Bevi e non pensare

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    L’aria secca della Tana era una sorta d’invito a bagnarsi la gola a qualche locanda sulla strada. Buffo pensare come in tante di esse riempissero i loro liquori di veleni, intrugli e altre bizzarre cose, solo per potersi approfittare degli sfortunati viaggiatori.
    Per fortuna sua e della giovane donna russa, Ted, conosceva un posto che rappresentava tutto ciò di più sicuro a Merovish: la quinta Bolgia.
    Un posticino carino a detta di quello strano vecchio che gli aveva venduto il bicchiere capta-tesori. Si era presentato con il nome di Mister Gingillo e sembrava essere abile nel vendere la sua mercanzia al Bazar delle Talpe, altrimenti non avrebbe avuto altro modo di rifilare quel pezzo di vetro al pugile.

    ”Ecco siamo arrivati …”

    Il suo sorriso, rivolto alla donna, sembrava che stesse provando a nascondere il rumore che proveniva dall’interno.
    Lo stesso palazzo sembrava trasudare grida, urla e quant’altro potesse fare onore alla locanda.

    ”Non credevo che il clima fosse così “allegro”, quel vecchio deve aver avuto occhio nel valutarmi ma non mi sembra il posto migliore per portare una donna …”

    ” … entriamo forza …”

    ” … come?! L’ho veramente detto ?! Oh cazzo, questa non ci voleva …”

    Indicò dapprima la porta alla russa per ritrarla subito dopo, come una coreografia di ballo degli anni ottanta.
    Si grattò la barba.
    Decise che sarebbe stato meglio se fosse stato lui il primo ad entrare, così per assicurarsi che la situazione era “gestibile”.
    Fece il primo passo verso la porta e aprì. Si girò indietro, verso la donna, per farsi coraggio ed entrò.

    Il locale era spazioso e pieno di tavoli circondati da sedie, la maggio parte rotte, a riempire l’enorme superficie.
    Anche il bancone era incredibilmente grande e lungo, ma ciò che colpì particolarmente il pugile fu il camino acceso in mezzo alla stanza.
    Clienti rumorosi e ubriachi a parte, il luogo gli regalava una beata sensazione di tranquillità, pari al “Cappio di Bronzo” a Laputa.

    ”Eccoci, te cerca un tavolo e io vado a prendere da bere. Cosa gradisci?”

    Il sorriso sempre forzato, rimasto sul suo viso da prima di entrare.


    Ted Carter
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    Stato mentale: It’s Ted Time
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    -(+10% mana; Rigenerazione corpo (Only Gdr); Anti - Sanguinamento; Auspex: Radar; Maschera dell’Anima)

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  2. _MajinZ_
     
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    Ancora non capisco cosa mi sia saltato in mente, per accettare l'invito che mi ha fatto l'armadio nero. Il nostro rapporto si doveva interrompere qualche minuto fa, grazie al suo aiuto ho sgominato la banda di sfigati e quindi era giunto il momento di salutarci. Però... tutto questo mi ha lasciato terribilmente di malumore e forse è solo per quello che adesso continuo a seguirlo verso questa fantomatica Quinta Bolgia, alla ricerca di qualcosa di cui non ho realmente bisogno. Io non ho mai bevuto niente in vita mia, ma forse qualcosa di forte è proprio ciò che mi serve per tirarmi su: non mi sono mai sentita così a terra, devo trovare al più presto una soluzione. Anche se il mio istinto mi sta urlando di girarmi e allontanarmi il più presto possibile. Tuttavia non lo faccio. E finisco per fidarmi di questo tizio che neanche conosco. Da quel che so potrebbe anche essere uno stupratore o chissà chi, ma in quel caso non penso che mi avrebbe portato dentro un locale. A meno che non sia il covo dei suoi colleghi.
    Sì...
    Certo, ma ormai è davvero tardi per pensare alle conseguenze: siamo appena arrivati. Con la testa completamente altrove annuisco e faccio per entrare, anche se sono costretta a fermarmi visto che Apollo Creed mi si para davanti ancora una volta. Lo fisso con uno sguardo interrogativo, inarco persino un sopracciglio, ma proprio in quel momento capisco che non si tratta di uno stupratore, ma di un tizio che cerca di fare in cavaliere senza riuscirci poi molto... ma si tratta di un gesto comunque apprezzabile. Lo segui quindi all'interno del locale che alla fine è proprio come me l'aspettavo: siamo a Merovish e la confusione viene comunque rispecchiata, anche se apprezzo il focolare all'interno... ma solo per l'atmosfera, visto che fa davvero caldo. Ad ogni modo cerco un tavolo libero, anzi, ne cerco uno che abbia almeno due sedie in piedi, cosa davvero molto complicata.
    Qualcosa di forte, ho bisogno di una scossa.
    Rispondo io senza neanche rendermi conto di quello che dico, sei proprio una stupida, Natasha. So bene che mi sto cacciando in un guaio, ma dopo quel che è successo la sotto ho bisogno davvero di qualcosa di forte... anche se non credo che sia questa la soluzione giusta. Però non lo so, voglio solo dimenticare e l'alcool è il metodo più veloce per farlo. Mi siedo quindi su una sedia traballante e aspetto, mentre appoggio la mia testa stanca sulle braccia incrociate sul tavolo. Che cavolo mi sta succedendo... lo odio.

