[LAM] La bella e Sebastian

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    MA E' BELLISSIMA

    Sebastian sbarcò a Laputa di primo mattino. Veniva da un viaggio abbastanza lungo e faticoso, ma si era già perso tipo tre volte. Per non sentirsi in imbarazzo, disse a se stesso che essendosi perso tre volte nello stesso identico posto, allora in realtà si era perso una volta sola. Così, quando finalmente era riuscito a mettere piede nella città errante, un sorriso sornione capeggiava nel suo volto coperto di graffi e lividi. I suoi abiti erano perfettamente puliti, perché era caduto di faccia mentre cercava di salire sul uno strano pallone gigante che conduceva nella città sospesa nei cieli.

    STUPENDO

    Sebastian non era abituato a stare così in alto. Cercava di mascherare le vertigini e il senso di nausea gridando come un ossesso, convinto che il suo malessere fosse dovuto alla sua estrema felicità, e non ad altro. Ma c'era da dire che lo spettacolo cui assistette era davvero mozzafiato: le bianche nubi si estendevano oltre l'orizzonte come filamenti di zucchero filato.

    Ho voglia di zucchero filato.

    Sebastian non mangiava da giorni. La pancia glielo ricordò, grugnendo. L'ultimo lavoro che aveva trovato sembrava promettente: un feroce felino di grossa taglia appostato su di un albero stava spaventando alcuni abitanti di un piccolo villaggio a Chediya. Scoprì che si trattava di un gattino rimasto sopra un albero, spaventato. Aveva graffiato tutti... e pure lui non ne era uscito così indenne. La nonnina però non aveva soldi, così Sebastian le disse che era tutto a posto. Si era ricordato a metà viaggio che aveva finito i soldi, e si era perso a Fanedell tre volte nel tentativo di tornare a casa.

    Per sua fortuna, un tipo strano dai capelli biondi lo aveva aiutato a raggiungere uno dei mezzi che conducevano verso la città di Laputa. Gli aveva detto che lì c'erano persone che potevano avere bisogno di lui.

    Io però non ho soldi!

    Aveva ammesso Sebastian. L'uomo gli aveva sorriso e gli aveva consegnato uno strano orologio dorato, dicendogli che, semmai ne avesse avuto motivo, quell'oggetto gli avrebbe facilitato la strada. Così Sebastian si era imbarcato, seguendo il consiglio di quello sconosciuto di trovare un gigantesco Albero, visibile da ogni punto della città. Ma il giovincello era rimasto così estasiato dalla città che, nemmeno vi era arrivato, che quasi dimenticò dov'è che doveva andare. Per sua fortuna, lo stomaco riprese a brontolare di lì a poco e si ricordò cos'è che doveva fare.

    Il signore ha detto: c'è un grande albero, l'Albero Coso; tu vacci e ci sono dei miei amici che possono aiutarti.

    Non aveva detto veramente così ma Sebastian non avrebbe mai ammesso che non aveva capito cosa aveva detto, perché parlava in un modo davvero strano. Così, quando giunse davanti all'Albero Coso, cercò di guardarlo fin sopra alla sua chioma e scoprì che era così alto che poteva venirgli il torcicollo. E gli venne.

    *

    Il ragazzetto trotterellò all'interno del quartier generale degli Aviatori e passò più tempo a guardarsi attorno che a decidersi a fare qualcosa per far passare la fame. L'ultima volta che era stato in qualcosa di apparentemente simile ad una caserta era stato alla Scuola dei Cacciatori, anche se la Scuola non era niente a confronto del posto dov'era ora.

    Chissà se danno pugni in testa agli allievi anche qui. Anche se il nonno i pugni li dava solo a me.

    Così Sebastian dai capelli biondi come l'oro, il volto graffiato e la spada di legno sul fianco fermò la prima persona che vide e gli chiese a chi potesse rivolgersi per lavoro. Pensò: se trovo un incarico e lo finisco subito, mi pagheranno e mangerò fino a scoppiare! Gli dissero allora di recarsi verso le stanze di una Dama, Drusilia Gala... qualcosa. Sebastian non avrebbe mai ammesso che aveva una certa fatica a ricordare i nomi lunghi; ricordava quelli delle sue tecniche di scherma solo perché il nonno gliele aveva fissate in mente a suon di pugni.

