Le Fiabe della Luna Scarlatta

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    A suo tempo non si era opposta alla decisione di uno dei suoi lacchè di sfondare la porta, dopotutto era davvero disdicevole per una strega del suo livello essere prigioniera di una stanza così lurida e maleodorante come quella in cui si trovava in quell'istante. Col senno del poi, però, avrebbe dovuto fermarlo, specie visto il risultato. Per raccogliere la concentrazione e meditare, Riful preferiva indubbiamente ambienti totalmente isolati dal mondo esterno, e quel dannato ingresso spalancato le dava l'orribile sensazione di disagio dell'essere continuamente osservata -cosa fra l'altro non improbabile. A gambe incrociate, sospesa ad un metro da terra, aveva chiuso gli occhi per sincronizzarsi con le pietre e cercare la loro risonanza, ma fino a quel momento quei frammenti di memorie d'acqua di cristallo si erano dimostrate schive e per niente collaborative, ancora ben salde nelle mani del misterioso altro ruler che Riful sapeva bene ben più debole di lei, ma ugualmente col vantaggio territoriale. Dopotutto si trovava pur sempre nella sua fiaba, era normale che quelle memorie mostravano affinità maggiore in lui, piuttosto che a lei.

    « Anime vendicative... »
    Sussurrò a se stessa, del tutto colta alla sprovvista da una simile scoperta. Ogniqualvolta un sovrano prende possesso di una pietra magica, una parte di lui rimane infusa in esse, come una sorta di impronta indelebile e indeformabile. L'attuale possessore delle pietre magiche era animato da spirito di vendetta, affatto raro fra i ruler d'acqua, che talvolta celano animi oscuri, passionali e molto emotivi. Questo non era poi così negativo, infatti Riful era legata all'elemento oscurità e -tramite Celentir- al fuoco, entrambi elementi affini alle anime spinte da desiderio di vendetta. Peccato che mentre chiamava a raccolta queste ultime, per qualche motivo gli spiriti del vento continuavano testardamente a mettersi in mezzo, creando non pochi problemi alla piccola strega. "Levatevi dai piedi!" continuava a sussurrare loro, desiderando una volta di più di avere modo di capire il perché di così tante anomalie nei suoi poteri, ma ancora una volta non c'era tempo.
    "Oh..." le tre pietre si trovavano sospese in aria di fronte a lei, formando un triangolo con la punta rivolta su di lei. Riful fece in modo che ruotassero, avvicinando a se stessa una delle due più lontane, per analizzarla meglio.

    « E così provieni da quello stesso semipiano dimenticato dagli dei dove sono relegata. E tu come sei finita qui? »
    Al contrario delle altre due, quella piccolina sembrava più propensa a cedere al suo controllo. Riful lasciò stare le altre due e si concentrò su di essa, trovando al suo interno molti spiriti decisi a ribellarsi al controllo del ruler che ne aveva usurpato il controllo. Ancora un piccolo sforzo e finalmente spezzò il controllo esercitato dall'altro sovrano, subito rivendicandone il dominio. Sorrise fra se, soddisfatta di se stessa. Certo era riuscita nel suo intento originale solo per un terzo, ma tanto bastava a costringere il misterioso nemico a farsi avanti per forzare i tempi...
    « Benissimo. »
    Disse in tono entusiasta, congratulandosi con se stessa per il brillante risultato per poi guardarsi attorno ricordandosi solo adesso di essere da sola.
    « Beh? Che fine hanno fatto tutti quanti? »
    Borbottò in tono piccato. Ricordava vagamente di averli cacciati poco prima, ma non aveva dato loro il permesso di allontanarsi così tanto, e questo era davvero disdicevole ai suoi occhi. C'era un ruler potenzialmente molto pericoloso che vagava incontrollato per quella nave, potevano benissimo dargli la caccia senza sgattaiolare via abbandonandola al suo destino.
    « Ma che cavolo, mi hanno lasciata da sola! E si sono presi perfino le uniche due evocazioni che mi sono rimaste! Se non li trovo entro due minuti giuro che li trasformo tutti quanti in rospi parlanti... »
    Kerobal e Denver ambedue rei di essere i responsabili di tale atto. Smee, Starkey ed il Gatto con gli Stivali con l'accusa di essere loro complici. Helena e Lisa colpevoli di non aver fatto alcunché per impedirlo.

    _________________________


    Il barile rimbalzò con un tonfo sordo sulle travi di legno della nave, spaccandosi. Il coperchio fuoriuscì di botto, vomitando acqua salmastra che invase la stiva rivelando il suo macabro contenuto. Il cadavere era quasi del tutto dissanguato, le sanguisughe che lo infestavano l'avevano reso livido da capo a piedi, di un bianco latteo orribile, il volto deformato in una smorfia disperata, le mani ancora contratte al corpo, obbligate in quella posizione fin da prima della sua morte ed ora rese immobili dal rigor mortis. Bastava guardarlo in faccia per capire che era ancora vivo quando l'avevano murato dentro quel barile, era di certo morto annegato ma all'assassino questo non era bastato: aveva riempito quella bara improvvisata di mignatte nere come la pece e fameliche come vampiri, avevano fatto scempio del cadavere prima ancora che si raffreddasse. Ed il risultato era un'autentica opera d'arte del male, un quadro che ritraeva la peggiore delle morti che una mente malata poteva immaginare.
    E di nuovo, la vittima era solo un ragazzino, di sì e no quattordici anni. Non c'era da sorprendersi che il Bimbo Sperduto preso prigioniero poc'anzi adesso scoppiava a piangere per la disperazione, salvo poi vomitare quel poco che aveva in pancia per l'orrore, perché se l'immagine non era sufficiente a far cedere lo stomaco ci pensava l'odore nauseabondo di salmastro e decomposizione. Starkey distolse lo sguardo e portò un fazzoletto alla bocca, prossimo ad imitare il ragazzino, il Gatto con gli Stivali si coprì il naso sensibile alla puzza e l'unico che non batté ciglio era Smee, che anzi si chinò sulle ginocchia e strizzò gli occhi per osservare meglio il cadavere, senza avvicinarsi più di così quasi temesse il morso delle sanguisughe che lo coprivano oppure una sorta di maledizione.

    « Quattro corpi sparsi per Londra... »
    Rifletté il nostromo a voce alta.
    « Cinque con questo... A quanto pare questo dannato moccioso è l'ultimo della cricca del ragazzo volante. »
    Ci fu un boato ed un tuono, poi un sussulto smosse la nave, d'un tratto i presenti faticarono a mantenere l'equilibrio, e molte delle casse e dei barili ancorati alle pareti della stiva sussultarono e minacciarono di imbarcare. Ciò che restava del barile rotolò via, ed il cadavere si rovesciò su se stesso rivelando un autentico nido di vermi che gli invadevano il collo e la gola.

    « Cos'è stato? »
    Domandò il Gatto con gli stivali, volgendo lo sguardo in alto verso l'apertura della stiva.
    « Il diavolo mi porti se quello non era un colpo di cannone! »
    Smee armeggiò con una custodia di pelle legata in vita e ne estrasse un coltello dall'aspetto ridicolo, lungo non più di qualche centimetro, piatto e più simile ad un arnese per tagliare il formaggio che un'arma vera e propria. Ciononostante, il nostromo lo impugnò come se fosse una sciabola e si avventò sulle scale per raggiungere le scale, pronto a difendere la sua nave a spada tratta.
    « Ci attaccano!! Gentiluomini e bucanieri di chiara fama, difendete la nave! O la pugna o la morte come topi! Seguitemi se volete, OOOOOOUGH!!! »
    Aveva fatto due scalini quando si udì un'altra fila di tuoni e la nave ondeggiò in modo pazzesco, stavolta praticamente inclinandosi su di un fianco. Il grasso nostromo finì gambe all'aria, senza fratturarsi l'anca solo perché travolse il povero Starkey che gli attutì la caduta. Proprio allora la botola della stiva si chiuse di schianto, come se dall'alto qualcuno l'avesse sprangata. Ma non c'era nessun altro sulla nave, a parte loro e Riful. E di certo non era stata la streghetta a rinchiudere l'allegra combriccola con la sola compagnia di un cadavere, proprio nel bel mezzo di un cannoneggiamento.

    « AIUTO!!! »
    Gridò d'un tratto il ragazzino, paonazzo in volto. Iniziò a dare di matto, trovando la manica di Denver ed iniziando a scuoterlo e stringerlo con foga, come se avesse alle calcagna i diavoli dell'inferno.
    « AIUTO, AIUTATEMI!!! SONO VENUTI PER ME, SONO RIMASTO SOLO IO, VOGLIONO ME!!! »

    « Sì, sei rimasto solo tu. »
    Disse una voce femminile sconosciuta.
    « Non per molto. »
    Nella penombra della stiva si materializzò una luce, una figura dai tratti aggraziati che sollevò una mano dove fluttuava una sciabola come quella usata dai pirati delle illustrazioni classiche, dalla lama larga e piatta con la guardia a coppa piena che avvolge completamente la mano di chi la impugna. Non aggiunse altro e non dette altre spiegazioni, lanciò l'arma dritta verso il cuore dell'ultimo superstite dell'Isola che non C'è. E l'avrebbe ucciso, se entrambe le evocazioni di Riful non si fossero messe in mezzo, guizzando fra i due ed intercettando l'arma in volo, respingendola in una cascata di scintille metalliche.

    « Tinkle-Bell?? »
    Esclamò il gatto con gli stivali, primo fra tutti a riconoscere l'aggressore.
    « No, non puoi essere tu... »
    Guaì terrorizzato il ragazzino, mentre la fata si faceva avanti evocando una mezza dozzina di sciabole dalle forme assortite.
    Al contrario dei racconti, era tutt'altro che piccina come una fatina, piuttosto era alta un metro e settanta con folti capelli mossi di colore fulvo, lentiggini sul viso che avrebbe dovuto essere gradevole, qualora un'espressione di furia omicida non ne deturpasse i lineamenti. Aveva un abito da fiaba, stoffe di un verde tenue che gli fasciavano il corpo snello e delicatissimo, con veli tanto sottili da sembrare vapore che gli coprivano le spalle, i fianchi ed i polsi. Fra i capelli portava foglie e ramoscelli che formavano in forme complesse file di diademi e fermagli, con un grande fiore bianco fra di essi tanto bello da sembrare di cristallo. I piedi nudi levitavano a pochi centimetri da terra, e dietro le spalle aveva grandi e imponenti ali da farfalla di un blu mistico, tanto belle e grandi da sembrare finte, almeno finché non si mossero lievemente accompagnando il movimento della fata.

