[FdE] La nascita dell'Anemone d'Ambra

Parte I

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    Era cambiato, Amon lo sapeva. Da quando si era risvegliato era diverso, anche nell’apparenza tutto era rimasto come un tempo. L’Occhio di Ra gli permetteva ancora di scrutare il flusso, ma per quanto si sforzasse a guardare il proprio – nelle mani – non riusciva a riconoscerlo come suo. Era successo un po’ per caso, mentre era intento a riprendere confidenza con i suoi poteri dopo quel primo traumatico risveglio ed il secondo con le amorevoli cure di Yoe, la quale era stata al suo capezzale per ben sette giorni.

    Più lo guardava, più gli sembrava diverso; eppure al tempo stesso così uguale. Vorticava in maniera strana, attraversava il sistema circolatorio con veemenza come se ad un tratto non fosse uno soltanto ma molti, molti di più. Era una sensazione che mai aveva provato prima di quel giorno, ma si sentiva così: diverso, cambiato. Trasformato.
    Era successo molto più dal suo risveglio e questo ormai l’aveva capito, anche se ancora mancavano tasselli importanti riguardo al ritrovarsi nudo nel bosco e tutto un pezzo del suo passato che sembrava essere avvolto ancora da nubi grigie e pesanti, tali da provocargli intense emicranie ogni qual volta avesse provato a dissiparle. Di tanto in tanto, nel buio della notte il suo sonno veniva disturbato da ombre nei sogni, figure a malapena distinguibili se non per la forma e mai nei dettagli, sì da rendere difficoltoso il riconoscimento di quei volti. Ma sapeva che qualcosa era successo, perché non è normale che un uomo si risvegli nudo, privo degli abiti e dei propri armamenti, in un ambiente a lui ostile quando prima gli era amico.
    Ecco, si sentiva particolarmente attratto dal bosco e dalle sue meraviglie ancora una volta, percependo dentro di sé un richiamo irrinunciabile molto più forte che in passato con la differenza che adesso sembrava capire (senza però distinguerle) le voci incantante di Kijani Fahari. Ed era tutto decisamente più bello ed intrigante: tutto quanto Yoe gli aveva raccontato corrispondeva al vero; se prima si trattava di cieca fede, di credere fermamente alle parole dell’amata adesso sapeva. E se un tempo era la magia della fede a tener ben vivida la sua avida fiamma di conoscenza, adesso era la consapevolezza che tutto corrispondesse al vero a richiedere gelosamente quel sapere e la curiosità latente di saperne sempre di più come un bambino che muove timidamente per la prima volta i suoi passi nel mondo.

    E così accettò quel suo cambiamento, con la ripromessa di conoscere di più, di saperne di più: di poter fare di più con poteri rinnovati dei quali aveva percezione, ma dei quali però non aveva consapevolezza alcuna. E chi più della sua amata Yoe avrebbe potuto aiutarlo in questo processo di riscoperta? In questo processo di studio e apprendimento che lo avrebbe cambiato radicalmente, nel profondo, più di quanto non fosse già cambiato da solo.
    Così, spinto dal più genuino sentimento di apprendimento e con la voglia d’imparare di più sul nuovo sé stesso; inoltre bisognava cercare di diventare più forte per proteggere il bosco dalle insidie del Naos. L’ultima volta che aveva provato ad affrontare quella creatura, quel drago come lo avevano chiamato la delegazione di Laputa, non era andata molto bene ed aveva rischiato di morire se non fosse intervenuta Yoe. Ad essere sinceri quella ferita bruciava ancora vivida nel suo petto, alimentando il suo spirito di guerriero (e di Scorpione) affinché riuscisse a crescere e a diventare una volta per tutte il più forte. E pensare che quando era arrivato su Endlos, non avrebbe mai potuto immaginare l’entità degli eventi che gli si sarebbero aperti di lì in avanti, sin dal suo primo incontro con la Dama Azzurra ed il legame forte, stretto e ben saldo che avrebbe poi creato con la sua signora Yoe. Con la sua amata Yoe.
    Arrossì per un momento, ripensando al loro primo incontro nel vederla trasformarsi in quel bellissimo fiore selvaggio che era, mostrandosi ai loro occhi in tutta la sua beltà; non avrebbe mai dimenticato la promessa fattagli all’indomani della vittoria contro quei mostri serpentiformi che avevano assediato Kijani Fahari e di tutti gli insegnamenti che gli aveva impartito, soddisfacendo sempre più la sua sete di sapere.