     
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    Ted Carter



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    Si avvicina al bancone, di legno grezzo, con sguardo speranzoso.
    Bere è proprio quello che gli serve per far andare via i pensieri dalla testa.
    Il barista, dall’aria poco raccomandabile, lo inizia a fissare.
    Sorride e un dente d’oro fa la sua comparsa. Ted lo squadra meglio e un tatuaggio, sopra il dorso della mano destra, attira la sua attenzione. A renderlo ancora più particolare ci pensa una fascia rossa legata all’avambraccio, ma Carter gli fa cenno di passargli una bottiglia e due bicchieri.
    I bicchieri arrivano subito.
    Sono sporchi, ma tutta colpa dell’usura. Mentre la bottiglia sembra essere in buono stato.
    Da una prima lettura il pugile capisce che è un liquore del presidio settentrionale.

    ”Se non vogliono morire di freddo, di liquori quelli del Nord se ne devono intendere.”

    Prima di prendere ciò che gli spetta, allunga qualche moneta d’oro alle grosse mani del barista, che afferra il malloppo senza troppi complimenti.
    Le mani del nero sono abbastanza grandi da poter prendere tutte le cose senza troppa fatica.
    Gira i tacchi e torna al tavolo dove la donna sembra essersi lasciata andare a pensieri.
    Con cautela si avvicina e deposita i due bicchieri con tanto di bottiglia.
    Allunga quello più pulito alla spadaccina e si mette a sedere.

    ”Sono felice che tu abbia accettato di venire a bere qualcosa, mi sembri molto pensierosa ragazza mia …”

    Ted fa gli onori di casa e apre il tappo della bottiglia con i denti, un po’ grezzo ma lo è sempre stato.
    Il suo bicchiere viene riempito per metà e subito si avvicina alle labbra. Un sapore forte gli riempie la bocca e scendendo sempre più, lungo la trachea, si sente prendere fuoco tutto l'apparato respiratorio.
    Il primo sorso è sempre quello più difficile.

    ” … ne vuoi parlare? Non per farmi gli affari tua, ma odio vedere qualcuno con tanti pensieri per la testa. Bisognerebbe vivere liberi invece di flagellarsi …”

    Era il primo a non rispettare quella filosofia, ma questa è un’altra storia.

    ” … lo diceva mio fratello sai?! E sempre mio fratello diceva che non c’è miglior confidente di uno sconosciuto. Non può giudicarti in alcun modo.”

    Sorrise e si riempì nuovamente il bicchiere.
    Passò poi la bottiglia alla donna.

     
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  4. _MajinZ_
     
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    Appena la bottiglia viene stappata, il forte odore di alcool invade le mie narici, superando ogni altro puzzo possa permeare l'aria di quella bettola. E qui lo stesso pensiero di prima viene a bussarmi nella testa, domandandomi se sia questo ciò di cui ho bisogno. Schiaccio quel pensiero e riempio il bicchiere a metà. La puzza mi nausea, ma a nausearmi ancora di più è vedere la mia faccia riflettersi su quella superficie ambrata... faccio proprio schifo. A quest'ora dovrei essere già alla ricerca di un nuovo lavoro per mettermi alla caccia di quel bastardo. E invece no, mi ritrovo qui a piangermi addosso dopo aver perso ogni voglia di combattere. Sono una spadaccina, una spadaccina disarmata e nuda.
    Non sono abituata ad avere tutti questi pensieri nella testa... comunque mi chiamo Natasha.
    Mi sono già presentata? Non lo so, non me lo ricordo e neanche mi interessa. Afferrò quel maledetto bicchiere e ne butto giù il contenuto tutto d'un fiato. Mai l'avessi fatto. La gola, l'esofago e poi lo stomaco iniziano a bruciare come avvolti dalle fiamme, inizio a tossire e per poco non finisco per vomitare l'anima. Non capisco come gli occhi non mi siano fuoriusciti dalle palpebre. Schianto il bicchiere sul tavolo e ricado con la testa in avanti. Mi pesto il naso ma non me ne frega proprio niente.
    Mai più.
    Una cosa però l'ho capita, questa roba non fa proprio per me. Però la proposta del capellone non è poi così malvagia. Parlare... non ho mai parlato con nessuno, ma forse è sicuramente meglio che bere quel fuoco liquido.
    Vedi... io sono un soldato. Uccido senza fare domande e non mi domando perché uccido. Eppure... vedere quei tizi privi della voglia di vivere, arresi ancora prima di combattere, ha spezzato il filo della mia lama. Non so più per cosa sto combattendo...
    Solo ora mi accorgo di aver perso di vista il mio vero obiettivo, adesso mi serve qualcuno che mi faccia ritrovare la giusta direzione. Al momento però nessun faro mi sta indicando la costa. Potrei naufragare da un momento all'altro.