    « Toglietevi di mezzo e non immischiatevi. »
    Ammonì lei, pronta a scagliare le armi per fare a pezzi l'ultimo Bimbo Sperduto rimasto in vita.
    Quel gesto non piacque per niente alle due evocazioni di Riful, che avevano già identificato l'incantatrice come una creatura ostile, e si mossero pronte a neutralizzarla, la mezzodrago sbattendo i pugni gli uni sugli altri, la spadaccina impugnando la pesante arma che portava sulle spalle pronta ad usarla.

    « Dannata fata! »
    Biascicò dolorante Smee, mentre faticava a rialzarsi da terra.
    « Lo sapevo, io! Lo sapevo! Dannata, dannatissima fata! Non poteva essere il capitano, nossignore. Sei venuta ad ammazzarci tutti quanti, ed ora vuoi perfino affondare la nostra adorata nave! Non te lo permetterò, maledetta! Io... »

    « Taci. »
    La bocca di Smee scomparve, ed il nostromo riuscì soltanto a rantolare pochi mugolii senza senso, tastandosi il viso in cerca di un'apertura che non esisteva più, sostituita ora da liscia pelle così dannatamente fuori posto da sembrare disgustosa.
    « Vi avevo dato un avvertimento, pirati. Dovevate stare alla larga da tutto questo. E' una questione fra me, e loro. »
    Un'ennesima fila di tuoni rimbombò nella stiva, stavolta la nave non si inclinò di più ma ci fu come un terremoto, quando qualcosa di grosso e pesante si infranse sopra coperta. Era fin troppo chiaro: qualcosa aveva appena abbattuto l'albero maestro. La Barbeque era sotto pesante cannoneggiamento e non avrebbe resistito molto a lungo.

    « Fermate tutto questo! »
    Gridò il Gatto con gli Stivali, indicando l'esterno.
    « Se la nave affonda moriremo tutti! »

    « Non è opera mia. Sono amici di quella vostra strega, quella che sta giocando con le pietre magiche di Uncino che tengono in volo la nave. Vogliono la testa di questi stranieri, ma non intralceranno la mia vendetta. Adesso spostatevi. Non costringetemi ad uccidere anche voi. »
    La porta che sigillava la stiva esplose in mille pezzi. Si udì chiaramente la voce sommessa di Riful che brontolava qualcosa riguardo del legno di bassa qualità e qualcos'altro che aveva a che fare con rune magiche non proprio chiarissime, dopodiché fece il suo trionfale ingresso in scena la Potente e Malvagia Strega dell'Est, di corsa e con il fiatone, le tre pietre magiche di acqua che le orbitavano pigramente attorno come piccoli satelliti blu.

    « Non c'è tempo. Ci stanno attaccando. Ouch, quello è l'altro sovrano che infesta la nave? »
    Squadrò Tinkle-Bell con aria critica, come se stesse giudicando il suo abbigliamento o il suo taglio di capelli. O entrambi.
    « La nave sta affondando. » Sentenziò lapidaria, salvo poi rivolgersi alla fata. « E per affondando intendo precipitando. Adesso tu collabori con me oppure ti uccido e prendo il controllo delle pietre magiche con la forza. »
    « Non finché lui è ancora vivo. »
    Ribatté fieramente la fata facendo scintillare le armi, provocando le due evocazioni guerriere che per poco non si avventarono su di lei.
    « Lui? Oh, capisco, te lo regalo. Adesso dammi le pietre, non c'è tempo! »
    Ci fu un botto pazzesco, tutti quanti furono praticamente sbattuti al suolo dal rinculo violento mentre le travi di legno che costituivano le pareti della stiva scomparvero, sostituite da uno squarcio nel legno vasto sei passi, oltre la quale erano visibili fin troppo chiaramente le nuvole del cielo, bianche come batuffoli di cotone in contrasto col cielo stellato. Agli occhi dei presenti comparve una visione ferale di una lunga fila di cannoni puntati sulla nave, circondati da sagome minute che sciamavano su di essi impegnati a ricaricare. Ma quella che aveva affiancato la Barbeque non era una normale nave, era la carcassa ridotta a sole ossa di un enorme drago, il cui cranio munito di immense corna serviva da polena, le ali ridotte a tendini e lembi di pelle servivano da vele, le ossa della cassa toracica erano piegate e saldate con travi di metallo incantato a formare la sagoma inconfondibile di una nave, sebbene più simile ad un'imponente opera negromantica. E stava distruggendo il veliero volante di Capitan Uncino pezzo per pezzo.

    « Tu. »
    Riful si rivolse a Lisa, additando il Bimbo Sperduto in lacrime, che si era attaccato disperatamente al braccio di Denver in cerca di protezione.
    « Uccidilo. »
    Lisa si voltò di scatto e si avvicinò a grandi passi al condannato a morte, che gridò disperato. Riful lo ignorò e si rivolse invece alla fata.
    « Le pietre. Adesso! »
    Lisa alzò la spada, e la calò in un fendente inesorabile sul collo del ragazzino, che chiuse gli occhi e si riparò pietosamente con le mani.

    Il clamore di metallo su metallo risuonò nella stanza, quando la spada dell'evocazione fu respinta da un fioretto.

    « Giammai!! »
    Irruppe il Gatto con gli Stivali, che aveva respinto il carnefice con la sua spada, ed ora si ergeva a difesa del ragazzino dell'Isola che non C'è.
    « Sia mai che un cavaliere qual sono permette un simile orrore! Già troppi morti, ora basta! Non potete uccidere a piacimento! »
    « Uccidi anche il gatto. »
    Blandì Riful senza nemmeno rifletterci su, sinceramente scocciata da tutta quella situazione e con l'urgenza ben più impellente di sopravvivere che le premeva. Lisa si preparò ad eseguire senza troppe cerimonie, ma poi venne di nuovo interrotta dalla vocetta irritata della sua evocatrice.
    « Aspetta, ho cambiato idea. Deve essere lei a farlo. »
    Si fece avanti, fece un gesto e mise di fronte a se la pietra magica d'acqua che proveniva da Endlos, le cui memorie contenevano ciò che Denver, Kerobal, Rhaziel e sopratutto il Gatto con gli Stivali avevano bisogno di vedere. La pietra si illuminò di luce azzurra, e ad un tratto tutti i presenti videro e furono in grado di sapere. Perché la piccola strega aveva trasmesso quelle memorie di dolore e rabbia direttamente alle loro menti, affinché capissero.
    « Dalle quel mostro, svelto. »
    Ingiunse Riful, rivolta a Denver. Non c'era tempo.
    Non c'era tempo.

    Eccoci a quello che si potrebbe benissimo riassumere come un vero e proprio processo, con il Bimbo Sperduto come imputato ed una sentenza di pena di morte come posta in palio. Riful adesso vi mostra le memorie di Tinkle-Bell, grazie alla quale apprenderete l'intera faccenda nei dettagli. Dovete fare una scelta basandovi sulla psicologia dei vostri personaggi, tenendo presente che non c'è tempo né modo per affrontare la situazione in modo diverso dalla più drastica delle soluzioni e quindi non c'è alcuna via di mezzo disponibile: o consegnate il Bimbo Sperduto oppure si rimuove l'ostacolo rappresentato da Tinkle-Bell stessa in modo da riavere il controllo delle due Pietre Magiche d'acqua restanti per salvare la situazione. E' oltremodo chiaro che ormai la nave non ce la fa più, ancora un cannoneggiamento ed è finita.

    Le memorie iniziano in una mattina soleggiata. Un funerale, alla cerimonia sono presenti poche persone fra cui alcuni vecchi, che uno ad uno sfilano davanti alla bara. Ci sono due figure che stonano con l'età media dei presenti, quasi tutti molto anziani. C'è una fanciulla sui venti, i cui capelli rossi la identificano come Tinkle-Bell, e poi un ragazzino sui dodici anni. Si tratta di Peter Pan, anche se ormai non ha più senso chiamarlo così.

    E' rimasto un eterno bambino, ma è anche il solo. Tutti gli altri, i Bimbi Sperduti, non solo sono cresciuti: sono anche invecchiati. Ma Peter è diverso, lui non ha bisogno di Neverland per rimanere eternamente giovane, poiché lui ha per se l'amore di una fata. E così fra i non-più-tanto-Bimbi Sperduti nasce l'invidia, ed il desiderio di avere per se anche solo un poco di quell'amore che mantiene Peter giovane per sempre. Si tratta di una cosa orribile ma lo fanno ugualmente, una notte si recano a casa di Tinkle-Bell e suonano alla porta. Non sono sciocchi, hanno aspettato che Peter andasse a dormire, sanno che quando lui dorme nemmeno i cannoni dei pirati riescono a svegliarlo. E così, uno alla volta, si prendono ciò di cui hanno bisogno per tornare ad essere i bambini che erano stati un tempo. E lo fanno con la forza.
    Il primo a farlo è proprio colui che adesso si aggrappa disperatamente al braccio di Denver, implorando per la sua vita. Lui chiede scusa prima di farlo, ma lo fa ugualmente.

    Adesso sono trascorsi tre anni da allora e la morte è venuta a cercarli, con l'aspetto di una fata assetata di vendetta che vuole solo la loro morte...
    A voi la scelta.
     
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    Osserva il barile cadere, rimbalzare e poi infrangersi sulle travi della nave. Quando il coperchio schizza via, e l'acqua salmastra si versa sul pavimento, non rimane che il macabro spettacolo di un cadavere oramai esangue, ricoperto da capo a piedi da sanguisughe, ancora nella stessa posizione di quando era morto.
    Dopo una Guerra Mondiale, la Guerra per eccellenza, e una carriera da giornalista costruita in una delle città più grandi e gloriose, e allo stesso tempo più pericolose degli Stati Uniti d'America, quello che Denver ha davanti è il delitto più crudele su cui abbia mai posato gli occhi, o di cui abbia addirittura solo sentito parlare.
    Ciò che è peggio, è che quello è un altro ragazzo di quattordici o quindici anni al massimo.

