[CSV] Ali da pipistrello

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    Brigante del Vico Buligio®

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    Appena William ha chiesto scusa alle persone vicine alla fontana e a Kelly per l'incidente con Ronaaz si ritrova che non sa cosa fare, e gli si avvicina immediatamente la ragazza che gli porge il suo piccolo coniglietto blu, giusto prima di entrare nella fontana per recuperare il drago mentre ci parla come se fosse una bambina capricciosa ma perfettamente capace di intendere la voce ed anche le più minime sfumature nel tono di chi parla.

    Poco dopo, mentre sta cercando di pulire il drago dai resti del suo tuffo, sembra ricordarsi della domanda fatta dal ragazzo all'interno del bosco, e la risposta è semplice: gli abitanti di Endlos sono abituati a vedere ogni genere di creature, ma evidentemente hanno problemi con i draghi.

    A questa affermazione il ragazzo alza un sopracciglio in modo da far capire che gli sembra una cosa alquanto strana, e subito gli arriva una spiegazione pratica di quello che intende dire.

    Rimanendo in piedi il saggio alza lo sguardo al cielo mentre pensa a quello che gli è appena stato detto ed a come rispondere, e dopo qualche secondo prende un lungo respiro e comincia a parlare:

    Beh, se nascondi qualcosa è perché non vuoi che qualcuno la veda, e se qualcuno scopre cosa stai nascondendo è ovvio che si fa prendere un po' dal panico, specialmente se è di un drago -per quanto cucciolo sia- che stiamo parlando.

    Mettendo le mani sui fianchi si ferma a guardare Ronaaz che si fa pulire dalla sua...padrona?

    Qui su Endlos convivono da generazioni le persone e le specie più strane, molte delle quali arrivate da chissà quale angolo del multiverso!

    Parlando, adesso, ha già capito che Kelly non è nativa di Endlos, come invece lui è, e il primo dubbio viene quindi fugato anche se aveva la sensazione che fosse così. Rimane da fare l'ultima domanda:

    Mi pare di aver capito che non sei nata su Endlos...
    Cerca gli occhi dell'altra, mentre parla.
    Da dove vieni, quindi?
     
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    Non ne ho la minima idea
    Ammisi sinceramente. Più ci pensavo più mi rendevo conto di non conoscere il nome del mio mondo. Per me era solo la Terra dei Draghi.
    Io non conosco il nome del mio Universo, onestamente, né della mia terra. Ho vissuto una vita chiusa in una biblioteca, so molta della storia del mio popolo, il Popolo Draconico, ma non ho idea da quale stringa spazio-temporale io provenga. Potrebbe essere milioni di anni prima di ora, oppure in un futuro impensabile, così come potrei venire dalla Regione accanto a questa.
    Spiegai. Mi sedetti ancora con le gambe al petto. Fissai un punto davanti a me, concentrata per ricordare se mio nonno o qualcuno dei suoi soldati avesse mai detto qualcosa in proposito.
    Siamo un popolo molto unito alla vita dei Draghi, il nostro popolo li venera e li implora di essere buoni con noi. Raramente uno di loro si fa domare, credo di conoscere solo Ronaaz che ha fatto una cosa simile, ma forse per l'imprinting. Penso che mi consideri sua madre, o qualcosa di simile. Comunque sospirai posso dirti solo che mi sono gettata in questa specie di portale buio e sono arrivata qui. Se dovessi ripetere l'esperimento all'inverso... non so dove andrei a finire
    Ammisi controvoglia. Ci pensavo da quando ero arrivata su Endlos: non avevo idea di come tornare a casa. Non che ne sentissi proprio la voglia profonda, ma comunque l'idea di non poter mai più rivedere i miei un po' mi rattristava. La mia biblioteca mi mancava.
    Mi voltai verso William, tornando inespressiva.
    Invece tu sei di qui?

     
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    Non ne ha la minima idea.
    Normale, che domanda era quella che ha fatto William?
    Gli universi non hanno nomi o cose simili...non sanno neanche di essere in mezzo a miliardi di altri universi talvolta simili e talvolta, più spesso, completamente diversi dal loro.

