We never change

Scena Dante x Alyah

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    I want to live life
    Always be true
    I want to live life
    Be good to you

    I want to fly
    And never come down
    And live my life
    And have friends around

    We never change do we
    No No
    We never learn do we

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    Che buffo.

    Il modo in cui funziona la mente umana, intendo.

    Non importa quanto tempo passi. Un anno. Due. Dieci. Certe cose non vengono mai cancellate davvero dalla mente, anche se con sforzo cosciente si fa ormai fatica a richiamarle alla memoria.

    Una spiaggia di notte illuminata dal candore lunare. Un ballo. Una bevuta tra amici. Una panchina in mezzo al parco. Una biblioteca. Una jeep in mezzo al deserto. Lacrime sotto la pioggia.

    E poi volti, e poi luoghi. Attimi rubati, persone con cui si è condiviso qualcosa di prezioso.

    E' questo, pensò mentre si accendeva una sigaretta prima di attraversare la strada. E' quello che ti lasciano dentro le persone a non sparire mai, un legame indissolubile che vince la prova del tempo e si ancora in un angolo della memoria, come un baule vecchio dimenticato in soffitta, che meraviglia e commuove alla propria apertura dopo il trascorrere degli anni.

    *BEEP*

    Il dispositivo sul polso della mano sinistra emise un nuovo segnale acustico. Era ormai molto vicino.

    In un certo senso era nervoso. Di chiunque si trattasse, erano passati ormai quasi cinque anni. Ok, direste voi, che saranno mai cinque anni suvvia, e probabilmente avreste ragione.

    Tuttavia gli avvenimenti che lo avevano portato ad allontanarsi da Suspiria e finire fin laggiù, oltre che i suoi effettivi 3 anni di permanenza su Endlos e tutto il roccambolesco susseguirsi di eventi che li avevano caratterizzati, avevano fatto sembrare quei 5 anni un eternità. Quasi come se il tutto fosse avvenuto in una vita passata.

    Cambiare prospettiva doveva fare quell'effetto. Lui lo aveva fatto ormai tante di quelle volte che aveva imparato a scindere i propri ricordi in scompartimenti stagni: prima riusciva a sigillare e separare da sè i ricordi della vita precedente, meglio era per la propria sanità mentale.


    E allora perché mi sento così nervoso? Si sussurrò a labbra strette, per non far cadere la sigaretta. Si diresse verso quella che sembrava una locanda abbastanza chic di Istvàn, una sorta di capitale di quel luogo. Non veniva spesso in città, preferendo rimanere fuori dai radar il più possibile e vivere la propria esistenza in santa pace, una volta tanto.

    Tuttavia quella mattina qualcosa di straordinario era capitato. Per la prima volta da quando lo aveva attivato quasi un anno prima, il TAST aveva bippato.

    Ciò significava soltanto una cosa. Qualcuno da Suspiria era arrivato ad Endlos, e lui adesso voleva capire il perché.



    Edited by *DaNtE* - 29/7/2016, 09:15
     
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    Alyah maireld

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    Anche se non si trattava di andare a cercare Daniel, Alyah si recava con piacere ad Endlos.
    Ai suoi occhi apparivano come piccole escursioni, momenti dove poter mettere da parte l'Accademia e tutto ciò che ci girava attorno. In quelle visite non faceva nemmeno niente di particolare, perché non sentì mai la spinta necessaria a oltrepassare i confini di Istvàn... e in un certo senso era anche una buona cosa. Lì non era altrettanto capace di cavarsela da sola come su Suspiria, colpa della differenza di concentrazione di Mana tra le due dimensioni.
    Il semipiano la riduceva ai minimi termini, riportandola ad essere una donna come un'altra.
    Era un po' come tornare alle origini, prima di subire tutte le trasformazioni fisiche e mentali da quanto era una sacerdotessa, arrivando infine ad essere un soldato veterano. La sera precedente la divisa con i gradi militari finiva appesa alla gruccia nell'armadio, così da essere sostituita da uno degli abiti medievaleggianti che ogni tanto si ricordava di sfoggiare.

