Naufragio inverso

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    Era assai frequente che arrivasse su Endlos un naufrago, più raro invece era il processo inverso, ovvero che un abitante del semipiano venisse catapultato su un altro mondo. Eppure quel giorno accadde ad uno di loro: Mazikeen si ritrovò di nuovo in un'altra dimensione e nemmeno una famosa per i naufragi dimensionali. Tra l'altro era a dir poco ironico che un individuo, giunto da relativamente poco tempo sulle terre circondate dal Maelstorm, venisse catapultato da un'altra parte.
    Eppure avvenne, ma non nella maniera vistosa a cui gli abitanti di Endlos sono abituati: niente cadute da altezze vertiginose, grossi botti o crateri per l'impatto. Il tizio arrivò lì in maniera tranquilla e l'unico elemento che avrebbe potuto avvertirlo che fosse accaduto qualcosa di strano era il semplice fatto di trovarsi in un luogo ben diverso da l'ultimo che si ricordava aver visitato.
    Non appena avrebbe aperto gli occhi, si sarebbe reso conto di trovarsi in un'abitazione, evidentemente abbandonata. Le finestre avevano perso da tempo i vetri. Da una di esse, pendeva ancora uno straccio, con il quale si era evidentemente cercato di tamponare l'apertura, per evitare spifferi.
    Mazikeen si sarebbe resto conto di essere disteso su un letto povero, i cui materasso era costituito da un mucchio di paglia, tenuto assieme da un lungo lenzuolo. Il giaciglio era stato riparato più di una volta, dato che il legno che lo delimitava era stato fissato con dei chiodi, per fermare delle incrinature.
    I muri non erano verniciati e si potevano vedere chiaramente i mattoni che li costituivano, dai quali la malta stava iniziando a sgretolarsi. Fuori dalle due finestre si poteva osservare un grosso prato, adiacente ad una strada in terra battuta e un bosco, in lontananza. Non sembravano esserci altre costruzioni nei paraggio.
    Se invece avesse dato un'occhiata più accurata alla stanza, avrebbe notato alcuni mobili: un baule vuoto con la serratura rotta, una sedia e una scrivania, messi decisamente meglio. Quest'ultima possedeva dei cassetti, al cui interno si trovavano dei fogli, ad occhio e croce degli appunti.
    Qualunque cosa avesse deciso di fare il tizio, il suo naso avrebbe dovuto fare fronte a tutta la polvere che si era accumulata in quell'ambiente.
    Il tuo pg si sveglia all'interno di un'abitazione abbandonata di due piani e in questo momento si trova al secondo.
     
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    Aspetta un momento, cos'è questo?


    Rimase completamente immobile mentre vagamente riacquistava la coscienza di sè stesso e prestava attenzione ad ogni dettaglio che riaffiorava dall'intorpidimento del corpo con l'insolita attenzione di chi è abituato a percepire ancor prima di vedere.

    Per prima cosa arrivò la lieve sensazione della paglia che ne pungeva la pelle delle braccia e del collo attraverso il leggero tessuto. Sottofondo del vento che accarezza fronde vicine e il cinguettìo degli uccelli aiutarono a dare un certo contesto, tuttavia non diede ancora peso a queste prime informazioni.

    Era sdraiato. Aveva dormito? Quando era saltato l'ultima volta?


    Poteva immaginarsi protagonista di un duro risveglio dopo notti di baldoria mentre era in preda dei pochi attimi di smarrimento tipici dell'immediato rinvenire. Quel pensiero gli strappò solo un sorriso mentre lentamente apriva finalmente anche gli occhi, consapevole che ciò non era possibile per uno come lui.

    Forse un falso risveglio. Uno pensa che passare intere epoche a causarne possa servire a riconoscerli, e invece.


    D'altronde niente di quanto accaduto dal suo arrivo ad endlos aveva mai avuto precedenti nonostante la sua esperienza millenaria, per cui da un bel pò a questa parte aveva smesso di escludere le possibilità ed era aperto a qualsiasi spiegazione per ciò che accadeva di nuovo.

    Quindi era forse in un sogno e non lo sapeva? Poteva verificare, probabilmente. Com'era quella cosa del pizzicotto?




    Non poteva credere di averci provato davvero. Sorrise alla propria immagine dentro ad un coccio di vetro mentre si massaggiava stupidamente il braccio. Questi cosi fanno male davvero.

    Si soffermò sul colorito blu della sua pelle, delle zone scure attorno ad occhi e bocca e ai folto cespuglio nero ed arruffato che ne incorniciava il volto implasticato in un espressione stupida e assonnata. Aveva dimenticato l'ultima volta che aveva assunto un tale aspetto. Capire perché proprio quello poi gli sembrò un inutile spreco di tempo quindi passò oltre.

