Shadows of Kings and Shattered Crowns

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    Non serviva un individuo avvezzo all'alta classe per ritrovarsi a classificare quella zona in particolare del Pentauron definendola seccamente come "brutta". Un qualsiasi essere umano nato e cresciuto in una società civile definirebbe il confine del Bloodrunner come un luogo grigio e sciatto, e strano a dirsi non per le strade piatte e squallide o le persone schive dai modi sospettosi, che ti guardano di soppiatto come se temessero di essere borseggiate da un momento all'altro perfino se auguri loro il buongiorno. Quella zona era pessima perché mancava di anima, era un punto di transizione fra la Pentauron per bene che si trovava da una parte, e quel crogiolo di brutture chiamato Bloodrunner, e quindi mancava dei pregi e dei difetti dell'una e dell'altra zona. Non è strano che quella piccola area non ha nemmeno un nome, non si può chiamare Bloodrunner e nemmeno faceva parte die quartieri residenziali, non vi erano locali o negozi importanti e non era nemmeno tanto popolata. Era, molto semplicemente... brutta. Interessante quanto un cumulo di spazzatura incolore, dove giusto i vermi che la popolano possono fornire un qualche aspetto degno di nota. Ed era strano che il contatto fornito da Nue vivesse proprio lì, in una di quelle palazzine a più piani fatte di minuscoli habitat abitativi dove le persone dormivano una sopra l'altra, reprimendo la rabbia e la frustrazione di dover condividere perfino l'aria che respirano con altre persone.

    L'ingresso del condominio era aperto. In passato qualcuno aveva usato un piede di porco per far leva sul portone, scardinandolo. A giudicare dalla ruggine non era un evento troppo remoto, nessuno si era ancora dato la briga di riparare la porta o forse i condomini avevano ritenuto inutile mettere a posto una porta che probabilmente sarebbe stata scassinata di nuovo l'indomani. L'incuria dell'ingresso comunque era sinonimo di enorme squallore: un gatto grigio divorato dalla rogna si materializzò dal nulla e corse via appena ci fu abbastanza spazio per passare, salutando Quarion con un miagolio grondante una collera disperata. C'erano cartacce al suolo, una ringhiera che non veniva tinteggiata da decenni, una bacheca di legno malconcio grondante missive mai lette, rottami che un tempo erano state delle biciclette appoggiate al sottoscala, e l'odore di muffa di un posto non arieggiato a dovere. L'indirizzo di Nue indicava il terzo piano, pertanto il Galanodel dovette sfilare di fianco a dei portoni da cui provenivano musiche sghembe oppure voci animose di persone che litigavano. Una coppia era nel pieno di un litigio, impossibile capire che cosa stessero dicendo perché le porte chiuse attutivano i suoni. Ad un certo punto qualcuno fece cadere qualcosa che si ruppe ed un bambino iniziò a belare un pianto disperato. La porta incriminata invece era chiusa, sbarrata. A restare in silenzio si udiva qualcuno che parlava: una singola voce, a malapena udibile al di sopra delle grida dell'appartamento sottostante. Tuttavia, bussare o suonare il campanello (che scattava a vuoto, fra l'altro) non sembrava attirare l'attenzione degli abitanti -che bisonga essere in due per conversare, quindi oltre all'uomo che si udiva forse c'era qualcun'altro.
    O forse no.
    Perché Nue ha detto che quel contatto avrebbe fornito delle risposte a delle domande, non aveva garantito per la sanità mentale del soggetto...

     
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    "L’uomo è un animale che finge,
    e non è mai tanto se stesso come quando recita"
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    William Hazlitt.

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    Le linee d'inchiostro disegnate da Nue su di un semplice pezzo di carta lo condussero in una zona al confine del Pentauron. Luogo grigio e sciatto, non godeva di particolari caratteristiche al punto da risultargli ancor meno di "brutto". Deserto, popolato da individui fortunatamente invisibili: un limbo dal gusto insulso, ecco cosa era agli occhi dell'Ambasciatore. Qualcosa che, molto probabilmente, avrebbe presto dimenticato.

    L'ingresso del condominio era aperto. Varcata la soglia, il bel Quarion ristette alcuni secondi ad osservare quella struttura: l'incuria regnava sovrana, segno di squallore ed anche scarsa igiene; riprendendo a camminare, quel Figlio del Cielo continuava a domandarsi l'età media degli umani di quella zona, riflettendo su quanto le condizioni di vita di Klemvor fossero addirittura superiori al degrado che aveva innanzi. Droni assassini, bestie e tagliateste a parte, ovviamente.
    Raggiunse il terzo piano dopo essersi guardato attorno, controllando se vi fossero uscite secondarie o qualche elemento alieno ad un palazzo di quel tipo. In silenzio e con garbo, sfilò di fianco a portoni da cui provenivano rumori di musica e voci umane. Il suo obbiettivo, però, era l'unico con la porta sbarrata. Ponendo maggiore attenzione, Quarion udì una voce aldilà della soglia, ma non riuscì a percepire quella di un ipotetico interlocutore. Fece per bussare, ma il campanello era evidentemente rotto. Ponendo il dorso della mano sulla porta, il giovane la colpì più volte con le nocche senza tuttavia ottener risposta.

