Figli del Mare

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    TRUE LOVE IS POSSIBLE ONLY IN THE NEXT WORLD — FOR NEW PEOPLE. IT IS TOO LATE FOR US. WREAK HAVOC ON THE MIDDLE CLASS.

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    Il mare non è mai stato amico dell'uomo.
    Oscuri sono i suoi abissi, letali le sue onde.
    E se anche le sue correnti sono state, nel tempo, domate dal duro legno degli scafi, quelle stesse correnti possono ancora fracassare il duro cranio degli uomini sulle aguzze scogliere.

    No, non si può sperare nell'amicizia del mare. Questi sa solo prendere, prendere e prendere. Illuse le menti che pensano il contrario, che credono di saperne navigare le fredde acque.
    L'unica speranza per gli uomini è quella di chiedere, di domandare. E in caso, di pagare il giusto tributo, perché il mare non si prenda il loro corpo, oltre che alla loro anima.

    Ma non è questa una storia di mare, non è questo un racconto sulle mostruosità che con la sua coperta d'acqua e spuma nasconde.
    Questo è il racconto di come qualcosa cominciò, qualcosa di importante. Qualcosa che avrebbe pagato un enorme tributo al mare e ai suoi dei, ai suoi mostri... forse il più grande mai versato.
    Ma come ho già detto, questa non è una storia di mare.
    E una storia di sangue, di malvagità... e di sabbia.


    Il Porto Sepolto, lo chiamano.
    Uno dei pochi approdi lungo la frastagliata costa della regione di Daleli, che inverosimilmente si affaccia sul mare di Endlos.
    Nonostante la quasi totalità delle terre del meridione siano sabbiose, non esiste spiaggia bagnata dalle acque, nel presidio della violenza.
    Solo imponenti scogliere, irte di rocce aguzze figlie di un fondale fitto di secche improvvise e mai mappate: tranelli naturali che prendono, ogni anno, le vite di contrabbandieri e pirati che osano avvicinarsi all'inferno dello Yuzrab.

    Pochi sono gli avamposti sfuggiti alla collera della Maledizione, ancor meno quelli abbastanza grandi da poter gestire un attività marittima degna di questo nome.

    Il Porto Sepolto doveva essere un antica città del vecchio mondo, quando il sud era ancora un paradiso verde e florido. Il suo nome si perse nella storia, durante la quale ne trovò molti altri.
    Composto da antiche costruzioni di pietra e più recenti in legno, la città portuale si arrampica sulla costa come un ragno, le cui zampe affondano direttamente nelle tetre acque marittime. Lunghi tentacoli di legno si stendono verso l'orizzonte, moli che vedono ogni giorno navi pirata, contrabbandieri e perché no, anche qualche mercantile proveniente da molto lontano.
    A differenza di altre sue simili, il Porto gode di una certa protezione, sia verso le minacce provenienti dal mare sia verso quelle vomitate dal deserto.
    Un antico accordo con l'Esarcato permette alla città di avere una propria piccola guarnigione di Legionari delle Sabbie. Il loro ruolo era semplice, da un lato le loro spade e i loro scudi respingevano le ondate di banditi e di pirati che tentavano di far propria la città, dall'altra gli emblemi sui loro mantelli color porpora ricordavano ai cittadini chi erano i loro veri padroni.

    Ma durò poco. Uno ad uno, i membri della Legione si lasciarono corrompere dalla loro nuova posizione di potere, finendo per diventare loro stessi i padroni di quel tesoro nascosto.
    Ai Pasha poco importava, fintanto che il commercio marittimo fosse filtrato attraverso le loro maglie.
    Questa, però, non è la nostra storia. Non verrà qui raccontato come Jorah il bandito sia diventato il Principe dei Moli, conquistando il favore della Legione ormai ribellatasi ai loro stessi comandanti, e di come il Gigante Grigio sia diventato la sua guardia del corpo personale.
    Quella è una trama riservata per un altro racconto, cantato attorno ad un altro fuoco.

    Il nostro, di racconto, comincia invece con una nave.
    Una nave malandata, rattoppata così tante volte da non aver quasi più alcuna traccia del legno usato in origine. Una nave le cui vele sono strappate in più punti, e in più punti sono state malamente rattoppate. Una nave le cui vele sono talmente sbiadite e scure, che a malapena si intravede quello che forse era stato un blasone, ma che potrebbe anche essere soltanto una macchia, o un gioco di luci.
    Una nave che chiunque la guardi si meraviglierebbe di sapere che ancora galleggi.

    E invece galleggia, e non solo, naviga sempre col vento a vapore, solcando onde e correnti con maestria quasi naturale. Evitando tempeste e zone di bonaccia, o attraversandole come se niente fosse.
    Una nave la cui polena raffigura una figura umana, o una piovra, o entrambe.

    Questa nave approda ora lungo uno dei moli del Porto Sepolto. Il suo equipaggio, scuro come le sue vele, maleodorante come solo può esserlo un equipaggio dopo una lunga traversata, squadra malamente pirati e mercanti che si scambiano affari lungo gli altri moli. Nessuno, istintivamente, osa avvicinarsi troppo a quella nave.

    Il suo capitano ha un compito, e uno soltanto.
    Raggiungere la lontana capitale delle sabbie, e adoperarsi come strumento per la volontà degli Antichi. Perché così gli è stato ordinato dall'Affogato, poco dopo il suo arrivo su Endlos.

    ”Va, mio prete nero. Va e infoltisci il nostro gregge, la dove la libertà viene incatenata e venduta con moneta sonante. Al tuo ritorno, ti prometto meraviglie.”

    Pochi erano i mercati di schiavi, sul semipiano, e quello di Merovish era sicuramente uno dei più grossi. La traversata era stata lunga, ma rientrava nel tuo elemento, Profeta degli Abissi.
    Le roventi sabbie che dovrai attraversare, invece, non lo sono... una cosa è certa: ti occorre un aiuto.

    Per fortuna, fra pirati, mercanti e pescatori, l'unica cosa che abbonda più delle puttane, al Porto Sepolto, sono i mercenari.



    Edited by Kami della Falsa Speranza - 23/8/2016, 11:09
     
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    Sarà anche strano e incredibile, ma oltre al suo mare di sabbia, il Sud offre anche dell'altro. Qualcosa che la Maledizione non è riuscita a cancellare, una forza che nemmeno il sole più caldo può sperare di sconfiggere... una forza che distrugge ogni cosa in una maniera forse ancora più inesorabile. Una forza che può sottrarti la vita in diversi modi. Il mare, l'oceano oscuro che avvolge le coste del Semipiano, disperdendosi direttamente in quella che è la tempesta eterna chiamata Maelstrom, che tanti punti ha in comune con la spietata distesa di acque profonde che nasconde segreti inconfessabili, che tutto toglie e che quasi mai restituisce. E proprio nel punto in cui la sabbia diventa roccia, vestendosi dell'unica armatura che in qualche modo può resistere alla forza delle onde, solo per soccombere più lentamente, che sorge il luogo denominato Porto Sepolto... crocevia di creature provenienti sia dal mare che dalla terra, dove i grandi vascelli che solcano le acque scure si fermano, mettendo così in moto quel sistema di scambi che permette al Presidio Meridionale di continuare a sopravvivere.
    Sono molte le persone che scendono a terra dopo mesi di navigazione, molti sono mercenari e ritornare al Porto significa concludere il proprio lavoro, onorare il contratto e ricevere la tanto agognata paga. Una paga che di sicuro verrà spessa quella sera stessa, tra litri di rum e i sempre amati piaceri della carne. Quel tempo trascorso tra le onde rende famelici, privi di qualsiasi inibizione e tutti finiscono per cedere al minimo sguardo generoso o più volgarmente al seno più prosperoso: non importa di quale genere o colore.
    Hiraki di certo non si discosta molto da quel tipo di uomo, anche il Maledetto ha bisogno di alcuni sfoghi e non si vergogna ad ammettere che sia il bordello la sua prima tappa. Sesso, non chiede altro, solo un corpo caldo con cui sfogare la frustrazione e distaccarsi dalla realtà, anche solo per una manciata di minuti appena. Poi ci si rifocilla, sia lui che il piccolo amico Cippy, si scherza con l'orbo che ogni volta racconta una versione diversa del suo incidente... e infine ci si ritrova soli, all'entrata di un vicolo, in attesa che qualcuno dia il via a un nuovo giro di giostra. La misera vita di un pirata si riduce a questo, si aspetta un nuovo reclutamento e ci si guadagna da vivere uccidendo per non essere uccisi.

