Le Fiabe della Luna Scarlatta

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    Era il tredici luglio del 1882 quando il signor Ambroise Starkey trovò l'ultimo dei suoi sigari, perduto per interi decenni sul doppio fondo della sua valigia da viaggio. Non fumava da quasi tre anni, e a dire il vero anche allora non apprezzava appieno il sapore delle stecche di tabacco prodotte a James's Street, il cui aroma non era neanche paragonabile al fuoco puro a cui era abituato in gioventù. Per assaporare meglio quella meraviglia proveniente da un mondo lontano e di cui nemmeno ricordava più l'esistenza, decise di recarsi sulla balconata, anche se per farlo rischiava di incorrere nelle ire delle infermiere. Era una bella notte di mezza estate, di quelle che avrebbe voluto rammentare volentieri. Aveva aperto la sua borsa ed ora si sentiva nostalgico, anche se come sempre le memorie faticavano a riaffiorare, perfino se spinte da odori e sensazioni provenienti da un passato che sentiva di amare. Indossò la vestaglia, si incamminò attraverso i corridoi al buio della casa di riposo dove abitava, infine trovò un angolo abbastanza appartato dove sedette e tentò una volta in più di ricordare.

    Per il signor Starkey la vita iniziava il nove gennaio del 1861, il giorno in cui si era presentato presso la compagnia teatrale dei fratelli Galley con nient'altro che la sua valigia da viaggio e gli abiti che aveva indosso. Aveva fatto buona impressione, ottenendo una piccola parte ed un posto dove dormire. Da allora per più di vent'anni aveva coltivato la sua passione per il teatro, come aveva desiderato fare per tutta la vita, fin da quando puliva i pavimenti nelle scuole pubbliche nel centro di Londra. Non aveva mai avuto molta fortuna, ma sul palco si era sentito vivo. Ora nella vecchiaia non sentiva rimpianti, se non quelli che a volte saltavano fuori da quella piccola borsa da marinaio che in notti come quella sentiva di dover aprire.
    In realtà non conteneva quasi niente. Qualche vecchio abito malconcio, un vecchio frammento di foto, due cucchiai in latta, un piccolo coltello spuntato e una piuma di cui non ricordava la provenienza. Tutto quanto però era fonte di un'indistinguibile senso di nostalgia, il che era strano. Perché il signor Starkey non ricordava quasi nulla del periodo della sua vita che va da quando aveva poco più di vent'anni, a quel giorno d'inverno del 1861.

    Sapeva di aver viaggiato per mare. Ricordava di una nave piena di volti noti, in cui tutti quanti si rivolgevano ai compagni con cortesia e modi da marinaio per bene. Ma per il resto davvero poco o niente, probabilmente perché non c'era poi granché da ricordare. Anche se in momenti come quello, con il sigaro acceso in bocca e lo sguardo rivolto al cielo sudicio di Londra, sentiva di aver davvero tralasciato qualcosa di importante.

    Quando si accorse della figura che si avvicinava, immediatamente spense il sigaro per nascondere il misfatto di cui era colpevole. Non voleva davvero che quella reliquia del passato gli venisse sequestrata, ma d'altronde fumare era vietato. Non riconobbe chi aveva di fronte, ma capì subito di avere a che fare con una delle infermiere. Immediatamente fece per levarsi in piedi ed alzò le mani annuendo stancamente. Mise su il sorriso di circostanza migliore che riusciva a trovare e si preparò ad un ennesimo rimbrotto.

    « Sì, sì, lo so. Non dovrei essere qui. Domando scusa, signora mia. Io stavo solo... »
    Furono riflessi che neanche sapeva di avere che gli salvarono la vita. La finta infermiera aveva sporcato di furiggine il coltello, così che non riflettesse la luce. Lo capì immediatamente, perché lui stesso aveva applicato quell'espediente, tanto tempo fa. Avesse avuto trent'anni in meno, il signor Starkey l'avrebbe disarmata con facilità e costretta sulle sue ginocchia. Con oltre settanta inverni sulle spalle incurvate, riuscì a malapena a spostarsi per evitare che il fendente gli trafiggesse la gola, finendo a terra malamente e con il palmo della mano sporco del suo stesso sangue.
    « A-aiuto! Aiuto, mi uccidono! »
    Arrancò via, sentendosi patetico. Non avrebbe reagito così, ai suoi tempi. Quando viaggiava per mare, avrebbe riso di un'aggressore delgenere. Una donna! Con un coltello con cui all'epoca non si sarebbe nemmeno rasato la barba! Rovesciò una sedia, ma l'aggressore si riprese in fretta e sbatté via l'ostacolo, avanzando per finire il lavoro. Il signor Starkey alzò una mano nel tentativo disperato di difendersi.
    « I-io lo so chi sei! »
    Disse con foga, mentre i pensieri affioravano da soli e le parole uscivano di bocca prima ancora che potesse pensarle.
    « Sei una fata! Una maledetta fata! Ma non saprai niente da me! Niente! »
    Non aveva la più pallida idea di che cosa stesse dicendo. Del perché un'idea del genere gli fosse balzata per la mente. L'aggressore però sembrò esitare. "Distratto dal farneticare di un vecchio...", pensò Starkey. La sua parte razionale rifiutava di credere di aver fatto centro, sebbene una parte più istintiva di se stesso gli sussurrava di aver ragione. "Impossibile..." ribatteva lui. Alla mercé del suo assassino, chiuse gli occhi aspettandosi da un momento all'altro la morte sopraggiungere. Poi udì un urto, qualcuno che irrompeva urlando. Riaprì gli occhi per vedere l'aggressore gettare a terra il pugnale e scappare via, messo in fuga da una terza persona, un uomo anziano quanto Starkey, ma per di più grasso e vestito con abiti di terza mano. Rimase senza parole, nel riconoscere chi aveva di fronte.

    « S... signor Smee...? »
    Disse con voce spezzata. L'uomo sorrise da sotto la barba sfatta, levandosi la bandana a righe bianche e rosse in cenno di saluto.
    « Nostromo Smee a rapporto, signore! Chiedo scusa per il ritardo... »

    ___________________________________________________________

    « Siete in ritardo! »
    Riful sbatté il manico di scopa contro il pavimento, provocando una qualche sorta di reazione allarmata da pare di due delle tre potenti evocazioni che le facevano da scorta, le quali tornarono quiete solo dopo diversi istanti. Rhaziel e Denver Brockmann avevano di fronte la piccola strega e le sue tre guardie del corpo con cui avevano già avuto a che fare in Klemvor: la mezzodrago, la guerriera dai capelli color cenere ed infine l'ombroso cavaliere nero, stavolta in disparte poggiato al muro e immobile come una statua. Questo era abbastanza inatteso: un messaggero li aveva scovati in una taverna di Laputa e informati che l'Alfiere aveva incaricato loro di una delicata missione, importante quanto improvvisa. Ma tutto ciò che avevano trovato al loro arrivo presso il Mastio era appunto Riful.

    « E' passato almeno mezz'ora da quando il mio incantesimo vi ha raggiunto! Il che significa che non siete venuti subito, oppure che vi siete mossi lentamente! Eppure avevo chiaramente specificato che era urgente!!! »
    La maghetta era abituata a dare ordini, e raramente chi la circonda è propenso a contraddirla due volte. Ne sa qualcosa Rhaziel, trasformato in un Ramarro per una parola di troppo e che adesso avrebbe dovuto scegliere se ingoiare il proprio orgoglio oppure rischiare una seconda trasmutazione in qualcosa di molto brutto e scomodo.
    « Umphf. Dopotutto, non c'è molto altro da aspettarsi dai servitori di quella donna. Beh, non importa. Per colpa della vostra padrona ho perso alcune delle mie preziose evocazioni, quindi voi farete da sostituti. Andremo nel Regno delle Fiabe a recuperare le Memorie di Celentir. Vi autorizzo a subire mutilazioni di ogni genere o finanche morire, tanto il vostro corpo materiale non subirà danni di sorta, trattandosi di un viaggio prettamente onirico. La linea di comando vedrà naturalmente la sottoscritta al vertice, poi ci sarà Sir Maldred di Mousillon, qui presente. »
    Accennò al cavaliere nero, dopodiché alle due femmine.
    « In nostra assenza avrete diritto di dare ordini a questi due costrutti cerimoniali degli evocatori di Valoran, le quali al momento sono troppo vincolate per agire in modo autonomo. Ci sono domande? »
    Mentre poneva quell'ultima domanda, Riful si voltò sul posto ed evocò il Libro delle Anime Ritrovate, un massiccio tomo fluttuante che si aprì a comando sfogliandosi da solo fino a soffermarsi su di una pagina irta di innumerevoli rune circolari. Tentare di leggerle era inutile: erano del tutto intraducibili, inoltre fissarle troppo dava un gran mal di testa. La piccola strega iniziò a copiarne alcune tracciando segni luminosi nell'aria, ampie spirali d'argento fiammeggianti che iniziarono a brillare sempre più intensamente mano a mano che venivano completate.
    In quel momento, saltò all'occhio dei due Aviatori un dettaglio inizialmente ignorato. L'ombra di Riful era... strana. Era come se al suo interno bruciasse un fuoco scuro, che serpeggiava sulla superficie come acqua increspata da piccole onde. Ribolliva dall'interno, anche se non emetteva alcun suono o odore. Era come se... fosse viva.

    « A proposito... »
    Disse infine la maga, mentre procedeva con il suo lavoro.
    « Dov'è l'altro? Ho chiesto chiaramente sette guardie del corpo, dovreste essere in tre. »

    .Le Fiabe della Luna ScarlattaKuma, Majin, ancora una volta benvenuti in quest e grazie per aver accettato di giocare anche questa quest così importante per le trame del sottoscritto! Questo primo giro di post dovrebbe essere quello introduttivo, quindi sentitevi liberi di spaziare come preferite. Non siete gli unici giocatori, ma agli altri tre partecipanti provvederà a spedire delle indicazioni in via privata. Mentre vi trovavate in una locanda, un messaggero vi consegna un messaggio da parte di Drusilia Galanodel, esortandovi a raggiungerla presso il Mastio per un'importantissima missione. Avete tempo quindi di recuperare i vostri averi e accorrere alla fortezza, dove troverete ad attendervi non Drusilia, bensì Riful.

