The Fate Spinning Winds

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    « Altro...? »
    Ahri Kobayashi non è una persona che gli abbia dato l'impressione di essere una chissà quale esperta manipolatrice, o anche solo una buona bugiarda. Denver non può quindi sforzarsi di non crederle, quando vede l'espressione sincera della ragazzina. O forse è stata la domanda ad essere troppo aperta, pensa il giornalista mentre distoglie lo sguardo cercando di dissimulare il proprio nervosismo (quel suo visino lo farà uscire di matto prima o poi, e non osa pensare a come potrebbe essere da adulta).
    « Che cosa intendi per "altro"...? Ti ho già detto quello che so. »
    Come volevasi dimostrare. Denver porta le dita indice e medio della destra alla tempia, riflettendo sul come poter tirare fuori ancora qualcosa da lei, pur dubitando del fatto che ci sia qualcosa, al contrario di ciò che possa pensare l'Ambasciatore. Come egli stesso ha affermato, Ahri non è troppo intelligente, almeno se paragonata ai suoi compagni, ed è per questo che potrebbe non essere banalmente in possesso di chissà quante informazioni utili.
    « E poi, visto che chiaramente hai fatto ricerche su di me, cosa posso avere da dirti che già non sai? »
    Ed eccola che parte sulla difensiva, come Denver ha già previsto prima ancora di incontrarla. Sospira impercettibilmente.
    « Senti, io non so cosa ti hanno detto sul mio conto, ma sono sicura che nemmeno la metà corrisponde al vero, e giuro che se andrai a spiattellare ai quattro venti cose sul mio conto, io... »

    « Ahri, non voglio chiederti alcunché della tua vita privata al di fuori di questa faccenda. » dice, guardandola in volto con un'espressione che, nelle intenzioni, dovrebbe essere gentile, ma ferma. « Tuttavia, il motivo per cui sei qui è una conseguenza alle tue azioni, per le quali sei responsabile, come lo sono gli altri ragazzi al di là di questa porta per le proprie. Non siete solo "Trident", siete tu, Darius, Vladmyr e tutti gli altri. Collaborare, in questo momento, gioverebbe davvero a tutti. »
    Fa una pausa, domandandosi se quella predica possa servire a qualcosa ai fini dell'indagine.
    No, non ha importanza a priori. Perché sta capendo sempre meno di tutto, perché il mistero della sua taglia gli sta annebbiando ancora di più la testa, e perché vuole almeno provare a dare qualcosa a quegli adolescenti, che solo ora sta pian piano cominciando a capire.
    Forse perché un po' gli manca fare il padre.
    « Capisco di non avere un aspetto proprio rassicurante, e nemmeno di trovarmi in una posizione che ispiri particolare fiducia, ma... » cerca per un attimo le parole. « ...davvero voglio solo arrivare a fondo di questa faccenda. Quanto a ciò che so su di te, puoi stare tranquilla che nessuno saprà alcunché, te lo prometto. »

    Non è per nulla intimorito dalla minaccia di Suzaku. Senza Air Treck, non è in grado di impensierirlo e, anche se le avesse, non cambierebbe nulla: quello era il meccanismo di difesa di una ragazza comprensibilmente spaventata.
    Si asciuga il sudore delle mani con un fazzoletto, che ripone nella tasca una volta usato.

    « Ora, vorrei sapere una cosa da te: quando sono uscito, l'Ambasciatore Quarion Galanodel in persona mi ha avvisato che, nel Pentauron, sta girando una taglia su di me una taglia enorme in seguito all'uccisione di Satsuki Kiryuin che, come sappiamo entrambi, non è stata opera mia. Questo significa che, ora, io non posso più tornare a Blood Runner senza rischiare seriamente la vita. Adesso sii sincera, perché si tratta di qualcosa di estremamente grave e capirò subito se mi mentirai: tu o qualcuno nel tuo gruppo ne sapete qualcosa? »

     
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    Ci vollero parecchi istanti, compreso un intenso momento in cui la ragazza rivolse a Denver un'occhiataccia feroce, perché lei si decidesse a rispondere. Il reporter si sarebbe reso conto quasi subito di un piccolo, banale errore appena commesso: aveva girato troppo sull'argomento, dimenticandosi di trattare il suo interlocutore per ciò che era: un'adolescente indisponente e refrattaria a qualsiasi tipo di sottomissione. Non poteva aspettarsi il tipo di rispetto che si da per scontato ad individui più anziani o in una posizione di forza come la sua, inoltre non era riuscito né ad impressionarla particolarmente e nemmeno a farsela amica -ardua impresa questa, oltretutto.

    « Non ne sapevo niente. »
    Poi sembrò pensarci su, sollevò il capo in un'espressione di altezzosa ripicca e proseguì in tono ostile:
    « E come avrei fatto a sapere una cosa del genere, oltretutto? Non ti hanno detto come ho passato le ultime settimane? »
    Già, anche questo era un dettaglio importante. Quando i ragazzi di Trident si erano consegnati probabilmente la notizia della morte di Lady Satsuki nemmeno era giunta nel Pentauron, quindi difficilmente la taglia era già stata emessa. Presupporre che Suzaku ne fosse a conoscenza poneva anche come presupposto che qualcuno l'avesse informata in anticipo, e non era realistico anche considerando che non si trattava affatto di un "alto quadro", un leader. Anzi, delle due sia lei che i suoi compagni sembravano tutto il contrario...
    « Devi chiedere a Misogi, per queste cose. Ma sono sicura che nemmeno lui ne sa niente, figurati! Lo sai, il Comandante Generale non si è più fatto vivo da quella volta che ci ha radunato, consegnò a Misogi due lettere ed in quelle erano scritte le istruzioni da seguire, da allora abbiamo fatto di testa nostra. Ci stai davvero accusando di essere a capo di chissà quale complotto contro di te? »
    Ecco il punto, centrato in modo chiaramente involontario dalla stessa Suzaku: di certo è in atto un complotto -e non potrebbe essere altrimenti!!- ma che senso aveva un simile dispiegamento di forze e denaro contro un umile reporter colpevole solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato?? Che cosa aveva fatto di così terribile Denver, oltretutto in quella missione c'erano anche Rhaziel, Nesrìn; Ted Carter senza contare lo stesso Quarion, perché se l'erano presa proprio con lui? Perché lui, perché un signor nessuno??