    Quella mattina aveva intenzione di visitare la biblioteca di Palanthas.
    Era parecchio rinomata e vasta, per quanto aveva sentito dire sul suo conto. Fu un motivo sufficiente a stimolare la sua curiosità, appena sarebbe riuscita a trovare un momento di libertà da impegni vari. Non aveva quesiti particolari per la testa da togliersi, così da iniziare una ricerca mirata. Si trattò di semplice interesse accademico.
    Però Alyah non aveva fretta di seppellirsi in mezzo ai libri, quindi aprì la giornata a Istvàn con una tranquilla passeggiata per le vie occupate dal mercato. Comprò due o tre accessori tra fermacapelli e bracciali, anche se vide delle belle stoffe e dovette trattenersi. Purtroppo non vantava più abbastanza tempo libero da poter cucirsi un abito da sola, come quello da lei stessa indossato: verde scuro con maniche a losanga e una cintura di stoffa dorata alla vita.

    Dopo una bella camminata, i suoi passi la portarono vicino ad una locanda del posto.
    Dall'esterno sembrava un posto piacevole in cui fermarsi, magari per assaggiare qualcosa di tipico del posto e caricare le energie, prima di lanciarsi nella consultazione di tomi vari. Si aggiustò una ciocca ribelle dietro all'orecchio e si avviò a varcare la soglia.
    A differenza di qualcun'altro, lei era totalmente ignara della presenza di una vecchia conoscenza nelle vicinanze, anzi, nemmeno sospettava la probabilità di incrociare un altro visitatore venuto da Suspiria e per questo non si prese il disturbo di guardarsi attorno.
    Proseguì nelle sue intenzioni, come se non stesse per accadere qualcosa.

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    No, il caso non volle che si incrociassero alla porta.

    Effettivamente, Stephan aveva abbassato lo sguardo per accendersi la sigaretta proprio nel momento esatto in cui Alyah s'era avvicinata alla porta della locanda e ivi era entrata. Strana combinazione di eventi, quella, ma non aveva fatto altro che rimandare quell'imminente incontro.

    Dopo l'iniziale esitazione, il nuovo beep del TAST sembrò incitarlo definitivamente ad approcciarsi all'uscio della locanda, una alta porta a due ante fatta interamente in vetro trasparente.

    L'uomo si avvicinò poco convinto alla vetrata, allungando una mano per spalancare una anta e fare il suo ingresso nell'atrio interno. Era un unico ambiente, il piano terra, fatto di breve atrio con il bancone della reception e un ampia sala con diversi tavoli, molti dei quali occupati.

    Era da tanto tempo che non si presentava così in pubblico e la cosa lo mise lievemente a disagio per questioni che non stiamo qui a rivangare per motivi di tempo. Concentriamoci sul momento successivo, invece, quello in cui Stephan realizza chi è l'adiano che è capitato proprio da quelle parti di endlos.

    Mosse un paio di passi incerti spaziando con lo sguardo per la stanza, stranamente agitato. Non capiva perché sentisse una certa ansia, doveva sentirsi felice di incontrare una faccia amica dopo tutto quel tempo. Trovare qualcuno con cui riportare alla mente momenti passati con nostalgia, ragguagliarsi sugli ultimi eventi delle reciproche vite, provare quella sensazione calda di aria di casa che si prova quando si incontra una persona che è stata parte del tuo passato.

    O forse nemmeno lo conosco sto qua. Anche questa è una possibilità. Pensò mentre continuava a vagare con lo sguardo per la sala senza soffermarsi mai su nessuno, guardando ora le persone a tavola, ora quelle all'angolo bar. Quella possibilità cominciò a farsi sempre più concreta nella propria mente e lui emise un profondo sospiro, cominciando a tranquillizarsi.

    Tanta ansia per nulla. Ripensò, mentre cominciava a sentire voglia di un bel bicchiere di whisky. Chissà come sono forniti qui a Istvan.

    Fece un paio di passi verso il bancone focalizzandosi ancor di più su di esso, quando la vide finalmente. L'uomo si fermò mentre il cuore senza preavviso saltò un battito, riprendendo subito dopo a battere a ritmo accelerato.

    La sorpresa fu tanta, proprio lei fra tutti. Quella eventualità aveva solo lievemente sfiorato la sua mente quando il TAST aveva preso a beepare, ma subito l'aveva scartata per l'improbabilità della cosa. Non si era nemmeno soffermato a pensare se la cosa gli avrebbe fatto piacere se si fosse trattato di lei, per cui in quel momento si ritrovò completamente spiazzato.