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    A quel punto era giunto ad una situazione di stallo: avrebbe benissimo potuto attendere all'infinito -dopotutto non aveva bisogno di mangiare, lui- ma la curiosità lo indusse ad oltrepassare comunque quell'ostacolo e spiare chi o cosa ci fosse all'interno dell'appartamento. Dopo un movimento di chioma accompagnato dal suo sguardo sprezzante e sicuro, quella lunga cascata di boccoli azzurrini prese a muoversi da sola, intrecciandosi con eleganza e tramutandosi in filamenti sempre più grossi e sempre più simili a cavi elettrici. Avvicinandosi alla soglia, ne avrebbe infilati un paio nella serratura e, armato di pazienza, avrebbe tentato di scassinare la serratura. Non era la prima volta che lo faceva ma, dopotutto, ogni porta da spalancare era sempre diversa dalla precedente.



    →TENTACOLI INORGANICI»
    Quarion è in grado evocare "tentacoli" dall'aspetto di fili elettrici o di elementi elettronici. Questi sono collegati al corpo del loro utilizzatore (precisamente sono prolungamenti dei suoi capelli) e fungono come arti aggiuntivi, più forti di quelli organici dell'evocatore. Non possono essere spezzati a mani nude, ma basta una lama qualunque per tagliarli. Il numero dei tentacoli è 10. Alla punta sono perforanti.
    Consumo: Medio
    Drurata: Variabile


    Edited by Quarion Galanodel - 20/5/2016, 20:03
     
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    « Tu... sei il peggiore!!! »
    Insorse una graziosissima loli dagli improbabili capelli di un porpora vivace, mentre solo una mano sottile impediva ad un asciugamano di scivolare dal corpicino esile. I suoi occhi fiammeggiavano sdegno, ma non solo! Perché sapeva chi c'era alla porta, ma ugualmente aveva aperto. Era, in pratica, una di quelle fanciulle altrimenti dette "tsundere".
    « Ti avevo detto che non volevo più saperne di te! »
    Proseguì ancora, ma frattempo lo fece entrare. Scivolò oltre una porta da cui si udirono i suoni di lei che si cambiava in fretta.
    « Lo so benissimo che l'hai fatto apposta a venire durante l'ora del bagno! Pervertito!!! »

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    « Uhm. »
    L'uomo doveva essere coetaneo di Simca, ma se il tempo era scivolato attorno ai fianchi della Rondine Migratoria senza intaccarne il fascino, non era stato altrettanto clemente con lui. La barba era incolta ed i capelli non vedevano la forbice di un barbiere da parecchio tempo, inoltre in gioventù avevano subito tanti di quei supplizi ad opera di tagli spregiudicati, tinte e lacche di tutti i tipi che già ora iniziavano a vendicarsi con una crescente stempiatura difficile da nascondere. La pancia prominente completava il quadro non proprio tipico di uno Storm Rider...
    « Già, hai ragione, Cara. Dovrò provare a farmi perdonare in qualche modo. Che ne dici di un regalo...? »

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    Mosse il mouse sull'icona che mostrava un pacco coronato da un grande fiocco rosso, ma la loli non gradì, e nella schermata successiva mollò un bel pugno al protagonista virtuale, mandandolo subito in "Game Over". Il contatto che Nue aveva fornito a Quarion sbatté una mano sulla scrivania gremita di oggetti, facendo cadere due delle dozzine di costose statuette raffiguranti discinte signorine provenienti dalla cultura manga ed anime. Solo dopo essersi lamentato della pessima fattura del simulatore a cui stava giocando con l'ausilio di un vecchio e decrepito computer, finalmente si rese conto che la porta del monolocale era aperta e c'era qualcuno che lo osservava. Indossava pantofole consunte di un azzurro acceso, una camicetta stile hawaii aperta, sotto la quale si intravedevano i mutandoni di flanella bianche ed una canotta anch'essa bianca che aveva visto giorni migliori. Non era decisamente presentabile, ma la cosa pareva essere l'ultimo dei suoi problemi.

    « Ti dispiacerebbe chiudere la porta, Caro? Entra luce. »
    Non era particolarmente seccato per Quarion, e pure quello era una stranezza. Tornò a smanettare con il pc, dando un'occhiata all'orologio al polso, con uno sbuffo.
    « Ma è già mattino, Caro? Il tempo vola sempre quando ci si diverte... »
    Fece un sospirone, anche se... era mattino quando Drusilia aveva chiamato il fratello. In quel momento, fuori da quelle quattro mura, semmai stava iniziando il tramonto...

     
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    « Tu... sei il peggiore!!! Ti avevo detto che non volevo più saperne di te! Lo so benissimo che l'hai fatto apposta a venire durante l'ora del bagno! Pervertito!!! »

    Una voce femminile raggiunse l'Ambasciatore non appena varcò la soglia. Non era stato difficile, in effetti, ma l'intero luogo non dava l'aria di aver chissà quanta resistenza a... tutto. In ogni caso, per sua fortuna, la voce non era "reale" ma veniva da un apparecchio acustico. Acustico e visivo: ne aveva visti molti a Garwec e nell'ufficio di Arthur a Palanthas.