    Il ragazzo sorride, mentre lei cerca di scusarsi del fatto di non saper spiegare da dove viene, accampando anche teorie un po' a caso sullo spazio-tempo. Poi Kelly si siede portandosi le ginocchia al petto, e William si siede invece con la schiena poggiata sul bordo della fontana, pronto a continuare ad ascoltarla.

    Racconta del fatto che sono un popolo molto legato alla vita dei draghi -il cui nome, nota, viene pronunciato con un certo rispetto- e che Ronaaz è l'unico drago di cui ha notizie che si è fatto ammaestrare.
    Poi, con nonchalance, butta in mezzo come è arrivata su Endlos, ed il fatto che non pensa che ripassando il portale tornerebbe da dov'è venuta.

    Eh no, penso proprio di no...

    Commenta William quasi sovrappensiero, prima che lei rivolga la stessa domanda al ragazzo, chiedendogli se è di Endlos.

    Sì, io sono nato qui...
    A Najaza, nel presidio Nord.
    Anche se adesso la città ha i confini chiusi e da quelle parti ho sentito stanno avendo non poche difficoltà con dei non morti o qualcosa di simile...
    La mia famiglia è su Endlos da...generazioni. Non so neanche io da quanto, ma anche parlando con i miei nonni e sentendo dei loro nonni, pare che loro fossero già stanziati qui da molto.
    Certo è, però, che qualcuno del mio albero genealogico è arrivato qui da chissà dove.
    Ma nessuno ha pensato di tenerne traccia in alcun modo, quindi posso dire che la mia famiglia è la cosa più vicina a Lord Aeon che io conosca.


    Mh, ha appena nominato Lord Aeon, ora dovrebbe spiegare di chi si tratta...

    Lord Aeon, giusto perché tu lo sappia, è il sovrano di tutta Endlos.
    Non lo si vede calcare il suolo da tantissimo tempo, ma tutti sanno che c'è.
    E pare lui sia nato assieme ad Endlos, non si sa quanto tempo fa.


    Ecco: parentesi ultimata. Adesso può passare alle sue altre domande:

    Hai detto che hai vissuto la vita in una biblioteca...
    Quindi sei una a cui piace leggere?
     
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    Come sai che c'è se non l'hai mai visto?
    Domandai incuriosita. Non avevo mai capito quella tendenza degli uomini a credere a quello che non vedevano, era insensata e controproducente. Trovavo l'idea di dare per scontato le cose così fastidiosa!
    Oh, sì, è l'unica cosa che sono sicura di fare bene. Ho letto circa ventitremiladuecentotre libri i circa quindici anni, di tutti i tipi. Mi piace molto la chimica e ance la fisica e la matematica non sono male, comunque mi sono informata su storia, letteratura, lingue straniere, conosco le rune, ho un'infarinatura in biologia e medicina e so suonare anche un paio di strumenti musicali.
    Mi chiesi se non stessi peccando di arroganza, per cui abbassai la testa.
    Ma non è niente di che, ho solo avuto un sacco di tempo libero
    Aggiunsi, sperando di non avere offeso William.
    Tu di cosa ti occupi invece? Ho capito che sei una specie di scienziato ma non ho capito bene ancora la cosa dei robot. Che razza di scienza è? Posso impararla? Loro possono imparare quello che facciamo? Potrei creare un modo per insegnare a Ronaaz a volare, se usassi un Crash anche io?

     
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    La prima domanda che pone Kelly dopo che William parla di Lord Aeon è quantomeno ovvia.
    Lui sorride: gli piace il suo modo di ragionare.

    Dopo, infatti, lei conferma con dei numeri la sua passione per la lettura, per le scienze e le materie umanistiche in genere.
    Nella mente del ragazzo si comincia a formare una sagoma, una forma.

    Di cosa si occupa lui, invece?
    Che scienza è quella con cui crea robot? Potrebbe usare un Crash per insegnare a Ronaaz a volare?