    Poco dopo era già in piedi, le mani premute contro la parte bassa della schiena mentre piegava il busto all'indietro per distendere i muscoli. Il forte odore di polvere continuava a bruciargli dentro le radici minacciando di farlo starnutire più di una volta.

    Cosa strana gli starnuti per altro. La prima volta è rimasto a fissare il muro per ore per cercare di capire cosa diavolo fosse successo.


    Ma stiamo divagando.

    Ovviamente cominciò a curiosare in giro manco ci fosse bisogno di dirlo. Era tipo l'unica cosa sensata da fare, degno di nota comunque era l'approccio alla situazione. Non era confuso, stranito o preoccupato. Anzi sembrava persino divertito dalla circostanza, assumendosi con gusto il compito di indagare per capire cosa diamine significasse tutto ciò.

    Tanto immaginava di poter imboccare il primo incubo che gli capitasse a tiro non appena si fosse annoiato troppo, quindi perché star lì a crucciarsi con troppe domande? Trial and error is the way.


    Dunque dunque, da dove cominciare quindi. Il baule no, tanto era vuoto. Scrivania quindi. Nessuno verrà a lamentarsi che gli frughi nei cassetti, no? Non sembrava esserci traccia di anima viva in tutto l'edificio.

    Edificio poi, lui vedeva solo quella stanza, chissà quanto era grande quella casa. Oh saggia e simpatica QM, c'erano porte aperte o chiuse che davano sulla stanza? Di certo Mazikeen lo avrebbe notato, eh eh.

    Cos'è che abbiamo qui? Si ritrovò a mormorare, più per rompere il silenzio prolungato che stava rischiando di farlo diventare matto se fosse continuato ancora un pò. Sì, non era nuovo all'abitudine di parlare da solo, anche se di solito preferiva farlo assieme ad altre 3 o 4 voci invitate nella sua testa, per la festa. Ogni tanto invitava gli incubi più simpatici per una partita a briscola, quando voleva ammazzare il tempo e occultarne il cadavere.

    Esaminò i fogli rapidamente, uno per uno, guardando parole sparse all'interno delle probabili frasi scritte, in cerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione. Un nome, un soggetto (ma anche predicato verbale e complemento oggetto se utili a capire qualcosa dello scrittore e/o propietario della scrivania) poteva bastare a farsi un idea di cosa ci faceva in quel posto.

    Perché è questo quel che doveva fare adesso, no? A meno che...


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    Edited by *DaNtE* - 22/7/2016, 10:36
     
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    Ci volle veramente poco a Mazikeen, non appena prese in mano i fogli, a capire che fossero degli appunti. Purtroppo, estrapolandoli dal contesto in cui erano stati scritti, si poteva capire ben poco dalle prime carte. Il loro contenuto consisteva principalmente in calcoli matematici, accompagnati da qualche annotazione a margine che indicavano che in parte c'entrasse la magia dietro a quelle operazioni.
    Il primo elemento interessante lo trovò in fondo all'ottava pagina. Il risultato dei calcoli era stato scritto più in grande rispetto al resto ed era stato cerchiato e sottolineato. Poco più in basso vi era una scritta: "C'È! C'È! Questa è la prova incontestabile della presenza della barriera e se c'è lei, esiste pure il mondo al suo interno."
    Le pagine immediatamente successive contenevano le solite equazioni, accompagnate da note a margine. Tuttavia, di tanto in tanto ci si imbatteva in un foglio che conteneva solo testo, in cui venivano trattati i risultati delle ricerche e fatti personali, facendo assomigliare il tutto ad un diario.

    • Pagina 22

      Rimanere in questa dimensione sta diventando un problema! Devo tarare troppo le mie misurazioni e fare calcoli per rendermi conto della dispersione degli errori. Inizia a portarmi via una fetta troppo grande di tempo!
      All'inizio era poca cosa e pensavo di poter compensare facilmente a questo inconveniente e continuare a godere della compagnia di Zenar, ma mano a mano che sono avanti, questo mondo si è rivelato sempre più inadatto. Devo prendere in considerazione l'idea di tornare a fare come un tempo: cambiare dimensione non appena non sono più adatte per i miei studi.



