Parole di cioccolato, amare come il presente e dolci come il passato

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  1. Feng Yang Leng
     
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    Dove il ghiaccio, su al Nord, si fonde col cielo, a volte spira un vento buono, che scalda il cuore invece di ghiacciarlo, e nel bianco dell'Etlerth, dove l'aria fredda accarezza il mondo, capita che brilli una luce, come il freddo pavimento naturale riflettesse, per un istante, meglio del migliore specchio: questo il Potere di quell'Essenza pura che oramai s'era fatta una sola cosa con il mondo, e da molto tempo non aveva indossato abiti di carne.
    Avvenne un giorno, però, che il freddo Nord si aprì, ferito da una lama invisibile, e creature fluirono nel mondo come un sangue oscuro e sgraziato, aberrando tutte quelle terre vittime di una nuova tirannia; e allora il vento ne fu scosso, nei ghiacciai, e le lastre fredde si spaccarono e riflessero una bianca luce, e sulle terre solitarie dell'Etlerth tornò a brillare una Luce che non vedeva il mondo da molto tempo.
    Era stordita, sorpresa di trovarsi lì, in piedi, tanto quanto del male che sentiva scivolarle accanto, benché fosse lontano,come si fosse destata da un sonno confuso, che stancava invece di sanare; ma dove era la Luce, non arrivavano le ombre del Nord, e per qualche giorno stava solitaria e ferma, come un faro nella tormenta, a sentire il vento, a ritrovare la Parola.
    Una figura di donna gli tornò alla mente, e quel bagliore di carne ebbe un tremito e aprì gli occhi e pronunciò il suo nome, ed era

    -Drusilia!-

    Aprì le bianche ali, e come avesse sentito il richiamo della sirena, si alzò in volo e percorse i vasti ghiacciai, fermandosi in una piccola casetta in mezzo al freddo, bianca e azzurra; quando vi entrò, sembrava che l'abitazione fosse addobbata a festa, tante erano le luci che brillavano dalle finestrelle. Ne uscì qualche ora dopo, e con una mano teneva il bastone di diamante, con l'altra un pacchetto nuovo. Appariva adesso, quella figura, più serena, e sorrideva nel vedere cosa tenesse in mano; senza altri indugi, aprì le ali di piume, e volò via.

    Quando atterrò presso il Mastio di Laputa, la lunga veste bianca scintillava di neve al sole del mattino, e le guardie che bloccavano l'accesso alla fortezza erano confuse e assieme felici di rivedere quel ragazzo dal volto candido e sorridente: era come se fossero trascorsi molti anni da quando lo videro l'ultima volta, tanto che, a guardare i bianchi capelli di lui, e i suoi occhi azzurri come il cielo in estate, erano diventati bambini davanti alla nonna che raccontava loro una favola, increduli e speranzosi.
    Quando chiese di lei, se fosse in giro, gli risposero che non era nella sala del trono, né il alcun posto che dovesse frequentare un Alfiere, perchè aveva avuto un malore, essendosi sentita poco bene.
    Per quanto aveva dormito al Nord? Molto era cambiato, gli parve. Fra una risata senza malizia, all'idea del nuovo lavoro di lei, e la preoccupazione per ciò che le guardie gli avevano detto (ella, infatti, non poteva in alcun modo stare male, essendo la sua razza immortale), chiese dove fosse la sua stanza, e quando gliela indicarono, puntando un balcone lassù, in alto verso la cima del Mastio, il Bianco ragazzo fece un inchino e con le mani mostrò loro il desiderio di poterci arrivare in volo; quelli non obiettarono, anzi ne furono felici, e così egli poté salire in cielo, sotto il sole del mattino.

