Eternal Solstice

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  1. Huo Yin Lei
     
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    Dove il Presidio Sud, al finire del mondo, si contorce nel fumo e nel fuoco, lì stava il negro spirito del Guardiano, a tessere scuri pensieri entro una grotta buia, calda per i vapori e la morte stringente: come uno spettro orribile era tornato a infestarla, poiché per lunghi anni aveva dormito nella terra, disciolto fra le pieghe delle Cose che Sono, e il suo Potere aveva insozzato di cupida malignità le terre brucianti di quel presidio.
    E tuttavia, benché il corpo di quello fosse uguale, e del pari l'eterno spirito, la volontà era mutata e non poco: più non avrebbe atteso le prede nelle mura della caverna, più non avrebbe contrattato e ordito nella solitudine dei suoi pensieri, e giacché Endlos pareva essere una terra nuova, nell'aria annusando il cambiamento, ora il Terzo Guardiano desiderava esplorare luoghi e animi sconosciuti, possederli e lasciarli marchiati, così che tutti potessero sapere che, infine, pure l'Ardente Fulmine si era levato dal torpore simile a morte.

    E così abbandonò il rifugio, di nuovo sporco di sangue e cadaveri, e camminò molto, recandosi dove l'istinto gli dicesse di curvare, attraversando fossi e fiamme che gli parevano essere interessanti d'attraversare; però, come ciascuna altra delle Essenze è legata a doppio filo col Destino, anche la Terza non può sfuggire alla rete, e nel Caos del tragitto per il Geisine stava percorrendo i passi della Sorte.
    Non seppe dire quanto tempo era passato, né dove stesse recandosi, poiché i molti fumi neri ottundevano la vista, e non era chiaro dove fosse il nord o il sud; tuttavia, non toccò mai il vuoto, né sentì il richiamo del nulla dentro al cuore marcio, e ciò lo rallegrò perversamente, poiché seppe di avere ancora terra da calpestare, e fuochi da amare: tale, infatti, era il colore dell'animo del Terzo, negro d'oscurità e disperazione, sanguigno del molto fuoco, e brillante d'oro per i fulmini come ragnatele. Egli era con ogni cosa fosse impura e sporca, e dove il male germogliava, lì Huo Yin Lei traeva godimento, e attraverso di lui la corruzione e l'empietà proliferavano ed erano come un'ombra strisciante che inghiotta ogni luce.
    Dovunque egli passasse, la natura si faceva contorta e rotta, e i volti dormienti diventavano inquieti e sofferenti, il chiarore del giorno velandosi di scura fuliggine: il Terzo Guardiano era l'Ombra, e il Male nella forma più pura e disinibita, che non abbia da pensare a null'altro che non sia rovina e perversione, perché non esiste, nel mondo, alcuna cosa che non possa essere contorta e devïata.

    Dunque, mentre annegava nell'atrore del suo Potere, l'Essenza giunse nei pressi di una grande costruzione: tanto era grande e padrona dell'aria malsana tutt'attorno, che sembrava più vicina di quanto non fosse; stava, infatti, oltre un grande ponte, e s'innalzava verso il cielo piena di guglie e picchi, come fosse un artiglio che fendesse i venti e le arie del Geisine. Non vi era luce su di essa, poiché le nubi scure e fuligginose erano il suo manto, e tutta trasudava pena e dolore, essendo terribile tale da attonire e spezzare la parola.
    Quale mirabile palazzo! Il Guardiano stava a fissare l'oscuro edificio con gli occhi di chi, dopo lunghe peregrinazioni, trovi un'oasi di ristoro e si bagni dell'acqua rinvigorente: tale era, per lui, la visione di quel luogo; e così, desideroso di osservarne meglio le fattezze e le ingiurie che emanava, diresse i negri passi in direzione del lungo ponte, che ancora era bel lontano dal poter essere attraversato.



    Edited by Huo Yin Lei - 30/1/2017, 18:12
     
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    { Geisine, Dintorni di Kerak }
    pov – Obsius

    Vigore ardente
    Cristallo coeso
    Nero e lucente
    Più affilato dell’acciaio
    Baluardo della Tana
    Il mio corpo è Ossidiana.


    Il mantra veniva ripetuto all’infinito - per giorni, settimane e mesi - finché non impiantava le sue radici nella corteccia cerebrale, diventando una litania in riproduzione costante di sottofondo a qualunque pensiero. Nel sonno e nella veglia, in battaglia e in tregua, non c’era istante in cui quel monito non gli ricordasse a cosa fosse devoto in anima e corpo.