    Da assassino, si era tramutato in guardiano; da omicida a protettore. Aveva avuto il suo bel da fare in questa transizione, il suo retaggio di una volta – il suo Scorpione interiore – ancora combatteva per uscire fuori ed assaporare una volta di più il dolce sapore ferroso del sangue, ma lui l’aveva sempre contenuto dentro di sé, dentro al suo cuore – più o meno. La parte preponderante di sé era quella buona, quella protettrice: quella volta alla costruzione e non alla distruzione. Forse era questo l’aspetto nel quale Yoe aveva sempre veduto in lui, nonostante le sue mani ed il suo corpo fossero lorde di sangue. E nel ricordare le stragi perpetrate, le uccisioni su commissione e la circuizione dei bambini sentiva un tonfo nel suo cuore, vicino quasi al mancamento. Si sentiva male al solo pensiero di quei ricordi avvelenati, di quelle immagini che non facevano altro che pugnalarlo e pungolarlo; erano il suo castigo, il suo tormento eterno. La punizione che avrebbe scontato forse per tutta l’eternità.

    Ora però era diverso, aveva la possibilità di fare qualcosa di buono e così, avvicinatosi alla sua amata, cercò il suo sguardo salvo poi abbassare il suo timidamente, come se non volesse sostenerne il peso. In realtà non se ne sentiva semplicemente degno.

    Mia signora, sono qui per chiedere il vostro aiuto. Qualcosa in me è cambiato e percepisco le cose in maniera diversa. È strano, ma piacevole al tempo stesso: è come se mi sentissi parte di un tutto molto più grande di me; è come essere me stesso e molti altri al tempo stesso. Ho provato a vedere la mia stessa trama energetica e… non è la mia. O meglio: è la mia, ma è non la stessa di un tempo. Solo voi potete aiutarmi, mia signora: cos’è che mi è successo? ” chiese educato, eppure determinato al tempo stesso.

    E attese in piedi, dinanzi a lei, con gli occhi colmi di speranza – e di amore per lei.
     
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  2. Shui Yoe Tu
     
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    Quando l'ambasceria di Laputa abbandonò i verdi territori di Kijani Fahari, lasciando soli, nella grande magione, la Signora e il suo amato, questi Le chiese di raggiungerlo all'esterno del palazzo, sull'isola al centro del Lago, dove molti alberi stavano, le barche e i cigni neri a galleggiare sulle dolci acque.
    Ciò che non si era stabilito alla presenza del consesso, cresceva nel cuore della Guardiana come un fiore nuovo, e quella sentiva essere giunto il tempo di coglierlo, e mostrarlo orgogliosa al mondo intero: la richiesta del Suo amato, dunque, non fu altro che uno dei passi del Destino, che già si annunciava nel lento scorrere della sua Ruota.
    Le cose che Amon disse alla Signora furono per Lei assieme buone e cattive: egli, infatti, era perso nel cambiamento del suo corpo, il quale, però, era anche il segno del fiore in lui, ormai pronto a sbocciare; allora Ella gli prese le mani, e parlò:

    -E' il seme del Mio Potere.-

    Sorrise, ed era al tempo soddisfatta e dolce, come il giardiniere che, dopo le molte cure, veda dal vaso crescere la vita nuova; il cuore traboccava di gioia e orgoglio, poiché quel giovane, il più fedele fra i Suoi custodi, e quello che maggiormente amava, stava diventando magnifico, nel corpo come nello spirito. Molte cose dovevano essere spiegate, e ormai il tempo era maturo. Così cominciò:

    -Quando ti raccolsi privo di sensi, per sette giorni, come sai, ti ho curato.-
    Era bella e amorevole, e aveva il viso del sogno
    -Il tuo corpo è amato da Kijani Fahari, ne sei il guardiano più caro, e sei rimasto anche quando Io non ero più.-
    Gli carezzò il viso, piena d'amore
    -Eri pronto a ricevere l'ultima delle Mie Benedizioni, e perciò nell'accudirti il Mio Potere è entrato nelle ferite e le ha sanate, piantando un seme nel tuo cuore. Il Bosco ha bisogno di te, e questo lo sai: ma non potrai custodirlo a lungo, né affrontare tutti i pericoli che potrebbero arrivare, soltanto come Scorpione Nero. Sei pronto per elevarti, per accogliere la forza che scorre a Kijani Fahari e che nutre i kami, la Mia forza.-

    Si ritrasse un poco, perché quella era una verità non senza impegno, e molto di ciò che sarebbe accaduto sarebbe dipeso da lui; il seme è tale finché non lo si nutra, e per molto tempo può domrire sopito nella terra; ma se una goccia cade, questo inizia a germogliare. Sarebbe dunque caduta la goccia anche per lui?

