The Pawns' Revolt

Intermezzo ~ Outer Stage

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    « Signori, vi prego di non agitarvi: la situazione è perfettamente sotto controllo. »

    Il profondo vocione baritonale del mostrone dello staff organizzativo risuonò al di sopra del cicaleccio nervoso della folla, radunatasi davanti ai Cancelli del Tendone per accedere agli Stage più interni: ormai la Prima stava per cominciare, ma a spingere quella fiumana ad accalcarsi a ridosso del cordone formato dalla sicurezza non era solo l'entusiasmo o l'impazienza di poter finalmente osservare l'arte macabra di uno spettacolo tanto atteso, quanto più un senso di disagio ed urgenza che li spingeva a volersi lasciare alle spalle il campo aperto della cittadina il prima possibile.

    « Non c'è alcun pericolo! Ripeto: la situazione è sotto controllo! »

    Qualche buona decina di metri più indietro, nei bordi esterni di quel capannello, un ragazzo in completo elegante reclinò l'ispida testolina corvina da una parte, senza avere la più pallida idea di ciò di cui il personale della manifestazione stesse parlando: insomma, che cavolo stava accadendo? Lui era uscito un attimo per comprare qualche snack, e adesso rischiava di restare separato dalla sua famiglia... per quale ragione? Stava per picchettare due dita sulla spalla di anonimo tizio in piedi davanti a lui -come lui, in attesa di entrare- per chiedere spiegazioni e provare a vederci più chiaro, ma l'annunciatore lo batté sul tempo.

    « I terroristi che si sono liberati sono attualmente isolati all'interno del Mausoleo, e gli Organizzatori hanno già disposto adeguate contromisure, perciò state tranquilli... »
    esplicò l'essere asserragliato sul suo pulpito, ostentando la più profonda tranquillità
    « ...i disordini sono stati contenuti, e non c'è nulla da temere! Per accedere al Tendone siete pregati di munirvi di biglietto e di comporre una fila ordinata per- »

    jpg« Pfft: col cavolo che faccio la fila. »

    Il giovanotto sbuffò con sprezzo e smise immediatamente di ascoltare: abbassando le iridi dorate sulla figuretta del compagno che l'aveva accompagnato nel suo acquisto di cibarie, il giovanotto gli rivolse un'occhiata categorica; questi -un dobermann, cui era stato attaccato uno slittino pieno di pesanti scatoloni-, si limitò a fissarlo di rimando, in attesa di istruzioni.

    « Andiamo: se tardiamo ancora, Papà si preoccupa. »

    E così, girando i tacchi per allontanarsi dalla folla, il ragazzo si defilò per le deserte strade cittadine insieme al suo amico a quattro zampe e alla sua scorta di dolciumi; dopotutto, se doveva prendere una scorciatoia ricorrendo a mezzi probabilmente poco leciti, era meglio farlo lontano da occhi indiscreti...

    png

    Il raspare di un oggetto pesante sulla liscia superficie di marmo echeggiò tra le alte volte della Cattedrale come un lungo e stridulo gemito, strappando un sobbalzo al manipolo di uomini e donne -di etnie e razze diverse- che sedevano sui gradini dell'altare, chi con lo sguardo perso nel nulla con aria assente, chi pregando chissà quale entità invisibile che i loro amici e compagni fossero ancora vivi... e che per tutti loro potesse esistere la possibilità di un ritorno a casa.

    « Cercate di far piano. »
    severo ma paziente, il Cavaliere dell'Est si rivolse agli aiutanti
    « Il nemico sa già che siamo qui: non è necessario fargli capire cosa facciamo. »

    Gli interpellati, alcuni soldati abituati a servire sotto di lui, si limitarono ad abbassare lo sguardo e annuire: erano stanchi e nervosi (come tutti i presenti là dentro, del resto) ma, se non altro, la gelida disciplina del Comandante Du Lac -calmo in maniera surreale anche in quella situazione- infondeva loro un appiglio a cui ancorare la propria sanità mentale; e poi, mantenersi impegnati seguendo le sue istruzioni e facendo qualcosa di utile lasciava loro meno tempo per pensare a quanto disperata fosse la loro condizione.

