[EM] Due popoli

Red Gold: conseguenze.

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    TRUE LOVE IS POSSIBLE ONLY IN THE NEXT WORLD — FOR NEW PEOPLE. IT IS TOO LATE FOR US. WREAK HAVOC ON THE MIDDLE CLASS.

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    Il Silenzio non era scomparso, all'interno del Distretto del Kanti. Le piccozze non avevano ripreso il loro melodico canto, i tagliapietre non stavano affilando i loro strumenti sulla nuda roccia, i lavoratori non sciamavano ancora, fra le voragini sotterranee della Tana.

    Eppure, la minaccia che aveva paralizzato la dolce voce del Distretto dei minatori era rientrata.
    Il prezzo pagato era stato alto: decine di vite erano state spezzate, fra minatori innocenti e mercenari prezzolati. Un prezzo di sangue e di morte, pagato sull'unghia fino all'ultimo alito di vita.

    Fra i lavoratori, si vociferava. Per i più, gli Elldroc altro non erano che leggenda, una delle tante ombre che avrebbero potuto prendersi la loro vita. Uno dei motivi per non scavare troppo in basso, per non addentrarsi troppo al di fuori dalle rotte stabilite.

    I recenti avvenimenti avevano però dato vita a quelle leggende, trasformandole in una realtà crudele e affamata.
    Una realtà ben diversa, tuttavia, dalla verità.
    Perché era facile fraintendere, dare tutta la colpa a quelle creature così aliene, così mostruose. Era facile temerle, odiarle... almeno, lo era per chiunque non si fosse avventurato in quei corridoi e in quei tunnel, in quel giorno maledetto.

    Per i superstiti, peri pochi mercenari che erano riusciti a riemergere, settimane dopo... per chi sapeva la verità, odiare non era altrettanto semplice.

    Ma se la minaccia era stata arginata, se i mercenari richiamati da ben due Pasha erano riusciti a vincere l'oscurità... perché il distretto restava muto?
    Perché il lavoro non riprendeva ancora?

    Questo, nessuno lo sapeva.

    Non visti, enormi ingranaggi cominciarono a ruotare sul loro asse, mettendo in moto un meccanismo fatto di intrighi e manovre politiche. Un meccanismo assurdamente complicato, chiamato burocrazia, cominciò a distribuire le tessere del fato.
    Il risultato di quel meccanismo sarebbe stato noto a pochi, e ancor meno sarebbero stati presenti alla fine del suo ciclo.
    Come ogni cosa veramente importante, questa sarebbe accaduta nelle tenebre, in silenzio, con pochissimi e selezionati testimoni.

    -

    La notte, nella Tana, era qualcosa di molto suggestivo. Sotto terra il ciclo solare aveva la stessa importanza del due di picche a dama, ma per garantire una certa continuità e per dare una determinata pace dei sensi alle menti dei cittadini, la luminosità delle Gemme di Luce, che normalmente illuminavano a giorno la Tana, veniva fatta diminuire, fino a tingere l'aria di un tiepido azzurro scuro. Non era una vera e propria notte, ma nessuno si era mai lamentato.
    Non fosse stato per i continui borseggi, assassinii, o semplici disordini, la notte di Merovish sarebbe perfino potuta essere definita “affascinante”.

    Ma, ahimè, era pur sempre Merovish.

    Una città dura, difficile... ma che sapeva ricompensare generosamente chi si occupava di lei.
    Generosa esattamente quanto lo era stata la ricompensa per quei mercenari che erano riusciti a uscire vivi dal sottosuolo, durante la crisi mineraria. E se la ricompensa era stata generosa per chi era sopravvissuto, quella per chi aveva effettivamente contribuito a porre fine a quella crisi era stata perfino da sogno.
    Per sommo sollievo di un certo rossiccio, tali persone si potevano contare sulle dita di una mano.

    Il Re dei Goblin sputava fra questi pochi eletti.
    La ricompensa gli era stata fornita da uno dei capo-minatori, ed era... particolarmente sostanziosa. Aveva combattuto, aveva vinto, e sopratutto era sopravvissuto, riscuotendo il suo meritatissimo oro.

    Ma Merovish non aveva ancora finito, con lui.

    Quella mattina, un mendicante gli si era avvicinato e, con la scusa di chiedere qualcosa da mangiare, gli aveva infilato in mano un piccolo biglietto.

    Un occhio disegnato a mano lo scrutava dal dorso del messaggio, mentre sull'altro lato, una calligrafia minuta si appellava direttamente a Karakuriki.

    “Merovish ti ha osservato a lungo.
    Ti ha osservato abitare al suo interno, cibarti dei suoi frutti, vestirsi dei suoi panni.
    Merovish ti ha osservato combattere in suo nome, o in nome delle sue ricompense.

    Ora, la Tana si chiede se tu sia pronto a qualcosa di più.
    Raggiungi i suoi figli, ascolta la loro offerta... oppure continua a vivere la tua vita.
    A te la scelta.”



    Il messaggio terminava con le istruzioni per raggiungere un determinato vicolo all'interno del Distretto del Kanti.
    Il Destino, ancora una volta, poneva i suoi prescelti davanti a dei bivi, a delle scelte.
    Il messaggio poteva benissimo essere una trappola, l'appuntamento poteva essere un imboscata orchestrata da qualche bandito particolarmente eccentrico.

    … oppure no.

    Perché il Destino ci pone solo davanti ai bivi, ma non ci indica quale strada scegliere. Il rischio di scegliere è il nostro unico privilegio.

    E se la scelta del ragazzo lo conducesse a presentarsi, in quel vicolo vi sarebbero state due figure ad attenderlo.
    Dimitriy, il mercenario che lo aveva accompagnato nelle viscere dell'inferno, e Zimmer, il Pasha della Fame che aveva finanziato quella campagna di morte.

    In quel vicolo, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.



    Ma gli ingranaggi del Destino non si muovono, silenziosi e non visti, solo per vicoli e distretti cittadini. Alcune delle ruote dentate più importanti, infatti, si muovevano svariati chilometri al di sotto delle strade malfamate di Merovish, lungo le “strade” si una città ben diversa dalla Tana.

    Per i cunicoli dell'Alveare, la nuova dimora della razza Elldroc, due atipiche figure si aggiravano con impazienza. Entrambe nate per uno scopo fin ora alieno ai normali obiettivi della Colonia, entrambe istruite, cresciute, create per affrontare una nuova realtà.
    Da solo, l'Alveare era destinato a soccombere.
    Finito suo malgrado in una scacchiera di eventi, le cui mosse non potevano più essere sciolte, il consiglio della Regina aveva suggerito un nuovo approccio.

    Aveva suggerito l'impensabile.
    Aveva suggerito un alleanza.

    Per questo, le due figure erano nate.
    La prima, che guidava la marcia nel labirinto di corridoi e camere, aveva forma antropomorfa, quasi umana. Un logoro poncio verdastro occultava le differenze morfologiche più evidenti, come le ali, o la pelle violacea e coriacea. Solo il paio di braccia extra lo riconducevano chiaramente alla sua razza.

    Egli era l'Araldo, colui che era nato per essere Ambasciatore sulla superficie.
    Curioso, come la Tana fosse intesa in tali termini...

    E' arrivato il giorno, Fretello. commentò, affrettando il passo. Usò volutamente la lingua della superficie. Era difficile da pronunziare, raschiava il palato, ed era inutilmente complessa... ma loro erano nati, per parlare quella lingua. Era il loro scopo.

    La riunione sta per iniziare.
    L'altro era il suo unico sottoposto e fratello di covata, nato per scopi molto simili, eppure allo stesso tempo molto diversi.
    Perché se l'Araldo avrebbe dovuto avere a che fare con i leader della superficie, Tatawwur avrebbe avuto il compito di osservare, di vivere, di infiltrarsi.

    Perché perché quel meccanismo invisibile potesse funzionare, quei due mondi dovevano conoscersi. Dovevano incontrarsi, e annusarsi a vicenda.

    Per garantire la reciproca sopravvivenza, Merovish e l'Alveare dovevano stringere un alleanza.
     