    -Nessuna cosa che tu possieda, tu l'hai ottenuta immeritata, o che non fosse degna di te, e così il Mio dono; ma, Amon, Io non sono un tiranno, né la Tua padrona: non desidero che tu Mi ubbidisca per il solo amore che nutri per Me; non desidero che tu diventi altro da te, se non ne hai piacere o voglia. Anzi, io non pretendo niente: Io ti amo, e questo è solo un segno del Mio amore per te.-

     
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    Le risposte non tardarono ad arrivare, ma per rendergli il tutto meno indolore – in un certo qual senso – ella gli prese le mani e cominciò poi a parlare. Il solo contatto con le sue dita affusolate lo portò ad arrossire ancor prima di cominciare ad ascoltare quanto avesse da dirgli. Nell’ascoltarla, in tutta sincerità, aveva sempre saputo che le cose dovevano essere andate in quel modo: al risveglio, infatti, si sentiva decisamente bene come se nulla fosse accaduto; tutte le ferite ricevute ed il dolore fisico provato sino a quel momento svaniti nel nulla, come tutto quanto avesse subito non fosse altro che un sogno. E nonostante la sua psiche fosse stata tremendamente provata, sapeva perfettamente che tutto quanto era successo era verità.
    Pertanto credere alle sue parole non sarebbe stato difficile – non lo era mai stato ad esseri sinceri – ed accettò di buon grado che a rimetterlo in sesto fosse stato il seme del potere della sua signora; anche se c’era qualcosa che lo tormentava sin nel profondo. Una turba che difficilmente sarebbe riuscito a togliesi dalla testa.

    « Ne sarò mai degno, mia signora? » le avrebbe detto rammaricato.
    « Potrò mai essere degno di tante attenzioni da parte vostra, mia amata? » le avrebbe detto ancora, con tono costernato.

    Restò però in silenzio, come fosse intimorito. Di tanto in tanto le sue mani subivano un tremore incontrollato: aveva paura, in un certo senso; non si sentiva all’altezza di quel dono che gli era stato concesso ma con Yoe era sempre così. Già trovarsi dinanzi a lei, in quel momento, rappresentava un evento eccezionale e difficilmente riusciva a sostenere il suo sguardo, tenendolo basso ed alzandolo di tanto in tanto mostrando i suoi occhi verde foglia lucidi, pregni dei sentimenti che covava per lei sin nel profondo del suo cuore.

    Tutto era successo nel periodo in cui era stato addormentato, i sette giorni di buio (come li aveva soprannominati al suo risveglio), quando ella si era presa cura del suo corpo ferito nella carne e nello spirito, lasciando che la sua stessa anima venisse assorbita dalle sue ferite. Sentiva un colpo al cuore, un tonfo, ad ogni singola parola: ella aveva donato sé stessa per far sì che lui si riprendesse affermando di aver piantato un seme dentro di lui. A quelle parole, il lucido nei suoi occhi si sciolse in calde lacrime: visivamente scosso per quanto stava ascoltato, era evidentemente commosso per il gesto della sua signora. Non era altro che un trampolino di lancio, un qualcosa che gli avrebbe consentito di elevarsi per fronteggiare le avversità che presto o tardi avrebbero colpito il bosco e purtroppo – come lui stesso aveva già immaginato – non avrebbe potuto farlo come semplice Scorpione Nero. Doveva diventare forte, ma per farlo doveva diventare qualcos’altro; doveva diventare qualcosa di più e raccogliere la forza necessaria per adempiere definitivamente al suo ruolo di custode di Kijani Fahari, dei suoi kami e della sua amata. Ogni cosa che gli era successa sino a quel momento, ogni passo che aveva mosso su Endlos (e forse anche nel suo mondo di origine) era tesa a quell’unico momento, a quell’unico obiettivo: ottenere la forza necessaria per abbracciare il suo destino e confrontarsi con forze che – forse – un tempo erano molto più grandi di lui; ora ne sarebbe diventato parte lui stesso, afferrando una volta per tutte il potere necessario a dar sfogo alla propria volontà. Proteggere il bosco. Proteggere la sua amata.

    Ed apprezzò ancora di più le parole che seguirono a conclusione di quella introduzione necessaria, eppure decisamente aspettata; un epilogo che in cuor suo già conosceva e del quale conosceva già distintamene la risposta perché il suo cuore era già pronto ad affrontare quella ed altre prove. Tutto quanto aveva fatto per il bosco e per la sua signora, a prescindere dai sentimenti che provava, corrispondevano alla sua precisa volontà di dedicarsi sinceramente alla causa della custodia del bosco e delle sue creature; nonché della protezione della sua signora – nonché sua amata e decisamente prima nel suo cuore.
    Lasciò quindi le sue mani, con dolcezza però, senza ritrarsi indietro come se volesse allontanarla da sé; si asciugò il viso delle lacrime che sino a quel momento aveva versato profondamente commosso da tutto quanto Yoe gli aveva detto sino a quel momento; di come ella aveva lasciato che la sua stessa essenza penetrasse nel suo corpo ferito e martoriato; di come il suo stesso spirito ne avesse tratto giovamento, avendo la possibilità di rinascere. Di elevarsi in qualcosa di più alto, di più puro: di diverso, ma decisamente uguale al tempo stesso.

    Prese quindi la parola, consapevole di quanto aveva da dire.

    Allora è voi che devo ringraziare ancora una volta. Come sempre. Come da quando vi ho incontrata dopo essere giunto qui su Endlos. ” cominciò.