    « Uhm. Già, hai ragione, Cara. Dovrò provare a farmi perdonare in qualche modo. Che ne dici di un regalo...? »

    Se c'era una cosa che a Quarion davvero non piaceva erano gli uomini trasandati. Passi l'aspetto concesso a ciascuno dalla natura, piacevole o meno che sia, passi anche lo stile un pò etnico o volutamente trasandato come il gruppo di spogliarellisti in tenuta da muratori che spesso affittava per le feste al Baccello Segreto... ma quel tale si era lasciato andare come pochi. Sebbene fosse umano, i suoi occhi e l'espressione erano spenti e sembrava non provare nulla; fissandolo in volto Quarion giunse all'epifania di aver visto non-morti più vivi di lui sui tavoli operatori di Arthur. Ed era tutto dire.

    « Ti dispiacerebbe chiudere la porta, Caro? Entra luce. » mentre il tale si controllava l'orologio, l'Ambasciatore lo assecondò chiudendo la porta spalancata, sul volto una smorfia disgustata su quello stile di vita che proprio non accettava « Ma è già mattino, Caro? Il tempo vola sempre quando ci si diverte... »

    -Posso immaginare- disse, ma non sembrava particolarmente contento. In effetti era difficile da capire se lo stesse disprezzando o ne provava soltanto disgusto -Farò subito, comunque. Così potrete tornare ai vostri... divertimenti.

    Bene, molto bene. O forse no.
    In realtà era Quarion che sperava di finirla subito con lui.

    -Cerco Yoshitsune. Mi hanno detto che avresti potuto aiutarmi.

     
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    « E, a costo di sembrare scortese nel rispondere ad una domanda con un'altra domanda: che cosa vorresti tu dal piccolo Yoshitsune, caro? »
    Chiese l'uomo, staccando gli occhi dal computer per rivolgersi direttamente a Quarion.
    « E... posso sapere chi è stato ad indirizzarti da me, caro? Poche persone qui nel Pentauron sanno dove abito, ed ancora meno sanno chi sono... »

    Se Quarion è un uomo intuitivo, allora avrebbe sentito il suono acuto e distante di un campanello di allarme che suona. Perché sebbene le sue fossero solo buone intenzioni, effettivamente le circostanze gli erano avverse. La stessa esistenza delle Tribù della Tempesta era un mezzo segreto nel Pentauron, sebbene di fatto tre quarti della popolazione degli Storm Riders aveva residenza nella capitale di Endlos. Inoltre lui era appena andato e venuto da Klemvor usando mezzi non proprio accessibili alla grande massa di persone, altro motivo per cui avrebbe faticato a giustificare la sua presenza lì dicendo semplicemente la verità. Certo quell'uomo non aveva l'aria di essere pericoloso -anzi!-, ma poteva sempre rifiutarsi di rispondere alle domande o addirittura fornire rispose errate o fuorvianti...

     
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    « E, a costo di sembrare scortese nel rispondere ad una domanda con un'altra domanda: che cosa vorresti tu dal piccolo Yoshitsune, caro? » per la prima volta quel tale staccò gli occhi dal computer, degnandolo di uno sguardo strano « E... posso sapere chi è stato ad indirizzarti da me, caro? Poche persone qui nel Pentauron sanno dove abito, ed ancora meno sanno chi sono... »

    A quelle domande il bell'Ambasciatore ristette alcuni secondi. Non era del tutto convinto di poter parlare di Klemvor in quei luoghi e non aveva avuto modo di studiare per bene le loro strane leggi, preso come era dalle faccende della sorella. A quel punto avrebbe potuto essere sincero come Drusilia, ma avrebbe rischiato d'infrangere qualche dettame. Avrebbe anche potuto agire come suo solito, mentendo, ma... non ne sentiva realmente il bisogno. Bastava non essere precisi e, qualora fosse stato di fazione avversa, avrebbe potuto estorcergli informazioni in altri modi. Più fantasiosi e poco piacevoli.

    -Se sono in pochi a conoscerla, allora potrebbe risultare facile trovare la risposta- avrebbe detto, sorridendo affabile ed avvicinandosi a lui. Si sarebbe seduto su di un piccolissimo spazio vuoto alla scrivania, ovviamente accavallando le gambe in modo aggraziato e sorridendogli come se -di fatto- non gli facesse schifo -Dal piccolo Yoshitsune ho solo bisogno di alcune informazioni, ovviamente a sua discrezione. Ho anche sentito parlare molto delle sue "imprese"... ed ammetto di trovarlo una persona interessante.

    Non era falso: aveva sempre avuto un debole per gli uomini astuti.

    -Mi piacerebbe conoscerlo, oltre che scambiare qualche chiacchiera ♥

     
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    « Poche persone riterrebbero il piccolo Yoshitsune di adesso interessante, caro. »
    Gli sparò una luce rossa in faccia, completamente a tradimento. Praticamente aveva estratto dal nulla un oggetto che ricordava tanto uno di quei cosi che usano i cassieri dei supermercati per leggere i codici a barre dei prodotti, l'aveva puntato dritto sul volto di Quarion ed aveva premuto il grilletto. In sostanza... aveva appena prezzato l'ambasciatore dell'Est. E senza neanche chiedere il permesso.