    Come il ragazzino che è con loro, che piange disperato fino a quando i conati di vomito non hanno eventualmente la meglio. Anche Starkey si porta un fazzoletto alla bocca, mentre il giornalista deve fare un paio di passi indietro per non incontrare la stessa sorte: al di là della vista raccapricciante, il solo odore è sufficiente da provocare simili reazioni in quasi ogni essere vivente.

    Tranne Smee, che contrariamente agli altri, riesce addirittura ad avvicinarsi al corpo, chinandosi sulle ginocchia per esaminarlo meglio. Uno stomaco di ferro.

    « Quattro corpi sparsi per Londra... »
    commenta il nostromo.
    « Cinque con questo... A quanto pare questo dannato moccioso è l'ultimo della cricca del ragazzo volante. »

    Cinque... quindi i quattro bambini menzionati dal Gatto con gli Stivali prima che salissero tutti sulla Barbeque erano tutti membri della compagnia di Peter Pan. Ancora ricorda come erano morti: assideramento, avvelenamento, o divorati da squali o coccodrilli. Questo, invece, è annegamento, ma anche senza che si trattassero tutti di persone fra di loro collegate, l'efferatezza del delitto è sufficiente da collegarlo al medesimo assassino.

    Sente tutto d'un tratto dei rumori intensi e sordi, poi la nave viene scossa da qualcosa, facendo quasi perdere l'equilibrio al giornalista. Denver si aggrappa ad uno stipite, distogliendo per quanto possibile gli occhi da quel corpo che ora è del tutto fuori dal barile.

    « Cos'è stato? »
    « Il diavolo mi porti se quello non era un colpo di cannone! »
    « Un cannone? Qui? »
    Chi diavolo possiede un'altra nave volante da queste parti? Sono per caso sotto attacco dall'Olandese Volante o da qualche altra stramaledetta nave leggendaria?
    Smee fruga freneticamente in una custodia di pelle, estraendone infine un ridicolo taglierino più simile ad un arnese da cucina che ad un'arma; e forse proprio di quello si tratta. Dove diavolo ha messo l'archibugio con cui aveva quasi freddato Riful poche ore fa?!
    « Ci attaccano!! Gentiluomini e bucanieri di chiara fama, difendete la nave! O la pugna o la morte come topi! Seguitemi se volete, OOOOOOUGH!!! »

    Mentre Denver mette mano al revolver, Smee inizia a salire la scalinata, solo per cadere un paio di gradini più tardi quando un altro cannoneggiamento inclina la nave su di un fianco, travolgendo un assai più minuto e sfortunato Starkey. Denver pure cade sulle proprie ginocchia, ma grazie al cielo non gli è partito nessun colpo.
    All'improvviso, qualcuno o qualcosa chiude sopra di loro la botola della stiva. Riful?

    « AIUTO!!! »
    Denver si volta di scatto verso il ragazzino, che ha cominciato a tirargli la manica della giacca, nonché a scuoterlo e stringerlo come un indemoniato.
    « AIUTO, AIUTATEMI!!! SONO VENUTI PER ME, SONO RIMASTO SOLO IO, VOGLIONO ME!!! »

    Per lui? Sarà fors-
    « Sì, sei rimasto solo tu. »
    Interviene una voce di donna.
    « Non per molto. »

    A materializzarsi nell'oscurità della stiva è una donna dall'aspetto aggraziato, alta, dai capelli rossicci e mossi, e delle lentiggini sul viso; negli occhi, una luce sinistra ne macchia la beltà. Sulla schiena, e quella è la caratteristica che il giornalista più trova sorprendente, delle enormi ali da farfalla di colore blu.
    La giovane donna lancia una sciabola, presa da chissà dove, verso il cuore del ragazzino. Lisa ed Helena, però, intervengono allo stesso tempo, parandosi davanti a lui, e respingendo l'arma in una piccola pioggia di scintille.

    « Tinkle-Bell?? »
    « No, non puoi essere tu... »

    « Toglietevi di mezzo e non immischiatevi. »
    Si limita a replicare Tinker-Bell dopo aver evocato altre spade, che ora fluttuano minacciose attorno a lei. In tutta risposta, la donna-drago e la spadaccina fanno cenno di essere pronte alla battaglia.

    « Dannata fata! »
    Mugugna Smee, rialzandosi con fatica.
    « Lo sapevo, io! Lo sapevo! Dannata, dannatissima fata! Non poteva essere il capitano, nossignore. Sei venuta ad ammazzarci tutti quanti, ed ora vuoi perfino affondare la nostra adorata nave! Non te lo permetterò, maledetta! Io... »

    « Taci. »
    Sentenzia la donna, e non appena finisce di parlare, la bocca del nostromo scompare letteralmente, come cucita con ago e filo, senza però lasciare alcuna traccia. Denver lo guarda con occhi inquieti.
    « Vi avevo dato un avvertimento, pirati. Dovevate stare alla larga da tutto questo. E' una questione fra me, e loro. »

    Altri tuoni, e sopra coperta si avverte un tremore, insieme al suono di qualcosa che si spezza. Hanno preso l'albero maestro?! No, la nave non durerà ancora per molto, oramai.

    « Fermate tutto questo! »
    Urla il Gatto.
    « Se la nave affonda moriremo tutti! »

    « Non è opera mia. Sono amici di quella vostra strega, quella che sta giocando con le pietre magiche di Uncino che tengono in volo la nave. Vogliono la testa di questi stranieri, ma non intralceranno la mia vendetta. Adesso spostatevi. Non costringetemi ad uccidere anche voi. »
    « Come sarebbe a dire vogliono la nostra tes- »

    Denver viene interrotto da un ennesimo botto, ma stavolta non si tratta di altri colpi di cannone, bensì di Riful che, fra un borbottio e l'altro, ha appena fatto saltare in aria la porta della stiva. Ha il fiatone, e attorno a lei fluttuano quelle tre odiosissime pietre azzurre.

    « Non c'è tempo. Ci stanno attaccando. Ouch, quello è l'altro sovrano che infesta la nave? »
    Squadra Tinker-Bell come se si trattasse di un'appestata, sotto lo sguardo esasperato di un Denver che per metà vuole strangolarla, e per metà prega affinché sia giunta con una soluzione rapida e comoda a quella situazione.
    « La nave sta affondando. » Perspicace. « E per affondando intendo precipitando. Adesso tu collabori con me oppure ti uccido e prendo il controllo delle pietre magiche con la forza. »
    « Non finché lui è ancora vivo. »

    « Lui? Oh, capisco, te lo regalo. Adesso dammi le pietre, non c'è tempo! »
    C'è un ennesimo boato, e stavolta il botto che ne segue è tanto forte da scaraventare tutti al suolo. Rialzandosi, Denver osserva con orrore uno squarcio nelle pareti della stiva attraverso il quale si può vedere il cielo notturno e, anch'essa fra le nuvole, una “nave” che, ad osservarla meglio, pare essere in realtà la carcassa spolpata di un... drago? Puntata verso di loro, nel frattempo, è un'intera fila di cannoni, che una squadra di individui (uomini?) sta preparando ad un nuovo assalto.

    « Tu. »
    Dice Riful a Lisa.
    « Uccidilo. »
    Lisa, soggiogata alla volontà della strega, prepara la sua spada, incurante dei lamenti del ragazzino che, nel frattempo, ancora non si è staccato dal giornalista, il quale sta di conseguenza fissando la donna avvicinarsi con orrore.
    « Le pietre. Adesso! »
    A quell'ordine, la spadaccina alza la sua arma sull'ultimo membro della ciurma di Peter Pan, e la cala, solo per essere intercettata e respinta da un fioretto, mentre Denver osserva la scena con occhi sbarrati e col respiro sospeso.

    « Giammai!! »
    Interviene il Gatto con gli Stivali.
    « Sia mai che un cavaliere qual sono permette un simile orrore! Già troppi morti, ora basta! Non potete uccidere a piacimento! »
    « Uccidi anche il gatto. »
    Denver a questo punto fulmina Riful con lo sguardo, stringendo i pugni che sta impregnando di Haki, pronto a schierarsi dalla parte del Gatto. Ha già ucciso un tredicenne meno di un mese fa, e sempre davanti a lui, pochi secondi prima, ha visto morire una ragazza di vent'anni del tutto innocente. Non vuole vederlo accadere di nuovo.
    Riful, però, li interrompe di nuovo.
    « Aspetta, ho cambiato idea. Deve essere lei a farlo. »
    Mentre Denver allarga le braccia come per chiederle: “e adesso che c'è?”, una delle tre pietre si illumina di una luce azzurra, investendo tutti i presenti. E a quel punto, il giornalista inizia a capire.
    « Dalle quel mostro, svelto. »

    « Io... » cerca lo sguardo di Rhaziel e lo incontra, ottenendo dal mercenario un'occhiata di supporto. Poi, si volta verso il loro agnello sacrificale « Tu non sei un ragazzino, neppure per sbaglio. »

    Denver sospira, tacendo per dei secondi che gli sembrano minuti, vista la situazione. Trema, senza capire se è per rabbia o per confusione. Estrae poi la pistola, stavolta per davvero, e la punta contro il... bastardo.
    Ma non riesce comunque a premere il grilletto.

    « Francamente, sei un verme. »
    Gli dice tuttavia. Denver alza infine il capo verso Tinker-Bell.
    « È tutto tuo. Personalmente non sono d'accordo con te sull'ucciderlo, ma se proprio devi, ti chiedo almeno di concedergli una morte più veloce di quella che hai riservato agli altri. Solo questo. »

    Fosse per me, ti prenderei a sprangate nei denti fino a quando non sarai tornato alla tua vera età. commenta Rhaziel, con un tono di voce che sembra quasi un ringhio. Fata! Dicci, perché diavolo vorrebbero ucciderci quelli là fuori?

     
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    Dal momento in cui ebbe rovesciato il misterioso barile con una pedata, gli eventi attorno al Principe-Demone cominciarono a susseguirsi a una velocità incalzante: il rinvenimento del cadavere, il cieco terrore del giovane prigioniero, l'attacco alla Barbecue da parte di una nave-drago-non-morto, la comparsa di una bella gnocca Fata in cerca di vendetta, l'arrivo in pompa magna di Riful, la nobiltà cavalleresca del Gatto con gli Stivali, la confusione derivata dallo scontro di intenti circa il destino del ragazzino, e -infine- la nuda e cruda verità rivelata loro dalle Memorie d'Acqua.