    Mi avete donato una nuova esistenza e di questo non ve ne sarò mai abbastanza grato, così come vi sono grato di aver condiviso insieme a me la vostra stessa essenza. ” proseguì toccandosi il petto con la mano destra e chinando il capo in avanti.

    Questa vita che voi mi avete donato vi appartiene e vi apparterrà per sempre, finché l’anima non mi verrà strappata dal corpo. Quanto ho fatto sino ad ora non è stato solo il frutto del mio amore per voi; non è stato solo per il mio affetto per il bosco, mio più caro amico da quando ne ho calcat per la prima volta la terra. No, è stata una mia precisa volontà fin dal primo istante in cui la Dama Azzurra mi ha parlato di voi, nelle circostanze che già conoscete. Ho sempre avuto la piena consapevolezza delle mie azioni. ” le disse con occhi pieni di amore, animati da ferma determinazione.

    Non siete mai stata per me un tiranno e me l’avete dimostrato giorno dopo giorno donandomi la libertà di cui il mio cuore necessitava. Di questo non ve ne sarò mai grato abbastanza. ”, continuò con occhi pregni di ammirazione per lei.

    Ma sono conscio dei miei limiti e come avete detto da Scorpione Nero non potrei essere utile allo scopo: non sono che un mero assassino, con le mani lorde di sangue. Voglio diventare qualcosa di più, voglio elevarmi come voi avete detto e posso farlo soltanto con il vostro aiuto. Lasciato che il seme che aveva instillato nel mio cuore possa infine germogliare. ” concluse guardandola negli occhi come mai aveva fatto sino ad allora.

    Il tono era determinato, ma mai maleducato. Vi era amore nelle sue parole ed una determinazione che andava ben oltre la consapevolezza che aveva maturato del suo effettivo cambiamento e di quanto stava succedendo dentro e fuori di sé.
    In sostanza acconsentiva al cambiamento, ma solo se fosse stata lei a seguire quella sua transizione dal principio alla sua conclusione.
     
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  4. Shui Yoe Tu
     
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    Le lacrime del ragazzo scendevano calde in cascate sul suo viso e sulle mani di Lei, ma erano cole d'amore e devozione, e benché spesse volte Ella fermava il pianto dell'uomo, quella volta lasciò che egli si sfogasse, perché erano come l'acqua che nutra la pianta, e nulla delle sue azioni venivano a male.
    Ascoltò materna il discorso che seguì, ed era con lui in ogni sua parola, e lo guardava dritto negli occhi, amandolo molto e beandosi di lui: ora più che mai, non chiedeva null'altro, al Destino, se non di restargli accanto sempre, in questa e molte vite, perché a tanti Ella s'era congiunta, a molti aveva dischiuso il cuore e le carni, ma nessuno mai amò quanto Amon, il solo col quale, senza accorgersene, l'Essenza non avesse mai giaciuto.
    Gli si fece presso, e tanto forte lo guardò, che lo sguardo era come martello, cuore pulsante:

    -Io ti amo, Amon, e non ho altro desiderio che restarti accanto tutta la vita.-
    Gli era di rimpetto, vicinissima
    -Ti insegnerò tutto quello che so, tutto quello che il tuo corpo e il tuo spirito potranno apprendere.-
    Nelle dolci parole, le fronti si sfioravano, in annuncio di quello che, di lì a poco, sarebbe successo
    -Ti farò conoscere il mio Potere, il Potere di un Guardiano.-

    E lo baciò.

    Labbra a labbra, la forza di Yoe irrompeva nelle viscere del giovane, come l'acqua che, rotta la diga, invada con la forza tutta la terra: non era più umano, non era dio, non era nulla, Amon: era l'acqua, era la terra ed era la Vita, e ancora di più; era l'idea, il concetto che permetta il loro essersi generate prima che il tempo scorresse. Era padre e amante di ogni cosa, era la voglia di produrre, era il ciclo delle cose, era il bene ed era il male, era l'equilibrio delle parti. L'oceano gli scorreva nelle vene, l'albero era la sua pelle, il terreno il cuore; nell'eternità del Potere che filtrava in lui, non vi era nulla che potesse distruggerlo o ridurlo.
    Sapeva, sentiva, di essere come la Sua Signora, di avere lo spirito di ogni altro dei Guardiani, di scostare il velo del Destino. E tuttavia, egli sapeva pure di non poter mai stringere davvero quel Potere, e la sensazione che provava era tale soltanto perché toccava il corpo di Yoe: ma Ella non era umana, non aveva un corpo che fosse umano, per quanto simile apparisse, e il Suo spirito era Eterno e inafferrabile.
    Pure, il seme era in lui, e germogliando gli avrebbe dato delle capacità e dei doni che nessun altro avrebeb mai avuto in quelle terre e in molte altre: per un essere umano, era la massima vittoria.
    Quando la Signora allontanò le labbra, il corpo del giovane fu come la spiaggia che veda l'onda ritirarsi e tornare al mare; però la sabbia è stata bagnata, e ciò non può essere disfatto: il seme era pronto a germogliare.

