[LAM] Meditazione

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    "La meditazione purifica l’anima, governa gli affetti, dirige le azioni, corregge gli eccessi.
    Forma i costumi, rende la vita onesta e bene ordinata, dà la scienza delle cose umane e divine".


    San Bernardo.

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    Arena Celeste, Città Bassa.
    Presidio Errante, Endlos.

    Seduta sull'estremo bordo dell'Arena Celeste, in bilico fra la terra ed il cielo che l'avvolgeva, la Dama del Vento osservava distrattamente l'orizzonte. La mano lievemente sollevata giocherellava con i raggi tendenti al cremisi di un sole ormai morente, proiettando ombre filiformi sulla pietra bianca.
    Attendeva l'arrivo del suo Aviatore, immersa in quel placido e piacevole silenzio di cui ultimamente aveva ripreso a circondarsi.
    Troppe guerre, tradimenti ed ingratitudine in così pochi anni: al pari di una bestiola ferita, Drusilia era tornata a leccarsi le ferite come un tempo, riscoprendo inconsapevolmente un bisogno di solitudine che credeva aver dimenticato. Come quando era ragazzina -piccola studentessa in fuga di un'accademia in decadenza e con un casato distrutto alle proprie spalle- non riusciva in nulla in quei tempi che esulasse dal riflettere sulla propria vita. Dai sacrifici compiuti per raggiungere i propri obbiettivi all'assidua, granitica ed instancabile volontà di essere d'aiuto agli altri... fino anche alle poche, rarissime gratificazioni che era davvero riuscita ad ottenere, si era stranamente resa conto che i conti non tornavano.

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    Priva di titoli di studio a causa di decisioni prese con avventatezza -forse per il dolore della morte di Rain, che di fatto le sconvolse l'esistenza-, ragazza madre in terra straniera poco più tardi, tiranna di un'isola che aveva difeso con il sangue ed il sudore dal primo istante in cui era arrivata sul Semipiano, tradita innumerevoli volte dalla famiglia che desiderava così ardentemente e che -forse per sfortuna- il destino aveva scelto di non darle mai per davvero... solo una domanda continuava a martellarle la testa.
    Perchè combattere, se era tutto inutile?

    Con un sospiro avvilito si chiuse a riccio, portandosi le ginocchia al petto e piegando il capo; avrebbe continuato ancora, probabilmente, ma fino a che punto avrebbe resistito? Dove era il suo punto di rottura, il momento in cui la torre sarebbe crollata? Dopotutto, nulla era per sempre e l'Alfiere stesso vedeva la sua fine sempre più vicina, una fiamma a cui era stato tolto ossigeno per anni e che, lentamente, era sul punto di spegnersi.
    Che fosse stata questa la ragione della fuga di Raylek?
    Che avesse provato anche lui i suoi stessi sentimenti?
    Nonostante le persone al suo fianco, si sentiva anche lui sempre più solo?

    Dopotutto... anche a lei l'idea di abbandonare tutto non suonava poi così orribile.
    Svegliarsi un bel giorno, chiamare il suo amato, i suoi figli, e dire con voce raggiante "facciamoci un bel viaggio"... per poi sparire del tutto. In effetti sarebbe stato bello. Molto.
    Eppure... cosa ne sarebbe stato degli altri? Dopo aver visto con i propri occhi gli effetti della Guerra Civile, con che cuore avrebbe potuto lasciare ogni cosa alle spalle e sparire? Cosa ne sarebbe stato di Firion, Nesrìn ed i pochi compagni -forse- ancora fedeli che le restavano?
    Infondo... il problema era stato sempre quello. Non sapeva davvero cosa scegliere.
    Egoismo o morte?

     
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    Non mi ero mai sottoposto ad un vero addestramento, prima di allora.
    Molti definivano la mia maestria delle armi un talento naturale, un potere innato che mi era stato regalato al momento della nascita; non vi era niente di più falso.
    Quando dico che non mi sono mai sottoposto ad un addestramento, intendo dire che non ho mai avuto un maestro degno di tal nome. Un insegnante che mi avesse seguito e guidato fin dal principio, che mi avesse preparato alla guerra.
    Non ve ne era mai stato il tempo.
    Osservavo i miei compagni Ribelli per intere giornate: ognuno di loro era in grado di spiegarmi come avrei dovuto impugnare l'arco, la spada, la lancia... persino la magia. Lottavamo per una causa comune, nonostante ciascuno di noi provenisse da un paese differente. Con idee differenti, peculiarità differenti, abilità differenti...
    Pensai: perché dovevano restare così distanti?