    Atterrò sul balcone della stanza di lei, delicato come una delle piume che aveva nelle ali, e vide questo avere aperta la finestra, e mosse un passo leggero entro la stanza, trovando la ragazza sul letto, stesa e scomposta, a faccia in giù. Tanto bene la conosceva, che ne sorrise, essendo che capì quella essere un po' triste e pigra, e anche nella preoccupazione, egli non pareva essere colpito più di tanto. Non volle chiamarla, perché desiderava per lei una ripresa più delicata e gentile della voce: piano, aprì il pacchetto, e come portato da un vento lieto, l'odore di molti cioccolati fluì nella stanza e verso la ragazza; aveva, infatti, preparato dei dolci per lei, poiché una visita non è tale se non rechi con sé alcun dono, e anche nelle gravi ambasce, un regalo che scaldasse il cuore era d'obbligo. Così, in piedi poco oltre la soglia del balcone, Feng Yang Leng, il Primo Guardiano, attese che il benefico odore dei dolci di cioccolato compisse la sua magia nel cuore di Drusilia Galanodel.

     
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    Alba.
    Appartamenti dell'Alfiere, Città Alta.
    Presidio Errante, Endlos.

    -Piantala!
    Una splendida donna in abiti da notte si rigirava fra le coperte di un morbido letto matrimoniale. La veste bianca si adagiava sul corpo statuario, disegnando fra le pieghe eleganti curve, quasi fosse una statua vivente. Un sole appena nascente, entrando prepotentemente dalle finestre, sfiorava dolcemente chioma d'ebano nonostante la bella fosse riluttante alla sgradita presenza. Eppure non era quello ad innervosirla maggiormente.
    -Non dovresti fare i capricci, sei una regina- una voce maschile fin troppo vicina per i suoi gusti tentava invano di riportarla ai doveri, carezzandole addirittura le braccia ed i capelli nonostante le imprecazioni dell'Alfiere -Come sei entrato qui dentro? Possibile che sia circondata da incapaci???
    La risposta del fratello non fu altro che una risata sibillina, quasi a volerle sottolineare quanto ogni suo sforzo passato, presente e futuro di farlo sparire si sarebbe rivelato un completo fallimento. Poco importavano le abilità delle sue guardie: se era riuscito ad infiltrarsi in compagnia di un soldato in armatura completa in pieno territorio ostile ai tempi delle guerre ad Ovest, nel cuore pulsante del dominio di Kuroi e Kikio-Ho, allora nessuna porta o barriera sarebbe mai riuscita ad arrestarlo.
    -Avanti, mia amata! Hai un incontro con l'Affascinante Ambasciatore dell'Est proprio fra un'ora ♥
    -Taci, non ho firmato alcun documento.
    -Certo che si, lo ha fatto Khatep a tuo nome la settimana scorsa ♥
    L'Alfiere sbuffò.
    Poi si girò dall'altro lato, infilando la testa sotto il cuscino.
    -Allora disdico tutto.
    -Perché mai?
    -Un malore.

    Quarion suo fratello sospirò paziente, e non sembrava affatto offeso di quella presa di posizione o di quanto lei non lo gradisse, piuttosto consapevole di quanto ostinata la gemella potesse diventare se innervosita troppo. Pertanto si limitò a fare spallucce, dirigendosi alla porta con passo elegante e gettando momentaneamente la spugna.
    -Avviserò i tuoi sottoposti che non stai bene- avrebbe risposto con premura, nonostante sapesse della bugia -Rimarrò qui a Laputa finché il tuo malessere non sarà passato. Nel mentre, riposa pure.
    Mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, l'Alfiere Errante si chiuse a riccio, ginocchia al petto e nascosta dalle coperte.
    -Stupido.

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    Tarda mattina.
    Appartamenti dell'Alfiere, Città Alta.
    Presidio Errante, Endlos.

    Una strana ombra si delineò sulla parete immediatamente prossima al suo letto, lì dove avrebbe potuto vederlo. Eppure Drusilia dormiva profondamente, forse stanca di una dura giornata o magari in fuga dentro qualche sogno, terrorizzata all'idea di riaprire gli occhi e trovarsi ancora bloccata su quell'isola volante, la gabbia dorata di cui era regina e schiava e che lentamente la stava uccidendo.