    Tutti accadimenti parimenti insignificanti per lui, che -vuoi per il retaggio angelico e/o demoniaco, vuoi per semplice predisposizione di carattere- seguitava a considerarsi poco coinvolto da quelle fin troppo umane tragedie; a lui premeva unicamente di ritrovare suo nipote e fare ritorno a Palanthas... perciò, il punto nevralgico della questione, era semplicemente
    trovare il modo più rapido per riuscirci.

    « Deve essere lei a farlo. Dalle quel mostro, svelto. »

    Per una volta, l'Artista fu sinceramente d'accordo con la Streghetta; dopotutto, si trattava di una scelta tanto logica quanto semplice... se sei il tipo di persona con pochi scrupoli e sentimentalismi: tanto per cominciare -come la stessa Tinker-Bell li aveva redarguiti-, quelli non erano affari loro, e in secondo luogo -all'atto pratico della cosa- il gruppo non aveva oggettivamente nulla da guadagnarci nel prendere le parti di uno stupratore.

    « Io... Tu non sei un ragazzino, neppure per sbaglio. Francamente, sei un verme. »
    commentò Denver, scambiando un'occhiata di intesa con Rhaziel
    « È tutto tuo. Personalmente non sono d'accordo con te sull'ucciderlo, ma se proprio devi... »
    puntò l'arma sul ragazzino che gli si era avvinghiato, rivolgendosi però alla Fata
    « ...ti chiedo almeno di concedergli una morte più veloce di quella che hai riservato agli altri.
    Solo questo.
    »

    Ah, che gesto pietoso... eppure: poteva concettualmente avere senso richiedere una pena più leggera proprio per colui che era stato il primo a commettere quel crimine esecrabile, e che ne era probabilmente stato l'ideatore e il promotore? Chi istiga gli altri all'errore, rendendo suo complice chi è tanto stupido da assecondarlo, merita uno sconto rispetto a chi sbaglia per un qualunque altro motivo? La cosa gli lasciava più di un dubbio.

    Per quanto trovasse affascinante e suggestiva la filosofia della Dama Azzurra, e per quanto il suo senso estetico apprezzasse il tono epico e poetico degli alti principi morali che governavano il Presidio Est -dove ormai si era stabilito e viveva piacevolmente-, Kerobal doveva ammettere di avere ancora qualche incertezza nell'inquadrare nella scala dei valori morali dei casi ambigui come quello... Fortunatamente, non era un problema suo venire a capo della legittimità di quella richiesta.

    Fosse per me, ti prenderei a sprangate nei denti
    fino a quando non sarai tornato alla tua vera età.

    ringhiò sdegnato il Mercenario, squadrando torvo l'imputato
    Fata! Dicci, perché diavolo vorrebbero ucciderci quelli là fuori?

    Ecco, sulla prima osservazione del Guercio, poteva già cogliere una logica ben più solida, ma... il i minuti scorrevano, e gli Umani tentennavano e tergiversavano, perdendo tempo che non avevano da dedicare a far salotto a quel modo... così, tocco all'Abominio passare all'azione: in un paio di secche falcate, il Saggio raggiunse il Bimbo Sperduto -ancora disperatamente aggrappato al Giornalista, tutto intento a supplicare per la propria vita-, e si accoccolò al suo fianco, mentre i bei lineamenti vestivano un incantevole e mefistofelico sorriso, da angelo diabolico.

    « Che c'è...? Vuoi scoparti anche lui? »
    lo provocò, non senza un certo sadismo, richiamandone l'attenzione
    « Mh... Probabilmente lo faresti davvero, se ciò potesse allungarti la vita,
    ma stavolta non ci sono i tuoi amichetti a tenerlo fermo. »

    con finta gentilezza, posò la mano su quelle del ragazzo, posandovi qualche buffetto
    « Lei ti farà del male. Ed è giusto che sia così, perciò...
    Risparmiati del dolore inutile: è meglio se molli la presa. »


    Naturalmente, al posto del prigioniero, nessuno in quelle circostanze avrebbe anche solo preso in considerazione l'ipotesi di eseguire o persino ascoltare le parole di uno sconosciuto Pirata che cercasse di dissuaderti ad allentare la stretta sulla tua unica chance di sopravvivenza...

    Ma, d'altro canto, neppure il Nephilim pensava di raggiungere quel risultato con la sola diplomazia, e -difatti- alla mancata messa in pratica del suo suggerimento, si limitò ad afferrare l'avambraccio dello stupratore con la mancina, e a fargli scivolare sotto il polso uno dei suoi
    bulini da scultura -piatto, sottile e ben affilato-, prima di procedere ad una rapida e precisa incisione, che recidesse (tra le altre cose) i tendini. Ora sarebbe stato facile staccarlo da Denver.

    « Su, da bravo... ♪ »

    Il Principe-Demone ignorò le urla e il sangue, e avrebbe ripetuto l'operazione con l'altro arto se il Bimbo Sperduto non avesse finalmente smesso di aggrapparsi al Giornalista per impiegare la mano sana nel tentativo di tamponare la ferita, ma... andava bene così. Rimettendosi in piedi, Kerobal afferrò il ragazzino per la collottola della camicia, e cominciò a trascinarlo di peso verso Tinker-Bell.

    « Ho quello che vuole, Madame. »
    lo avrebbe gettato ai suoi piedi, ma solo dopo anche la Fata avesse fatto la sua parte
    « Ora, rinunci al controllo sulle gemme, per favore. »

     
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    Fata! Dicci, perché diavolo vorrebbero ucciderci quelli là fuori?
    Gli rispose Riful, in tono glaciale. La strega gettava occhiate ansiose alla carcassa volante del drago rimodellata nell'aspetto di una nave, cercando le sagome minacciose dei cannoni temendo il momento in cui avrebbero sparato di nuovo. La Barbeque aveva già perso l'albero maestro ed aveva l'intera fiancata squarciata, non avrebbe retto l'ennesima bordata.
    « Quelli non provengono da questa Fiaba. Vogliono impedirci di raggiungere il Castello Volante, Refarth. »
    Riful allungò la mano in direzione di Tinker-Bell, un gesto eloquente.
    « Le pietre! »

    « Ho quello che vuole, Madame. »
    Il Bimbo Sperduto piangeva sommesso e si dimenava debolmente, implorando per la sua vita senza neanche troppa convinzione. Aveva già capito che era inutile, e comunque era già alla mercé del suo boia.
    « Ora, rinunci al controllo sulle gemme, per favore. »

    « Rinuncio alle Pietre Magiche dei pirati. »
    Disse sprezzante l'essere fatato, senza distogliere lo sguardo colmo d'odio più che mai dal prigioniero inerme.
    « ... Ma non avrà una morte veloce. »
    L'argento scintillante di un uncino fissato su di un paramani si riflesse negli occhi disperati del ragazzino, mentre ancora una volta colei che era stata vittima si faceva carnefice, muovendo la punta affilata dell'arma ricurva sul suo volto, sfiorandolo appena come in una promessa, avvicinandolo lentamente in direzione del ventre.

    « No! Principe Grimm, non potete farlo! Questo è sbagliato, è un errore!! »
    Di nuovo il Gatto con gli Stivali tentò di intromettersi, ma c'era disperazione nella sua voce e si rivolgeva interamente a Kerobal, come se fosse lui l'unica giuria di quel tribunale, e nella sua voce c'era un'enfasi tale da far capire quanto la sentenza contasse molto più della vita di uno stupratore.
    « Ma non capite? Non è solo un drago sul ponte, o la vendetta di una fata! Le Fiabe... è una malattia, un maleficio! Guardate tutto questo, Tinker-Bell non è così! Sono corrotti, si stanno trasformando in incubi e gli incubi sono l'opposto di una fiaba! Se voi siete il nostro Principe allora dovete riportare l'armonia, non giudicare e condannare! Voi non... »
    Sempre più sconfortato mano a mano che parlava, lentamente il gatto sembrò perdere forza e convinzione, arretrando e perdendosi d'animo, fino a togliere il cappello, gettarlo di fianco a se preda dello sconforto e sedere con la testa fra le zampe. Poco più in là il Bimbo Sperduto rantolava e si dimenava come un maiale al macello, mentre l'uncino gli penetrava le carni, gli lacerava gli organi e gli strappava la vita in un inferno di dolore.
    « Voi non siete il Principe Grimm. E noi siamo perduti, siamo tutti perduti... »

    « Volete fare un po' di silenzio? Qui c'è qualcuno che ha da lavorare. »
    In effetti, se per una volta si poteva dar corda a Riful, quello era il momento di darle ragione. Nessuno fra i presenti oltre a lei aveva il potere di salvare la nave, fatta eccezione forse per una fata folle di rabbia troppo impegnata a fare a pezzi l'oggetto del suo odio per pensare a cose frivole come impedire ad un galeone fantasma di affondare la Barbeque con tutto il suo equipaggio. In quel momento più che mani erano nelle mani della piccola strega, ed era il suo momento di far vedere a tutti cosa significa mettersi contro la malvagia e potente strega dell'Est!
    « Sei sicura di aver lasciato le ultime due pietre? »
    Si voltò verso Tinker-Bell, che aveva già strappato le corde vocali del suo giocattolo per impedirgli di strillare ancora. La fata la guardò un attimo confusa, salvo incurvare le labbra delicate in un'espressione quasi offesa.
    « Sì che l'ho fatto! Non lo vedi da sola? »
    Di rimando, pure Riful sembro spazientirsi.
    « E allora perché n- »
    La stiva esplose, mandando tutto quanto in pezzi e scagliando in aria frammenti di legno ed aria incandescente, mentre le palle di cannone cancellavano le scale, le casse, le pareti ed il pavimento. Il boato fu troppo grande per gridare o per farsi udire. E quando finalmente il fragore cessò, c'era nell'aria tanta polvere da rendere tutti i presenti ciechi e sordi a tutto ciò che non era il sinistro e crescente scricchiolio della scocca del vascello che cedeva pezzo per pezzo, longarone dopo longarone, fino all'ultimo montante.