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    Probabilmente non sarebbe tornato mai più nell'Alveare. Sapeva per quale motivo era nato, il suo destino prevedeva l'allontanamento dalla colonia, senza però voltarne le spalle. Per quanto lontano, si sentiva parte di loro, voleva e doveva esserne a tutti costi e proprio per questo, avrebbe imparato dagli abitanti della superficie, apprendendo i loro modi di fare.
    Osservali, diventa uno di loro... era questa la missione di Tatawwur, una specie d'esule suo malgrado. Poteva forse il suo fratello di covata condividerne il destino? Non ne era sicuro poiché egli, sembrava essere nato per compiere una missione più delicata, di vitale importanza per l'Alveare la cui esistenza, sembrava nuovamente compromessa.
    Resistere e sopravvivere, era questo l'obbiettivo principale degli Elldroc, i quali già un tempo avevano rischiato l'estinzione a causa del demone delle fiamme, venuto dalle oscurità più profonde.

    Non poteva fare a meno di nutrire rammarico per la partenza, il distaccamento dall'alveare e la regina, ma non esisteva alcuna titubanza nel suo animo. Non poteva sottrarsi al volere dell'Alveare, e non nutriva alcuna intenzione a farlo.
    Per facilitarne lo scopo di vita era nato con un forte senso della curiosità, il quale lo portava a voler osservare il mondo al di sopra dell'Alveare.

    Aveva optato per indossare una mantella con tanto di copricapo, volendo in qualche modo mascherare la sua natura temendo potesse in qualche modo ostacolare l'instaurazione di un rapporto con le razze della superficie. Al contrario del fratello, possedeva una struttura forse più massiccia ma priva di due braccia.
    Anche le loro strade per quanto simili, si sarebbero divise una volta giunti dagli estranei. L'Araldo avrebbe parlato con i loro leader, mentre a Tatawwur spettava il compito di interagire con le classi sociali inferiori. Indubbiamente miravano entrambi alla pace, erano nati per consolidare il rapporto di alleanza tra i due popoli e per questo, difficilmente Tatawwur avrebbe compiuto atti i quali potevano ostacolare lo scopo di vita del fratello. Non desiderava scatenare sull'Alveare, un secondo inferno di fiamme, rischiando di perdere così la nuova regina, dalla quale lui era nato.

    ≪Già... il futuro dell'Alveare sarà deciso dalle parole e non dalla forza dei nostri artigli. Che sia davvero l'inizio di una nuova era per noi?≫

    Parlava alla perfezione la lingua della superficie, nonostante prima d'ora l'avesse impiegata raramente. Era nato per vivere con loro, sarebbe stato stupido far sì che i cristalli non ampliassero questa sua capacità, in sfavore di altre abilità tipiche della sua razza. Dopotutto si trattava pur sempre di un esperimento e come tale, l'Elldroc doveva vivere la sua vita.

    ≪Questa loro modo di parlare... è strano, affascinante. Mi piace.≫

    Pronunciò senza nascondere curiosità e divertimento nel parlare quella lingua diversa dalla loro. Avrebbe potuto continuare a dialogare per tutto il tragitto, ma preferiva non disturbare troppo il fratello, il quale aveva un importante fardello da portare al termine per il bene dell'Alveare.
    Lo rispettava come figura.
     
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    Erano ormai passati giorni dall’oscura faccenda nelle miniere.
    Karakuriki si era dileguato con molti soldi e poche domande, d’altronde lui lo aveva fatto soltanto per il metallo luccicante.
    Poco era il suo interesse verso gli Elldroc e quello che combinavano.
    Tutto sarebbe potuto cadere tranquillamente nel dimenticatoio se fosse dipeso da lui, ma non era altro che una piccola pedina in un’enorme scacchiera.
    Chissà, se più avanti, qualcuno lo avrebbe mangiato o se sarebbe stato in grado di raggiungere la fine della scacchiera.
    Preferiva crogiolarsi nel presente e nella ricompensa che si era riuscito a guadagnare.

    Grazie ai suoi due goblin, aveva sepolto in un posto sicuro la somma di denaro, preferendo spendere per primo un po’ del suo tempo per pensare a come investirli.
    Una delle opzioni a cui era più favorevole, era quella di acquistarsi un’abitazione: grande e non troppo appariscente.
    Almeno lo strano trio si sarebbe tolto dai bordi della strada e Scratch avrebbe potuto testare qualche nuova invenzione.
    Colui con tutti gli arti iniziava a sentire una certa fiducia e speranza nell’aria, come un caldo vento che portava un futuro propizio.
    Ed forse non era nemmeno troppo lontano dalla verità.

    Una mattina qualunque, un uomo di mezza età, provo ad elemosinare qualcosa dal Re, che di buon umore, lo mandò via in maniera garbata, senza ovviamente pagare pegno di alcun tipo.
    Allontanandosi, però, il barbone riuscì a passarli un piccolo pezzo di carta.
    Uno strano occhio sul dorso iniziò ad osservarlo.

    "Cosa è? Inizio a pensare che non fosse un barbone come tutti gli altri. Fortuna che non l'abbiamo mangiato allora.”

    Karakuriki elargì un caldo sorriso al compagno robotico, intento a cercare qualcosa nella spazzatura insieme a Cut.
    Il sorriso iniziò però ad avvizzire quando, dopo averlo aperto, lesse il contenuto della lettera.
    La qualità della carta e la calligrafia gli sembravano molto pacchiane, ma non per questo mal fatte.
    Per quanto importante, il messaggio, doveva mantenere una certa segretezza.

    ”Ah, capisco … pensò che ci andrò.”

    ”Dici sul serio?! Cosa ti ha convinto? Mi sembra l’ennesima fregatura di questa città.“

    Un nuovo sorriso giunse dall’umano, ma questa volta più sarcastico.

    ”Il simbolo è figo. Nessuno perde così tanto dietro ad un’emblema, se non ha grandi progetti. Mi capisci?”

    ”… penso proprio di no!“

    E mentre il Re si allontanava, si ricordò, che per quanto odiasse gli umani in ogni loro forma o cultura, lui stesso rimaneva un’essere umano.

    ”Zazza …”

    ”Forse hai ragione. Meglio seguirlo da lontano.“

    E come ombre i due iniziarono a muoversi.


    Quando Karakuriki giunse nel vicolo, guardandosi spesso dietro e assicurandosi che solo i suoi servitori lo seguissero, entrò.
    Il vicolo era uno dei tanti di Merovish.
    Sporco e poco raccomandabile.
    Fin troppe volte qualche ladro gli aveva provato a svuotare le tasche in una di quelle strade, il fatto che poi il rapinatore non uscisse mai più dal vicolo, era un’altra storia.

    ”Ma guarda … il biondo e il Boggart. Strano che con voi non ci siano anche quelle simpatiche signorine. Entrambe … molto impulsive devo dire.”

    Senza staccare lo sguardo dalla strana coppia, si frugò in tasca e tirò infine fuori il biglietto.
    Il simbolo ben rivolto verso i due.

    ”Questa devo dedurre che è roba vostra, almeno che anche voi non siate stati portati qui come me. Anche se immagino che fra voi due ci deve essere un qualche tipo di legame. Ho visto come vi guardavate all’entrata della miniera, prima della missione. Ovviamente non mi riferisco ai gusti sessuali del Boggart. Capite? Quindi ditemi … cosa volete?”

    Il Re stava offrendo più quanta serietà avesse in corpo.
    Non aveva paura, non ne aveva avuta durante l’Upperdark e non l’avrebbe avuta certamente in quel vicolo.