    Una realtà amara, ma amaro non fu affatto ciò che la condusse nuovamente sui propri passi: una fragranza dolce e deliziosa la inebriò nel dormiveglia, e le labbra presero a muoversi da sole, bramose di raggiungere quel profumo. Fu così il corpo a svegliarsi e Drusilia riprese il controllo dei propri pensieri, aprendo nuovamente gli occhi smeraldini. Essendo già voltata in direzione delle leccornie, queste furono in effetti la prima cosa che vide e su cui si concentrò maggiormente nei suoi primi attimi di coscienza. Solo dopo, quando si lasciò sfuggire un "...ora provi a corrompere anche tua sorella?", Drusilia Galanodel si rese conto che alcuni dettagli non tornavano, primo fra tutti la veste candida di quel tale, estremamente diversa dagli abiti indaco di Quarion. Sollevando gli occhi, motivi familiari d'argento ed azzurro le indussero vecchi ricordi e quando lo sguardo suo raggiunse il volto di Yang, ella rimase più che altro incredula... oltre che confusa.

    -Sto ancora dormendo?

     
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  3. Feng Yang Leng
     
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    Il Bianco rise alla domanda di lei, ed era come il cinguettio di uccelli sereni sotto il sole di primavera, delizioso e gioviale, pari al cielo scoperto dopo il passaggio di una nube. Mosse un poco la mano con la quale teneva il bastone, mostrando all'amica di una vita cosa vi fosse davanti agli occhi di questa: un tavolino e due sedie presero forma dall'aria della stanza, vitrei del ghiaccio dei quali erano composti, ma non freddi, tanto che apparivano quasi di cristallo.

    -No, non stai dormendo.-

    Disse, mentre poggiava il pacchetto sul tavolino; la voce di lui era tersa e senza malignità, luminosa come la neve che rifletta sempre il sole d'inverno, ed era dolce di un affetto tanto grande da abbracciare il mondo intero. Le fece cenno di sedersi, e fece per accomodarsi anche lui, avendo poggiato il lungo bastone lì accanto.

    -E' ora di alzarsi, però. Ho portato la colazione!-

    Mentre parlava, una teiera e delle tazze cristalline erano apparse sul tavolo, vuote, solitarie come un bell'arredo, ma incomplete perché private della loro funzione. La Tempesta abbassò lo sguardo, e vide cosa aveva inconsciamente creato, e un po' parve esserne dispiaciuto, non essendo piene di alcunché.

    -Uhm. Credo serva qualcosa da bere, insieme ai dolci...-

    E con gli occhi guardava l'amica, velato da una bonaria tristezza, come a chiederle aiuto, giacché più che creare tazze e tavoli non poteva operare col suo Potere ghiaccaito.

     
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    -No, non stai dormendo.- spostò il misterioso pacchetto su di un tavolino in cristallo; la sua voce era cristallina e priva di malignità, mentre i gesti erano garbati e pacati. Le fece cenno di sedersi -E' ora di alzarsi, però. Ho portato la colazione!
    Fece comparire una teiera e delle tazze vuote. Abbassando lo sguardo, Yang si accorse che non vi fosse del contenuto e parve un pò dispiaciuto.
    -Uhm. Credo serva qualcosa da bere, insieme ai dolci...

    Sollevandosi appena dal letto e strofinandosi gli occhi assonnata come una bambina di prima mattina, Drusilia si incamminò scalza al tavolino, sbadigliando vistosamente. Prima di raggiungere l'ospite -però- ricordò di afferrare una campanella dal nastro indaco elegantemente posata sul suo comodino. Fu grazie a questa, infatti, che la richiesta d'aiuto dell'amico trovò immediatamente risposta.
    Un tintinnio metallico si dipanò nell'aria e, improvvisamente, forse per magia, un uomo in elegante abito nero apparve alle spalle della donna. Aveva corti capelli corvini e sguardo di fiamma: sarebbe potuto apparire facilmente come il più minaccioso fra i demoni, se solo il suo comportamento non fosse stato così cortese e servile da renderlo più simile ad un famiglio che un individuo reale.

    -Lui è Runibaldo.
    Avrebbe iniziato Drusilia le presentazioni, il tutto mentre lui -con un profondo inchino- versava dello squisito tè inglese nelle tazzine del Guardiano, fornendo i due commensali anche di graziose zollette di zucchero candido e saporito e piccole posate d'argento brillante.
    -Mi ha detto Kalia che è il primo servitore della Curtis. E' sempre felice di aiutarmi nelle faccende di casa.
    Quel tale chinò ancora il capo, portando la mano al petto e sorridendo cordiale.
    « E' un onore, per me, conoscere e servire un amico della mia Lady »
    Sorrise amabilmente, mentre la signora di fianco a lui continuava a sbadigliare, tenendo gli occhi socchiusi.