    Ptfhahaha!
    No no no no no: non si potrebbe usare un Crash per insegnarle a volare...
    Io mi occupo si informatica. Una scienza che prende algoritmi logici e li collega con altri algoritmi per creare programmi in grado di svolgere calcoli molto complessi. Nel caso di Crash e Sonic c'è anche un po' di ingegneria robotica: ho costruito io questi due robottini pezzo per pezzo, vite per vite.
    Dopo averli creati -a dire il vero sono state due operazioni che ho portato avanti a pari passo- ho caricato il programma di Crash nel robot di Crash, e poi in quello di Sonic ho messo l'omonimo programma.


    Forse è una cosa un po' astratta, per chi non ha mai avuto a che fare con dei computer, effettivamente.
    Mentre il tecnocrate parla, dopo un po', comincia anche a gesticolare, per dare più enfasi alle sue parole e frasi:

    In pratica loro fanno quello che fanno perché io ho scritto che le avrebbero dovute fare se determinate condizioni si sarebbero verificare.
    Ecco: l'informatica è un'unione la matematica e la logica.
    Il tutto applicato ad un apparecchio in grado di fare calcoli ad una velocità che a noi è preclusa.
    Ad esempio: Sonic ha un processore che è in grado di fare tre milioni di operazioni al secondo.
    Usa una buona parte di queste operazioni anche solo per muoversi. Perché anche solo farlo correre in avanti richiede la coordinazione tra centinaia di parti del suo corpo, dove ci sono altrettante leve o motori, e che devono essere controllate da un calcolo ben preciso e capace di adattarsi alle situazioni più diverse.
     
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    Ci riflettei su un attimo, mentre i miei lombi lavoravano velocemente. Quindi un robot era una macchina complessa. La cosa mi intrigava molto più di quanto fossi disposta ad ammettere.

    Quindi anche io, se volessi, potrei creare un algo... algoritmo logico per unirlo ad altri algoritmi logici

    Nella mia testa, però, la vera domanda era un'altra.

    Gli algoritmi logici riescono a conferire alla macchina anche una parvenza di emotività psicologica? Un Sonic e un Crash possono provare emozioni come noi oppure non possono? E se non possono, perché non possono?

    Chiesi. Non mi dispiaceva l'idea che si potesse dar vita al metallo, se avessi saputo farlo in biblioteca forse sarei uscita da là dentro parecchi anni prima, ma non riuscivo a pensare di poter avere qualcosa al mio fianco che non avesse emozioni. Bastavo e avanzavo io, che ancora non ero riuscita a capire cosa "emozione" volesse davvero dire.
    Certo, quando ero interessata a qualcosa riuscivo a sentire il cuore battere lievemente più veloce, ma in realtà questo capitava molto molto poco e io, comunque, volevo riuscire a piangere o a ridere almeno una volta in vita mia prima di morire.
    Fissai William e mi sporsi verso di lui, molto seria.

    Mi puoi insegnare a creare un Sonic? Sempre che la cosa non ti dispiaccia o non ti disturbi o non ti crei problemi

    Chiesi mentre stavo a gattoni sull'erba.

     
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    Sì, potresti...

    Ma mentre il ragazzo sta cercando di elaborare una risposta più completa arriva la domanda.
    Una domanda complessa, seppur semplice, che richiede una risposta semplice, seppur complessa.
    William guarda la figura minuta seduta vicino a lui per alcuni attimi, distogliendo lo sguardo quasi subito, prima di cominciare a parlare:

    No.
    Cioè sì.
    Cioè...


