Sweet melodies for souls.

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    Mattino del secondo giorno sul semipiano.
    Doveva essere circa metà mattina quando Niamh si svegliò. Il viso illuminato da un fascio di luce che filtrava dalla finestra le fece aprire gli occhi. Rannicchiata su un fianco, in posizione fetale, rimase per un po' a fissare i minuscoli granelli di polvere che danzavano all'interno della luce.
    Come era arrivata lì? Non ricordava molto della sera precedente. Si era separata da Sionn alle porte della città, e, senza fare molto caso a quello che aveva intorno, si era recata nell'ostello più vicino, affittando una camera per la notte con il denaro generosamente prestatole dalla nuova conoscenza. Non ricordava nemmeno come fosse fatto il posto dove si trovava, poiché, appena giunta in camera, adocchiato il letto, vi si era buttata sopra senza esitazione, piombando quasi subito in un sonno profondo.
    Si tirò un po'su e si guardò intorno: la camera era semplice ed essenziale, con una porta alla sua destra, una sedia di fronte al letto, e alla sinistra una finestra abbastanza ampia, con tende di stoffa bianca; a completare l'arredamento spartano, un catino con dell'acqua - le venne il dubbio che qualcuno fosse entrato mentre dormiva, ma non le importava granché - e una spazzola posti sul comodino di fianco al letto.
    Si stiracchiò a lungo, completamente rilassata, e si mise in piedi. Dopo essersi detersa e rimessa in sesto, infilò l'unico vestito che aveva, e pensò di scendere a dare un'occhiata in giro, sia per esplorare la nuova città che per fare qualche compera.
    Uscita dalla stanza, percorse il breve corridoio e la scalinata di legno, pagò ed uscì in strada.
    Quasi indescrivibile l'ondata di vita che la travolse: si trovava in una cittadina molto attiva, piena di gente che andava e veniva, di venditori ambulanti che cercavano di attirare clienti, odori e profumi che non si mescolavano insieme, ma che lasciavano ad ogni tratto l'uno posto all'altro, come se avessero ciascuno prenotato una piccola porzione di atmosfera. Ma la cosa che più attirava l'attenzione di Niamh era una leggiadra, armoniosa e dolce melodia, proveniente da ogni dove. Non era una sola canzone, era un'alternanza sublime di varie melodie, a cui un orecchio meno attento del suo non avrebbe fatto molto caso, attribuendo magari alla mitezza del periodo la sensazione di benessere che ne derivava. Musica per l'anima, ecco cosa le sembrava, se avesse dovuto descriverlo a parole.
    Si incamminò per le viottole guardandosi assiduamente intorno, incuriosita da tutte qulle azioni quotidiane per gli abitanti, ma così insolite per lei. Perfino gli edifici erano fonte di interesse, così alti, a sovrastare le piccole vie affollate, elaborati e pieni di ghirigori.
    Presto cominciò a sentire un lieve caldo, dato sia dal vestito un po'troppo pesante per quel periodo, sia poiché i lunghi capelli sulla schiena che ondulavano ad ogni passo, generavano ancora più calore. Decise che prima avrebbe comprato qualche nuovo vestito.
    Mentre camminava, e la sua attenzione veniva catturata da una ben assortita bancarella di gioielli alla sua destra, eccola d'improvviso urtare qualcosa di granitico e imponente di fronte, e cadere all'indietro. Un po'stupita e un po' dolorante allo stesso tempo, Niamh si massaggiò la testa, e sollevò lo sguardo per vedere cosa aveva scioccamente urtato.
    Di fronte a lei si stagliava controluce una figura umanoide. Resasi conto di aver sbattuto contro una persona, si affrettò a dire:
    «Oh, mi scusi. E' colpa mia...avevo la testa rivolta altrove.»

    Edited by Nina.Black - 22/5/2016, 23:08
     
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    “Non preoccuparti.”

