... ragion per cui Ryuko prese a vomitare.
    « Signor Nue... ♥ » l'Alfiere lanciò uno sguardo inquietato verso Blackburn « Siete tornato dalla piccola Nui, che vi aspettava da così tanto tempo... Oh, l'avete fatta tanto felice... ♥ »
    Sapeva che Nui disprezzava Blackburn... ma lo aveva appena chiamato Nue. Che l'avesse scambiato per il figlio?
    « Questa è Drusilia Galanodel, l'Alfiere. Ti ricordi di lei? »
    « Il nobile Alfiere... Nui ha sempre desiderato cucire un abito per lei, che fosse alla sua altezza... La prego, si prenda cura della piccola Nui. »
    « Nui, devo chiederti di accompagnare l'Alfiere fuori da qui, credi di esserne in grado? »
    « Ogni singola cellula di Nui appartiene soltanto al signor Nue... »
    « Allora fai in fretta. Portale via da qui. »

    Mentre l'uomo aiutava la bambina a fasciarsi di nuovo con bende ancora luride e che sicuramente non avrebbero fatto altro che peggiorare le infezioni, Drusilia li fissava in silenzio e con occhi sbarrati. Non sapeva davvero cosa pensare... e fin troppe stranezze le stavano dando il mal di testa. Quella situazione non aveva un dannatissimo senso logico e lei... lei non sapeva cosa fare. L'odore era tremendo... puzza di carne infetta e putrefatta.
    A quel punto non sapeva più cosa aspettarsi.

    -Chi non vuole che corra rischi? PERCHE' CI SONO DEI DANNATISSIMI MORTI VIVENTI IN QUEL CIMITERO???- strinse i pugni, digrignando i denti -... dimmi almeno a chi diavolo posso rivolgermi, perchè se tu mi lasci andar via senza dirmi niente, sappi che mi avrai condannata a morte. Non ho la più pallida idea di chi fidarmi!

    Non lo chiamò per nome nemmeno una volta.
    Questo per paura che Nui scoprisse la sua vera identità.

     
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    Nui stava accovacciata dietro alle piccole lapidi gremite di oggetti colorati, canticchiando un motivetto allegro mentre le sue dita volavano fra lembi di stoffa, modellando uno di quei suoi graziosi abiti a partire da una piccola pila di straccetti, chiaramente ricavati da altri vestiti, di taglia terribilmente piccola. Ryuko la fissava impnotizzata, ma anche palesemente disgustata. Era diventata viola in faccia, e avrebbe dato volentieri un braccio per un bagno pulito, spazzolino da denti e dentifricio alla menta.

    « Vi prego, ditemi che non ha preso quella roba dalle tombe... »
    Black Burn la ignorò. Guardava solo Drusilia, incapace di risponderle subito. Esitava. Qualcosa sapeva di sicuro, e voleva dirlo. Forse non trovava le parole... forse temeva le conseguenze. A volte è meglio non sapere. A volte non sapere costa caro. Black Burn aveva tentato l'una e l'altra via, ed era sempre andata male. Aveva la faccia di un uomo disperato: non era di certo la prima volta che si trovava in situazioni simili, in cui la vita di qualcuno dipendeva da una sua scelta errata.