    « Drusilia »

    Non ero mai stato sottoposto ad un vero addestramento, prima di allora.
    La capacità di distinguere il nemico, percepirlo, riconoscerlo... erano frutto della sola esperienza.
    Sul campo di guerra, fra mille e più battaglie.
    Era l'unico modo che avevamo per restare in vita: aguzzare i sensi, affidarsi all'istinto, essere i più rapidi e scaltri.
    Tutto ciò che sapevamo l'avevamo sperimentato sulla nostra pelle.
    Ma sapevo che vi era dell'altro, qualcosa che non avrei potuto imparare da solo.

    « Ti ringrazio per aver accettato. »

    Per questo quel giorno ero al suo cospetto, al centro dell'Arena Celeste.
    In piedi dinnanzi al Gran Maestro, all'Alfiere del Presidio Errante.
    Non per servirla, non per sfidarla, ma per chiederle aiuto.
    A lei, che per gli Aviatori era una guida, una madre ed un Maestro.

     
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    « Drusilia.Ti ringrazio per aver accettato. »

    La voce del Comandante Verde la raggiunse mentre era sovrappensiero, eppure lei non ebbe alcun modo di spaventarsi: sebbene fosse un guerriero, le parole di Firion le avevano sempre ispirato dolcezza e tranquillità. Perfino da adirato, infatti, rendeva sempre chiaro e palese l'intento nobile dei suoi gesti, la fedeltà alla causa e l'incrollabile morale tipica di chi -differentemente dagli altri- aveva realmente vissuto la guerra e la privazione.

    -Devi ringraziare te stesso e la tua umiltà, Firion, se oggi imparerai qualcosa- lo avrebbe rimbeccato amorevolmente Drusilia, rimettendosi in piedi e raggiungendolo -Quando si raggiungono le vette, solitamente si dimentica di essere fallibili, di aver sempre bisogno di imparare qualcosa. Ho molto apprezzato questa tua volontà di migliorare e sono felice di esserti d'aiuto.
    Lo avrebbe detto sorridente, carezzandogli dolcemente la guancia come una madre orgogliosa al suo adorato figlio.
    -In ogni caso, ti avverto che la pratica del Nen non è facile come può sembrare, soprattutto se non si hanno basi solide e tanto allenamento alle spalle. Essere portati o talentuosi non basta... bisogna sapere ciò che si fa e perchè lo si fa, oltre che disporre di una forza di volontà non indifferente.

    Tempo prima, infatti, le era capitato di ricevere quell'insolita richiesta da parte del suo Aviatore. Ciò nonostante, buona parte delle abilità dell'Alfiere erano in un certo senso istintive, merito probabilmente della genetica. L'unica cosa di cui realmente disponeva -e che poteva insegnare ad un suo ipotetico allievo- era la pratica del Nen, sicuramente utile ma molto, molto difficile da acquisire. Però conosceva Firion: inquanto a consapevolezza e forza di volontà non era affatto un pivello e per questo aveva ottime possibilità di riuscita.