    Rimase in disparte, togliendosi gradualmente dall'atrio, a pensare cosa fare. Persino il pensiero di andarsene, semplicemente, e far finta di non averla vista, fu preso seriamente in considerazione. Vero che tutte le loro vicende, guardate con gli occhi del presente a distanza di tempo, non sembravano più così drammatiche come le ricordava, tuttavia non aveva la più pallida idea di come approcciarsi a lei, dopo tutto quello che avevano passato.

    La punta incenerita della sigaretta si piegò perché egli non aveva più aspirato da tempo e gli cadde sulla punta delle scarpe nere. Resosi conto della cosa, batte con cura il piede a terra per rimuovere il residuo di cenere, comprendendo quanto fosse ridicolo continuare a crucciarsi per tutto quel tempo. Qualunque fosse la decisione era il caso di prenderla subito, rimurginare era una cosa patetica per cui sospirò deciso un ultima volta, scuotendo brevemente le spalle.

    La testa si voltò a guardare la porta, che era stata appena aperta da una persona che stava uscendo.

    Forse...




    Salve a lei, bella hippie. Esordì improvvisamente mentre prendeva posto nello sgabello di fianco al suo. Avrebbe mantenuto sul volto un sorriso rilassato sebbene dentro di sè stava trattenendo il fiato, un nodo stretto ermeticamente che sarebbe stato sciolto solo alla vista della sua reazione a quella entrata in scena improvvisa.

    Intanto, per scaricare la tensione del saluto, si rivolse con disinvoltura all'oste, sollevando un dito e richiamando la sua attenzione. Quello, d'altro canto, era impegnato in un altro ordine e quindi a Stephan non rimase rimedio che attendere, voltandosi verso la maga, ritrovando dopo tanto tempo quello sguardo che era sempre riuscito a catturarlo, senza via di scampo.



    Ah, la frase di esordio era una piacevole citazione al loro primo incontro. O meglio, il secondo a dire il vero. Anche quello era una specie di test, a modo suo, sebbene non sapeva nemmeno cosa si aspettasse nell'usare quel saluto specifico.

     
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    Non aveva intenzione di trattenersi molto, dunque ignorò bellamente i tavoli disposti nella sala e puntò direttamente al bancone del locale. Afferrò un lembo della gonna, in modo da facilitarsi i movimenti, e si accomodò sopra ad uno degli sgabelli. Lisciò distrattamente la gonna, prima di dedicarsi alla sistemazione della tracolla in pelle che trasportava gli acquisti della giornata. La sfilò dalla spalla sinistra e adagiò al proprio grembo.
    Appena l'oste fu pronto a dedicarla la sua attenzione e pronto a prendere l'ordinazione, Alyah si lasciò convincere a provare un vino novello del posto. Apprezzò le caratteristiche fresche e fruttate, quindi dopo l'assaggio la sua mente fu presa per lo più dall'osservare e cercare di immergersi nell'atmosfera che la circondava.
    Era apparentemente tranquilla e poco a poco si stava lasciando contagiare.
    Tirò fuori dalla borsa un quadernetto rilegato in pelle marrone, dove aveva appuntato l'itinerario della visita ad Istvàn e soprattutto le indicazioni per poter trovare la famosa biblioteca. Sì, era ben visibile da lontano, ma era un altro conto raggiungerla, senza finire da tutt'altra parte a causa di una via imboccata per sbaglio.

