Family Business

Altatorre, Pentauron.
Presidio Centrale, Endlos.
Quando passeggiava lungo i larghi viali di Altatorre, Eva non sempre riusciva a trattenersi dal fermarsi ad ammirare quella guglia o la maestosa facciata di quell'altro edificio, o ancora dare un'occhiata al vestito di una giovane nobildonna di passaggio o all'interno di un caffè prestigioso. Non era tanto perché dalle sue parti non ci fosse altrettanta bellezza; piuttosto provava interesse ad apprezzarne la diversità.
Non si spingeva molto spesso al di fuori del proprio distretto natio; per quanto non le fosse mai dispiaciuto girare e viaggiare, il più delle volte era il bisogno di spostarsi a mancare. Soleva al massimo, di tanto in tanto, accompagnare suo padre in altre zone del Pentauron o in qualche località del Presidio Orientale qualora egli si fosse allontanato da Argenstella per motivi di lavoro. Allora lo avrebbe assistito nei suoi affari o, più sovente, si sarebbe limitata a guardare mentre egli avrebbe impartito le proprie istruzioni ai suoi corrieri, oppure verificato la bontà dei prodotti che sarebbero stati rivenduti altrove.
Neppure stavolta si era recata fin lì a fini di svago; stavolta era, però, giunta per conto proprio, per curare i propri interessi, e non quelli dei Raillier-Lanty. Almeno, non strettamente. Si trattava di un progetto più personale, qualcosa per non passare il proprio tempo del tutto all'ombra del padre o, peggio, nell'ozio fino al giorno in cui non avrebbe preso in mano le redini dell'attività di famiglia.
Difatti, ogni qualvolta che si intratteneva troppo a lungo su qualcosa, il suo socio non mancava mai di rimbeccarle come avrebbero avuto tutto il tempo di fare i turisti più tardi, e di come volesse sbrigare le ultime pratiche il più in fretta possibile, così si toglievano entrambi il pensiero e sarebbero potuti passare subito alle parti pratiche che rimanevano. Borbottava sempre a voce piuttosto bassa, non voleva attirare l'attenzione di nessuno più di quanto non lo stesse già facendo; il suo concetto di "orecchie indiscrete" si estendeva, ad occhio e croce, a qualunque essere vivente dotato di apparato uditivo all'infuori di loro due.
Il suo socio era un individuo vecchio, sporco e burbero, ma possedeva qualcosa che aveva catturato il suo interesse non poco. Lei, d'altro canto, possedeva le risorse finanziarie che mancavano a lui. Partendo da quelle premesse, il loro accordo era nato nel giro di una manciata di settimane, dopo essersi conosciuti meglio ed aver appurato la reciproca affidabilità.
Giunsero dinanzi alla loro destinazione verso le tre e mezzo del pomeriggio; la camera di commercio non doveva avere riaperto molto tempo fa.
« Sicuro di voler stare fuori? »
Chiese lei al suo partner, fermandosi per un momento sulla soglia.
« Dubito mi permetteranno di entrare. Ma poi la mia parte non l'ho già fatta? »
« Sì, che mi risulti. Se però dovessero chiedere al- »
« Se c'è bisogno mi chiami. »
Evangeline lo fissò per qualche istante, si strinse nelle spalle, e salutò il cagnolino con un gesto della mano, prima di entrare.
« Mh, a dopo. »