    I demoni con cui avevano ingaggiato battaglia per rompere l'accerchiamento avevano mietuto non poche vittime tra i ranghi dell'improvvisata alleanza, e non avevano certo esitato a metterglisi alle calcagna quando -in evidente svantaggio- erano stati costretti a ripiegare; non sapevano dove stessero andando, non sapevano neppure se ci fosse un posto ancora sicuro per loro entro i confini della barriera, ma era stato suggerito loro di raggiungere il Mausoleo... e non appena il primo dei mostri aveva oltrepassato i cancelli che ne delimitavano il perimetro esterno, qualcosa di strano era avvenuto: soffrendo e ringhiando, i mostri si erano ritirati dalla struttura, e avevano smesso di inseguirli ed incalzarli, dando agli Endlossiani il modo e il tempo di asserragliarsi all'interno dell'antico palazzo.


    « Coraggio: servono altre panche. »

    Sebbene non sembrava essercene impellenza, Lancelot aveva disposto che l'edificio venisse messo in sicurezza, così gli ingressi più difficilmente difendibili e le finestre erano stati barricati, lasciando praticabili sono un paio di accessi, da sfruttare in caso si fosse reso necessario abbandonare anche quel baluardo; le Vesti Blu che erano riuscite a mettersi in salvo durante l'evasione si prodigavano invece di rattoppare alla meglio i sopravvissuti, dopo che l'ex-leader della Legione delle Sabbie era riuscito a ripristinare i loro poteri.

    « Abbiamo trovato cibarie di scorta nelle stanze più interne. »
    annunciò Khalid, emergendo dalla canonica e immettendosi nella navata principale
    « Se lo razioniamo, dovrebbe bastarci per un paio di giorni... »

    Radunato un drappello tra quelli che avevano superato lo shock, il Guerriero del Sud aveva organizzato una piccola squadra per esplorare i dintorni, in cerca di qualunque cosa potesse essere utile, e... per quanto qualcuno avrebbe potuto trovare poco ortodosso pensare a mangiare in un momento del genere, ogni veterano o stratega sa bene che avere qualcosa nello stomaco fa parte dei requisiti minimi perché un esercito sia in grado di combattere. O, per lo meno, di stare in piedi.

    « Ritengo che non ci convenga comunque restare qui fermi a lungo. »
    commentò con tono grave il ragazzo albino con la cicatrice sull'occhio sinistro
    « Specie se vogliamo essere in qualche modo d'aiuto agli altri... »

    Lasciando consegna ai rispettivi gruppi di continuare le proprie mansioni, il Cavaliere Celeste e il Legionario convergettero ai piedi dell'altare, riunendosi alla strana coppia di Gemelli a cui in quel momento dovevano tutti la vita: non sapevano chi fossero, e non erano ancora certi di aver capito da dove erano spuntati, ma... per quanto parlare di “fiducia” potesse essere un po' prematuro, rimaneva il fatto che la loro comparsa era stata forse l'unica cosa che li aveva salvati da morte certa.

    jpg

    Con un tempismo che sarebbe potuto apparire convenientemente sospetto, i due giovani si erano misteriosamente materializzati dal nulla, li avevano liberati dalle catene, e li avevano indirizzati alla chiesa lungo un percorso sicuro: stando a quanto aveva dichiarato, quando il putiferio era esploso per le vie cittadine, Allen aveva usato una maschera da zucca e la sua infanzia come saltimbanco di strada per mescolarsi alla folla; aveva cercato di aiutare i civili, e memorizzato la dislocazione delle strutture ricreate dal nemico, ed era proprio su quelle sue conoscenze che si sarebbero basate le loro prossime mosse.