    -Dunque.-
    Disse, soddisfatta e allegra come un'amica di lunga data
    -Da cosa vuoi iniziare?-

    Iniziava, ora, l'addestramento del più forte, e migliore, dei custodi che Kijani Fahari potesse avere.

     
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    Accolse il suo bacio senza far nulla. Semplicemente chiuse gli occhi e lasciò che le sue labbra si posassero sulle sue, partecipe di una unione che ormai andava ben al di là del mero gesto fisico che li vedeva coinvolti.

    Avrebbe conosciuto la vera essenza di un Guardiano, l’essenza della sua amata; avrebbe conosciuto il suo potere con la promessa d’insegnargli tutto quanto corpo, mente e spirito avrebbero potuto apprendere. E lui, lasciandosi andare alle sue labbra, aveva acconsentito tacitamente perché quello era il suo desiderio più grande; perché quello era quanto di più aveva bisogno in quel momento. Così fragile, così debole. Così innamorato di lei.

    E quel bacio lo travolse in pieno, come uno tsunami, come la più violenta delle tempeste assalendo il suo intero corpo e provocandogli emozioni e sensazioni che mai aveva provato prima di quel momento; non sentiva più di essere sé stesso, quel mutamento che l’aveva colpito aveva ormai rotto ogni argine, ogni confine o protezione e semplicemente l’aveva travolto con tutta la forza dirompente di cui era capace la sua amata. Non sentiva più di appartenere agli uomini, ma non si sentiva neanche così talmente elevato da potersi definire un dio; non era nulla o, almeno, nulla di classificabile con le parole di un uomo. Era divenuto egli stesso un concetto, un pensiero o la pura e semplice determinazione; non era più nulla di conosciuto, eppure il suo corpo diceva il contrario. Aveva l’aspetto di un uomo, ma dentro di sé dell’uomo che era, era rimasto ben poco senza la sua debole e labile coscienza ormai travolta da quel processo evolutivo innestato dal bacio della sua donna. L’amava, l’aveva sempre amata anche se l’aveva taciuto al suo cuore sin da quando l’aveva incontrata; provava quel sentimento così puro, conosciuto eppure assolutamente nuovo. L’amore che provava per lei era immenso e difficilmente avrebbe potuto descriverlo con le parole, ma sperava che lei potesse sentirlo da quel semplice, unico e dolcissimo bacio.

    E più le labbra di lei si attardavano a restare sulle sue, più continuava il suo viaggio in quel mondo nuovo ed inesplorato a conoscere sé stesso più di quanto avesse fatto sino a quel momento. In quell’istante, Amon cos’era? Era emblema della creazione, il concetto stesso della creazione in quell’eterno circolo chiamato vita; un qualcosa di estraneo eppure così intimamente connesso alla vita, era divenuto esso stesso natura e come tale avrebbe preservato l’ordine naturale delle cose, pur senza intromettersi. Pur senza interferire. Sentiva lo spirito di Yoe, lo sentiva come proprio come suo era anche lo spirito degli altri Guardiani dei quali la sua amata gli aveva più volte parlato e narrato; sentiva il potere di stringere le redini del proprio destino, di afferrarlo con le mani e stringerlo forte al suo petto. Eppure, sapeva trattarsi di un qualcosa di effimero, di così tangibile solo perché avvinghiato alla sua dama; quel che sentiva, invero, era il potere di Yoe che si era fatto suo per un solo, lunghissimo istante. Sapeva che ella non era umana, l’aveva sempre saputo eppure tra le sue braccia appariva così bella e mortale; così vicina alla sua natura. Quale terribile illusione.

    Il momento più strano fu quando le labbra di lei si staccarono infine dalle sue, rendendolo di colpo vuoto, ma decisamente provato; era un po’ come se fosse spiaggia ed il mare si fosse appena ritirato. Riaprì gli occhi spaesato, mentre dentro di sé si sentiva decisamente spossato. Si trattava di una sensazione momentanea, ma era un segno evidente di quanto avesse provato sino a quel momento, di quanto intenso fosse stato quel bacio; di quanto l’amore di lei si era fatto forte e si era fatto strada in lui mettendo a nudo finalmente chi o cosa fossero realmente entrambi.

    È stato… è stato così intenso, amore mio ” rispose di primo acchito.
    Così, grazie a te, tanto sono cambiato? Questo è ciò che sono io adesso? ” proseguì, senza aspettarsi realmente una risposta.

    Quanto alla domanda che gli era stata posta, portò adesso gli occhi su di lei a cercare il suo sguardo; nel frattempo pensava a cosa aveva provato e quali sensazioni avesse sentito su di sé. La prima sensazione, quella più forte, quella più incisiva era legata all’acqua ed alla sua forza dirompente; alla sua gentilezza eppure, all’occorrenza, incredibilmente violenta.