    Seven deadly sins... Seven ways to win... Seven holy pats to hell and your trip begins...

    Eppure se nel tuo cuore c'è spazio per qualcos'altro oltre al sudicio denaro, allora forse esiste ancora uno spiraglio di salvezza... oppure è solo una stupida convinzione? In fondo lo sappiamo tutti che un misero umano, per quanto dotato di capacità sovrannaturali, rimanga solo un misero uomo e non potrà mai cambiare il proprio ineluttabile destino. Forse è per questo che il Marchiato ha smesso di combattere e ha accettato tutto ciò, eppure continua a suonare la sua chitarra e a cantare di profezie antiche, di storie che non portano a nient'altro che alla dannazione. Ma a lui non importa, prende la vita così com'è e non si preoccupa del futuro, lasciando alla sua musica ogni verità, priva di qualsiasi tipo di menzogna.

    Seven downward slopes... Seven bloody hopes...

    Hiraki continua a suonare all'entrata di quel vicolo, seduto accanto al cadavere di un mendicante che alla fine ha ceduto al pesante mondo, finendone schiacciato. Sembra una situazione quasi surreale, la vita accanto alla morte, dove quel ragazzo si prende cura del suo piccolo animaletto storpio e allontana l'inevitabile fine per quell'esserino.

    Seven are you burning fires... Seven your desires...

    Le note continuano a risuonare, lente, calme come quel momento in cui il sole è prossimo al tramonto... o all'alba. Non ha davvero così tanta importanza. Quel ragazzo ha accettato il suo misero destino, tuttavia non si fa schiacciare da esso... no, lui non morirà come la persona rannicchiata su quello spicchio di marciapiede. Ogni giorno cavalca quel destino che gli è stato affidato, trasformando la spietata realtà in una sempre nuova, emozionante avventura.
     
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    Il pastore non avrebbe rifiutato un simile compito.
    La sua, non era semplice volontà di esaudire il volere dell'Antico; in ballo vi era anche altro.
    Mai si sarebbe sottratto dal richiamo delle acque, dalla possibilità di salpare con la propria nave, lontano dalla terraferma.
    Per quanto il mare poteva essere brutale, privo di pietà verso coloro i quali osavano sfidarlo quando dava sfoggio della sua potenza, egli lo adorava. Dopotutto non poteva farci nulla, era pur sempre un figlio del mare e come tale, sosteneva -con superbia ma incredibile sicurezza- di non poter mai morire nei profondi e scuri abissi.
    Figlio del mare, anima maledetta e corrotta dalla salsedine.

    Non era la prima volta che giungeva nel Porto Sepolto di Daleli. Aveva già circumnavigato in quelle acque, con l'intento di giungere nelle coste desertiche del Sud. Era l'uomo adatto per compiere un simile viaggio, l'unico di cui l'Antico, potesse ciecamente fidarsi.
    Avevano ormeggiato la nave vicino la banchina, assicurandola con delle funi alle bitte al suolo. Calarono il ponte e così, l'equipaggio del nefasto vascello, potè scendere sulla terra ferma, pronti a ricaricare la nave di acqua potabile e cibarie per il viaggio. Nessuno avrebbe mai puntato su una nave del genere, ma Xerxes con il tempo si era affezionato alla sua propria nave e al suo particolare equipaggio.
    Vele spezzate e rattoppate, apparentemente sembravano inadatte per poter far volgere il vento in proprio favore; come il legno marcio e il ferro corroso dal sale marino, lasciavano presagire una scarsa resistenza dello scafo, della fregata stessa. Eppure la nave era in forze e veloce, capace di tenere testa a qualsiasi imbarcazione. Mai il vento o il mare, aveva tradito il suo figlio, in quanto adoratore di esso.
    Non una sirena per polena, ma bensì un essere grottesco, dalle figure umanoidi con ali di pipistrello e testa da piovra. Sul fianco della nave, appena leggibile, il nome: Abyss Whisper.
    Come sospettava il sacerdote, difficilmente qualcuno avrebbe osato avvicinarsi a loro. In pochi nutrivano curiosità per quella nave e il più delle volte, finivano con il pentirsene.
    Unico uomo dalla pelle bianca a bordo della nave, l'equipaggio di cui era a capo, aveva un aspetto ferrare e selvaggio. Uomini dalla pelle scura e connotati più simili a dei gorilla piuttosto che uomini. Era la sua ciurma, i suoi uomini, corrotti e malvagi fino al midollo quanto poteva esserlo il loro capitano. Non poteva chiedere di meglio.
    In quell'occasione indossava i panni del mercante pieno d'oro, disposto a comprare un'ingente quantità di schiavi. Non era il sacerdote, il portavoce degli Antichi tra gli umani, ma un semplice e ricco mercante nonché capitano di una nave. Era quello il modo con cui si sarebbe dovuto mostrare alla società, nascondendo il suo vero essere.

    Un pastore aveva bisogno di un gregge per definirsi tale e gli schiavi a buon mercato, risultavano ottima materia prima per ampliare il proprio pascolo. La promessa di libertà e di una vita migliore, avrebbe sicuramente spinto qualsiasi individuo, a fidarsi ciecamente di lui. Non sarebbe stato difficile, soggiogare le loro anime.
    Vi era solo un ostacolo davanti i loro piani: il mare di sabbia.
    Non era certo lo Yuzarab, un mare che il sacerdote avrebbe mai potuto solcare con le sue competenze. Non vi erano navi adatte, solo cammelli e carovane munite di ruote.
    Predoni, insidie naturali e in special modo, le temperature così alte da tramutare la sabbia in vetro, avrebbero potuto causare rallentamenti indesiderati, inoltre non era sua intenzione deludere l'Antico.
    Sapeva di dover necessitare dell'aiuto di qualcuno, di uomini esperti del deserto e capaci di portarlo nel cuore del Sud: la capitale Merovish.
    I suoi occhi non potevano costantemente osservare tutto e inoltre, non poteva lasciare la nave incustodita, portandosi tutto l'equipaggio nel deserto. Aveva bisogno di occhi e braccia forti per proteggere il carico, assicurarsi che non avrebbero perso le preziose merci sia nell'andata che nel ritorno, poiché necessitavano di un gregge vivo... per il momento.