    « Per attirare l'attenzione su di noi -e allontanarla da quelli che sono dentro-,
    servirà fare un casino bello grosso... »


    Mentre il suo amico dagli occhi azzurri era intento a studiare la mappa della città che si erano procurati -così da appuntare su carta ciò che ricordava di aver visto a beneficio del gruppo-, Tasha armeggiava con della chincaglieria che aveva chiesto di far cercare per suo conto; gli interventi operati sulle sue ferite erano riusciti a richiuderle, ma con la scusa della convalescenza si era inchiodato là per terra ad assemblare strani piccoli ordigni dall'aria non molto rassicurante.

    Seppur restasse un mistero il
    come potessero saperlo, quei due ragazzi avevano dichiarato che non tutti gli Alleati erano stati catturati durante il “protocollo Exodus”, il teletrasporto forzato che aveva comportato la loro cattura; stando alle informazioni da loro fornite, di cui però sostenevano di non poter rivelare la fonte, alcuni dei difensori di Endlos erano finiti oltre i Cancelli, dietro alle fila nemiche... e il fatto che tra costoro ci fossero i due Alfieri -Lady Kalia e Lady Drusilia- era diventato per molti la sola ragione per non soccombere alla disperazione.

    La notizia aveva diviso i sopravvissuti tra diverse correnti di pensiero, ma tra i disfattisti e gli scettici -che le davano già per prigioniere o morte- c'erano anche molti reazionari, disposti a una disperata carica a testa bassa per raggiungere i loro leader, e altri speranzosi che confidavano nel fatto che le alte cariche avessero un piano per risolvere la situazione; per quanto non avessero certezze circa la veridicità di quelle informazioni, i Capitani dei diversi eserciti avevano preferito tacere i loro dubbi, lasciando ai propri uomini almeno un miraggio di speranza: dopotutto, era meglio prodigarsi per reagire in qualche modo, piuttosto che mettersi in un angolo a piangersi addosso, senza nemmeno provare a far nulla.


    « ...tiriamogli giù la ruota panoramica. »
    sentenziò ancora il giovane dagli occhi ametista, lavorando su di un vaso di terracotta
    « E' la struttura più alta della città, ora come ora, e dal Tendone dovrebbe vedersi bene:
    se la facciamo saltare per aria, conta come dichiarazione di guerra. »


    jpg« Come primo obiettivo può andare. »
    commentò l'altro, più compassato, senza staccare lo sguardo dalla cartina
    « ...ma sarebbe opportuno -in contro-tempo- colpire anche altri obiettivi,
    sfruttando la confusione. »


    « Bene: formiamo delle squadre e pianifichiamo l'attacco. »
    pragmatico e deciso, l'uomo con la Maschera fu il primo a prendere la parola
    « Io mio offro volontario per il raid contro la ruota. »

    « Le bombe che ho assemblato sono contate e molto grossolane. »
    sentenziò Tasha con un sospiro svogliato
    « ...credo dovrò per forza essere della partita: non le affiderei a nessun altro. »

    « Io lo accompagno. »

    « Direi che così va bene: gruppi troppo numerosi attirerebbero l'attenzione... »
    concluse Lancelot, voltandosi a contemplare la folla
    « ...ma visto che siamo in territorio ostile, credo servirebbe un ultimo elemento alla squadra: c'è qualche volontario? »

     
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  2. Gilbert Beilschmidt
     
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    Il tetto del candido mausoleo, irto a sfidare l'immenso cielo cremisi, quasi gli aveva ricordato la sua veste da guerra -in quel momento completamente insozzata di sangue; strappata in più punti ed in particolar modo alla base, lasciava intravedere la cotta di maglia sottostante, fortunatamente ancora integra. Nel Latifondo si narrava che il cielo rosso in piena notte fosse preludio di una buona giornata dal momento dell'alba; in realtà il Capitano Gilbert non conosceva il motivo di quel detto. Sapeva solo che, quello che si erano lasciati alle spalle, nascosto da portoni serrati ed un buon numero di panche accostate ad ogni uscita, non era affatto un bel cielo. Odorava di zolfo, morte e tanto sangue.