    Mentre meditava immerso nel magma vulcanico, gli giunse notizia di un intruso in avvicinamento. Doveva trattarsi di un individuo fuori dall’ordinario se si era spinto fino ai confini del mondo, attraversando da solo miglia e miglia di terre infernali. Ad ogni modo, non erano ammessi estranei a Kerak e il nuovo venuto non avrebbe fatto eccezione.



    « Sta per sconfinare nel perimetro di una zona militare. La Legione delle Sabbie ha l’ordine di rispondere con l’impiego di forza letale a qualsiasi tentativo d’ingresso non autorizzato. »

    Dopo essere emerso da una pozza di lava incandescente, un umanoide simile a un golem aveva sbarrato la strada al bronzeo energumeno che stava marciando verso il Ponte dell’Oblio. Con voce ferma e profonda gli aveva intimato delle chiare istruzioni, lasciando intuire con la sua sola presenza che - qualora fossero state disattese - avrebbe dovuto ribadirle con la forza.

    « S’identifichi. »

    Il Bastione dell’Oltretomba si ergeva in lontananza alle sue spalle. Superato anch’esso, gli ultimi vulcani della regione si perdevano oltre l’orizzonte, dove il Maelstrom poneva fine alla realtà stessa.

     
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  3. Huo Yin Lei
     
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    Il lento e tetro ribollire della lave nelle grandi pozze e ferite di Geisine scandiva il tempo come un'orologio di morte, e ogni suono era il suono della condanna; ma nella regolarità di una consuetudine sta la meraviglia, quando questa si spezza e scoppia fuori di sé: così fece il fuoco denso del Sud, nell'aprirsi come un fiore pestilenziale. Una figura sorgeva lenta e bruciata, tanto che il Guardiano non seppe dire, all'inizio, se fosse fuoco o fosse carne; quando fu completa, allora egli molto gioì dell'amara visione, osservando nella creatura lo strazio di un corpo martoriato dalla lava e della sfortuna, poiché non era, quella, una carne che nasca così, figlia del fuoco, ma una carne che si rattoppi e si corroda dal tempo e dalle torture.
    Mentre che, col sorriso affilato, stava a guardare la nuova figura, quella gli rivolse parole così che, se non desiderasse essere ucciso, avrebbe dovuto arrestare il passo davanti a quella fortezza militare. Cosa mai rodeva la terra di Geisine? Non era, dunque, deserta e sfortunata? Vi era vita, in quella morte bruciante?
    Gli occhi rossi dell'Essenza brillavano dei molti riflessi del fuoco nelle pozze lì intorno, ed erano come fiamme che bolliscano in un calderone di sangue: con lo sguardo curioso e furbo guardava la creatura, e sulla pelle bronzea dal molto calore stava la bocca tagliata in un sorriso garbato per finta, ma era una finzione palese a tutti, orgogliosa nella sua falsità. Che fosse incuriosito, però, questo era vero, e non fece attendere oltre nel rispondere:

    -Che piacevole scoperta.-
    Disse, la voce morbida e avvolgente
    -Credevo che questa terra fosse arida in tutto, disabitata e senza custodia. E invece...-
    Un ghigno profondo e compiaciuto suonò dalla bocca del Guardiano, come fosse un tamburo d'inferno
    -...Addirittura zona militare? Che ci sarà mai di così importante da dover tenere separato dal resto del mondo?-

    D'un colpo si arrestò, e fu un attimo di stupore; poi il riso tornò a graffiare il volto suo e gli occhi di chi l'osservasse, ed era una smorfia famelica: tale egli era, un predatore selvaggio e antico, che divori ogni bene e si crogioli del dolore e nella disperazione.
    Una costruzione del genere, dunque, e così isolata, custodiva qualcosa di interessante, al punto che o nessuno dovesse entrarci, o nessuno potesse uscirci.
    E non era, forse, quello, un segreto dei più dolci da scoprire?