    -Il Nen è una caratteristica intrinseca ad ogni essere vivente. Si tratta di un nome che gli abitanti del mio mondo hanno dato a quella che su Endlos è chiamata "Volontà". In genere il numero di coloro che ne fanno uso è molto ridotto... ma solo perchè gli è stata concessa la possibilità di imparare a gestirla. Tutti i viventi possono imparare ad usare il Nen, tutte le creature dotate di Volontà: se però una di esse dovesse esaurire tutto il proprio Nen, sarebbe equivalente all'esaurimento di tutta l'energia che lo mantiene vivo, quindi imparare ad usarlo correttamente è anche una garanzia per limitare suicidi involontari.
    Lo precisò, marcando bene le parole nell'ultima frase: non pochi erano gli utilizzatori Nen involontari che, purtroppo, incapaci di gestire il loro potere finivano per disperderlo tutto e morire stupidamente.
    -Il Nen ha una tendenza a convergere da tutte le parti del corpo, producendo un “massa” di energia. Questo accade naturalmente, senza che noi ne siamo consapevoli, e si espande lentamente da ogni individuo. Tu, in questo momento, lo stai facendo, ad esempio: semplicemente non sai controllare questa fuoriuscita. Per farlo è necessario "sbloccare" gli Shouko, cioè i punti da cui è possibile regolarla. E' possibile in ogni caso farlo in due modi: attraverso la meditazione, e tale scelta comporta molti mesi di esercizio, o con un intervento esterno, praticamente istantaneo.

    Terminata quella lunga ma necessaria spiegazione, la Dama di allontanò di poco dal suo aviatore e... si sedette.
    A gambe incrociate, mani impuntate sulle ginocchia e sguardo serio.
    Il tutto sospesa in aria... così che anche da seduta potesse ancora guardarlo in volto.

    -Dato che ho definito il Nen come "Volontà"... voglio che tu inizi a farmela vedere, la tua Volontà!- lo esclamò sorridente, consapevole di quanto Firion sarebbe rimasto perplesso a quel comando -In sostanza, ti chiedo di mostrarmi la tua determinazione, emanandola sotto forma di energia. Voglio sentire tutto quello che ti ha condotto fin qui ed la tua speranza per il futuro rispecchiarsi in tutta l'energia che emetterai!
    Sorrideva gioviale ma esaltata... quasi non vedesse l'ora di "assaggiare" l'anima del suo prediletto.
    -Adesso rilassati...-aggiunse poi prendendo un profondo respiro, quasi nella volontà che l'altro la imitasse -Rilassa il tuo corpo e libera la mente, respira profondamente e lentamente. Concentrati. Ripensa a te stesso, al tuo passato, al tuo presente. Pensa intensamente a ciò che più desideri al mondo, ciò per cui combatti... disegnalo nella tua mente...VIVILO! Raccogli tutti i ricordi e tutte le emozioni che riesci a richiamare in te... e poi emetti il tuo Nen.

    In tutta quella spiegazione c'era un'incoerenza voluta, un'anomalia ben celata... che Firion se ne fosse accorto?
    In ogni caso lo avrebbe compreso al termine di quell'esercizio.

    Piccolo post introspettivo incentrato sulla Volontà di Frion: voglio tutto ciò che ha passato nella sua vita e che lo ha formato sia come soldato che come uomo. Il dolore, la sofferenza e soprattutto come è nata quella forza di non abbassare il capo e continuare a combattere, nonostante tutto. Le sue speranze.

    Quando farai "esplodere" il Nen, però, ti sembrerà non riuscirci. Almeno non lo vedrà il tuo personaggio.
     
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    "Quando si raggiungono le vette"

    Già: era trascorso così poco tempo dal mio arrivo negli Aviatori...
    Avrei voluto essere orgoglioso delle parole del Gran Maestro, dell'incoraggiamento e l'apprezzamento che accompagnavano le sue parole, eppure non riuscivo a scacciare la sensazione di disagio che mi stringeva il petto.
    Non ero pronto.
    Io non ero un Comandante. Non come lo era stato Grifis, non come lo sarebbe dovuto essere Ryusang.
    Una convinzione di cui probabilmente non sarei mai stato in grado di liberarmi, ma che avrei dovuto accettare.

    -In ogni caso, ti avverto che la pratica del Nen non è facile come può sembrare, soprattutto se non si hanno basi solide e tanto allenamento alle spalle. Essere portati o talentuosi non basta... bisogna sapere ciò che si fa e perchè lo si fa, oltre che disporre di una forza di volontà non indifferente.