    E chi poteva essere la granitica figura se non io ? Ovviamente. Ma andiamo con ordine.
    Sono poco più di due giorni che siamo arrivati ad Est per rifornire il villaggio di viveri. Io, personalmente, non amo questo posto: è tutto schifosamente placido, tranquillo e questo senso di tranquillità sembra essere estremamente contagioso...un'infezione quasi. Personalmente io sono abituata a città enormi, caotiche e rumorose, dove torri di metallo urlante bucano il cielo con violenza, e mai riuscirò ad abituarmi al basso livello tecnologico di Endlos. Se non fosse che Kevlor è sotto “l'amorevole abbraccio” di Laputa e il Bloodrunner fosse un cesso a cielo aperto...bhé probabilmente abiterei in uno di questi due posti.

    Ad ogni modo, prima che quest'esile figura mi urtasse, stavo girando per le bancarelle con aria indifferente: i mercati non mi sono mai piaciuti, come non mi è mai pèiaciuto fare compere, e sfortunatamente è un percorso necessario per arrivare a destinazione: il letto.

    Non ho dormito per niente in questi due giorni, colpa degl'incubi...certe volte mi chiedo se valga la pena continuare a prendere farmaci.

    “Aspetta: ti do una mano. Spero niente di rotto, vero ?”

    Mi chino su di lei a raccoglierla, tendendole la mano: è davvero gracile di costituzione. Anche se sono io, invero, ad essere eccessivamente massiccia. Inoltre vado in giro con questa corazza che sicuramente non mi alleggerisce...si: io e la femminilità siamo due concetti lontani anni luce.



    Edited by Ex/Human - 28/6/2016, 21:08
     
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    Quel giorno aveva intrapreso abbastanza tardi la via del mercato.
    Il sole era alto sulla città, il caldo aumentava sempre di più, e Niamh, ancora seduta sulla calda pietra delle strade, guardava la possente figura in controluce dal basso. Inizialmente il sole aveva oscurato le sue fattezze, ma non appena l'estraneo - o meglio, l'estranea, dalla voce che aveva sentito - le si era accostato per soccorrerla, aveva potuto scorgere i suoi lineamenti.
    Era una donna. Lo era sicuramente, anche se non propriamente.
    Comunque il suo aspetto non le dispiaceva, lo trovava soltanto bizzarro.
    Riavutasi, e pulito il vestito con qualche pacca della mano, gli occhi smeraldini si dedicarono per un breve istante ad un esame della persona: indossava una insolita armatura, così fuori contesto che la ragazza dovette trattenersi per non farglielo subito notare. Aveva potuto riconoscerla dalla sua conoscenza libresca, ma in realtà non aveva affatto esperienza di certe cose, che aveva soltanto potuto ammirare attraverso racconti di guerre o libri specifici sull'argomento, di cui la biblioteca dei Druidi scarseggiava.
    «Ecco perché ha fatto così male» pensò. Per il resto le sembrava a posto.

    Ma cosa spinge le persone a cercare l'altrui compagnia? Niamh aveva trascorso quasi tutta la vita in una sorta di isolamento psicologico, senza mai veramente conoscere qualcuno. E sebbene il suo carattere non le permettesse di essere un tipo estroverso, ci sono momenti nella vita in cui il desiderio di compagnia ci spinge ad essere un po'diversi da come normalmente ci mostriamo. L'uomo è un animale sociale, diceva qualcuno di importante, e questa situazione sicuramente ne era un'ulteriore prova:

    La ragazza trascorse un altro secondo a verificare il suo stato fisico, e quindi, mentre con un gesto leggiadro della mano si portava indietro ciocche della chioma corvina ricadute sul viso, si rivolse all'estranea:
    «No, è tutto a posto grazie. Ma cosa ci fa lei, con un'armatura, in un posto come questo?»
    sembrava quasi una versione riarrangiata di una vecchia e poco efficace tecnica di approccio. Comunque la sua curiosità aveva ormai preso il sopravvento, quindi continuò:
    «E'per caso un cavaliere?» domandò con occhi luccicanti.
    Alla fine si rese conto di avere omesso un dettaglio importante:
    «Ah comunque...io sono Niamh.» disse leggermente imbarazzata, e nel farlo reclinò leggermente la testa, sorridendo al contempo, e incrociando le braccia dietro la schiena.
    «Piacere di conoscerla, anche se in circostanze insolite!»
     