    Rialzò lo sguardo, quando sentì qualcuno rivolgersi a lei.
    Subito non riconobbe la voce e il modo con cui venne chiamata, perché ancora stava pensando se fosse meglio tirare dritto alla piazzetta dove c'era una fontana o andare strada sulla destra.
    Ma non c'era nulla da temere: appena gli occhi violetti incontrarono quel volto familiare, un'ondata di ricordi non esitò ad infrangersi addosso alla maga e trascinarla indietro di qualche anno. Quella voce, quella chioma rossiccia e il pizzetto a decorare il mento, lo stesso che si divertì a tormentare quando condividevano maggiore confidenza.
    Alyah si raggelò dalla sorpresa e sbatté le palpebre più di una volta.
    « Stephan? Stephan Falco? »
    Domandò incredula, mentre faceva su e giù con lo sguardo ad accertarsi di avere davanti la persona giusta. Non si poteva mai sapere, dato che pure Endlos era noto per essere un punto di incontro con altre realtà dimensionali. Magari era un altro Stephan, una copia arrivata da chissà dove e non l'uomo conosciuto anni prima.
    Ma il modo in cui la salutò fu sufficiente a farle sospettare di avere davanti quello giusto.
    A guardarlo non sembrava essere cambiato, forse con uno o due segni in più lasciati dagli anni trascorsi. Lei, invece, gli sarebbe apparsa come uno specchio contrario: sempre una donna nel pieno della giovinezza, scappata al tocco del tempo, però con delle novità nell'aspetto: capelli sfumati di nero sulle punte e una coppia di canini affilati a far capolino oltre il labbro.

    Passò una manciata di secondi in attonito silenzio, poi si riscosse e si schiarì la voce.
    E qui c'era da ringrazia l'abilità oratoria maturata negli anni, altrimenti la situazione di stasi si sarebbe prolungata di più, nella ricerca di un modo per poter reagire e dire qualcosa.
    « Che sorpresa! Non immaginavo di poter incontrare un viso conosciuto da queste parti. »
    Non sapeva bene cosa provasse in quei momenti. Stephan rappresentava un capitolo controverso dei suoi affetti passati: prima lo aveva adorato, poi ci fu un malinteso e finì con l'odiarlo, tanto da diventare un argomento tabù nei primi mesi dopo la rottura. E adesso? Le braci del rancore sembravano essere rimaste spente e ad animare la maga c'era solo la meraviglia per un incontro davvero inaspettato.

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    Diciamo che era stato tutto l'impatto iniziale, l'attesa di una sua eventuale reazione. Il modo affabile e amichevole con cui lei ricambiò il saluto lo tranquillizzarono all'istante, facendogli vincere la tentazione di essere meno formale ed avvicinarsi con discrezione.

    Si protese in avanti deviando con la testa verso destra porgendo la guancia, rendendo chiara l'intenzione di volerla salutare con un sobrio guancia a guancia, facendo scoccare le labbra lievemente per mimare il suono di un bacio. Uno solo, come era stata consuetudine nella Germania della dimensione da cui veniva.

    Certe abitudine son dure a morire, dopotutto.


    Nemmeno io, posso assicurartelo. Commentò lui ritraendosi dopo quel saluto e risistemandosi sullo sgabello. Era rivolto completamente verso di lei, il fianco sinistro appoggiato al bacone e così anche il braccio, col gomito poggiato sulla superficie di questo.

    Adesso aveva modo di guardarla meglio, notando come prima cosa i particolari che subito saltavano all'occhio. Notò soprattutto i capelli, che dal violetto classico e uniforme adesso sfumavano verso il nero sulle punte, ma additò la cosa al solito capriccio femminile di cambiare look di tanto in tanto per cui non vi diede tanta importanza. Per quanto riguarda i canini, gli sembrò certo di aver visto qualcosa di strano quando ella ebbe parlato ma allo stesso modo non vi diede peso, dato che la bocca della donna non si era aperta abbastanza da mostrarne la presenza senza ombra di dubbio.


    Si concentrò piuttosto su lei, su Alyah. Le domande di circostanza erano d'obbligo e data l'atmosfera amichevole che subito si era creata, lui senza perdere un sorriso sincero nel rivederla, riprese a parlare. Ti trovo stupendamente, dico davvero. Non hai idea di quanto sia bello rivedere un viso amico dopo tutto questo tempo.

    Diede un occhiata distratta all'oste che però era ancora impegnato con il cliente di prima, quindi continuò a parlare, spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte, mostrando i guanti in pelle nera che indossava.

    Allora, come stanno tutti in Accademia? Ancora tutti interi vivi e vegeti? Fece quella domanda senza pensare troppo alla delicatezza, dato che nell'eventualità che davvero qualcuno ci avesse rimesso la pelle lui si sarebbe trovato ad aver fatto proprio una bella gaffe, ma d'altronde provenendo da un mondo perennemente in guerra quella domanda equivaleva al più innocuo dei "Stanno tutti bene?" senza alcuna implicazione particolare.