    « Tu sai che circa un'ora fa qualcuno si è collegato alle telecamere della Foresta, caro? »
    Del tutto incurante della reazione del suo ospite, l'uomo iniziò ad armeggiare con i cablaggi dei computer, passando il cavo video dello schermo da un pc vecchio e decrepito ad un'altro ancora più vecchio e datato, il quale lesse sul monitor una serie di dati in un brutto verde brillante su sfondo completamente nero. Il tizio tornò a sedere, mise le mani sulla tastiera e iniziò a digitare ad una velocità vertiginosa, praticamente ignorando la presenza del Galanodel.
    « Questo però almeno mi dice qualcosa di te, caro. O almeno adesso so che non sei un creditore, caro, perché non ci sono ammiratori di Re decaduti fra coloro che vantano crediti nei confronti del piccolo Yoshitsune, o almeno credo. In compenso... uhm... »
    Avvicinò la faccia allo schermo, che nel frattempo mostrava una finestra con delle riprese orribilmente sgranate e in bianco e nero, sulla quale sfilava un individuo identico a Quarion, con gli stessi abiti e lo stesso portamento. A quanto pare il Galanodel era stato ripreso a sua insaputa mentre entrava dalla Makigami...
    « Dimmi, caro... per caso hai un fratello gemello? »
    Si riferiva a Drusilia? No, aveva appena detto "fratello gemello", non "sorella gemella"...
    « Vedi, queste riprese risalgono a poco prima che saltassero le comunicazioni, caro. Quindi ne deduco che hai un doppelganger a spasso per la Foresta, oppure che sei capace di coprire una distanza di parecchi chilometri in un tempo ridicolmente breve. E credo che opterò per quest'ultima teoria se me lo permetti, caro. Gli orari quindi corrispondono, ne deduco che hai abbandonato la Foresta prima di quel bruttissimo evento di cui mi è giunta notizia proprio un attimo prima che iniziavi a scassinare la serratura di casa mia... E quindi sei innocente, caro. »
    Frugò fra un cumulo di ciarpame ammassato sotto la scrivania, finché non ne tirò fuori una bomboletta di ossigeno come quelle che si usano sulle ambulanze per ossigenare i pazienti. Se la portò alla bocca, ispirò profondamente e poi la porse all'ambasciatore.

    « Respira con questa, caro. Ti pulirà i polmoni mentre il veleno perde efficacia. Tornando a noi, il piccolo Yoshitsune al momento conduce una vita che definire normale è poco. Certo, è tristemente disoccupato poiché continua a rifiutare i lavori da fattorino che riesco a procurargli -non ritenendoli al suo livello, ma... per il resto, è un ragazzino come tanti. Caro, lui... »
    Ci pensò su, poi aggiunse:
    « Oh. Un ragazzino che ha superato i trenta, ma pur sempre un ragazzino... »
    Scribacchiò su di un foglietto un indirizzo e lo consegnò a Quarion.
    « Oh, stai bene attento se decidi di tornare alla Foresta. C'è stato un nuovo attentato ai danni del Comandante Generale di Genesis, che stavolta risulta addirittura dispersa. Un anno fa quella terrorista chiamata Nui Harime l'aveva ridotta male, ma stavolta si tratta di qualcosa di peggio. Attento a non farti scambiare per uno degli autori del misfatto, se decidi di rientrare con quella tua velocità prodigiosa, caro... »

     
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    « Poche persone riterrebbero il piccolo Yoshitsune di adesso interessante, caro. » dopo averlo "prezzato" come fosse un ridicolo oggetto da discount, quel brutto ceffo continuò « Tu sai che circa un'ora fa qualcuno si è collegato alle telecamere della Foresta, caro? » No, ovviamente no, ma evidentemente l'uomo era talmente abituato a star da solo che poco si curò di una risposta; si voltò piuttosto al computer e prese a premere bottoni come un pazzo, ignorandolo. Grave « Questo però almeno mi dice qualcosa di te, caro. O almeno adesso so che non sei un creditore, caro, perché non ci sono ammiratori di Re decaduti fra coloro che vantano crediti nei confronti del piccolo Yoshitsune, o almeno credo. In compenso... uhm... »
    Mentre quello si divertiva a fare le sue ipotesi, con il suo aggeggio meccanico riuscì ad entrare nel sistema di sorveglianza di Klemvor. Ciò che trovò fu un Quarion di poche ore prima alla ricerca della bella e sensualissima Makigami. Rimembrando quei momenti e sospirando mestamente, Quarion pensò che avrebbe preferito prolungare le sue indagini in compagnia di quella donna piuttosto che... lui.

    « Dimmi, caro... per caso hai un fratello gemello? Vedi, queste riprese risalgono a poco prima che saltassero le comunicazioni, caro. Quindi ne deduco che hai un doppelganger a spasso per la Foresta, oppure che sei capace di coprire una distanza di parecchi chilometri in un tempo ridicolmente breve. E credo che opterò per quest'ultima teoria se me lo permetti, caro. Gli orari quindi corrispondono, ne deduco che hai abbandonato la Foresta prima di quel bruttissimo evento di cui mi è giunta notizia proprio un attimo prima che iniziavi a scassinare la serratura di casa mia... E quindi sei innocente, caro. » Completamente a suo agio fra quella spazzatura, riuscì a recuperare sulla scrivania una bomboletta di ossigeno che respirò con molta calma, prima di porgergliela a sua volta « Respira con questa, caro. Ti pulirà i polmoni mentre il veleno perde efficacia. Tornando a noi, il piccolo Yoshitsune al momento conduce una vita che definire normale è poco. Certo, è tristemente disoccupato poiché continua a rifiutare i lavori da fattorino che riesco a procurargli -non ritenendoli al suo livello, ma... per il resto, è un ragazzino come tanti. Caro, lui... »