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    Mi chiedo se faccia spesso molte domande alle persone che non conosce: non che io sia una persona riservata, o che il suo comportamento m'infastidisca, amche perché ormai c'ho fatto l'abitudine al “wow che cos'è questa strana tuta?” o “che strani capelli che hai” eccetera. So benissimo di non essere “nel posto giusto”, ma essere sbagliati infondo è un'arte, no ? E poi vado abbastanza orgogliosa del mio equipaggiamento e di quello che sono.

    Tirata su la ragazza, mi domanda se sono un cavaliere, e poi si presenta con fare gentile.

    “Sophia, piacere di conoscerti. Puoi darmi del tu.”

    Ho anche fatto l'abitudine alla gente che mi da del lei, o peggio ancora del voi: sicuramente non mi sono mai abituata alle buone maniere. Deduco comunque che la ragazza, di nome Niamh, non sia mai andata a Kevlor o nel Bloodrunner, e a giudicare dall'aria di meraviglia con la quale si aggirava poco fa...qualcosa mi dice che non è neanche di queste parti. Il mio intuito mi dice che, forse si tratta di un naufrago, ma vista la giovane età potrebbe anche essere solo una raminga.

    “Si, sono un cavaliere,”

    Circa, almeno: ho un'armatura ed ho la mia, emh, “spada di fuoco”, ma non ho né titoli nobiliari né altro.

    “E fondamentalmente sono qui di passaggio: sono relativamente da poco su Endlos e quindi sto cercando di esplorarlo in maniera più completa possibile.”


    Anche qui: circa.
    Certo; sono da relativamente poco su Endlos e si, sono sempre pronta ad esplorare opizioni e luoghi nuovi...ma devo dire che l'ovest è quello che mi sta piacendo di meno.
    Inoltre sono qui anche per lavoro, ma questo è meglio non dirlo in giro: le voci corrono.