     
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    Erano passati diversi giorni dalla Crisi nel Distretto del Kanti, il pericolo costituito dagli Elldroc impazziti era finalmente rientrato e i lavori di estrazione potevano riprendere senza paura di altri incidenti, se non quelli soliti che di norma avvenivano nelle miniere. Nonostante tutto, però, il Distretto era praticamente deserto. Il silenzio era ancora li, freddo e spietato, muto spettatore di tutti quegli eventi che si erano susseguiti fino a quel momento. Nessuno sapeva il motivo di una tale situazione, nessuno sapeva perché i picconi si erano fermati e la roccia restava intatta... e soprattutto nessuno sapeva quando tutto ciò sarebbe finalmente terminato. Non era solo l'economia ad essere in pericolo, ma tutto il già precario tessuto sociale della Tana a rischiare il collasso.
    Questa almeno era la facciata che veniva mostrata alle masse, i più infatti non erano a conoscenza delle manovre politiche che si nascondevano dietro questo mistero. Una fitta rete di intrighi continuava a intrecciarsi nell'ombra e ognuno lo faceva per un proprio tornaconto, anche quelli che proprio giocando nell'ombra avevano messo le mani su quell'inferno di nome Merovish. Tra i fortunati usciti vivi dall'Upperdark, gli “eroi” già dimenticati, qualcuno aveva attirato le attenzioni dell'occhio a spirale.
    Sicuro che possiamo fidarci... di uno così?
    Dimitriy non nascondeva la sua diffidenza mentre insieme a Zimmer, attendeva l'arrivo di colui con tutti gli arti nascosto nella penombra di un vicolo. Aveva combattuto con lui nel buio e per quanto in quei momenti l'obiettivo primario era sopravvivere, il biondo aveva analizzato quello strano tipo e i suoi goblin... arrivando alla conclusione che uno con quel tipo di intelligenza, con decisioni anche abbastanza discutibili, poteva rivelarsi imprevedibile. E a Dimitriy le cose imprevedibili non piacevano molto, le cose irrazionali infatti erano difficili da studiare e comprendere, rendendo complicato prevederne le mosse.
    Alla fine comunque il Re giunse a destinazione, mostrandosi da solo al cospetto di Gerarca e Lettera. Quest'ultima rimase appoggiata al muro, con le braccia incrociate al petto, mentre con lo sguardo di ghiaccio scrutava Karakuriki. Una cosa era certa, non aveva perso quel piglio strafottente, nonostante quel che avevano passato nel buio.
    Stavamo aspettando proprio te.
    Saltò tutte le parole superflue, in fondo non erano li per cazzeggiare. Una cosa però l'aveva detta giusta, lo attendevano insieme perché un rapporto tra loro c'era... anche se uno dei due probabilmente non l'avrebbe mai ammesso.
    Fiducia. Questo ci lega e questo cerchiamo.
    Poche parole da parte del sicario, che si fece da parte lasciando il resto al Pasha al suo fianco. Era una situazione abbastanza strana comunque, in genere non era Zimmer ad occuparsi degli arruolamenti... quindi questo era un caso davvero eccezionale.

     
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    Nell'oscurità del vicolo, Zimmer sorrise mestamente, lanciando un occhiata al suo secondo in comando. Ah, tu sa, Bidibi usò stesse parole, quando mandai Klaus a reclutare te. ridacchiò, canzonandolo.
    Quanto tempo era passato da allora? Quanto erano cresciuti, entrambi? Quanto era cambiato il volto dell'Eversione?
    Alla mente, inevitabilmente, tornò il ricordo del suo ingresso all'interno dell'organizzazione.
    In pieno giorno, nel mezzo del mercato centrale del Bazar delle Talpe. Si, le cose erano cambiate completamente, dai tempi dell'Uomo Incrociato.
    Se io ha fede in tuoi reclutandi, che demoliscono tunnel e quasi fanno fallire missione, minimo che tu può fare è avere fede in mio giudizio. continuò, ora con tono più fermo.
    Mentiva, chiaramente... Zimmer non si fidava minimamente di quelle due. Come non si fidava di nessun altro Eversore, Voce, risorsa, cittadino di Merovish o creatura dotata di intelletto. In tutto il semipiano, le persone di cui il Boggart si fidava stavano tutte sulle dita di una mano... e una di queste, suo malgrado, stava al suo fianco in quel sudicio vicolo.

    Ad ogni modo, il suo non fu un rimprovero: per quello già c'era stato tempo e fiato, a bordo della Behemoth... era un semplice ribadire i fatti.

    Finalmente, il loro ospite fece capolino dalle tenebre, entrando nel vicolo e riconoscendo chi l'aveva convocato.
    Perfetto, avrebbero risparmiato tempo prezioso saltando i convenevoli.
    Cosa noi vuole no ha importanza. cominciò il molliccio, scrocchiandosi le vecchie giunture degli arti superiori, facendo oscillare leggermente le due lunghe corna che gli adornavano il capo.
    Cosa non avrebbe dato per una bella birra, in quel momento!

    Importa cosa vuole la Tana. un lieve bagliore catturò lo sguardo del Boggart: un tiepido luccicare alle spalle del Re dei Goblin, lontano, sul tetto di qualche abitazione. Poteva essere qualunque cosa: una candela, una gemma di luce difettosa... qualunque cosa.

    Anche un avvertimento da parte delle Voci.
    Due rapidi bagliori, in successione... poi più nulla. Zimmer sorrise.

    Seguici. Se mie parole no ti interesseranno, almeno io può promettere spettacolo interessante. ridacchiò, abbandonando il suo giaciglio e incamminandosi verso l'uscita dal vicolo, facendo cenno a Dimitriy di seguirlo.
    Invito si estende anche a due tuoi amici, ovviamente. mormorò, quando fu abbastanza vicino a Karakurichi da poterlo superare e incamminarsi.

    Zimmer e, se avessero effettivamente scelto di seguirlo, il resto dei presenti si avviarono verso il medesimo ingresso alle gallerie che un paio di settimane prima aveva inghiottito il gruppo di mercenari, facendoli sprofondare nelle profondità dell'abisso.

    Io promette viaggio più tranquillo, questa volta. ridacchiò il molliccio, accarezzando distrattamente la testa del pugnale che gli spuntava dalle vesti. Gran parte dell'armamentario pesante l'aveva lasciato nelle sue abitazioni: non gli sarebbe servito quella sera.

    O almeno, lo sperava.

    Dimmi: cosa tu pensa di Merovish? domandò, mentre cominciava la discesa negli abissi di roccia e calce delle miniere del distretto del Kanti.



    ~ Meanwhile...

    Svariati chilometri sotto di loro, due fra i più peculiari esemplari di Elldroc, si apprestavano per la prima volta a lasciare casa. L'alveare, attorno a loro, brulicava di vita.
    Piccoli droni carichi di rifornimenti e provviste sciamavano ovunque apparentemente senza una logica, seguendo impercettibili umori nell'aria che li guidava attraverso gli infiniti corridoi della loro abitazione, mentre operai secernevano naturalmente del collante per rinforzare o ripararne le pareti.
    Giganteschi insetti-guardia si fecero da parte al loro passaggio, ritirando le loro enormi armi permettendogli così l'uscita dal Regno.

    Davanti a loro, un enorme galleria scura, carica di incisioni e raffigurazioni li attendeva.
    La Storia degli Elldroc, incisa lungo tutta l'uscita dall'alveare, aveva il compito di insegnare a chi arrivava e di rammentare a chi se ne andava, tutto ciò che gli Elldroc erano.

    A seguito dei recenti avvenimenti, tuttavia, alcune pareti erano state raschiate e incise nuovamente. La Storia si aggiorna, si corregge.

    Io invece non la sopporto. rispose l'Araldo, riguardo la lingua di superficie. Aveva dovuto imparare termini politici, usi, modi di dire, tutto in pochi mesi di gestazione, seguiti da un addestramento serrato una volta lasciata la covata.

    Ti invidio, Fratello. Tuo è il compito di osservare, di scoprire, di imparare. Io dovrò complottare, dovrò far parte di intrighi e segreti. Sedere fra i Pasha come ambasciatore... … e parlare a nome della Regina stessa.
    Una responsabilità incolmabile, e mai tentata. Eppure, l'Araldo era stato concepito proprio a quel proposito. Era come se fosse un estensione della Regina, dotata in un modo contorto di una coscienza propria.

    I due attraversarono il cunicolo fino ad un enorme grotta apparentemente chiusa. L'Araldo si avvicinò a una delle pareti e, col semplice tocco delle sue zampe, aprì un accesso nella roccia. Un “arteria rocciosa”, un passaggio che solo le creature del sottosuolo avrebbero potuto trovare e utilizzare con efficacia.