    Nel momento in cui quel tale orribile accennò a del veleno l'Ambasciatore dell'Est non solo inarcò il sopracciglio, ma lanciò un'occhiataccia al padrone di casa, insicuro sulla possibilità che fosse stato avvelenato intenzionalmente o per qualche effetto collaterale delle orribili esalazioni che venivano dalla sua postazione. In ogni caso, ascoltò il consiglio.
    « Oh. Un ragazzino che ha superato i trenta, ma pur sempre un ragazzino... » scribacchiò su di un foglietto un indirizzo e lo consegnò « Oh, stai bene attento se decidi di tornare alla Foresta. C'è stato un nuovo attentato ai danni del Comandante Generale di Genesis, che stavolta risulta addirittura dispersa. Un anno fa quella terrorista chiamata Nui Harime l'aveva ridotta male, ma stavolta si tratta di qualcosa di peggio. Attento a non farti scambiare per uno degli autori del misfatto, se decidi di rientrare con quella tua velocità prodigiosa, caro... »

    Sebbene trovasse il Comandante Generale davvero piacente, oltre che adorabile, in realtà a Quarion importava ben poco sul suo stato di salute e se accennò ad un'espressione mortificata fu solo per aver perso un possibile alleato -oltre che fonte di altre informazioni. Ciò nonostante era suo dovere indagare anche perchè, in ogni caso, a Klemvor c'era anche sua sorella.

    -Di che incidente parlate?



    Edited by Drusilia Galanodel - 25/5/2016, 22:20
     
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    « Non ho fonti dirette, caro. Uno dei miei contatti si trova al momento su di uno dei pochi treni ancora in funzione a disposizione delle Tribù della Tempesta, che lo condurrà fuori dalla Foresta, dove l'attende un corriere che lo condurrà qui nel Pentauron, l'altro invece è impegnato nel tenere le "bestie" lontane dalla "zona" di Genesis... Caro, lui. Non gli permettono più nemmeno di vedere quei suoi amati mostriciattoli che recitano, qualcuno ha deciso di richiamarlo al dovere perfino a teatro, costringendolo a partire immediatamente. »
    Tornò ad ispirare profondamente dalla bombola di ossigeno, prima di passarla di nuovo a Quarion.
    « In capo a qualche ora inizierai a sentire un po' di malessere, caro. Un po' di capogiro e mal di testa. In ogni caso come dicevo ignoti hanno assaltato la limousine personale del Comandante Generale di Genesis, caro. Due morti e una dozzina di feriti, la Rondine Migratoria scomparsa nel nulla e tutta la sua scorta in ospedale con ustioni e ferite di vario genere. E pensare che la responsabile del posto aveva appena dimesso i feriti dell'altro attentato avvenuto in questi giorni, quello ai danni del Comandante Generale degli abusivi... La strada dove è avvenuto il fattaccio era monitorata, avrei registrato tutto se solo non avessi perso il controllo delle mie telecamere. Qualcuno è entrato nel sistema di sorveglianza della città proprio un attimo prima dell'esplosione... »

     
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    « Non ho fonti dirette, caro. Uno dei miei contatti si trova al momento su di uno dei pochi treni ancora in funzione a disposizione delle Tribù della Tempesta, che lo condurrà fuori dalla Foresta, dove l'attende un corriere che lo condurrà qui nel Pentauron, l'altro invece è impegnato nel tenere le "bestie" lontane dalla "zona" di Genesis... Caro, lui. Non gli permettono più nemmeno di vedere quei suoi amati mostriciattoli che recitano, qualcuno ha deciso di richiamarlo al dovere perfino a teatro, costringendolo a partire immediatamente. »
    Immaginava si riferisse a Nue, ma lo lasciò continuare senza proferir parola.
    « In capo a qualche ora inizierai a sentire un po' di malessere, caro. Un po' di capogiro e mal di testa. In ogni caso come dicevo ignoti hanno assaltato la limousine personale del Comandante Generale di Genesis, caro. Due morti e una dozzina di feriti, la Rondine Migratoria scomparsa nel nulla e tutta la sua scorta in ospedale con ustioni e ferite di vario genere. E pensare che la responsabile del posto aveva appena dimesso i feriti dell'altro attentato avvenuto in questi giorni, quello ai danni del Comandante Generale degli abusivi... La strada dove è avvenuto il fattaccio era monitorata, avrei registrato tutto se solo non avessi perso il controllo delle mie telecamere. Qualcuno è entrato nel sistema di sorveglianza della città proprio un attimo prima dell'esplosione... »

    -Coincidenze bizzare...- avrebbe affermato l'Ambasciatore, portandosi una mano al mento -Ultimamente mi son trovato di fronte a molte bizzarre coincidenze.

    Seriamente preoccupato, iniziò a pensare realmente ad un qualche piano dietro tutta quella strana serie di eventi. Troppo insoliti e dalle tempistiche perfette: o la fortuna aveva deciso di gareggiare contro di loro... oppure si nascondeva un disegno ben più ampio.