     
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    La risposta si fa attendere per diversi secondi, che nel silenzio della stanza gli sembrano minuti. Prima di parlare, Ahri gli lancia un'occhiata torva, e allora il giornalista comprende di aver fatto un errore di valutazione, nell'approcciarsi a lei: quella ragazza non lo rispetta, non ne ha trovato una ragione, né tantomeno è riuscito a lasciarle un segno.
    Si domanda se sia stato troppo morbido, o troppo duro. Forse, non era nessuna delle due cose. A prescindere dall'aver intrapreso il cammino del poliziotto buono o di quello cattivo, a Denver è mancata la giusta assertività.

    « Non ne sapevo niente. »
    Afferma, sfacciata, ma è solo l'inizio. Ahri Kobayashi alza il capo, e sul suo viso sono dipinti i colori dell'ostilità; e nella sua voce c'è sfida.
    « E come avrei fatto a sapere una cosa del genere, oltretutto? Non ti hanno detto come ho passato le ultime settimane? »
    Touché. Quando il quintetto di Trident si è consegnato alle forze dell'ordine, non c'era stato abbastanza tempo perché la voce arrivasse fino al Pentauron, per quanto vicino fosse. Lavora nel campo dell'informazione da oramai quasi vent'anni; conosce fin troppo bene la velocità di circolazione delle notizie.
    All'epoca dei fatti, Suzaku era tutto sommato abbastanza vicina al luogo del delitto da potersi accorgere di una simile notizia. Pertanto, non sarebbe irrealistico pensare che fosse già allora a conoscenza della morte di Satsuki Kiryuin per mano di Vladmyr Murray.
    Tuttavia...
    « Devi chiedere a Misogi, per queste cose. Ma sono sicura che nemmeno lui ne sa niente, figurati! Lo sai, il Comandante Generale non si è più fatto vivo da quella volta che ci ha radunato, consegnò a Misogi due lettere ed in quelle erano scritte le istruzioni da seguire, da allora abbiamo fatto di testa nostra. Ci stai davvero accusando di essere a capo di chissà quale complotto contro di te? »

    Denver sbuffa, spazientito. Ahri non ha tutti i torti: il giornalista non può accusare quei ragazzini di avere messo in piedi un simile piano ai suoi danni. Oltre a lui, in quella spedizione c'erano persone come Ted Carter, il Pugno d'Acciaio il cui nome sente qualche volta pronunciare dai gestori dei giri di scommesse clandestine dell'Arena Nera, o Nesrín, un ufficiale dei Liberi Aeris Milites nonché dell'esercito regolare laputense, la quale era andata vicina a distruggere Klemvor da sola. Infine c'era Quarion Galanodel, fratello dell'Alfiere Errante, nonché ricco e potente Ambasciatore del Presidio Orientale.

    Escludendo Quarion, di per sé un bersaglio davvero troppo grande per pressoché chiunque, è superato in rilevanza da ciascuno dei suoi compagni di ventura, compreso perfino lo stesso Rhaziel.
    Perché, allora, prendersela con un cronachista senza volto? Perché, riflette Denver, questo cronachista si è macchiato di una colpa che gli Storm Rider mai riusciranno a perdonare: aveva lasciato che Satsuki Kiryuin cadesse in battaglia.

    Anche se non era stato un gesto intenzionale, anche se non era riuscito a chiudere occhio per molte delle notti a venire, divorato dai sensi di colpa, agli Storm Rider questo non importa. Serve un capro espiatorio, un estraneo su cui far cadere la colpa di avere ucciso una delle loro figure più importanti.

    Assumendo che tutto questo abbia senso, chi è stato ad organizzare un simile -sì- complotto ai suoi danni e come?
    Ahri non ha tutti i torti, ma nemmeno tutta la ragione del mondo: non può accusare quei ragazzini, non ancora.

    « Hai ragione, farò come dici. » la liquida Denver. A questo punto dubita di poter estrarre altre informazioni da lei: troppo ostile, troppo sciocca, e troppo poco informata per essere utile. Così, il giornalista alza il braccio destro, indicandole la porta. « Sei libera di andare, se vuoi. A meno che tu non voglia aggiungere altro. »

    Non può accusare quei ragazzini, non vuole doverlo fare.

     
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    « Hai ragione, farò come dici. »
    « ... »
    « Sei libera di andare, se vuoi. A meno che tu non voglia aggiungere altro. »
    Probabilmente Denver si sarebbe sorpreso di scoprire che la ragazza che ha davanti muta improvvisamente espressione, forse male interpretando il gesto e le parole con cui il cronachista l'ha appena congedata, oppure più probabilmente proprio perché le ha bene intese. Arrossì, sollevò il capo in un broncio testardo e offeso, si alzò di scatto e marciò via con aria furibonda. Suzaku era sempre stata ostile nei modi per tutta la durata dell'interrogatorio, ma i suoi atteggiamenti erano sulla difensiva: comprensibilmente si sentiva minacciata ed agiva di conseguenza. Adesso invece era offesa, e parecchio.
    Tuttavia giunta sulla soglia -forse con sorpresa di Denver stesso- una volta stretta la maniglia della porta esitò un istante, come se si fosse improvvisamente ricordata qualcosa.

    « Perché ogni volta che cerco di aiutare qualcuno, quello diventa improvvisamente così stronzo? »
    Non dette certamente tempo a Denver di ribattere né di chiedere spiegazioni, però una cosa era certa: quelli erano i pensieri genuini della ragazzina detti ad alta voce come se avesse deciso di sua spontanea volontà di lasciarseli sfuggire senza curarsi delle conseguenze. Probabilmente erano l'unica frase in tutto l'interrogatorio detta senza passare per il filtro del buon senso, e non c'era da stupirsi che fosse farcita di un insulto che sembrava venire proprio dal cuore, vista l'enfasi che ci aveva messo nel pronunciarlo. Qualcuno doveva averlo avvertito, il povero Denver, su quanto avere a che fare con gli Storm Riders significava, alla lunga, procurarsi un bell'esaurimento nervoso...