    « Cough... è finita... la nave è... cough. Morta. »
    Il gatto fu il primo a levarsi fra le macerie, anche se la sua voce era disperata e ben presto non riuscì a reggersi sulle proprie zampe, ricadendo al pavimento. Poco più in là, impolverata e con i capelli tutti in disordine, anche Riful si rialzò scattando in piedi e guardandosi attorno in cerca di qualcosa, sollevando ciottoli e pezzi di legno. Le sue due evocazioni le avevano fatto da scudo, uscendone a loro volta malconce e impolverate, ma erano entrambe ancora vive ed avevano salvato la loro padrona.
    « Dove sono?? Dove?? Le pietre!! Devo ritrovare le pietre!! »
    Non c'era più traccia di Tinker-Bell e dei cadaveri dei due Bimbi Sperduti, forse erano sepolti sotto le macerie oppure erano semplicemente spariti. Forse era meglio così. Il punto era che la nave ormai era andata, in pezzi. Miracolosamente, dal fondo della stanza si udì la voce tremante di Starkey, sopravvissuto chissà come alla sventagliata di palle di cannone.
    « Nostromo! Nostromo, dove siete? Hanno affondato la Barbeque, dobbiamo andarcene! »
    Smee non rispose, però anche lui era vivo per miracolo. Al contrario del collega, però, si rialzò in qualche modo, togliendosi di dosso frammenti di legno, polvere e schegge di ogni tipo. sistemando la bandana e raddrizzando gli occhiali rotti.
    « La Barbeque? Che sciocchezze! Quale nave pirata userebbe un nome del genere, signor Primo Ufficiale? »
    Ormai definitivamente fuori di testa, il vecchio pirata si schiarì la voce, si fece avanti verso la breccia e squadrò la nave avversaria con sguardo altero e determinato, come se fosse intenzionato a cacciare via un esattore taccagno venuto a suonare alla sua porta per riscuotere dieci anni di tasse arretrate. Ma invece di rivolgere al nemico invettive o minacce, il vecchio e pazzo nostromo della nave iniziò ad intonare un canto, un vecchio adagio pirata. E si sforzò anche, il vecchio Spugna. Aveva la voce troppo malferma per dar tono alle parole, ma ci provò in tutti i modi, perché quell'ultima canzone uscisse bene. Era importante, dopotutto si trattava di un requiem.

    « Il re la colpì,
    quella dama rapì,
    nel mare si rianimò... »

    Tossì un po', perché non c'era modo di non tossire dopo le prime tre strofe. C'era torppa dannata polvere, troppo
    maledetto odore acre di polvere da sparo. Però proseguì, perché era necessario farlo.
    E da qualche parte sulla nave, la vaga nenia di un clavicembalo si unì a lui.

    « Il cielo più intenso
    nel mare immenso,
    quei ladri qui guidò »

    Ora anche Starkey si era alzato, con il volto commosso di chi si è appena ricordato di qualcosa.
    Qualcosa di molto, molto importante. E la sua voce si unì a quella del nostromo.

    « Yoh oh, la gloria
    corre nell'aldilà
    Nel volto, vivo o morto
    lei ti seguirà! »

    « Q... questo è un... urgh, presto! Cantate!! Mettetevi a cantare anche voi, dannazione! »
    Riful aveva smesso di cercare le pietre, aveva già capito che tanto era inutile farlo. Le pietre non erano più nella stiva, ora libere dal controllo di Tinker-Bell erano tornate nel luogo dove avrebbero dovuto rimanere per tutto il tempo. E nel frattempo, la polvere era già sparita. L'odore di salmastro si era fatto più forte, ma non era più l'odore sgradevole misto a quello della decomposizione che si poteva sentire fino ad ora. No, era odore di mare. Come se adesso stessero davvero solcando i mari assolati nella rotta delle americhe.

    « Yoh oh, non c'è tregua,
    quella gloria vivrà!

    Nel volto, vivo o morto
    lei ti seguirà! »

    Pezzo per pezzo, il legno volò al suo posto, ricomponendo come in un puzzle barili e casse, travi e montanti, scale e traverse. Di lì a poco, non c'erano più solo le poche voci di chi ancora si trovava nella stiva, altre gole di marinai si erano uniti a loro da sovracoperta. Dozzine di voci, ed il suono di un clavicembalo fantasma proveniente dagli alloggi del capitano.

    « Nostromo! Signor Primo Ufficiale! »
    Un giovanotto che Rhaziel, Denver e Kerobal non avevano mai visto prima si affacciò dalle scale tornate come nuove, rivolgendosi ai due vecchi pirati.
    « Che ci fate ancora qua sotto? Nave nemica a tribordo, il capitano vi vuole immediatamente! »

    « Diavoli dei sette mari, ragazzo! »
    Un omone grassoccio sui quaranta con gli stessi vestiti di Smee e la stessa voce di Smee gli rispose:
    « Sono sceso a prendere la mia sciabola!!! »
    E si precipitò verso le scale brandendo una spada da arrembaggio, salendo i gradini a due a due gridando in tono concitato:
    « Ci attaccano!! Gentiluomini e bucanieri di chiara fama, difendete la nave! »
    Contemporaneamente un bell'uomo sui trenta ben vestito e sorridente sfilò davanti ai presenti, togliendo il cappello in un elegante inchino, rivolgendosi loro in tono cortese, da uomo di buone maniere.

    « Chiedo scusa. Vi do il benvenuto sulla Jolly Roger. » Disse Starkey, Primo Ufficiale della nave. « Vi prego di seguirmi al cospetto del nostro capitano, immagino che avrà delle domande da porvi. »
    Non erano più su di un vascello derelitto infestato dai topi. Quella era una nave pirata in piena efficienza, con un equipaggio nutrito di veterani dai volti pieni di cicatrici che intonavano i canti più disparati mentre saltavano sui pennoni per ammainare le vele. Ora su entrambi i fianchi del vascello vibravano al vento una dozzina di nere bandiere raffiguranti un teschio e le spade incrociate.

    « Pronti con i cannoni, e rispedite quei cani all'inferno da cui provengono!!! »
    Stavolta toccò alla nave-dragone beccarsi una sventagliata di piombo dalle bombarde della Jolly Roger, fra le grida di scherno e gli insulti coloriti dei pirati. Ma tutti quanti si zittirono di colpo, quando dal castello a prua un rumore di passi annunciò l'arrivo del capitano. Un uomo alto e dal sorriso feroce, dalla barba curata e folti capelli corvini. Con la mano buona si mise in testa il cappello, mentre Smee accorreva per porgergli il soprabito scuro bordato di rosso ed una cassa intarsiata in madreperla, che aprì rivelando una scintillante coppia di pistole a pietra focaia rifinite in osso di coccodrillo.

    « Cosa sono queste grida licenziose, uomini? Siete in presenza di alcune signore, volete forse passare per lupi depravati? »
    Tutto l'equipaggio accolse quel rimpovero con grido, e subito il vascello ribollì mentre tutti i presenti si fiondavano al lavoro. Il capitano James Matthew "Uncino" si fece allora avanti, afferrò da sotto la giacca un cannocchiale con l'unica mano, lo aprì con uno scatto e osservò il ponte del vascello nemico con aria critica.
    « Mi dica, nostromo. Qual'è l'obbligo di un buon timoniere? »
    « Tenere ben saldo il timone, capitano! »
    Rispose Smee di getto, senza nemmeno pensarci su.
    Uncino prese una delle sue pistole e la puntò in avanti.
    « E se lei fosse al timone di questa nave, non lascerebbe mai la presa. Dico bene? »
    « Nossignore! »
    Ribadì il nostromo con altrettanta convinzione, salvo poi trasalire quando la pistola del capitano fece fuoco.
    Di colpo, fra le grida vittoriose dei presenti, la nave nemica prese a virare bruscamente su di un fianco, come se stessero facendo improvvisamente manovra.
    « Uomini! Mettete al vento anche le giacche, se necessario! Facciamo vedere a questi bifolchi villanzoni che non sono alla nostra altezza nemmeno per sbaglio! »
    La Jolly Roger sfrecciò in avanti approfittando dell'incertezza della nave volante nemica, superandola in breve e mettendo distanza nel giro di pochi minuti. Ben presto la sagoma del vascello nemico si perse fra le nubi, mentre l'alba sorgeva in lontananza rischiarando il cielo e segnando la fine di ogni pericolo.
    Ben presto Riful, le due evocazioni, il Gatto con gli Stivali, Rhaziel, Denver e Kerobal furono di nuovo negli alloggi del capitano, trovandoli però del tutto stravolti rispetto a poco prima. La porta che Denver aveva abbattuto con un calcio era come nuova, e di certo non c'erano tarli a banchettare al suo interno. Un lucente clavicembalo dai preziosi intarsi in foglia d'oro spiccava su tutto, e sul tavolo era allestito un vero e proprio banchetto cui cpt.James non esitò ad invitare i presenti.

    « Siamo in rotta verso il Castello Volante di Refarth, dimora degli Elfi. Vi prego di porgere i miei omaggi a madamigella Fiethsing, poiché sono trascorsi molti secoli da quando ebbi modo di conoscerla. »
    « Lo farò. »
    Disse Riful, in tono scontroso.
    « Ma rivoglio indietro la Pietra Magica che mi avete sottratto. »

    « Ah! State forse accusando un pirata di essere un ladro? »
    Uncino scoppiò a ridere, poi cercò sotto la giacca, estraendo una delle tre gemme azzurre, quella contenente le memorie di Endlos. Solo guardarla avrebbe riportato alla mente di Kerobal il ricordo distinto dell'alfiere dell'Est, ma era solo una sensazione, come quando guardando il mare riaffiorano ricordi ad esso legati. Uncino gettò la pietra sul tavolo, facendola rotolare fino a Riful che la afferrò con entrambe le mani e con una certa urgenza.
    « Ditemi, come posso rivedere Grusbalesta, il mio vecchio amico? Ho molte domande da porgli... e vecchi debiti da saldare. »

    « Non potete. » Disse secca Riful. « Al momento è dormiente in una pietra magica che porta il suo nome, la Pietra del Sigillo. In epoche remote entrò a far parte del tesoro del grande drago rosso Bahamut, cui fu rubata. Mi fu data dalle mani della veggente Fiethsing perché la usassi, ma Bahamut riuscì a reclamarla per se con l'inganno. »
    « Rubata, dunque! Ebbene, la rotta della mia nave quindi è chiara. Mi chiameranno Uncino flagello dei Draghi! Suona bene. Mi farò due coppie di pistole con intarsi d'ossa di drago e salverò Grusbalesta dalle sue grinfie. L'oro del drago sarà un interessante extra. »
    Poi si rivolse agli altri, in particolare a Rhaziel, Denver e Kerobal.
    « Signori, siete miei graditi ospiti. Vi prego di mangiare alla mia tavola e bere il mio rum. Simili gentiluomini non possono che essere i benvenuti sulla mia Jolly Roger, e mi chiedo se... »

    « Non provarci neanche! Ho già perso due potenti resonator, e la mia scorta è ridotta all'osso! »
    « Provare cosa, milady? »
    « A reclutarli nel tuo equipaggio! »
    « Oh, ma si figuri... »
    Uncino sorrise sornione e bevve un lungo sorso di vino, poi tornò a rivolgersi ai presenti.