     
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    Forse non li aveva notati, si disse la maga, vedendo la naturalezza con cui Stephan si protese verso di lei per scambiarsi un fugace bacio di saluto. Si sarebbe aspettata una reazione ben diversa, pensando alle occhiate apprensive che riceveva quando qualcuno si rendeva conto di cosa lei fosse diventata. O almeno dubitava le avrebbe esposto il collo in quella maniera.
    Comunque, per quanto riguardava Alyah, lasciò le proprie considerazioni nei confini nella mente e nei gesti non cambiò atteggiamento, ricambiando il saluto con lo stesso trasporto. Stephan lo ricordava il profumo della maga? La fragranza negli anni non l'aveva ancora cambiata, restando sempre su aromi che evocavano un'aura solenne, ammaliante e misteriosa.
    Si aggiustò infine a sua volta sullo sgabello, scivolando di lato per rivolgere senza troppi sforzi la parte frontale del proprio corpo all'interlocutore.

    Lo ascoltò e... trovò la conferma che i tratti vampirici passarono inosservati.
    Nascose un sogghigno di divertimento dietro ad un nuovo sorso di vino, trattenendo il calice davanti alle labbre il tempo necessario a lasciar parlare Stephan quanto volesse. Si passò distrattamente la lingua sulle labbra ad asciugarle da eventuali goccioline vermiglie, intanto che appoggiava il bicchiere al sicuro sul bancone.
    « Beh, diciamo che mi hai trovata in un periodo di tranquillità. »
    Replicò al commento su come le sembrasse in piena forma, concludendo la frase in una leggera risata. Alla fine si disse che non c'era tutta questa fretta a svelare la verità su di lei, anzi, ne poteva uscire un divertente giochetto di indizi da fare insieme al rosso.
    « In generale bene. Magari con qualche cicatrice in più addosso, ma si sopravvive. »
    Non ricordava con esattezza quali fossero le conoscenze di Stephan e in ogni caso preferì glissare l'argomento, onde evitare di adombrare fin da subito il piacevole incontro, mettendosi a parlare di morti o dispersi a meno che lui non le domandasse un nome in particolare.
    Era in visita su Endlos apposta per avere delle ore un minimo spensierate.

    Inclinò leggermente la testa a sinistra, estremizzando il comportamento di qualcuno intento ad osservare attentamente chi aveva davanti. Il suo intento era far capire a Stephan che lo stava valutando, così da poter dare a sua volta un giudizio tra l'apparenza attuale. Passò lo sguardo dall'alto in basso e viceversa, le labbra dischiuse e dietro di esse si poteva vedere la punta della lingua, mentre sfiorava sovrapensiero uno dei canini.
    Terminata l'analisi, arricciò le labbra in un sorrisetto malizioso. Le tornò in mente quanto lui fosse sensibile in merito, dunque ne avrebbe approfittato per provocarlo giocosamente.
    « Anche tu sembri passartela bene. Un poco più vecchio, ma è normale. »
    Pronunciò col tono rotto da un leggero risolino e al termine della frase si affrettò a frapporre una mano tra loro, invitandolo a lasciarla finire e quindi rimediare subito alla provocazione, nel caso non l'avesse colta.
    « Scherzo sulla vecchiaia. Non è così evidente, davvero. »
    E riprese a ridacchiare, coprendosi le labbra con la mano sinistra.

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    Stephan annuì con trasporto sentendo che le cose in Accademia tutto sommato andavano bene, anche se sapeva di dover prendere quella risposta sommaria per quello che era. In fondo, si rivedevano adesso dopo anni di vuoto totale, chiaro che non sarebbe stato il caso di scendere in particolari specifici fin da subito.

    Quando notò l'atteggiamento inquisitore che mai aveva abbandonato del tutto la maga, sollevò l'angolo destro della bocca in un sorriso appena percettibile. Realizzò che in fondo era questo quel che lascia un vuoto nel cuore quando manca una persona, quei piccoli particolari che passano inosservati in una conoscenza superficiale, ma che si imparano a riconoscere quando ci si conosce a fondo. Abitudini piccole e caratteristiche che forse danno anche unpò fastidio quando hai una persona affianco ma che poi si rivelano quelli che mancano terribilmente a distanza di tempo.