    Comunque anche la terza era andata, e dopo Gembu, Seiryu e Suzaku, era il turno del quarto ed ultimo elemento di Trident che faceva parte dei gregari, probabilmente il meno interessante dei quattro a ben vedere, e di certo quello che spiccava meno. Sicuramente meno appariscente di Suzaku, meno misterioso di Seiryu e meno chiassoso di Gembu, il ruolo di Justin Echo Sanchez (al secolo Byakko) in tutta quella storia non era molto chiaro. Era il tecnocrate del gruppo, aveva manipolato il sistema di videosorveglianza di Klemvor e provocato l'emp che aveva messo fuori uso le apparecchiature di comunicazione nella zona per tagliare le comunicazioni con la Regina del Legame e quindi permettere il rapimento di Quarion, però al contempo non poteva essere responsabile dello scherzetto mediatico delle riprese taroccate di cui aveva parlato Quarion, sia perché materialmente non poteva averne avuto il tempo, sia perché dal rapporto si evinceva che non ne possedeva le capacità materiali. Quanto descritto da Quarion, infatti, andava ben oltre le capacità di qualsiasi individuo fra gli Storm Riders e perfino degli elementi del presidio Est, quindi purtroppo era certo al 100% che Denver non aveva fra le mani il tizio che aveva generato il video in cui lui uccideva Lady Satsuki Kiryuin. Interessante il fatto che fosse nativo dell'Est e trapiantato nel Pentauron, suo nonno materno proveniva proprio dall'Est ed è un ricercatore e scienziato particolarmente celebre a quanto pare (boh, nel rapporto c'era anche scritto "pericoloso", ma probabilmente si trattava di un errore di battitura poiché si parlava appunto di un ricercatore del Garwec e l'aggettivo era del tutto fuori contesto, certamente una svista durante la compilazione del modulo).

    La madre di Byakko era una personalità interessante, visto che aveva lasciato gli studi all'accademia del Garwec quando ormai aveva praticamente concluso il percorso di studio ed era prossima alla laurea con punteggi altissimi, nonché con una brillante carriera da ricercatrice ormai vicina. I motivi di tale scelta erano quanto mai banali: era incinta della sorella maggiore di Byakko e si sarebbe sposata di lì a poco nel Pentauron con un certo Smith, un anonimo impiegato di cui nel rapporto si sprecano davvero poche righe. Stando al rapporto al momento la donna lavorava come veterinaria ed aveva tagliato i rapporti con il padre. Byakko invece era il classico studente dalle grandissime prospettive ma capace di sprecare tutte le sue considerevoli capacità in errori giovanili, curiosa combinazione di voti altissimi nelle materie scientifiche, andamenti mediocri nelle materie umanistiche e valutazioni a livello comportamentale molto vicine al costargli la carriera scolastica, tanto che in almeno due occasioni era intervenuto l'anziano preside onorario Harold Blue in persona, uno dei fondatori della quasi centenaria accademia Hoshimiya del Pentauron, a metterci una pezza proprio perché l'accademia non poteva assolutamente permettersi di punire con la sospensione uno studente del livello e delle prospettive di Justin Echo Sanchez, tant'è che si leggeva in una nota che per lui si erano già mosse diverse personalità importanti dell'ambiente scientifico del presidio centrale che ne desideravano monitorare il percorso di studi in modo da aggiudicarselo come allievo. Un futuro cervellone, insomma, ma anche un piromane ed un dinamitardo visto che aveva devastato ben due aule -quella di chimica e quella di fisica. Poi c'era un altro dettaglio, ovvero ciò che avevano sequestrato al ragazzino. Fra gli effetti elencati figuravano bombe chimiche, un computer portatile, due cellulari, e alcuni strumenti non identificati di sicura fabbricazione del Garwec, comprese alcune cellule di energia capaci di alimentare attrezzature complesse.

    Tutto molto interessante, ma del ragazzino nessuna traccia. Denver si rese conto di aver atteso parecchi minuti da quando Suzaku se n'era andata, ma proprio mentre sembrava ormai ovvio che qualcosa non era andato per il verso ed il moccioso non sarebbe mai comparso, ecco che il ragazzino di colore finalmente fa la sua comparsa. Scuro in viso, sguardo torvo puntato proprio su Denver, e non ci vuole l'istinto di un cronachista per capire che quel ragazzino ce l'ha con lui, ed è chiaramente qualcosa di personale. E parecchio sentito, a giudicare dall'aura particolarmente nefasta che lo accompagna.
    Con riluttanza il giovane si fa avanti, sguardo fisso su Denver come se ne stesse studiando i gesti pronto ad accanirsi su di lui, e con movimenti lenti si siede e squadra chi ha di fronte. E' chiaramente irritato e nervoso, e tutta la sua rabbia è proiettata sul giornalista, come se ormai avercela con lui per motivi ignoti fosse diventato lo sport nazionale di tutta Endlos...

     
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    Ahri cambia all'improvviso espressione: ora è rossa in volto, e il suo volto è, se possibile, ancora più imbronciato di prima. Si alza di scatto, gira i tacchi e raggiunge la porta a larghe e furiose falcate, sotto gli occhi perplessi del giornalista.
    Si ferma tuttavia proprio quando ha già stretto la maniglia; se non fosse così fumante di rabbia, parrebbe quasi congelata sul posto.

    « Perché ogni volta che cerco di aiutare qualcuno, quello diventa improvvisamente così stronzo? »
    « Preg-? »
    Ma Ahri Kobayashi ha già sbattuto la porta dietro di sé. Così, Denver rimane inebetito a fissare il muro davanti a sé per diversi istanti, rimuginando sulle ultime parole della ragazzina.
    “Stronzo” non è stato il problema, almeno non come insulto fine a sé stesso: è tutto ciò che sta attorno a non essergli chiaro. Ammesso che l'insulto sia davvero riferito al giornalista -e lo è-, in che modo Ahri avrebbe cercato di aiutarlo?
    …Si tratta forse di Misogi Kumagawa? O di Seiryu?
    Perché quei dannati ragazzini devono essere sempre così idiotamente criptici?

    Adesso, a logica, del quartetto dei subordinati rimane adesso soltanto Byakko, alias di Justin Sanchez e genio delle tecnologie del gruppo che, tuttavia, non avrebbe potuto essere il responsabile della nuova taglia di Denver: troppo poco il tempo, e troppo elaborato il trucco, tant'è che nemmeno a Codec esisterebbero tecnologie tanto avanzate da permettere qualcosa del genere.

    Justin Echo Sanchez è una specie di figlio d'arte: uno dei suoi nonni viene proprio da questa regione, il Garwec, ed è un ricercatore di grande rilevanza nonché, secondo i documenti passatigli, un individuo “pericoloso”, ma senza rivelare nient'altro.
    La madre, invece, si è allontanata da Codec per inseguire il suo sogno d'amore con un anonimo “Smith”, abbandonando gli studi ed intraprendendo una carriera da veterinaria. O, forse, più che inseguire qualcosa, stava scappando da qualcuno, forse proprio il “pericoloso” padre, ma non c'è nulla che possa provarlo. Inoltre, si tratta di qualcosa di al momento irrilevante.
    Voti stellari nelle materie scientifiche, meno brillanti in quelle umanistiche -nulla di strano fin qui-, e... problemi comportamentali che a loro volta hanno richiesto l'intervento di Harold Blue per essere ignorati.
    Ciononostante, i suoi risultati sono comunque alti abbastanza da renderlo uno degli studenti più desiderati dalle accademie del presidio centrale.