     
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    Ted Carter



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    Davanti a lui vi era una persona distrutta, Natasha si chiamava.

    ”Io sono Ted Carter se non si fosse capito dai guantoni!”

    Disse in tutta risposta, sperando che la sua presentazione fosse giunta agli orecchi della donna.
    Guardò il bicchiere mezzo pieno.
    Era indeciso se berlo oppure no, avrebbe volentieri fatto a meno di quella sgradevole sensazione di fuoco nella trachea.
    Decise che avrebbe prima ascoltato lo sfogo della spadaccina.
    Occhi ben aperti come gli orecchi, anche il corpo aveva il proprio linguaggio.

    ”C’è chi muore cercando quello che è il suo obbiettivo. Per questo io non ammazzo nessuno, scelta puramente personale, i mezzi non mi mancano …”

    Pensò subito allo Spaccaring interrompendosi un’attimo.
    Non l’aveva mai provato su una persona ma non sarebbe dovuto essere un grande spettacolo.

    ” … il punto è che ciò per cui si combatte cambia, si trasforma in continuazione. Quello che prima ti può sembrare giusto e sensato, con il tempo diventa futile e facilmente trascurabile. Avere solo un’obbiettivo nella vita è una cazzata, quando hai fatto quello poi che ti rimane? Solo il rammarico di non aver mai provato a fare altro …”

    L’argomento, con enorme sorpresa del pugile, stava diventato incredibilmente personale.

    ” … prendi me per esempio. Per tutta la vita non ho fatto altro che allenarmi per diventare il campione mondiale di boxe e poi?! Più niente. Mi sentivo così distante da casa che quando sono finito su Endlos ho preferito rimanerci per ricominciare. Ho sbagliato però, sono ricaduto nello stesso errore. Non bisogna vivere per un qualcosa, bisogna solo vivere. Ridere per quello che ci succede e piangere quando è il momento. Avere interessi certo, ma mai pensare solo ad una cosa …”

    Alla fine prese la decisione svuotò di nuovo tutto il bicchiere in un sorso, la sensazione fu più debole rispetto a quella prima ma fece comunque male.

    ” … il filo di una lama può essere riparato Natasha.”

     
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  6. _MajinZ_
     
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    Questo tizio sembra averne passate davvero tante, sicuramente molte più di me. In fondo io cos'ho da raccontare? Conosco poco o nulla del mio passato, non so che faccia abbiano i miei genitori e neanche so se ho fratelli e sorelle. Nella mia vita non c'è altro che la guerra, la mia giornata tipo iniziava e finiva su un campo di battaglia, non importava quale, alla fine era sempre il solito. Il mio unico obiettivo è sempre stato quello di sopravvivere e nella mia mente non c'era spazio per altro... però vedevo quella piccola crepa aprirsi, me ne rendevo conto che una così flebile per quanto importante motivazione non poteva portare a nulla. Ed ecco che infine la crepa è diventata un cratere e io... ci sono sprofondata dentro.
    Di motivi per rammaricarmi ne ho fin troppi.
    Come ad esempio un'intera vita da recuperare. Ma devo ringraziare questo posto, probabilmente se non mi avessero “esiliata” qui, non avrei mai scoperto tutto ciò. Ed è sicuramente meglio essere crollata ora piuttosto che in un momento ancora più delicato. Ora che ho capito di non essere sola, almeno a questo tavolo, cosa dovrei fare? Mettermi a piangere? No, non credo proprio. Devo solo recuperare questi cocci e rimetterli insieme. Certo, non sarà facile ma io non mi sono mica arresa... questo è solo una sorta di sbandamento, ne sono sicura.
    Vivendo soltanto la mia lama non si riparerà. Per chiudere quella crepa serve del sangue.
    Aggiungo mentre estraggo la spada e delicatamente la appoggio sul tavolo. Sul metallo ancora alcune gocce di sangue frutto del precedente scontro. La fisso e mi piacerebbe specchiarmi in essa, se non fosse così satinata. Ne sfioro il filo con il dito.
    Solo un uomo è in grado di riparare questa lama... e per farlo devo ucciderlo. Peccato che il signor Dimitriy Kozlov preferisce restare nell'ombra piuttosto che incontrarmi.
    Lo dico a voce alta, tanto non fa molta differenza quando si parla di quel fantasma. E poi credo di essere ubriaca, ho caldo e mi sento la testa piuttosto leggera. Non è poi così male ora che mi ci trovo in mezzo.