    -Prima che me ne vada... lei mi sembra uno che ne capisce. Nue non mi avrebbe mandato da voi, altrimenti- avrebbe citato il contatto, giusto per avere la piena fiducia -Saprebbe riprendere il controllo, se lo volesse?

     
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    « In realtà io non ho la minima idea di come fare, caro. Però so chi ci potrebbe riuscire, ovvero la stessa persona che mi ha fornito l'accesso. Peccato che quella stessa persona sta viaggiando verso di noi, per tornare nel Pentauron, caro... »
    Il tizio si lisciò i baffi, fissando la collezione di action figure più o meno sconce sul tavolo a fianco.
    « Naturalmente sto parlando della Regina del Legame, l'unica persona in grado di connettersi in remoto e contemporaneamente a tutti quei terminali. E non perché sia lei stessa un supercomputer, sia chiaro. Lei ha le Regalia del Legame, con quelle non dico sia facile ma rientra sicuramente nella categoria di cose più basilari, caro. »
    In soldoni: prendi le Regalia del Legame e piazzarci dentro uno Storm Rider in grado di attivarle e gestirle decentemente e riavrai l'accesso a tutte le telecamere di Klemvor. Con questo in mente non c'era da stupirsi che dal Pentauron fosse impossibile tornare a controllare quelle telecamere, era una questione di hardware e non di software, bisognava intervenire sul posto con i mezzi adatti. E Quarion sapeva anche dove trovarli, perché proprio Simca verso la fine del pranzo aveva accennato qualcosa riguardo le Regalia del Legame...

     
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    « In realtà io non ho la minima idea di come fare, caro. Però so chi ci potrebbe riuscire, ovvero la stessa persona che mi ha fornito l'accesso. Peccato che quella stessa persona sta viaggiando verso di noi, per tornare nel Pentauron, caro... Naturalmente sto parlando della Regina del Legame, l'unica persona in grado di connettersi in remoto e contemporaneamente a tutti quei terminali. E non perché sia lei stessa un supercomputer, sia chiaro. Lei ha le Regalia del Legame, con quelle non dico sia facile ma rientra sicuramente nella categoria di cose più basilari, caro. »

    In effetti aveva sentito qualcosa a riguardo... ma non sapeva esattamente cosa pensare. Sicuramente, alla luce delle nuove conoscenze, avrebbe cercato di guardare ciò che la bella dottoressa gli aveva lasciato il prima possibile. Questo perchè, avendo di fatto il controllo delle telecamere, evidentemente era la persona più informata in assoluto su ciò che a Klemvor stava accadendo. In effetti avrebbe fatto meglio a cercare un apparecchio non sorvegliato per guardarsi il contenuto del disco che portava ancora con sè, prima di raggiungere la vecchia volpe e decidere cosa farci.

    -Capisco- avrebbe concluso semplicemente, voltandosi e notando sulla parete interna una bombola aperta, probabilmente comunicante con lo stipite della porta appena scassinata -Allora non mi resta che andare da Yoshitsune.

    Con un elegante gesto della mano lo avrebbe salutato, discretamente lieto di poter tornare all'aria aperta.

    -Probabilmente non sarà l'ultima volta che mi vedrai. Quindi teniamoci in contatto, caro ♥

     
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    Uscito dal condominio dove risiedeva quel misterioso individuo -nerd come poche persone la mondo- Quarion Galanodel si recò da Madama Jackqueline, residente ad Altatorre, in un quartiere confinante; nelle notti di passione trascorse in sua compagnia, l'Ambasciatore aveva notato in camera da letto un computer portatile. Con quello avrebbe potuto analizzare il contenuto del floppy disk consegnato dalla Gastropoda, oltre che approfittare dell'accoglienza per farsi un bagno, lavare gli abiti e sfogare ogni qualsivoglia tipo di tensione a letto con la padrona di casa, vedova da qualche anno. Sta di fatto che il materiale ottenuto si era rivelato zeppo di dati sulle condizioni di salute di ciascuno Storm Rider in circolazione, motivo per cui -dedusse- che il motivo per cui esistevano quei convogli traboccanti di cose compromettenti con cui la Gastropoda era stata accusata da Trident era solo finalizzato allo scopo di tenere sotto controllo e in costante monitorazione la salute degli Storm Riders. Più in generale per prevenire epidemie o la trasmissione di malattie infettive. Questo spiegava anche perché in dieci anni gli Storm Riders non erano morti tutti di sifilide, ma in particolare scagionava la Makigami dalle accuse che ne avevano provocato la destituzione dal suo ruolo di Regina.

    Il giorno dopo, ormai riposato e fresco, l'Ambasciatore partì alla ricerca dell'indirizzo indicato da mr-baffetto in un quartiere molto banale, posto in una zona molto tranquilla del Pentauron. Non si trattava una zona particolarmente opulenta, ma era comunque ben distante dagli standard di povertà che si sarebbero potuti trovare nei bassifondi di Merovish o perfino nei quartieri bassi della città del presidio centrale. Lì vivevano borghesotti da quattro soldi e famiglie che spingevano a malapena piccole attività sufficienti alla sopravvivenza. E in particolare l'indirizzo indicava un appartamento minuscolo sopra il retro di una bottega che aveva tutta l'aria di essere un semplice spaccio di quartiere.
    Tempo pochi istanti e si palesò un individuo che rispondeva al 90% alle descrizioni ricevute sull'antico "Re del Rombo", ma... che aveva veramente poco a che fare con qualcuno degno di tale nome.