     
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  5. Feng Yang Leng
     
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    Se mai la gioia e lo splendore del Primo potessero in qualche misura aumentare, vedere apparire chi potesse aiutare nel tè certamente lo fece, tanto più che Drusilia diceva essere operante per prima cosa nella Corte. Da molto non ripeteva quel nome, da molto non andava in visita, né sapeva sé potesse ancora accedervi, o se fosse ancora benvoluto presso gli Arcani. Il sonno e il loro Destino colsero i Guardiani prima che potessero portare aiuto lì dove gli era stato richiesto, benché il messaggio non si era mostrato chiaro, all'epoca. Queste cose e altre andavano discusse, ma ora la cosa più importante era Drusilia.

    -E' un piacere fare la sua conoscenza, signor Runibaldo!-
    La Tempesta gli sorrise e, seduto, fece il gesto dell'inchino.
    -Prenda, prenda anche lei! Sono tanti! Sono al cioccolato, come piacciono a Dru!-
    Alzò il pacchetto verso il nuovo arrivato, mentre mescolava l'infuso nella tazza.
    -Allora, mia cara! Come mai dormivi ancora?-

    Chiese all'amica, lasciando l'atto del mescolare per porgerle uno dei suoi dolci; sorrideva era delicato e puro come il vento sulla neve, in montagna, ma negli occhi azzurri brillava uno sguardo di consapevolezza, come a voler dire all'amica che sapeva ci fosse qualcosa che la turbasse, ma non voleva essere troppo sfacciato nel chiederlo direttamente, e così aspettava che lei si aprisse, quando e se avesse voluto.
    Parve, allora, che un vento fresco soffiasse leggero, talmente delicato che non era chiaro fosse reale o immaginario; e se reale era, rinvigoriva invece di ghiacciare.

     
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    -E' un piacere fare la sua conoscenza, signor Runibaldo!
    Prenda, prenda anche lei! Sono tanti! Sono al cioccolato, come piacciono a Dru!
    -

    « Temo di non poter accettare, Sir »
    Yang aveva sollevato il pacchetto verso di lui, ma Runibaldo declinò gentilmente « Se sono i preferiti della mia Lady, è giusto che li mangi tutti lei. »
    -Oh, Runibaldo ♥

    Con quella cortesia ed un profondo inchino verso entrambi, egli scomparve nelle ombre, lasciandoli finalmente da soli.

    -Allora, mia cara! Come mai dormivi ancora?-

    Le porse uno dei suoi dolci, e l'Alfiere Errante lo prese senza far troppi complimenti, completamente assuefatta dal peccato di gola suo punto debole.
    Un vento fresco prese a spirare leggero, delicato e rinvigorente... e lo fu ancora di più mangiare quella delizia; cliudendo gli occhi e soffermandosi sul sapore, Drusilia per un attimo riuscì a dimenticare tutti i problemi e le cose brutte che la tormentavano. Yang però sembrava preoccupato e la Dama gli doveva certamente una spiegazione. Fu così che, respirando profondamente, la bella trovò il coraggio di esprimersi.

    -A una sola condizione.
    Sollevò il dito con aria autoritaria, come un giudice durante la sua sentenza.
    -... mi abbracci?
    ...già.

    Peccato che Drusilia non fosse un giudice, piuttosto una ragazza particolarmente antipatica alla Dea Bendata e con un enorme desiderio di essere sostenuta dai propri amici nella più tremenda e logorante delle sue sfortune.

     
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  7. Feng Yang Leng
     
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    Quelle dolci parole erano velate da un tristezza ancora non mutata in pianto, e così sincere da turbare il cuore della Tempesta. Allora ebbe molti pensieri: che se ci fosse stato avrebbe evitato quei dolori all'amica, che forse li avrebbe sconfitti con lei molto prima,che il suo risveglio era voluto dal Destino perché solo ora poteva intervenire; ma qualunque cosa si fosse risposto, in quel momento solo Drusilia era importante, solo lei lo aveva portato lì.
    Così si alzò, lasciando il dolce sul tavolino, e le sorrise nella maniera più amorevole e amica che conosceva, sembrando il primo raggio di sole nella nube notturna.