    « Dicevo: mi chiedo se qualcuno di voi gentiluomini fosse interessato alla vita di mare, ho bisogno di individui straordinari come voi e sono certo di potervi allettare con la promessa di grandi avventure, oro come se piovesse, e le sirene! Oh, dovreste vedere le sirene... »
    Il dipinto alle sue spalle lo ritraeva seduto su di un trono d'ossa con una bellissima fanciulla dalla coda di pesce ai suoi piedi, ed una bottiglia di rum nella mano dell'uncino, lì mostrata ancora al suo posto
    « Ora lo trasformo in un rospo. »
    Sibilò Riful, che però non poteva farci poi granché. Lisa ed Helena erano sue evocazioni, e su di loro aveva pieno potere. Ma gli altri tre... non erano certo suoi schiavi.

     
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    « Rinuncio alle Pietre Magiche dei pirati. ... Ma non avrà una morte veloce. »

    La bella Fata assentì alla sua richiesta, e -interiormente- Kerobal si concesse un sincero sospiro di sollievo: se rispettava i patti, non avrebbe dovuto tagliarle la gola; non che la cosa potesse costituire chissà quale peso sulla sua non molto allenata coscienza da Demone, che aveva poco scrupolo nel fare quanto necessario per raggiungere il suo obiettivo, ma... oltre al fatto che sarebbe stato uno spreco, era già piuttosto sicuro che gli atti appena commessi gli sarebbero valsi lo sdegno del povero e cavalleresco felino ...e infatti eccolo.

    « No! Principe Grimm, non potete farlo! Questo è sbagliato, è un errore!! Ma non capite? Non è solo un drago sul ponte, o la vendetta di una fata! Le Fiabe... è una malattia, un maleficio! Guardate tutto questo, Tinker-Bell non è così! Sono corrotti, si stanno trasformando in incubi e gli incubi sono l'opposto di una fiaba! Se voi siete il nostro Principe allora dovete riportare l'armonia, non giudicare e condannare! Voi non... »

    La concitazione nella voce del Conte aveva tutta l'accorata disperazione di una suppilica, e mentre gli rivolgeva un occhiata pacata delle iridi magenta, al Nephilim un po' dispiacque di sentirlo in quello stato; tuttavia, la cosa non intaccò minimamente la sua decisione con ombre di ripensamento, colpa o rimorso: le circostanze del problema che li aveva invischiati erano sordide e brutali, situate in un'ambigua zona grigia della morale, e pertanto non c'era una certezza assoluta nell'analizzare la faccenda in termini di
    “giusto” o “sbagliato”.

    Alla Streghetta servivano le Pietre dell'Acqua per salvare la nave, e lui -che aveva interesse a non finire schiantato o cannoneggiato- si era adoperato perché ne entrasse in possesso: per quanto crudele e spietata, quella era stata una buona risoluzione a livello pratico. Nè meno, né più.

    « Voi non siete il Principe Grimm. E noi siamo perduti, siamo tutti perduti... »
    « Volete fare un po' di silenzio? Qui c'è qualcuno che ha da lavorare. »

    Quell'ultima dichiarazione gli venne fuori sofferente, come se al Gatto con gli Stivali costasse caro ammettere ciò che lasciava Kerobal abbastanza indifferente: dopotutto, non solo non aveva mai in primo luogo sostenuto di essere questo “Grimm”, ma era stato fin dall'inizio decisamente chiaro sul proprio scetticismo in merito all'esserlo; vista la fedele convinzione del Micio -e il fatto che potesse tornargli utile- il Nephilim aveva voluto concedere alla cosa il beneficio del dubbio, ma lui non aveva mai ingannato le aspettative del Conte.

    Era stato lui e lui solo ad illudersi di quella possibilità -semplicemente-,
    e ora pagava lo scotto dell'inevitabile delusione conseguente i suoi errori di calcolo.

    Naturalmete, per delicatezza, si trattenne dal farglielo notare: visto quanto l'aveva presa a male, poteva finire per venirgli venire un colpo apoplettico, e non voleva certo rigirare il dito nella piaga sventolandogli sotto il naso uno sfavillante
    “te-l'avevo-detto”; a lui bastava sapere di avere il supporto solido e angolare dei fatti per legittimare la correttezza della propria tesi, e la sua posizione era inattaccabile.

    Tolto quello, poteva anche permettersi il lusso di comportarsi da persona matura e magnanima, così raccolse il cappello che il Conte aveva gettato sul pavimento in un gesto di frustrazione, e gli si inginocchiò difronte per restituirglielo e rivolgergli qualche parola a mezza voce – in modo da non dare alibi per lamentarsene alla Megera in miniatura.


    « So che la mia condotta via ha deluso, Conte – e mi rincresce. »
    e fin lì era la verità – ora era il momento di mentire spudoratamente
    « ...ma non dovete perdere la speranza: se non sono io, un Grimm comunque ci sarà:. il suo arrivo è stato predetto, ricordate? E finché resterò in questo mondo, vi aiuterò a trovarlo. »

    Mentre il Principe-Demone rifletteva sul fatto che le Navi Pirata fossero effettivamente un posto particolarmente indicato per le promesse da marinario, la Fattucchiera bisbetica mascherava ancora una volta l'ennesimo fallimento in campo arcano -e la ormai propria comprovata incapacità- cercando qualcun altro con cui prendersela.

    « Sei sicura di aver lasciato le ultime due pietre? »
    « Sì che l'ho fatto! Non lo vedi da sola? »
    « E allora perché n- »

    Un rombo assordante preannunciò l'assalto di una nuova raffica di palle di cannone, che colpì la Barbecue senza pietà: una violenta esplosione dilaniò la stiva, investendo tutti i presenti con una sventagliata di schegge di legno, aria rovente e altri detriti, e -finendone investito- anche Kerobal finì suo malgrado atterrato, graffiato, contuso e impolverato.

    « Cough... è finita... la nave è... cough. Morta. » « Dove sono?? Dove?? Le pietre!! Devo ritrovare le pietre!! » « Nostromo! Nostromo, dove siete? Hanno affondato la Barbeque, dobbiamo andarcene! » « La Barbeque? Che sciocchezze! Quale nave pirata userebbe un nome del genere, signor Primo Ufficiale? »

    Mentre lo Youkai si rimetteva seduto tossicchiando, intorno a lui scoppiava il parapiglia: il Gatto balzava in piedi solo per crollare in ginocchio, Riful cercava senza troppa convinzione le Pietre d'Acqua disperse tra le macerie, Tinker-Bell e cadaveri erano scomparsi, Starkey si preoccupava delle condizioni del suo amico per spronarlo ad abbandonare la nave, e il Nostromo Smee... parandosi davanti allo squarcio nella nave, lanciò agli aggressori un'occhiata dalla fermezza inamovibile e cominciò a cantare.

    « Il re la colpì, quella dama rapì, nel mare si rianimò... »
    « Il cielo più intenso nel mare immenso, quei ladri qui guidò »
    « Yoh oh, la gloria corre nell'aldilà! Nel volto, vivo o morto, lei ti seguirà! »

    In risposta a quel peana intonato a cappella, una musica fantasma subentrò all'esibizione in qualità di accompagnamento, e anche il Primo Ufficiale si unì a quell'inno...

    « Q... questo è un... urgh, presto! Cantate!! Mettetevi a cantare anche voi, dannazione! »

    ...e la piccola Incantatrice cominciò ad incitarli a fare lo stesso non appena realizzò che -curiosamente- il canto già mostrava i primi segni terapeutici sull'imbarcazione: il tanfo di prima era svanito, sostituito dal salubre profumo di salsedine marina, e la fibra stessa del legno marcio e tarlato sembrava star invertendo il suo processo di decadenza.

    « Yoh oh, non c'è tregua, quella gloria vivrà! Nel volto, vivo o morto lei ti seguirà! »

    Lanciando un'occhiata a Rhaziel e Denver -e vedendoli ubbidire-, Kerobal non poté far a meno di chiedersi come fosse possibile che tutti (lui compreso) conoscessero il testo di quella canzone piratesca mai udita prima... ma fu solo un istante: galvanizzato dall'esperienza, l'artista che era in lui si lasciò entusiasmare dall'idea di cimentarsi in quella nuova attività. Anche i suoi abiti cambiarono per adattarsi a quel clima marinaresco.

    Non passò molto tempo prima che il prodigio si compisse, raggiungendo il sio apice: per autentica magia, ogni scheggia di legno esploso, asse di barile marcio, pezzo di trave distrutta schizzò via per rinsaldarsi al resto della nave, completamente risanato come se fosse stato nuovo, ricostituendo in ogni suo dettaglio originario quel che era stato il galeone pirata nei suoi più antichi fasti.