    Varcò la soglia che si era ormai fatto pomeriggio, e la sua pancia ruggiva che nemmeno i draghi se gli dici che l'inflazione diminuisce il potere d'acquisto delle monete. Non appena mise piede, rimase a fissare la stanza.

    Il nonno tutte queste cose però non le aveva!

    Ad iniziare dal grande portone in legno dalle tinte dorate, l'enorme ufficio di tale Dama era immerso in finiture d'oro, sapientemente dosate in modo tale da far trasparire un senso di giustizia e regalità; qui e lì Sebastian vide tinte pastello, chiedendosi se la Dama non avesse un figlio a cui piacesse scarabocchiare sui muri. Un pittore nato! Quando ho cercato di abbellire i quadri del nonno, gli è quasi venuto un infarto C'erano intarsi quasi ovunque, con affreschi e decorazioni dalle tinte calde. Un'ampia finestra dava su un balcone che dava a sua volta sulla città.

    Sebastian trotterellò tra i mobili, ne contò almeno il triplo di quelli del nonno. Si soffermò alla grande scrivania con le poltrone ad entrambi i lati, poste davanti un camino spento. Fu allora che Sebastian vide un grande specchio, posto simmetricamente tra due porte ai lati della parete.

    HO LA FACCIA TUTTA GRAFFIATA!

    Andò in panico. Il nonno gli aveva sempre detto che un buon cacciatore tiene al suo aspetto, perché mostrare le ferite alle belve può renderle aggressive: convincerle che il cacciatore fosse debole e vulnerabile. Se il nonno fosse stato lì, una sberla sull'orecchio non gliela risparmiava mica. Così Sebastian non seppe che fare e cercò nel suo porta-oggetti qualche lozione, ma scoprì di averle finite.

    Se mi presento così per lavoro, nessuno mi prenderà sul serio!

    Sguardo sconfitto, aria imbronciata, ciglia corrugate. Le guance si fecero rosse come il fuoco, mentre scalciava deluso per aver fatto tanta strada per niente. Intanto, non avrebbe mai ammesso di non essersi nemmeno accorto se fosse solo o meno in quella stanza!

     
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    uhm_zpsrujgehf8Il nonno tutte queste cose però non le aveva!

    Un bel giorno, un ragazzino entrò nell'ufficio del Gran Maestro.
    Drusilia, fondatrice e guida della gilda, impegnata nel compilare documenti, l'aveva già percepito con alcuni secondi di anticipo ma sembrava non averci fatto troppo caso, probabilmente abituata al movimento giornaliero di burocrati e soldati all'interno del proprio "tempio". Certo era che si trattasse di un ragazzino... ma non era troppo raro che alcuni richiedenti di aiuto riuscissero in qualche modo a raggiungerla. Quello, però, non si era ancora inginocchiato implorando soccorsi immediati e nemmeno consegnato messaggi da chissà quali presidi: trotterellava fra la mobilia senza un apparente motivo. Giunto di fronte a lei, si fermò di colpo e prese anche ad urlare.

    HO LA FACCIA TUTTA GRAFFIATA!
    Fu preso dal panico e per qualche oscura ragione prese a trafficare in quella che doveva essere una sacca (?) alla ricerca di chissà cosa.
    Se mi presento così per lavoro, nessuno mi prenderà sul serio!

    Si diede per sconfitto e prese ad imbronciarsi. Le guance si colorarono di cremisi ed iniziò a scalciare deluso per quella terribile scoperta; fu così che Drusilia, forse intenerita da quella scenetta o magari in vena di darci un taglio, si sollevò dal suo scranno per raggiungerlo e pulirgli la faccia con una salviettina bagnata.

    -Le ferite sono le medaglie del guerriero.
    Gli avrebbe suggerito, mentre gli premeva la salvietta sulla faccia.
    -L'importante non è come ti presenti ma quello che dici, forza e coraggio.

     
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    Lei apparve dal nulla. Anche se era sempre stata lì e Sebastian non se n'era proprio accorto. Non avrebbe mai ammesso di non essere stato attento ai dintorni, come il nonno gli aveva sempre ammonito -così fece finta di nulla e, mentre la gentile donzella gli puliva il viso, si gonfiò il petto cercando di mostrarsi rispettabile e degno di fiducia.