    « Io... io non capisco perché devono essere altri a pagare per i miei errori. Quando ti ho incontrata, io... dannazione! Quella volta avrei dovuto soltanto andarmene! Se tu non mi avessi mai incontrato, ora saresti sulla tua bella isola nel cielo, ignara di tutto questo. Nessun ingranaggio si sarebbe messo in moto, nessuno avrebbe alzato un dito contro di te. Avrei evitato così tante morti... »
    Si incamminò lontano da Drusilia, verso un muretto poco distante. Dietro c'erano solo altre tombe, tutte bianche e pulite. Quella zona era stata eretta da poco, forse solo pochi mesi.
    « Io non conosco a fondo questa situazione. So solo che io... »
    Esitò ancora. Stava per dire qualcosa, ma le parole sembrarono morirgli in bocca.
    « Vai da mio figlio, digli di riportarti alla tua isola. Tu... non fidarti di nessuno finché non sei tornata dai tuoi. Non fidarti di Simca o di Orm, non fidarti neanche di chi ti sembra amico. Fidati di Nui, ma solo finché non uscite da qui. Dodici anni fa, quando aveva solo cinque anni, una scheggia di proiettile l'ha colpita di rimbalzo, ed è penetrata nel suo occhio destro. La Makigami ha tentato in tutti i modi di estrarla dall'orbita, ma è rimasta lì come una bomba ad orologeria, rendendola instabile e minando la sua sanità mentale. Non so neanche come ha fatto a restare in se per tutto questo tempo, ma ormai è al suo limite. Credo non abbia più ricordi nitidi degli ultimi anni, ed è confusa. A volte dice di avere sette anni... però in questo momento posso solo affidarvi a lei, non posso fare altro. Vorrei tanto dirti tutto, ma non posso farlo. Credimi, se ti giuro che vorrei. Come vorrei non essere scappato dopo che ti ho vista agonizzare in quell'auto. Avrei dovuto prenderti e riportarti a casa, in questo modo non ci saremmo mai più rivisti e tu non saresti mai stata in pericolo. »

    « La vostra Nui è pronta... ♥ »
    Aveva sistemato i capelli in due code, fabbricato una nuova benda per l'occhio e indossava un delizioso vestitino viola e rosa che le nascondeva il costato devastato, celando anche le bende malridotte. Alcune striature nere della cancrena sbirciavano dalle pieghe, ma nient'altro. L'odore però restava, il profumo intenso di rose di cui la ragazzina si circondava non riusciva più a coprirlo...

    « Vai con lei. Torna a casa il prima possibile! Lassù hai la tua gente, qui invece non c'è più niente. Solo il tanfo della morte... »

     
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    Assurdo.
    Comprendeva che quello fosse un uomo disperato, lei stessa aveva provato più e più volte quella sensazione sulla pelle, ma quelle risposte... no. Non le accettava. Non le avrebbe mai accettate. Non era solo frustrazione a guidarla: piuttosto qualcosa che le ribolliva dentro, una rabbia accecante per un'offesa che non gli avrebbe mai concesso. Nemmeno a quell'uomo così addolorato e dallo sguardo sincero.

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    -PIANTALA DI TRATTARMI COME UNA BAMBINA!

    Vi fu un lieve cambio di temperatura, nulla di esagerato come era stata la dimostrazione di forza verso Ryuko di poco prima... ma era evidente che Drusilia stesse perdendo seriamente la pazienza. E non sarebbe piaciuto a nessuno il risultato.

    -Non hai la minima idea di chi sono... di COSA sono. Se sono finita in queste situazioni è perchè io ve l'ho concesso. Perchè ho voluto essere come voi. Tu non centri assolutamente nulla, CAPISCI? Dispongo di un esercito enorme ed ho altri Alfieri come alleati. Se solo lo volessi potrei spazzare Klemvor via dalla faccia di Endlos in pochi attimi con l'aiuto di un solo mago alle mie dipendenze. Se sono qui è perchè so perfettamente cosa avete ai vostri piedi, cosa comanda i droni e le bestie, e preferirei risolverla senza giocare a fare il Dio e farvi morire tutti come topi. Voglio i droni fuori dalle scatole, quelli e i tagliateste che infastidiscono la mia guardia, e non mi interessa se continuate a marciarmi contro, perchè continuerò a provarci finchè non otterrò ciò che voglio e sai perchè?- fu lei, questa volta, a prenderlo per le spalle -PERCHE' SONO UN ALFIERE.