    « Nostromo! Signor Primo Ufficiale! Che ci fate ancora qua sotto? »
    un giovanotto mai visto prima si affacciò sottocoperta, rivolgendosi a Starkey e Smee
    « Nave nemica a tribordo, il capitano vi vuole immediatamente! »

    « Diavoli dei sette mari, ragazzo! Sono sceso a prendere la mia sciabola! »
    replicò una versione più giovane e robusta dello Smee che conoscevano
    « Ci attaccano!! Gentiluomini e bucanieri di chiara fama, difendete la nave! »

    « Chiedo scusa. Vi do il benvenuto sulla Jolly Roger. »
    aggiunse uno Starkey più giovane e gagliardo di qualche decina di anni
    « Vi prego di seguirmi al cospetto del nostro capitano, immagino che avrà delle domande da porvi. »

    Senza più alcun motivo a tenerli lontani relegati nella stiva, il gruppo salì in coperta, dove infuriavano i preparativi per lo scontro con gli aggressori della nave-dragone da parte di una brulicante compagnia di pirati veterani sbucati dal nulla.

    « Pronti con i cannoni, e rispedite quei cani all'inferno da cui provengono!!! »

    Alla prima sventagliata di palle di ferro della Jolly Roger, gli avversari accusarono il colpo, e -fomentati da quella dimostrazione di forza e senso di rivalsa- un coro di colorite esternazioni di giubilo risalirono le budella della ciurmaglia. Almeno finché l'arrivo del Capitano -un galantuomo con cui Kerobal trovò più di un'affinità- non dipanò il silenzio.

    « Cosa sono queste grida licenziose, uomini?
    Siete in presenza di alcune signore, volete forse passare per lupi depravati?
    »

    Assistito nelle operazioni dal suo fedele Nostromo, il Capitano Uncino indossò il mantello e sfoderò le pistole, e dopo essersi concesso un momento per ricompensare con qualche parola di sprone la dedizione di Smee, giunse il momento del discorso motivazionale alle truppe.

    « Uomini! Mettete al vento anche le giacche, se necessario! Facciamo vedere a questi bifolchi villanzoni che non sono alla nostra altezza nemmeno per sbaglio! »

    E... funzionò: lo scontro navale fu vinto, l'incombere dell'alba consegnò loro la vittoria, e non passò molto tempo prima che gli avventurieri si ritrovassero ospiti delle sfarzose e rinnovate stanze del Capitano; un banchetto era stato allestito per loro, e Kerobal non si fece pregare per favorire, servendosi più di un calice di vino, dal momento che l'alcol sembrava essere l'unico diversivo valido e di classe per passare il suo tempo a bordo, per placare il proprio edonismo, e per sopportare le performance dialettiche e diplomatiche di Riful.

    « Siamo in rotta verso il Castello Volante di Refarth, dimora degli Elfi. Vi prego di porgere i miei omaggi a madamigella Fiethsing, poiché sono trascorsi molti secoli da quando ebbi modo di conoscerla. »
    « Lo farò. Ma rivoglio indietro la Pietra Magica che mi avete sottratto. »
    « Ah! State forse accusando un pirata di essere un ladro? »

    La risata che risalì la gola del Pirata attestò che non stesse prendendo sul serio i modi scontrosi della bimba, rendendo manifesto quale fortuna avevano che James Hook fosse un gentiluomo di spirito e non un bifolco permaloso; estraendola da una tasca interna della giacca, le consegnò persino la Pietra d'Acqua che incorporava le memorie di Endlos... la gemma magica che aveva attirato a sé il Saggio con un pallido riflesso della presenza della Dama Azzurra.

    « Ditemi, come posso rivedere Grusbalesta, il mio vecchio amico?
    Ho molte domande da porgli... e vecchi debiti da saldare.
    »
    « Non potete. Al momento è dormiente in una pietra magica che porta il suo nome, la Pietra del Sigillo. In epoche remote entrò a far parte del tesoro del grande drago rosso Bahamut, cui fu rubata. Mi fu data dalle mani della veggente Fiethsing perché la usassi, ma Bahamut riuscì a reclamarla per se con l'inganno. »
    « Rubata, dunque! Ebbene, la rotta della mia nave quindi è chiara. Mi chiameranno Uncino flagello dei Draghi! Suona bene. Mi farò due coppie di pistole con intarsi d'ossa di drago e salverò Grusbalesta dalle sue grinfie. L'oro del drago sarà un interessante extra. »

    Ah, ecco come stavano le cose. Non era male venire a capo di qualche cosa, alla fine di tutto; in ogni caso, per un quesito soddisfatto, un nuovo interrogativo spuntò all'orizzonte: perché il Pirata li squadrava con tanto interesse?

    « Signori, siete miei graditi ospiti. Vi prego di mangiare alla mia tavola e bere il mio rum. Simili gentiluomini non possono che essere i benvenuti sulla mia Jolly Roger, e mi chiedo se... »
    « Non provarci neanche! Ho già perso due potenti resonator, e la mia scorta è ridotta all'osso! »
    « Provare cosa, milady? »
    « A reclutarli nel tuo equipaggio! »
    « Oh, ma si figuri... Dicevo: mi chiedo se qualcuno di voi gentiluomini fosse interessato alla vita di mare, ho bisogno di individui straordinari come voi e sono certo di potervi allettare con la promessa di grandi avventure, oro come se piovesse, e le sirene! Oh, dovreste vedere le sirene... »
    « Ora lo trasformo in un rospo. »

    jpgOh, ma lui le aveva viste le sirene. Più di una. Più volte. Molto da vicino. Ve ne era un insediamento intero a Shea... tutte molto amichevoli. Per non parlare delle voluttuose e sferzanti Nagini, le fiere donne-serpente dalle spire sinuose... Ma, naturalmente, quello lo avrebbe tenuto per sé: non gli piaceva spartire il suo terreno di caccia.

    Persa l'unica argomentazione che potesse riscuotere per lui un qualche interesse tra quelle esposte dal discorso del Capitano -essendo il Nephilim poco attratto dalle avventure e poco legato all'oro-, Kerobal non tentennò nel rifiutare l'offerta, seppur col massimo garbo. E con un inappuntabile pretesto.

    « E' una proposta allettante, Capitano. »
    confessò con tono costruitamente pensoso ed esitante, versandosi altro vino
    « Ma -per ora- ho ancora affari in sospeso nel luogo dove devo fare ritorno... e poi non potrei mai lasciar sola Milady nel mezzo della sua ricerca. »
    proseguì, volgendo uno sguardo a Riful e levando il calice ad Uncino
    « Mi capirete: abbandonare una donzella in difficoltà...
    ...non è da gentiluomini. »

     
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    « Quelli non provengono da questa Fiaba. Vogliono impedirci di raggiungere il Castello Volante, Refarth. »
    Fin qua, il giornalista ci era già arrivato. Perché vogliano impedire al gruppo di arrivare a questo castello, però, gli è molto meno chiaro. Una sensazione a cui realizza non senza danni al proprio orgoglio di starsi abituando già da un po'.
    « Le pietre! »

    « Ho quello che vuole, Madame. »
    dice il Principe Grimm, portandogli il “bimbo” sperduto che intanto sta implorando sempre più debolmente per la propria vita. Perché è un uomo adulto, nonché del tutto consapevole di ciò che sta accadere, e il motivo per cui succederà.
    « Ora, rinunci al controllo sulle gemme, per favore. »

    « Rinuncio alle Pietre Magiche dei pirati. »
    dichiara Tinker-Bell in risposta.
    « ... Ma non avrà una morte veloce. »
    « Come?! »
    protesta Denver che già sta portando una mano alla fondina, solo per venire fermato da Rhaziel che lo afferra per il braccio, rivolgendogli un'occhiata silenziosa e scuotendo il capo.
    A quel punto, il giornalista decide semplicemente di voltarsi dall'altra parte, e di non assistere a quello che sarà uno spettacolo crudele e indegno.

    « No! Principe Grimm, non potete farlo! Questo è sbagliato, è un errore!! »
    Anche il Gatto interviene, ma non sono per la fata le sue parole, come se il giudice sia stato effettivamente il Principe, e non Tinker Bell stessa. Come se lei fosse solo un boia.
    « Ma non capite? Non è solo un drago sul ponte, o la vendetta di una fata! Le Fiabe... è una malattia, un maleficio! Guardate tutto questo, Tinker-Bell non è così! Sono corrotti, si stanno trasformando in incubi e gli incubi sono l'opposto di una fiaba! Se voi siete il nostro Principe allora dovete riportare l'armonia, non giudicare e condannare! Voi non... »
    Si interrompe, come anticlimatico culmine ad una contestazione che stava facendosi meno convinta ad ogni sillaba. Come se il Gatto abbia appena realizzato qualcosa di brutto, come ad esempio...
    « Voi non siete il Principe Grimm. E noi siamo perduti, siamo tutti perduti... »

    Questo. Stanno tutti per morire una morte assurda e, come se non bastasse, Denver ora ha perso il suo unico nome per quel Saggio di Palanthas. Ancora una volta, ogni speranza di sopravvivenza è legata a quella dannata ragazzina, direttamente o meno.

    « Volete fare un po' di silenzio? Qui c'è qualcuno che ha da lavorare. »
    Una volta tanto, il giornalista non può in alcun modo darle torto. Anche se potrebbero saltar fuori dalla nave e buttarsi nel vuoto, Dio sa a quanti piedi stanno volando in quel momento, senza contare che nessuno stavolta sa cosa ci sarà ad aspettare sotto i loro piedi.
    Anche se per qualche miracolo dovessero uscire incolumi, potrebbero cadere in mezzo al mare o peggio. Senza contare che c'è qualcuno là fuori che li vuole tutti morti a priori.
    « Sei sicura di aver lasciato le ultime due pietre? »
    Come?
    « Sì che l'ho fatto! Non lo vedi da sola? »
    « E allora perché n- »
    Denver fa appena in tempo a sbiancare in volto, che finalmente la stiva viene fatta a pezzi dalle palle di cannone. Il giornalista si abbassa, riparandosi gli occhi con le braccia, mentre lascia che le schegge di legno si spezzino e rimbalzino sul suo corpo.