    • Pagina 40

      Oggi io e Zenar ci siamo diretti su un altro mondo. Non era la prima volta che gli mostravo una dimensione diversa dalla sua, ma è la prima in cui ha potuto confrontarsi con sei nativi senzienti. Ha mostrato un entusiasmo enorme, forse eccessivo, ma avevo bisogno davvero di lui: non potevo certo entrare in città con l'aura che emano. So perfettamente cosa sarebbe successo: si sarebbe diffuso il panico tra la gente e ben presto avrebbero chiamato delle guardie. Zenar era decisamente più adatto al compito: avrebbe potuto tranquillamente raggiungere la biblioteca e barattare i materiali che gli ho dato per quei volumi.
      Temevo che si fosse perso a visitare la città o che non fosse in grado di esprimersi con i bibliotecari, dato che non conosce bene la lingua; invece è tornato da me relativamente velocemente.
      Mi ha spiegato che non erano riusciti ad associare subito il nome, con il mondo che cercavo. Dopo tutto è chiamato in svariate maniere: Écoulement delacréation, Dreamcross, Wiederaufnahme e molti altri nominativi. Alla fine è riuscito però a fare intendere quale fosse e si è fatto consegnare i libri.
      Il materiale che ha portato sarà parecchio utile per le mie ricerche, anche se ho avuto modo di constatare che non sarà la soluzione a tutti i miei problemi, ma del resto non mi aspettavo che tutto fosse così semplice.

      Sono proprio contenta che Zenar sia venuto con me! Da quando quel ragazzo mi si è avvicinato, ho iniziato a pensare che ci sia qualcosa dopo tutto questo schifo. Fino a quel momento era la semplice paura di morire a spingermi ad andare avanti, il disperato tentativo di scappare da qualcosa che forse stavo iniziando a considerare inevitabile. Eppure la presenza di una persona con cui parlare, ridere e interagire, mi ha fatto capire che forse la vera Vita sia diversa da quello che ho affrontato fin'ora. Sto iniziando a pensare che ci sia altro dopo la prova che sto svolgendo. Che ci sia davvero una vita degna di essere vissuta. La desidero, la pretendo!
      Ce la posso fare.



    • Pagina 64

      Me ne devo proprio andare: Wanu non è più adatto per le mie ricerche e non mi rimane troppo tempo. Il legame affettivo con Zenar mi ha trattenuta qui più di quanto avrei dovuto e adesso inizio a pentirmene. Per compiere un solo passo in avanti devo investire enormi quantità di tempo ed energie.
      Devo cambiare dimensione. Ho già compiuto dei giri di perlustrazione in altre e molte di loro si sono rivelate ottimali. Individuerò quale sia la migliore e poi saluterò il mio amico.
      Quindi stiliamo un bilancio della mia permanenza su Wanu: sono riuscita ad avvicinarmi molto sulla locazione della mia meta, per quanto riguarda invece il modo per superare la barriera che l'avvolge c'è ancora parecchi lavoro da fare.

      Dicono che le idee vengono quando si è sovrappensiero e appena adesso è accaduto qualcosa che conferma questa diceria. Mi trovavo a letto, a pensare alle mie cose, quando mi è venuto un pensiero: e se portassi Zenar con me? Sono certa che gli piacerebbe visitare altri mondi e io potrei contare sul suo aiuto nel relazionarmi con altre persone.
      Mi piacerebbe davvero che mi affiancasse nella mia battaglia e se dovesse esserci qualcuno nel momento in cui tutto si sistemerà, ammesso che io abbia successo, vorrei che fosse lui.

      Ho riflettuto a freddo su questa eventualità e ho concluso che si tratti di una pessima idea. Zenar potrebbe diventare un peso; sarebbe sicuramente una bocca in più da sfamare. Probabilmente dopo un po' sarebbe in grado di integrarsi nel nuovo mondo e di provvedere a se stesso e a me, ma dovrò cambiare dimensione parecchio spesso e non avrà modo di adattarsi così in fretta. Oltre a ciò non mi sarebbe neppure così utile per comunicare con gli altri: ho elaborato un nuovo incantesimo a questo scopo, basandomi sulle mie capacità di abominio. Si tratta di un incanto in grado di inibire la volontà altrui e costringere quindi la vittima ad ubbidire ai miei ordini. Grazie ad esso posso prendere un pastore, un passante per un luogo isolato e trasformarlo nel mio schiavetto, costringendolo a procacciarmi cibo e tutto quello di cui ha bisogno. Poco importa se la mia aura lo terrorizzerà, sarà costretto a stare ai miei ordini. La durata della magia è di circa ventiquattr'ore, ma perfezionandola dovrei riuscire a spingerla oltre.
      C'è poi un altro motivo per cui non voglio che Zenar venga con me: finirebbe per voltarmi le spalle. Parliamoci chiaro, perché si è avvicinato a me? Semplicemente perché è insensibile alla mia aura, ma non avrebbe agito diversamente dagli altri se avesse potuto sentirla. Se venisse con me, quando sorgerebbero le vere difficoltà, quando arriverebbe il momento di spiegargli tutto, mi abbandonerebbe. Tutti fanno così, io compresa.
      Vorrei potermelo ricordare come una persona con cui ho trascorso dei momenti felici, non come qualcuno che mi ha tradito.