    Che saggia!

    Forza e coraggio! Era proprio ciò di cui un cacciatore aveva bisogno, per affrontare le temibili bestie. Anche se il nonno l'aveva detto diversamente, sapeva che la donna stesse dicendogli altrettanto. La sua figura gli ispirò subito una gran simpatia, tanto che sorrise mostrando tutti i suoi denti bianchissimi.

    Io mi chiamo Sebastian e vengo da tanto tanto lontano.

    Il Sogno del Cacciatore non era poi così lontano, a dire il vero. Sebastian poteva tornarci con la sua bella lampada magica, però, ad onor del vero, era come se il Sogno fosse in un altro luogo. Così, semplicemente, dire che veniva da tanto lontano era per il fanciullo tanto verità quanto in parte anche imprecisione.

    Sono un Cacciatore, della Scuola del Tuono!
    Sono stato addestrato a combattere i mostri e tutte le bestie maligne!
    Mi è stato detto che qui avrei potuto trovare qualcuno bisognoso del mio aiuto, ed eccomi qui.


    Ma il ragazzo ricordò solo dopo che, come molti gli avevano indicato, a capo di quello strano posto c'era una donna. La sua mente fu come scossa da una rivelazione, tant'è che restò a bocca aperta per due secondi e se ne uscì così:

    Ma voi siete la signora Gran Maestro? Drusilia?

    Ed eseguì un inchino. Non avrebbe mai ammesso di non ricordare bene il suo cognome, così, sapendo che chiamare per nome una persona appena conosciuta non era educato, sperò di farsi perdonare eseguendo un inchino rispettoso, di quelli che in genere si fanno ai re o ai grandi sovrani. Gesto che la sua piccola mente non gli suggerì come inopportuno: aveva udito grandi cose sulla Dama Drusilia, per cui, pensò, che meritasse un inchino di quelli che si fanno ai grandi condottieri e nobili d'alto lignaggio.

     
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    Che saggia!
    Il piccoletto gonfiò il petto... e Drusilia lo trovò adorabile.
    Io mi chiamo Sebastian e vengo da tanto tanto lontano.
    Sono un Cacciatore, della Scuola del Tuono!
    Sono stato addestrato a combattere i mostri e tutte le bestie maligne!
    Mi è stato detto che qui avrei potuto trovare qualcuno bisognoso del mio aiuto, ed eccomi qui.
    Ma voi siete la signora Gran Maestro? Drusilia?


    Eseguì un inchino come ogni bravo ometto che si rispetti.
    Inutile dire che la Dama del Vento ebbe l'insano impulso di rapirlo e tenerlo per sempre con sé come peluche personale. Questo però non era possibile, per quanto il sistema legislativo di Laputa glielo permettesse. Dopotutto sarebbe stato un sequestro illecito di persona e, magari, avrebbe finito con l'avere problemi di politica estera con il suo Presidio di origine, a meno che non ne avesse uno.

    -Si, sono io!


    Sorrise materna e gentile, carezzandogli la guanciotta.

    -Ma dimmi, Sebastian. Hai già combattuto come Cacciatore in qualche altro Presidio?- ogni riferimento alla politica estera è puramente casuale, ovviamente -Tipo non so, quello dove sei nato?

     
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    Sebastian reclinò il capo a lato. Parve confuso. Non avrebbe mai ammesso che lo era. Si grattò la guancia rosea e rimuginò un po'. Stava per chiedere alla gentile dama cosa fosse un "presidio", poi ricordò: quel luogo boscoso e bellissimo dove era capitato -Chediya- apparteneva al Presidio dell'Est. Ora che ci rifletteva sopra, anche Laputa era un Presidio: errante perché non stava mai fermo! Si si, ora tutte le informazioni gli tornavano a mente; quel signore gentile nel bosco di Fanedell gliele aveva insegnate!

    No miss, io non appartengo a nessun Presidio!
    Io vengo da Yharnam; molto molto lontano, dopo la grande tempesta che tutto mangia.
    Ma ho vissuto con il nonno e l'Automa nel Sogno per qualche tempo.