    E ti ritrovi invece a riconoscerli di nuovo, all'incontro dopo il distacco, e senti quella sensazione calda nel cuore, come dopo aver viaggiato a lungo nel freddo e nel gelo il tepore di un luogo che si possa chiamare casa.

    Spero niente di grave, in effetti voi combattete ancora una guerra laggiù. Commentò, mentre non potè far a meno di notare con distrazione il gesto di Alyah fatto con la bocca. Si trovò ad aggrottare lievemente il sopracciglio notando il bianco del canino che spiccava da dentro la sottile fessura formata dalle labbra lievemente dischiuse. Tuttavia dato il proseguire della conversazione non gli riuscì di soffermarsi oltre sull'episodio.

    « Anche tu sembri passartela bene. Un poco più vecchio, ma è normale. »

    Non esattamen- HEY! La richiamò sebbene col sorriso sulle labbra, cercando di sembrare offeso ma in realtà divertito dalla provocazione dell'amica. Protese persino il braccio rapidamente per menare uno stocco col medio (unendo medio e pollice per caricare il colpetto e successivamente rilasciare il dito) sulla fronte della maga, ovviamente senza mettersi troppa forza. La sua proverbiale vanità era stata messa a dura prova dopo le peripezie su endlos tuttavia vedere come lei rievocava un piacevole ricordo del passato lo fece sorridere più di quanto potesse offenderlo.

    Forse non mi tengo più in allenamento come una volta, ma ti assicuro che riscontro ancora gran successo tra le donzelle di questo piano! E nel far questo si guardò pure attorno per restituire maliziosamente lo sguardo ad eventuali membri del gentilsesso che si fossero voltate nel sentire quell'affermazione pronunciata anche a voce sufficientemente alta.

    Non smettendo di ridacchiare, continuò. No, sul serio. Non posso certo lamentarmi, anche se ho avuto anche io brutti quarti d'ora qui. Non mi riesce di stare troppo a lungo lontano dai guai, lo sai. Le sorrise un pò più mestamente, guardandola negli occhi mentre si portava una mano alla tempia, passando le dita del palmo aperto sulla chioma sciolta per portare quelle ciocche all'indietro dietro l'orecchio.

    Tu piuttosto. Come mai da queste parti? Non sapevo che questo posto fosse... sotto la giurisdizione dell'Accademia. Chiese infine con leggerezza, ipotizzando che potesse trovarsi lì per una delle innumerevoli missioni strampalate che venivano assegnate quotidianamente su AdA.

     
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    Questa volta Alyah era preparata ed in allerta, quindi quasi se l'aspettava il colpetto in fronte.
    Pronunciò un versetto abbastanza acuto a bocca chiusa e lesta levò in alto un braccio a proteggersi dall'assalto del rosso. Il gesto se lo sarebbe preso, ma in un punto diverso rispetto al viso e per evitarlo ancora di più, si sbilanciò indietro con la schiena ad allontanare il capo. Le dita si Stephan avrebbero impattato contro l'avambraccio della maga o la mano.
    « Una volta mi freghi. La seconda no. »
    Commentò con la voce condita da lievi risate, per poi rimettersi composta sullo sgabello.

    Per il resto non disse alto, limitandosi a commentare le parole di Stephan attraverso la comunicazione non verbale. Mentre lui spiegava come ancora fosse capace di riscuotere successo tra le donne, Alyah roteò gli occhi al cielo e sospirò profondamente come ad invocare un aiuto alla propria capacità di sopportazione. Ovviamente la sua era tutta scena, lo faceva apposta per scherzare con l'amico e non rendere l'atmosfera troppo seria ed ingessata.
    « Oh, lo so. Ho sempre pensato che in questo siamo simili. »
    Annuì appena col capo e nascose le labbra dietro un nuovo sorso di vino.
    « Che lo vogliamo o no, in qualche maniera andiamo a ficcarci in un problema. »
    La maga a primo impatto poteva dare l'impressione di essere una persona posata e distante, quando al contrario dietro la facciata, e conoscendola meglio, ci si rendeva conto che altro si agitava al di sotto della superficie. Un po' come un laghetto d'inverno: la superficie gelata resta ferma e immobile, mentre sotto di essa l'acqua continua a muoversi.
    La pace perfetta, eterna e intoccabile non faceva al caso suo. La trovava una fonte di noia. Non lasciava spazio alla scoperta e non dava nulla per stimolare la curiosità verso cose ed eventi fuori dall'ordinario. Per lei non era altro che un'esistenza priva di emozioni.
    E se dall'esterno non provenivano gli spunti, persone come lei - e Stephan, se condivideva la sua opinione - erano capaci di andarli a cercare o crearseli da soli.
    Alyah si incuriosì, però data la lunga separazione non era sicura di poter vantare un grado di confidenza sufficiente da poter approfondire la questione, anche se lei aveva di che ricambiare come avventure interessanti. Una cosa per volta.