      Gli ho annunciato che me ne vado, non è stato facile farlo, ma alla fine ha compreso la mia decisione e mi ha chiesto se poteva in qualche modo dargli una mano. Non dimenticherò mai che faccia ha fatto quando gli ho domandato di procurarmi delle provviste per un mese: lui e la sua famiglia sono piuttosto poveri e una simile spesa è molto per loro. Credevo che mi avrebbe detto di no, invece mi ha promesso che me le avrebbe portate.
      So di avergli chiesto molto, ma in fondo me lo merito e poi penso che presto avrà modo di risolvere i propri problemi economici: gli ho insegnato un po' di magia bianca. Certo, è a un livello poco più che basilare, ma nel suo mondo queste arti sono appena state scoperte e probabilmente lui al momento ne sa di più dei ricercatori e ciò potrebbe essere la sua fortuna. Fino ad adesso gli avevo impedito di mostrare ciò che aveva imparato agli altri, non volevo attirare troppa attenzione su di me, nonostante morisse dalla voglia di usare la magia per "salvare il mondo" e altre boiate simili.
      Io prenderò la mia strada, lui la sua e forse si dimenticherà pure di me, ma è meglio così.


    Proprio allora Mazikeen avrebbe sentito dei passi provenire dal piano di sotto. Difficile dire chi fosse, ma difficilmente si trattava del legittimo proprietario, visto lo stato l'abbandono dell'edificio. Se il ragazzo avesse aperto la porta della stanza, al momento socchiusa, avrebbe notato davanti a lui una scalinata che dava sul piano inferiore. Se l'avesse percorsa avrebbe probabilmente incontrato la persona appena entrata e non poteva sapere chi fosse e che intenzioni avesse. Forse se rimaneva nella stanza avrebbe evitato di farsi vedere, sempre che questa non volesse dirigersi proprio lì.
    Si, vi è una porta e il tuo pg l'ha sicuramente notata :P
     
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    Un diario.

    Le annotazioni trovate lasciavano pensare a una sorta di studio sui viaggi dimensionali. Il soggetto annotava le considerazioni tecniche dell'esperimento ma anche qualche considerazione di natura più personale e a queste Mazikeen si applicò maggiormente.

    Si soffermò a leggere con avidità ogni brano che permettesse di comprendere più a fondo la natura dei sentimenti provati dall'autore e rimase particolarmente interessato al dramma sentimentale che si stava consumando tra le pagine di quel manoscritto.

    Probabilmente l'autore era una donna, lei doveva essere la viaggiatrice di mondi, mentre quel Zenar doveva essere una sorta di aiutante che si portava dietro. E qui il dilemma dell'amore tra divinità e umani, tra l'immortale e il mortale.

    Dapprima essa aveva creduto di poter usare il ragazzo senza vincolarsi emotivamente, pur consapevole che egli non avrebbe potuto seguirla per sempre. Aveva semplicemente ignorato l'ineluttabile destino che gli si prospettava e ciò non ha fatto altro che rendere più doloroso l'addio inevitabile.

    Rimase colpito unicamente dal latente distacco mostrato dall'autrice nel prendere una simile decisione. Era evidente che provasse una sorta di dispiacere ma sembrava più compassione per qualcuno di meno fortunato piuttosto che qualche forma di legame affettivo profondo. Non le era pesato poi molto prendere questa decisione e questo dipinse l'autrice come una persona che anteponeva la ricerca della conoscenza alla sfera sentimentale.

    Un individuo interessante dal punto di vista di Mazikeen, sebbene quello che leggeva si limitava a dell'inchiostro asciugato su cellulosa bianca e aveva validità limitata in merito alla situazione in cui si trovava ora.

    Da un punto di vista puramente ipotetico, quella doveva essere l'abitazione dell'autrice. Questo poteva implicare avere a che fare con una con delle abilità interessanti ma potenzialmente pericolose. Questa possibilità lo fece essere meno tranquillo, ma sicuramente più incuriosito.

    Oppure poteva essere l'abitazione di quel ragazzo, Zenar, e questo diario fosse rimasto in mano sua. In tal caso poteva essere relativamente più tranquillo, anche se questo non spiegava il motivo della sua presenza improvvisa in quel posto.