    -Huo Yin Lei, mi chiamo.-

    Concluse, fingendosi dimentico delle domande precedenti. Il Guardiano parlava con suoni scuri e avvolgenti, come fosse un grande serpente che nella seduzione dell'aspetto pian piano si stringa attorno alla vittima e la soffochi; le parole simili a caldi vapori, una carezza che scivoli sulla pelle e la faccia tremare bruciando: vi era il Male nella musica della suo bocca, e l'inquietudine nei respiri. Così è il fascino della corruzione, stupefacente a vedersi e senza salvezza, perché, quando si è stati sfiorati dal veleno, non vi sarà antidoto che non lasci segni, e la purezza sarà stata stuprata per sempre.
    Alto era il Guardiano, e vestiva di nero: una tunica squarciata e lisa mostrava pantaloni e stivali, ed era decorata di segni rossi di sangue, come se il tessuto, inciso, fosse pelle ferita; oro, invece, segnava gli abiti sotto la tunica,la quale, nella parte alta, restava strappata in più punti, tale da mostrare la densa e forte muscolatura dell'Ardente Fulmine. I lunghi capelli erano come carbone, neri senza luce, piuttosto simili a tenebra che giaietto, ed erano ispidi e in molte punte; al fianco pendeva una lama rossa e curva più simile al rubino che al metallo, e pareva avere l'abisso scorrerle dentro. Questo era l Terzo Guardiano, e nell'aura di corruzione che gettava tutto intorno a sé, ferendo lo spazio e la forma, abbrutendo ogni cosa e dissacrandola, egli stava come un fuoco che oscuri, arso da una bellezza pericolosa. Chiunque senta il Male, sente lui; egli sta con l'Ombra e con la Tenebra, col Fuoco eterno e col Fulmine ingiurioso: ma è una delizia infida stargli accanto, e assaporare il gusto osceno di quel frutto maledetto.

     
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    pov – Obsius

    Lo sguardo diabolico dell’individuo che aveva fermato avrebbe fatto vacillare molti uomini. La sottile pericolosità che emanava era in grado di deturpare la realtà circostante, corrompendo perfino un suolo già sterile. Restò inflessibile per merito della disciplina ferrea con cui aveva riplasmato il suo corpo, mentre sondava reazioni e richieste del suo interlocutore.

    « La sacra terra di Geisine è custodita dalla Legione al pari di ogni altra regione del Presidio. »

    Precisò con solenne contegno, diametralmente opposto all’atteggiamento graffiante ostentato dall’altro.

    « Io sono Obsius, Generale della Divisione di Repressione. Per quanto sia ammirevole la tenacia che l’ha condotta attraverso un cammino che ben pochi eletti possono percorrere, non mi è consentito divulgare informazioni classificate – coscriversi è l’unica via per ottenerle. »

    Pur riconoscendone il valore al punto da ricambiare la presentazione, dubitava che Huo Yin Lei fosse il genere di persona disposta a consacrarsi all’Ossidiana per servire il Meridione. Non a caso ripeteva alle sue reclute come la forza fosse instabile senza disciplina e come l’egoismo fosse d’intralcio di fronte ad un bene superiore.

     
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  5. Huo Yin Lei
     
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    -Repressione?-

    I sanguigni colori degli occhi del Terzo si accesero strani, come se uno scuro desiderio avesse deciso di muoversi irrequieto dentro di lui; la voce, del pari, aveva sibilato curiosa e grave, un alito caldo sul deserto.
    E così, persino il Geisine mostrava vita e strutture! Troppo tempo aveva indugiato, il Guardiano, chiuso nella sua grotta scura, a tessere pensieri di morte, e sconci desideri, che non s'era mai avventurato oltre gli fosse necessario: quel giorno, però, aveva scoperto un mondo nuovo; un mondo, forse, che non stava così stupidamente fermo, ma poteva dimostrarsi più divertente e utile dei lunghi giorni a cercare copri da seviziare.
    E tuttavia, quell'essere arso se ne stava tutto fermo nelle sue pretenziose convinzioni e regole, dando a pugno chiuso, invece che a piene mani: dopotutto, chi mai avrebbe accettato, a occhi bendati, una nova realtà?

    -Come potrebbe, qualcuno, ottenere informazioni circa questo luogo, per decidere se gli si confaccia, se per ottenerle deve già aver scelto di abbracciare quella causa, qualunque essa sia?-
    Il bieco sorriso strisciava sul volto, mentre il mondo attorno alla figura si accartocciava e periva, avvelenato dal Male che era presso lui
    -Esisterà pure qualcosa, fra le vostre, che possa essere detta per invitare chiunque egli sia, a stare dalla vostra parte? Persino i Saggi di Palanthas, arroccati nelle loro "nobili convinzioni", sono di più larga mano; o i LAM, i prodi paladini del cielo.-
    L'ironia e la poca stima erano palesi, verso queste organizzazioni
    -Siete forse da meno, qui nel Geisine, Obsius della Repressione?-

    I suoni caldi cadevano volgari dalle labbra del Fulmine, come vipere attossicate e indecenti, nere di carbone e dense di fumo infame; né era chiaro a cosa mirasse il Guardiano, se a studiare il territorio nuovo, o solo ad uccidere quella noia e quel pezzetto di Eternità che stava seguendo. Ciononostante, né aveva arrestato, né si era spinto oltre il segno di quella creatura, nel doppio segno del rispetto e della cautela, come fosse una belva feroce che, prima del salto, prenda bene la mira: un solo morso per uccidere.