    Glielo urlò in faccia con rabbia.
    Era un soldato dannazione! Era un Alfiere: la sua volontà era in grado di reggere regioni intere di Endlos. Ne aveva le scatole piene di essere trattata da bella addormentata... da chi, poi? Degli umani. Aveva attraversato tre volte il regno dei morti, abbattuto navi spaziali e draghi, sterminato eserciti di immortali ed affrontato i Cavalieri dell'Alpocalisse per cosa? Per sentirsi dire di fuggire.
    No, questo Black non doveva farlo.

    -Quindi, a prescindere da quello che dirai, se speri che scappi con la coda fra le gambe, te lo puoi scordare. Dimmi cosa sai, perchè io ho già preso la mia decisione prima ancora di scendere dalla mia bella isola. E se pensi che qui trovi la Morte a farmi visita, la prenderò a calci in culo per la quarta volta, se necessario.

    Lo lasciò andare, abbassando i toni.

    -Io resto e combatto.



    Edited by Drusilia Galanodel - 18/5/2016, 23:53
     
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    « Io... non... »
    Black si portò le mani sulla testa, stringendo i capelli fino a sentire dolore. Si voltò perché non riusciva più a guardare la persona con cui stava parlando, si allontanò di due passi per starle il più lontano possibile, poi si chinò e poggiò la fronte su di una lapide in legno, serrando entrambe le mani su di essa, come per aggrapparsi a quel tumulo colorato.
    « Che cosa dovrei dirti?? Che cosa pensi che sia in grado di dirti...? »
    Disse con un filo di voce, in quella posa inginocchiata come se stesse scongiurando qualche divinità pagana.
    « Dopo quella notte... Quando Sora ha cercato di prendere le Regalia. Ho trascorso su quel fottuto letto un tempo interminabile. Non riuscivo più neanche a capire chi era chi, era tutto bianco... e poi tutto buio. Pensavo di trovare qualcosa... diavolo... »
    Alzò la faccia al cielo e aprì le braccia, gridando.
    « DOVEVA ESSERCI QUALCOSA!!! »

    « Signor Nue... »
    Nui gli si avvicinò e lo abbracciò, stringendosi a lui con delicatezza. Black Burn smise di fare movimenti bruschi, per assecondarla. Nui era talmente fragile che bastava uno spintone per mandarla in pezzi. Una bambolina di porcellana con tante crepe che una in più l'avrebbe rotta.
    « Non c'è niente di là, capisci? L'ho capito solo quando mi hanno riportato qui. La Vecchia Jabba ha detto che è qualcosa che sta sulla vostra isola. Io non ho capito, avevo una gran confusione in testa... a volte non ragiono più, specie quando sto qui. Che cosa dovrei dirti, allora? Che non so neanche quali pensieri mi appartengono e quali invece mi sono estranei? »

    « Doppia-bi...? »
    La voce di Spit Fire lo raggiunse da oltre la spaccatura nel terreno, proveniente dalla parte più alta del cimitero. Black Burn alzò gli occhi allarmati, costrinse Nui a lasciarlo e la spinse verso Drusilia. In lontananza le figure dei Re Incornati si palesarono come ombre, i cinque che Drusilia aveva incontrato più altri ancora. Erano in otto, chiamavano il nome di Black Burn.
    « Ci abbiamo pensato su, e abbiamo deciso che non ce ne frega un cazzo di te. La vecchia stronza non vuole che tocchiamo la donna, ma l'altra ce la prendiamo lo stesso. Tu lo capisci, no? Abbiamo fame, Blacky. »

    « Vai! Portale via! »
    Disse Black a Nui. Poi si rivolse a Drusilia:
    « Se non hai paura per te stessa, ricordati che devi averne per lei! »
    Indicò Ryuko, si rialzò e andò incontro agli altri "Re".
    Nui si avvicinò all'Alfiere e cercò di prenderla per mano, di condurla oltre il confine dei Giardini Senza Vento. A Drusilia la scelta su che cosa fare: combattere e rischiare la propria vita e quella di un'altra persona, oppure seguire Nui e scappare. Due sole, orribili opzioni e nessuna via di mezzo...