    Ancora non è entrato, però, sebbene l'altra sia uscita oramai da diversi minuti. Per un momento, Denver sospetta addirittura che non sarebbe entrato in toto, ma gli basta leggere la sua espressione nel momento in cui si fa vivo per capire che si è trattenuto per parlare con Suzaku.
    Se uno sguardo storto potesse far male, probabilmente il giornalista sarebbe già morto.
    Tuttavia, Denver non ne è intimorito, e come con tutti gli altri, gli fa cenno di accomodarsi sulla sedia, anche se Justin già sta facendo da solo.

    « Buongiorno, Justin. Ora, mi spieghi qual è il vostro problema. Approfonditamente. Chiaramente. Con tutti gli insulti che vuoi, se li vuoi mettere. Ti ascolto. »

     
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    « Buongiorno, Justin. Ora, mi spieghi qual è il vostro problema. Approfonditamente. Chiaramente. Con tutti gli insulti che vuoi, se li vuoi mettere. Ti ascolto. »
    Si era già seduto. E stava fissando Denver, socchiudendo lentamente ed inesorabilmente gli occhi fino a ridurli ad una fessura mentre questi gli parlava. Aveva le dita premute sul tavolo come se volesse schiacciarlo, ed un'espressione che rivelava un misto fin troppo evidente di sospetto, irritazione, diffidenza ed un eloquente "no, io non ti posso proprio vedere" che non si capiva assolutamente da dove veniva fuori. Non si era riscontrato niente del genere in Gembu, che pure volendo è il "cattivo ragazzo" del gruppo, niente di niente in Seiryu, che pure era un elemento assai inquietante, nemmeno in Suzaku che pure vantava un bel caratterino. Byakko doveva essere il più tranquillo del gruppo, eppure in quel momento appariva più che mai il più bellicoso.
    Ribatte arrabbiatissimo, seguitando a fissare Denver imperterrito.

    « Non ci parlo con uno che si è appena scopato una mia compagna di classe. »
    Eh? Wut? Ma lol???

     
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    « Non ci parlo con uno che si è appena scopato una mia compagna di classe. »

    A quelle parole, Denver Brockmann si ritrova a fissare Justin Sanchez per diversi, interminabili secondi, completamente interdetto. I pensieri del giornalista si fanno strada attraverso la palude del suo stupore, marciando lenti, ma inesorabili.

    Quindi, tutto il confabulare di prima era... Ahri Kobayashi ha veramente appena raccontato una simile, incredibile puttanata? Sbalordito, Denver affonda il volto nelle mani, nel più esasperato dei facepalm.

    I3Dc6X5Quando rialza il capo, Denver guarda Byakko negli occhi, aggrappandosi alla speranza che abbia inventato una qualche cazzata come scusa per non rispondere, ma no, glielo si legge in faccia: quel ragazzino è seriamente convinto di ciò che ha detto. È a questo punto che il giornalista non riesce più a trattenersi e...
    ...scoppia a ridere. Fragorosamente. Perché in questo momento è davvero l'unica alternativa all'alzarsi, aprire quella dannata porta e riportare Ahri dentro la sala degli interrogatori a forza.

    « Quindi è questo ciò che ti ha detto? »
    Gli domanda, una volta ripreso il controllo. Ride, ma in realtà teme di essersi già giocato Justin prima ancora di cominciare. Qualunque cosa gli dirà, risulterà a priori meno credibile delle parole di una compagna di classe, se non, nel peggiore dei casi, perfino una cotta.

    Interrogare Trident si tratta di un lavoro remunerativo, riflette Denver, ma mai, mai retribuito abbastanza.

     
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    Denver se la rideva nella grossa, ma da parte sua lo sguardo di Byakko era serio, anzi serissimo. Davvero troppo serio per un simile sfogo di ilarità, una di quelle serietà impassibili che farebbero passare la voglia di sogghignare a chiunque. Per qualcuno dotato dell'esperienza di un giornalista sarebbe stato presto chiaro che si era decisamente perso qualcosa.

    « Te l'ha detto lei di reagire così? Guarda che non ci casco, li conosco quelli come te. La media di minuti passati all'interno di questa stanza di Seiryu e Gembu è di appena quattordici minuti, mentre Suzaku è rimasta dentro per oltre trentaquattro minuti consecutivi. »
    E certo, l'interrogatorio di Seiryu e Gembu mica era stato interrotto da un lungo colloquio con l'ambasciatore dell'Est in persona. Di certo se avessero avuto la premura di avvertire Denver dell'esistenza di una taglia milionaria sulla sua testa in vigore in tutto il Pentauron allora avrebbe impiegato molto più tempo a svolgere l'interrogatorio dei due ragazzi. Il fatto che la notizia fosse giunta proprio nel turno di Suzaku era stata una mera coincidenza, e di sicuro non costituiva una prova di colpevolezza. A meno che non ti chiami Byakko, evidentemente... Sempre che quella fosse effettivamente l'unica evidenza in mano al ragazzo. E chissà quali altre prove schiaccianti poteva portare, se questa era la più importante...
    Cioè, quanto devi essere paranoico per cronometrare la durata degli interrogatori dei tuoi compagni?

     
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    « Te l'ha detto lei di reagire così? Guarda che non ci casco, li conosco quelli come te. La media di minuti passati all'interno di questa stanza di Seiryu e Gembu è di appena quattordici minuti, mentre Suzaku è rimasta dentro per oltre trentaquattro minuti consecutivi. »

    Denver si fa serio, ora guardando Byakko come se fosse un alieno. Forse perché qualcuno che cronometra (pure con una simile precisione) gli interrogatori di qualcun altro, tanto normale non può essere; ma il giornalista già sa di avere a che fare con ragazzi problematici.
    Se ne è accorto.