     
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    Ted Carter



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    Mentre ascoltava le veloci frasi della spadaccina, Ted si guardava intorno con curiosità.
    Non era mai stato alla Quinta Bolgia a bere qualcosa, eppure il posto gli sembrava così familiare. Forse era semplicemente l’odore che continuava ad impregnare l’aria?
    Decise di tornare però sulla ragazza, che si stava lentamente aprendo come un fiore in primavera.
    Fra le sue parole, spuntò un nome: Dimitry Kozlov.
    Sulle prime Ted non reagì in alcun modo, dato che quel nome era nuovo per lui, ma alcune persone attorno a loro iniziarono a voltarsi lentamente verso i due. Il pugile ignorò anche quello, eppure l’energia continuava a pulsare attorno a lui rivelandoli ogni movimento sospetto all’interno della locanda.

    ”Si è nascosto molto bene allora. Con tutto il tempo che ho passato qui non l’ho mai sentito, forse potrebbe anche essere morto. Dipende da quale informazioni hai!”

    Dato che la voleva rendere più tranquilla, forse quello non era il consiglio migliore da dare. Ma nei suoi occhi non vedeva altro che un terribile odio, impossibile da battere perfino per il campione mondiale di boxe.

    ”Ma vuoi prenderti solo lui? Dico, hai visto questa città? Stupratori, assassini, mercanti di donne e schiavi. Ci sarebbe molto per cui combattere ad essere onesto. Noi siamo fortunati ad essere qui a bere tranquilli e senza problemi.”

    Nella voce del pugile vi era qualcosa che nel discorso prima mancava: irritazione.
    Provava veramente un certo odio per la brutta gente che girava per i vicoli di Merovish e lui non poteva far altro che fermare qualche vandalo. Se avesse veramente distrutto un’organizzazione criminale, lo avrebbero potuto perfino incolpare che non si stava facendo gli affari sua in un presidio che non era nemmeno suo.

    ”Hai pensato che magari questo Dimitry non ha tanta voglia di farsi ammazzare da te? Devi pensare ad altro, fidati di uno che ci è passato. Non è la strada migliore quella che hai preso.”

     
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  8. _MajinZ_
     
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    Dimitriy Kozlov morto. Appena Ted dice quelle tre parole, non posso fare a meno di sorridere. Posso credere a tutto, anche agli elefanti rosa volanti, ma non crederò mai che quel bastardo sia morto a meno che non lo veda con i miei stessi occhi. Conosco bene l'agente Kozlov, sia di fama che grazie ai vari fascicoli che lo riguardano e so per certo che non sia morto. Perché spetta a me il compito di ucciderlo.
    No tranquillo, non è morto. Anzi, magari ci sta pure ascoltando in questo preciso istante... forse è seduto proprio li!
    Indico un tizio che mi pare doppio, non ci sto capendo molto. Quello però fa per alzarsi ma gli amici lo trattengono... idiota, deve solo provarci ad avvicinarsi e da due diventeranno quattro. Però ho caldo. Mi slaccio la tuta sul davanti aprendo un'ampia scollatura, poi mi giro di nuovo verso il pugile, guardandolo con occhi diversi, languidi. Sorrido, mentre le gote mi si fanno ancora più rosse e allungo la mano per sfiorare i bicipiti scolpiti del mio amico.
    Ho deciso che voglio prendermi anche te...
    Sono sicura che mi dice dell'altro, però non mi va di starlo a sentire... mi sento leggera e voglio seguire solo il mio istinto, credo. Mi rendo perfettamente conto di non essere lucida, però non riesco a fermarmi: la mia testa è vuota e non riesco a smettere di sorridere. E non so perché, ma mi sento terribilmente eccitata. Quasi mi arrampico su di lui e avvicino la bocca al suo orecchio, sussurrandogli qualcosa che proprio non è da me.
    Andiamo da qualche parte... voglio togliermi questa tuta... ho caldo! <3
    Gli butto quindi le braccia al collo e mi spalmo completamente su di lui, continuando a sorridere come un ebete. Però in questo momento non voglio altro che lui, questo bellissimo pezzo di cioccolato fondente... gnam!

     
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    Non era da parte di Ted parlare di argomenti di una certa serietà come quelli, gli era sempre piaciuto vivere libero e tranquillo pensando che il mondo fosse fatto di cioccolato ma l’irruzione che aveva compiuto poco prima, lo aveva scosso nel profondo. Avrebbe mai potuto ripulire quella città dalla malavita?

    ”Sinceramente parlando sarebbe più facile diventare bianco.”

    Quei suoi pensieri lo stavano distraendo però da una cosa ben più importante: Natasha.
    La donna si era infatti “liberata” dai suoi di pensieri e stava puntando a tutt’altro in quel momento: Ted.

