[LAM] Nuove Alleanze (Parte I)

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    Assisto allo svolgimento del corpo, se così posso definirlo, delle trattative, rimanendo in silenzio per tutto il tempo. Shui Yoe Tu avanza delle condizioni più che ragionevoli, le quali vengono accolte di buon grado sia da Drusilia, per la parte che concernerà il governo laputense e gli eventuali Aviatori da coinvolgere, sia da Saddler, per quella che riguarderà il Magisterium. Tutto viene risolto in quella che penso sia stata una manciata di minuti; non c'è stato bisogno neppure dell'intervento di Quarion, a parte giusto verso la fine.
    La vera novità che viene annunciata è l'intenzione della signora del Kijani Fahari di assumere nuovi custodi per il bosco. Ecco, qui sono curioso di sapere che tipo di personaggi risponderanno alla chiamata. Sollevo un orecchio, voltando il muso verso la donna, ma anche qui non ho nulla da dire in merito. Ecco, mi piacerebbe osservare ciò che succederà, temo però che, nella mia posizione, un simile atto possa sapere di inappropriato voyeurismo al meglio e di vero e proprio, ma soprattutto inutile spionaggio al peggio. Pazienza.
    « A proposito! »
    Mi giro di scatto. Che succede di nuovo?
    « ...già che ci siamo »
    ...Sì?
    « Andiamo a mangiare il sushi? »
    « Che cos'è il sushi? »
    Non che la cosa importi veramente, finché si tratta di mangiare. La coda menata a destra e a manca già dovrebbe far intendere che la risposta è, non c'è neanche bisogno di dirlo, sì. Assumendo che si tratti di cibo come lo intendo io di solito, ovvero: deve trattarsi di materia organica e... sì, non c'è davvero molto altro, in effetti.

     
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    Ascoltò con attenzione gli interventi che seguirono, ancora ed arrossì lievemente sulle gote quanto la sua amata gli tributò gli onori di aver salvaguardato l’incolumità del bosco in sua assenza. Si sentiva tronfio e fiero di essere riuscito quanto meno a preservarne lo spirito e l’aspetto, ma ora che ella era tornato il bosco era tornato nuovamente a vivere quanto e più di prima, riempiendo il suo cuore di una serenità perduta e di per sé estremamente difficile da riconquistare. Ma era anche vero che da solo avrebbe potuto fare ben poco contro le insidie che Endlos e quel nuovo mondo gli avrebbero mandato incontro e gli eventi recenti ne erano stati la prova più evidente: bisognava reclutare o in qualche modo avvicinare tutti coloro i quali avevano o potevano avere con la natura un legame particolare e stretto, amando i figli della sua amata quanto e più della propria stessa esistenza; e se persino un assassino della peggior specie come lui era stato in passato era riuscito a ritrovare la pace e la serenità perdute in quell’angolo di paradiso, anche altri vi sarebbero riusciti e forse avrebbero amato ogni filo d’erba, fronda o creatura che l’abitavano più di ogni altra cosa.

    Il suo sguardo si incupì più del dovuto, per un istante, nell’ascoltare le parole dell’Alfiere perché oltremodo veritiere e per quanto non ricordasse gli eventi più vicini, sapeva ch’ella stava dicendo il vero; in cuor suo sentiva che stesse dicendo la verità ed ogni parola, ogni singola parola ch’era uscita dalla sua bocca pesava sulla sua anima più di un macigno per la sua stessa inettitudine ed incapacità di controbattere con le giuste contromisure alle minacce. I suoi ricordi erano piuttosto recenti e già in quell’occasione aveva perduto miseramente, rischiando la sua miserabile vita in una battaglia che probabilmente in tempi non sospetti sarebbe riuscito a condurre con maggiore incisività e fervore. E quello era uno spunto di riflessione che gli avrebbe dato da pensare per molto, troppo tempo. La risposta però era una soltanto: diventare forte. Diventare più forte, molto più forte di quanto era stato in passato e decisamente più determinato, lasciando ardere dentro di sé il suo spirito combattivo animato e ritemprato dalle amorevoli cure della sua amata Yoe.

    A rompere il silenzio che si era creato, interrompendo peraltro il filo dei suoi pensieri, ci pensò infine l’ambasciatore Quarion, il quale nel parlare e nel prendere commiato dalla sua signora (e da lui), si era lasciato andare in convenevoli sin troppo eloquenti – tanto quanto l’occhiata che di certo non era sfuggita allo Scorpione, diventato paonazzo per la gelosia in un istante. Cercò di prendere il tutto con il dovuto distacco, ma dentro di sé si sentiva bruciare e corrodere. Ma non era colpa dell’ambasciatore, almeno non in senso stretto: era geloso, nulla di più; sentire rivolgere quelle parole alla sua amata gli aveva procurato immediatamente – ed istintivamente – quel naturale e normale sentimento, lasciando che il cuore cominciasse a pompare sangue tanto velocemente (e rumorosamente) da star quasi per uscirgli dal petto. Sorrise di rimando, cercando di eludere i suoi pensieri e lasciare andare le sue ragioni, sperando che nessuno si fosse accorto di quei suoi sentimenti, badando a non rovinare l’atmosfera serafica ed amichevole che si era evidentemente instaurata in quel conviviale, pur sapendo di non poter reprimere pienamente i suoi impulsi ed i suoi istinti: era ancora ben lungi dal dominarli completamente.