    « No, non mi ha detto nessuno come reagire. » risponde con semplicità. « Premesso che non sono tenuto a darti giustificazioni di sorta, spero mi crederai se ti dico che mi sono dovuto banalmente assentare per una chiamata da un mio superiore. Faccende piuttosto urgenti, aggiungerei, per le quali Ahri, o Suzaku, ha dovuto aspettare pazientemente seduta. »

    Come potrebbero dimostrare le registrazioni, ma queste Justin Sanchez non le vedrà mai, non finché rimarrà un dannatissimo prigioniero e, anche quando sarà liberato, non sarà comunque un suo diritto accedere alle riprese di sicurezza di un Presidio.

    « Justin Sanchez, tu non mi conosci. »
    Diavolo, per colpa di quell'idiota ha perso il filo del discorso; deve recuperare in fretta.
    « Pertanto, ti devo chiedere di mettere da parte i pregiudizi -perdipiù infondati- e di parlarmi... delle due lettere del Comandante Generale. »

    Giusto per capire se ci troverà qualcosa di utile, prima di dedicarsi definitivamente a Misogi -probabilmente non ci sarà nulla di utile, visto che Denver è stato coinvolto molto più tardi alle vicende di Klemvor-. Sanchez è il genio tecnologico del gruppo, deve saperne qualcosa.

     
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    « Justin Sanchez, tu non mi conosci. »
    Il ragazzino ridusse gli occhi ad una fessura, sostenendo stoicamente lo sguardo di Denver, mostrando se non altro una certa dose di caparbietà -o testardaggine- fuori dal comune.
    « Pertanto, ti devo chiedere di mettere da parte i pregiudizi -perdipiù infondati- e di parlarmi... delle due lettere del Comandante Generale. »
    Qui però il giornalista lo colse un po' in contropiede. Probabilmente si aspettava altro (probabilmente qualcosa inerente a Suzaku), fatto sta che sul momento mutò drasticamente espressione e non seppe più che dire, finché non sembrò mettere insieme le idee e ricordarsi un dettaglio abbastanza importante.

    « Pfiù. Lo faccio solo perché Misogi ci ha fatto giurare di collaborare. »
    Disse in tono snob. Poi armeggiò con l'orologio da polso ed impiegò qualche istante a smanettare con le due levette poste ai lati, mentre parlava.
    « Il Comandante Generale ci ha detto di obbedire a Misogi e considerarlo il nostro capo per la durata dell'operazione, però non mi fido granché delle capacità mnemoniche di uno che riesce a perdersi dappertutto e dimentica anche i nomi dei suoi genitori. »
    Disse distrattamente, roteando le levette dell'orologio, salvo poi fermarsi a puntualizzare:
    « Non scherzo. Ha davvero dimenticato il nome dei suoi genitori. E' un tipo strano. Comunque, dicevo, non mi fido di lui ed ero contrario a lasciargli in custodia qualcosa di così importante, quindi ho fatto una copia. »

    Un raggio verde partì dall'orologio, proiettando in aria un fascio di luce verde compatto che riproduceva alla perfezione l'immagine scannerizzata di un foglio, quella che in apparenza sembrava una lettera battuta con l'ausilio da una macchina da scrivere (o verosimilmente di un pc), recante una serie di istruzioni. In un primo momento era illeggibile, perché proiettata in modo che fosse il possessore dell'orologio a leggerla, e quindi appariva a Denver come se fosse riflessa su di uno specchio, poi Byakko fece qualcosa con il suo orologio e l'immagine si ribaltò, diventando di botto perfettamente leggibile.
    Era un piano complesso, ma riassunto su dodici punti distinti sul foglio stesso, verosimilmente lasciando i dettagli all'improvvisazione del momento, oppure all'estro degli esecutori materiali. Era qualcosa di davvero ben fatto, redatto con precisione militare e che non teneva minimamente in considerazione l'entità di eventuali perdite o sacrifici, tant'è che nel primo punto specificava chiaramente di non tener cura di quanti individui estranei all'intera faccenda finissero involontarie vittime sacrificali dell'esecuzione del piano stesso.

    Chiunque avesse redatto quel foglio, ovvero chiunque fosse questo "Comandante Generale", di certo era un individuo pericoloso, se era stato in grado di prevedere l'andamento di un'operazione che ad occhio e croce si era svolta nell'arco di oltre un anno. Particolarmente emblematico l'undicesimo ed ultimo punto, che prediva in modo esplicito di come sarebbe stata Trident stessa, con a capo Lady Satsuki, a indire quella che veniva denominata "La Grande Caccia" e di come l'Alfiere stesso si sarebbe messo a capo di un intero gruppo di elementi provenienti da Laputa per prendervi parte. Stando alle istruzioni i ragazzi avrebbero dovuto attirare il gruppo dell'Alfiere in un determinato punto prestabilito e rapire l'Alfiere stesso, per poi prelevarlo incolume e condurlo nello stesso luogo dove si trovavano anche i due capi delle altre due grandi fazioni degli Storm Riders, di fatto radunando in un solo luogo tutti i "Big Boss" di Klemvor. Il dodicesimo punto scandiva semplicemente di aprire la seconda lettera solo a fatti compiuti, e solo dopo che Kumagawa stesso avrebbe proposto ai tre leader di Klemvor di eleggere democraticamente un Re del Cielo votando per uno di loro, scegliendo quindi di mettere da parte le loro divergenze per un bene superiore. La seconda lettera doveva essere aperta solo nel caso in cui questo punto in comune non fosse trovato.
    Un altro buco nell'acqua?

    « Adesso ascoltami bene. »
    Byakko sbatté il palmo della mano sul tavolo, affrontando il suo interlocutore con aria di sfida.
    « Io voglio sapere se... »
    In quel momento la porta si aprì senza preavviso, mozzando le parole di bocca la ragazzo. Ne uscirono diverse voci, una femminile piuttosto concitata che Denver avrebbe riconosciuto come quella della ranger con cui aveva parlato poco prima dall'altra parte dello specchio, e l'altra piuttosto malferma di un individuo mai visto responsabile dell'irruzione.