    Poteva ritenersi fortunato, al Porto Sepolto era facile trovare uomini le cui braccia e fedeltà potevano essere comprate in favore di una "adeguata ricompensa", forse più facile di trovare puttane con cui intrattenersi.
    Il mercante, non più sacerdote, scese quindi dalla nave, seguito dal quartiermastro e il nostromo.
    Per l'occasione, dato il caldo aveva scelto di avvolgersi in panni blu oltremare, coprendosi il volto con un cappuccio onde evitare insolazioni.
    Come suo solito fare, inspirò con forza, così da sentire l'odore del porto.
    Era abitudine di Xerxes, considerare un porto in base al suo odore e questo, puzza di marcio e sgradevole. In un posto del genere, si trovavano solamente puttane a bassi costi, di cui probabilmente una su due aveva contratto malattie veneree. Pirati e mercenari della categoria più infima; tagliaborse, tagliagole, approfittatori e qualsiasi fetido individuo la mente potesse mai immaginare. Non si sarebbe affatto stupito, se in una di quelle taverne, qualche marinaio si trovasse steso a terra, grondante di sangue e con le budella esposte al suolo per aver barato a dadi. Cominciava appena a sentirsi nostalgico, quasi come fosse di casa lì.

    Non poteva però perdere tempo in simili sentimentalismi e a giudicare da come persino le puttane, si tenevano lontane dal suo equipaggio, non volendo approfittare della possibilità di guadagnare qualche soldo in cambio di favori, si sentì in dovere di agire.
    Dopotutto sapeva come attirare l'attenzione dei mercenari, conoscendo le dolci parole giuste.
    Senza dire nulla, prese gentilmente in prestito la pistola a ruota del quartiermastro, sparando un colpo in aria per attirare l'attenzione prima di esprimersi con voce grossa, cercando di farsi ben udire verso i diretti interessati.

    «Cani d'acqua dolce, oggi è il vostro giorno fortunato. Ho bisogno di qualche pazzo temerario, uomini dalle braccia forti e resistenti da poter arrivare a Merovish attraverso il deserto, proteggendo me e il mio carico. Credo non ci sia bisogno di dire, che sarete generosamente ricompensati per una simile impresa. Più di quanto potreste attualmente permettervi.»

    Non importa quale era l'incarico da compiere, Xerxes sapeva benissimo che quando si parlava di denaro, vi erano dei mercenari che sarebbero stati disposti a tutto, persino ad arrivare sulla Luna pur di ottenere il biondo metallo.
     
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  4. _MajinZ_
     
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    Un suono più che familiare mette fine alla canzone suonata da Hiraki. Le dita smettono di pizzicare le corde della chitarra malandata, mentre più di uno sguardo si volta in direzione di colui che ha appena fatto fuoco con la pistola. Quella piccola esplosione in genere segna la fine di uno scontro, di un duello che regola i conti una volta per tutte... è ovvio quindi che un suono con una tale reputazione attiri immediatamente l'attenzione, anche se il suo proiettile non ha attraversato il cuore e la testa di nessun disgraziato. L'uomo che ha sparato veste con una tunica blu oltremare e a giudicare dalle sue parole melliflue, seducenti, sembra saperla davvero lunga. In lui c'è ovviamente qualcosa di diverso, non si tratta di un poveraccio che fa delle promesse direttamente al vento, con la sicurezza che non vengano mantenute... no, non ha proprio l'aria di quel tipo di persona. Qualcosa corrode quel tizio, qualcosa di malvagio che traspare anche dalle persone di cui si circonda. Mostri, così come quello che lo osserva dalla penombra del vicolo.

    Ci siamo Cippy, si parte.

    Il ragazzo dai capelli rossi conserva il pane secco nella piccola borsa ancorata alla cintura, allungando poi la mano in direzione del suo piccolo amico animale, che senza esitare salta sul palmo e subito dopo prende posizione sulla spalla sfregiata da tre tatuaggi rossi, simili a cicatrici. Lentamente il pirata si tira su, mettendosi a tracolla la chitarra e indossando il cinturone da cui pende la sua sciabola arrugginita, si incammina in direzione dell'uomo in blu, così come hanno fatto un po' tutti i balordi della zona. Non c'è da stupirsi di una simile reazione, visto che chiunque aspetta segni come quelli, opportunità talmente allettanti da diventare una calamita per ogni mercenario a portata d'orecchio. Tutti vivono per i soldi, soprattutto chi non ha davvero nulla da perdere... anche se a dire il vero, non funziona sempre così. Certo, anche a Hiraki piacciono i soldi, non lo nega, ma a spingerlo a rischiare la sua vita non è la semplice avidità... ma il genuino desiderio d'avventura, di esplorare il mare e la terra. La voglia di lasciare un segno tangibile per chi verrà dopo di lui.

    I pazzi temerari sono quelli che muoiono per primi... se hai bisogno di uomini fidati, ti conviene osservare bene in giro. Potresti imbatterti in uomini come me.

    La sua è una presentazione forse troppo presuntuosa, probabilmente molti dei suoi “colleghi” non la prenderanno molto bene, ma basta un singolo sguardo per capire che il Maledetto non è uno che scherza. Mentre si avvicina i dettagli del suo corpo diventano più nitidi: le braccia sono ricoperte di vecchie cicatrici e le mani raccontano una storia, sono mani abituate a sporcarsi con il sangue e con il sale, che sanno come afferrare saldamente una cima. E poi sa bene che tra mostri ci si capisce, ma non si parla di mostri come aggettivo per descrivere i peggiori tagliagole. No, si tratta dei mostri veri, quelli che popolano le leggende e che si nascondono nel cuore degli uomini... pronti ad afferrarli dal buio per divorarli. Hiraki si ferma a poca distanza dall'abile parlatore, osservandolo per bene. Il loro odore è così simile. La loro alleanza porterà benefici ad entrambi, questo è poco ma sicuro.
     
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    La peggior feccia del porto non può fare a meno di avvicinarsi a lui una volta udito il suono dello sparo, seguito dalle magiche parole pronunciate dall'uomo vestito di blu. E' sicuro che nessuno sia realmente interessato su quale sia la sua missione e di cosa abbia realmente bisogno. Gli idioti si aspettavano comprensione, attendevano il sedicente eroe pronto ad aiutare per appagare il suo senso di spargere bontà nel mondo. Nessuno al mondo, agiva per mero senso del dovere, senza aspettarsi nulla in cambio. Bastò scrutare i volti di tutti quei reietti, quei sedicenti mercenari i quali si erano avvicinati e i cui occhi splendevano bramosi, accendendosi maggiormente all'udire di una fantomatica e generosa ricompensa.
    Potere e denaro, ecco cosa servivano per comandare il mondo, ergersi al di sopra dei comuni mortali e comandare le loro vite nel medesimo modo in cui in burattinaio, tirava i fili delle sue marionette costringendole alla propria volontà.
    Qualità che non mancavano a colui il quale serviva gli Antichi, arrogandosi la presunzione di ritenersi superiore a quella massa di stolti infedeli, poiché la sete d'oro di Xerxes, si era ormai dissipata anni or sono.
    Voci tuonarono dalla marmassa, volontari i quali per un buon gruzzolo d'oro, promettevano di compiere qualsiasi richieste venisse esposta da Xerxes.
    Temerari o morti di fame, i quali indossavano i loro pochi averi. Cos'avevano da perdere oltre la vita? Ecco cosa li spingeva ad accettare una missione del genere, mettendo in gioco la propria vita.
    C'era addirittura chi cercava d'infangare il prossimo, esponendo le proprie abilità come guerriero, assicurando di riuscire a proteggere Xerxes da qualsiasi minaccia. Sorrise nell'udire certe parole, un sorriso così dolce forse da risultare nauseante, totalmente falso agli occhi di persone con maggior senno rispetto a tutti quegli individui. Avrebbe voluto correggerli dicendo come si sarebbero presi cura della sacca d'oro da lui portata, ma in realtà il sacerdote non aveva bisogno di una guardia del corpo, ma di guide disposte a portarlo a Merovish, aiutandolo poi a tenere sotto controllo il prezioso carico con cui avrebbe fatto ritorno. Recitare la parte del mercante indifeso, era solo una delle tante maschere alla quale si era ormai abituato.