    Per questo primo giro non vi do una scadenza precisa, diciamo che sarei felice se il primo giro di post fosse completato in una settimana, ma sentitevi liberi di prendervi il tempo che vi serve. Buona quest!
     
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    Per Rhaziel e Denver era ormai diventata una tradizione incontrarsi alla locanda, il posto ideale dove scambiare qualche chiacchiera sorseggiando un bicchiere di buon bourbon, circondati dalla cordialità dei cittadini di Laputa... una città che non offriva poi così tante attrattive. Da quella prima bevuta avvenuta ormai diversi mesi prima, i due uomini avevano instaurato una buona amicizia e non era raro vederli seduti allo stesso tavolo intenti a scambiarsi informazioni, battute o semplici commenti sulle ultime notizie e pettegolezzi. Insomma, dovevano pur trovare il modo di passare il tempo e questo diventava anche un ottimo colpo di fortuna per quel messaggero che doveva mettersi in contatto con loro. Rhaziel ovviamente non la prese bene e se avesse avuto la sua pistola probabilmente l'avrebbe puntata verso il poveretto, si limitò tuttavia a uno sguardo torvo... anche se dovette cambiare atteggiamento dopo aver sentito chi era il mittente. Non si poteva ignorare una richiesta che arrivava direttamente dall'Alfiere in persona.

    Sembra che ci sia da lavorare. Vado a recuperare l'equipaggiamento, ci vediamo li.

    Detto ciò il Cacciatore si diresse verso casa senza passare dalla stalla, non era il caso di scomodare Darkness per raggiungere semplicemente il Mastio. Prima di tutto però recuperò tutte le armi e il completo da missione, prendendosi qualche istante per osservare la nuova aggiunta tra le sue bambine... la lancia battezzata Chastiefol. Si trattava di un'arma speciale da lui stesso costruita e che non vedeva l'ora di testare direttamente sul campo di battaglia, visto che ancora non aveva avuto modo di farlo in modo corretto. Ad ogni modo non si trattava ovviamente di una semplice lancia, aveva infatti la particolarità di restringersi e assumendo le dimensioni di una daga, era sicuramente molto più facile da trasportare. Una volta preso tutto il Verde si inoltrò per le vie del Presidio Errante, iniziando a salire verso il centro per raggiungere infine il Mastio, dove Drusilia li stava aspettando. O almeno così credeva il buon Rhaziel, visto che una volta arrivato trovò una Drusilia differente ad accoglierlo.

    Tu...

    L'espressione del guercio passò da rilassata a infuriata prima, per poi virare verso la più semplice disperazione, assestandosi infine sulla rassegnazione. Memore delle avventure passate, si morse più volte la lingua per evitare uscite infelici... non aveva nessuna voglia di trasformarsi in una lucertola o qualcosa di ben peggiore. Quella maledetta streghetta serbava un rancore esplosivo ed era meglio non farla incazzare.

    Ci sono cose che una mocciosa come te non può capire, gli adulti hanno molte più cose a cui pensare e badare.

    Per quanto avesse provato in tutti i modi a contenersi, certe volte non riusciva proprio a tenere chiusa la sua boccaccia e quindi si rese conto solo dopo che forse... aveva esagerato. Ma ehi, non era mica spaventato da una marmocchia viziata, voleva solo evitare di perdere troppo tempo nel cambiarsi e rivestirsi.

    E che ne so, prenditela con il messaggero.

    Certe volte Rhaziel era davvero scorbutico, ma purtroppo non poteva farci assolutamente nulla. Lui era un tipo sincero, a volte anche troppo, e aveva dei principi ferrei da seguire... proprio non riusciva a prendere ordini da qualcuno che era più piccolo di lui, anche se questa persona aveva dei poteri che andavano molto oltre la sua concezione di magia.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Ok.
    Stato mentale: ...err.
    Mana: 100%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
    Equipaggiamento:
    Revolver AMB_
    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


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    « Siete in ritardo! »
    Denver ascolta la piccola Riful agitarsi, sostenendone lo sguardo, ma senza proferire parola. Rimpiange solo di non potersi accendere un sigaro in quel momento; lo avrebbe aiutato non poco a distendere i nervi e a sopportare. Cerca di mantenere un'espressione distante, di nascondere la sua irritazione trascinando con essa tutto il resto. Quando due terzi della guardia armata della piccola sussultano al picchiare del legno della scopa contro il pavimento, il giornalista a malapena fa caso al suo gesto.
    Gli fa piacere vedere, nonostante un passato e quasi fatale fraintendimento, che sia la mezzodrago che l'altra guerriera paiono essersi riprese del tutto dagli eventi di Klemvor. Ciò non significa tuttavia che si fosse aspettato di rincontrarle, e con loro il cavaliere nero. Di sicuro, il pensiero non l'ha sfiorato circa una trentina di minuti fa, alla taverna, a condividere del buon whiskey americano (della quale distilleria non ha ancora, purtroppo, scoperto l'ubicazione) con Rhaziel, prima dell'arrivo di un messaggero di Drusilia ad affidare loro una nuova missione di grande importanza.
    Ogni tanto, si chiede se qualcuno non lo stia considerando una sorta di Aviatore ad Honorem. O peggio, di scorta.
    « E' passato almeno mezz'ora da quando il mio incantesimo vi ha raggiunto! Il che significa che non siete venuti subito, oppure che vi siete mossi lentamente! Eppure avevo chiaramente specificato che era urgente!!! »
    Mezz'ora, vorrebbe replicare, ha speso affrettandosi verso casa sua per recuperare armi e attrezzi del mestiere, precipitandosi poi verso il Mastio subito dopo. Non parla, però, perché sarebbe fiato sprecato. Senza contare che gli basta lanciare uno sguardo al suo compagno per ricordarsi di quella volta che fu trasformato in un ramarro per aver osato contraddire la giovane principessa.
    Non che l'Aviatore paia curarsene.
    « Umphf. Dopotutto, non c'è molto altro da aspettarsi dai servitori di quella donna. Beh, non importa. Per colpa della vostra padrona ho perso alcune delle mie preziose evocazioni, quindi voi farete da sostituti. »
    Qui sospira, sperando che nessuno lo noti. Perché nessuno lì pare essere in grado di capire che Denver è un dannatissimo libero professionista?
    « Andremo nel Regno delle Fiabe... »
    Come?
    « ...a recuperare le Memorie di Celentir. Vi autorizzo a subire mutilazioni di ogni genere o finanche morire... »
    Prego?
    Udire che si tratta di "un viaggio prettamente onirico" non lo consola, e neppure saperla in testa alla spedizione, per quanto strano sarebbe stato in realtà il contrario. È stupito, invece, che siano stati posti al di sopra delle due potentissime guerriere lì presenti. I dettagli sulla magia che le... lega, se non ha capito male, sono per lui una, come ha sentito dire talvolta a un suo conoscente a Blood Runner, supercazzola.
    « Ci sono domande? »
    Troppe.
    « Alcune. Cosa sarebbero le Memorie di Celentir? Un libro? Un oggetto magico? Insomma, come potremmo riconoscerlo e dove potremmo cominciare a cercare? »
    Il tono di voce si abbassa man mano che va avanti con la frase, la sua attenzione attirata dall'anomalia nell'ombra di Riful. Altra magia, ne è conscio, ma ciò non toglie che l'effetto visivo sia piuttosto... sconcertante.
    « A proposito... Dov'è l'altro? Ho chiesto chiaramente sette guardie del corpo, dovreste essere in tre. »
    Tre?
    Guarda prima Rhaziel, poi Maldred, e infine le due donne. Quattro persone in tutto, alle quali si aggiungeva lui; cinque, pertanto.
    « In tutta franchezza, più che chiedermi dove sia il settimo, vorrei sapere dove sia il sesto. »

    Denver BrockmannStato fisico: 'na meraviglia/100
    Stato mentale: Perplesso
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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    Ci sono cose che una mocciosa come te non può capire, gli adulti hanno molte più cose a cui pensare e badare.
    Riful aveva la risposta pronta, ma si prese il suo tempo. Prima di tutto si voltò in direzione di Rhaziel, interrompendo quello che sembrava una sorta di incantesimo e lasciando il circolo runico completato per metà a svolazzare placido nell'aria. Il Libro delle Anime Ritrovate si ritrovò quindi puntato sul guercio, più simile ad una pistola carica con la sicura tolta che un grosso tomo polveroso dall'aria antica.

    « Ad esempio? »
    Ribatté la strega, acida.
    « Il messaggero vi ha pescati in una locanda. Cosa stavate facendo di così importante: sbevazzare? Mangiare carne fuori pasto? Giocare a carte? Assicurarsi che l'abbigliamento della cameriera sia conforme ai vostri gusti? »
    Il libro stregato tornò a sfogliarsi da solo, le pagine di cartapecora che mandavano fruscii secchi e minacciosi.
    « Vedi, io sono una persona magnanima. Per stavolta non ti infliggerò pene severe, giacché sarebbe diseducativo. Tuttavia, sarà mia premura prendere provvedimenti correttivi nei confronti del tuo linguaggio. Mi sembra il minimo, e dovresti anche ringraziarmi: ci sono luoghi dove ti avrebbero mozzato la lingua per molto meno. Dimmi una cosa: quel tipo barbuto con la pelle scura è un tuo amico, non è vero? »
    Un cerchio magico lampeggiò per un momento sotto i piedi di Rhaziel, ma durò solo un attimo, giusto il tempo di rendersi conto della sua esistenza. Il mercenario poté immediatamente constatare che nulla era successo: aveva ancora due braccia, due gambe, una testa e niente coda. Era ancora Rhaziel. Allora cos'era stato quel circolo incantato? Un bluff? E perché le aveva appena chiesto di Ted Carter?
    La risposta arrivò appena le due evocazioni femminili uscirono dalla stanza, per tornarsene di lì a poco con una grande specchiera recuperata dalla stanza a fianco. La pesante mobilia era incassata in un supporto di ottone riccamente decorato in elementi gotici, e grande abbastanza da permettere al Cacciatore di guardarsi per intero e notare quell'unico, piccolo particolare fuori posto... i suoi capelli.

    Più Grandi. Più alti. Più voluminosi. Più afro.
    ... Aveva i capelli di Ted Carter.