    Quelli nel Sogno erano bei ricordi ma coperti di un velo di tristezza: l'Automa era gentile e aveva un bell'aspetto, ma il nonno raramente le parlava e si riferiva a lei soltanto come ad un oggetto; Sebastian si intratteneva spesso con lei. Un giorno le chiese se poteva chiamarla mamma, lei sorrise e lo sfiorò. Ma le mani dell'Automa erano fredde come il ghiaccio, e i suoi occhi dorati privi di luce. Disse all'allora bambino che poteva chiamarla come più preferiva, ma Sebastian non la chiamò mai mamma... perché seppe che l'Automa aveva acconsentito soltanto perché era gentile: non gli avrebbe mai detto di no.

    Sono arrivato ad Est prima, a Chedi... qualcosa. Poi sono andato nel grande bosco di Fane... quello lì.
    Mi ha aiutato ad uscirne uno strano signore in armatura. Mi ha consigliato lui di venire qui.


    Il tenue profumo di fiori che stavano fuori la piccola casupola del Sogno riaffiorò dal nulla; dai ricordi emerse fino all'olfatto del piccolo Sebastian. Come quella volta che il nonno lo chiamò nei giardini e, per la prima volta, si alzò dalla sua sedia a rotelle. Poi la fragranza dei fiori fu coperta dal quello acre del sangue. L'Automa gli asciugò le lacrime dal viso, provando a consolarlo. Poco dopo, anche lei aveva smesso di muoversi. Tutto sembrava essere successo a malapena ieri. Così, l'espressione di Sebatian rabbuiò di colpo.

    Mi ha detto che potevo venire qui: avrei trovato tante brave persone e che avrei potuto trovare un posto dove stare, se fossi stato disposto a dare una mano. Non ho nessuno, miss. Il nonno se n'è andato. L'Automa si è addormentata per giorni. Ho combattuto in tanti posti, prima di arrivare qui; e ho tanta tanta fame.

    Mise le mani sulla pancia e, di colpo, i brutti ricordi furono spazzati via da una problematica più urgente: lo stomaco brontolava come la peggiore delle belve!



    Edited by flama - 23/12/2016, 00:41
     
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    No miss, io non appartengo a nessun Presidio!
    Io vengo da Yharnam; molto molto lontano, dopo la grande tempesta che tutto mangia.
    Ma ho vissuto con il nonno e l'Automa nel Sogno per qualche tempo.

    Ottima notizia, soprattutto nell'improbabile -ma non si sa mai- evenienza di rapimenti.
    Sono arrivato ad Est prima, a Chedi... qualcosa. Poi sono andato nel grande bosco di Fane... quello lì.
    Mi ha aiutato ad uscirne uno strano signore in armatura. Mi ha consigliato lui di venire qui.


    Improvvisamente l'espressione del bimbo si rabbuiò di colpo, e fu così anche per Drusilia.
    Dopotutto il volto triste di un bambino era una delle immagini più strazianti su cui avrebbe mai posato lo sguardo, a suo avviso.

    Mi ha detto che potevo venire qui: avrei trovato tante brave persone e che avrei potuto trovare un posto dove stare, se fossi stato disposto a dare una mano. Non ho nessuno, miss. Il nonno se n'è andato. L'Automa si è addormentata per giorni. Ho combattuto in tanti posti, prima di arrivare qui; e ho tanta tanta fame.

    Mise le manine sulla pancia e questa prese a brontolare.
    Drusilia, travolta da quella storia strappalacrime -ma solo perchè era taaanto carino- gli si lanciò addosso, abbracciandolo forte forte e rischiando di soffocarlo. Ciò nonostante lo avrebbe liberato in poco tempo, prendendolo in braccio ed uscendo di corsa dal proprio studio. Avrebbe sceso le scale per parecchi piani prima di posizionarlo al Moonlight Grill ed ordinare una torta al cioccolato intera, il tutto minacciando licenziamenti vari ed eventuali. Per alcuni minuti quel locale divenne un delirio di dipendenti urlanti alla ricerca di ingredienti e forni liberi finchè, in un tempo da record, la torta ordinata fu pronta in un piattino bianco.