    Quale che fosse la risposta, c'era da tenere in considerazione la fatiscenza del posto. Poteva essere la casa dove Zenar e la viaggiatrice di mondi vivevano prima che essa lasciasse questa dimensione.

    Avrebbe preso ad investigare oltre, cercando indizi per la stanza, quando i rumori provenienti dall'appartamento sottostante lo misero in allarme. C'era qualcuno nell'abitazione, forse il padrone di casa (?) o molto più probabilmente un recente inquilino. Che fosse direttamente collegato al motivo per cui lui si trovava li? La cosa era altamente probabile, tuttavia il fatto che non ricordasse nulla sul come o perché del suo strano viaggio, non gli lasciava presagire nulla di buono circa le intenzioni del nuovo arrivato, se davvero era legato a sè.

    Improvvisamente in tutta la casa si sarebbe udito un rumore, come di qualcosa che cade. Una sedia era caduta nella stanza dove si trovava Mazikeen, o forse era stata fatta cadere. Questo il nuovo arrivato in teoria non poteva saperlo e quel rumore avrebbe avuto lo scopo di richiamare la sua attenzione nella stanza superiore. Quando fosse entrato nella stanza, l'avrebbe vista vuota ad una prima occhiata, la sedia rovesciata sul pavimento.

    Se non che dopo qualche istante che questi fosse ipoteticamente salito in stanza, si sarebbe udito nella stanza il flebile miagolio di un gatto. Il gatto per inciso avrebbe fatto la sua apparizione successivamente, muovendosi con tranquillità per la stanza e voltandosi a fissare il nuovo arrivato fermandosi a distanza.




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    CITAZIONE
    Such stuff as dreams are made on
    Passiva di Metamorfosi + Attiva di Metamorfosi scenica
    In qualità di unico e autoproclamato "oniromante" di endlos, il dreamkin è in grado di richiamare e plasmare la materia dalla dimensione del sogno, forgiandosi un involucro onirico tramite il quale cammuffare le proprie spoglie, assumendo forme di fantasia in genere per suggestionare la creatura che ha di fronte. L'involucro ha consistenza fisica (non si tratta di un illusione) direttamente evocata da un altra dimensione, non fornisce alcun tipo di protezione aggiuntiva
    [Consumo Basso]
     
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    Mazikeen fece le proprie considerazioni quando lesse gli appunti e decise di andare sul sicuro quando si accorse che un'altra persona fosse presente. Quindi si trasformò in un gatto e fece cadere un oggetto, per attirare l'attenzione della sconosciuta.
    La ragazza di sotto, al sentire qualcosa cadere prese paura, portando istintivamente la mano al pugnale sul fianco. La prima cosa che le venne in mente fu che ci fosse un nuovo abitante. Come capelli rosa aveva occupato quella casa abbandonata, così avrebbe potuto farlo qualsiasi altro, magari di pericoloso. Da quelle parti non erano troppo frequenti i briganti, ma ciò non significava che fosse impossibile trovarli o imbattersi in una testa calda che mal gradiva la presenza di intrusi.
    Tuttavia non udì altro per diversi secondi, perciò si fece coraggio, dicendosi che il rumore poteva benissimo essere stato prodotto da un oggetto in bilico, che aveva deciso di cadere proprio in quel momento. Scelse allora di dirigersi proprio nel punto in cui aveva udito il suono, per sincerarsi che non vi fosse nessuno. Mal che andasse si sarebbe data alla fuga.
    Quindi Mazikeen vide arrivare una ragazza dai capelli castani, pettinati a caschetto e occhi color nocciola. Indossava una giacca rammendata varie volte e dei pantaloni, invece, ancora in buone condizioni. Quando costei vide che il felino fosse la probabile causa del rumore, tirò un sospiro di sollievo e provò ad avvicinarsi per fargli due carezze, senza però insistere se costui avesse rifiutato.
    Poi avrebbe iniziato ad osservare la stanza.
    " Dunque è qui che dormivi..."
    Sussurrò. Non era mai stata in quel punto dell'edificio. La maggior parte delle volte che era venuta lì, erano stati tutti all'esterno e solo poche volte aveva avuto modo di entrarci.
    Si mise quindi a cercare qua e la, anche se sapeva che molto difficilmente avrebbe ottenuto delle risposte. Si chiedeva cosa l'avesse effettivamente spinta lì; forse un senso di nostalgia? Una speranza che si rifiutava di abbandonare?
    Scosse la testa e riprese a rovistare.
     