     
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    «Che personaggio interessante», pensò.
    Niamh ascoltava Sophia attentamente nella sua posizione meditativa, con le braccia conserte sul davanti, ed una mano libera a giocherellare ed attorcigliarsi distrattamente intorno al braccio una ciocca di capelli.
    Il fatto che avrebbero già potuto entrare in confidenza, faceva sentire la ragazza ancora più lieta dell'incontro-scontro. Aveva bisogno, o voglia, di conoscere qualcuno, e il destino quel qualcuno in un certo senso gliel'aveva mandato.
    Poi c'era la faccenda che era un cavaliere, cosa che l'aveva ulteriormente incuriosita, e perciò aveva già in mente di farle chissà quante domande per scoprire quante delle cose di cui aveva letto fossero vere.
    La cosa che però più l'aveva colpita era stata l'ultima affermazione. Da quando Niamh era approdata sul semipiano, si può dire che non avesse un vero scopo. In precedenza, lo scopo le era stato sempre attribuito, sempre inculcato, non aveva mai avuto libertà di scelta sul suo destino..
    ...fino a quando non era giunta su Endlos.
    Portò la mano sulla fronte per coprire gli occhi dal sole, quindi posò gli occhi sull'andirivieni di persone in lontananza. Si trovavano su una salita della strada, da quel punto godevano di una certa visibilità. Il caldo aumentava in vista dell'ora di punta, e sentiva che il vestito e i capelli diventavano sempre più opprimenti, come fungessero da una sorta di prigione.
    Era pur vero che era arrivata da appena due giorni, e durante questo tempo si era ripresa e si era goduta l'aria dell'est. Tuttavia, sebbene si fosse profondamente innamorata dell'atmosfera e del paesaggio del presidio, dentro di sé era conscia del fatto che prima o poi avrebbe dovuto cercare qualcosa di concreto da fare, da scoprire, perché non poteva placare il suo istinto girovago - finalmente libero - , perché voleva giungere ad una maggiore consapevolezza del mondo dove ora si trovava, ma anche per conoscere sé stessa.
    Con una semplice affermazione Sophia aveva suscitato tutti questi pensieri nella mente della ragazza, come se l'avesse riportata con i piedi per terra, e risvegliata dal piacevole sogno quale le sembrava la vita del presidio orientale.
    Decise che la sua priorità, il suo principale obiettivo da quel momento sarebbe stato viaggiare. In seguito a tali riflessioni, le sembrava sempre meno probabile che il loro incontro fosse stato realmente casuale. D'altronde Niamh aveva imparato che c'è un'ordine e una ragione in tutto, anche quando non sembra affatto che sia così, e bisogna solamente distaccarsi dal punto di vista soggettivo per rendersene conto.
    Per tutti questi motivi, la ragazza si sentiva incoraggiata ad approfondire la sua nuova conoscenza.
    Appena finì di parlare, rivolse nuovamente il viso a Sophia, usando entrambe le braccia per spostare la chioma ondosa su una spalla, e disse
    «Magnifico. Sai, sono arrivata qui appena ieri mattina, e mi farebbe comodo conoscere qualcuno che possa darmi qualche utile indicazione. Anch'io ho intenzione di esplorare un po'di posti. Se non hai impegni, cosa ne dici di fare colazione con me da queste parti, e scambiare qualche parola? Sempre se non hai proposte migliori.»
    Un posto al chiuso le sarebbe andato più che bene per sfuggire alla calura. Appoggiò le mani sui fianchi, ed attese la sua risposta.
     
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    Mentre parlo, i miei occhi sono fissi su di lei. Noto i suoi movimenti, in suo giocare con i suoi capelli, la profondità del suo sguardo e il modo nel quale scruta i passanti: tutti indizi, segni esteriori e più o meno inconsci di una mente curiosa ed attiva.

    Di mio: io non facevo molto cosa al flusso della massa, ne spesso mostravo grande attenzione nei confronti di quello che mi circondava -il che non vuol dire che non l'avessi, tutt'altro: semplicemente ho imparato a limare qualche segno esteriore del mio stato interiore-.

    Lei mi fa un proposta.

    “Si, perché no?”


    Ed io acconsento.

    “Conosco un posto qui vicino: davvero niente male e non si spende neanche tanto. Seguimi.”

    Le sue parole confermano, con un margine d'errore minimo, le mie tesi: naufraga, al 75%.
    Le faccio cenno con la mano, mentre mi volto nella direzione dalla quale sono venuta.

    Qualche decina di metri più in là c'è una piccola locanda; la teiera cremisi. Un posticino dove, di mattina, si comporta in maniera non dissimile da quelli che nel mio mondo venivano chiamati “Bar”. Inutile dire che nella mia vita avrò fatto colazione in un posto del genere due volte, ed entrambe da bambini: hopetown non è gentile con chi non ha soldi ed abita nella città bassa.

    Il ripensare a quei momenti, sepolti in montagne di pensieri più o meno importanti, mi mette addosso una nostalgia agrodolce, come l'aria di queste terre. Eppure, da dove vengo io, l'aria sa di ruggine e idrocarburi fossili bruciati.

    Il posto, comunque, è chiamato così perché il servizio, i tavoli in legno, e tutto ciò che è inerente alla locanda è colorato di un rosso laccato. Una scelta che io non condivido, amante dei colori freddi e neutri quale sono, ma devo dire che offrono cibarie niente male.