    Inaspettatamente però, tra le molte voci del coro, una si distolse dalle altre, mostrando forse una maggior superbia o forse sicurezza? Non che avesse importanza per Xerxes, il quale era ben disposto ad assoldare lance a buon mercato e quel ragazzo, sembrava possedere un fisico adatto per resistere alla traversata e forse, tornare anche indietro. Uomini come lui, facevano sicuramente comodo.

    «Può darsi mio caro amico. Ma ogni uomo dovrebbe agire guidato almeno da un briciolo di follia e osare... comunque mi piace la tua spavalderia, fa di te una persona la quale sa il suo fatto o un farlocco. In ogni caso, sarà il deserto a confermare quale delle due cose sia vera.»

    Con un ampio sorriso sul volto, scelse dalla massa un piccolo gruppo di individui, facendo loro cenno di seguirli verso una delle locande erette lungo la costa. Ovviamente tra i presenti spiccava anche Hiraki.

    Non volendo perdere prezioso tempo, approfittando della prima carovana per muoversi verso Merovish. La prima stamberga poteva andar benissimo e adocchiando un tavolo in disparte, andò a sedersi invitando i vari mercenari a fare altrettanto, offrendo a tutti i presenti da bere. Chissà perché, sospettava che la birra migliore, fosse semplicemente la versione meno annacquata della peggiore. In ogni caso si schiarì la gola, accennando a quei briganti i suoi intenti.

    «E' un piacere vedere che esistono ancora canaglie disposte a tutto pur di guadagnare un bel bottino. Comunque veniamo a noi, per ora viaggeremo semplicemente insieme a una carovana, giungendo fino a Merovish. Una volta lì, comincerà il vero lavoro poiché avrò bisogno del vostro aiuto per portare in salvo la mia preziosa merce... vivente. Parlo di schiavi, poiché sono approdato al Sud con l'intento di comprarne in grande quantità.»

    Era meglio mettere fin da subito in chiaro quale era la mercanzia la quale dovevano proteggere, poiché un carico del genere, difficilmente poteva essere trafugato; ma di certo non era suo interesse vederlo danneggiato.
     
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  6. _MajinZ_
     
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    Di Hiraki si possono dire molte cose, ma di certo non lo si può definire una persona stupida. Ne ha passate talmente tante che ormai sa quanto osare, capisce al volo quanto può spingersi in la per raggiungere il maggior guadagno con il minor rischio. Si tratta solo di calcolare per bene il grado di pazzia da usare, trasformandolo così in una serie di rischi controllati in modo tale da non rimetterci la vita... perché quello sbaglio si può fare una volta sola e non c'è modo per tornare indietro. Il Maledetto non vuole morire giovane, quel tipo di vita gli piace davvero e anche se non se la passa così bene, è sempre meglio di essere sepolti sotto metri e metri d'acqua. Lui, a differenza di tutti gli idioti che lo circondano in quel momento, è un vero professionista ed è abbastanza saggio da non essere più avido del necessario: un guadagno sicuro è sempre meglio di uno mortale, che poi non riuscirai mai a goderti.

    Uh, deserto? Beh, per una volta sarò contento di affrontare onde diverse da quelle marine.

    Il mare di sabbia è un posto inospitale tanto quanto l'oceano e per certi aspetti simile: anche se il mare infatti è fatto di acqua, berla è praticamente impossibile il che la avvicina pericolosamente al fatto che nel deserto, di acqua da bere, non se ne trova neanche una goccia. Il rosso però non fa di certo lo schizzinoso, anzi, cambiare aria non può che fargli bene e visto che è da molto tempo che non mette piede a Merovish, sarà un buon modo per rincontrare alcune facce familiari e tette degne di tale nome. Certo, cavalcare le onde è un qualcosa più affine al suo essere, ma di sicuro saprà farsi valere anche in acque poco conosciute. In ogni caso sembra che il signore in blu abbia fatto le sue scelte, tra cui compare anche la Bestia Celata, il che non può che renderlo soddisfatto. A volte osare da i suoi frutti, ma non bisogna comunque esagerare.
    Il gruppo di mercenari si riunisce quindi in una delle tante bettole del Porto Sepolte, dove è consuetudine spacciare il piscio per birra artigianale, ma una bevuta offerta ha sempre un sapore migliore di una pagata di tasca propria. Ad ogni modo il lavoro pare abbastanza semplice, nulla di troppo complesso o rischioso... si tratta solo di recuperare una merce un po' speciale, una merce viva e delicata. Per Hiraki non è un problema venire a conoscenza di una compravendita di schiavi: sa bene che quella è un tipo di economia come un'altra e fare l'eroe o la persona per bene sarebbe un'azione da ipocriti. Si tratta di un reclutamento come un altro, basta non fare domande e tutto andrà bene.
     
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    Sapeva che nessuno si sarebbe indignato davanti alla merce alla quale veniva chiesto loro di scortare.
    Erano tutti delle canaglie, su questo il pastore non dubitava, mentre fissava uno ad uno, gli individui scelti per affrontare il difficile viaggio nel mare di sabbia. Xerxes non era pratico di simili pellegrinaggi, avendo da sempre nutrito un insolito quanto esagerato interesse per il mare. Fin da bambino era stato marinaio, abituato più a un asse di legno sotto i piedi che alla terra. I più incauti e spavaldi, in una assenza, lo schernivano per come raramente abbandonasse la propria nave, alludendo ironicamente a una patologia inversa al male per il mare. Nessuno di loro, poteva immaginare quali riti e nefandezze, era solito compiere segretamente nella propria cabina.

    Si soffermò sul rosso di capelli, il quale sembrava non avere solo l'aspetto da marinaio, ma pure la volontà.
    Un tipo di persona che a lui piaceva, poiché da un uomo del mare, sapevi sempre cosa aspettarti. La marea era solita generale figli bastardi fino al midollo... una garanzia indiscutibile per il sacerdote.

    «Al contrario io avrei preferito continuare a solcare quei mari... ma il dovere mi chiama.»

    Per quanto insidioso, Xerxes conosceva bene il mare e i suoi venti, avendo imparato ormai a capirne l'umore e captare gli imminenti pericoli basandosi sui piccoli segni concessi dall'ambiente. Il deserto era invece diverso, con le sue lunghe distese dorate e quel sole caldo perennemente presente, capace di spezzare l'animo del più ardito.

    «Ad ogni modo, mie nuovi compagni, partiremo domani mattina con il sorgere del sole. I miei uomini si stanno occupando di completare i preparativi. Formeremo una carovana, al cui centro sarà protetta la preziosa merce. Alcuni di voi probabilmente formeranno l'avanguardia, mentre ad altri spetterà il compito di guardare le spalle del complesso. Non penso sia necessario dire a cosa andrà incontro chiunque proverà a fregarmi, mancare meno al suo compito nel momento del bisogno... il deserto può essere tremendo, ma io non sono da meno.»

    Un sorriso maligno si dipinse sul suo volto, mentre parlava con fare sinistro, talune volte suadente, altre ancora minaccioso.
    Il sacerdote sapeva come attirare un gregge, come promettere loro sicurezza in cambio di favori e a pari merito, punire l'infedele, colui pronto a minare disegni più grandi di tutti gli individui lì presenti.

    Ad ogni modo, quella notte un uomo sarebbe scomparso, per essere ritrovato con la distanza di qualche giorno, tra le lenze di un peschereccio. Un gonfio cadavere con incise sul petto, segni incomprensibili... un sacrificio, la richiesta di fortuna e protezione.
     