    -Mangia pure, caro ♥

     
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    Avete presente quei serpi con la bocca snodabile, capaci di ingoiare uova delle dimensioni pari al quadruplo della loro testa? Ecco, Sebastian stava spalancando la bocca più o meno con la stessa dimensione. Non aveva mai visto... Cos'era?

    Sembra buonissima miss! Che cos'è?

    Chiese ma non attese una risposta, il piccolo Sebastian, perché si fiondò immediatamente su quel piatto prelibato. Inforchettò rapidamente quella pietanza e la divorò fin troppo rapidamente: sia perché aveva fame, sia perché era buonissima. Ma dato che non sapeva esattamente come mangiarla, si sporcò rapidamente il viso e, ben presto, si era creato una bella coppia di baffi e pizzetto fatti di crema e di panna.

    Il nonno diceva che ai cacciatori non serve mangiare, le fiale del sangue ci bastano per tutto!
    Ma questa strano cibo è buonissimo miss! Grazie mille!


    Si sarebbe gettato a sua volta tra le braccia della Dama, stringendola contentissimo.

    Cosa posso fare per sdebitarmi, miss? Come posso darvi una mano?
    Io sono bravo sa? So cacciare. Posso trovare tracce e seguire piste. Sono scaltro e posso arrampicarmi ovunque.
    E inoltre, sono anche un alchimista: posso preparare pozioni, unguenti e medicine per tutti!
    Deve solo chiedere miss.


    E sorrise, come chi non comprende appieno le cose che dice ma è tanto contento di poterle dire!

     
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    Sembra buonissima miss! Che cos'è?
    Il nonno diceva che ai cacciatori non serve mangiare, le fiale del sangue ci bastano per tutto!
    Ma questa strano cibo è buonissimo miss! Grazie mille!

    Lo disse accoccolandosi fra le braccia di Drusilia, la quale ne approfittò per spupazzarlo ulteriormente.
    Cosa posso fare per sdebitarmi, miss? Come posso darvi una mano?
    Io sono bravo sa? So cacciare. Posso trovare tracce e seguire piste. Sono scaltro e posso arrampicarmi ovunque.
    E inoltre, sono anche un alchimista: posso preparare pozioni, unguenti e medicine per tutti!
    Deve solo chiedere miss.


    Mentre il piccoletto si offriva di sua spontanea volontà, la Dama del Vento si concesse alcuni attimi per riflettere a mente lucida. Le piaceva sicuramente l'idea di prendersi cura di un nuovo bambino dolce, carino ed affettuoso come Sebastian, eppure il fantasma della possibilità di farlo finire in qualche missione oltre la sua portata la tormentava sia come soldato che come essere umano (o quasi). Se avesse accettato quell'offerta sincera, avrebbe dovuto tenerlo d'occhio e ben lontano dai guai, possibilmente alle dipendenze di un Comandante che non lo viziasse come Quarion o che non si mostrasse severo quanto Khatep. Immediatamente i suoi pensieri volarono su Firion.

    -Immagino potresti entrare nella mia gilda... ma a una condizione.
    Sollevò il dito sentenziosa, quasi a chiedergli una promessa.
    -Che ascolterai sempre le parole del tuo Comandante.

    Dopotutto Firion era nobile, attento ed assennato: difficilmente avrebbe detto a un ragazzino di lanciarsi in mischia contro un drago o di affrontare missioni senza prima conoscere le sue potenzialità. Si, la Squadra Verde sarebbe stata la migliore per lui.

    -Promesso?

     
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    Sebastian reclinò il capo a lato in quella tipica e conosciutissima posa che i ragazzini fanno quando vogliono dire MA CHE DOMANDE MI FAI, CERTAMENTE. Allo stesso modo, il giovanotto volle confermare con le parole quella che per lui era un'ovvietà; e fugare, così, ogni apparente dubbio della Dama.

    Il nonno diceva che ogni buon cacciatore, quando accetta un contratto, deve seguire due sole cose: il cliente e il buon senso. E il secondo, se necessario, deve prevalere sul primo!

    Finì la sua dolcissima torta e balzò sulla sedia, eseguendo di nuovo quella posa con cui si convinceva di poter dimostrare quanto fosse autonomo e indipendente, ma che alzava di dieci tacche il desiderio di abbracciarlo in quasi chiunque lo vedesse.

    Ascolterò sempre i consigli del mio comandante.