    Ci sediamo al tavolo ed aspettiamo che qualcuno prenda le nostre ordinazioni.
    Io, come al solito, ho la grazia di un elefante incinto in una fabbrica di cristalli.

    “Bhé: perché non inizi a parlarmi un po' di te ?”

    Domanda semplice semplice per iniziare.

     
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    Fu così che le due donne, dopo il fortuito incontro, si accordarono per raggiungere una locanda di conoscenza di Sophia. La canicola era in avvicinamento, e sarebbe stato un sollievo per loro - e in particolare per Niamh, che soffriva molto - trovare riparo. Da parte sua, aveva sempre preferito il clima freddo, che comportava solamente abiti pesanti per sopportare la stagione. Ma il caldo era tutto un altro discorso.
    Lungo la strada cominciò a strappare il tessuto delle maniche in una linea verticale, in modo da lasciare libere le braccia. Anche se non aveva risolto completamente la situazione, andava già meglio.
    La locanda era un posto molto carino. Arredamento di una graziosa varietà di rosso, e anche il resto molto curato. In effetti Niamh si stupì che quella donna conoscesse un posto simile. Non che avesse dei pregiudizi, ma nella sua mente l'aveva collegata automaticamente a luoghi ben diversi.
    Si accomodarono ad un tavolo tra i vari presenti. Su di esso un vaso con narcisi bianchi, belli e appariscenti.
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    Mentre attendevano, Niamh, le braccia sul tavolo, poggiò la testa sulla mano, osservando uno dei fiori di sottecchi. Fece scivolare un dito sulla bocca del fiore, fino ad accarezzare un petalo. Quindi lo portò con delicatezza sullo stelo, continuando a giocherellare mentre Sophia le rivolgeva una domanda
    «Bhé: perché non inizi a parlarmi un po' di te ?»
    Parlare di lei..cosa avrebbe dovuto dire? Come si cominciava una confidenza? Era la prima volta che parlava di sé con qualcuno.
    Magari avrebbe cominciato dalle cose più superficiali, sì, quindi lei si sarebbe incuriosita e le avrebbe chiesto più dettagli.
    Fino a dove sarebbe stata capace di spingersi?
    Magari avrebbe evitato di descrivere il debilitante e angustiante periodo di reclusione.
    Cosa le aveva impedito di impazzire per l'isolamento?
    Negli occhi malinconici il presente si adombrò per un momento, lasciando fluire il ricordo della trascorsa prigionia.
    Un rivolo d'acqua sulla parete rocciosa scorre arrivando ad una pietra sporgente, fino a gocciolare sul freddo pavimento.
    Una goccia.
    Plick
    Una seconda
    Plick

    Durò un attimo, tuttavia sufficiente ad incupire leggermente lo sguardo alla domanda della nuova conoscente. Non volle darlo a vedere, e cercò di assumere un'aria leggermente pensierosa.
    Sollevò il capo abbastanza da fissare gli occhi in quelli dell'altra, e intrecciò le braccia di fronte a sé. Quindi cominciò:
    «Vengo dall'Isola di Ériu, altresì detta Isola di Smeraldo per il verde da cui è avvolta.»
    Pausa
    «Non so di preciso come hanno fatto a farmi arrivare qui, ma non credo fosse loro intenzione. Parlo dell'Aontas Láimhe, La Mano dell'Unione. E' una congrega, mi hanno cresciuta. Poi si sono disfatti di me, a quanto pare non ero più utile
    E qui i suoi occhi si oscurarono di nuovo.
    «Ed eccomi qui.»
    Pensò che per il momento potesse bastare.
    Diede quindi la parola all'altra, con un cenno della mano.
    Ériu è il nome della dea da cui deriva il nome dell'Irlanda. :)
     
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    A quella domanda, forse troppo indelicata da fare ad una sconosciuta, Niamh assume un'espressione sofferente e mal camuffata. Contraggo il lato del viso in una smorfia di delusione, rivolta principalmente a me stessa, eppure non posso non scavare in quegli occhi, in quelle fessure che hanno assunto una luce a me troppo familiare: quella spenta e dal sapore di cicuta del dolore.