    « ... E comunque, il messaggero era artificiale. Si trattava di un mio incantesimo, non affido niente di importante alla bassa manovalanza che infesta questo frammento di Celentir, le mie magie sono più precise, e sopratutto sanno a chi rivolgersi basandosi sulle tracce di aura spirituale. Non crederete davvero che rammento i vostri nomi, non è vero? »
    ... Anche perché né Denver né Rhaziel si erano mai presentati a lei formalmente, e comunque ben difficilmente un caratterino come il suo poteva tenere a mente cose del genere. In pratica si era servita di una sorta di evocazione di un garzone (?) oppure di un costrutto di qualche tipo per chiamarli, ecco spiegato come aveva fatto il messaggio di Drusilia a raggiungerli anche in un luogo un po' sperduto come la taverna in cui si erano recati per bere. In ogni caso, mentre praticava la sua fattura a Rhaziel non era rimasta sorda alle domande del giornalista del Pentauron, tant'è che appena ebbe finito si degnò anche di rispondere:

    « Alcune. Cosa sarebbero le Memorie di Celentir? Un libro? Un oggetto magico? Insomma, come potremmo riconoscerlo
    e dove potremmo cominciare a cercare?
    »
    Denver si ritrovò uno sguardo di disappunto puntato addosso.
    « Un libro? Stiamo cercando delle memorie, non un memoriale o una biografia! Le memorie esistono solo in forma empirica o in forma cristallina, e molto, molto raramente in forma liquida, quando non si cristallizza correttamente. In ogni caso le memorie di un intero universo sono abbastanza rare, le riconoscerete facilmente quando le avrete di fronte. Celentir dovrebbe avere l'aspetto di una pietra rossa, o color Ambra, oppure nera ma con riflessi di un rosso molto acceso, questo in base allo spettro spirituale dominante che circola al suo interno. Nemmeno io so esattamente dove trovarla, ma quando saremo nel reame delle fiabe ci basterà domandare alle persone giuste. »
    Poi tornando a completare il circolo runico aggiunse, con un borbottio a malapena udibile:
    « Laggiù tutti sanno tutto di tutti. Sono dei tali ficcanaso... »

    « In tutta franchezza, più che chiedermi dove sia il settimo, vorrei sapere dove sia il sesto. »
    Riful si interruppe di nuovo, guardandolo storto, poi con un gesto seco indicò la massa nera ribollente ai suoi piedi.
    « ... Non fare domande sciocche! Ce l'hai davanti agli occhi: è nella mia ombra! Avrei volentieri aggiunto almeno un quinto elemento di fiducia, ma purtroppo il portale di pietre dure che ho improvvisato è esploso nella mia stanza da letto, dunque sono costretta a ricorrere a dei rincalzi, e chiudere un occhio perfino se sono male educati, privi di competenza nelle materie alchemiche e magiche, o perfino IN RITARDO!!! »
    Completò il portale, e questo si aprì nella forma di un grande vortice frastagliato di un azzurro elettrico, dove vorticava una superficie simile a vetro ribollente specchiato su di un oceano indaco in tempesta. Una voce femminile si udì a malapena provenire da esso, dopodiché nel giro di qualche istante una ragazzina vestita di rosso piombò al suolo di faccia, ritrovandosi dolorante a massaggiarsi la guancia offesa. Un attimo dopo un secondo portale più piccolo si aprì a poca distanza dal suolo, rigurgitando un grosso fucile nero dalle rifiniture rosse dall'aspetto squadrato e futuristico, il cui diametro della canna era talmente grande da superare di gran lunga i fucili adatti alla caccia all'elefante, poi nel giro di qualche momento si spalancò un terzo portale, ancora più piccolo, da cui emerse un... gatto persiano bianco, che come da proverbio fu anche l'unica cosa a cascare in piedi.

    Un po' spaesato, la grossa e grassa palla di pelo bianca si guardò attorno apparentemente smarrito, poi soffermò gli occhi di un bellissimo azzurro sulla nuova giunta, che nel frattempo cercava di riprendersi dalla botta.

    MMMMmmmmEEEOOOOoooooWWWWwwwwwFFFFFFFFSSSSSSSSSSSSShhhh

    Quello fu il suono più inquietante, alto e baritonale che un gatto poteva emettere, neanche mamma gatta con di fronte una minaccia ai suoi gattini sarebbe in grado di infondere così tanta rabbia nella propria voce. Esplose una colluttazione tremenda, con il gatto indemoniato che iniziava ad inseguire ferocemente la nuova giunta, saltando e artigliando, mordendo e graffiando, e l'altra che fuggiva in preda al panico sotto lo sguardo sempre più contraddetto di Riful.

    « TU saresti un esorcista ed una guardia del corpo? »
    La streghetta non mosse un dito -ci mancherebbe!- e le tre evocazioni naturalmente fecero altrettanto, affatto allarmate dalla scena drammatica che si stava consumando sotto i loro sguardi indifferenti.
    « E' solo un gatto. Mi stai dicendo che non sei capace di sbarazzarti di uno stupido gatto...? »

    Il prossimo turno spetta a Kei, poi di nuovo il QM. Drusilia e Madhatter hanno turni liberi, dato che devono fare una scena introduttiva a parte.


    Edited by Yomi - 13/2/2017, 13:40
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    La musica dolce di un violino colmava di serenità l'ambiente chiuso di una delle sale-ricreative della biblioteca di Palanthas, permeando l'aria di luce come un gioiello ne irradia da uno scrigno, o -forse più similmente- come un profumo soave ed estatico che da lì si spandeva tutto intorno, nell'attigua sala lettura e -attraverso le finestre spalancate per accogliere la primavera- nei giardini esterni, che separavano le cancellate di ingresso dall'edificio vero e proprio.

    Sulla scia di quelle note maliarde ed incantevoli, le affusolate dita da artista scivolarono con delicatezza sulla pelle liscia fresca e morbida di quell'incarnato perfetto, ripercorrendo la linea che i muscoli al di sotto marcavano su quel collo da cigno; sotto il tocco delle sue dita, la modella fremette come un uccellino spaventato, e a quel tremito dettato dal batticuore seguì un singulto emozionato quando gli occhi di ametista del Nephilim risalirono a cercare i suoi.


    « Qualcosa non va, cara...? »
    domandò alla fanciulla,con la mano che risaliva delicatamente fino alla sua guancia
    « Se sono stato troppo audace ti prego di perdonarmi... »

    Sfoggiando con gli occhi magenta un'espressione studiatamente sorpresa, mentre con le labbra ben disegnate le sorrideva seduttivo, Kerobal sferrò una nuova stoccata al cuore della giovane colomba, che -rossa in viso- si affrettò a scuotere il capo e a balbettare qualche assenso sul fatto che l'artista dovesse giustamente controllare l'anatomia del suo soggetto, che lei aveva grande stima e profondo rispetto per le discipline artistiche, e che quindi capiva perfettamente, e... tutte quelle-cose-lì, che si disono per mostrarsi disponibili e condiscendenti. Annuendo, il moro chiuse la fase dei convenevoli.

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    « L'ispirazione è un demone malvagio, e quando resto stregato dalla bellezza,
    tendo a farmi trasportare oltre quanto le buone maniere concederebbero. »


    ...ora iniziava quella delle trattative. Ma, naturalmente, non sarebbe stata una cosa complessa: dopotutto, da una parte e dall'altra, non si vedeva alcun motivo per tirare gli accordi per le lunghe.

    « Sarei interessato a far qualche bozzetto del tuo viso per il quadro allegorico che ho in mente: si tratta di una rappresentazione dei mesi Endlossiani, e potresti esser perfetta per l'idea che ho del mese di Mirach... »
    annunciò pacato, ma appassionato e visionario come le fanciulle immaginano i pittori
    « Naturalmente, però, devo avvertirti che potrebbe diventare un impegno a lungo termine, e potremmo doverci vedere spesso, per fare diverse prove con acconciature, luci, costumi... Insomma, non vorrei finire per stressarti... »

    La giovane, come prevedibile, si sperticò a rassicurarlo sul fatto che non sarebbe stato alcun disturbo, solo un piacere, un onore, un privilegio... così fissarono un incontro per l'indomani, nel pomeriggio, ed ella uscì dalla stanza e dalla biblioteca col passo leggero e danzante di chi -con la testa tra le nuvole- pare quasi non toccare terra per la felicità.

    Mentre il Saggio di Nazara prendeva una rapida nota dell'appuntamento sul suo taccuino con un sorrisino soddisfatto, la melodia che l'aveva accompagnato in quella facile conquista raggiunse la fine del suo ultimo movimento, e -nel ritrovato silenzio- una voce lo interpellò con una punta di curiosità.


    -I mesi di Endlos...?

    « Dieci belle ragazze, ospiti nelle mie stanze. »
    spiegò con una semplicità disarmante il Nephilim, voltandosi verso suo nipote
    « E non devo nemmeno ricordarmi i loro veri nomi. »

    -Intendevo: il quadro allegorico non volevi farlo sulle Stagioni, zio?

    « In effetti, quella era l'idea di partenza...
    Poi ho pensato che le stagioni solo solamente quattro. »

    assentì, rivolgendogli un sorriso e un'alzata di spalle
    « E il dovere dell'arte è raggiungere quante più persone possibili. »

    Sì, d'accordo: non era certo la divulgazione scientifica quello a cui Kerobal stava esattamente pensando, ma... Lowarn Galanodel, figlio mediano della sua sorellastra Drusilia, era ancora giovane e innocente, almeno sotto quell'aspetto; inoltre, restava un ragazzino sveglio e intelligente, e... in qualità di zio per il loro legame di sangue, e -parzialmente- di suo tutore per via del rango di Corona dell'ordine dei Custodi, non c'era davvero necessità di essere espliciti né tanto meno volgari. In fondo, non gli aveva mentito:
    come motivazione aveva senso.

    « Come si chiama il brano che hai appena suonato? Mi ispira davvero:
    potrei metterlo come sottofondo durante i miei rendez-vous... »


    La musica era importante nei momenti di estro creativo:
    le belle note di sottofondo coprivano efficacemente il suono
    di altro...

     
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    Prince of Laputa

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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    Palanthas, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Come si chiama il brano che hai appena suonato? Mi ispira davvero:
    potrei metterlo come sottofondo durante i miei rendez-vous... »


    Voltandosi con aria curiosa, il Saggio di Symphonia squadrò lo zio con sorpresa, onorato ed al tempo stesso imbarazzato da quell'inaspettato complimento. Nonostante fossero di sessualità opposte, gli occhi smeraldini ed i lunghi capelli d'ebano ricalcavano alla perfezione i tratti di sua madre e forse era per quello che Kerobal l'aveva preso in simpatia. Oltre al carattere pacato e disponibile, ovviamente.