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    Figuriamoci se quel micione si sarebbe sottratto a quelle affettuose attenzioni. Quando vide che la ragazza voleva avvicinarlo, il micio fece qualche passo incerto verso di lei con la proverbiale diffidenza tipica dei felini e gli occhi gialli spalancati a fissarla. Infine si fermò guardando la mano dela giovane calare delicatamente su lui per carezzarlo, al che il micio socchiuse gli occhi godendosi le sue carezze e persino avvicinandosi alle sue caviglie per strusciarvisi boriosamente.

    Poiché Mazikeen aveva diverse cose in comune coi gatti, prima fra tutte c'era la ruffianeria con secondo fine. E il fine ultimo del dreamkin, che provava ancor più piacere nel notare che il suo inganno era andato perfettamente a segno, era quello di scrutare la mente della ragazza per cercare di capire qualcosa di più di quella storia.

    Senza mutare alcuna cosa nel proprio comportamento esterno, subdolamente il micio nero avrebbe propagato invisibile la propria influenza, come un tentacolo oscuro che si protendeva verso la mente della giovane penetrando in fondo in fondo, sempre più in fondo fino a raggiungere quella parte del pensiero al di sotto della coscienza e cercare di carpire lì un ricordo o un pensiero, scaturito dalla concretizzazione di un unica semplice domanda.


    "Che legame hai con l'autrice di quel diario?"





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    Bite off subconscious
    Attiva di assimilazione di un ricordo
    Il dreamkin tenta di infiltrarsi nella mente di un bersaglio, mirando al subconscio della persona in modo da rendere tale intrusione non rintracciabile. Alla mente viene posta una domanda specifica, estraendone dalla stessa la risposta. In pratica viene prelevato un ricordo specifico dalla mente del bersaglio facendo una domanda specifica, tipo "Qual è la tua più grande paura?" o "Qual è la persona più cara che hai al mondo?" ma la domanda non verrà percepita nelle mente del bersaglio, in quanto processo inconscio. Il subconscio reagisce alla domanda e il dreamkin riesce a percepirne la risposta attraverso un ricordo che viene così assimilato.
    [Consumo Medio]
     
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    La mente della ragazza non era debole, tuttavia ella non aveva mai avuto a che fare con un'intrusione psichica e non sapeva come riconoscerla, né come difendersi; perciò Mazikeen ebbe vita facile. Gli ostacoli che gli si pararono davanti furono dovuti alla genericità della sua domanda. Il subconscio della fanciulla non poteva infatti sapere a quale diario si riferisse, né era detto che conoscesse l'autrice di questo o sapesse che costei tenesse un diario. Tuttavia, dopo un po' di tempo e qualche sforzo, il ragazzo riuscì a orientarsi nella memoria della ragazza e per primo emerse un ricordo...



    Fosse per lei non sarebbe mai andata lì. Certo, non era tipo da dare eccessivo peso alle parole altrui, senza prima verificare personalmente le cose, tuttavia in quel caso avrebbe preferito essere prudente. Molti avevano definito quella bizzarra ragazza dai capelli rosa un mostro. Non però per il colorito delle chiome, quanto per la sua capacità di terrorizzare gli altri. Chiunque se la fosse trovata davanti era fuggito, quasi colto dal panico. Un po' era stata incuriosita anche lei dalla cosa e aveva chiesto ai testimoni i dettagli, peccato che coloro con cui aveva parlato non avevano saputo spiegare cosa di lei li spaventasse nello specifico, ma erano certi che fosse una creatura terribile e pericolosa. Ad ogni modo non aveva avuto modo di indagare a lungo, perché la straniera si era presto messa in disparte, evitando di avvicinarsi al paese.
    Perché era lì dunque? Perché il suo amico, probabilmente per fare l'eroe, si era avvicinato alla misteriosa ragazza e ci aveva pure fatto amicizia. Negli ultimi tempi aveva preso a parlare un po' troppo di lei per i suoi gusti.
    A un certo punto Zenar aveva insistito molto per fargliela e lei aveva finito per accettare l'invito.
    " Quindi ricordati, Monica, tieni i nervi saldi e vedrai che andrà tutto bene."
    Disse il ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri.
    " Ho capito, Zenar."
    Uscirono quindi dalla boscaglia e lui si fece avanti per chiamare la sconosciuta. Costei si fece attendere non poco e non sembrò prendere benissimo la presenza di Monica.
    " Lei chi è?"
    " Monica è un'amica."
    Capelli rosa scosse la testa.
    " Perché l'hai portata qui? Può darmi solo problemi."
    " Ise, tranquilla, ti posso assicurare che ci si può fidare di lei. Non rappresenta un pericolo."
    Dal canto suo, Monica si prese in pieno l'aura di terrore emanata dalla fata. Ma che cavolo ci stava facendo lì? Doveva rimanere vicino a quella... stava scherzando, vero? Non voleva morire!
    Così, mentre il ragazzo discuteva con capelli rosa, si accorse che l'altra amica fosse sparita. Poco dopo si rese conto che questa fosse sgattaiolata dall'altro lato dell'abitazione e stesse cercando di svignarsela con passo felpato. La raggiunse da solo, prendendola per le spalle.
    L'altra emise un piccolo urlo e tento di divincolarsi, ma il giovane riuscì a trattenerla fino a che non superò il periodo di panico e quindi la guardò negli occhi.
    " Monica, so cosa stai provando: anche io ero terrorizzato come come lo sei tu adesso. Ma Ise non è una persona cattiva o pericolosa. Tra un mese non sentirai proprio più niente e già tra due settimane ti spaventerà decisamente di meno. Credimi.
    Non vi è una vera minaccia dietro a quanto stai provando."