    Ho deciso che voglio prendermi anche te...

    A quella frase il pugile non battiede minimamente ciglio.

    Andiamo da qualche parte... voglio togliermi questa tuta... ho caldo! <3

    Invece a quella ne battiede più di un paio.

    ”Già, fa proprio caldo in questo bar! Qui vicino c’è un posto affatto male. Lascia che ti accompagni!”

    Era un piccolo hotel molto tranquillo che aveva usato la notte prima del suo combattimento nell’Arena Nera per dormire in maniera rilassata.
    Si alzò tendendo una mano alla donna russa e assieme a lei scivolò fuori dal locale.

    La camera era buia, ma una piccola finestra illuminava debolmente i due, mettendo in evidenza soltanto i contorni.
    Ted spinse la donna sul soffice letto, pregustando quello che sarebbe successo di lì a breve.
    Con poco sforzo si tolse la maglia, rivelando a Natasha i muscoli scolpiti e le numerose cicatrici che gli costellavano il corpo.
    Si andava dalle più piccole, a quelle più tremende come quella del braccio che gli era stato staccato e quella profonda che gli attraversava diagonalmente il petto, causato da un colpo di spada.

    ”Adesso pensiamo solo a noi due. Pensiamo a divertirci.”
    Avrebbe detto avvicinandosi al letto, le mani nel mentre erano scese sui pantaloni.
    O almeno così avrebbe voluto Ted.
    Non riusciva stranamente a muoverle come avrebbe voluto, sembravano bloccate da qualcosa.

    ”Va bene che la situazione è quella che è, ma non credo di essere così emozionato.”

    Sorrise a Natasha provando a spostare nuovamente le braccia.
    Nulla.
    Perfino le gambe si erano bloccate e aveva iniziato a tremare come un piccolo animale di fronte al suo predatore naturale.

    ”Ehm … è da molto che non succedeva. Poi tu sei molto bella …”

    Avrebbe detto per smorzare la situazione, perchè quell'improvviso blocco lo iniziava a preoccupare.
    Capì che qualcosa effettivamente non andava quando tutto il corpo si spostò indietro, lontano dal letto.

    ”COSA CAZZO SUCCEDE? Non riesco a fermarlo …”

    Provò con tutte le sue forze a bloccarsi ma, oltre che ad essere uno sforzo inutile, lo fece soltanto preoccupare ancora di più.
    La situazione stava velocemente diventato delicata e la mente iniziava a dare segni di non risposta.
    Capì che qualcosa non andava quando i suoi pugni si illuminarono a causa dell’energia.

    ”N-Natasha … non c-credo di avere il c-controllo del mio corpo al momento.”

    Piegato da una forza maggiore, cadde in ginocchio mentre nella testa iniziavano a partire ricordi involontari, che in qualche modo lo riguardavano ma che eppure non erano i suoi.
    Si trovava, per qualche assurda ragione, su di un piccolo altare.
    Davanti a lui vi era una bella donna e l’incrociare il suo sguardo con il suo gli provocò una fitta al cuore. Più la guardava e più i suoi occhi parevano sereni, invasi da un’ondata di felicità che lui non riusciva a capire.
    Poi dopo un breve silenzio, sentì qualcosa.

    "Vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa."

    Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, riempito velocemente dalla preoccupazione di non essere più in grado di muovere come voleva il suo corpo.
    Confusione, paura e un profondo senso di perdita lo invasero.
    Era suo quel ricordo? Oppure qualcuno stava cercando di confonderlo?

    ”I-Io non p-posso essere … chi cazzo mi sta facendo questo?”

    Si girò e guardò la donna distesa sul letto.
    Possibile che fosse lei a mandarli quelle strane visioni nella testa? Non aveva alcun senso che gli giocasse uno scherzo di cattivo gusto come quello. Ma la paura gli aveva fatto perdere ogni senso logico, voleva solamente che quelle visioni finissero.

    ”Cosa d-diavolo mi stai facendo?”

    Una fitta alla testa lo fece piegare ancora di più. Quel dolore mentale sembrava senza fine, gli stava bruciando letteralmente il cervello. Non riuscì a sopportarlo oltre.
    Non aveva mai avuto una cosa del genere, da quello che ricordava, doveva essere sicuramente la russa a fargli quello.

    ”Smettila. SMETTILA SUBITO!”

    Gli avrebbe urlato, mentre agonizzante si rotolava a terra.
    Involontariamente, dal corpo, partirono saette in ogni direzione che colpirono, non solo le pareti e la mobilia, ma anche la donna russa.

    Ted Carter
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    Ti colpisce un basso.