     
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    « Io... non... Che cosa dovrei dirti?? Che cosa pensi che sia in grado di dirti...? Dopo quella notte... Quando Sora ha cercato di prendere le Regalia. Ho trascorso su quel fottuto letto un tempo interminabile. Non riuscivo più neanche a capire chi era chi, era tutto bianco... e poi tutto buio. Pensavo di trovare qualcosa... diavolo... DOVEVA ESSERCI QUALCOSA!!! »
    « Signor Nue... »
    « Non c'è niente di là, capisci? L'ho capito solo quando mi hanno riportato qui. La Vecchia Jabba ha detto che è qualcosa che sta sulla vostra isola. Io non ho capito, avevo una gran confusione in testa... a volte non ragiono più, specie quando sto qui. Che cosa dovrei dirti, allora? Che non so neanche quali pensieri mi appartengono e quali invece mi sono estranei? »
    Era morto anche lui.
    Fu questo il primo pensiero di Drusilia: ciò nonostante lei era già stata più volte nell'oltretomba. Se Black non aveva visto nulla potenzialmente potevano esserci molte altre spiegazioni, fra cui la perdita di memoria o la possibilità che non ci fosse proprio arrivato dall'altra parte. Ma lei cosa poteva farci? Non credeva che le sue parole avrebbero cancellato quella disillusione, sostanzialmente perchè nessun Rider era mai stato bravo ad ascoltare sul serio gli altri.
    « Doppia-bi...? Ci abbiamo pensato su, e abbiamo deciso che non ce ne frega un cazzo di te. La vecchia stronza non vuole che tocchiamo la donna, ma l'altra ce la prendiamo lo stesso. Tu lo capisci, no? Abbiamo fame, Blacky. »
    La voce del redivivo Spitfire li raggiunse, e da lontano era possibile osservare le sagome in avvicinamento degli altri re.
    « Vai! Portale via! Se non hai paura per te stessa, ricordati che devi averne per lei! »
    Indicò Ryuko, si rialzò e andò incontro agli altri "Re".
    Prima di lasciarlo andare, presa da una sensazione di sconforto mista a sensi di colpa, l'Alfiere Errante avrebbe in un attimo annullato la distanza che li separava. Prendendogli il braccio con la medesima fermezza con cui, poco prima, lui l'aveva trascinata lontano dai predatori, avrebbe fatto lo stesso per avvicinarlo ancora su di sè, in un abbraccio troppo stretto per sembrare gentile e troppo dolce per dar l'aria di una minaccia. Avvicinandogli le labbra rosse all'orecchio, gli avrebbe sussurrato ciò che forse quell'uomo desiderava da tempo, una verità senza la quale avrebbe potuto perdere il senno.

    -C'è qualcosa di là: io ci sono stata.
    Porterò in salvo Ryuko e scoprirò cosa vi ha bloccati; tu evita di farti ammazzare di nuovo, però.


    La mano diafana sarebbe scivolata lentamente sulle spalle, fino a carezzargli il viso. Non la pelle liscia ed i lineamenti perfetti dell'uomo che era stato, ma la parte deturpata da orribili cicatrici. Sarebbe stato un tocco dolce, pietoso come quello di angelo.
    Si sarebbe discostata di poco, così che le labbra piene e morbide gli si adagiassero sulla pelle della guancia, piano, solo per pochi istanti. Un bacio di conforto... forse per ringraziare l'unico Rider che -forse involontariamente- era riuscito a rovesciare i ruoli. Era stato bello essere protetta in quel modo da qualcuno.

    -Grazie.

    Presa la mano di Nui, decise di rispettare il desiderio del Re del Fulmine Viola. Avrebbe salvato Ryuko, ma l'avrebbe anche allontanata una volta per tutte, giunta fuori. Per quanto non ancora riuscisse ad accettarlo era giunto il tempo di combattere da sola. Nessuna palla al piede da difendere, nessun freno alla sua reale natura.
    Lei era un mostro, e presto anche quei tali lo avrebbero capito...
    ... a loro spese.

     
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