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    E fu così che la carovana partì per la sua strada, rinforzata dai mercenari acquistati con la promessa d'oro sonante del Prete Nero.
    Sotto il sole, fra le rocce arroventate della regione di Daleli, inciampando costantemente nei cespugli di rovi arsi dal caldo e sugli appuntiti ciottoli che di tanto in tanto disseminavano il cammino. Presto, la roccia si sgretolò in sabbia, sancendo l'ingresso nell'inforno di “Madame Yuzrab”, come la chiamavano i carovanieri.

    Tre giorni doveva durare la traversata. Tre giorni a percorrere una via commerciale, tracciata anni prima dall'Esarcato di Merovish e tenuta sicura dalle tribù di banditi che popolavano le dune. Tre giorni di cammino nelle ore più fresche della giornata, di tormentato riposo nelle più calde, e di terrore al calar del sole. Si dormiva con un occhio aperto, la notte... perché avvolto nell'oscurità, tutto poteva accadere.

    Ogni notte, a prescindere da quanti occhi restassero vigili, qualcuno spariva.
    Semplicemente, come acqua lasciata ad evaporare sotto l'infernale sole del meridione.

    Tre giorni.
    All'alba del quarto, erano probabilmente a metà del tragitto.
    La carovana si perse in una tempesta di sabbia, e venne poi presa preda di attacchi da parte dei predoni.
    Ogni notte, il rumore delle lame e il sapore del sangue lambiva il passar del tempo.
    Ogni giorno, creature mostruose sorgevano dalle loro tane sotterranee per banchettare coni corpi dei mercenari, le fauci lorde di sangue e budella.

    Troppo lontane dal mare, a nulla valsero le offerte, le preghiere del Prete Nero... Madame Yuzrab richiedeva un altro tipo di pegno, per la traversata.
    Al tramonto del settimo giorno, finalmente, ciò che restava del gruppo scorse l'ingresso della città: un enorme massiccio roccioso nel quale era stato scavato l'ingresso della Tana.
    Tutti i mercenari erano morti, presi prigionieri o semplicemente scappati. L'unico superstite era quel ragazzo, quel “professionista” che aveva attirato l'attenzione dello strumento degli Abissi.
    Sia lui che il Prete Nero avevano combattuto ed erano sopravvissuti alla violenza del deserto, sacrificando tempo, forza e salute fisica.
    Loro e i pochi mercanti sopravvissuti della carovana arrivarono alle porte della capitale sepolta stremati... ma vivi.

    Le pesanti porte della città si sarebbero aperte all'alba, e altro non restava ai superstiti di accamparsi all'ombra del massiccio, come tante altre carovane, sotto l'attento occhio della Legione delle Sabbie, che dalle mura della città tenevano sotto controllo chi si apprestava a scendere nelle profondità della Tana.


     
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  9. _MajinZ_
     
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    Lo Yuzrab non si comporta come un normale deserto, chi lo percorre ha quasi l'impressione che quel mondo fatto di miliardi di granelli di sabbia, sia in qualche modo cosciente della sua forza e della sua grandezza. E per attraversarlo chiede un prezzo alto, che tuttavia sono in grado di pagare tutti, volenti o nolenti. L'inferno sabbioso prende la vita di chi non è degno, usando a suo vantaggio le diverse armi di cui dispone, prima tra tutte il caldo insopportabile di giorno e la morte strisciante di notte. Qualcosa che il gruppo di mercenari sperimenta sulla propria pelle fin dal primo giorno di viaggio. Sono molti i soldati a pagamento che la notte spariscono, a nulla valgono i turni di guardia, come in un ciclo infinito il deserto richiede il suo pegno. Un po' come fa il suo collega fatto di profonde acque scure. I mostri che lo popolano, però, tendono ad evitare gli altri mostri... soprattutto se molto più terrificanti di loro.
    E così giorno dopo giorno le file dei mercenari si assottigliano, eppure due persone riescono a riportare indietro la pelle ogni volta quando infine il sole sorge nuovamente. Una furia rossa si erge imponente quando le creature ghiotte di sangue strisciano fuori dalla sabbia, distruggendo quelle poche che osano affrontare la Bestia. E probabilmente sarà in quei momenti che il Prete degli Abissi saprà di aver fatto una buona scelta, reclutando Hiraki e ciò che il suo corpo custodisce. Alla fine del viaggio solo loro due e uno sparuto gruppo di mercanti raggiungono la destinazione finale. Quel muro di roccia spaccato in due, un bastione insormontabile che segna l'ingresso di Merovish. Tuttavia la salvezza è ben lontana, la Tana è solita cibarsi di ciò che Mamma Yuzrab non riesce a digerire.

    Sembra che ce l'abbiamo fatta Cippy.

    Sussurra un Hiraki arrossato dal sole e dal sangue, mentre solleva la testa per osservare l'immensa spaccatura. Pare tranquillissimo nonostante il suo aspetto dica tutt'altro, si capisce che ha resistito alla forza di un nemico invincibile e chiunque lo guardi non può che provare rispetto per lui. Ad ogni modo le porte della città si sarebbero aperte solo all'alba, quindi non resta altro da fare che accamparsi all'ombra di quell'apparente sicurezza e attendere sotto un cielo stellato che, nonostante la violenza, non perdeva la sua magia.
     
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    Come avvoltoi, piombarono sulle loro teste.
    Perché alla fine altro non erano che sciacalli e avvoltoi, approfittatori del deserto i quali miravano a vittime indebolite per cibarsi dei loro cadaveri, depredandoli di qualsiasi bene essi trasportassero.
    Una realtà non troppo dissimile da quella del mare, dove per un pirata in cerca di un facile bottino, era abitudine assaltare piccoli mercantili o navi provate dalla tempesta... in questo caso era però Xerxes a ricoprire i panni dell'assalito.
    La spedizione non procedeva secondo i suoi schemi, rallentata a causa della via persa e dei continui attacchi. Ogni giorno qualcuno moriva, ma per il sacerdote non rappresentavano grandi perdite, quelle dei mercenari. Pedine sacrificabili, era quello il loro compito e la loro dipartenza non sarebbe stata pianta da nessuno... il tipo di persone con cui Xerxes era solito circondarsi.

    Per quanto dura, riuscì a sopravvivere anche a questa di traversata. Giorni massacranti, che portarono il pastore a richiedere l'aiuto di antiche e nefande creature per sopravvivere agli attacchi. Non avrebbe mai immaginato d'arrivare a tanto e questo gli fu da monito. Il mare di sabbia, andava temuto e rispettato quanto quello d'acqua.
    Stremato per la dimostrazione di potere e il marciare sotto un sole privo di pietà, alla fine giunse alle porte della capitale del Sud.
    Merovish li attendeva con le sue profondità, quei cunicoli infami lì dove enorme conoscenza era a portata di una marea di stolti e fetidi assassini.
    La pungente ironia della sorte.

    Avevano montato accampamento vicino l'ingresso della città; poiché solo all'alba le porte si sarebbero aperte per permettere loro il passaggio. Degli uomini assunti da Xerxes, un solo individuo era riuscito a scampare dalla morte o chissà quale altro peggiore fato... un ragazzo dai rossi capelli, accompagnato da uno strano pappagallo. Il giovane sapeva il suo fatto, era stato un buon compagno d'armi per uscire vivo da quell'inferno di sabbia. Aveva mantenuto la sua promessa, rivelando di sapere il fatto suo... erano rari uomini di quella pasta quando si racimolava tra il marciume della società.
    Ma per quanto arrivato a destinazione, il sacerdote non poteva dormire sogni tranquilli. Come avrebbe trasportato la merce umana, limitandone le perdite?
    Era pura illusione considerare l'idea di non subirne neanche una, ma visto il viaggio di andata, non voleva ritrovarsi con un carico decimato al ritorno. Non possedevano beni di scambio necessari per un nuovo carico e inoltre, non sarebbe potuto tornare sull'isola a mani vuote.
    Ci penso a lungo, prima di cedere stremato, all'abbraccio di un meritato riposo.
     