    L’acqua. ” rispose secco.
    Voglio cominciare dall’acqua, mia amata. ” concluse.

    Le gote ancora rosse e l’animo leggero. Libero.
     
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  6. Shui Yoe Tu
     
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    E dunque l'addestramento era cominciato: passata che fu l'ebrezza del Potere, il corpo di Amon restava svuotato, come una pentola impolverata che, per la prima volta, venga lavata e lucidata, e ora sia pronta a ricevere nuovi liquori.
    Più del Potere, il bacio era l'Amore della Signora per quel Suo Figlio prediletto, e già nel cuore si andava disegnando un verde progetto; sorrise all'uomo che amava, e dopo un silenzio che parve eterno, le belle labbra della Seconda schiusero dolci parole stillanti nettari e forze:

    -Prima di cominciare, questo ti dico, amor Mio.-
    Con una mano gli toccò il petto, dove stava il cuore
    -Sei cambiato, e dentro hai un seme del Mio Potere, che germoglierà, se lo coltiverai. Ma non potrai mai essere diverso dal mortale che amo, né godrai di più lunga vita, né diverrai come gli alberi, perché la tua natura e il tuo destino non ho il dono di mutarli.-
    S'era fatta più tenue, come un piccolo animale
    -Non da sola, almeno.-
    Preso il volto di lui fra le mani, tornò a sorridere furba
    -Ma se tu continuerai ad amare il mondo così come Io lo amo, e farai crescere il seme dentro di te, e sarai guardiano e amico di tutte le cose che Vivono, allora quando io dovessi un giorno restare uccisa, se questo il Fato ha scritto per Me, tu potresti prendere il Mio post, e la Seconda Essenza fluire in te e possederti, come secoli e secoli fa fluì in questo corpo e lo possedette. Solo in quel caso tu saresti come Io sono, e non avresti più natura umana, e il potere del bacio sarebbe tuo davvero, e finché il tuo Destino non si compia, come si sarà già compiuto il Mio.-

    Sia che le parole fossero profetiche, sia che fossero auguri, tale cosa la Signora raccomandò all'uomo che amava, e tale cose desiderava invero accadesse, perché così sarebbero potuti essere, finalmente, una cosa sola. Ma prima che quello potesse replicare, Ella gli posò un dito sulle labbra, perché non era lecito che dicesse, né quella conversazione avrebbe dovuto avere altra eco; baciò la sua guancia e si allontanò un poco da lui, mostrando, ancora una volta, la marea mutata in Lei, poiché ora sorrideva ingenua e teneva le mani giunte. Poi parlò:

    -L'Acqua è come il mondo, Amon: corre sempre e non torna indietro, e pure la marea si ritragga, non sarà mai la stessa onda.-Aprendo un poco il palmo, mostrò il suo contenuto al ragazzo, come ad offrirgli qualcosa
    -Perciò è mutevole e sfuggente: può essere fiume, lago, pioggia o mare; può essere cascata e palude, acquitrino e vortice.-Sul palmo vuoto cominciava a vorticare il liquido cristallino, come fosse un piccolo ammasso inquieto che, a stento, riusciva a tenere una sola forma
    -Ma tu sei l'Acqua, ed essa cambia con te e tu con lei: non essere mai inquieto, lascia che il potere fluisca e abbraccia il cambiamento.-
    D'un colpo l'ammasso si fermò, in una sfera perfetta
    -Se il tuo cuore ti dice freccia, tu sei la freccia.-

    E l'acqua si appiattì e si allungò, galleggiando sopra la mano della Signora: era divenuta una freccia liquida, in cui l'elemento vorticava rapido e con molta pressione, ma nulla usciva dai bordi del liquido oggetto. Allora la creazione si mise a ruotare in alto e in basso, come l'ago di una bussola verticale impazzita, e poi faceva capriole e movimenti repentini:

    -Perché l'Acqua è il sangue nelle tue vene, non è tua, è parte di te: tu sei il flusso della corrente.-
    Lasciò andare la freccia che, rapidissima, si scagliò contro un sasso lì nei pressi, perforandolo come fosse burro, lasciando un taglio perfetto.
    -Tu sei il mare che si riversa sullo scoglio.-
    La pietra, in silenzio, si scisse in due metà, lì dove la freccia, passando, era sparita
    -E non c'è nulla che non possa distruggere.-

    Allora gli indicò il lago presso cui stavano e, come una maestra, gli impartì dolci comandi:

    -Ascolta il rumore dell'acqua fuori da te, poi ascoltalo dentro di te; non pensare alla forma: spingi il Potere a uscire dal corpo, asseconda i movimenti del tuo animo, non opporti alle emozioni, chiama l'Acqua nel tuo cuore, fa che venga fra le mani.-

    Disse, e attese.