    « Seeh figuri! L'ambasciatore sa tutto. Anzi, ho tutte le autorizzazioni del caso, non a caso qui sono di casa! L'altro giorno il postino voleva recapitarmi la posta qui, per quanto sono... Oh! Echo, ragazzo mio! »
    Byakko si voltò con aria esterrefatta. Sbiancò. Balbettò qualcosa senza saper bene come reagire.
    « N-n-n... Nonno? »
    Quello gli mollò una pacca sulla schiena che quasi gli fece mancare il fiato, sbraitando tutto contento mentre senza curarsi troppo di aver interrotto qualcosa o meno si fece avanti tendendo allegramente una mano a Denver, come a volersi presentare.
    « Mwahahaah, mi sa che non ti è ancora passata la balbuzie, non è vero? Mi avevano detto che ti eri messo nei casini, in qualche giro di droga o peggio, e invece sei sempre il solito moccioso dimmerda che sbava e sputazza per dire "Justin Sanchez", non è vero? »
    E lui stesso fu il primo a sparare uno sputazzo non da poco nel pronunciare il nome completo del nipote, dando al ragazzo più di un motivo per desiderare di sprofondare in un buco per terra per l'imbarazzo, nella totale indifferenza del nonno che adesso si stava concentrando con entusiasmo su Denver stesso.
    « Beeeeene, non mi sono presentato, io sono Rickton Sanchez, mi chiami pure Rick! Vengo da queste parti, sono sul libro paga dell'ambasciatore, è lui che mi procura i soldi da sputtanare in troie ed alcool, in cambio ogni tanto gli sforno qualche giocattolo nuovo o qualche stronzata del genere, si capisce. E' sempre un gran piacere conoscere qualche collega, ho visto i manifesti in un paio di bettole del pentauron e devo dire che sono stupefatto, mai vista una taglia del genere al primo colpo! Perché prima non ne avevi, di taglie, giusto? Cazz'hai fatto per beccarti una roba così, c'è gente che ne spara di cotte e di crude su di te! »
    Era... un individuo particolarmente sgradevole, sebbene con una strana aura che lo circondava, rendendolo al contempo in qualche modo interessante. Puzzava di calzini vecchi ed aveva addosso uno strano e pesante odore corporeo, tipico di individui che tengono poco alla loro igene e tendono a non cambiarsi di abito per periodi di tempo prolungati. A questo si aggiungeva un netto retroaroma di alcool che faceva sospettare che l'uomo diceva sul serio quando diceva di impegnare i soldi dello stipendio in alcolici. A vederlo non somigliava per nulla al nipote, aveva il colore della pelle marcatamente più scuro ed i tratti del viso più magri e spigolosi, i capelli erano di un grigio topo mal vissuto e tenuti secondo la moda reggae, ma corti abbastanza da non sembrare poi così eccentrici. Vestiva con un lungo camice bianco malconcio e dei pantaloni un po' troppo larghi, segno che solo qualche tempo prima doveva avere qualche chilo in più attaccato alle ossa. Si faceva davvero fatica a definirlo uno scienziato, ad incrociarlo per i vicoli del Pentauron ci sarebbe da scambiarlo facilmente per un senzatetto.

    « Allora, spero che sarete dei nostri! Sono sempre entusiasta di avere nuovi assistenti! Ah, ti posso chiedere il tuo gruppo sanguigno? Sai, di questi tempi è pericoloso uscire senza un donatore di sangue a portata di mano... »

     
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    « Pfiù. Lo faccio solo perché Misogi ci ha fatto giurare di collaborare. »
    risponde il ragazzo con tono sprezzante. Denver si limita a guardarlo mentre armeggia con l'orologio: finché Justin Sanchez collaborerà, per quale ragione lo faccia non gli importa; quanto ai modi, non vale neppure la pena formalizzarsici, oramai.
    « Il Comandante Generale ci ha detto di obbedire a Misogi e considerarlo il nostro capo per la durata dell'operazione, però non mi fido granché delle capacità mnemoniche di uno che riesce a perdersi dappertutto e dimentica anche i nomi dei suoi genitori. »
    Okay, Misogi Kumagawa è smemorato e distratto: ciò non è una risposta alla sua domanda, per quanto uno possa domandarsi perché affidare proprio a lui la guida della squadra.
    « Non scherzo. Ha davvero dimenticato il nome dei suoi genitori. E' un tipo strano. Comunque, dicevo, non mi fido di lui ed ero contrario a lasciargli in custodia qualcosa di così importante, quindi ho fatto una copia. »

    Senza dare al giornalista neppure il tempo di rimanere interdetto, Justin proietta in aria un'immagine dal proprio orologio che, una volta ribaltata, permette al suo interrogatore di leggere i dodici punti del famoso piano del cosiddetto Comandante Generale.

    « Ma... »
    tutto, tutto era andato esattamente come costui aveva previsto. A partire dal coinvolgimento di estranei, verso i quali non pare essere riservata molta considerazione, ma quello è il meno: nell'undicesimo punto, era riuscito a predirre perfino l'intervento di Satsuki Kiryuin e dell'Alfiere; per cui quest'ultimo era stato già pianificato un rapimento, fino ad arrivare a...
    ...all'elezione del Re del Cielo.

    Come esattamente è accaduto.

    Nessuna menzione, però, della morte della Kiryuin, né di nessuna taglia su eventuali suoi assassini, ma è logico così. Sarebbe a dir poco sconcertante concepire che qualcuno avesse pianificato qualcosa così a fondo; inoltre, una simile notizia significherebbe che Suzaku, poco fa, gli ha bellamente mentito – e ciò non avrebbe alcun senso.
    Nel dodicesimo punto, invece, niente di niente: c'è solo un riferimento alla seconda lettera, da aprire nel caso che fossero venuti a mancare gli accordi; così non è stato, quindi forse si tratta di qualcosa di completamente irrilevante, oramai.

    « Adesso ascoltami bene. »
    Justin sbatte il palmo della mano contro il tavolo, interrompendo Denver mentre annota tutto quello che sta apprendendo.
    « Io voglio sapere se... »

    La porta si spalanca. Poco oltre, due voci: quella familiare della ranger, e quella di uno sconosciuto che sta facendo irruzione nella stanza degli interrogatori senza preavviso. Denver porta cautamente una mano al revolver, senza ancora estrarlo.
    Lancia un'occhiata a Byakko: con suo stupore, il giornalista lo vede impallidire, sopraffatto dalla sorpresa.

    « Seeh figuri! L'ambasciatore sa tutto. Anzi, ho tutte le autorizzazioni del caso, non a caso qui sono di casa! L'altro giorno il postino voleva recapitarmi la posta qui, per quanto sono... Oh! Echo, ragazzo mio! »
    « N-n-n... Nonno? »
    « Mwahahaah, mi sa che non ti è ancora passata la balbuzie, non è vero? Mi avevano detto che ti eri messo nei casini, in qualche giro di droga o peggio, e invece sei sempre il solito moccioso dimmerda che sbava e sputazza per dire "Justin Sanchez", non è vero? »

    Mollata una poderosa pacca sulla schiena del nipote, il “nonno” tende ora la mano verso un confuso ed innervosito Denver.