    " Io... voglio andare a casa."
    Forse avrebbe dovuto accontentarla, eppure sentì che non sarebbe stato giusto in quel caso, né nei suoi confronti, né di quelli di Ise.
    " Per favore, prova a stringere i denti. Fallo per me."
    Fosse stata un'altra persona a chiederle una simile cosa, gli avrebbe tirato un cazzotto e poi sarebbe fuggita a gambe levate. Ma siccome a chiederglielo era stato quello scemo, una parte di lei aveva deciso di ascoltarlo, evidentemente una di parecchio irrazionale.
    Lui allentò la presa e lei non si mosse, sebbene ancora palesemente scossa.
    " Facciamo così, ti lascio dieci minuti per tranquillizzarti. Poi trono e andiamo assieme da lei."
    Cosa la spinse ad annuire?
    Zenar iniziò ad allontanarsi.
    " Ah, una cosa: non dirle che anche io avevo paura all'inizio."
    Quindi la lasciò sola e Monica si rese conto che, con tutta quella paura la sua vescica ne avesse risentito e adesso dovesse svuotarla in fretta. Si guardò intorno, adocchiando alcuni grossi cespugli.
    Il ragazzo fu presto di ritorno e non trovò l'amica pensò che se ne fosse andata. Tuttavia intravide una figura umana, tra le fronde della vegetazione. Probabilmente si era nascosta.
    " Eddai Monica, esci."
    Quindi si avvicinò.
    " Non è il caso di nascondersi come i bambini di quattro anni."
    Quando però arrivò presso i cespugli, si accorse finalmente cosa l'altra stesse facendo, ma ciò non lo salvò dal prendersi in faccia un sasso, lanciato dall'amica.

    Alla fine Monica trovò la forza per frequentare quella misteriosa Ise. Era proprio come le aveva detto l'amico: dopo quindici giorno non si sentiva praticamente più niente. Forse aveva preso a spaventarsi di meno da molto prima. Capelli rosa non era una persona cattiva e dopo un po' di diffidenza iniziale aveva finito per accettare pure lei, tanto che le aveva fatto persino vedere la magia.
    Tuttavia la ragazza si recò in quel posto solo per pochi mesi. Anche se aveva resistito alla paura, andare lì le fece spesso dispiacere. Ise era una brava persona ed era sin troppo evidente che Zenar fosse attratto da lei e probabilmente per lei doveva essere lo stesso. Capiva i sentimenti del ragazzo e sapeva che avesse avuto tutte le ragioni per innamorarsi di una come lei, tuttavia non era piacevole per Monica andare a trovare la rivale che gliel'aveva portato via. Se solo avesse fatto lei la prima mossa, prima che lui conoscesse quella specie di fata!
    Credeva che spettasse ai ragazzi fare la prima mossa, ma purtroppo i maschietti erano particolarmente stupidi quando si trattava di comprendere ciò che si provava nei confronti altrui.
    Prese a frequentare quel posto sempre più raramente, fino a non andarci più. Quando poi Zenar le raccontò che Ise se ne fosse andata, pensò di avere ancora una possibilità, ma i sentimenti nei confronti della rivale erano duri a scomparire. Quindi decise di lasciar stare




    Questo fu quanto Mazikeen riuscì a tirare fuori riguardo al legame della ragazza, con colei che aveva scritto gli appunti. Tuttavia ciò non spiegava perché ora la fanciulla fosse lì, forse non sarebbe stato troppo difficile scoprirlo.
     
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    I am Hope.

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    Delusioni d'amore, tra le sue preferite.

    Amore poi, un nome tanto semplice per qualcosa di così complesso. Amore è un morbo violento che attanaglia le viscere, torce lo stomaco, fiacca il respiro e consuma l'anima. L'amore è potente droga assuefacente, estasi sublime, ebbrezza incantatrice ed effimera felicità.