    -Oh, mi fa piacere ti piaccia!- esclamò il ragazzino, tutto sorridente e gentile -Si chiama "vermi fra le ossa morte".

    Pronunciare oscenità simili con tale candore sembrava venirgli naturale e -anzi- con lo stesso visetto soddisfatto cercò nell'espressione dell'altro una sorta di approvazione per quel lampo di genio vagamente macabro.
    « Oh, beh, è... » sorrise in modo un po' tirato il Saggio di Nazara, probabilmente per non deluderlo « ...molto affascinante. Però, magari, non lo diciamo alle signorine: un alone di mistero renderà più forte il richiamo dell'arte. »
    Annuì serissimo, cercando di essere convincente.

    -Quindi è cosí che si fa? L'ho scritto pensando a una mia amica e pensavo potesse piacere...
    «Beh... potrebbe!» alzò le spalle «Chi è questa tua "amica"
    Il sorrisetto malizioso dello zio si scontrò con il visetto del piccolo Galanodel completamente bordeaux di vergogna; la boccuccia tremava, sintomo di un candore tipico dei bambini e di futura balbuzie per i minuti successivi.
    -E'... é... é la f-figlia della fioriaia... q-quella vicino Misericorde. E'... una... una mia amica!- cercò di specificare il poveretto, gesticolando in modo decisamente buffo e scomposto -P-però non la vedo molto spesso... quindi a volte compro i fiori solo per vederla.
    Per questo, da alcune settimane, Palanthas era invasa di crisantemi.

    «Oh... » in quel momento, nella testa del Nephilim giunse un'inaspettata epifania riguardo un mistero su cui rimuginava da giorni; a dire il vero, aveva pensato fossero per Amarth o per il Pinguino, che non usciva più dalla sua bara « Beh.. è... è un inizio, sì. »
    Mettendogli una mano sulla spalla con fare incoraggiante, avrebbe poi continuato.
    « E...le hai mai parlato? Nel senso: vi siete presentati? »
    -B-beh... Si. Lei lavora al banco... s-si chiama Rose.
    Lo zio, a quella risposta, non sembrò mutare di molto il proprio approccio... eppure sollevò un sopracciglio, perplesso.
    « Quindi le hai parlato solo al negozio? E non hai mai fatto nulla per farti notare? »
    -Perchè dovrei farlo? A me basta vederla...
    « Perché oltre a vederla, è importantissimo farsi vedere! Non si ricorderà mai di te, se resti nascosto come un cliente qualsiasi! »

    Concedendosi alcuni attimi per pensare, il giovane Lowarn cercò di riordinare le idee portandosi un ditino alle labbra e fissando il suolo come se fosse interessantissimo. In realtà il discorso di Kerobal aveva perfettamente senso, eppure il ragazzino non riteneva poi così importante il contenitore quanto il contenuto... e se erano i suoi sentimenti ciò che voleva mostrarle, quello che non voleva dimenticasse... che senso aveva parlarle, se poteva donarle la sua musica? Non era mai stato bravo con le parole, eppure con la musica riusciva a sfiorare l'anima della gente. Con quella il suo messaggio sarebbe giunto senza ombra di dubbio!

    -Se se ascolta la musica, ricorderà quella. Perché darle il mio corpo quando posso mostrarle la mia anima?

    Fu così che Kerobal si passò una mano sul volto.
    Sospirando avvilito.

    Orecchio Assoluto
    Si dice che in media solo una persona su cinquantamila può vantare di possedere l'orecchio assoluto, abilità innata che permette di identificare una nota musicale -anche ascoltata una sola volta ed in totale assenza dell'ausilio di un suono di riferimento- così da determinarne la frequenza. Nonostante questo talento sia totalmente slegato al tipo di vita condotta dall'individuo, indica comunque una certa attitudine ed il gusto per la musica; chi ha orecchio è infatti capace di riprodurre qualsivoglia melodia, registrandola nella propria mente al medesimo istante della sua esecuzione.
    Possessore dalla nascita di questo talento, Lowarn è in grado di discernere le note vibranti celate nelle intonazioni vocali, il battito cardiaco e lo stesso respiro delle persone che lo circondano, rendendolo di fatto capace di intuire le loro emozioni e -in molti casi- anche le intenzioni di ciascun individuo, riuscendo ad individuare perfino i bugiardi. Per tale ragione sarà in grado di "prevedere" in anticipo di pochissimi millesimi di secondo le loro mosse, riuscendo così a rispondere più rapidamente ad ogni stimolo esterno, sia fisicamente che magicamente.
    Oltre a tali abilità, è anche portatore di un udito decisamente fuori alla norma: nel raggio di quindici metri è in grado di sentire qualunque cosa provochi vibrazioni, anche impercettibili come il battito cardiaco di un vivente.
    [Auspex(radar)passivo 15m + Instant Casting + Bonus PU Agilità/Destrezza + Empatia emozioni + Discernimento Bugie]

    Librarsi in volo
    Poichè i Galanodel derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria, galleggiando in essa grazie al pensiero. Il volo è a volte accompagnato dall'apparizione di un paio d'ali bianche che, tuttavia, hanno puro effetto scenico.
    [Volo fino a 5 m dal suolo]

    Legame con la Fonte
    Per comprendere una delle caratteristiche base della stirpe dei Galanodel, è necessario approfondire un aspetto storico relativo alla loro creazione. Questi altro non sono che il risultato dell'unione di una creatura celeste con un essere umano. Ciò significa che sebbene manifestino aspetti del tutto umani, la loro vita è tuttavia slegata dalle funzioni del corpo, perchè come gli angeli, i Galanodel sono legati alla Fonte, ed è questa a non renderli intaccabili da agenti esterni, come ad esempio il tempo, o magari cose più "concrete", come batteri, tossine o organismi non loro. Ciò implica che sono tendenzialmente immuni agli agenti esterni.
    [Immunità agli agenti esterni passiva + attiva variabile]

    Corpo Celeste
    Risultato dell'unione fra sangue umano ed angelico, il corpo del Principe presenta tratti di entrambe le razze. Fra le caratteristiche angeliche ereditate vi è certamente la capacità di irradiare luce dalla propria pelle, ed è in grado di intensificarla o meno a proprio piacimento. Questa tuttavia non si annullerà mai, ragion per cui, se di giorno sarà praticamente impercettibile, di notte e nell'ombra si manifesterà sotto forma di candore lunare.
    [Emana Luce (spiegazione di alcuni poteri attivi)]

    Linfa degli Angeli
    E' cosa ben nota che il sangue di una creatura pura contenga un potenziale nettamente superiore a quello di un comune vivente; non a caso nei sacrifici umani son state sempre predilette le fanciulle vergini. Ora, si immagini questo potenziale amplificato in modo esponenziale, tanto da rendere il sangue stesso non più un comune componente di pozioni o riti, ma l'unica fonte di potere. Questo è quello che si verifica con il sangue degli angeli, o di creature che fanno parte della loro discendenza. Coloro che ingeriscono qualche stilla della linfa vitale di un appartenente ad una stirpe celeste, si ritrovano vincolati da un legame di natura mistica molto forte che si concretizza con un netto prolungamento della vita del soggetto, la cui intensità dipende dalla quantità di sangue assunto e la cui efficacia trascende qualsiasi razza, genere, classe sociale e (soprattutto) la natura soprannaturale: ha effetto su chiunque, chiunque egli sia e qualsiasi cosa sia. L'allungamento della vita dipende dalla razza, dalla quantità di sangue ingerito e molti altri fattori. Orientativamente, una goccia del sangue del Principe, porta in un essere umano qualunque un aumento della vita di circa cento anni.
    [Proprietà di bg del sangue]

    Passive di gilda:

    Autorevolezza
    E' questo un suono che tutti possono udire, perché scaturito dall'alta sapienza di coloro che lo pronunciano; la volontà dei Saggi muove questo potere, così che dalla loro giusta voce escano parole che agli altri appaiono profondamente sapienti, e pertanto degne di rispetto, così come degno di rispetto sarà, per chi ascolta, colui che parla. Una malia, un'azione per convincere anche i più scettici della grandezza dei Sapienti di Endlos, sicché al volere di questi le parole diventino capaci di infondere nella mente di chi le oda un tale rispetto per queste e per i Saggi, che certamente non dubiteranno della loro veridicità, e se verrà pronunciato un comando, vorranno eseguirlo senza proteste, quasi fosse l'ordine del loro più caro e severo dio.

    Sapienza
    Così come non vi è guerriero senza spada o mago senza arti arcane, allo stesso modo non vi può essere Saggio senza conoscenza. Caratterizzati dalla loro avida sete di sapere, un membro di Gilda sarà sempre alla ricerca di cultura da aggiungere alla propria. C’è chi è arrivato su Endlos possedendo già un sapere pari a quello di migliaia di libri, ma informazioni rare e segrete vengono tramandate tra i Saggi nei tomi che solo loro possiedono. Se a ciò si aggiungono anche quelli del Magisterium allora un membro di Gilda non potrà che divenire un pozzo di sapere che ben pochi potranno guardare come loro pari. In termini di gioco è considerata una passiva di conoscenze nella via che il membro di gilda ha scelto.
     
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  7. K e i
     
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    « TU saresti un esorcista ed una guardia del corpo? »
    Dopo venti secondi di drammatica fuga inseguita dalla belva feroce uscita direttamente dagli abissi dell'inferno, Kei aveva infine trovato rifugio nel soffitto, balzando sul lampadario a cui era rimasta appesa in precario equilibrio, la mantellina scarlatta che penzolava pietosamente sotto di se ed il gatto che saltava e artigliava per aggrapparsi ad essa ed usarla per raggiungere il suo vero bersaglio.