     
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    pov – Obsius

    L’inatteso visitatore non rinunciò alla sua curiosità morbosa, tentando di scucire dalle labbra carbonizzate di Obsius almeno un brandello di verità. Sfortunatamente per lui il Generale fu inamovibile, tanto sul piano fisico quanto su quello verbale.

    « Sta fraintendendo la natura della Legione delle Sabbie. »

    Così come la sua presenza corrompeva l’ambiente circostante, anche la sua visione del mondo stava distorcendo la realtà dei fatti.

    « Ne può far parte soltanto chi è disposto a votare la propria esistenza al Presidio Sud. Chiunque sia mosso da motivazioni di ordine inferiore non disporrà mai della tempra necessaria per completare la coscrizione. »

    Il sentiero dell’Ossidiana non era per i deboli di spirito. Questi ultimi avrebbero inseguito altrove le rispettive chimere: la ricchezza si poteva rincorrere in una carriera mercenaria o mercantile, mentre i sognatori di gloria sovente si gettavano tra le sabbie dell’Arena Nera come gladiatori. La cernita dei soldati scremava drasticamente il numero delle aspiranti reclute. Soltanto chi resisteva fino alla fine era degno di entrare nell’esercito del Meridione.

    « Non siamo bibliotecari o miliziani volontari: noi siamo Legionari. Chi desidera i nostri segreti deve innanzitutto desiderare la nostra Missione. »

    Non c’era altezzosità nelle sue parole, bensì una salda convinzione.

    Avendo esaurito l’argomento il Generale era sul punto d’intimare un dietrofront a Yin, ma fu allora che accadde. Un tremito nell’atmosfera. Un singulto della terra. Tramite la connessione simbiotica che aveva con Geisine percepì uno strappo nella trama della realtà. Si voltò verso l’orizzonte, sentendo il peso del Void adimensionale farsi insostenibile. Non ci fu tempo per pensare, per reagire o per avere paura.



    Il bagliore di un migliaio di soli investì ogni cosa. La quiete tombale di quella luce accecante fu presto raggiunta dal boato dell’onda d’urto incandescente. Il fragore fu così assordante da non sembrare nemmeno un suono. Il muro di compressione da centinaia di decibel travolse l’intera regione, scorticando la roccia e disperdendo le nubi al suo passaggio.

    Di fronte alla furia incontrollata della natura perfino Obsius non era che un essere insignificante. Cercò riparo nella cavità ribollente da cui era emerso poco prima, fondendosi con la lava e ancorandosi al fondale per non essere spazzato via. La fibra del suo corpo s’indurì esponenzialmente per sopportare quell’urto sovrumano, ma l’impatto lo trapassò ugualmente come un colpo di cannone a bruciapelo.

    Sui vulcani letteralmente scuoiati incombeva un cielo livido e innaturale. I postumi parvero quelli di un’esplosione nucleare. Anche il Bastione dell’Oltretomba - relativamente lontano dall’epicentro di quel cataclisma - era stato sicuramente scosso dal sisma conseguente.

    Il Solstizio aveva appena rintoccato le campane dell’apocalisse.


    I personaggi vengono investiti da un (abbondante) doppio critico di natura energetica, rilasciato da un fenomeno sconosciuto avvenuto al confine col Void.

    Energia di Obsius: 110 – 80 = 30%
    Attiva utilizzata:

    Obsidian Skin
    Il culto dell'ossidiana richiedeva una costante e totale abnegazione. I fedeli, durante tutta la loro vita, fondevano con il loro corpo piccole placche di vetro vulcanico. Il dolore provato era un'offerta alle divinità che regolavano le loro esistenze, per avere in cambio la forza e la determinazione necessarie a sopravvivere alle avversità del deserto. Quando la tribù fu soggiogata dall'Alfiere del Sud, fu loro imposto d'interrompere quella pratica; indeboliti nello spirito e nel corpo, la tribù lentamente scomparve nelle pieghe della storia, lasciando dietro di sè poche tracce. Le pratiche sconosciute, che hanno reso Obsius così simile alla terra che venera, gli hanno permesso di creare l'ossidiana sulla superficie della sua pelle. Il forte contrasto tra la temperatura interna e quella dell'aria circostante permette infatti al giovane di solidificare il magma nel suo corpo, per offrire a quest'ultimo una resistente protezione. È infatti in grado di controllare perfettamente la solidificazione del materiale di cui è fatto, scegliendo anche solo specifiche parti del corpo. La resistenza di questa protezione è notevolmente superiore a quella dell'ossidiana comune.
    Consumo: variabile (critico x2)
     
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