    Profonda e tuttavia acuta come poche emozioni, l'amore ha un sapore intenso come miele misto ad assenzio per contrasto di dolcezza e amarezza che insieme risiedono nella sua natura. Ma le delusioni d'amore...

    Qual potenza distruttrice e autodistruttiva, tempesta dell'anima e angosciante sofferenza. Alcuni riescono a superarla, irrimediabilmente logorati ma vivi, e col tempo possono addirittura sperare di amare di nuovo, sebbene mai allo stesso modo e comunque non con uguale intensità.

    Altri non ne escono, consumati fino all'estremo da tale tormento. Fino alla morte.



    Monica (indovinando il suo nome dal ricordo rubato) era lì davanti a lui, superstite di una simile tempesta, tuttavia ciò non significava necessariamente che il suo spirito fosse sopravvissuto. Forse il sentimento non aveva avuto modo di metter radice da poterla scuotere in profondità. O forse mascherava bene un anima ormai svuotata e arida, che tornava lì a tormentarsi nuovamente nei ricordi di un amore che fu.

    Mazikeen il gatto non potè che essere più intrigato da quelle emozioni contrastanti, quindi decise di indugiare sulla sua persona, distraendola con effusioni e fusa tipiche dei felini per suscitare in lei tenerezza e indurla a rimanere ancora un pò.

    Sfregò la testolina fragile sulle caviglie di lei, carezzandole con l'intero corpo e la coda mentre stiracchiava l'esile corpicino. Quindi sollevò il capo posando su di lei quei fari gialli dei suoi occhi nella notte del suo manto nero intenso. Tentò un miagolìo delicato come per richiamare la sua attenzione e intanto nuovamente fece penetrare la propria coscienza, sinistro tentacolo per lambire il subconscio della giovane, bramando altre informazioni.

    "Qual'è il tuo ultimo ricordo di Zenar?"





    CITAZIONE

    Energia 75%
    Stato Fisico: Arzillo
    Stato Mentale: Intrigato


    CITAZIONE
    Bite off subconscious
    Attiva di assimilazione di un ricordo
    Il dreamkin tenta di infiltrarsi nella mente di un bersaglio, mirando al subconscio della persona in modo da rendere tale intrusione non rintracciabile. Alla mente viene posta una domanda specifica, estraendone dalla stessa la risposta. In pratica viene prelevato un ricordo specifico dalla mente del bersaglio facendo una domanda specifica, tipo "Qual è la tua più grande paura?" o "Qual è la persona più cara che hai al mondo?" ma la domanda non verrà percepita nelle mente del bersaglio, in quanto processo inconscio. Il subconscio reagisce alla domanda e il dreamkin riesce a percepirne la risposta attraverso un ricordo che viene così assimilato.
    [Consumo Medio]
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Mazikeen osservò attentamente i ricordi della fanciulla, constatando che anche costei provasse qualcosa per quel ragazzo di nome Zenar. C'era da aspettarsi che una figura onirica come lui, gradisse simili emozioni, presenti da tempo immemore anche nei sogni delle persone.
    Questa volta colui che si fingeva un gatto, decise di indagare di più su questo ragazzo e scrutandone i ricordi, scoprì che l'ultima volta che Monica l'avesse visto, appartenesse ad uno dei tanti eventi che rientravano nella propria routine. Più interessanti si rivelarono i ricordi legati ai quali la fanciulla si era accorta della mancanza di Zenar: aveva chiesto in giro e in molti le avevano risposto di aver visto il ragazzo percorrere una strada che faceva di solito e dove aveva avuto modo di incontrare, le prime volte, Ise.
    Inutile dire che la fanciulla avesse provato a cercarlo anche lì, senza però successo. Per qualche tempo credette pure che la giovane con i capelli rosa avesse a che fare con la sparizione, ma ben presto accantonò tale ipotesi. Mai del tutto però: in un certo senso era l' anche per quel motivo. Se si era recata nell'edificio in cui un tempo abitava Ise era sì per compiere un'azione nostalgica, ma anche un po' per cercare disperatamente tracce di Zenar. Anche se razionalmente sapeva che fosse tremendamente difficile trovare tracce lì.
    Proprio allora Mazikeen si sarebbe accorto di aver sottovalutato la mente di Monica. Anche se la ragazza non fu consapevole di quel che succedeva, parte del suo subconscio reagì.
    « Perché me lo stai chiedendo? Sai per caso qualcosa su di lui?»
    Questa volta fu lei a fare la domanda.
     
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