    -Ma certo, ma certo!-

    Le disse, col cuore traboccante gioia e afflizione; le si accostò e la strinse in un abbraccio caldo e denso di ricordi, dal sapore antico e nostalgico. E in quell'abbraccio lui le diceva tutto senza parlare, e le belle e le brutte cose accadute, i meriti e le colpe. In quell'abbraccio c'era tutta la loro storia e l'amore di Yang per lei. Le grandi ali bianche avevano avvolto la ragazza, che stava come un fagotto chiuso nel candore del Primo, e il lucore di lei si mescolava al Bianco e da lui partiva una fresca sensazione che acquietava il cuore, e il vento sembrava lavare via ogni tristezza, perché egli era il Bene, e presso di lui nulla poteva dimorare che fosse ombrato, men che meno l'amica, la quale egli desiderava soltanto vedere felice.

    -Sono tornato, Dru. Qualunque cose ti turbi, io sarò con te ad affrontarla. Un vento nuovo scaccerà via sfortune e tristezze. Come una volta, così ora.-

    E la stringeva forte, amandola più di quanto chiunque nel mondo fosse capace nell'amare, perché lei era Drusilia Galanodel, e lui Feng Yang Leng.

     
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    -Ma certo, ma certo!
    Sono tornato, Dru. Qualunque cosa ti turbi, io sarò con te ad affrontarla. Un vento nuovo scaccerà via sfortune e tristezze. Come una volta, così ora.
    -

    Mentre Yang la abbracciava, l'Alfiere Errante allungò la manina sul vassoio dei dolcetti e ne prese un paio, infilandoli con frustrazione in bocca e gonfiando innaturalmente le guance ormai piene. Masticava mugugnando qualcosa, ma poi decise che fosse meglio terminare quel piccolo pasto e bearsi delle coccole ancora per alcuni attimi. Dopotutto, lei per prima odiava parlare dei propri problemi.

    -Non lo sopporto più, Yang- si sarebbe lasciata sfuggire, infilando la testolina fra le pieghe delle vesti del Guardiano -Non sopporto più questa vita. Pensavo di liberare me e il mio popolo... ma credo di aver legato entrambi. Sto male.

    Sbuffò appena, accoccolandosi ancora di più fra delle braccia amiche.

    -A volte vorrei abbandonare tutto e tutti, scappare via... ma continuo a dire che è una cosa da vigliacchi. E... E... mi mancavi.

    Sospirò.

    -Mi manchi tu e mi mancano molti altri. A volte mi sento così sola...

     
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  9. Feng Yang Leng
     
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    Stringeva l'amica a sé, carezzandone i bei capelli scuri, e nel cuore si faceva un tutt'uno col suo dolore, sicché quella potesse parlare, dopo momenti di abbracci silenziosi, ed egli piangesse al suo posto, e le lacrime erano fredde e brillavano mute scendendo dagli occhi azzurri; ma il Primo è la luce che sveglia la terra sotto le stelle, e mostra il sentiero sicuro negli abissi del dubbio: così, con una mano confortò il volto dell'amica, con l'altra s'asciugò le gelide lacrime, e volle recarle conforto con le parole, almeno per il momento:

    -Ascoltami, Dru: non c'è giorno in cui non ti pensi, e pure quando ero sciolto nella terra il mio pensiero non era che per te. Se potessi amarti come ti ama Yoko, lo farei; ma il mio amore, tu lo sai, è diverso.-
    Le sorrise, e poco alla volta il vento si fermava, profumando l'aria
    -Ti ho conosciuto poco più che sedicenne, e ora sei donna. Sei cresciuta tanto, hai raccolto amici e alleati, e hai cambiato il mondo. Nessuno avrebbe potuto fare quello che hai fatto tu.-
    Prese il dolce viso di lei fra le mani, e il tocco era un fresco candore
    -Io non Posso cambiare mai, non vado avanti né torno indietro; ma tu ogni giorni diventi una rosa sempre più bella e forte: hai il dono del tempo, di spenderlo come vuoi.
    Negli anni hai seminato tanto coraggio e bontà da aver conquistato tutto e tutti; non restare chiusa in questa prigione dorata: assicurati di avere eredi che portino avanti la tua opera e poi torna libera come lo eri un tempo, perché tu hai la natura del vento, ti ricordi? Non puoi essere ingabbiata.
    -
    Con gli occhi carichi di nostalgia, ne accarezzava le dolci guance
    -Il tuo popolo non accetterà mai di saperti triste, e si fida di e del tuo giudizio. Dopo tanti anni, per una volta, riposati. Non chiamarti vigliacca, perché hai fatto tutto ciò che era in tuo potere, e molto altro ancora. Hai portato la pace dove era guerra, hai vissuto in pochi anni quello che molti non riescono a vedere in un'intera vita. -
    Ed era commosso e felice nella beata tristezza
    -E poi, Dru, non essere triste per coloro che ci hanno lasciato, perché non puoi mai sapere come torneranno nelle nostre vite; devi essere felice del tempo trascorso insieme a loro, e finché lo porti nel cuore, il ricordo e l'affetto non moriranno mai.-
    Si pulì il volto con una mano, l'altra tenendola fiera sulla spalla dell'amica
    -Io sono tornato, vedi? Non sono più uno dei tuoi LAM, né uno consiglieri della tua corte, ma sono, forse, il più vecchio tuo amico in questa vita, e lascia che ti dica una cosa: nulla di ciò che hai detto o fatto ti ha sminuita, negli anni. Anzi, ti ha reso magnifica e buona. Qualunque sia la tua scelta, io ti aiuterò. Da amico ad amica ti chiedo: comandami, e io farò ogni cosa, ogni cosa che chiederai, per vederti felice.-

    E dopo il lungo parlare, piano si inginocchiò a lei.

     
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    -Ascoltami, Dru: non c'è giorno in cui non ti pensi, e pure quando ero sciolto nella terra il mio pensiero non era che per te. Se potessi amarti come ti ama Yoko, lo farei; ma il mio amore, tu lo sai, è diverso. Ti ho conosciuto poco più che sedicenne, e ora sei donna. Sei cresciuta tanto, hai raccolto amici e alleati, e hai cambiato il mondo. Nessuno avrebbe potuto fare quello che hai fatto tu.
    Io non Posso cambiare mai, non vado avanti né torno indietro; ma tu ogni giorni diventi una rosa sempre più bella e forte: hai il dono del tempo, di spenderlo come vuoi.
    Negli anni hai seminato tanto coraggio e bontà da aver conquistato tutto e tutti; non restare chiusa in questa prigione dorata: assicurati di avere eredi che portino avanti la tua opera e poi torna libera come lo eri un tempo, perché tu hai la natura del vento, ti ricordi? Non puoi essere ingabbiata.
    -

    Mentre l'amico parlava, Drusilia gli si faceva sempre più vicina, aggrappandosi alla veste candida del Guardiano e nascondendo il bel volto angelico fra le sue pieghe. Non volle ammetterlo ma si sentì ancora più in colpa, questa volta per aver fatto piangere il gentile Yang.

    -Il tuo popolo non accetterà mai di saperti triste, e si fida di e del tuo giudizio. Dopo tanti anni, per una volta, riposati. Non chiamarti vigliacca, perché hai fatto tutto ciò che era in tuo potere, e molto altro ancora. Hai portato la pace dove era guerra, hai vissuto in pochi anni quello che molti non riescono a vedere in un'intera vita. E poi, Dru, non essere triste per coloro che ci hanno lasciato, perché non puoi mai sapere come torneranno nelle nostre vite; devi essere felice del tempo trascorso insieme a loro, e finché lo porti nel cuore, il ricordo e l'affetto non moriranno mai.-

    In un certo senso si aspettava una risposta simile, ma la questione era un'altra.
    Non metteva in dubbio che il ricordo li tenesse in vita e sempre al suo fianco, ma lei viveva, lei combatteva ed agiva... ed era anche consapevole che -nonostante avesse già fatto molto- da sola non sarebbe stata mai nulla. Gli amici non erano solo un'idea, non soltanto. Erano vita, vicendevole sostegno e piccoli gesti come quell'abbraccio.
    Lei aveva bisogno esattamente di quello.