    « E' solo un gatto. Mi stai dicendo che non sei capace di sbarazzarti di uno stupido gatto...? »
    Che ci faceva in quella stanza? Non riusciva a capirlo, fino a poco fa stava scappando via lungo le vie di Laputa, braccata da quella creatura assetata di sangue. Di botto era inciampata in qualcosa per poi cadere in avanti, e... si era ritrovata lì.
    "N... non di quel gatto!!"
    Rispose esitante, sfilando con lo sguardo sui presenti, appurando che non ne conosceva nemmeno uno. Però la bambina con il cappello a punta l'aveva appena riconosciuta come esorcista e guardia del corpo, quindi... che fosse lei la committente? Impossibile: la lettera di assunzione aveva la firma del magisterium, era identica in tutto e per tutto alla missiva con cui era stata assunta per accompagnare il signor Gaspode nell'Undarm pochi mesi addietro.
    "Ehm, potreste cacciarlo, per favore? Senza fargli male, per favore! I gatti fanno sempre così, con me."
    Ed infatti quello era un normale micione, giusto un po' più grosso e cattivo della media dei gatti.
    "Scusate, ma... potrei sapere chi siete?"
    Domandò rivolgendosi ai presenti, guardando prima l'individuo dall'aspetto poco raccomandabile e con una benda sull'occhio, poi l'uomo dalla faccia cattivissima che gli stava a fianco, in qualche modo i due dall'aspetto meno strano nell'eterogenea squadriglia di personaggi ammassati nella stanza...

    Scusate il ritardo!
     
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  8. _MajinZ_
     
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    In fondo doveva aspettarselo, le parole infatti avevano sempre delle conseguenze, soprattutto quando venivano rivolte a una piccola strega permalosa e terribilmente vendicativa. Rhaziel fece un passo indietro mentre iniziava a sudare freddo. Non aveva dimenticato l'esperienza del trasformarsi in una lucertola e di certo non aveva nessuna intenzione di ripeterla, per questo motivo quando si vide il libro puntato contro iniziò a pensare subito al peggio. In cosa l'avrebbe tramutato stavolta? In uno scarafaggio? Diamine, non poteva essere così terrorizzato da una bambina, per quanto prodigiosa e imprevedibile. Riful però si rivelò magnanima, almeno per una volta e il guercio fece un sospiro di sollievo quando la luce rossa svanì, lasciandolo tutto intero e normale. O forse no? Rimase per qualche istante immobile, poi capì il motivo per cui lei aveva nominato Ted Carter. Rhaziel si guardò allo specchio... era diventato afro. Una capigliatura del genere lo faceva sembrare abbastanza ridicolo.

    Tu piccola pe... petunia.

    Il Cacciatore chiuse per un attimo l'occhio, sorridendo in modo decisamente nervoso con tanto di zigomo tremolante. Fece un lungo sospiro, non doveva tirare ancora la corda o poteva andargli molto peggio di un'acconciatura particolare.

    Va bene, ho capito l'antifona.

    In seguito a quel fatto nella stanza accaddero diverse cose, tutte troppo ravvicinate per essere trattate in modo specifico, ma nell'ordine apparvero: Cappuccetto Rosso, un gatto, un fucile enorme che sembrava davvero molto figo. Subito dopo Cappuccetto Rosso si appese al lampadario, fuggendo dal gatto che sembrava averla presa in antipatia, anzi, la odiava proprio. Però all'occhio del guercio quel piccolo felino era fin troppo carino, quindi decise di chinarsi per richiamare l'attenzione del micio.

    Qui micio.

    Gli allungò un croccantino. Aveva sempre del cibo per animali nascosto nelle tasche, non si poteva mai sapere quando si presentava l'occasione di aiutare un animale bisognoso. Anche se con quella capigliatura era davvero frustrante rendersi credibile. Ad ogni modo sollevò lo sguardo sulla ragazzina, era lei l'esorcista di cui si parlava. Certo, era difficile da credere che una ragazzina così facesse un lavoro simile, ma non aveva nessuna intenzione di commentare, visto quel che era appena successo ai suoi capelli.

    Rhaziel.

    Poteva presentarsi meglio, ma al momento non ne aveva molta voglia. Anche se non sembrava era molto più interessato al vero motivo per cui Riful gli aveva convocati, visto che al momento faticava a comprenderlo. Però sperava di trovare almeno nel micio un compagno... voleva architettare una vendetta bella e buona. Prima doveva farse alleato e con un piccolo premio, si poteva ottenere di tutto.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Ok.
    Stato mentale: ...err.
    Mana: 100%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
    Equipaggiamento:
    Revolver AMB_
    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


    Tecniche utilizzate: \\
     
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    Riful non prende bene la risposta piccata di Rhaziel, e ciò non sorprende Denver neanche un po'. Con quel grosso grimorio puntato verso il guercio, il giornalista non può che stare a guardare con un misto di preoccupazione e curiosità in cosa sarà trasformato l'amico. Diventerà nuovamente un ramarro, come l'ultima volta? Una giraffa? Oppure la metamorfosi sarà in scarafaggio, come in quel libro di Kafka?
    Fissa il cerchio magico che si forma sotto i piedi dell'Aviatore, quindi rialza lo sguardo verso di lui.
    Tu piccola pe... petunia.
    Petunia? Denver, pur comprendendo la situazione, deve trattenersi dallo scoppiare a ridergli in faccia.
    « Beh, » commenta. « non stai così male, suvvia. »
    Ma ora tocca alle spiegazioni.
    « Un libro? Stiamo cercando delle memorie, non un memoriale o una biografia! Le memorie esistono solo in forma empirica o in forma cristallina, e molto, molto raramente in forma liquida, quando non si cristallizza correttamente. In ogni caso le memorie di un intero universo sono abbastanza rare, le riconoscerete facilmente quando le avrete di fronte. Celentir dovrebbe avere l'aspetto di una pietra rossa, o color Ambra, oppure nera ma con riflessi di un rosso molto acceso, questo in base allo spettro spirituale dominante che circola al suo interno. Nemmeno io so esattamente dove trovarla, ma quando saremo nel reame delle fiabe ci basterà domandare alle persone giuste. Laggiù tutti sanno tutto di tutti. Sono dei tali ficcanaso... »
    Vi è un gemito di sommessa irritazione, ma Denver fa cenno di aver (più o meno) capito scribacchiando due parole sul taccuino. Perché Riful deve sempre partire dal presupposto che ciò di cui parla sia per forza ovvio a chiunque? Ad ogni modo, gli basta sapere che si tratta di una pietra, o una sorta di gemma, e il suo colore. E che basterà chiedere alle persone giuste, e che chiunque laggiù sappia chi siano le persone giuste a cui appunto chiedere.
    Infatti, sospetta, non deve essere la ricerca la parte difficile. Il fatto che perfino Riful abbia sentito il bisogno di portarsi dietro ben sette guardie del corpo la dice lunga. Denver, Rhaziel, la guerriera, la donna-drago, Sir Maldred, e...
    « ... Non fare domande sciocche! Ce l'hai davanti agli occhi: è nella mia ombra! Avrei volentieri aggiunto almeno un quinto elemento di fiducia, ma purtroppo il portale di pietre dure che ho improvvisato è esploso nella mia stanza da letto, dunque sono costretta a ricorrere a dei rincalzi, e chiudere un occhio perfino se sono male educati, privi di competenza nelle materie alchemiche e magiche, o perfino IN RITARDO!!! »
    Si sforza di non digrignare i denti.
    « Chiaramente. » dice, e mai prima d'ora deve aver caricato una sola parola di così tanto sarcasmo.
    Nel frattempo, Riful ha appena finito di congiurare una qualche magia. Il risultato è una sorta di vortice attorniato di azzurro, nel quale Denver non riesce a vedere che altro blu. Sente però una voce femminile avvicinarsi dal suo interno, e qualche istante più tardi, infatti, appare davanti ai loro occhi una ragazza -adolescente o poco più- vestita di rosso. Quindi, poco dopo, mentre questa si dà sollievo alla gota dopo un atterraggio sfortunato, anche un grosso fucile e un gatto.
    Denver li guarda, basito. Poi, del tutto inatteso...
    MMMMmmmmEEEOOOOoooooWWWWwwwwwFFFFFFFFSSSSSSSSSSSSShhhh
    ...uno straziante miagolio lacera l'aria, facendo quasi sobbalzare il giornalista e costringendolo a coprirsi le orecchie con le mani. Subito dopo, comincia un inseguimento a dir poco surreale: il gatto, inferocito, che dà la caccia alla ragazzina che, terrorizzata, fugge e poi balza sul lampadario, rimbeccata da una non troppo colpita Riful. Ecco dunque la loro settima guardia del corpo.
    Ignora il gatto -Rhaziel se ne sta già occupando-, fissandola piuttosto con perplessità.
    "Scusate, ma... potrei sapere chi siete?"
    « Denver Brockmann, giornalista, e dovrei farti la stessa domanda. »
    Abbassa gli occhi sulle altre due donne rimaste senza nome.
    « E, giusto, non ci eravamo presentati l'ultima volta. Posso chiedervi come vi chiamate? »

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Perplesso
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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    "Scusate, ma... potrei sapere chi siete?"
    Riful pianta le mani ai fianchi, e con aria piccata è sul punto di rispondere, quando l'Aviatore ad honorem alle sue spalle la precede:
    « Denver Brockmann, giornalista, e dovrei farti la stessa domanda. »
    La strega gli scocca un'occhiataccia non da poco, sul livello di quelle riservata a Rhaziel per le sue rispostacce.

    « Sono il tuo datore di lavoro. »
    Irrompe la maghetta con violenza, senza troppi giri di parole.
    « Hai firmato un contratto, quindi da questo momento in poi mi accompagnerai in qualità di guardia del corpo durante il mio viaggio nel regno delle fiabe, durante il quale cercheremo le memorie del mio mondo natio. »
    ... Che detta così sembrava una cosa del tutto fuori da ogni logica, ed in effetti lo era. Però il tono di voce di Riful era tremendamente serio, il suo faccino risoluto e irremovibile, e non aveva assolutamente l'aspetto di qualcuno che ama prendere in giro il prossimo, come testimoniato dal portale da cui era sbucata fuori Kei pochi istanti prima.

    « E, giusto, non ci eravamo presentati l'ultima volta. Posso chiedervi come vi chiamate? »
    Domandò ancora Brockmann.