    Seguì quindi la sua dama, accompagnando gli ospiti all’uscio ed il bosco offriva loro i suoi frutti: era un miracolo, la benedizione della sua amata affinché il viaggio dei laputensi potesse essere comodo e scevro da qualsiasi pensiero; affinché l’accoglienza che avevano loro rivolto gli fosse gradita, con l’invito di tornare ancora una volta. Il bosco rappresentava pedissequamente l’anima gentile di Yoe – e racchiudeva al suo interno tutto il fervore e la sua forza, nonché la sua determinazione. Il bosco era questo e molto altro e di certo gli ospiti avrebbero avuto modo di accorgersene.

    Vi auguro buon viaggio, con la speranza di rivederci al più presto. Il bosco, in qualche modo, allieterà il vostro viaggio. ” disse a sua volta, con un piccolo inchino.

    Aveva così tante domande, così tanti dubbi ad aleggiargli per la testa; così tante cose da scoprire e da conoscere ed un vuoto da colmare tanto nella testa che nel cuore. A quest’ultimo, però, avrebbe pensato sicuramente Yoe.

    Posò quindi lo sguardo su di lei, con occhi pieni d’amore.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    -Da amici siete arrivati, e da amici ve ne andrete.
    Cogliete pure ciò di cui avete bisogno per il viaggio, e fate scorte d'acqua: troverete che il gusto dei miei figli non si possa assaggiare altrove.-

    “ Vi auguro buon viaggio, con la speranza di rivederci al più presto. Il bosco, in qualche modo, allieterà il vostro viaggio. ”

    Giunti ad un bel giardino, la regina del bosco ed il suo grande amore esortarono i presenti a cogliere i frutti della terra per sfamarsi e furono sia Quarion che il Magister Simion a prenderne alcuni, non troppi ma esattamente il necessario per sfamarsi. Questo perché -infondo- anche sprecarli sarebbe risultato un insulto alla Natura stessa, venerata in quei luoghi inquanto Signora Incarnata.

    « A proposito! »
    Esclamò infine Yoko, inducendo sia l'Alfiere che Gaspode a voltarsi d'improvviso.
    « ...già che ci siamo Andiamo a mangiare il sushi? »
    Sorridendo audacemente all'Ufficiale -che intanto le aveva circondato la vita- la bella rimase in silenzio e con il solo sopracciglio levato, oltre che l'aria di una complice piuttosto che vittima. Conosceva bene quella Volpe ed in effetti era da tutto il viaggio che si chiedeva cosa mai in quella situazione l'avesse spronato al punto da compiere un viaggio simile, addirittura diplomatico!
    A stento partecipava alle riunioni, figurarsi a cose simili.
    -Che fortunata coincidenza, vero?
    Sorrise ancora, cogliendolo in fallo.

    « Che cos'è il sushi? »
    Una voce proveniente dal basso bloccò quello scambio infuocato, portando l'Alfiere alla realtà in modo che abbassasse gli occhi su Gaspode. Nonostante in apparenza fosse serio e pacato, la codina aveva preso a muoversi sui lati e -per lei che di codine animalesche se ne intendeva (soprattutto volpose, ma in un certo senso volpi e cani erano cugini... no?)- fu un segno abbastanza evidente della vittoria del Magister sull'autorità dell'Alfiere. Almeno in quella particolare e golosissima guerra.

    -Pesce crudo con riso. A volte si trova a Laputa, ma non è mai realmente fresco... viene da questo presidio.

    Avrebbe sospirato con falsa aria sconfitta -perché, in effetti, anche a lei piaceva mangiare sushi- per poi donare un bacio al Demone ed una grattino affettuoso al cane.

    -E sia, andremo a mangiare sushi, prima di tornare.

     
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  4. Shui Yoe Tu
     
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    Come sul tono garbato era cominciata, così l'assemblea terminò, gli ospiti desiderando cibi tipici delle terre ad Ovest, la Signora lieta di aver donato conforti per il ritorno. Per poche che furono le parole attorno al tavolo, molto esse avevano significato per tutti, essendo che, come mai prima, il Bosco si trovava ad allearsi ufficialmente con l'alto regno di Laputa, stringendo ancora più forte quel bel legame che teneva stretti tutti coloro che, al di fuori delle vie burocratiche, già si amavano e si conoscevano: alla Secondo parve infatti che, come un ragno tessa piano la tela, e quando essa è completa si veda il disegno e nulla può sfuggire, allo stesso modo tutti i reami di Endlos stavano unendosi sotto una comune bandiera; questo, se era come per i Guardiani, che dove uno stava, gli altri venivano condotti, era segno di un pericolo assai maggiore di ogni altro; Yoe tenne questa sensazione per Sé, volendo Ella parlarne con i Suoi, e con le grandi forze che stavano presso Endlos.

    -Cercate le coste, poco oltre la città di Undarm. Prima del Mio sonno, quel cibo, lì, era rinomato.-

    Disse infine, quasi a mo' di commiato: sorrideva, ed era bella come il primo fiore che annunci la primavera, o il primo frutto maturo in estate; ferma come stava, a salutare i presenti, s'era fatta simile ad un albero guardiano, che protegga e nutra la terra tutt'attorno. E così, nella dolce fortezza che era, sorrise ancora, e con la mano gentile e vanesia fece cenni d'addio alla corte del cielo, che s'apprestava a partire.

    -Buon viaggio, e buon sushi. Attenderò il nostro prossimo incontro.-

    Voltandosi, guardò Amon mentre tornava nella Reggia, e parve un poco essere imbarazzata, come se, per la prima volta, lo vedesse. Gli occhi verdi di foglie cercavano quelli di lui come spinti da un incanto, e col cuore tutto lo desiderava; e come camminava, già sentiva dentro nascere un sentimento puro e nuovo, e ormai la Signora sapeva chiamarlo per nome: presto, i tempi sarebbero stati maturi, e avrebbe parlato.
    Ora, però, il Bosco necessitava di Guardiani.

     
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