Evangeline trovò una camera di commercio pullulante di gente ma, con sua sorpresa, nessuno pareva essere lì per sbrigare pratiche di qualsiasi tipo. Tutt'attorno, vedeva uomini e donne -quasi tutti più grandi di lei- guardarsi attorno, come se fossero più interessati all'architettura del posto che alle attività che vi si svolgevano (più che legittimo, per quanto la riguardava), altri erano impegnati in letture assortite e altri scribacchiavano chissà che.
Ciò che la lasciò stupita sopra ogni altra cosa fu che nessuno era ingaggiato in alcuna conversazione. Nessuno, in altre parole, si trovava in quel luogo anche solo per discutere di affari. Eventuali turisti a parte, tuttavia, la rampolla Raillier-Lanty faticava a credere che tutta quella folla fosse composta da semplici perdigiorno; certo esistevano posti di gran lunga migliori dove passare le ore.
-Desidera?
Scostò una ciocca di capelli blu da davanti al viso, e si avvicinò con relativa calma all'impiegato che l'aveva appena chiamata, documenti sotto braccio. Di nuovo, nessuno parve fare molto caso a lei, scoraggiando l'ipotesi che potessero trattarsi di persone intente a "spiare" i volti dei nuovi imprenditori che si davano da fare nel circondario.
Appoggiò la cartella sul bancone dello sportello.
« Buongiorno. » iniziò. La sua voce risultò molto più udibile di quanto non avrebbe desiderato. « Sono qui per registrare l'apertura di un'attività a nome della sottoscritta, Evangeline Raillier-Lanty, e del mio socio, Gaspode, il quale però non è qui presente. Non è un problema, vero? »
Perché tanta ansia? Per quanto la gente la stesse bene o male ignorando, non poteva fare lo stesso a meno di sentirsi addosso tutti i loro occhi, o almeno le loro orecchie. Si trattava di un'operazione del tutto mondana e, a parte l'unica clausola di fare in modo che il musetto del cagnolino rimanesse ignoto, non avrebbe dovuto incontrare intoppi.
Praticamente una scena di vita quotidiana, no?

Voltò appena il capo dietro di sé, guardando ancora con la coda nell'occhio tutti quegli avventori così tanto liberi da impegni. Ciondolavano come se si trovassero ad una fiera di qualche sorta, o in una sala da tè. Anche se, per il silenzio che vi era lì dentro, potevano benissimo pensare di essere a teatro. Ecco, a tea-
Un momento.
Che quegli scioperati fossero lì proprio per-...? Certo che per essere cresciuta in una famiglia di mercanti, avrebbe potuto pure arrivarci prima. D'altro canto, il pensiero che tutta quella gente fosse lì per informare chiunque per cui lavorassero di nuove attività emergenti ad Altatorre aveva quasi del paranoico. Quasi, appunto. Si trattavano di spie, insomma, tutte al servizio di mandanti differenti, e tutte assieme nello stesso posto. Erano lì praticamente in comitiva.
Suo malgrado, Evangeline si trovò a dover soffocare una sentita risata. Il disagio, per la miseria. Senza contare poi che, se la sua teoria fosse stata corretta, quei tali avrebbero dovuto avere a che fare con il signor Gaspode che, implacabile, li avrebbe attesi al varco.
-Che tipo di attività desidera aprire, e dove?
Certo era che, con o senza il cagnolino più potente che avesse mai visto là fuori ad aspettarla, un po' di sana prudenza fai-da-te non guastava mai.
« Una sorta di host club. » disse a voce molto più bassa di prima. « Un bar, in pratica, ma con possibilità di servizi secondari annessi, se la clientela lo desiderasse. E lo voglio aprire... Qui. »
Aprì la cartella, e da essa estrasse un singolo foglio. Con l'indice indicò l'indirizzo dove i due intendevano lanciare l'attività: una strada nel quartiere d'intrattenimento di Altatorre, piuttosto nota per ospitare anche esercizi atti alla vendita di certi piaceri "proibiti".
Si augurò che l'uomo fosse in grado di capire l'antifona; in caso contrario, aveva comunque a disposizione tutta la documentazione già compilata. Carta cantava.
In silenzio, anche.