    Per essere formali, la tecnica utilizzata, benché resa più lunga e più scenica, è questa:


    Genesi dell'Oceano

    "L'Acqua compone Shui Yoe Tu, questa la nutre, e di questa l'Essenza si serve nell'esplicazione dei propri poteri..."

    Limpida e pura Acqua si origina per volere della Guardiana, sul proprio corpo o fuori da esso; dopo essere stato generato, l'elemento potrà essere controllato per 15 metri (salvo dove diversamente specificato) a proprio piacimento, scegliendone eventualmente traiettoria, movimento, forma e dimensione. Qualsiasi sia la scelta fatta, però, l'elemento sarà dotato di una forte pressione, cosicché se fosse plasmato a mo' d'artiglio graffierebbe davvero, e a mo' di lama taglierebbe invero.


    Dunque, tutte le tecniche appartenenti all'Acqua avranno queste caratteristiche di gittata, apparenza e scenicità; le tecniche vere e proprie saranno il cosa ne faccia Yoe di questa Acqua

    Manipolazione della forma - Perforazione: L'Acqua della Seconda può assumere le fattezze di qualunque cosa, per essere guidata verso il bersaglio. La quantità di elemento è 1, ed è fissa. La forma assunta non ha alcun vantaggio se non decorativo. E' possibile creare forme che non siano solide (un semplice getto, per esempio) ma, qualunque fra queste si scelga, il danno in battaglia sarà da perforazione, come se si fosse colpiti da un freccia, una spada o una lancia, per intenderci.
    Consumo: Variabile in base alla grandezza della forma, che è direttamente proporzionale al danno Basso
    Durata: Istantanea

     
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    Ascoltò attento le parole dell’amata, sillaba dopo sillaba, cercando di comprenderne il senso ed il significato, poiché esse erano sicuramente state pesate una ad una dalla dama affinché lo Scorpione potesse comprenderle e farle sue. Ma nel momento più concitato, dove avrebbe voluto dire la propria con ferma imposizione, laddove ella parlava di una sorta di passaggio di consegne alla sua morte, qualora il Fato l’avesse voluto, Amon avrebbe voluto opporsi con fermezza millantando che mai e poi mai avrebbe permesso al Fato stesso d’interporsi tra di loro; perché ad esso avrebbe certamente offerto la sua vita in vece di quella della sua amata. E nonostante l’espressione concitata che aveva nel volto, ella con un semplice gesto gliel’aveva impedito posandogli un dito sulle labbra ed intimandogli il silenzio; un bacio sulla guancia ed il suo successivo allontanamento sancirono la conclusione di quella discussione, lasciando in Amon un po’ di amarezza per non aver potuto esprimere appieno ciò che sentiva dentro di sé. Amarezza che, di lì a poco, sarebbe sparita in un sol colpo.

    Ciò che ne seguì fu l’inizio del suo nuovo cammino, del suo addestramento quale guardiano: infine era giunto il suo tempo per essere definito come tale in via definitiva.

    La via che aveva scelto come primo insegnamento era legata all’acqua ed alla sua manipolazione a livello elementare, sì da modularla e modellarla a suo esclusivo piacere. Era forse l’elemento che in quel momento della sua vita più lo rappresentava: come l’acqua, infatti, era in costante mutamento e pareva essere in grado di adattarsi alle situazioni più disparate, mutando da orribile assassino in serafico guardiano. E come l’acqua avrebbe dovuto mutare il suo animo a seconda delle situazioni cui giocoforza sarebbe entrato in contatto, finanche a tornare ad essere spietato per la salvaguardia di coloro i quali aveva deciso di sacrificare il tutto per tutto, compresa la sua stessa esistenza; da acque placide e calme a mare in tempesta, temibile e terribile nel suo moto d’impeto mosso unicamente dalla cieca convinzione dei propri ideali. E proprio quello era l’insegnamento che forse, indirettamente, Yoe voleva propinargli: acquisire la capacità di adattamento dell’acqua, per far sì di esserne signore e padrone a sua volta, lasciandola sgorgare dalla propria stessa essenza, generandola dal suo spirito – dal germoglio, dentro di sé.

    Ed estasiato la guardava, mentre quell’acqua cheta nelle sue mani andava trasformandosi in freccia e poi divenire estremamente affilata nella punta (e nella forma) da essere in grado di tagliare persino la pietra. Aveva già avuto modo di assistere a quel miracolo, quando ancora non era un guardiano ma un mero mercenario alla ricerca di qualcuno al quale offrire i propri servigi e le proprie arti di assassinio – seppure rivolte alla protezione; in quella circostanza assistette a quella fine manipolazione elementale per la prima volta restandone colpito ed al contempo sorpreso, pensando potesse trattarsi unicamente di magia. Eppure, stando a quanto aveva visto, sentito e percepito si trattava di qualcosa di molto più profondo e di intimamente connesso con lo spirito e la natura stessa, tanto che non si era mai sentito così in comunione con essa da quando era arrivato su Endlos; le cure di Yoe ed il germoglio che aveva seminato nel suo cuore stavano dando quindi i loro frutti ed Amon non si era mai sentito così intimamente connesso con il bosco, con le sue creature ed i suoi spiriti. Amon non si era mai sentito così connesso alla sua amata Yoe.