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    « Fufu, vedo che non ricordi quello che ti ho detto quando le hai incontrate la prima volta. »
    Sempre con il suo tono di voce supponente fino al punto da essere irritante, Riful rispose in luogo delle due evocazioni, che in effetti avevano accolto la domanda del giornalista con espressioni di vuota assenza, come se loro per prime non fossero in grado di fornire una risposta.
    « Su queste due grava una costrizione mentale di quinto livello, che ne filtra le percezioni, ne altera le emozioni e ne blocca quasi del tutto i ricordi. Il loro stesso nome è sigillato, non possono rammentarlo a meno che non decido di allentare la presa fino al terzo livello, quello che ho apposto sul qui presente sir Maldred, in modo che possa godere di autonomia sufficiente per sostituirmi nel prendere decisioni in caso di necessità. E' per questo che prima vi ho detto chiaramente che in caso di emergenza dovrete guidarle! Infatti da sole non combinano un bel niente, è come se fossero semplicemente stupide. »
    A quel punto allargò le mani e sospirò sconsolata.
    « Naturalmente se hai un bisogno disperato di dar loro un nome, puoi sempre assegnarglielo tu stesso. Sono settate per riconoscervi come loro diretti superiori, seguiranno le vostre direttive anche riguardo i nomi a cui devono rispondere! Cercate solo di non scegliere qualcosa di troppo complicato da pronunciare, intesi? »

    Passò a fissare Rhaziel, che aveva appena adottato il micione bianco sbucato fuori dal portale, che anche in braccio al cacciatore di taglie non la smetteva di guardare in cagnesco la ragazzina con la mantella rossa appesa al lampadario come una scimmietta incappucciata.

    « Intendi portartelo dietro? »
    Chiese in tono di disapprovazione, ma non aggiunse altro perché per quanto la riguardava poteva fare ciò che preferiva.
    « Bah, fai come vuoi. Seguitemi, scendiamo da questo frammento fluttuante di Celentir. Ci aspetta un lungo viaggio in direzione della Biblioteca di Alessandria dove troveremo il tomo da impiegare come portale di ingresso per il regno delle fiabe. Useremo il mezzo di trasporto più rapido possibile: avrei preferito un portale dimensionale ma ci sono dei fastidiosi incantesimi che mi proibiscono l'accesso, dovremo fare alla vecchia maniera... »
    Guidò il drappello fuori dal Mastio, sei individui tremendamente eterogenei in fila indiana attraverso i corridoi della fortezza, in direzione del cortile dove sbattendo la scopa di saggina al suolo generò una bolla traslucida, che si sollevò in aria come sospinta dalla brezza. Usando quella bolla come ascensore, la strega Riful, il cacciatore di taglie Rhaziel, il giornalista Denver, l'esorcista Kei, la donna-drago dai capelli cinerei, la guerriera armata di spada, il cavaliere nero e la misteriosa presenza celata nell'ombra ribollente della piccola maga a capo della spedizione solcarono il cielo attraverso le nubi, scendendo placidamente verso la vasta distesa di cemento e metallo chiamata Klemvor, fino ad un vasto piazzale punteggiato dalle carcasse di automobili divorate dalla ruggine.

    « Adesso cercate di non scappate in preda alla paura! »
    Sorrise Riful, stranamente divertita mentre disegnava con le dita archi di luce azzurra che andavano formando rune di potere brillanti.
    « Sentirete il bisogno di correre via urlando, ma visto che siete in compagnia della più potente e brillante incantatrice di questo semipiano potete almeno provare a sforzarvi di dimostrare un po' di coraggio... »

    Un violentissimo spostamento d'aria ed un colossale ammasso di pulviscolo agitarono lo scenario, costringendo i presenti a distogliere lo sguardo e porre di fronte a se una mano per evitare la polvere che correva verso i volti. Era una giornata plumbea, in Klemvor, come spesso accadeva in quel periodo dell'anno, ma un pallido sole rischiarava la città da attraverso le nubi proiettando una luce stentorea, che tuttavia adesso era scomparsa, divorata da un'ombra titanica. Qualcosa dal banco di polvere si mosse, scuotendo ulteriormente l'aere con ali possenti, schiudendo occhi da rettile di un dorato sovrannaturale, e poi levando due lunghe teste serpentine in direzione del cielo. Di fronte ai presenti, il ciclopico drago a due teste originario di Celentir si levò sulle quattro zampe per tutta la sua immane stazza, centocinquanta metri a partire da una delle due teste fino alla punta della lunga coda da rettile. Il cranio di destra era nero come il resto del corpo, mentre quello di sinistra era deforme, più simile ad un fascio di cavi argentati che si intrecciavano su se stessi come ad imitare la forma e l'aspetto dell'altra testa. Ma era proprio quest'ultima che calò fino all'altezza del drappello di avventurieri, puntò gli occhi d'oro sui presenti, dilatò le narici proiettando una ventata pestilenziale che portava con se odore di stantio, di palude, di metano e sterco. Dopodiché spalancò fauci sufficientemente vaste da divorare larghe fette di Laputa, munite di file su file di denti grandi quanto una persona. E ruggì. Un grido di una violenza inaudita, che spazzò via due auto come se fossero foglie al vento, distrusse ciò che restava di vetri e parabrezza e fece lampeggiare un gigantesco scudo di energia già eretto preventivamente da Riful di fronte a se stessa ed alle sue guardie del corpo e grazie al quale a Rhaziel, Denver e Kei non arrivò altro che l'odore tremendo dell'alito della belva draconica.

    « Finiscila!!! Smettila subito, ti ho detto! »
    Il drago nero arretrò di un passo, fece schioccare la coda che impattò su di un palazzo poco distante. Lasciò l'impronta di una frustata, praticamente distruggendo l'intera facciata.

    « Benissimo! Sembra essersi calmato. »
    Riful si voltò verso i presenti, indicando il suo "pet" con un sorriso.
    « Lui è Abbadon. Viaggeremo sul suo dorso, quindi cercate di fare amicizia. Su, forza! Salutate!! »
    ________________________________________

    Nel pacifico Presidio dell'Est il sole primaverile rischiarava un cielo di un bell'indaco, con solo pochi batuffoli di cotone bianco a solcarne le distese ed a macchiare quello che, altrimenti, era una meravigliosa tela pronta per ricevere il pennello di un artista ispirato. Eppure perfino nella loro sala defilata rispetto al corpo principale della biblioteca di Palanthas, protetti dalle mura del maestoso edificio, il Nephilim Kerobal ed il principe di Laputa Lowarn percepirono quello che in tutto e per tutto sembrava un tuono in lontananza, attutito dalle pareti dell'edificio.
    Che non si trattava affatto di un improvviso mutamento delle condizioni meteorologiche fu chiaro quando, pochi istanti dopo, un novizio percorse di gran fretta la sala, affannandosi nella tonaca monacale blu mentre cercava un suo superiore a cui riferire e cercare consiglio ed istruzioni. Era decisamente inconsueto vedere un monaco, sia pure un novizio, affrettarsi fin quasi a correre per le sale della biblioteca, ed ancora più strano era sentire la sua voce alzarsi fin quasi a rasentare l'oltraggio nel silenzio religioso che regnava nelle sale della Biblioteca di Istvàn.

    In tono concitato, parlava di un mostro...

    Turni: Kei | Kerobal o Lowarn (in ordine sparso) | Denver o Rhaziel (idem come sopra)


    Edited by Yomi - 21/3/2017, 02:39
     
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    Qui micio.
    A salvarla ci pensò un signore dalla peculiare capigliatura afro, che ammansì il bianco cerbero in versione felino armato di un... croccantino?
    Ancora aggrappata al lampadario, Kei lo fissò stupita. Le venivano in mente un solo motivo per cui una persona poteva andare in giro con croccantini per gatti in tasca: o sei un possessore di una colonia di bestiole di cinque-cinquecento esemplari, oppure sei uno dei famosi tamer, individui capaci di comunicare con le bestie, probabilmente dotato di retaggio animista, magari il discendente di un clan di sciamani africani, il che spiegava la capigliatura. Magari -chissà?- anche i capelli erano una sorta di retaggio culturale.

    Rhaziel.
    Si presentò l'uomo, confermando la prima impressione della piccola esorcista, visto che pure il nome le suonava mistico e con un nonsocosa da domatore di pericolosissime belve feroci.

    « Denver Brockmann, giornalista, e dovrei farti la stessa domanda. »
    Stava ancora fissando stupita Rhaziel, quando l'altro uomo le rispose in un modo che in qualche modo la intimorì molto, anche perché il tipo aveva l'aura da gangster del bloodrunner, l'abbigliamento di un killer professionista ed il fisico da picchiatore da strada.

    "Ah... Mi chiamo Rouge, stavo cercando..."
    ... Non fece in tempo a mollare il lampadario ed atterrare agilmente a terra in modo da finire la frase, che una bambina con curiosi abiti in stile Halloween si fece avanti in tono aggressivo.
    « Sono il tuo datore di lavoro. »

    "Oh."
    Rispose Kei, incuriosita, pensando che magari era del Magisterum.
    « Hai firmato un contratto, quindi da questo momento in poi mi accompagnerai in qualità di guardia del corpo durante il mio viaggio nel regno delle fiabe, durante il quale cercheremo le memorie del mio mondo natio. »

    "Ehm... va bene...? Sì, insomma, okkay. Che intendete con "Regno delle Fiabe"?"
    Qualunque regnante abbia scelto un nome del genere per il suo reame di certo aveva problemi mentali.
    Detto questo, appena notata la figura scarlatta di Crescent Rose che giaceva al suolo abbandonata, corse subito a riprenderla mentre alle sue spalle la piccola strega si lanciava in difficili discorsoni farciti di paroloni e concetti stranissimi a cui Kei tentò di dare un senso logico, ma di cui riuscì a malapena a cogliere il senso. Alla fine la graziosa capogruppo condusse tutti quanti fuori dalla stanza, al che anche a lei non restò da far altro se non accodarsi al drappello e seguire docilmente fuori dal Mastio i nuovi compagni di avventura. Appena fuori vennero avvolti da una bolla di energia e condotti placidamente in direzione della città sottostante, l'impero delle macchine chiamato Klemvor, dove atterrarono in un vasto piazzale.