    « Non lo è. Sono qui come semplice visitatrice. »
    Rispose all'ultimo quesito, stringendosi debolmente nelle spalle.
    « Endlos ha un suo fascino, magari perché mi ricorda molto la dimensione da cui provengo. A parte questo: Istvàn vanta una biblioteca di grande fama e da brava maga affamata di conoscenza, voglio andare lì per fare un paio di ricerche. Nessuno mi ha mandata qui per un incarico. Sono venuta spontaneamente. »
    Sbottò in una breve risata e scosse piano la testa.
    « Ti suonerà strana come scelta per impiegare un giorno di libertà, ma mi diverto pure così. »
    E dietro le sue intenzioni c'era un quesito di una certa importanza e lei stessa stava ancora decidendo se volesse o meno arrivare ad una risposta chiara.


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    Approvò in silenzio la risposta da Alyah, contento di sapere che non era lì per conto dell'accademia, seguendo con interesse quel che diceva.

    Mentre la maga ancora parlava, già gli venivano in mente tante di quelle domande che avrebbe voluto farle. Si rese conto di sentire proprio il bisogno di un viso amico, storie familiari, profumo di casa dopo tutto quel tempo passato ad Endlos.

    Credimi, ho smesso di sorprendermi delle stranezze da molto tempo ormai. Rispose a lei con un sorriso sempre più largo, chiaro rimando ai loro primi incontri dopo il suo arrivo in accademia, quando invece tutto era nuovo per lui e affrontava le novità con bigotto scetticismo.

    Posso dire di averne viste abbastanza da smettere ogni pregiudizio o attonita sorpresa. Un pò quello che cercavi di spiegarmi tu al mio arrivo in accademia anni fa, ma che cocciuto come sono ho appreso solo dopo... a mie spese. Abbassò lo sguardo mentre un velo di amarezza deformò un angolo della bocca ed egli si risistemava sullo sgabello.

    Salve signore, cosa desidera? Dall'altra parte del bancone comparve finalmente l'oste che con un canovaccio provvide a ripulire il già pulito bancone di fronte a Stephan.

    Il rosso ormai non lo aspettava più e si trovò del tutto impreparato per rispondere.

    Ah.. ecco sì, prendo.. Ci pensò un pò su. In effetti non aveva idea di come fossero gli alcolici in città. Si faceva arrivare qualcosa che assomigliava al whiskey, ma leggermente più aromatico, da una sua conoscenza giù direttamente alla baita ma per il resto non sapeva se si poteva fidare.

    Guardò il vino che sorseggiava Alyah. Non era un amante del vino se non accompagnato da qualche bistecca, però lei sembrava più esperta di lui in questo frangente, quindi decise di scaricare barile.

    Questa è imbarazzante, io titubante nella scelta di alcolici. Facciamo così, prendo quello che dice la signorina. Disse in tono scherzoso, precisando poi piegando la testa e facendo un cenno della mano. Eccetto il vino, accetto tutto.

    E rise mentre attendeva una risposta di Alyah.

    Avrebbe infine aggiunto, una volta che l'oste fosse andato via. Allora? Dai raccontami qualcosa di bello, mi sembra così strano ritrovarsi qui all'improvviso dopo tutto questo tempo. Sicuramente avrai qualcosa di interessante da raccontare. E appoggiò il gomito sinistro sul bancone e la guancia sul pugno chiuso, concentrandosi su di lei esagerando un espressione a metà tra l'interessato e l'inquisitore.

     
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