Pain, without love

Un'altra serata, vecchi clienti e nuove conoscenze.
E' da tre mesi che sono bloccato in questo postaccio e il fatto di aver trovato un buon lavoro non mi consola affatto. Sono il barman-spacciatore di quartiere, non tanto di diverso da quello che facevo nel mio mondo. Ma qui è diverso, mi hanno avvertito, non posso vender origano ai ragazzini, non posso venere solo marijuana. Se qui sgarro mi fanno il culo. Mi manca la mia Genova. Lì avevo tutto. I miei amici, mio fratello e quello scassa minchia di mio padre. Tuttavia devo ammettere che ciò che mi manca più d'ogni altra cosa è la mia anima. Quel vecchiaccio maledetto sembra svanito nel nulla, i miei contatti non lo trovano, mi serve di meglio.
Un ragazzino si avvicina e ordina e ordina... latte?! Scelta peculiare? Poi aggiunge ''e dell'altro...'' e mi fa segno che non ne vuole parlare qui. Io annuisco servendogli un bicchiere d'intero e uscendo da dietro il bancone.

-Darshan!-
Schiocco le dita attirando l'attenzione di un ragazzo alto e allampanato dalla pelle caffé-latte che prende il mio posto. Poi faccio al giovanotto dall'aspetto tanto comune, almeno per i Merovish, di seguirmi. Arrivo vicino al bagno e imbocco apro una porta chiusa a chiave che da' su uno stretto corridoio dalle mura piene di graffiti. Sulla sinistra ci sono delle sbarre a proteggere delle scale, lì ci sono delle abitazioni tra cui la mia. Comunque predo la destra e mi ritrovo davanti ad un cancello pesante, apro con la chiave e mi infilo in una sorta di cortiletto. Si tratta di un posto di cinque metri per tre di terra battuta confinante con le pareti, senza finestre, di altre costruzioni. Il soffitto e sbarrato da due griglie di ferro. L'ideale sarebbe stato un tetto per chiudere il cortile ma la puzza della spazzatura alla mie spalle in quel caso ci avrebbe soffocati. Teniamo sempre molto umido per nascondere il profumo con il tanfo.

-Cerchi me o frusta di velluto?-

Chiedo come d'accordi con il mio vicino di stanza. Un ragazzo dalla confusa sessualità che fa il gigolò rimorchiando straordinariamente più di me. Non che sia geloso, intendiamoci, lui lo prende lì dove non batte il sole.

Faccio una smorfia, questo ragazzino mi sta chiedendo troppo. A questo punto gli anni passati su libri di psicologia mi fanno chiedere quanto deve essere messo male per cercare roba del genere?!

-Questo non lo vendo. -
Dico in tono tranquillo sopprimendo la mia curiosità. In fondo sono cavoli suoi, devo pensare al guadagno.

-Se vuoi posso procurarla, ma costerà un po' e ci vorrà quasi una settimana.- eppure -...ma ho altro che secondo me potrebbe andare meglio.-
Faccio una pausa.

-Che ne dici dell'hashish?-
Dalle mie parti viene chiamato semplicemente 'fumo'. Ma usare quest'altro nome è molto più figo. Soprattutto quando lo si vuole vendere ai più giovani che vogliono solo fare i fighi. Non dico che non faccia male, dico solo che è meglio vendere derivati della Maria piuttosto che altro.

Rido anch'io, ma ho i brividi. Questo ragazzo mi inquieta, ma forse è solo un'impressione. Comunque so che una canna non basterà se ha già toccato droghe pesanti. Tuttavia posso illudermi di averlo preso in tempo. Tiro fuori da una tasca una bustina trasparente e prendo una pallina di fumo, 0.5 grammi ad occhio.

-Accetto! La prima la offre la casa.-

Avviso sorridendo mentre inizio a bruciare l'hashish. Quello di offrire la prima volta è una pratica molto diffusa tra gli spacciatori. Solitamente la clientela si affeziona quando vede che sei generoso. Dovrei arrendermi al fatto che lo spaccio sia la mia fonte di guadagno e che la gente ci rimanga sotto. Eppure non riesco ancora a togliermi dalla testa tutto quello che ho studiato a psicologia. Avevo scelto quella facoltà perché c'era un sacco di figa, inoltre il mio vecchio ci teneva che io avessi una laurea.
Ora che il 'cioccolato' è malleabile lo sbriciolo, se così si può dire su una cartina. A questo punto tiro fuori un'altra busta col tabacco che faccio piovere sopra al nostro dessert. Rotolo il tutto come uno stretto cannolo stando ben attento a non far scivolare il filtro. Alla fine ammiro la mia opera... fumare è un'arte!

-A te l'onore.-

Annuncio porgendo la canna al mio ospite per il primo tiro. Una volta che la prende accendo il mio BIC, rigorosamente verde, sotto il muso. Vediamo se il ragazzino sa come si inizia.

Porca puttana!

Ruzzolo a terra non finendo per un soffio con la faccia nella spazzatura... ma che cavolo? Porto le mani al ventre, qualcosa mi ha colpito! Porta con sé una pistola? No, no, no... mi avrebbe fatto molto più male! Ma allora che cavolo è stato? Un potere speciale? Maledetto chi ha detto di trattare gli altri come si vorrebbe esser trattati. Ecco cosa ci ricavo!
Mi rialzo con cautela spiattellandomi il più possibile al ridosso della parete, le mani tese leggermente in avanti. Vediamo se i miei anni a psicologia sono serviti a qualcosa.

-Su... va tutto bene-
Cerco di rassicurarlo ma ho paura. Non voglio morire e sono tanto incazzato. Non so cosa fare, non riuscirò a difendermi. Forse potrei provare a prendere il telefonino. Con quello chiamerei Aurora per farmi aiutare. Intanto a Merovish nessuno sa usarne uno. Per l'inciso Aurora sarebbe la tipa che mi ha lanciato in questo caspita di GdR... STRONZA! Stronza oggi più che mai!

-Parliamone, che ne dici di trovare una soluzione?-
Chiedo mentre mi rendo conto che la situazione è sicuramente più critica del previsto. Un drogato non è certo una persona con cui riuscire ad avere un dialogo. Il mio cuore a questo punto batte all'impazzata mentre cerco pian piano di allontanarmi dal giovane. Vorrei bloccarlo, forse dovrei assalirlo. Cosa devo fare per farlo stare fermo?


-Io so... che TU- lo indico -puoi gestire la situazione!-
Dio, non muoverti stai fermo, fermo!!! A questo pensiero sento dell'energia sopraffarmi e qualcosa scivolare via dal mio corpo e schiantarsi verso di lui. Ma cosa?