    Grazie a quella, riuscirono a percorrere chilometri in pochi secondi, scalando verso la superficie e ritrovandosi, una volta fuori dall'arteria, ad un enorme portone in legno massiccio, adornato dagli emblemi reali.
    Davanti alla porta, due Hydralisk sorvegliavano l'accesso.
    Sei pronto, Fratello? domandò l'Araldo, poggiando una delle zampe sulla superficie della porta, senza però spingere ancora.

    Sei pronto ad incontrare nostra Madre?
     
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    "Fiducia! Uh ..."



    Per quanto non avrebbe scommesso neppure una pietra spezzata su quei due, era costretto ad ammettere che senza qualche impiccione nel mezzo, sapevano sicuramente il fatto loro.
    Molto più di quanto volessero esternare.

    Ascoltò con pacatezza ogni parola del Rosso, soppesando bene ogni singola parola tanto che non arrivò a scomporsi più di tanto quando gli disse di richiamare i servi.

    "Ma come ha fatto?!"

    Karakuriki iniziò a camminare subito dopo al Boggart.

    ”Organizzazione Scratch! Una terribile e ben fatta organizzazione.”

    Uscì dal vicolo ordinando ai due di raggiungerlo il prima possibile.


    Il posto dove venne portato, era esattamente quello che lo aveva visto protagonista di una brutta serie di avventure.
    L’esplosione nel tunnel e lo sciame di insetti che avevano dato la caccia al piccolo gruppo di avventurieri.
    Una cosa di cui difficilmente si sarebbe dimenticato.

    "Mio Re ..."
    ”…Cut”

    I due goblin erano riusciti a raggiungere l’improvvisato trio giusto in tempo per prendere l’ascensore tutti assieme.

    ”Devo dire che è piacere vederla in forma signor … non abbiamo avuto mai tempo di dirci i nostri nomi, giusto?!”

    ”Non credo che servirà sapere il suo nome per il momento … quindi vedi di non importunare troppo il nostro giovane conoscente.”

    Nonostante fosse molto più giovane di lui, Karakuriki era volutamente arrogante e sarcastico.
    Si sentiva protetto da una certa immunità o era solo per testare la pazienza del biondo?

    ” Dimmi: cosa tu pensa di Merovish?”

    La domanda improvvisa del Boggart, che nel mentre aveva azionato la rugginosa leva, attirò subito l’attenzione e la curiosità del Re.
    Voleva che esponesse la più pura e semplice verità su quello che pensava della città?

    ”Io …”

    Si grattò velocemente sotto il mento pensando a come articolare la riposta, la quale avrebbe deciso molte più cose di quanto lui non pensasse.

    ” … vedo Merovish come una casa, perché il mio vecchio regno e dimora erano come Merovish. Ma questo punto di vista può darsi che sia troppo intimo e personale. Se posso esprimere un secondo punto di vista, è che Merovish è una discarica. Già, proprio una discarica. Drogati, stupratori, assassini, essi sono solo spazzatura e dove va la spazzatura se non in discarica? Sono stato anche ad Est sapete?! Forse si! Lassù però l’aria e le persone sono proprio diverse. Quindi mi sono chiesto …”

    Nuova pausa per riprendere fiato dal discorso precedente.

    ” … perché Chediya è così diversa da Merovish? Dov’è la sua “spazzatura”? La risposta la sapete bene quanto me … la spazzatura di tutti i presidi è qui, a Merovish. Ma non voglio dire che sia “sporca” o invivibile, ma anzi, tutto qui si sposa in armonia. Questo è per me Merovish. L’unico posto in cui tutto il male converge, perché si annulla a vicenda, permettendo così agli altri luoghi di vivere e respirare meglio. Si, questa è la mia risposta definitiva!”

    Forse era stato alquanto severo, ma non amava girare attorno alle cose.
     
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  7. _MajinZ_
     
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    Entrare a far parte di una Gilda comportava sempre dei sacrifici, delle scelte da fare. Quando si sceglieva di portare avanti un progetto comune, i desideri personali dovevano essere accantonati per favorire quello principale a cui tutti aspiravano. Ovviamente a volte i desideri personali potevano combaciare con l'obiettivo della Gilda, ma ciò era molto raro. Soprattutto per gli Eversori di Merovish. Per loro non era fondamentale portare avanti le proprie aspirazioni personali, ma proprio come aveva detto Zimmer non era importante ciò che loro volevano... ma ciò che voleva la città. Era la Tana a decidere cosa fare, a quali prove sottoporre i propri abitanti. E anche Karakuriki doveva sottostare a questa regola fondamentale.
    Ma non era quello il posto giusto per parlare. Il gruppo infatti si mosse, recuperando anche i due sgorbi che il Re si portava dietro, per raggiungere un luogo divenuto ormai familiare: le stesse gallerie che qualche giorno prima avevano cercato di ucciderli. Questa volta però avrebbero affrontato quella discesa nel ventre della terra con un altro stato d'animo. Dimitriy aveva ormai smaltito la paura e la sua razionalità era tornata solida, indistruttibile come al solito. Però chiuse gli occhi mentre l'ascensore iniziava la discesa, incrociando le braccia al petto. Sapeva che ora non poteva più accadere nulla, ma gli trasmetteva comunque una strana sensazione che non l'avrebbe abbandonato per almeno un bel po' di tempo. Decise comunque di ignorare le parole che gli vennero rivolte, preferendo concentrarsi sulla risposta che il Re dei goblin decise di dare al Rosso. Da ciò si potevano capire moltissime cose.
    Erano parole vere, le sue. Merovish era la fogna di Endlos, il luogo in cui tutti i presidi scaricavano i loro rifiuti e la loro merda... un luogo in cui la vita poteva sembrare impossibile, cosa vera per alcuni, ma chi sapeva vedere lungo, poteva scorgere dell'oro in mezzo a tutto quel putridume. Tuttavia quel modo di vedere le cose era anche abbastanza curioso, un modo originale perfettamente adattato alla persona che pronunciava quelle parole. Colui con tutti gli arti mostrava la sua imprevedibilità anche nei ragionamenti che faceva, e Dimitriy era curioso di sentire cos'aveva da dire Zimmer. Come aveva detto prima, non si era mai opposto ai reclutamenti del biondo, alcuni abbastanza peculiari... quindi chiedeva semplicemente di fidarsi di lui. Il russo rimase quindi in silenzio, per godersi indisturbato l'intero spettacolo.

     
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    Forse un giorno, persino loro sarebbero finiti incisi sopra quelle mura, entrando a far parte della storia degli Elldroc.
    Credeva che in normali circostanze, non avrebbe nutrito il minimo interesse nell'essere ricordato dalla sua razza come un eroe della colonia, ma per Tatawwur la questione era diversa, poiché dotato di quell'istinto individuale il quale lo portava ad augurarsi un simile fato. Non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo invidioso per il fratello, il quale avrebbe sicuramente riscosso maggior successo in tale impresa. Dopotutto cosa avrebbero mai potuto dire di lui? Temeva infamia, dure parole riguardo la condotta seguita e l'essersi ritrovato a immischiarsi con gli esseri della superficie, divenire quasi uno di loro.
    Era meglio non pensarci, sperare che in fin dei conti sarebbe andata bene anche a lui, poiché eseguiva semplicemente il volere della colonia.
    Scrutò rapidamente la loro storia, non volendo soffermarsi troppo a lungo, rapide occhiate mentre procedeva lungo il cunicolo, non permettendosi il lusso di compiere ritardi; non in quella circostanza.

    ≪Questo è davvero curioso, insolito. Pensavo ti fosse sorta un'adorazione particolare per lo strano lessico e modo di interagire degli abitanti della superficie, dopotutto dovrai farne un maggior sfoggio rispetto a me.≫

    Che il fratello non amasse il suo ruolo? Non aveva minimamente pensato a una simile eventualità, ritenendo il compito dell'Araldo più onorevole e prestigioso rispetto al suo. Ne rimase sorpreso, domandosi per quale motivo, egli nutrisse invidia.
    Ponendo il discorso in quel modo, si sentiva anche sbilanciato a dargli ragione, poiché sapeva di avere almeno la possibilità di scoprire il mondo sopra le loro teste, vedere cose che nessun Elldorc poteva aver visto in tutti quegli anni di reclusione nel sottosuolo di Merovish. Però agli occhi dell'alveare e di tutti gli estranei, restava il fratello a ricoprire l'incarico più importante, di cui dover andare fieri.