    « Adesso cercate di non scappate in preda alla paura! »
    Disse la strega.
    Kei la guardò stupita. Perché avrebbero dovuto? Che cosa succedeva adesso?
    « Sentirete il bisogno di correre via urlando, ma visto che siete in compagnia della più potente e brillante incantatrice di questo semipiano potete almeno provare a sforzarvi di dimostrare un po' di coraggio... »

    "...?"
    Di nuovo si guardò attorno senza capire, quando in uno sbuffo di polvere ecco apparire la sagoma mortifera di un gigantesco dragone nero bicefalo.
    Kei dapprima sbiancò. Poi ebbe un mancamento. Infine si tappò il naso con le dita per proteggerlo dall'odore pestilenziale dell'alito della creatura, appena questa decise poco convenientemente di ruggire in faccia a tutti.
    "Non è un po' grandino questo drago...?"
    Riuscì a dire in tono sommesso, sentendosi all'improvviso piccola piccola. Sì: aveva avuto a che fare con un drago di recente, ma molto più piccolo. Aveva avuto a che are anche con una belva assai più grossa, il mitologico drago divoramondo, ma ugualmente non riusciva a non restare impressionata davanti ad un essere così grande.

    Comunque ebbe poco tempo per avanzare delle rimostranze, giacché la bolla di energia si levò di nuovo ed iniziò il viaggio alla volta del Presidio Est e della Biblioteca di Alessandria...

    Vorrei sottolineare che Rouge non è il vero nome di Kei, quindi Denver che possiede un auspex per le bugie dovrebbe percepirlo.
     
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    -Se se ascolta la musica, ricorderà quella.
    Perché darle il mio corpo quando posso mostrarle la mia anima?


    Appresa l'esistenza e l'identità di una musa ispiratrice del prodigioso talento musicale del giovane, e scoperta la palese difficoltà del suo delicato animo di artista nell'approcciarsi alla fanciulla in questione -svelando al contempo il mistero dietro la frequente presenza di crisantemi nelle aule di Palanthas-, il Principe Demone si ritrovò davanti ad una scelta: far spallucce con indifferenza, accettando il fatto che il nipote -pur disponendo di tutte le carte vincenti- non avesse nemmeno una pallida idea di come affascinare una ragazza, o impegnarsi per sanare quell'atroce lacuna con tutto il senso di abnegazione che si possa riservare alla propria riscoperta famiglia.

    Naturalmente, in quanto saggio Custode della Via delle Arti e spirito magno di quella realtà, intrinsecamente devoto alla causa della conoscenza e della bellezza, qualcosa in lui non era a suo agio con l'idea di lasciar andare sprecate le enormi potenzialità del candido Lowarn... fu per quello che, abbracciando la sacra missione che gli si profilava davanti, egli scelse la via della
    Responsabilità.

    Con un secondo sospiro, stavolta non avvilito come il primo, ma paziente e determinato come quello di chi sta per affrontare una nobile impresa -che tuttavia sa essere difficoltosa-, Kerobal abbassò la mano con cui si era soffermato a reggersi la fronte, e si rivolse di nuovo al Galanodel.

    « Questo è un pensiero molto bello, Lowarn... »

    ...e lo pensava davvero: presentarsi a qualcuno con una frase del genere l'avrebbe certamente fatto cadere ai suoi piedi, colpito mortalmente al cuore da tanta connaturata dolcezza, scintillante cavalleria, e disinteressata devozione... quel genere di cose che -unite al suo bell'aspetto e al suo carisma- sono un punto di leva efficacissimo per una conquista.

    « ...però, come Saggio e come Principe, è estremamente importante per la tua formazione sapere come relazionarti con gli altri. »
    ecco, mettendogliela così, sembrava una cosa super-seria: utile per valer da motivazione
    « E' nostro dovere non solo custodire la sapienza e la bellezza di questo mondo e degli altri, ma anche diffonderla... e lo zio Kerobal ti insegnerà a perfezionare questa abilità. »

    O ci avrebbe provato, almeno. Non è che si sentisse particolarmente sicuro di riuscire: non che considerasse quel ragazzino stupido o lento, ma... il fatto era che Lowarn non somigliava a sua madre solo nell'aspetto, e l'aura di innocenza che li circondava entrambi (a dispetto di tutto quello che poteva loro capitare), e che filtrava i loro occhi, sapeva talvolta costituire un serio ostacolo al passaggio di concetti troppo sottili come i tentativi di seduzione, le allusioni, i sottintesi o i sotterfugi. Ad ogni modo, erano suoi parenti - e non li avrebbe abbandonati.

    Schiudendo le labbra, il Nephilim stava per aggiungere al silenzio meditabondo del piccolo interlocutore qualche altro spunto di riflessione, quando il rombo lontano di quel che pareva un tuono lo interruppe; oltre al fatto di esser suonato particolarmente vicino, quel fragore lo lasciò perplesso non appena ebbe constatato -con una fugace occhiata fuori dalla finestra- che il cielo fosse ancora limpido e sereno, e la giornata calda e luminosa.

    ...e se non era stato un temporale, una qualche funzione fisiologica di Brifos, o uno degli esperimenti falliti di Arthur -quel giorno ambedue assenti dalla Biblioteca per un sopralluogo a Garwec-, allora che cosa?

    La risposta giunse a lui di corsa, sulle gambette frettolose di una delle Vesti Blu, e già quel segnale fu indizio inequivocabile di imprevisti in arrivo; dopotutto, anche dopo la scomparsa del fondatore dell'Ordine -il Guardiano Eru Elen Amarth- nessuno tra il personale della Biblioteca si permetteva di infrangere i suoi dettami scorrazzando per i corridoi. Anche perché, di norma, non essendo degli sportivi ma degli intellettuali, nessuno di loro aveva lo sbatti l'aspirazione di sperimentare il brivido triviale della fatica muscolare.

    « Mio Signore! Mio Signore! C'è un mostro nel cortile! »
    comunicò il messaggero, gridando allarmato mentre caracollava verso il duo
    « Venga a vedere! Presto! Cosa facciamo? »

    Con una certa perplessità, il Principe Demone reclinò la testa da una parte, sbatté le palpebre interdetto, e scambiò col nipote un'occhiata interrogativa; poi scrollò le spalle, sospirò, e si incamminò verso l'uscita a grandi passi, scuotendo la testa: in qualità di Custode più alto in rango tra quelli attualmente presenti in sede, quella grana gli toccava proprio. Sperò solamente che ne valesse la pena.

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    Impreziositi da un sistema di fontane monumentali, alti alberi svettanti, siepi fiorite, e aiuole ben rasate, i Giardini di Palanthas costituivano un camminamento lungo alcune decine di metri, che separava i cancelli esterni dell'edificio dalla soglia dell'immenso palazzo: per quanto quell'area fosse già da considerarsi pertinenza della Biblioteca, la magia degli ospiti era ancora tollerata ed efficiente lì, ma la quieta consapevolezza che un Saggio abilitato ad esercitare gli incantesimi protettivi della struttura (come lui, per inciso, era) dava una qual certa tranquillità alla Corona di Nazara anche mentre scendeva i gradini dello scalone d'onore e procedeva a passo spedito verso il drappello di ospiti inattesi.

    Solitamente, specie durante delle giornate belle come quella, non era raro vedere gente di ogni tipo, razza ed età sostare qui e là, leggendo un libro per diletto o studiando qualche voluminoso testo, in vista di qualche esame, ma... in quel momento, le uniche presenze -oltre a Kerobal e Lowarn, che lo aveva seguito- erano sette (...? Eppure, le sue percezioni ne contavano otto), raggruppate davanti a quella che doveva essere presumibilmente la loro cavalcatura, e che era stata evidentemente causa di allarme per i poveri monaci che se lo erano visti atterrare davanti casa.

    Dal canto suo, il primo pensiero che il Nephilim formulò alla vista del drago fu che quello strano esemplare bicefalo (per quanto una delle teste sembrasse posticcia) era comunque più piccolo del Divoramondo che aveva avuto occasione di vedere durante la famosa Caccia, ma accantonò ben presto quella considerazione per concentrarsi su un secondo pensiero ben più interessante:
    quelle erano ragazze! Ce n'erano quattro, e due di esse sembravano pure nella fascia di età giusta per poter far esercitare Lowarn; alle altre, due bellezze in armatura e dai capelli chiarissimi, ci avrebbe pensato lui.

    « Mi raccomando, Lowarn: al momento rappresentiamo Palanthas, quindi... »
    gli bisbigliò senza fermarsi, rivolgendogli un sorriso incoraggiante per motivarlo
    « ...impegniamoci a far bella impressione mentre facciamo gli onori di casa. »

    Quando fu a portata di voce, si degnò di dare un'occhiata anche agli altri componenti del gruppo: un guercio (cinque), un tipo di mezz'età (sei) e... non era Lancelot (sette) quello? Aspetta... la faccia era la stessa, ma i capelli erano scuri... e poi la loro aura era diversa... Strano. Ma non quanto la ribollente ombra della bambina con il cappello da strega, su cui l'occhio magenta del Saggio cadde mentre faceva la conta degli astanti... perché una qualche presenza (otto) era annidata là.

    « Buongiorno, Signori e Signorine. E benvenuti alla Grande Biblioteca di Palanthas. »
    si rivolse loro il Nephilim, fermandosi a pochi metri dal drappello per un lieve inchino
    « Posso sapere che ragioni vi portano alle nostre soglie con un drago? »

    C'erano cortesia e tranquillità nella sua voce, nei suoi modi e sul suo viso, ma anche una implicita domanda ben manifesta tra le righe: mica c'era preoccuparsi, vero?



    Edited by Madhatter - 1/4/2017, 11:38
     
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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    Palanthas, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Questo è un pensiero molto bello, Lowarn... però, come Saggio e come Principe, è estremamente importante per la tua formazione sapere come relazionarti con gli altri. E' nostro dovere non solo custodire la sapienza e la bellezza di questo mondo e degli altri, ma anche diffonderla... e lo zio Kerobal ti insegnerà a perfezionare questa abilità. »

    In realtà Lowarn comprendeva solo in parte il ragionamento dello zio: aveva infatti sempre ritenuto la propria musica un mezzo più che sufficiente per divulgare ogni sfaccettatura della scienza e natura umana, tuttavia poteva intuire che il linguaggio avesse una qualche valenza "politica" a cui i suoi strumenti -per la natura stessa dell'arte, al di sopra delle leggi umane- non riuscivano ad abbassarsi.
    Fu per quello che annuì, il bel visino insicuro ma rassicurante.

    -Grazie, zio. Sono felice che tu sia qui ad insegnarmi ciò che serve ad essere un buon Saggio ed un buon Principe.

    Sorrise con candore e sincera riconoscenza.
    La stessa espressione già vista più volte sul bel viso della madre.