    « Cough... è finita... la nave è... cough. Morta. »
    Anche se ferito, il Gatto con gli Stivali è il primo a riemergere dalle macerie, seguito da un'incolume Riful, protetta dalle sue ora più malmesse evocazioni, e dallo stesso Denver, che comincia a togliersi di dosso alcuni dei frammenti che erano riusciti a conficcarglisi addosso. Quest'ultimo aiuta quindi Rhaziel a rialzarsi, a sua volta tutt'altro che indenne.
    « Dove sono?? Dove?? Le pietre!! Devo ritrovare le pietre!! »
    Guardandosi in giro in cerca delle Memorie d'Acqua, Denver si accorge piuttosto di non riuscire a trovare alcuna traccia di Tinker Bell e del Bambino Sperduto. Eppure, anche Starkey e Smee stanno cominciando oramai a riemergere.
    « Nostromo! Nostromo, dove siete? Hanno affondato la Barbeque, dobbiamo andarcene! »
    « La Barbeque? Che sciocchezze! Quale nave pirata userebbe un nome del genere, signor Primo Ufficiale? »
    Prima che il giornalista possa replicare con un “Prego?”, Smee comincia ad intonare un canto, fra un colpo di tosse causato dalla polvere e l'altro. Allora Denver inizia a capire; ed è una comprensione istintiva, che scaturisce dalle viscere, piuttosto che qualcosa che viene dalla mente.

    « Il re la colpì,
    quella dama rapì,
    nel mare si rianimò... »

    Al canto si unisce il suono di un clavicembalo, suonato da chissà chi, chissà dove.

    « Il cielo più intenso
    nel mare immenso,
    quei ladri qui guidò »

    Anche Starkey, in quel momento, si unisce al Nostromo con il volto commosso di un nostalgico. Nel frattempo, dentro Denver, qualcosa gli sta suggerendo di sorridere. Chissà perché.

    « Yoh oh, la gloria
    corre nell'aldilà
    Nel volto, vivo o morto
    lei ti seguirà! »

    « Q... questo è un... urgh, presto! Cantate!! Mettetevi a cantare anche voi, dannazione! »
    Denver annuisce. Non ha bisogno di farselo ripetere due volte. Anche se non ricorda di aver mai sentito la canzone in vita sua, egli riesce in qualche modo a conoscerne le parole. Come può, quindi, non unirsi? Molla una gomitatina a Rhaziel, sorridendo, per convincerlo a fare lo stesso.
    Non c'è più la polvere di prima a rendere difficoltoso intonare quelle note.
    Il giornalista si accorge inoltre che l'odore di salmastro è... cambiato. Non più il tanfo del barile di poco fa, ma quello più salubre del mare che pure ha visto troppe poche volte in vita sua.

    « Yoh oh, non c'è tregua,
    quella gloria vivrà!

    Nel volto, vivo o morto
    lei ti seguirà! »

    Magicamente, la nave comincia a ricomporsi pezzo dopo pezzo, fino a quando ogni parete, ogni gradino e ogni asse di ogni botte torna al proprio posto originale. Si sentono poi altre voci provenire dal ponte, e non appartengono a nessuno di coloro che Denver ha già incontrato fino ad ora.

    « Nostromo! Signor Primo Ufficiale! »
    Una di esse appartiene per l'appunto al ragazzo che si è appena affacciato nella stiva.
    « Che ci fate ancora qua sotto? Nave nemica a tribordo, il capitano vi vuole immediatamente! »

    « Diavoli dei sette mari, ragazzo! »
    risponde Smee che, corpo di un pappafico -aspetta, davvero ha appena pensato “corpo di un pappafico”?-, è ringiovanito tutto d'un tratto di almeno venti o trent'anni.
    « Sono sceso a prendere la mia sciabola!!! »
    Il Nostromo si precipita quindi su per le scale, brandendo non più quel ridicolo coltellino di poco fa, ma una vera spada, sotto lo sguardo stranamente divertito del giornalista.
    « Ci attaccano!! Gentiluomini e bucanieri di chiara fama, difendete la nave! »
    E mentre Smee scompare, appare al suo posto un uomo sulla trentina d'anni che Denver non riesce a riconoscere fino a quando questo non si leva il cappello esibendosi in quell'inchino.

    « Chiedo scusa. Vi do il benvenuto sulla Jolly Roger. » e quello è il nome che Denver stava aspettando, in reazione al quale si lascia andare ad una sincera, cristallina risata liberatoria. « Vi prego di seguirmi al cospetto del nostro capitano, immagino che avrà delle domande da porvi. »

    « Con immenso piacere. »
    risponde il giornalista, iniziando a camminare, ma fermandosi quando si accorge di una strana sensazione proveniente dal suo braccio sinistro, come una specie di peso in più.
    « Ma che diavolo...? »
    Denver osserva con visibile sorpresa il grosso uncino dorato che ha in qualche modo sostituito la sua mancina. Eppure, per qualche strana ragione, la cosa non lo preoccupa affatto.
    Saliti sul ponte, non trovano più la scalcinata bagnarola di poco fa, bensì un vero e proprio vascello degno di un filibustiere dell'epoca d'oro della pirateria.

    « Pronti con i cannoni, e rispedite quei cani all'inferno da cui provengono!!! »
    Fra le invettive e lo scherno dei pirati, stavolta è il drago d'ossa ad incassare qualche palla di cannone. Questi però tacciono all'improvviso nel momento in cui un rumore di passi proveniente da prua si fa sempre più vicino.

    « Cosa sono queste grida licenziose, uomini? Siete in presenza di alcune signore, volete forse passare per lupi depravati? »
    Il Capitano James Hook si fa strada a testa alta fra il disappunto dei suoi sottoposti, dispiegando un cannocchiale riposto nella giacca per osservare la nave nemica.
    « Mi dica, nostromo. Qual'è l'obbligo di un buon timoniere? »
    « Tenere ben saldo il timone, capitano! »
    risponde Smee senza pensarci due volte. Uncino, nel frattempo, afferra una delle sue pistole, puntandola verso il drago.
    « E se lei fosse al timone di questa nave, non lascerebbe mai la presa. Dico bene? »
    « Nossignore! »
    replica di nuovo, trasalendo quando il capitano esplode un colpo di pistola.
    Con enorme stupore di Denver, il drago comincia a virare, come se quello sparo abbia appena avuto un impatto significativo sulla battaglia.
    « Uomini! Mettete al vento anche le giacche, se necessario! Facciamo vedere a questi bifolchi villanzoni che non sono alla nostra altezza nemmeno per sbaglio! »

    Approfittando della repentina manovra nemica, la Jolly Roger accelera, sfrecciando fra le nuvole fino a seminare in pochi minuti la rivale. Mentre il cielo inizia a rischiararsi delle prime luci dell'alba.

    Poco dopo, il gruppo si ritrova (di nuovo) negli alloggi del capitano, ora più che mai splendenti. Perfino la porta che Denver aveva sfondato poco fa è come nuova e... chissà se quei tarli parlanti ci sono ancora.
    « Siamo in rotta verso il Castello Volante di Refarth, dimora degli Elfi. Vi prego di porgere i miei omaggi a madamigella Fiethsing, poiché sono trascorsi molti secoli da quando ebbi modo di conoscerla. »
    « Lo farò. Ma rivoglio indietro la Pietra Magica che mi avete sottratto. »

    « Ah! State forse accusando un pirata di essere un ladro? »
    James Hook scoppia a ridere, estraendo subito dopo una pietra azzurra da sotto la giacca, facendola rotolare sul tavolo fino alla giovane Riful.
    « Ditemi, come posso rivedere Grusbalesta, il mio vecchio amico? Ho molte domande da porgli... e vecchi debiti da saldare. »

    « Non potete. » risponde grave Riful. « Al momento è dormiente in una pietra magica che porta il suo nome, la Pietra del Sigillo. In epoche remote entrò a far parte del tesoro del grande drago rosso Bahamut, cui fu rubata. Mi fu data dalle mani della veggente Fiethsing perché la usassi, ma Bahamut riuscì a reclamarla per se con l'inganno. »
    « Rubata, dunque! Ebbene, la rotta della mia nave quindi è chiara. Mi chiameranno Uncino flagello dei Draghi! Suona bene. Mi farò due coppie di pistole con intarsi d'ossa di drago e salverò Grusbalesta dalle sue grinfie. L'oro del drago sarà un interessante extra. »
    commenta il capitano, meno adirato di quanto il giornalista si aspettasse; al contrario, gli sembra più intrigato dalla prospettiva di battersi con quel mostro di Bahamut.
    « Signori, siete miei graditi ospiti. Vi prego di mangiare alla mia tavola e bere il mio rum. Simili gentiluomini non possono che essere i benvenuti sulla mia Jolly Roger, e mi chiedo se... »

    « Non provarci neanche! Ho già perso due potenti resonator, e la mia scorta è ridotta all'osso! »
    « Provare cosa, milady? »
    « A reclutarli nel tuo equipaggio! »
    « Oh, ma si figuri... »
    Hook sorride un sorriso furbo. Sorseggia poi del vino, prima di rivolgersi ancora agli altri.
    « Dicevo: mi chiedo se qualcuno di voi gentiluomini fosse interessato alla vita di mare, ho bisogno di individui straordinari come voi e sono certo di potervi allettare con la promessa di grandi avventure, oro come se piovesse, e le sirene! Oh, dovreste vedere le sirene... »
    Denver e Rhaziel alzano lo sguardo all'unisono verso l'enorme ritratto dietro lo stesso Uncino. Qualche secondo dopo, il giornalista scuote la testa con un ghigno.
    « Ora lo trasformo in un rospo. »
    « Sono lusingato, ma ritengo sia giusto per me continuare ad essere un semplice giornalista. »
    Lancia un rapido sguardo ad una scocciata Riful, e un altro a Rhaziel che, per qualche ragione, non aveva ancora smesso di fissare il dipinto.
    « Quando si batterà con Bahamut, però, sarò il primo a raccontare delle sue gesta. »

    ---

    Ha cercato in ogni modo di rimanere da solo con quell'uomo, aspettando che Denver, la ragazzina, il Saggio di Palanthas e tutti gli altri si congedassero e separassero a bordo della nave, ognuno assorto nelle proprie faccende. Finalmente, Rhaziel ci è riuscito.
    Quel volto femminile, del resto... possibile? Possibile che si tratti proprio di sua moglie? Perché diamine si troverebbe nel Regno delle Fiabe e, soprattutto, che possa essere ancora viva?

    Capitano, quella donna nel quadro... davvero aveva quell'aspetto?
    Uncino si volta verso di lui, rivolgendogli un'occhiata incuriosita. Poi annuisce.
    « Sì, si tratta di qualcuno che ho incontrato molto tempo fa. Ho voluto che fosse ritratta con me, come ricordo. Perché? »
    Perché credo di volermi unire alla sua ciurma.

     
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