    L'uomo in questione aveva la brutta e sgraziata andatura dinoccolata tipica di chi aveva le gambe storte, indossava pantaloni beige ed un'orribile camicia dai colori sgargianti in stile hawaii, che vinceva a mani basse qualsiasi competizione di orrore perfino se paragonata alle cravatte di Aeon, ragion per cui a Quarion gli si sarebbe mozzato il fiato dopo aver preso a sudare freddo. Ben visibile era il mento prominente, gli occhiali da vista ed il mozzicone di sigaretta mezzo spento fra i denti, oltre che i modi sgraziati. Uscì dalla porta di casa sbattendola di malagrazia. La voce di una donna anziana si sentì urlare da dentro la casa, chiamando un nome che non era quello di Yoshitsune, ma a cui il tizio rispose puntualmente con una giustificazione posticcia sul perché stava uscendo. Scendendo le scale brontolò un "vecchia stronza" fra se e se, infilò le mani in tasca e fece per passare proprio di fronte a Quarion e superarlo, praticamente senza neanche notarlo.

    -Yoshitsune?

    Nonostante Quarion fosse inorridito dall'abbigliamento, fece perno sulla propria professionalità, ragion per cui mantenne una faccia da poker invidiabile. Il tizio si voltò con naturalezza, reagendo effettivamente come una persona che sentiva chiamare il proprio nome, ma non rispose. Squadrò Quarion dalla testa ai piedi, tolse la cicca di bocca e la buttò a terra, facendo per proseguire.

    « Hai sbagliato persona, non conosco nessuno con quel nome nel quartiere »
    -Io invece credo di conoscerla- Quarion si girò lentamente, e gli lanciò uno sguardo ammaliante, di quelli in grado di penetrare ben oltre le pupille e scavare dentro l'anima dell'interlocutore -Quarion Galanodel: Ambasciatore dell'Est. Desideravo parlarle, se possibile.
    Il tizio si fermò, gettò uno sguardo di sottecchi a Quarion, sospettoso. Alla fine sembrò decidere che non gli era possibile sbarazzarsene con così poco: « Se anche fossi la persona che cerchi - e bada bene che non sto dicendo di esserlo - cosa vorrebbe l'Est da questo Yoshitsune...? »
    -Offrirle un lavoro fisso e ben stipendiato.
    « Se fossi questo Yoshitsune che cercate... molto probabilmente risponderei che ho già un lavoro. Anche perché quando si parla di colletti bianchi, la faccenda va sempre a finire su faccende rischiose o peggio ancora... » concluse ficcandosi una sigaretta spenta fra i denti: « ... Faticose. »
    -Non ho bisogno di guardie del corpo, se è questo che intende- continuò l'Ambasciatore con voce neutrale -Dopotutto sono un Cavaliere Celeste: so difendermi e, nel caso, ho anche i miei compagni.
    Portò una mano al capo e discostò la chioma turchina dal volto in un gesto fascinoso.
    -Secondo voi, se conosco un tale Yoshitsune e non ho bisogno di guardie del corpo... per quale ragione cerco esattamente lui?
    Sorrise.

    Yoshitsune sembrava del tutto impermeabile allo charme di Quarion, ragion per cui lo stesso ne fu sollevato, e mantenne un comportamento molto sospettoso e scostante.
    « Tirando ad indovinare, e considerando che giorno è oggi, direi che in una certa foresta qualcuno ha sparato un colpo di fucile ed uno stormo di uccellini ha preso a strepitare con tanta forza che pure ad Est si sono rotti i coglioni. »
    Fu allora che l'Ambasciatore prese a ridacchiare di gusto, orribilmente divertito e decisamente di buonumore.
    -E' un uomo intelligente e me ne da la conferma. Si, in parte son qui per questo. In parte perchè ho bisogno di un pensatore fra i miei contatti al Pentauron... e mi hanno parlato bene di lei.
    « Pensare è facile, lo sanno fare in tanti. Il problema è che a furia di pensare si finisce col pensar male, ed non voglio neanche provare a capire per quale malsano concatenarsi di eventi l'Est ha finito con il ficcare il naso fra le faccende delle Tribù della Tempesta. Ma d'altra parte, io me ne sono chiamato fuori da due anni. Spiacente, no posso aiutarvi in nessun modo. Se volete, rivolgetevi al mio sostituto. L'ho scelto personalmente. »

    -Si tratta di mia sorella, il nuovo Alfiere Errante: è inutile che cerca di rifilarmi il pacco che ha tirato a Trident; conosco perfettamente la situazione ed il soggetto. Ma, immagino, a voi non interessa certo di mia sorella e l'idea di poter indirettamente ledere l'autorità della fanciulla dalle sopracciglia più grosse che abbia mai visto sarebbe solo una magra consolazione- sospira, invitandolo con un gesto a seguirlo -Riguardo i Riders mi servono solo poche informazioni: lo stipendio è per l'altra proposta. Uno stipendio molto alto.
    « Io non rifilo pacchi. Non a caso sto rifiutando lavoro e stipendio, senza neanche sentire di che cifra si parla -che in ogni caso sarebbe sempre troppo bassa. Ripassa fra qualche anno. In ogni caso non ho informazioni da passare, come ho già detto io sono fuori. E da ben due anni. »
    -Non è possibile che sia troppo bassa. Non dalle mie tasche.
    « Possono essere anche la totalità degli introiti netti dell'Est, per quanto mi riguarda. Le banconote non valgono più del tempo che impiegano a bruciare, le monete finiscono col pesare nelle tasche. »
    -... e le vecchie stronze con cui ci si trova a vivere con quel poco che si ha rovinano le giornate, lo so.
    « Bravo! »
    Agitò la cicca con fare accondiscendente.