    « Beeeeene, non mi sono presentato, io sono Rickton Sanchez, mi chiami pure Rick! Vengo da queste parti, sono sul libro paga dell'ambasciatore, è lui che mi procura i soldi da sputtanare in troie ed alcool, in cambio ogni tanto gli sforno qualche giocattolo nuovo o qualche stronzata del genere, si capisce. E' sempre un gran piacere conoscere qualche collega, ho visto i manifesti in un paio di bettole del pentauron e devo dire che sono stupefatto, mai vista una taglia del genere al primo colpo! Perché prima non ne avevi, di taglie, giusto? Cazz'hai fatto per beccarti una roba così, c'è gente che ne spara di cotte e di crude su di te! »

    « Denver Brockmann, » risponde il giornalista, stringendogli suo malgrado la mano. « e non sono sicuro di aver compreso il motivo di una simile improvvisata. »

    Si rifiuta di rispondere sulla taglia, e tantomeno gli è sfuggito il “collega”, ma preferisce chiarire una cosa alla volta; questa è la seconda volta che qualcuno decide di intervenire per complicare ulteriormente un interrogatorio già di per sé tutt'altro che semplice.
    Rickton Sanchez, ripete fra sé, il famoso nonno materno definito “pericoloso” dalla scheda di Byakko, con il quale la figlia ha tagliato i rapporti oramai diverso tempo fa. A sentire l'olezzo di alcool del suo alito, il suo forte odore corporeo, la sua igiene trascurata in generale e, soprattutto, il modo in cui si è presentato, Denver non fatica a comprenderne il perché.

    « Allora, spero che sarete dei nostri! Sono sempre entusiasta di avere nuovi assistenti! Ah, ti posso chiedere il tuo gruppo sanguigno? Sai, di questi tempi è pericoloso uscire senza un donatore di sangue a portata di mano... »
    « Signor Sanchez... Rick, » replica, trattenendo una punta di stizza nel suo tono di voce. « non capisco sinceramente di cosa lei stia parlando. »

     
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    « Signor Sanchez... Rick, »
    L'uomo rinnovò il gran sorriso e non sembrò curarsi dell'evidente tono scocciato di Denver, interrotto proprio nel bel mezzo del suo lavoro.
    « non capisco sinceramente di cosa lei stia parlando. »
    Al che Rick parve sorpreso, ma ad un buon osservatore la sua espressione lasciava il dubbio si trattasse di una buona recita o meno.

    « Ma di accompagnarci, che diamine! Suvvia, non vorrete mica sprecare questi giovanotti facendoli marcire in qualche istituto, o magari spedirli all'orfanotrofio di Misericordie come qualcuno aveva anche suggerito, vero?! »
    Si voltò a guardare con espressione assai eloquente la ranger del Garwec che pure sembrava spiazzata quanto Denver, dando a sottointendere che l'idea di cui parlava Rick di spedire in un pacco posta celere tutti e cinque gli Storm Riders alla capitale dell'Est alla corte dell'Alfiere era un'idea sua. Il che aveva senso: mettere in prigione quei cinque poteva essere eccessivo qualora esistesse una struttura simile ad un riformatorio a poca distanza da dove si trovavano, che era effettivamente assai più consona alla loro giovane età. Evidentemente però Rick aveva ben altri piani, e c'era da domandarsi dove diavolo fosse Quarion e perché aveva lasciato Denver ed il ranger Caitlyn in balia di uno scienziato scriteriato fra l'altro parente diretto di uno dei ragazzi.
    « Ma andiamo! Mio nipote è come me, è troppo intelligente per una scuola! Deve fare esprienze nuove, infrangere gli orizzonti della scienza, contribuire attivamente alla società! »
    « Signor Sanchez, se non ricordo male l'ultima volta che ci siamo incontrati l'ho dovuta mettere in stato di arresto per aver introdotto un gruppo di prostitute nell'accademia juniores del Garwec. »
    L'espressione di Byakko passò dal frastornato al disgustato.
    « Nonno, tu hai fatto cosa? »

    « SONO UNO SCIENZIATO!!! »
    Sbraitò lui in tutta risposta, chiaramente offeso da quell'aneddoto.
    « S-sono chiaramente superiore alle regole della vostra cosiddetta società. Infatti, tettine di zucchero, è PRECISAMENTE per questo che il s-signor Denver qui presente ci accompagnerà. Ch-ch-chiaro che non lo faccio perché in realtà conosco già il suo gruppo sanguigno che per una strana coincidenza è identico al mio, lo faccio perché in questo modo potrà supervisionare il lavoro dei ragazzi, ed assicurarsi che tutto ciò che faremo saranno solo e soltanto interessanti e costruttive esperienze di vita che saranno più utili di... di... marcire su dei banchi con dei trichechi senza palle stufi del loro stesso lavoro e stipendiati per rovinar loro l'infanzia! »
    Concluse l'orazione dando un pugno all'aria.
    « Chiaro? Detto questo possiamo anche andare, tanto avete finito, no? Gli altri tre ci aspettano in sala di attesa. »

     
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    « Ma di accompagnarci, che diamine! Suvvia, non vorrete mica sprecare questi giovanotti facendoli marcire in qualche istituto, o magari spedirli all'orfanotrofio di Misericordie come qualcuno aveva anche suggerito, vero?! »

    Rick Sanchez si volta ora verso la ranger, guardandola come se quella appena menzionata fosse stata proprio una trovata di lei. Denver lo imita, trovando una donna perplessa almeno quanto lo stesso giornalista, che non si capacita di come quell'uomo abbia avuto il permesso di irrompere così nella sala degli interrogatori. Oltretutto, proprio durante il turno del nipote, a sua volta parecchio sorpreso.