    ≪Incontrerai i capi delle creature della superficie, stringerai alleanza con loro per il bene della colonia, dovresti sentirti onorato per questo.≫

    Non era un rimproverò, o almeno gli sembrò di non aver usato toni di voce affinché sembrasse tale. Era sua intenzione voler rimarcare l'importanza dell'Araldo e di come, quindi non aveva bisogno di provare gelosia.

    Ad avere un corpo totalmente umano, avrebbe probabilmente deglutito una volta giunto davanti la porta, ma l'Evoluzione non possedeva una simile capacità e quindi, non fece nulla, tenendosi pronto all'incontro. Aveva forse una scelta?

    ≪Sono pronto, apri pure.≫

    La regina, la madre di tutti gli Elldroc... come suoi figli e sottoposti, dovevano rendere omaggio a lei, prima di partire per l'ignoto.
     
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    Zimmer rise alle parole del ragazzo, fermandosi per un istante durante la loro camminata. Avevano ormai percorso un lungo tratto del pozzo principale della miniera, dal quale in seguito si diramavano tutti quelli secondari, come rami di un albero scavati nella roccia.
    Non erano risate di scherno, ma semplicemente molto divertite.
    Condivideva in gran parte le prime parti del discorso, anche per lui Merovish era diventata, da ormai tanti anni, la sua dimora. In alcune giornate, quelle particolarmente buone, non sentiva nemmeno più la mancanza dei suoi Cunicoli.

    La seconda parte però... Ah, è sicuramente modo di vederla. mormorò, soffocando la risata con un sibilo.
    Ripresero subito a camminare. Nonostante l'improvviso sfogo ilare, il Boggart pareva soddisfatto della risposta, e ora si era fatto quasi silenzioso, mentre proseguivano nel loro percorso.

    Raggiunsero finalmente una delle diramazioni del tunnel, che condusse il gruppo ad un ascensore del tutto simile a quello che, settimane prima, era stato usato dai mercenari per scendere nell'inferno in cui erano rimasti intrappolati per così tanto tempo. Questa volta, tuttavia, non c'erano creature mostruose e dinamitarde impazzite a mettere a rischio la loro vita, e quella piattaforma sembrava molto più solida ed affidabile della precedente.
    E mentre questa cominciava a scendere, inghiottita dal sottosuolo e illuminata solo da una torcia cieca appesa a uno dei sostegni, il rossiccio riprese a parlare.

    Tu conosce storia di Merovish? domandò, lo sguardo perso in un punto indefinito della parete rocciosa.
    Era una storia antica, di cui nemmeno Zimmer conosceva tutti gli atti... una storia emersa dalle indagini del biondo all'interno della biblioteca della Tana, dove il sapere giaceva nascosto fra mille menzogne.
    Fu costruita come un santuario, un rifugio da una maledizione così potente, così malvagia da trasformare nel giro di pochi anni un presidio rigoglioso in un oceano di fuoco e morte. Eppure, grazie a Tana, alcuni sopravvissero... e quando fuochi si spensero, quando venti si calmarono, e quando finalmente tutto il verde fu trasformato in sabbia... superstiti costruirono in loro ultima fortezza chesta città. era ovviamente un racconto basato su congetture: sull'origine di Merovish giravano così tante storie da riempire un intero scaffale di narrativa. Per quanto ne sapeva il ragazzo, quella creatura cornuta poteva essersi inventata tutto di sana pianta.

    Eppure, il modo in cui raccontava gli avvenimenti lasciava sottendere qualcos'altro... e sopratutto, perché mentire?

    Chesta città è rifugio. Tu può anche chiamarla spazzatura, e probabilmente tu ha anche ragione da vendere, ragazzo... ma chella spazzatura, grazie a cheste mura di solida roccia, grazie a cheste fatiche d'acciaio e pietra... può riscattarsi. Può diventare chello che vuole. una versione molto romantica della realtà... ma non del tutto inventata, almeno secondo la storia personale di Zimmer.
    Quand'era arrivato a Merovish non aveva niente.

    Ma chesto no può funzionare in anarchia. Fondamenta di Merovish sono marcie da secoli, corrotte da chi aveva troppo e da incapacità di chi aveva troppo poco di imporsi.E così, città era debole come castello di carte in bufera, senza regole, su orlo di abisso.

    Zimmer fece una pausa drammatica, mentre l'ascensore cominciava a rallentare.

    Noi tira fili. Invisibili, sconosciuti, influenziamo la politica, il mercato, la milizia. Noi distrugge e noi costruisce, e dall'ombra, proteggiamo città. La sosteniamo con nostri corpi, la nutriamo con nostro sangue... e lei in cambio ci protegge, ci nutre a sua volta. A noi e a tutti suoi figli. il Boggart fu molto abile a non specificare mai chi fossero questo “Noi”, ne a citare il nome degli Eversori. Continuò per alcuni minuti tracciando le linee guida di quella che sembrava un organizzazione sotterranea, una sorta di governo ombra che con sotterfugi e forza pura si era imposta e che adesso dirigeva la Tana, grazie alla quale si era evoluta negli ultimi anni fino a riabilitarsi, a consolidare quelle che erano solo fondamenta marce.

    Quando finalmente la corsa dell'ascensore si arrestò, il Boggart aveva quasi la gola secca.
    Questo io ti offro. Il potere di fare, e di ricevere. L'intero peso di città sarà su tue spalle, ragazzo... ma io può promettere, ne varrà la pena.
    Nuovamente, senza attendere una risposta, Zimmer uscì dall'elevatore e proseguì lungo un brevissimo corridoio scavato nella nuda roccia,largo abbastanza da far passare l'intero gruppo con facilità. L'illuminazione era poca, ma sufficiente per veder dove mettere i piedi.

    Davanti a loro si stagliava un grosso portone di legno, ai lati del quale due guardie della Legione delle Sabbie stavano impettiti nelle loro armature. Ad un cenno di Zimmer, si spostarono per farli passare.

    Io ha promesso a voi spettacolo, si? Noi ora va a ...tirare qualche filo.


    ~

    Entrambi i gruppi entrarono nella stanza contemporaneamente da due accessi opposti l'uni all'altro.
    La grotta dove entrarono era enorme, tanto da poter ospitare comodamente un centinaio di individui. Le pareti erano state rivestiti da drappi raffiguranti le araldiche delle più influenti famiglie di Merovish, gran parte delle quali erano direttamente riconducibili ai pasha. Ovunque apparivano simboli dei vari distretti, di Merovish stessa, perfino la corona spezzata troneggiava appesa da qualche parte, a indicare l'Alfiere vacante della Tana.

    Alternativamente, si potevano trovare anche incomprensibili drappi, carichi di simboli intraducibili in qualsiasi lingua umana, ma che sicuramente avevano un significato analogo a quelli provenienti da Merovish.
    Erano state imbandite tavole, cariche di cibo e di portate prelibate... che però nessuno dei presenti aveva ancora toccato.
    Questi si dividevano in due lati ben distinti fra loro.
    Vicino all'ingresso di Merovish, si poteva riconoscere il Pasha Preek, del Distretto del Kanti, la Dama del The, signora della Casa del Sangue e facente funzioni del Pasha dei Caduti (organismo cibernetico che per un fortuito colpo del Destino, si chiamava in modo orridamente simile a Karakurichi), il generale della Legione delle Sabbie, il Castigo Bid'daum e il Pasha delle Ceneri, responsabile del Distretto delle forge.
    Zimmer e compagnia si unirono a quest'ultimo gruppo, confondendosi come meglio credevano fra i presenti. Il Pasha della Fame, Zimmertraugher dei Cunicoli Dai Quali Si Torna, prese posto accanto ai suoi pari.