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    Forse fu la luce dell'alba a spezzare il breve riposo dei due, forse il rumore delle genti che si accalcavano lungo gli ingressi di pietra della Tana... poco importa.

    L'accesso a Merovish, solenne come una promessa mantenuta da un baro, viene finalmente aperto. Numerose sono le guardie, vestite di armatura e armate di spade ricurve. La Legione delle Sabbie: non vi è corpo simile in tutta Endlos, dicono. Con dedita ferocia, quei soldati sono uno dei pochissimi baluardi che ancora si ergono stoici contro la tirannia del caos, contro l'anarchia che da sempre assedia quelle sabbie. A guardia dei cancelli di Merovish, trovate uomini ben diversi da quei Legionari che ormai vivevano al Porto Sepolto. Così vicini alla capitale, e al loro generale cornuto, la loro fedeltà è incrollabile.

    Superati i cunicoli di ingresso, all'interno del dedalo di tunnel e gallerie che è la Tana, l'esperienza del giovane pirata si fa indispensabile, per non perdersi in quel labirinto di oscurità e pericoli.
    I due superstiti alla furia del deserto raggiungono senza problemi il Bazar delle Talpe... e qui, l'atmosfera cambia radicalmente.

    L'aria si fa speziata, di odori esotici come di grida. Mille bancarelle colorate e altrettanti articoli sfarzosi su ognuna di esse vi riempiono gli occhi, mentre cercate di farvi strada nella calca.
    Siete capitati nella famosa Settimana del Mercato, dove il Bazar si mostra vivo come non mai. Nonostante botteghe e negozi siano infatti aperti ogni giorno, in questa particolare settimana a ogni abitante è concesso l'affitto di uno spazio dove esporre qualsiasi cosa si voglia vendere.

    E' così che molti cittadini si riscoprono abili venditori, in grado di sbolognare la più misera paccottiglia spacciandola per un autentico affare. E' così che si alimenta in mercato della Tana, incentivando gli acquirenti di tutta la superficie ad attraversare il deserto per poter dare un occhiata.

    Perché fra tutta la chincaglieria, si nascondono sempre grandi tesori... o almeno, così dicono.

    E mentre il turista distratto può finir vittima della truffa degna di un Boggart, molti altri acquirenti più accorti sfruttano questa settimana per cercar dei veri affari.
    Interi eserciti si sono armati nel Distretto delle Ceneri, dove i fumi delle mille fucine appestano il cielo artificiale della Tana, e intere logge di alchimisti hanno trovato i loro introvabili ingredienti nel Distretto delle Luci, così chiamato per l'enorme quantità di gemme luminose incastonate sopra la volta rocciosa del Distretto.

    Ma i nostri due pirati non sono in cerca di armi, ne di droghe o funghi.
    No: il Prete Nero, che guida quella spedizione, è alla ricerca di un carico ben diverso... un carico di carne e sangue, un carico di senza diritti, di schiavi.

    Ed è il Distretto dei Caduti, la loro destinazione.




    proseguite fin dentro il distretto, descrivetelo il meglio che riuscite: vedetelo un po come un "compito a casa" 8) Vediamo fin dove riuscite ad ambientare e quanto bene ci riuscite
     
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  12. _MajinZ_
     
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    In molti cercano riposo nel sonno, ma per Hiraki dormire significa sprofondare in ricordi di cui farebbe molto volentieri a meno. Il suo sonno è popolato da incubi, fantasmi del passato e sensi di colpa che prendono la forma di terribili mostri... mostri così come lo è lui stesso. Mentre dorme si muove, suda e piange, il riposo è solo una effimera illusione. E come ogni mattino si sveglia madido di sudore, di soprassalto, con il suo piccolo amico che come al solito lo guarda preoccupato. Ma basta una piccola carezza per rassicurare Cippy e mettersi in moto, cercando di scacciare l'inferno che l'ha trattenuto in quelle poche ore in cui è riuscito a chiudere gli occhi. Si affianca quindi al suo datore di lavoro e insieme si dirigono verso le porte di Merovish che, come promesso, vengono spalancate alle prime luci dell'alba.
    Ci vuole una sana dose di istinto e intuito per superare le insidie dei Cunicoli d'Ingresso, ma una volta superati i primi ostacoli che portano all'interno della Tana, il duo si ritrova in un luogo diverso, colorato e chiassoso. Il Bazar delle Talpe li accoglie con la sua carica di grida, spintoni e dall'odore pungente delle spezie... che copre il tanfo di piscio sottostante. Ogni strada è addobbata a festa e in ogni angolo è possibile trovare una bancarella che vende gli oggetti più disparati, dalle dita di mani e piedi fino ad arrivare a reperti più complessi, come quella specie di vaso in ceramica bianca per defecare in comodità. Ogni distretto è vario e diverso da quello accanto, tuttavia uno su tutti spicca per il tipo di merce messo in vendita: centinaia, forse migliaia di schiavi.

    Così è questa la merce vivente di Merovish. E' persino meglio di come me l'aspettavo.

    Commenta con ironia nera il pirata, che con la destra stringe forte l'elsa della sua sciabola: troppi sono gli occhi che si sente puntati addosso. Ad ogni modo nel distretto dei Caduti non ci si limita a vendere persone, esposte come una qualsiasi altra merce su piccoli palchi, dove la gente fa le sue offerte all'asta, ma il tutto viene dipinto di una normalità che probabilmente solo nella capitale del sud è possibile trovare. Eppure basta scrutare un po' meglio oltre la facciata, per ritrovare le gabbie in cui ogni schiavo viene stipato, maltrattato e picchiato, se sei fortunato e non sei una donna. Ovviamente non mancano i bambini e quei soggetti particolari, magari naufraghi sfortunati piovuti nel posto sbagliato al momento sbagliato: in quei casi i prezzi aumentano e si arriva a vere e proprie faide per accaparrarsi l'articolo migliore.
    In tutto ciò anche un cuore duro come quello di Hiraki può vacillare, può sentire il rimorso stringerlo in una morsa che quasi toglie il respiro. La vista di una ragazza in catene che tanto somiglia a sua sorella fa salire la collera, ma ficcandosi le unghie nel palmo della mano fino a sanguinare riesce a placare la sua ira. Distoglie infine lo sguardo, non ha altre opzioni a cui appigliarsi: questa è la realtà e nulla, neppure una bestia infernale può riuscire a cambiare.
     
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    Il sacerdote era sveglio già alle prime luci dell'alba. Nonostante il viaggio l'avesse provato fisicamente, gli bastarono poche ore di sonno per tornare in forze. La tabella di marcia doveva proseguire, avevano già ritardato più del dovuto e Xerxes non vedeva l'ora di ritornare a solcare l'amato mare. Restare troppo a lungo sulla terraferma lo faceva stare male a sua detta, poiché era dal mare che il profeta traeva forza.

    «Preparati mercenario.»

    Erano rimasti solo in due di tutta la spedizione e date le abilità dimostrate, preferiva non perdere d'occhio Hikari. Un ragazzo come lui era necessario per il viaggio di ritorno, più arduo da compiere data la merce trasportata. Nel nome degli Antichi, sperava di non fallire nel suo compito, di riuscire a portare a destinazione un adeguato numero di schiavi, poiché anche un folle come lui sapeva quanto fosse impossibile evitare perdite lungo il tragitto. Deserti e oceani non mostravano pietà per i deboli.