    Che cosa bizzarra l'emozioni umane: così irrazionali ed incoerenti, eppure sono ciò che ci avvicina più di tutte le altre cose. In questo momento, mi sento molto vicina a lei; poco importa che, probabilmente, veniamo da due epoche diverse e distanti tra loro.

    E poi si rivela, si apre mentre gioca con quei fiori bianchi come la sua pelle.
    Parla di un'isola chiamata Èriu, detta “l'isola di smeraldo” -questo nome non mi è nuovo...che sia la stessa terra d'origine di Muirne ?- di una congrega che l'ha tenuta segrregata per un tempo indefinito, e che ora si trova qui: sola e dispersa, senza una strada...uno scopo.

    Perché sento il suo dolore così vicino ?
    Perché so benissimo cosa sia la segregazione, e le cicatrici che porto narrano storie che sarebbe meglio non sentire.

    E quel gocciolare è troppo familiare per poterlo dimenticare; come potrei scordarmi di quel fottuto ritmo ?

    Eppure ha senso consolarla ? Uno sguardo vale più di mille parole.

    “Io vengo da Hopetown: un'enorme città di un pianeta perecchio distante da qui.”


    E so come ti senti in questo momento.

    “e ti assicuro che non è un bel posto.”

    Poche ed enigmatiche parole...chi farà il primo vero passo ?

    “Sono scappata dal mondo in cui vivevo, ed ora sono qui. Tutto sommato mi sono integrata bene.”

     
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    Empatia.
    Da chi proveniva tale sentimento?
    Non era ben chiaro, poiché entrambe, nel silenzio, si sentirono partecipi, se non dei reciproci eventi - che non conoscevano -, delle emozioni che questi suscitavano in loro. Quegli attimi le resero improvvisamente più vicine, ma nessuna sensazione di inadeguatezza ne scaturì, semmai il contrario.
    Niamh si sforzò con tutta sé stessa di tornare al presente, e di scacciare quei pensieri che le avevano popolato anche troppo la mente per i suoi gusti.
    Considerò i lati positivi del momento: finalmente il caldo cominciava a smettere di opprimerla, Sophia si stava rivelando una buona compagnia, e tra poco avrebbero anche mangiato qualcosa di buono.
    Infatti di lì a poco una cameriera allegra e minuta, graziosamente avvolta nella sua uniforme, si avvicinò e con voce squillante chiese
    «Volete ordinare?»
    Rivolgendosi a lei, Niamh rispose
    «Vorrei provare qualche specialità scelta da voi, grazie.»
    Aveva intenzione di concedersi alla scoperta della cultura dei luoghi che visitava anche in questo modo, che era anche uno degli aspetti migliori di solito. La cameriera avrebbe raccolto poi anche l'ordinazione della compagna, e si sarebbe quindi diretta speditamente a recapitarle entrambe.
    Niamh sollevò la lunga chioma dalla nuca, e utilizzò una ciocca per fermarla, in modo da lasciarle scoperti le spalle e il collo candidi. Non era solita legarli, tuttavia al momento la temperatura lo richiedeva.
    Si rivolse quindi nuovamente alla compagna, stavolta cercando di tenere lontano da sé l'umore precedente, per dedicarsi ad una più piacevole conversazione con lei.
    «Quanto conosci di questo mondo? Che posti hai visitato?»
    Cominciava a destarsi in lei l'usuale curiosità.
    «Io non sono diretta in qualche posto in particolare, ma non sarebbe male fare un itinerario. Tu cosa mi consigli?»
    E, dicendo queste ultime parole, congiunse le braccia sul tavolo, portando poi una mano sotto al mento in posizione di ascolto.
     