-Ah, il quarto quadrante!
Il volume di voce fu tanto alto da far quasi trasalire Evangeline la quale, incidentalmente, non aveva mai sentito parlare del distretto di Altatorre per "quadranti". Non aveva voluto dire "quartiere", questo era certo; altrimenti non si sarebbe riferito ad esso con un numero. Poteva essere dunque una convenzione, un codice usato dagli imprenditori locali?
La ragazza si limitò a sorridergli un sorriso tirato, reprimendo volgari istinti violenti che ben poco si confacevano ad una dama.
-Oh, conosco quella zona!
Ad intervenire fu qualcuno che Evangeline, una volta voltatasi, riconobbe come un altro gentiluomo, ben più giovane e aitante di quello che l'aveva accolta allo sportello, e con un gusto nell'abbigliamento piuttosto stravagante, seppur, a suo modo, ricercato. Fin lì, nulla di strano: era cosa nota che Altatorre non fosse proprio il distretto della sobrietà; almeno, non per quanto riguardava le sue élites.
« Ah, sì? »
Rispose con voce melliflua.
-Una zona molto interessante per dare vita ad una nuova attività... proficua, sicuramente.
Ma anche pericolosa...
Quindi era lì che volevano arrivare. Lo sguardo di lei si accese di un rinnovato interesse, mentre il sorriso di prima si era perfino allargato. Ma si era fatto al contempo anche più affilato e, per quanto stesse tentando di nasconderlo, parecchio ostile.
Era frustrante, vedere qualcuno tentare di tarpare le ali ad un nuovo progetto proprio sul suo stesso nascere, oltre che scoraggiante. Senza contare che quel "qualcuno" si trattava di un perfetto sconosciuto -anzi, di un intero manipolo di perfetti sconosciuti-. Per Evangeline, in realtà, era solo perlopiù molto irritante.
« Pericolosa, eh? »
Chiese con falsa ingenuità. Nel frattempo, scorse con la coda nell'occhio la testa di Gaspode fare capolino nella sala, per poi sparire un secondo più tardi.
-Sapete, rappresento la nobile famiglia che possiede buona parte delle attività presenti in quella zona, un po' me ne intendo.
Potreste essere interessata, magari... ad una collaborazione? Qualcosa di molto conveniente per entrambi: noi offriremmo a voi la protezione necessaria per lavorare nella dovuta calma, in cambio di un adeguato compenso sui vostri esercizi...
« Un adeguato compenso sui nostri esercizi. » Se non altro era finalmente arrivato al punto. Davanti a tutti quei cialtroni, adesso avrebbe dovuto decidere se camminare a testa alta per conto proprio, con tutti i rischi che ciò comportava, o piegarsi e avere meno problemi in futuro. « Temo di doverne parlare col mio soc- »
« DI' ALLA TUA NOBILE FAMIGLIA CHE È LIBERISSIMA DI SUCCHIARMI IL CAZZO! »
Stavolta, Evangeline sobbalzò sul serio. Cercò di nuovo l'anziano cagnolino all'uscita della camera, guardando oltre le spalle dell'interlocutore, ancora una volta senza alcun successo.
« Beh... » cominciò Evangeline, dopo qualche secondo di sconcertato silenzio, sforzandosi di non scoppiare a ridere. « ...Direi che il mio socio non ha lasciato spazio a fraintendimenti. Vorrà perdonarlo per i suoi modi un po' bruschi e per il fatto che abbia preferito rimanere fuori, ma... Ahimè, non si sente molto a suo agio in questo tipo di ambienti~ »
Oramai, inutile anche cercarlo: per quel poco che lo conosceva, era sicura che oramai si fosse già mescolato tra la folla, pur rimanendo con ogni probabilità nei paraggi.

SPOILER (clicca per visualizzare)

Mi scuso per i miei tempi geologici e... Beh, immagino si capisca quale opzione i pg abbiano scelto.

Evangeline volle godersi le reazioni dei presenti, a partire dall'impiegato dietro al bancone che, ora, pareva essere a metà tra il profondamente imbarazzato e l'intimidito. Ne fu compiaciuta più di quanto non sarebbe stata disposta ad ammettere.
Gli altri astanti avevano invece assunto le espressioni più disparate: diversi erano gli sconvolti -doveva essere difficile sentire utilizzare un registro simile nella Altatorre bene-, ma non pochi erano i volti divertiti di chi o doveva avere apprezzato i modi spregiudicati di Gaspode, o serbava una qualche rivalità o rancori verso qualsiasi famiglia quel tizio rappresentasse. O perfino entrambe le cose.
Guardò infine il suo interlocutore, il quale aveva oramai del tutto perso l'aplomb di pochi secondi fa, e che ancora stentava a ridarsi un tono. Comprensibile, pensò Evangeline; ella stessa fu presa alla sprovvista. Cercò di rivolgergli un sorriso educato, come a volerlo incoraggiare.
-Riferirò.
Disse lui infine, sforzandosi di non aggiungere nient'altro.
« Gentilissimo. »
Rispose. Ricambiò quindi l'inchino, e lo guardò uscire dalla camera di commercio.
Ciò che venne dopo fu svolto con il minor scambio di parole possibile. Solo una volta fuori a propria volta, e ritrovato il suo socio, ella si sarebbe finalmente lasciata andare.
Il cane, però, non rise con lei. Perché ora dovevano prepararsi anche alle conseguenze della loro scelta.