    Dall'altra, un nutrito numero di Elldroc, le creature insettoidi che i mercenari avevano avuto modo di... conoscere durante la loro ultima avventura. Questi, fortunatamente, sembravano più civilizzati.
    Del gruppo era possibile riconoscere la creatura vagamente umanoide vestita da un mantello verdastro e da un cappuccio dello stesso colore, che aveva guidato l'attacco finale verso gli Elldroc impazziti, e che aveva i fatto salvato la situazione – quello che Tatawwur conosceva come suo fratello di covata, come l'Araldo.

    Nel centro della sala, sopra una formazione rocciosa che la sollevava sopra i presenti, un ultima creatura osservava attenta i presenti. Gigantesca e contorta, ma al tempo stesso nobile e attenta, era sicuramente l'Elldroc più maestoso che i presenti avessero avuto modo di vedere.

    Dall'addome allungato come quello di un insetto, sorretto da sei zampe unite da una membrana violastra, proveniva un bagliore verde quasi magnetico. Il busto, piccolo e allungato, era protetto da una spessa corazza di chitina che avrebbe potuto resistere alle lame più affilate. Gli arti erano lunghi e affilati, e dalle spalle due tenaglie grosse abbastanza da poter decapitare un elefante svettavano verso il soffitto. Il cranio, in ultimo, era allungato, tanto da assomigliare quasi ad un copricapo... ad una corona.

    La regina degli Elldroc si palesava, per la seconda volta nella sua vita, alle creature di superficie. Ben diversa dall'ultima volta che alcuni dei presenti avevano avuto modo di incontrarla, ora era pienamente maturata a svolgere il suo compito: garantire la sopravvivenza della sua gente.

    Con solennità, allungò un braccio artigliato davanti a se. Subito, l'Araldo si fece avanti, saltando con agilità sulla formazione rocciosa e permettendo alla Sua Signora di porgli la mano sul capo. Si calò il cappuccio, rivelando il suo teschio insettoide, e poi parò per Sua voce.

    Ora siamo tutti presenti. Sia inizio al primo trattato di Alleanza fra il popolo di superficie... e i figli della Covata, che voi chiamate Elldroc.

    Silenziosamente e, come sempre, non visto, l'imponente meccanismo del Fato cominciò a ticchettare.
     
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    Dimitriy non era di certo un tipo chiacchierone, preferiva parlare solo se necessario e il più delle volte risparmiava sui vocaboli restando in un quasi religioso silenzio. Questa volta più di ogni altra, decise di lasciar parlare il suo capo: in fondo questo reclutamento non gli apparteneva. Era sicuro che osservando e ascoltando avrebbe imparato qualcosa, c'era sempre qualche insegnamento nascosto dietro i gesti e le parole di chi era più saggio, a qualsiasi razza potesse appartenere. Il biondo aveva fatto molti sbagli nella sua carriera di reclutatore, nessuno infatti gli aveva mai insegnato nulla riguardo quel campo e quindi si era dovuto arrangiare... ma aveva fatto tesoro di ogni errore, diventando ogni volta più esperto. Non era ancora infallibile, però adesso sapeva cosa cercare in un possibile candidato, sapeva cosa serviva agli Eversori di Merovish... ora che erano diventati coloro che tiravano i fili nascosti dal velo d'ombra.
    Così, mentre l'ascensore scendeva nelle profondità del sottosuolo, il russo si mise in disparte e lasciò al Rosso il microfono: e non l'aveva mai sentito parlare così tanto. La discesa comunque era molto diversa dalla volta precedente, oltre ad essere più tranquilla, priva di cigolii e strattoni di varia intensità, mancava della presenza di quei maledetti Elldroc impazziti che avevano fatto tutto quel gran casino. Alla fine di quella discesa e di quel gran discorso, il piccolo gruppo si riunì a qualcosa di molto, molto più grande. La camera scavata nella roccia era davvero grande, in grado di contenere un centinaio di persone, forse di più. Appesi alle pareti capeggiavano drappi di ogni tipo, insegne umane e altre completamente irriconoscibili. Dimitriy sorrise per un istante, adesso era tutto chiaro, questa si che era una bella matassa piena di fili di ogni genere e colore.
    Le varie personalità all'interno della camera si potevano dividere in due grandi gruppi, uno variegato ma comunque umano... l'altro paradossalmente era meno variegato, alla fine gli Elldroc erano tutti uguali agli occhi di un umano, ma almeno questi erano civili. E in confronto a quelle bestie assetate di sangue, beh, c'era una bella differenza. La Lettera si unì ovviamente al suo gruppo più familiare, senza tuttavia ignorare la presenza più mastodontica, contorta ma comunque regale, che osservava tutti dall'alto. Era la regina, lo si capiva immediatamente viste le sue peculiarità uniche nel loro genere. Sfruttando un suo adepto come tramite, la Matriarca iniziò a parlare, annunciando un grande evento che avrebbe cambiato per sempre ogni equilibrio che regnava nella Tana fino a quel momento... si parlava di un'alleanza, fra Umani ed Elldroc.

     
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    Miriadi di stendardi sospesi nel vuoto, intricati simboli araldici di cui ormai restava solo la forma. Galleggiavano nel loro elemento naturale - il vuoto - proprio perché erano stati prosciugati nei secoli del loro contenuto nobiliare. Chi poteva definirsi “nobile” a Merovish? Chi pensava di poter mascherare le ricchezze intrise di sangue dietro ad una facciata di pseudo-aristocrazia?

    Davanti a quella sfilza di tappeti appesi Bid’daum non poteva che ostentare uno sguardo sprezzante. L’unico emblema che aveva senso di esistere in quella grotta era quello del Sud, il cui occhio onniveggente incorniciato da una danza di Wyrm scrutava tutti i presenti al suo cospetto – lo stesso simbolo che esibiva sulla sua divisa da Comandante della Legione delle Sabbie. Ogni altro scarabocchio era un contentino lasciato all’eminenza di turno, un miraggio per illudere ciascuno dei convenuti del fatto che contassero ancora qualcosa nel grande schema del Meridione.

    « Sembra che Kalanjanus e Najaran non ci onereranno della loro presenza… avranno di meglio da fare, suppongo. »

    Commentò allusivamente quando Zimmer si affiancò a lui, prima che la riunione cominciasse. L’assenza di due Pasha non era un problema, a dir la verità. Come nella migliore delle democrazie, l’Esarcato aveva già votato preventivamente il contenuto del Trattato che avrebbe presentato al cospetto della Regina degli Elldroc. Allo stesso modo il Castigo aveva già pronta tutta la documentazione che avrebbe disciplinato i rapporti tra l’esercito meridionale e la colonia. Quella farsa non era che una semplice formalità, il punto d’arrivo dopo mesi di trattative ed emendamenti, il cui prodotto finale rientrava alla perfezione negli interessi dell’unica entità che governava realmente nella Tana – gli Eversori di Merovish.

    Pur trattandosi di una messinscena i cui esiti erano stati già concordati nell’ombra, era pur sempre uno spettacolo d’importanza epocale, perciò avrebbe recitato volentieri la sua parte.

    « A nome della Legione delle Sabbie - baluardo della Tana e custode dei misteri dell’Ossidiana - porto i miei omaggi alla Sovrana della Covata. »

    Mantenne un portamento composto mentre prendeva parola con le formule di rito. Non era mai stato un estimatore delle formalità, né era solito frequentare ambienti in cui vigeva un’etichetta più elaborata di quella militare, ma in un’occasione speciale come quella non avrebbe delegato a nessun altro il suo ruolo.

    Guardò l’imponente Regina degli Elldroc, decisamente cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista: ai tempi era solo una grossa larva infagottata che gli era capitata tra le mani nel corso di una missione nel sottosuolo. In qualche modo intuì che la Matriarca lo aveva riconosciuto, forse a causa di qualche meccanismo d’imprinting.

    « Si proceda con la lettura dei reciproci impegni che la milizia del Sud e la colonia degli Elldroc si assumeranno da questo giorno in avanti. »

    Un diplomatico in toga ufficiale impugnò le carte e iniziò a declamare il contenuto del Trattato.