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    La cameriera arriva nel silenzio generato da noi due: una tipa minuta e secca, dal viso che esprime simpatia. Su Endlos evidentemente sanno scegliere molto i loro rappresentanti pubblicitari, che si tratti d'una corporazione o di una piccola locanda. Declino l'invito della cameriera con un cortese “per me nulla, grazie” e mi concentro su di lei, la nostra nuova amica fresca fresca di Maelstorm.

    Mi chiede cosa conosco di questo mondo.
    “Abbastanza per dirti dove non devi andare.”, le vorrei rispondere.

    “Diciamo che ormai è un po' che abito qui, e per quanto non ho ancora toccato tutti i vertici del mondo posso dirti senza problemi che Endlos è sufficientemente vasto. Purtroppo molte zone sono astiose, sopratutto per un naufrago: il sud ad esempio è un postaccio, decisamente non adatto ai deboli di cuore o alle persone con un minimo di senso etico. È il regno di schiavisti ed avidi mercanti. Il Nord invece è al momento in guerra contro i non morti, e L'ovest invece è da poco uscito dalla guerra civile.”

    Già: che bel mondo Endlos, nevvero ?

    “Ad ogni modo puoi sempre andare al Pentauron, se proprio senti i piei pruderti, ma lascia che ti dia un consiglio: goditi il tuo soggiorno ad Est, almeno per il momento. Se vuoi intraprendere un qualche tipo di viaggio, fallo con la dovuta conoscenza. Qui ad Est c'è la biblioteca più rinnomata di tutto il sempiano: Palanthas. Troverai quello che cerchi...sai leggere, vero ?”


    Cosa non da sottovalutare: sicuramente sa parlare il comune, per qualche strana coincidenza galattica, ma non è scontato che sappia leggere, dato ch'è rimasta in prigione per parecchio tempo.

     
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    Niamh ascoltava con interesse le parole di Sophia. Quelle informazioni sui vari luoghi le sarebbero sicuramente tornate utili anche in altre occasioni.
    Una cosa in particolare attirò la sua attenzione. I non morti esistevano, e lei lo sapeva bene: alla vigilia di Samhain, nel periodo dell'ultimo raccolto, durante la notte il grande scudo di Skathach veniva abbassato, e la barriera tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliava, permettendo a questi ultimi di tornare nei posti in cui erano stati in vita. Durante quella notte Niamh poteva sentire il potere di Morrigan ribollire dentro di sé più potente, e la setta la sottoponeva a un controllo più rigido del solito, immobilizzandola tra scritte runiche e catene. E sebbene non potesse muoversi, anche in quei momenti avvertiva l'agitazione generale.
    Le sembrava tuttavia che le cose sul semipiano funzionassero diversamente. Magari il portale sul loro mondo non si era richiuso? Cercò di saperne di più.
    «Parlami del Nord. E'da molto che va avanti questa guerra? »
    Poi rispose alle successive affermazioni della giunonica donna.
    «Certo, so leggere. Ho passato leggendo la maggior parte della mia vita, e direi che è giunta l'ora di cominciare ad agire. Troppo tempo sono stata ferma, confinata. E' giunto il momento di andare incontro a qualcosa di inaspettato, di qualunque cosa si tratti.»
    E mentre parlava, nei suoi occhi ardeva la luce della decisione, dell'ostinazione. Numerosi sarebbero stati gli ostacoli, se avesse scelto di percorrere quella strada; magari non ne era del tutto consapevole, oppure lo era, chi lo sa. Ma una cosa era certa: la decisione era presa, si sarebbe diretta al Nord. E nulla avrebbe potuto farla desistere.
    La conversazione andò quindi avanti
    «Dov'è che ti trovavi prima di giungere nell'attuale presidio? Non so perché, ma ho l'impressione tu abbia uno scopo.»
     
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    “Ammiro la tua determinazione, ma Endlos non è un mondo facile.”

    Rispondo alla sua domanda, mentre come un grosso felino mi distendo sulla sedia, alzando le braccia al cielo e sfiorando le mani.