    « Mio Signore! Mio Signore! C'è un mostro nel cortile! »

    Fu un messaggero ad interromperli. Una veste blu decisamente agitata, considerando il modo in cui correva paragonato alla placida calma per cui erano famosi in tutto il Presidio.

    « Venga a vedere! Presto! Cosa facciamo? »



    Percorse le scalinate ed il vialetto in silenzio, per nulla intimorito dal colosso che già aveva notato a distanza; procedeva invece a passi rapidi per compensare le ampie falcate dello zio, pacato ed elegante a seguito della Corona di Nazara come solo un Saggio poteva mostrarsi in situazioni simili.

    La realtà dei fatti era ben altra: gli era già capitato di intravedere quella creatura su Laputa, esattamente il giorno stesso della sua partenza ad Est. Accomodato in una carrozza e scortato da Firion sulla strada che da Klemvor portava al Pentauron, si era affacciato ad osservarlo meglio -convinto si trattasse di un nuovo nemico di sua madre. Col senno di poi le sue paure si erano infine dimostrate infondate, ragion per cui aveva accantonato la questione fino a quel momento e -in effetti- neanche allora si sentì particolarmente desideroso di approfondire quel particolare dettaglio.

    « Mi raccomando, Lowarn: al momento rappresentiamo Palanthas, quindi... impegniamoci a far bella impressione mentre facciamo gli onori di casa. »
    il giovanotto annuì convinto, prima che Kerobal potesse rivolgersi ai presenti « Buongiorno, Signori e Signorine. E benvenuti alla Grande Biblioteca di Palanthas. Posso sapere che ragioni vi portano alle nostre soglie con un drago? »

    Avendo centrato il punto della situazione, per Lowarn parlare sembrò a quel punto superfluo. Si sarebbe limitato dunque ai doveri di etichetta, dunque esibirsi in un elegante e posato inchino ai presenti.

     
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  14. _MajinZ_
     
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    Bastò un semplice croccantino per ammansire il micio, dipinto come una belva ferocissima ma che in realtà amava le coccole come tutti i membri della sua specie. Se era arrabbiato avrà avuto sicuramente le sue buone ragioni, di solito infatti gli animali si facevano gli affari loro e se nessuno gli stuzzicava tendevano a ignorare le altre creature. Ad ogni modo il gatto trovò posto tra le braccia del Cacciatore, il quale iniziò ad accarezzarlo e nonostante le fusa, continuava a guardare in malo modo la ragazzina di rosso vestita, anche se per il momento aveva ritratto gli artigli per godere dei grattini che l'uomo gli concedeva.

    Non posso mica abbandonarlo, sarebbe crudele.

    Avrebbe voluto aggiungere anche degli esempi, ma visto il trattamento riservato ai suoi capelli, non voleva tirare troppo la corda e decise soltanto di imitare lo sguardo del micio, rivolgendolo però alla streghetta antipatica. Subito dopo comunque, la piccola strega espose l'itinerario del loro viaggio: la meta era la Biblioteca di Alessandria... un luogo che Rhaziel non aveva mai sentito nominare. Fece spallucce, alla fine poco gli importava. A preoccuparlo maggiormente era il viaggio verso questo fantomatico mondo delle fiabe... non si sentiva molto a suo agio in luoghi troppo zuccherosi, la cosa poteva causare terribili crisi allergiche a un tipo così rigido come lui. Non ebbe tempo di pensarci troppo però, visto che dopo aver racchiuso l'intero gruppo all'interno di una bolla magica, Riful diede l'ordine a quest'ultima di muoversi e, proprio come in un ascensore, iniziarono a scendere verso il basso fino a raggiungere un ampio piazzale di Klemvor. Qui la maghetta avvisò tutti di non spaventarsi. Rhaziel sorrise.

    Spaventarmi? Ma per chi mi hai-OH PORCA PUTTANA!

    Anche un tipo coraggioso e dal sangue freddo come il guercio, non poteva fare a meno di esitare davanti a un gigantesco bestione incazzato e con l'alito di merda. Il micio venne scagliato in alto per qualche metro a causa dello spavento, trovando però la salvezza ricadendo all'interno della capigliatura afro che, oltre a fornire un morbido atterraggio, fungeva anche da comodo e sicuro nascondiglio. Quindi ora era possibile notare una folta capigliatura... con il viso del micio che spuntava proprio nel centro, incastonato come una gemma. E li rimase. Era sorprendente notare come quel dragone a due teste, dopo aver fatto diversi capricci, si rabbonì in seguito alla sgridata della streghetta... incredibile. Quello comunque doveva essere il loro mezzo di trasporto.

    Ma che fortuna.

    Commentò sarcastico il Cacciatore mentre riponeva la spada, estratta per riflesso.

    Ciao Abbadon.
    Meow.

    Rhaziel non era molto entusiasta all'idea di dover viaggiare sulla schiena di quel bestione, ma purtroppo le alternative erano praticamente assenti e volente o nolente, doveva adattarsi alla situazione, senza tuttavia smettere di brontolare ancora e ancora. E continuò a brontolare anche una volta arrivato a destinazione, in un posto in cui non era mai stato. Tuttavia si sentiva quasi fuori posto, chissà per quale motivo si sentiva come un elefante in un negozio di porcellane...

    Alla signorina piace fare le cose in grande.

    Commentò il guercio indicando con un cenno della testa la streghetta. Ah, ovviamente dentro l'immenso cespuglio che era diventata la testa del Cacciatore, spuntava ancora il viso del micio che salutò i nuovi personaggi con un dolcissimo miao.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Ok.
    Stato mentale: ...err.
    Mana: 100%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
    Equipaggiamento:
    Revolver AMB_
    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


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    « Fufu, vedo che non ricordi quello che ti ho detto quando le hai incontrate la prima volta. »
    È Riful a rispondere in vece delle evocazioni, che nel frattempo lo hanno guardato con espressioni vacue, come se non avessero capito la domanda, o che ci fosse stata una domanda a loro rivolta.
    « Su queste due grava una costrizione mentale di quinto livello, che ne filtra le percezioni, ne altera le emozioni e ne blocca quasi del tutto i ricordi. Il loro stesso nome è sigillato, non possono rammentarlo a meno che non decido di allentare la presa fino al terzo livello, quello che ho apposto sul qui presente sir Maldred, in modo che possa godere di autonomia sufficiente per sostituirmi nel prendere decisioni in caso di necessità. E' per questo che prima vi ho detto chiaramente che in caso di emergenza dovrete guidarle! Infatti da sole non combinano un bel niente, è come se fossero semplicemente stupide. »
    Infatti, Denver non lo ricordava. Vorrebbe aprire bocca per spiegarle anche il perché, di quanto incredibilmente indaffarato sia stato -e lo è in realtà tuttora-, al contrario di lei, dopo gli eventi di Klemvor e di quanto facile possa essere di conseguenza scordarsi di certi dettagli più o meno minuti, ma si trattiene.
    « Naturalmente se hai un bisogno disperato di dar loro un nome, puoi sempre assegnarglielo tu stesso. Sono settate per riconoscervi come loro diretti superiori, seguiranno le vostre direttive anche riguardo i nomi a cui devono rispondere! Cercate solo di non scegliere qualcosa di troppo complicato da pronunciare, intesi? »

    « Chiaro. »
    Risponde, alzando gli occhi al cielo e pregando in un fulmine a ciel sereno.
    « Allora tu sarai Lisa. » dice, rivolto alla guerriera di cui aveva ricevuto i ricordi. Si volta quindi verso la donna-drago. « Mentre tu sarai... Helena, d'accordo? »
    Si rende conto in ritardo di quanto superflua sia stata la sua domanda finale. Per questo, decide di non attendere più di tanto la loro risposta.
    Nel frattempo, Riful menziona un viaggio alla Biblioteca di Alessandria, lasciando il giornalista a bocca aperta. Questo vorrà dire che si recheranno sulla Terra, presumibilmente ai tempi degli antichi egizi, o che, da qualche parte, esista su Endlos proprio la Biblioteca di Alessandria?
    Una volta condotti fuori dal Mastio, una sorta di enorme bolla creata dalla principessa porta il gruppo a solcare i cieli prima di Laputa e, un po' di tempo più tardi, della vicina Klemvor.

    « Adesso cercate di non scappate in preda alla paura! »
    Come?
    La maga, per una volta con fare divertito, traccia delle rune -o quello che sono- nell'aria.
    « Sentirete il bisogno di correre via urlando, ma visto che siete in compagnia della più potente e brillante incantatrice di questo semipiano potete almeno provare a sforzarvi di dimostrare un po' di coraggio... »

    « E perché? »
    Non appena finisce di pronunciare quelle parole, un brutale spostamento d'aria e di polvere costringe Denver a ripararsi il volto. Quando tutto passa, nota che il cielo nel Presidio Occidentale pare essersi appena scurito. Ma è solo una volta diradata del tutto la coltre che il giornalista capisce cosa sia stata la causa di tutto ciò.
    Alza lo sguardo verso l'enorme creatura davanti a loro.
    « Cristo santo. »
    Qualunque cosa sia, deve misurare almeno sui cinquecento piedi. Una delle due teste, quella fatta di carne e d'ossa, e non quella posticcia di cavi metallici, si china ad esaminarli con degli spaventosi occhi dorati, e sbuffa dalle narici quello che deve essere l'odore peggiore che abbia mai sentito in vita propria. Infine, dopo aver spalancato quella gigantesca bocca, della quale Denver notò in particolare i denti, grandi praticamente quanto lui, il drago ruggisce.
    È un verso -anzi, un boato- che porta il giornalista a tapparsi istintivamente le orecchie. Sotto di loro, due automobili vengono spazzate via come foglie, mentre la maga e le sue guardie del corpo non subiscono lo stesso destino solo per merito di una barriera eretta dalla prima.

    Un mezzo di trasporto a dir poco esagerato, e senza ombra di dubbio estraneo anche ai sogni più arditi di... chiunque, il drago Abaddon conduce tutti i suoi passeggeri fino alla "Biblioteca di Alessandria" in completa sicurezza.

    « Ah, dunque è Palanthas che intendevi. »
    E quello su cui sono appena atterrati altro non è che il suo cortile, aggiunge fra sé e sé. Denver è ben lontano dall'essere nuovo al luogo, essendo, tanto per cominciare, giunto su Endlos proprio nelle sue vicinanze.
    Grazie a Dio, i due custodi che li accolgono sembrano meno turbati del previsto.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: "wtf"
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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