    « Premesso che la Colonia e la Legione delle Sabbie hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti, che sia conforme a giustizia ed alla dignità delle due Alte Parti e che, assicurando alla Legione in modo stabile una condizione di fatto e di diritto la quale Le garantisca l’assoluta indipendenza per l’adempimento della Sua alta missione nel Presidio… »

    Seguì una lunga sciorinata di linguaggio burocratico, in cui si elencavano formalmente le direttive a cui le parti si sarebbero attenute a partire da quel giorno e le modalità di rettifica delle stesse. Il contenuto essenziale consisteva nel riconoscimento del diritto degli Elldroc a giudicare autonomamente ogni fatto circoscritto all’interno della loro comunità, mentre a loro volta riconoscevano il diritto della Legione ad intervenire nei loro domini per cause d’interesse generale.

    Con quel documento s’istituiva anche la possibilità di coscrizione nell’esercito per i membri della colonia, ma Bid’daum dubitava che ci sarebbe stata un’affluenza particolarmente intensa. Per quanto - almeno sulla carta - i rapporti con la superficie stavano cambiando, sapeva bene che la fedeltà degli Elldroc alla loro Regina era una barriera razziale forse insormontabile. Nei loro geni era inciso l’impegno di militare solo in nome della Matriarca.

    Prima ancora che cittadini del Sud, quelle creature del sottosuolo erano e restavano formiche.
    Volenti o nolenti, si sarebbero anche loro sottomesse al Dominio della Violenza.

     
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    Troppi drappi, stendardi e disegni raffigurati affinché il giovane Elldroc riuscisse a distinguerne alcuni noti alla sua memoria... forse non ne conosceva affatto, poiché considerò che nei suoi studi, mai l'araldica fu contemplata. Sapeva unicamente che al comando delle creature della superficie, vi fosse una carica non eleggibile per nascita, come era solito fare nella sua razza, la quale però risultava vacante al momento. Spontaneamente, si ritrovò a considerare come fosse possibile per loro, mantenersi uniti data la mancanza di un leader, un punto di riferimento capace di detenere la forza e la volontà del collettivo. Era uno dei suoi scopi d'esistenza, scoprire un simile meccanismo.
    Ad ogni modo, insieme al fratello, andò ad inserirsi tra le fila degli Elldroc lì presenti, tenendosi distaccato dall'area dove gli uomini della superficie, avevano deciso di prendere posto.

    Credeva di trovarsi in un luogo inadatto a lui. Non era come il fratello, non possedeva competenze o capacità tali da poter sostenere grandi discorsi, non era stato designato a stringere alleanze, partecipare a riunioni o comizi; ma uno come lui, poteva pur sempre fare qualcosa in un posto del genere.
    Occhi per guardare e orecchie per ascoltare, il giovane Elldroc cercò di ottenere il maggior numero di informazioni possibili basandosi sulla vista e l'udito. Gli esseri della superficie erano così diversi anche tra di loro, privi di un particolare attributo che li identificasse tutti nella stessa razza di appartenenza... eppure vivevano tutti nella stessa società. Osservò anche le pietanze predisposte al loro nutrimento, volendo scoprire con i propri occhi, quale fosse la dieta seguita da quelle creature. Onnivori a giudicare dalle apparenze.
    Rinunciò fin da subito a tentare di capire le intricate parole diplomatiche. Non facevano per lui, disorientandolo e annoiandolo.
    Adesso cominciava a capire le parole del fratello, concordando alla noia di svolgere un simile incarico.
    Silenzioso, non volendo disonorare la colonia con comportamenti irrispettosi nei confronti dei loro ospiti, Tatawwur una volta esaminati gli estranei presenti nella stanza, volse lo sguardo verso l'alto, soffermandosi sulla regina, la madre di ogni Elldroc. Maestosa e imponente, la madre sovrastava chiunque in quella stanza. Si chiese a cosa stesse pensando, se fosse veramente questo, ciò che ella desiderasse per i suoi figli, i quali avrebbero dato la vita pur di proteggerla.
     
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    Si era ritrovato sicuramente in mezzo ad una compagnia molto interessante, per quanto il biondo non gli fosse simpatico.
    Il Boggart sembrava essere il capo della situazione, altrimenti non avrebbe avuto motivo di parlare così tanto.
    La polvere riempiva l’aria e qualche sasso rotolò in lontananza mentre, come ospiti indisturbati, il gruppo passava fra le gallerie sotterranee.
    Il rosso voleva far passare quella camminata come una semplice discussione, una chiacchierata sull’origine della Tana, ovviamente mirava a tutt’altro. La domanda che gli aveva fatto prima era già un test fine a se stesso, in sintesi gli aveva chiesto se avrebbe combattuto per Merovish.
    Karakuriki era certamente affezionato a quel buco dentro la terra, ma non riusciva ancora a sentirlo completamente suo. Quello era lo scopo che lo aveva spinto a seguire lo strano duo che lo aveva contattato: risposte.
    Da quando era arrivato su Endlos non aveva fatto altro che porsi domande su domande, non giungendo mai ad una vera risposta.
    Aveva sempre odiato rimanere allo scuro di tutto, ma sembrava essere giunto finalmente il momento in cui tutto attorno a lui si rischiarava, tutto sembrava avere un senso e gravitava tutto attorno a quel Boggart.
    Quali altri segreti poteva mai nascondere sotto quello sguardo stupido e la puzza? Probabilmente molti di più dei germi nella sua stessa bocca.

    Scratch e Cut seguivano il gruppo in silenzio, due lenti guardiani pronti a scattare in caso di pericolo. Anche se quell’opzione sembrava non essere più valida, se lo avessero voluto eliminare lo avrebbe già potuto fare da un po’.
    E più tempo passava e più giù scendevano. Sotto la sabbia, la terra e la pietra. Diretti nel buio o anche peggio.
    Il biondo sempre in silenzio e il rosso che parlava anche per lui.
    La loro discussione trovò l’epilogo in un piccolo corridoio, dove si fermò l’ascensore, dove ad attenderli vi erano delle guardie.
    Non aveva mai avuto il piacere di relazionarsi a una di loro, ma aveva sentito parlare della Legione delle Sabbie. Ogni membro era particolare, ma altrettanto abile.
    Quando Zimmer fece la domanda dando ordine alle guardie di spostarsi, Karakuriki ne rimase particolarmente stupito.

    ”Vediamo quale spettacolo avete da offrirmi …”



    Edited by Blain - 28/12/2016, 11:18
     
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    E se quella vicenda era cominciata nel silenzio più assoluto, più innaturale, gli eventi che seguirono vennero animati da numerose voci, voci che col passar dei minuti, delle ore, crescevano sempre più di intensità. Non erano solo i vuoti vessilli appuntati alle pareti di roccia a richiedere il proprio riconoscimento, ma ogni singola persona presente in quell'aula di accordi sembrava vantare diritti su questo e su quello, urlando dal capo all'altro della sala.
    Individui dalla presunta quanto decrepita nobiltà che facevano la voce grossa, saltando a piè pari sui tavoli, lanciavano minacce verso i vicini di posto e le creature insettoidi. Gli Elldroc lanciavano stridii e versi minacciosi, dal significato indecifrabile.
    Zimmer era ormai da diverso tempo in piedi sul proprio scanno, urlando insulti e provando a far valere le proprie ragioni. L'Araldo cercava di tradurre come poteva, ma presto fu chiaro a tutti come da quella cacofonia di voci e richieste non sarebbe scaturito nulla di buono.

    Dopo ore di trattative andate a vuoto, urla e minacce, la seduta sembrava essere prossima al fallimento. Il primo Trattato di Alleanza fra quei due popoli si stava rivelando ben più arduo di quanto chiunque si fosse potuto immaginare, minato dall'avarizia di alcuni e dalla testardaggine di altri.
    La regina degli Elldroc, visibilmente infastidita, cominciò a zampettare sul posto, facendo ticchettare le sue lunghe e aliene gambe sulla pavimentazione in pietra.
    Entrambi i gruppi di guardia, Legione delle Sabbie e Elldroc guerrieri, serrarono istintivamente i pugni sulle relative armi.