    “Condivido la tua voglia d'agire, ma per agire bisogna essere preparati: ci vuole metodo.”

    Metodo: una cosa che a tanti manca. Al nord quasi nessuno ha un reale “metodo”, ma seguono tutti il carrozzone di Dhaval e della Seele. Inoltre non posso mica dirgli da dove vengo: la gente fa domande, e spesso ottiene risposte se sono nobili con un minimo d'intelligenza. Mica posso compromette la popolazione d'un intero villaggio...

    “Andare allo sbaraglio è pericoloso, e non credo che tu al momento sia adatta a intraprendere questo viaggio. Goditi la libertà che ti è concessa adesso, prima di lanciarti in qualche crociata.”


    Perché quella libertà non ti tornerà mai più, ed io lo so bene.

    “Comunque: mi sembra giusto accontentare le tue curiosità. Il problema dei Lich è iniziato tre decadi fa in circostanze ancora non del tutto chiare... si vocifera di qualcuno che voglia risolverlo, ma si tratta delle classe chiacchere da taverna.”

    E, per ora, tali devono rimanere.

    "Di mio: posso dirti che sono qui perché la biblioteca cittadina è la più grande e maestosa di Endlos."

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    La ragazza osservava con attenzione i movimenti dell'altra mentre ascoltava le sue parole.
    Nel frattempo una cameriera le aveva portato una caraffa d'acqua e quella che sembrava una focaccia in salsa speziata, che lei consumò con gusto.
    Sophia pensava forse che avesse intenzione di far parte di qualcosa di più grande di lei? Non era di certo questa la sua ambizione. L'interesse di Niamh era piuttosto paragonabile a quello di uno scienziato di fronte ad un fenomeno naturale. La novità - perché di questo si trattava, del fatto che fosse tutto ancora così sconosciuto per lei, trovandosi da poco sul semipiano - la intrigava molto. Voleva conoscere nuove cose, e chissà, magari anche persone, esplorare nuovi luoghi, perché era tutto ciò che le serviva per sentirsi davvero viva, essere partecipe.
    Aspettò che la donna finisse di parlare, sembrava avesse un'aria grave. Si prese un momento per scrutarla ancora e poi le sorrise
    «Anche se ci conosciamo da poco, apprezzo il tuo interessamento. Comunque se ti fa stare più tranquilla, cercherò di tenermi lontana dai guai. Altrimenti me la sarò cercata!» disse con un'espressione ironica.
    Ricomponendosi aggiunse «In fondo per me la libertà è anche questo: poter decidere da sola del mio destino.»
    Sophia allora inserì qualche dettaglio sulla vicenda dei non morti che tanto la incuriosiva.
    «Lich» sussurrò ripetendo. In fondo ogni cultura aveva una propria visione delle cose, e così anche un proprio modo per definirle. Sembrava anche che la compagna fosse restia a parlarne, perciò alla fine non ci pensò più di tanto. Era uno dei tanti segreti di quel nuovo mondo che era ancora in procinto di svelare, e se un giorno avesse dovuto saperne di più, allora sarebbe accaduto.
    Avevano parlato delle loro vite, dei loro diversi sentieri, e adesso il sole cominciava a diventare più basso, e l'atmosfera decisamente più respirabile, anche se Niamh non aveva più tanto fatto caso al calore dall'inizio della conversazione.
    Come per sciogliersi dal flusso dei pensieri, la ragazza si scrollò e sciolse i lunghi capelli, risistemandoli sulle spalle con leggeri movimenti delle dita.
    La graziosa cameriera dell'ordinazione era tornata un paio di volte per portare via i piatti e per portare il conto. Spettava a loro decidere se continuare ad intrattenersi oppure uscire di lì. Niamh tirò un sospiro soddisfatto, quindi si rivolse a Sophia
    «Allora, cosa si fa adesso?»
     
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