    Sistemandosi al meglio per passare come un ricco mercante pronto a fare acquisti, il sacerdote si mise in cammino per arrivare alla Tana. Era già stato lì, ma una figura come Hikari era immensamente di grande aiuto per non perdersi in quei cunicoli tutti uguali.
    Merovish sembrava diversa rispetto quei pochi giorni in cui vi si era soffermato. Vi era un gran fermento in ogni angolo della città sotterranea. Si udiva il becero gridare di uomini, donne e bambini; inviti ad ammirare prodotti di qualsiasi genere. C'era chi cercava di vendere paccottiglia ai meno furbi, intortando con giri di parole e allusioni sull'importanza o la qualità di un oggetto. Non vi era un luogo per strada che non puzzasse di una miscuglio di odori composto da spezie, infusi e sudore dei presenti. Qualcosa a cui il Xerxes era abituato, essendosi ritrovato molte volte nei mercati portuali, dove tra pesce marcio ed escrementi agli angoli delle strade, era necessario temprare il proprio fisico per non soffermarsi a vomitare ogni due passi. La maggior parte della merce esposta, non era altro che inutile chincaglieria, oggetti di scarso valore venduti a prezzi gonfiati.
    Non dubitava che in mezzo a quella baraonda, vi fosse la possibilità di compiere qualche affare; probabilmente vi erano mercati che non aspettavano altro che quei per mettere mani su pregiate merci a poco costo per poi rivendere a tariffe esorbitanti... ma Xerxes non si trovava lì per partecipare alla Settimana del Mercato; i suoi interessi erano per un altro tipo di merce, sempre a disposizione nella città di Merovish.
    Lo chiamavano Distretto dei Caduti, sembrava una città all'interno della città stessa. Una zona sorvegliata, non per proteggere, ma bensì per evitare che qualcuno avesse tentato d'uscire dal distretto. Schiavi a non finire, non si poteva camminare in ogni vicolo senza osservare uomini, donne, bambini e creature di qualsiasi forma e fattezza con il marchio dei loro padroni impresso nel corpo. Una persona dal cuore nero come Xerxes, guardava un simile scenario con indifferenza priva di compassione. Il suo accompagnatore sembrava invece fatto di un'altra pasta. Restava in silenzio, ma anche un occhio non troppo esperto ai dettagli poteva notare i sentimenti contrastanti che egli provasse.

    «Qualcosa ti turba Hikari? Ti rammento che sapevi già cosa avrei comprato.»

    Preferiva evitare che un gesto involontario del ragazzo, in un eccesso di sentimentalismo o qualsiasi altro stupido moralismo, mettesse entrambi nei guai. Per questo trovò giusto richiamarlo, ammonirlo in un certo senso per ricordargli come le cose funzionavano in quella città. Attirarsi l'antipatia di qualche mercante di umani facoltoso e forse a fine giornata, si sarebbero trovati entrambi morti in qualche fossa o peggio ancora in catene nel Distretto dei Caduti. Una situazione dalla quale Xerxes sapeva come fuggire, ma il mercenario poteva dire altrettanto?
    Lungo i lati delle strade, schiavi messi in esposizione su palchi allestiti così da permettere a possibili acquirenti di ammirare la mercanzia, valutare l'effettiva garanzia di entrare in possesso di persone sane e non malaticce poiché nessuno intendeva circondarsi di mercanzia difettosa. Un concetto estremamente inumano, che poneva esseri umani allo stesso livello di oggetti ma sembrava che nessuno ne restasse sconvolto tra i presenti. Bastava fare due calcoli a mente e osservare la baraccopoli per rendersi conto di come quell'ammasso di strutture eretto con materiali di fortuna, doveva contenere a malapena quel numero di senza diritti. Probabilmente molti schivi erano costretti a dormire in baracche dove sovraffollate. Ironicamente pensò a quale favore avrebbe resto a chi fosse rimasto, non dovendo per qualche giorno dormire con qualche sconosciuto a pochi centimetri di distanza.
    Sulle trattative nutriva ancora qualche dubbio, sperava che i messaggi che lo avevano preceduto, fossero giunti a destinazione poiché data la mole di merce da comprare, voleva essere prevenuto e avere già un gruppo eterogeneo tra uomini, donne e bambini pronto per partire. Avrebbe comunque valutato la mercanzia prima di comprarla, assicurandosi di non essere costretto a trasportare malati i quali potevano attaccare un morbo ai sani o con possibilità nulle di sopravvivere al viaggio. Era molto minuzioso e attento ai dettagli, non volendo mancare alla fiducia che gli Antichi riponessero in lui. Per quanto la Casa del Sangue, sembrava gestire bene il distretto, Xerxes aveva sentito parole di timore nei confronti dell'associazione e della sua leader.
     
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    Come un enclave separato, il Distretto dei Caduti si chiude dietro le spalle dei due uomini di mare, così lontani da quelle acque che chiamavano da tutta una vita “casa”. Le grida e il tanfo del resto del Bazar non sembrano raggiungere quel luogo lugubre. Ben altre erano le cacofonie che ne appestavano l'aria.
    Nessun grido, se non quello dei banditori che cercavano di spacciar un buon prezzo sulla carne di turno.
    Nessun gemito, da parte di quei prodotti così maestralmente esposti lungo la Via del Geisine, la strada maestra del distretto.
    Non erano gli unici clienti, quello no.
    Personalità da tutta Endlos attingeva a quello che di fatto era uno degli ultimi mercati di schiavi del semipiano. Una guardia del corpo, una squadra di gladiatori, una dama di piacere... alcuni cercavano anche solo una cameriera per la loro magione.

    Gli schiavi sembravano non finire più.
    Si alternavano, uno dopo l'altro o in gruppi, sopra i palchi dei relativi venditori. Chi veniva venduto, si allontanava con il suo nuovo padrone verso la piazza del Distretto, in fondo alla via maestra, per ultimare la documentazione di vendita negli uffici della Casa del Sangue.
    Nonostante gli schiavi appartenessero, di gruppo in gruppo, a venditori -schiavisti- diversi, tutti facevano capo alla Casa. Tutti sottostavano alla Dama del The, signora della Casa del Sangue... sopratutto ora che era stata eletta a sesto Pasha di Merovish.

    Voci dicevano che avesse tagliato di netto la testa al suo predecessore... ma a nessuno importava granché. Il vecchio pasha non si faceva vedere da anni, al Distretto: di fatto la Dama stava gestendo l'intera rete di schiavi ormai da anni.

    Xerxses il sacerdote, e la sua guardia del corpo, immagino.
    Una voce roca vi apostrofò, fra la folla. Due occhietti gialli vi stavano scrutando, in mezzo alla sudicia pelliccia nera.
    Il ghigno dell'enorme ratto si incrinò presto, come se l'interesse verso i due fosse svanito, ora che finalmente li aveva trovati.
    Vi attendevamo giorni fa... seguitemi, prego.

    La creatura si ergeva eretta sulle zampe posteriori, come un essere umano, ed era appena più basso.
    Un Rarshak, un ratto mannaro... un altra creatura delle profondità che aveva trovato rifugio nella Tana. Nonostante la pelliccia sudicia, era vestito da delle semplici vesti rosse incredibilmente pulite, almeno per lo standard di Merovish. Gli mancava un orecchio e buona parte della coda, mentre l'avambraccio destro era completamente rasato. Sulla pelle pallida rimasta scoperta, svettava il marchio inciso a fuoco della Casa del Sangue.

    Era, come tanti altri in quel Distretto, uno schiavo.