    -Io sono tornato, vedi? Non sono più uno dei tuoi LAM, né uno consiglieri della tua corte, ma sono, forse, il più vecchio tuo amico in questa vita, e lascia che ti dica una cosa: nulla di ciò che hai detto o fatto ti ha sminuita, negli anni. Anzi, ti ha reso magnifica e buona. Qualunque sia la tua scelta, io ti aiuterò. Da amico ad amica ti chiedo: comandami, e io farò ogni cosa, ogni cosa che chiederai, per vederti felice.-

    Con movimenti quieti e gentili, il Primo terminò di parlare e le si inginocchiò davanti.
    Eppure lei non voleva questo, non lo aveva mai desiderato.
    In un gesto istintivo, forse poco pensato, l'Alfiere si gettò dalla sedia ricadendo di fronte a lui in un tenero abbraccio. Ed allora strinse forte con le proprie braccia, per poi lasciarlo di nuovo e carezzargli il viso con dolcezza. Infine lo baciò, lo baciò lì dove era rigato dalle lacrime, gote pallide, ed infine anche sulla fronte asciutta e fresca. Riprendendosi da tutte quelle emozioni, posizionò la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi felice.

    -Ho bisogno di questo.

    Sussurrò appena.

    -Ho bisogno soltanto del mio amico al mio fianco.

     
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  11. Feng Yang Leng
     
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    Drusilia si inginocchiò del pari, e nell'abbraccio stettero fronte a fronte, e l'amica ordinava quell'unico comando, che tanto il cuore del Primo desiderava ricevere: d'essere insieme. Allora egli l'abbracciò e strinse, e fra singhiozzi commossi, lodò nel suo cuore la purezza di lei, e le rispose:

    -E io sono al tuo fianco, come lo sono sempre stato e come lo sarò sempre, in una forma o nell'altra.-

    Scostò un poco la testa, così che l'abbraccio fosse completo, e nella dolce stretta i loro cuori battevano insieme, e quei corpi che, per lungo tempo erano stati divisi da uno strano Destino, tornavano a riunirsi sotto il sole del mattino di Laputa.
    Negli occhi lucidi le lacrime erano la rugiada dopo una notte buia, che annuncia il sereno del giorno;

    -Allora, dimmi: che ti va di fare?-
    Le chiese, fingendo che, nell'aver detto tutto, non s'era detto niente
    -Oggi è il tuo giorno libero, no?-

    E un poco ridendo, sperando che l'amica apprezzasse l'affettuosa cortesia, aspettò di sapere come sarebbe proseguita la giornata.

     
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    -E io sono al tuo fianco, come lo sono sempre stato e come lo sarò sempre, in una forma o nell'altra.-

    Felici entrambi dell'esser ricongiunti, a questo punto non poterono fare altro che riprendere la loro storia dall'attimo in cui questa li aveva tenuti stretti assieme. Per questo fu lui il primo a parlare.

    -Allora, dimmi: che ti va di fare?
    Oggi è il tuo giorno libero, no?
    -

    Come scesa dalle nuvole, Drusilia ebbe modo di rendersi conto di quanto quell'affermazione fosse vera e di quante cose, in effetti, desiderava compiere in compagnia dell'amico. Reclinando la testolina su di un lato e riflettendo bene su quale fosse prioritaria rispetto alle altre, ebbe finalmente un'epifania e -presa dall'entusiasmo- afferrò le mani del Guardiano, guardandolo sorridente e felice come una bambina.

    -Sai cosa ci vorrebbe? Più cioccolata!

    Affermò orgogliosa, dopo essersi appena finita tutti i biscotti che le erano stati donati.

    -Mi mancano tanto le tue torte e qui a Laputa nessuno sa farle davvero bene.
    Lo disse chiudendo gli occhi, beandosi di quel ricordo dolce e magnifico che ancora conservava in cuore.
    -Dobbiamo porre rimedio! L'Alfiere ha deciso!

    E così, mano nella mano, abbandonarono la camera da letto diretti chissà dove.
    Se quello fosse un lieto evento o l'inizio della fine, il Destino ne era ancora incerto.

     
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