    Il ragazzo si muove un poco nella posizione in cui è, cercando di mettersi comodo, intanto parla:

    Si possono creare algoritmi molto complessi e pieni di variabili che possono simulare un'emotività di qualsiasi genere.
    Ma un robot, come un computer, non può provare emozioni.
    Tutti i ragionamenti e le azioni, per quanto complessi, sono sequenze di vero-falso o calcoli numerici, quindi in queste cose non è possibile, almeno secondo la mia esperienza, implementare delle emozioni.
    Saprà sempre darti la risposta ad un quesito matematico o logico. Un computer può compiere scelte, analizzando i dati che ha a disposizione.
    Ma noi umani compiamo scelte che, spesso, un'intelligenza artificiale non compierebbe mai.
    <b>

    <b>Ti è mai capitato di sentire di quei miliziani -non so come si chiamino dalle tue parti- che si lanciano in un edificio in fiamme e per salvare alcune persone rimaste intrappolate dentro, nonostante potrebbero morire perché la struttura sta cedendo e potrebbe crollare da un momento all'altro e poi riescono a salvare tutti uscendo un attimo prima che tutto venga avvolto dalle fiamme?
    Ecco: un computer sceglierebbe di non andare, che le possibilità di salvarli sono troppo basse mentre le possibilità di morire tra le fiamme sono troppo alte.


    Appena finisce di parlare il ragazzo nota Kelly leggermente sporta verso di lui, a gattoni sull'erba.
    È molto vicina, ed il ragazzo la fissa dritta negli occhi con i suoi aperti più del normale, mentre un leggero rossore comincia ad intravedersi sugli zigomi.
    Fa caldo.
    Fa molto caldo.

    Uh, eh...sì, sì certo!

    Allontana la testa, guarda il drago, si allontana ancora un poco, torna a guardare Kelly.
    Le parole fanno fatica ad uscire:

    Prima, però...
    Ci terrei a farti conoscere...le persone che mi hanno dato accesso...alle più grandi biblioteche di Endlos e...e la possibilità di portare avanti le mie ricerche in campo robotico.
    Cosa...cosa ne pensi?


    Adesso fa molto meno caldo, ed il rossore dovrebbe essere scemato notevolmente.
     
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    Rimasi a riflettere sulle sue parole. Un Robot non poteva provare emozioni perché il calcolo probabilistico era troppo baso. Ma quindi...
    Prima che potessi dire qualsiasi altra cosa, William mi propose di conoscere alcune persone. Nessuno mi aveva mai invitata a conoscere qualcuno, di solito erano gli altri che volevano conoscere me. Questo era un bene e un male al contempo.

    Va bene, vengo con te. Ma sono persone che mi faranno male? Devo portare un dono? Non ho molto, solo Lok e Ronaaz, ma posso regalargli i miei vestiti. Certo, vanno lavati, ma giuro che valgono molto, le rifiniture sono dorate

    Spiegai indicando i ricami sulle braccia del mio kimono. Tornai in posizione eretta e mi inchinai nuovamente.

    Grazie per l'opportunità di conoscere qualcuno di nuovo, sei una persona molto gentile. Se posso fare qualsiasi cosa per sdebitarmi basta che tu me lo dica

    Mi alzai nuovamente ed entrai nel mio cespuglio, dove trovai Ronaaz sonnecchiante. Le misi in testa Lok, che mi guardò con la punta del naso che vibrava, poi le misi addosso il mio mantello.

    Ora vedi di fare la brava draghessa, stammi dietro, non fare rumore, la coda tienila dentro. Dopo ti farò mangiare qualcosa, per premiarti

    Le promisi. Lei mi leccò la faccia e io l'abbracciai. Era una brava cucciola, tutto sommato.
    Tornammo da William e io mi inchinai ancora.

    Possiamo andare, sempre se ancora sei deciso a portarmi con te. Alternativamente, non ha importanza, comunque ti sono grata per le risposte che mi hai dato, anche se avrei ancora un migliaio o due di domande da fare.
    Tipo: tecnicamente non potresti violare il calcolo probabilistico aumentando in qualche modo i risultati? Se puoi controllare tutto quello che fa un robot, dovresti essere in grado di falsare le sue possibilità. Ma te le farò in un secondo momento se sarai ancora disposto a rispondermi e non ti sarai stancato della mia petulanza e della mia curiosità

     
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