    Si lasciò scappare un sospiro, mostrandosi sereno in volto e per nulla preoccupato per la prova che lo stava attendendo: non aveva tema di sbagliare e non sembrava essere per nulla turbato da quanto avrebbe dovuto fare. Se era nella sua (nuova) natura, il suo flusso si sarebbe naturalmente adattato a quel nuovo cambiamento, permettendogli di entrare in comunione con la natura che lo circondava, tramutandosi esso stesso in natura. E così, seguendo le istruzioni della sua amata, cominciò a guardare il laghetto dinanzi a sé perdendosi ad osservare le sue acque, cercando di percepire anche le più lievi increspature nel suo specchio ed incamerando dentro di sé il suo sottile gorgoglio. Ad ogni respiro gli sembrava di sentirlo sempre più forte, sempre più limpido nonostante nulla fosse cambiato all’esterno; con gli occhi chiusi gli sembrava adesso di essere molto più vicino, molto più connesso all’acqua del lago tanto da sembrargli di starci dentro, bagnato da capo a piede come se vi fosse immerso. E più respirava, più sentiva quella sensazione espandersi a tutto il suo corpo, come se il senso del tatto ne fosse effettivamente entrato in contatto, come se in quel momento stesse nuotando in quelle acque e non stesse in realtà in piedi, vicino alla sua amata, in una lunga quanto intensa seduta meditativa, con l’intento precipuo di apprendere una nuova arte, nella sua nuova vita; anzi, sembrava tutto così naturale, tutto così immediato che la mente era ormai sgombra da ogni pensiero, da ogni fine che non fosse quello di entrare in comunione con quelle acque, assimilarle dentro di sé e farle proprie. Mano a mano che la sua meditazione continuava più in profondità, sentiva come nell’orecchio dei bisbigli, deboli sussurri di entità lontane – presumibilmente kami – il cui idioma risultava al suo spirito ancora troppo ostico per poter essere assimilato, se non per assaporarne il suono e la pace che andava spandendosi per tutto il suo corpo nel percepire le loro preghiere e le loro invocazioni quale inno verso la natura.

    Vi fu poi il momento del distacco, dell’allontanamento. Sentì come il suo spirito tornare nel suo corpo, così pesante: un fardello inimmaginabile per la sua anima. Respirò profondamente, cercando di ritrovare la calma che fino a quel momento aveva assaporato in un viaggio interiore decisamente lungo e sfiancante; respirò profondamente per ritrovare quello stesso stato di pace, lasciando che i kami, che gli spiriti del bosco, parlassero ancora alle sue orecchie donandogli il mordente per reclamare il suo personalissimo dominio elementare. E così, dopo un iniziale – ed interminabile – silenzio, cominciò a sentire dentro di sé lo stesso rumore del lago; dapprima era abbastanza soffuso, per poi divenire sempre più diffuso e preponderante finanche al suo stesso respiro. Si era reso conto però che il rumore non veniva dall’esterno, bensì dal suo interno e che l’acqua sembrava sgorgare direttamente dal suo cuore, pompata nelle vene e pronta ad attraversargli il corpo; il suo stesso flusso nel sembrava essere impregnato, divenendo esso stesso liquido e scorrere ancor più velocemente nel suo sistema circolatorio. Fu questione di attimi e percepì una luce fortissima ottenebrargli la vista, portandolo ad aprire gli occhi ed accorgersi che poco a poco, nella sua mano, andava formandosi un globo d’acqua, dapprima della grandezza di una biglia, per poi assumere quelle di una mela ormai matura. Nella sua mano, però, il globo sembrava essere altamente instabile, in procinto d’esplodere da un momento all’altro senza il preciso indirizzo d’una forma compiuta da assumere.

    Non è il risultato che mi aspettavo di raggiungere, ma non credevo che potesse essere così complesso esercitare un dominio sulla natura: ti ho vista farlo così tante volte, che pensavo potesse essere facile quasi quanto lo è per me respirare. Mi sbagliavo. Ho così tanto da imparare ancora, ma sono pronto ad ascoltare. ” le disse determinato.

    Frattanto l’acqua nel palmo della sua mano destra, rivolto verso l’alto, sembrava aver assunto un moto decisamente irruento rispetto al principio, rendendosi ancora più instabile e rappresentando di fatto limiti e sentimenti d’un uomo che aveva ormai compreso di non essere più lo stesso di pochi istanti prima.

    Ad imparare.
     
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