    Venni a conoscenza del Nen molto tempo addietro. dalle prime battaglie nel mio mondo d'origine, seppur sotto un nome diverso. Allora si raccontava di soldati dai poteri speciali, in grado di rilasciare energia dal proprio corpo per colpire il nemico. Molti confondevano questa pratica con l'utilizzo della magia, arte che imparai -seppur in forma elementare- per prima.
    Quando arrivai su Endlos e vidi combattere il nostro Alfiere venni a conoscenza del vero nome di questa disciplina.
    Restai affascinato dalla vastità dei poteri a cui avrebbe potuto dare vita, e decisi -quando ne ebbi l'occasione- di diventarne un adepto.

    -Dato che ho definito il Nen come "Volontà"... voglio che tu inizi a farmela vedere, la tua Volontà!-

    Un sopracciglio si levò perplesso in direzione della Dama del Vento.
    La spiegazione teorica era stata piuttosto chiara, ma... come avrei dovuto palesarla, la mia volontà? Se lei stessa aveva detto che sarebbero serviti mesi di addestramento...

    -In sostanza, ti chiedo di mostrarmi la tua determinazione, emanandola sotto forma di energia. Voglio sentire tutto quello che ti ha condotto fin qui e la tua speranza per il futuro rispecchiarsi in tutta l'energia che emetterai!

    Sollevai entrambe le mani, portandole sotto il mio sguardo perplesso, come se stessi cercando di scrutare sotto la mia stessa pelle alla ricerca di quell'energia "nascosta" che non vedeva l'ora di essere rilasciata.
    Si trattava di questo, dunque? Sfruttare le emozioni, far leva sulla loro intensità per favorirne la concentrazione?

    « Ok... »

    Annuii in direzione del Gran Maestro, inspirando profondamente.
    Ma che cosa avrei dovuto fare? A che cosa avrei dovuto pensare?

    -Adesso rilassati...-

    La voce di Drusilia divenne via via più distante

    Ripensa a te stesso

    sempre più lontana,

    al tuo passato, al tuo presente.

    più simile ad una ninna nanna.

    Ripensa a te stesso, al tuo passato, al tuo presente. Pensa intensamente a ciò che più desideri al mondo, ciò per cui combatti... disegnalo nella tua mente...VIVILO! Raccogli tutti i ricordi e tutte le emozioni che riesci a richiamare in te... e poi emetti il tuo Nen.

    Le immagini iniziarono a colorarsi da sole nella mia mente, una dopo l'altra.
    Rividi il bambino che ero prima di conoscere la guerra. Senza alcuna paura, senza una sola preoccupazione. Non vi erano spade vicino al mio letto, nessuna armatura poggiata ad un piedistallo.
    Poi d'improvviso le fiamme, le urla nella notte, il sangue che macchiava il pavimento. Pochi ricordi, confusi e sovrapposti, della fuga da un villaggio sul cui nome non restava altro che una croce rossa. Enorme, come il vuoto che aveva preso il suo posto.

    Vidi una rosa appesa ad una parete, rossa come il cielo al tramonto, che dei Ribelli è stata simbolo e speranza; ispirò la spada che ora cingo alla vita.
    Vidi una stella del mattino, impolverata ed abbandonata al suolo; accasciato al suo fianco vi era un soldato, un compagno che aveva combattuto al mio fianco. E' quello che fa tuttora, quando impugno la morningstar che un tempo era stata sua.
    Vidi poi un arco, un'ascia, una lancia , uno scudo e dei pugnali; vidi, e vedo tuttora, dei volti.
    Quelli dei soldati, dei fratelli, degli eroi che salvarono la vita a me e a molti altri.
    Il volto di chi mi ha insegnato a combattere, e non a scappare.
    Di chi, ancora oggi, accompagna ogni mia singola battaglia.

    Fu solo in quel momento che mi resi conto di avere il volto rigato. Quando le iridi castane abbracciarono nuovamente lo smeraldo che di rimando le osservava.
    Bianca era la rosa del presente, pura e radiosa come la luce che risveglia al mattino. Come le ali che proteggono i cieli di quell'Isola.
    E vedo una famiglia.
    Vedo un sogno, un'illusione.
    Vedo una speranza, ed un bambino che dorme.
    Vedo le fiamme, quelle di un falò, che riscaldano i suoi sogni.
    Vedo un comodino.... e su di esso, non più una spada.

    « Non... non è successo... nulla »

    Le mani tremavano, ma forse era solo rabbia.