    Thunderstorm:

    In caso i bersagli da colpire siano più di uno e distanti da Ted, questa mossa farà proprio al caso suo.
    Concentrando il potere elettrico in qualsiasi parte del suo corpo, da essa partirà una saetta. In questo caso però il numero di dardi sarà superiore ad uno e la distanza da coprire sarà dettata solamente dal dispendio di mana.
    Consumo: Variabile (Basso/4 - 5m, Medio/6 - 7m, Alto/8 - 10m, Critico/10 - 15m).










     
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  10. _MajinZ_
     
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    Mi sento strana, non so cosa sto facendo, ma questa nuova sensazione mi piace... vedere Ted rispondere alle mie azioni mi fa sentire felice. A volte mi dimentico che prima di essere un soldato, sono una donna e prima ancora un essere umano: è normale sentire dei bisogni e in questo momento non riesco a fare altro che pensare a quanto mi piacerebbe vedere ancora più da vicino quei muscoli d'ebano. Forse è l'alcool, forse la colpa è di tutti quei pensieri che mi girano nella testa, ma quando Ted mi prende la mano non esito e lo seguo senza fare domande. Mi porta in un vecchio hotel, niente di troppo ricercato, in fondo siamo a Merovish. Saliamo in camera e nella penombra il pugile mi adagia con delicatezza sul letto. Sorrido e arrossisco mentre lo guardo spogliarsi: vedo solo i contorni di ciò che voglio e questo non fa che far aumentare il mio desiderio.
    Sbrigati...
    Quasi lo supplico mentre mi libero della parte superiore della tuta, restando solo con l'intimo. E nel frattempo sogno di solcare tutte quelle cicatrici con le mani, con la bocca e fremo al pensiero delle nostre pelli che si toccano... il contrasto tra il bianco e il nero. Un momento proibito che forse non dovrebbe neanche avvenire, ma sinceramente non mi importa. Lo voglio e niente al momento può farmi cambiare idea. Però qualcosa non va. Non pensavo che Ted fosse un tipo alle prime armi, o almeno, sulle prime rimango confusa, ma poi capisco che si tratta di qualcosa di serio... lui non riesce a muoversi.
    E-ehi che ti succede?
    Mi inginocchio sul letto, svestita per metà, mentre vedo il pugile cadere sulle ginocchia e piegarsi in due come afflitto da un terribile dolore. Sgrano gli occhi, è convinto che sia mia la colpa. E' evidente che non sia in lui.
    Che motivo avrei di farti del male?! Non sono io!
    Rispondo e mi preoccupo ancora di più vedendolo a terra, agonizzante e preso da una furia incontrollata: sono fulmini quelli che escono dal suo corpo? Cazzo sì! Balzo giù dal letto appena in tempo prima che questo esploda, quindi mi tuffo verso di lui senza pensare alle conseguenze. Sto agendo in un modo totalmente imprudente, lontano da quel che sono io.
    TED! CALMATI ORA!!!
    Gli prendo il viso tra le mani e... uno, due, tre schiaffoni. Non ho idea di come farlo riprendere, ma in genere i miei ceffoni hanno due effetti: o ti abbattono oppure ti schiariscono le idee come una doccia fredda. In questo momento mi vanno bene entrambe.

     
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    Che motivo avrei di farti del male?! Non sono io!

    Natasha aveva ragione.
    Quale motivo aveva di flagellare la mente del pugile con quelle strane visioni? Eppure percepiva chiaramente l’intenzione di qualcuno nel metterli quelli strani pensieri in testa.
    Velocemente gli passarono davanti agli occhi anni di memorie che non erano sua.
    Il dolore alla testa rendeva tutto molto confuso e non riusciva a seguire nulla di quello che gli veniva mostrato.
    La mente si stava lentamente sciogliendo, fino a quando non intervenne Natasha in suo soccorso. Tre semplici schiaffi energetici, come quelli che gli dava sua mamma da piccolo, lo fecero rinvenire dal suo pozzo di paura e dolore.
    Con fatica si alzò in piedi, rompendo gli invisibili fili che qualcuno usava per bloccarlo.
    Si voltò verso la donna mostrando un’espressione ben poco umana, plasmata dall’immenso dolore che si era ritrovato a provare.

    ”FUORI DALLA MIA MENTE! CHIUNQUE TU SIA. HO DETTO …”

    La mano destra venne avvolta da una sostanza gelatinosa, che subito divenne solida.

    " ... FUORI!"

    Un secco e poderoso pugno, più potente di una mazzata e senza alcun controllo, venne scagliato contro il muro. L’impatto fece volare pezzi di cemento per tutta la stanza, aprendo nella parete un’apertura grande come una persona normale.
    Fu in mezzo alla nuvola di polvere, grondante di sudore, che il pugile riuscì finalmente a calmarsi.
    Nell’altra stanza non vi era nessuno, ma nella loro aveva sicuramente combinato un macello. Cercando di riprendere fiato si appoggiò alla parete, non riuscendo a connettere ancora cosa fosse successo.