    Quindi fece un gesto che per lui aveva un grande valore: l'ultima volta che l'aveva usata, il nonno gli aveva fatto promettere che, qualsiasi cosa fosse accaduta, lui non si sarebbe tratto indietro e avrebbe concluso l'addestramento a ogni così. Quel giorno aveva imparato che da certe promesse non si può tornare indietro. Disegnò una croce sul cuore e, al termine, tenne l'altra mano alzata. In giuramento.

    Lo prometto: croce sul cuore, che possa schiattare!

    E siglò.

     
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    A quella richiesta il piccoletto reclinò prima la testolina per poi balzare sulla sedia e dimostrarle con tutto sè stesso che avrebbe rispettato le condizioni di quel semplice contratto.

    Il nonno diceva che ogni buon cacciatore, quando accetta un contratto, deve seguire due sole cose: il cliente e il buon senso. E il secondo, se necessario, deve prevalere sul primo!
    Ascolterò sempre i consigli del mio comandante.


    Sorridente e felice, Drusilia gli scompigliò la zazzera bionda con la mano gentile, sorridendo affabile e benevola.
    -Tuo nonno era un uomo molto saggio.

    Lo prometto: croce sul cuore, che possa schiattare!

    Piegando ancora le labbra rosse e portandosi una mano alla bocca, la Dama del Vento cercò di soffocare una risata. Non voleva mancargli di rispetto in situazioni simili, eppure doveva ammettere di trovarlo incredibilmente buffo, oltre che tenero.

    -Molto bene, allora. Ti basterà salire al primo piano e dei signori gentili ti faranno firmare dei documenti. Riceverai inoltre degli oggetti che potranno tornarti utili in futuro. Ti daranno anche una cameretta in cui potrai riposare e vivere.
    Prendendogli il visino fra le mani, Drusilia lo avvicinò a sè.
    Infine lo baciò con dolcezza sulle guanciotte e la fronte.
    -Ora io devo andare, fai il bravo e termina questo compito per ora. Per i prossimi sarai avvisato!



    Direi che possiamo chiudere :D
    Posta pure la conclusione!
     
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    Il fatto che la Dama fosse così allegra provoco estrema gioia anche nel piccolo Sebastian. Anche l'Automa sorrideva, quando faceva le facce buffe, ma aveva sempre saputo che le sue erano solo espressioni: perché l'Automa non aveva sentimenti, ma poteva solo imitarli. Al contrario, la genuina felicità della Dama fece tanto piacere al giovane Cacciatore, anche se non ne capiva la natura. Difatti, quando lei lo bacio sulla fronte e sulle guance, il giovanotto restò sorpreso ma non tradì il sorriso che aveva sul viso per un'espressione incuriosita.

    Molte grazie miss! Spero di rivederla presto!

    E si sedette per terminare quella deliziosa torta, intanto che la figura dell'Alfiere si allontanava. Una volta terminato, si recò dove gli era stato detto: salì al primo piano e si presentò ai signori gentili - che gentili furono davvero - per firmare i documenti. Gli fecero tante domande, alle quali rispose con estrema sincerità. Un altro si incaricò di controllare la sua salute, facendo però strane domande quando vide le sue numerose cicatrici e le ferite sulla testa (alcune delle quali causate dai pugni che gli dava il nonno). Nonostante questo, andò tutto per il meglio e gli fu anche mostrata la sua cameretta. Anche se gli mancava quella che aveva nel Sogno del Cacciatore, qui finalmente poteva dormire su un letto e non so un ritrovo di fortuna. Aveva un grande lettone, con un materasso super morbido e tanti cuscini. Una bella finestra gli permetteva di ammirare tutti i dintorni del Presidio Errante; e aveva perfino uno spazio per posare la sua spada, oltre che un armadio dove avrebbe potuto mettere tanti strumenti. L'Albero-Casa era già fornito di tutto il necessario per poter preparare pozioni, riparare la sua spada in caso di bisogno e Laputa era un luogo stupendo dove vivere.

    Sì. Si sarebbe trovato certamente bene.
    Ma si ripromise che, un giorno, sarebbe tornato al Sogno a riprendere l'Automa.
    Perché era ancora lì e le voleva bene, come fosse la sua mamma.

     
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