     
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    « Non... non è successo... nulla »

    Il volto prima serio e concentrato del giovane rimase impassibile a lungo finché, lentamente, due lacrime non finirono per rigargli i bei lineamenti; destandosi dal suo curioso stato di trance, avrebbe avuto modo di capire da solo che -nonostante tutto- non era riuscito nei suoi intenti. Avrebbe dovuto immaginarselo, il buon Firion: per quanto difficile e straziante fosse stato aprire realmente il proprio cuore, questo non bastava ad ottenere tanto potere. Non sarebbe stato giusto, uno scambio non equivalente con la natura stessa: superare la propria umanità implicava uno sforzo altrettanto inumano. Mancava quindi ancora qualcosa.

    -Non è accaduto nulla perché sei solo al primo allenamento- avrebbe risposto Drusilia con voce gentile e paziente -Quella che hai provato ora è la via più lunga e meno rischiosa: accrescendo la Volontà attraverso la meditazione costante imparerai negli anni a regolare e percepire i flussi energetici. E' una via spianata e praticabile da chiunque, ma il tempo non è amico. Padroneggiare il Nen -come già ti ho detto- non è affatto semplice, sicuramente non quanto brandire un'arma. E gli umani sono meno predisposti ad usarlo rispetto ad una creatura magica.

    Nel suo mondo d'origine -lì dove aveva imparato quelle pratiche- davvero pochi erano gli umani in grado di manipolare concretamente le proprie energie anche negli stadi più semplici. Se avesse invece considerato Endlos ed il Multiverso in generale, probabilmente le proporzioni sarebbero risultate ancora più infelici.

    -A differenza di questa esperienza, non posso farti provare la seconda via, ma solo spiegartela- avrebbe continuato, incupendosi -E' possibile "sbloccare" i legami fisici che ha il tuo Nen in modo più violento, imponendoti il mio. Questo non ti renderebbe immediatamente capace di regolarlo al pari di un esperto, ma saresti comunque libero di usarlo anche subito.
    Sebbene nelle parole quella potesse sembrare una buona notizia, un oscuro monito incombeva sull'allievo e la maestra.
    -Il vero problema è il pericolo insito in questa pratica: un organismo non è sempre in grado di sopportarla. Si tratta di un vero e proprio trauma fisico e spirituale, qualcosa in grado di segnarti per sempre. Inoltre... è molto comune perdere la vita.

    Da quest'ultima spiegazione fu possibile comprendere la ragione per cui il Gran Maestro non era intenzionato a mostrargliela. A quel punto -però- sarebbero parsi abbastanza chiari i criteri del vero scambio equivalente. Per ottenere il potere avrebbe dovuto aprire il cuore e donare il proprio tempo alla provvidenza. Un tempo che si contava in anni. In alternativa, rischiare la propria vita in un atto di dolore e coraggio.

    -Capisci, Firion, cosa intendo dire?

    Post interpretativo: ti trovi semplicemente davanti ad un bivio. Scegli pure il tipo di addestramento che preferisci, fra le due vie.
     
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    Probabilmente ero stato troppo ottimista, o forse semplicemente ingenuo.
    Che non sarebbe stato tutto così semplice ed immediato me lo aveva spiegato Drusilia un istante prima. Eppure, quel vuoto nelle sensazioni smosso unicamente dalla rabbia, lasciava spazio a ben poche interpretazioni.
    Non che mi aspettassi un qualche grosso cambiamento, ma anche solo una leggera percezione della mia energia...

    -Non è accaduto nulla perché sei solo al primo allenamento.
    -Quella che hai provato ora è la via più lunga e meno rischiosa.


    Si trattava di questo, dunque: meditazione.
    Il primo passo che il Gran Maestro mi fece compiere fu ricevere un semplice assaggio. Un misero, insignificante passo di quanto avrei dovuto affrontare prima di riuscire a padroneggiare il Nen.
    Strinsi i pugni, portandoli sotto il mio sguardo severo.

    -A differenza di questa esperienza, non posso farti provare la seconda via.

    Doveva trattarsi della soluzione istantanea di cui aveva parlato in precedenza; se mi aveva fatto saggiare la meditazione ma si rifiutava di mostrarmi questa -in apparenza assai più invitante-, doveva esservi un motivo non trascurabile...