    Il ratto vi condusse per tutta la via principale del Distretto, fino alla piazza. Qui non solo avvenivano le compravendite più costose, ma si poteva accedere al resto della zona, l'enorme baraccopoli che faceva da casa a tutti quegli schiavi.
    Nel centro della baraccopoli, svettava la Casa vera e propria, un grosso edificio bianco, le cui mura si potevano intravedere perfino attraverso le fortificazioni che impedivano agli schiavi anche solo di poter sognare la libertà.

    Nessuno entrava nella baraccopoli, a meno che la Dama non dicesse il contrario.

    Nel centro della piazza, ecco il vostro carico.
    Cinquecento schiavi, divisi in squadre ordinate di cinquanta.
    Quasi tutti umani, anche se si potevano contare parecchi membri appartenenti a razze diverse.
    Uno spettacolo davvero impressionante, perfino per gli standard di quel Distretto.
    Uno spettacolo che richiamava attenzioni.

    Miei cari!
    Alle vostre spalle, una voce sintetica capace di far rabbrividire anche i morti vi raggiunge.
    Il ratto, dopo un breve cenno col capo, si affretta a dileguarsi.

    Eccola.
    Avvolta in un costosissimo kimono di seta e tessuti pregiati, il vistoso pugnale dalla lama rossa legato fascia che le chiudeva l'abito. Il volto bianco e inespressivo, come di porcellana. Le mani dalle dita artificiali lunghe e sottili, chiuse nell'atto di reggere una tazza di finissima fattura.

    Karakuri, la Dama del The, il Pasha dei Caduti.
    Prego, accomodatevi... siate miei ospiti, dopo un così lungo viaggio...
    Con uno schiocco di dita, la piazza si svuotò.
    In una manciata di secondi, ogni venditore e schiavista si dileguò, affrettandosi a ricondurre il proprio bestiame all'interno della baraccopoli. I clienti vennero gentilmente invitati verso la via principale.
    E mentre la Dama indicava con un ampio gesto del braccio un piccolo tavolino posto poco distante, corredato di comodi cuscini per sedersi e, ovviamente, di abbastanza tazze da the per accontentare sia lei che i suoi ospiti, la piazza intera divenne la loro privata sala di trattative.

    Perdonatemi, miei ospiti... ho pensato di gestire personalmente questa transazione. Cinquecento schiavi! Un numero considerevole... la Dama si sedette con grazia e senza provocare rumore alcuno.

    Un numero difficile da formare sapete, con tutte le richieste che abbiamo ogni giorno... un numero costoso.
    Il suo volto era artificialmente immobile, impossibile di contrarsi in emozioni. Perfino il tono di voce era calibrato nella stessa intonazione.

    Eppure, mentre l'automa versava la calda bevanda nelle tre tazze e ne prendeva un lungo sorso per se, tutto si fece incredibilmente più minaccioso.
    Sarebbe un vero peccato se, ora, doveste tirarvi indietro.

    Qualcosa, da qualche parte, morì.

     
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    Volse lo sguardo verso la creatura che tra la folla, proferì il suo nome. Non conosceva quel ratto umanoide, ma del resto notando il marchio al braccio, non riteneva necessario farlo. Uno schiavo qualunque era privo di valore al contrario della sua padrona.
    Le nere iridi del sacerdote scrutarono la piccola creatura la quale nonostante la sucida pelliccia, il cui repellente odore si andava a unire a qualsiasi altra sgradevole fragranza di una baraccopoli, indossava una tunica la quale si poteva definire pulita.
    Era in ritardo di qualche giorno, ma dopotutto chi poteva affrontare lo Yuzrab pretendendo di spuntarla senza alcun intoppo? Da navigatore esperto, il sacerdote era ben conscio di come qualsiasi spedizione fosse destinata a ritardi.

    «Siamo noi.»

    Apostrofò il sacerdote che non sentiva il bisogno di dare spiegazioni a un semplice servo.

    «Motivo per cui vorrei concludere l'affare il prima possibile.»

    Puntualizzò volendo risolvere la questione in tempi brevi così da poter salpare nuovamente in direzione dell'isola dove l'Antico attendeva il suo carico.
    Scortato dalla guardia del corpo, seguì quindi il rattoide attraverso la via principale del Distretto, giungendo nella piazza dove loro attendevano.

    Schiavi disposti quasi come un reggimento di soldati. Cinquecento unità divise in dieci gruppi ben allineati tra di loro. Era uno spettacolo insolito, persino per Xerxes il quale mai aveva trafficato in un singolo commercio, un numero così grande di vite umane. Anche per la città sotterranea, doveva trattarsi di una novità a giudicare dagli sguardi curiosi e attoniti di molti.
    Seppur distante, cercò di osservare gli schiavi al pari di come un allevatore osservava il proprio bestiame. Uno scrutare indagatore per notare se tra loro vi erano malati o infermi poiché non intendeva affatto comprare una merce difettosa. Di quei cinquecento non sapeva in quanti sarebbero sopravvissuti al viaggio e non voleva che malattie sfoltissero ulteriormente quel numero.
    Tra di loro notò alcuni individui la cui natura era diversa da quella umana; ma la cosa non gli importò molto... fintanto che possedevano un'anima da corrompere, erano ben accetti per fare parte del piano.
    Era intento a valutare la mercanzia quando una voce proveniente da dietro le spalle, attirò la sua attenzione. Un timbro che di umano e vivo, possedeva ben poco; qualcosa di falso, un inganno alla vita stessa.
    Del resto la Dame del The non era altro che un automa, un costrutto degli umani probabilmente privo persino di un'anima. Eppure nonostante la natura, rappresentava una delle cariche più potenti di Merovish oltre che signora temuta per l'efferatezza con cui stando alle voci, aveva decapitato a tradimento il suo predecessore. Affari che non riguardavano il sacerdote, ben poco interessato a quella fetida città al di sotto della terra. Non erano quelli gli intrighi politici di cui doveva interessarsi.

    «Lei ci onora con la sua presenza.»

    Rispose cordialmente il nero pastore compiendo un mezzo inchino di riverenza nei confronti della Pasha. C'era da aspettarselo che davanti a una trattativa del genere, la Dama stessa si sarebbe presentata.
    Avvolto nelle sue sete, il sacerdote si mise seduto in maniera composta su uno dei comodi cuscini mentre la piazza si svuotava del tutto, lasciando al gruppo la riservatezza di cui avevano bisogno.
    Una figura cordiale ma fredda, capace d'incutere timore nel modo in cui la voce fluiva da quel viso privo d'emozioni... forse incapace di provarle.
    Eppure quelle velate minacce non scalfirono per nulla l'animo del sacerdote poiché egli non intendeva affatto tirarsi indietro dall'affare e non per ripercussioni da parte dell'automa e della casa da lei gestita.

    «Dopo tutta la premura mostrata nel trovare così tanti individui adatti? Sarebbe una vera vigliaccheria da compiere nei suoi confronti.»

    Prese la tazza in cui la Dama aveva gentilmente versato del tè, bevendone un sorso.

    «Non è nel mio carattere perdere o far perdere tempo ed energie preziose. Sono qui per comprare i cinquecento schiavi e come pattuito, ho la somma richiesta. Immagino non sia stato facile trovare uomini, donne e bambini in piena forza e salute.»

    Abbozzò un sorriso. Ricordava bene come l'emissario sgranò gli occhi mostrando estrema sorpresa quando il sacerdote riferì del suo interesse nel comprare un numero così elevato di schiavi. Chissà se pure l'automa, dietro quell'atona maschera nascondeva stupore o interesse verso i motivi per cui il sacerdote intendeva sperperare in quel modo un'ingente somma di denaro.
     
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