    « Ma andiamo! Mio nipote è come me, è troppo intelligente per una scuola! Deve fare esprienze nuove, infrangere gli orizzonti della scienza, contribuire attivamente alla società! »
    « Signor Sanchez, se non ricordo male l'ultima volta che ci siamo incontrati l'ho dovuta mettere in stato di arresto per aver introdotto un gruppo di prostitute nell'accademia juniores del Garwec. »
    Denver si gira verso Rick con un sopracciglio alzato e molte domande trattenute, mentre l'espressione di Byakko si dipinge di disgusto.
    « « Nonno, tu hai fatto cosa? » »

    « SONO UNO SCIENZIATO!!! »
    Strepita l'anziano, risentito senza alcun diritto di esserlo.
    « S-sono chiaramente superiore alle regole della vostra cosiddetta società. Infatti, tettine di zucchero, è PRECISAMENTE per questo che il s-signor Denver qui presente ci accompagnerà. Ch-ch-chiaro che non lo faccio perché in realtà conosco già il suo gruppo sanguigno che per una strana coincidenza è identico al mio, lo faccio perché in questo modo potrà supervisionare il lavoro dei ragazzi, ed assicurarsi che tutto ciò che faremo saranno solo e soltanto interessanti e costruttive esperienze di vita che saranno più utili di... di... marcire su dei banchi con dei trichechi senza palle stufi del loro stesso lavoro e stipendiati per rovinar loro l'infanzia! »
    A mo' di ciliegina sulla torta, un pugno viene alzato drammaticamente in aria.
    « Chiaro? Detto questo possiamo anche andare, tanto avete finito, no? Gli altri tre ci aspettano in sala di attesa. »

    « ORA BASTA! »

    Gli occhi di Denver sono incollati su Rick Sanchez. Il giornalista sta fumando di rabbia, e non gli importa neppure di quello che potrebbero pensare la ranger, Quarion o lo stesso Byakko in questo momento. Per almeno un paio minuti, la loro opinione può tranquillamente andare a farsi maledire.

    « Lei è appena entrato senza alcun preavviso durante un colloquio che non la riguardava, e interrompendo impunemente il mio lavoro. Questo per dirmi di smettere di fare qualcosa su cui sto faticando da diverse settimane e seguirla perché sì? »
    Allarga le braccia con esasperazione, trattenendosi dal condurre Rickton da dove è venuto con la forza. Anche se sente di non avere alcuna reale ragione di doversi controllare, se non una prettamente morale.
    « Guardi, non le chiederò nemmeno come faccia a conoscere il mio gruppo sanguigno. Sinceramente, non è neppure un problema rispetto a... rispetto a tutto il resto. Lei mi sta domandando di seguirla senza darmi uno straccio di dettaglio in merito al dove andremmo, cosa faremmo e perché. Anche se la mezza idea che mi sono fatto già non mi piace.
    Qui nessuno penso stia mettendo in discussione l'intelligenza di questi ragazzi; sicuramente non io. Anzi, dopo aver letto i loro file ed averci parlato faccia a faccia, sono d'accordo con lei sul fatto che siano in realtà parecchio brillanti. Ciò di cui hanno bisogno, però, non è meno limiti; al contario, un ambiente stimolante non significa potersi permettere di fare di tutto senza porsi dei limiti. Anche senza farli “marcire su dei banchi”, ci sono mille modi con cui possono rendersi utili e farsi carico delle responsabilità delle loro azioni. Come hanno fatto nel momento in cui si sono costituiti.
    »

    Si ferma, prendendo un respiro profondo e inghiottendo un bicchiere d'acqua. Scuote la testa, e si porta le mani alle tempie cercando di alleviare con un massaggio quell'emicrania che si sta facendo sempre più forte, specialmente ora che si è aggiunta la rabbia all'equazione.

    « Ora, in sala d'attesa... »
    Continua sottovoce il giornalista.
    « CHI DIAVOLO MANCA E DOVE CAZZO SAREBBE ANDATO A FINIRE?! »



    Edited by Kuma. - 15/4/2018, 23:00
     
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    « CHI DIAVOLO MANCA E DOVE CAZZO SAREBBE ANDATO A FINIRE?! »
    Seguì un istante di silenzio drammatico, in cui tutti gli sguardi erano puntati su Denver, furioso al punto da gridare. E gli sguardi erano diventati all'improvviso il doppio di quelli che dovevano essere, al che l'ufficiale Caitlyn puntò il dito sulla porta socchiusa, da cui facevano capolino i visi di Seiryu, Suzaku e Gembu, quest'ultimo già prossimo a litigare con i compagni, ma che comunque si era sforzato fino a quel momento di mantenere il fracasso al minimo per non farsi scoprire immediatamente, cosa non impossibile con il reporter che urlava.
    « Ah-ehm. »
    Tossì la ranger, gettando uno sguardo di rimprovero a Denver.
    Finalmente, dopo un lungo attimo, prese la parola Suzaku.

    « Il Re del Cielo si è preso Misogi ed è partito per Klemvor. »
    Disse lapidaria la ragazzina.
    « Possiamo andare a casa, ora...? »

     
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    Cala un silenzio imbarazzato all'interno della sala, coinvolgendo perfino l'altrimenti logorroico Rickton Sanchez. Con uno sbuffo, e senza alcun rimpianto rispetto a ciò che ha appena fatto, Denver volta il capo verso il punto indicatogli da Caitlyn.
    Seiryu, Gembu e Suzaku lo stanno a fissando a propria volta in silenzio, le loro teste che fanno capolino dalla porta appena socchiusa. Chi diavolo l'ha aperta e quando? Per quale motivo, poi?
    « Ah-ehm. »
    Il giornalista ignora del tutto il richiamo-rimprovero della ranger, ancora non del tutto calmatosi. Un respiro profondo di lui e un attimo più tardi, sente Ahri Kobayashi prendere parola.

    « Il Re del Cielo si è preso Misogi ed è partito per Klemvor. »
    Annuncia, concisa e secca.
    « Possiamo andare a casa, ora...? »

    Quarion Galanodel. Senza nemmeno degnarsi di avvertire Denver, l'Ambasciatore si è allontanato proprio con l'ultima persona da interrogare, nonché quella che più di tutte avrebbe potuto avere informazioni sulla sua taglia.
    Almeno avvisare. Sarebbero bastati cinque dannatissimi secondi, e gli avrebbe evitato ulteriore stress, oltre a quello già sopportato fino ad ora. E Seiryu che è ancora in vita, e la taglia, e Sanchez che irrompe a caso, e questo. Basta.

    « Capisco. »
    risponde Denver, laconico.
    « Scusatemi per questa sfuriata, e vi ringrazio della vostra collaborazione.
    Vi lascio nelle ottime mani dell'ufficiale Caitlyn. Arrivederci.
    »

    A questo punto non gli importa neppure di finire di interrogare Byakko. Che vada in pace anche lui, con suo nonno o senza. A Denver adesso servono solo tre cose: solitudine, un sigaro, e un bicchiere di whisky con molto ghiaccio.



    Edited by Kuma. - 24/4/2018, 03:27
     
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