    -Il vero problema è il pericolo insito in questa pratica: un organismo non è sempre in grado di sopportarla. Si tratta di un vero e proprio trauma fisico e spirituale, qualcosa in grado di segnarti per sempre. Inoltre... è molto comune perdere la vita.

    Non mi preoccupai di palesare la sorpresa nella smorfia che si dipinse sul mio volto.
    Affrontare un duro allenamento era facile da mettere in conto: sarebbe stato fin troppo semplice acquisire un potere di una simile portata in un battito di ciglia. Che l'allenamento si potesse protrarre per anni... beh, era assolutamente lecito. Ma sarei stato in grado di aspettare così tanto?
    Non era un problema di pazienza... ne sarei stato felice, probabilmente. Avrei avuto al mio fianco il maestro che non avevo mai avuto, mi avrebbe accompagnato e sostenuto lungo la strada.
    Non sarebbe stato nemmeno un problema di volontà: non avrei mai abbandonato un incarico una volta cominciato. Sarebbe stato troppo importante per metterlo da parte.
    Ma rischiare la vita..?
    Sarebbe valsa la pena rischiare la vita per accrescere il mio potere?
    La risposta mi sembrava fin troppo ovvia:

    « Sì »

    No.

    « Penso di aver capito. »

    Nessun potere sarebbe mai valso un rischio di quella portata.
    Mai avevo avuto e mai avrei avuto un simil desiderio di potere.
    Non mi apparteneva, non era quello che cercavo.
    Rialzai lo sguardo in direzione di Drusilia; sicuro, determinato. Sapevo che risposta avrei dovuto dare.

    « Accetto il rischio dovuto dalla seconda possibilità. »

    Non potevo permettermi di aspettare così tanti anni.
    Non con il ruolo che dovevo rispettare, non con le vite che sarebbero dipese dalle mie scelte.

     
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    « Sì. Penso di aver capito. »

    Assorta in un silenzio carico di attesa, Drusilia reclinò appena il capo nel tentativo di osservarlo meglio in volto, così da capire cosa gli passava per la testa. Nonostante Firion avesse affermato di capire, la sua espressione convinta e determinata la turbò non poco.

    « Accetto il rischio dovuto dalla seconda possibilità. »

    Chiudendo le palpebre quasi fosse il verdetto di una condanna, la Dama del Vento si prese alcuni attimi per riflettere sul da farsi; in alcuni momenti avrebbe alzato lo sguardo supplicante su di lui, forse nella speranza che potesse improvvisamente cambiare idea. Infine gli si sarebbe avvicinata sollevando lentamente il braccio sottile, schiavo della sola volontà di porgergli una carezza. In quei pochi attimi, legati da un abbraccio ed un intreccio di sguardi, entrambi si sarebbero compresi con un lungo ed eloquente silenzio. Solo dopo il Gran Maestro avrebbe posato sul petto del comandante una mano aperta, non prima di baciarlo sulla guancia e sussurrargli all'orecchio qualcosa di davvero molto simile ad uno "scusa".

    Solo allora sarebbe giunto il dolore.
    Nulla di anche solo lontanamente simile alle classiche ferite da battaglia ma sicuramente più vicino alla tortura; una pressione che partiva dal petto e lo schiacciava ben oltre i limiti della carne. Sembrava quasi che, in un inaspettato attacco di sadismo, la sua Signora avesse scelto non solo di ucciderlo ma straziargli in qualche modo anche l'anima. Era forse questo il segno di cui parlava, e che probabilmente si sarebbe portato per la vita?

    No, non avrebbe potuto saperlo.
    Il sipario sarebbe calato sulle palpebre del Comandante che, ormai distrutto, si sarebbe accasciato al suolo inerme. Sanguinava: orecchie, naso ed angoli di occhi e bocca lasciavano scivolare piccoli ruscelli rossi sulla pelle candida e poi la bianca pietra. Qualora fosse sopravvissuto, non sarebbe in ogni caso potuto tornare indietro: un nuovo capitolo della sua vita era appena iniziato.


     
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