    Poi, Preek prese la parola.
    Il Pasha del Kanti, noto per il suo temperamento mite, per la sua ambigua rettitudine e per esser stato dalla parte dei lavoratori del suo Distretto negli ultimi anni, si alzò e con voce di tuono richiamò l'attenzione nella sala.
    Signori!
    Zimmer lo sentiva alzare la voce per la prima volta, da quando aveva avuto modo di conoscerlo.
    Probabilmente, non era il solo: nella sala calò il silenzio e finalmente ci fu calma.

    Chi mi conosce sa quanto io sia comprensivo e paziente verso il prossimo. Poche sono le cose che tendono ad ... irritarmi.
    Il calvo Pasha parlava ora con tono mansueto, calmo. Con le stesse parole avrebbe potuto descrivere un opera d'arte, o un atto teatrale.
    Tra queste, perder tempo è la più capace a minare il mio buon umore. eppure, le sue parole anche se calme e accomodanti, tagliavano l'aria.
    Nessuno obiettò, e con un cenno il Pasha diede la parola all'Araldo Elldroc, e di conseguenza, alla loro Regina.

    Molto bene.
    I Figli della Covata hanno subito due enormi crisi all'interno del loro mondo, negli ultimi anni. La prima ci è costata il nostro vecchio alveare, e ci ha costretti a costruire una nuova casa. La seconda, ha messo in pericolo il nostro sistema di riproduzione, che consentiva di generare la nostra casta guerriera fin dalla gestazione.
    molte delle creature insettoidi stridettero fra loro, come se stessero condividendo dei ricordi dolorosi.

    Da secoli e secoli abbiamo vissuto lontani dai problemi della Tana. Divisi dalla tortuosità dei Cunicoli, abbiamo prosperato separati. Questo però... non è più possibile. Perché l'alveare sopravviva, deve mutare... e diventare parte di Merovish.

    La Covata promette di assistere la Tana ogniqualvolta il suo aiuto sarà necessario. Ne seguirà le leggi entro i suoi confini, e garantirà un determinato numero di membri della casta Guerriera da schierare fra le fila della Legione delle Sabbie. I Figli della Covata saranno soggetti alle leggi e alle decisioni della carica più alta di Merovish, in assenza di un Alfiere, questa carica sarà l'Esarcato nella sua interezza.

    In cambio, chiediamo che un Araldo sia ammesso all'interno della cerchia dell'Esarcato, così che gli Elldroc possano avere una voce che parli per gli interessi dell'Alveare.
    Chiediamo che le leggi dell'alveare vengano rispettate da chiunque si trovi all'interno dei suoi confini, chiediamo supporto, militare e strategico, ogni volta che l'Alveare lo richiederà.
    E, in fine, chiediamo la rimozione dei cristalli d'incubazione.
    Le rosse pietre che hanno causato il recente incidente minerario... stanno diventando man mano tossiche per la nostra gente, e ci costringeranno a spostare ulteriormente i nostri confini.

    Le parole restarono nell'aria stantia della sala per qualche attimo, gravose e solenni.
    Quello era un accordo storico, mai tentato prima nella storia della Tana.

    Elldroc e Merovishi che collaboravano a vicenda, che stringevano addirittura un alleanza!
    Accettate questi termini? concluse infine l'Araldo.

    Preek si scambiò un occhiata con Zimmer e con gli altri presenti.
    In pochi, in quella sala, avevano il potere di poter affermare o rinnegare quel trattato.
    Quei pochi, però, annuirono.

    Con un sorriso, il Pasha del Kanti, fattosi protavoce del lato della Tana di quella discussione, si alzò per decretare quale fine avrebbe avuto quell'alleanza... ma non fece tempo a tirare un solo fiato, quando un rosso pugnale squarciò l'aria, incastrandosi di punta sulla tavolata, a pochi centimetri dallo scranno di Preek.
    Le guardie scattarono da entrambi gli schieramenti, estraendo le proprie armi e parandosi a difesa dei relativi padroni.

    Non così in fretta, mio tondo amico.
    Un uomo fece il suo ingresso nella sala.
    La barba e i capelli innaturalalmente curati e in ordine, vestito da abiti di seta bianca e oro, l'individuo si fece avanti dallo stesso ingresso utilizzato da Zimmer e la sua congrega, ore prima. Le guardie, riconoscendolo, ritrassero subito le armi.
    Sul volto del molliccio si dipinse un espressione colma di disprezzo.
    Il Pasha del Distretto dei Caduti fece il suo teatrale ingresso nella sala, rubando la scena nel suo momento più cruciale.
    Di tutti i membri dell'Esarcato, la sua era forse la figura più sfuggente, per il semplice fatto che passava gran parte delle sue giornate nei suoi lussuosi appartamenti al Pentauron, godendosi la vita da nobile mentre la Dama del The, sua sottoposta, gestiva gli affari della Casa del Sangue. Questa, come un fedele animale, si mise prontamente al fianco del suo padrone.

    A cosa ci siamo ridotti. Scendere a patti con... delle bestie. il disprezzo nella sua voce si poteva quasi toccare con mano.
    Nessun assenso verrà dato dalla mia parte. Quale vantaggio potrà mai avere la Tana da quest'alleanza? Qualche sasso, colorato di rosso? il Pasha sorrise all'aula, un sorriso sottile, furbo.
    Se non erro, le sale di riproduzione di questi animali sono esattamente sotto il distretto degli schiavi. Il MIO distretto. Per quanto mi riguarda, sono mie anche tutte le pietre che vi stanno sotto, comprese queste gemme di cui tanto parlate... e queste bestie con cui parlate? Potrebbero benissimo essere miei schiavi, visto che nascono dentro i miei confini.
    Gli Elldroc nella sala stridettero all'unisono, come un corpo solo, pronto ad attaccare.
    Era bastato poco a distruggere quell'alleanza ancora non nata. Poche parole, ed ecco che i presenti erano pronti a lanciarsi in un bagno di sangue.

    Zimmer saltò giù dal suo scranno, andando a fronteggiare l'altro Pasha.
    Tu vede di tacere, bipede. Chesta alleanza serve a Merovish tanto quanto a Alveare.
    L'altro rispose con una risata priva di allegria, ricambiando tutto il disprezzo che il Boggart aveva dipinto in faccia.
    Levati, sgorbio. La tua nomina come Pasha è una barzelletta tanto quanto questa...

    Ma non concluse mai la frase. In un fluido, rapido movimento, la sua testa si staccò dal collo, piroettando in aria in un battito di ciglia, per poi ricadere in in uno dei piatti della tavolata imbandita, l'espressione eternamente congelata in un bieco disprezzo.
    Il corpo, ancora in piedi, schizzò due lunghi fioti di sangue dal moncone, poi si accasciò a terra.

    Zimmer non era solo sorpreso, ma anche allibito e, ora, coperto di sangue.
    Dietro il corpo dell'ormai defunto Pasha, la Dama del The fece tornare i suoi arti nella forma di normali braccia, nascondendo le lunghe lame che avevano appena decapitato il sui padrone all'interno del proprio corpo.
    Per un istante, regnò il silenzio. Le guardie della Legione sembravano sul punto di scattare, e perfino Preek non sapeva che dire.

    Zimmer raccolse il pugnale rosso che aveva interrotto Preek poco prima e lo porse alla Dama d
    el The. La sua risposta, Pasha dei Caduti?
    La Dama sorrise, e diede il suo assenso a quell'alleanza.


    ~

    Ora che l'Alleanza era stata confermata, i presenti si diedero ai festeggiamenti. Chi discuteva di politica, ci cercava di intavolare una discussione con i “nuovi vicini”, chi invece definiva gli ultimi dettagli... tutti evitavano il buffet, per ovvie ragioni.
    Il Boggart si riunì a Dimitri e Karakuriki , visibilmente soddisfatto.
    Io aveva promesso spettacolo, si? Voi ha appena visto mostro più terribile, più insaziabile, più letale di tutta Endlos. Voi ha appena visto politica

    E non solo quello.
    In quella sala, due popoli completamente alieni si erano uniti in un unica famiglia.
    In quella sala, un pasha era morto, e un altro aveva preso il suo posto.
    In quella sala, gli invisibili ingranaggi del Fato si erano mossi verso una nuova direzione, che averebbe cambiato per sempre l'intera Tana.
     
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