    ”Ah … ah … ma che diavolo mi è preso …”

    Osservò con terrore la distruzione che aveva portato.
    Per l’immane sforzo fisico che aveva compiuto, ancora tremava.

    ”N-natasha … stai bene?”

    Disse prima di lasciarsi andare e scivolare lungo la parete, cercando comunque di rimanere lucido.

    ”Peccato. M-mi sarebbe piaciuto passare un pomeriggio diverso …”

    Ted Carter
    Stato fisico: Ottimo
    Stato mentale: Spaventato
    Mana: 80 %

    Passive:

    The Energy:
    -(+10% mana; Rigenerazione corpo (Only Gdr); Anti - Sanguinamento; Auspex: Radar; Maschera dell’Anima)

    The Champion:
    -(+50% Forza; +50% Agilità; +50% Resistenza; Immunità al dolore; Pelle dura come Roccia)

    The Training:
    -(Resistenza alla fatica; Telepatia con il Pet; Vista condivisa)

    Pugno Chiodato:

    Non vedrete mai Ted ballare come una farfalla o pungere come un’ape, ma quando si tratta di picchiare sicuramente non se lo lascia ripetere due volte. Abile nel corpo a corpo, concentrerà una certa carica energetica nel suo pugno, che verrà avvolto da una particolare sostanza gelatinosa di color ocra. Carter passerà poi a modificarla, creando delle punte acuminate e indurendo il materiale, in modo che il colpo abbia un particolare danno da impatto e perforante su il nemico.
    Consumo: Alto


     
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  12. _MajinZ_
     
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    La stanza ormai fatica a restare in piedi, ma in qualche modo è sopravvissuta alla furia incontrollata che aveva preso possesso di Ted. Guardo quel muro e non posso fare a meno di tremare al pensiero di quel che poteva succedermi se mi avesse colpito: oltre la voragine vedo la stanza vicina, vuota. E poi guardo lui, stremato e dispiaciuto. Mi si stringe il cuore a vederlo così, io, la dura soldatessa fredda come una lama che adesso fa la sentimentalista. Alla fine non sono altro che una persona che può provare ogni emozione. In un certo senso mi sento anche sollevata che le cose abbiano preso questa piega.
    Si, sto bene.
    Rispondo mentre mi infilo di nuovo la parte superiore della tuta e tiro su la zip, nascondendo nuovamente il mio corpo agli occhi altrui. Ora che l'effetto dell'alcool è passato, capisco di aver schivato per un pelo un errore che poteva rivelarsi fatale. Mi sento turbata dal mio comportamento, ma ora so che bere alcolici può avere strani effetti su di me, come trasformarmi in una vogliosa affamata di sesso e... si vabbè, ci siamo capiti. Sospiro, quindi mi siedo proprio accanto a lui, appoggiandomi al muro e piegando le gambe, appoggiando poi le braccia sulle ginocchia.
    Forse è meglio che sia andata così. Prima non ero in me e... davvero, non sono così. Senza offesa eh, non sto dicendo che non mi sarebbe piaciut-... non riesco a stare zitta oggi.
    Sei ancora troppo sincera, Natasha. Sussurro l'ultima parte della frase mentre mi volto a fissare il muro di fianco, quello ancora integro. Al momento non so davvero che fare, forse dovrei abbracciarlo? Non credo sia da me farlo e poi ho paura di rifare la gatta morta.
    Vuoi dirmi che ti è successo?
    Gli domando infine voltandomi verso di lui. Sono certa che sia accaduto qualcosa nella sua testa, altrimenti non si spiegherebbe il suo comportamento. Rimango quindi in silenzio, se gli viene voglia di parlare io sono qui.

     
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    Qualche colpo di tosse accompagnò la polvere, che lentamente, iniziò a depositarsi sul pavimento della camera dell’albergo.
    Ted stava ancora soffrendo per il terribile attacco mentale che, con poco sforzo, lo aveva ridotto in ginocchio ansimante e madido di sudore.

    Forse è meglio che sia andata così. Prima non ero in me e... davvero, non sono così. Senza offesa eh, non sto dicendo che non mi sarebbe piaciut-... non riesco a stare zitta oggi.

    ”A me sarebbe piaciuto di sicuro. Mi piacciono le chiacchierone.”

    Non riuscì a non farsi scappare uno dei suoi soliti sorrisi, nonostante il dolore fosse ancora intenso.
    Nella spaesatezza più totale si iniziò a guardare le mani in cerca di qualcosa, in particolare quella sinistra. Studiò bene tutti i diti, anche se la visuale era offuscata ancora dalla polvere.
    Si guardò con attenzione l’anulare, in cerca di qualcosa con cui si era separato molto tempo prima.

    ”Possibile che quelle immagini fossero … vere?”