    -Il tuo amico "caro" aveva detto che eri una testaccia dura- sbuffò infine stizzito il bel Quarion, con fare piccato e un pò femminile.
    « Quella di Falco è più dura, altrimenti non sarebbe lì dove si trova, con le ginocchia ridotte a colabrodi, a malapena in grado di reggersi in piedi quando cammina... Ed io non ho intenzione di fare una fine analoga. Ho attraversato due guerre ed un sacco di magagne, ora mi godo la mia pensione. Se qualcosa mi deve ammazzare, che siano queste. »
    Esibì tutto convinto la sua sigaretta spenta.
    -Tu non scenderai mai in guerra, se è per questo. Sei solo un contatto: stai messo troppo male anche solo per considerarti utile in una qualche battaglia- fissandolo con aria di sufficienza, il Galanodel si mise a braccia conserte e lo fissa con sufficienza -I soldi non fanno la felicità, ma vi darebbero una vita dignitosa, sia a te che al tuo amico Falco. Lui potrebbe operarsi a Garwec, magari, e tu potresti ammazzarti di fumo con tutte le sigarette funzionanti che desideri, terminati i tuoi compiti.
    « Falco è un gravity children, caga soldi e piscia contante, dubito che con i soldi puoi convincerlo, ma puoi sempre provarci, chissà... quanto a me... » sventolò la sigaretta spenta « Le verdure fanno bene alla salute, mentre le cicche mi ammazzano un po' per volta, ma sai cos'hanno in comune tutte e due...? Costano poco. »
    -Te lo chiedo per favore: non costringermi a diventare insistente ♥
    « Insistente lo sei già, ma proviamo così: dammi qualche tempo per pensarci su. Chissà, magari nel frattempo a quel vecchio fossile verrà un infarto ed io deciderò che è un buon momento per degnare di nuovo il mondo della mia illustre presenza »

    A quel punto, del tutto intenzionato a continuare quella discussione, Quarion sorrise, gli diede le spalle e prese a salire le scale così da raggiungere l'appartamento di Yoshitsune.
    « No, io non lo farei! » gli gridò dietro l'altro, non appena accennò a salire le scale -Perchè non dovrei farlo?
    « Accidenti! » Yoshitsune premette il palmo della mano sulla fronte, irritato « A voi dell'Est non ha mai insegnato nessuno il rispetto per gli anziani? »
    -Sono un Cavaliere, non farei mai del male ad una vecchia signora ♥
    « Puoi anche essere il principe azzurro in persona, ma stai alla larga da quella porta. Quella là non c'entra niente, né con te né con la Foresta, o l'Est, l'Ovest o qualsiasi altro fottuto punto cardinale! »
    -Non puoi vietare ad un libero cittadino di parlare con una donna. Ancor più se il libero cittadino sono io. ♥ Magari nella tua foresta eri un Re, ma qui le cose funzionano diversamente.
    « Beh, posso farlo se la donna in questione è mia madre ed è in grado di capire dove si trova ed in che epoca siamo quanto lo sono io di centrare la tazza del cesso al buio. Quindi stai alla larga da quella porta, o altrimenti avrai un sacco di pugni in faccia invece della mia collaborazione, ci siamo capiti? »

    A quel punto Quarion si fermò, si girò e lo fissò con fare pensoso e sguardo incredibilmente serio. Decise di non far nulla, questa volta, e -avvicinandosi nuovamente all'interlocutore- gli prese una mano con forza e gli mise un sacco ricolmo di regine d'oro dell'Est. Una cifra che probabilmente Yoshitsune non aveva mai visto in vita sua. Gli si sarebbe poi avvicinato ancora, fino a sfiorare l'orecchio di quell'uomo con il proprio respiro. Gli avrebbe sussurrato sensualmente parole che di sensuale avevano davvero poco.
    -Sono per lei. Azzardati a prendere un solo centesimo, o usarlo per idiozie e verrò di notte a ucciderti nel sonno ♥
    Lo baciò a tradimento sulla guancia, mentre quello si ritraeva con la faccia orribilmente disgustata; terminato quell'attimo fuggente, il bell'ambasciatore allontanò di nuovo, dandogli le spalle, e con un cenno lo avrebbe salutato.
    -L'offerta è sempre valida. Dovresti pensare di più a lei, quando rifiuti.
    « Sei la persona più insopportabile che io abbia mai conosciuto. »
    Yoshitsune gli ringhiò dietro.
    Ricambiò tuttavia il saluto, intascò il danaro e se ne andò per la sua strada.

     
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