    Lasciò perdere la mano e finalmente riuscì a rimettersi in piedi girandosi verso Natasha, che confusa ma vestita, lo stava guardando con dolcezza.

    Vuoi dirmi che ti è successo?

    Carter prese un bel respiro, decidendo che non gli avrebbe detto nulla per non incrinare ancora di più la situazione.

    ”Devo aver subito un massiccio attacco mentale. Inaspettato, ma sono riuscito a liberarmi. Mi ha trapanato il cervello, proprio quando io volevo trapanare qualcos’altro.”

    Sorrise a Natasha e decise di andarsi a sdraiare sul letto, senza pensare alle pietre e ai pezzi di cemento che aveva fatto volare con il suo pugno.

    ”Mi spiace ma non devi preoccuparti. Ti avevo portato qui per tutt’altro e invece …”

    Stringendo i denti sopportò quella che era l’ultima fitta alla testa.

     
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  14. _MajinZ_
     
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    Tra-trapanare?
    Arrossisco come una ragazzina al sentire quella parola che mai, proprio mai, avevo sentito utilizzare in un contesto simile. Abbasso lo sguardo, solo ora mi rendo conto della cavolata che stavo per fare. Io, una ragazza le cui uniche esperienze sono legate alla guerra e alla morte, non di certo all'esperienza fatta con un uomo. Neanche sapevo che l'alcool avesse un tale effetto su di me, ma per fortuna ho incontrato uno come Ted, alla fine. Sono sicura che lui non mi farebbe mai male, perché in fondo è un bravo ragazzo e le sue parole, per quanto a volte decisamente sopra le righe, sono sincere. Vederlo in quello stato mi fa sentire male, mi fa sentire una stronza e so che tutto questo è successo per causa mia. Voglio sdebitarmi in qualche modo, ma non ho intenzione di farmi trapanare da lui, non credo sia più il momento adatto ormai.
    Non so bene cosa ti sia successo, ma credo di poterti aiutare in qualche modo.
    Dico riprendendo la mia compostezza mentre mi alzo e con qualche passo arrivo vicino a lui. Si vede che è nervoso, teso e ancora traumatizzato per la brutta esperienza appena vissuta. Non so cosa si provi ad avere qualcuno dentro la propria mente, non in senso letterale almeno, ma quel che mi hanno inculcato nell'addestramento è ancora li e ogni tanto sento ancora quella voce cattiva, tagliente come una lama.
    Su, girati a pancia in giù.
    Lo esorto spingendogli le mani sul fianco, in modo che rotoli sull'altro lato, quindi mi metto a cavalcioni sul suo fondoschiena e con le mani inizio a massaggiargli le spalle possenti, percependo distintamente la tensione muscolare. Faccio dei movimenti circolari con i palmi delle mani, cercando di sciogliere tutto il nervosismo.
    Me l'ha insegnato una mia... “amica”, diciamo. In genere funziona.
    Spiego per poi non dire altro, concentrandomi in quel massaggio rilassante. Non posso fare a meno di pensare a quel che poteva succedere tra noi e la cosa mi lascia a metà tra il timore di una strana prima volta... e una curiosità che bussava prepotente nella mia testa, ma soprattutto nel mio corpo. Mi sento troppo strana e ormai non posso dare più la colpa all'alcool.

     
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    Quando aveva pagato quel piccolo extra all’entrata dell’hotel per non essere disturbato, non avrebbe mai pensato che i responsabili fossero così discreti, tanto da non essersi mossi nemmeno per il rumore di una parete abbattuta con un pugno.
    Probabilmente non avrebbe retto una sfuriata da parte dei proprietari, dato che la testa gli faceva ancora terribilmente male e continuava a sentirsi pesante.
    Mentre Natasha lo girava, con dolcezza, iniziò a vagare in quelle strane visioni che aveva avuto poco prima.
    Una delle tante che lo aveva colpito, dato che il tutto era risultato terribilmente confuso, era lui che parlava con una donna dalla voce cristallina.

    "Ecco qui il mio grande campione!"
    ”Suvvia, lo sai che non mi devi chiamare così.”
    "Ma davvero?! Come ti dovrei chiamare allora? Capitano Theodor Carter? Hahahahah."
    ”Ma sai che ti dico?! Chiamami come vuoi se questo ti fa ridere.”

    Quando si accorse che stava tremando, forse per l’emozione, la donna era intenta a praticare un rilassante massaggio alle spalle.
    Ma per quanto forte lei premesse sulla sua schiena, quel piccolo pezzo di discorso non finiva di essere mandato di continuo nella sua mente.

    ”Devo dire che questa tua “amica” ti ha insegnato proprio bene e che tu hai appreso in maniera ottima.”

    Affondò la testa nel cuscino e aspettò ancora qualche momento.

    ”Ti ha insegnato anche ad andare più giù?”


     
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