    « Coraggio: servono altre panche. »

    Nonostante si fossero salvati quasi per miracolo, gli scontri violenti ed incessanti con il nemico in pieno territorio ostile avevano mietuto un numero preoccupante di vittime, reso ancora più nefasto se aggiunto a quello dei dispersi. E lui se ne stava lì, in attesa di chissà cosa, continuando a dannarsi all'unico pensiero per cui aveva deciso di scendere in campo.
    Il suo Alfiere era ancora lì dentro.

    « Abbiamo trovato cibarie di scorta nelle stanze più interne.
    Se lo razioniamo, dovrebbe bastarci per un paio di giorni... »


    Radunato un gruppo fra coloro che -almeno in apparenza- ancora resistevano allo stress ed alla paura, Kalid aveva organizzato una squadra per esplorare i dintorni in cerca di qualunque cosa potesse essere utile, in attesa che gli altri recuperassero un po' di salute o raziocinio. Al suo ritorno Gilbert lo fissava con sguardo vacuo, non perché spaventato, piuttosto concentrato ed alla ricerca di una qualche soluzione al loro (al suo!) problema avvilente quanto stancante.
    Come potevano superare il nemico?
    Come avrebbero potuto raggiungere gli altri e combattere al loro fianco?

    Anche i suoi soldati sembravano capirlo, forse perché meno provati -abituati come erano a guerre continue quanto stancanti- o semplicemente troppo orgogliosi per reggere quel terribile affronto. Dopotutto, ogni fratello laputense caduto -ai loro occhi- valeva quanto cento nemici trucidati. Nient'altro avrebbe pareggiato il conto, nessuna salvezza, premio o diversa vendetta sarebbe valso al punto da dare una stabilità a quella bilancia sul punto di rompersi.
    In un impeto di rabbia, Gilbert quasi si trovò a sferrare un pugno verso la statua di un angelo lì vicino dal volto insopportabilmente felice e rassicurante... anche in quella situazione. Si morse il pollice con nervosismo, prima di sbottare qualcosa e raggiungere gli altri brontolando.

    « Ritengo che non ci convenga comunque restare qui fermi a lungo. Specie se vogliamo essere in qualche modo d'aiuto agli altri... »
    « Per attirare l'attenzione su di noi -e allontanarla da quelli che sono dentro-, servirà fare un casino bello grosso... »

    Improvvisamente si sentì perfettamente in accordo con i due salvatori -inaspettatamente più giovani di lui- in quel momento concentrati a studiare la mappa ed armeggiare con oggetti che gli parvero intuitivamente delle armi di qualche tipo.

    « ...tiriamogli giù la ruota panoramica. E' la struttura più alta della città, ora come ora, e dal Tendone dovrebbe vedersi bene: se la facciamo saltare per aria, conta come dichiarazione di guerra. »

    -GIUSTO!

    La risposta del Capitano risuonò per le arcate, e quasi si pentì nel sentirsi per un'attimo tutti gli occhi puntati addosso. Incassando il capo albino fra le spalle ed arrossendo lievemente, Gilbert decise di attendere che gli altri finissero il discorso.
    « Come primo obiettivo può andare ...ma sarebbe opportuno -in contro-tempo- colpire anche altri obiettivi, sfruttando la confusione. »
    « Bene: formiamo delle squadre e pianifichiamo l'attacco. Io mio offro volontario per il raid contro la ruota. »
    « Le bombe che ho assemblato sono contate e molto grossolane ...credo dovrò per forza essere della partita: non le affiderei a nessun altro. »
    « Io lo accompagno. »
    « Direi che così va bene: gruppi troppo numerosi attirerebbero l'attenzione ...ma visto che siamo in territorio ostile, credo servirebbe un ultimo elemento alla squadra: c'è qualche volontario? »

    Notando che Lancelot si fosse voltato verso gli altri -con lui che ancora non parlava- il ragazzo che fino a quel momento sosteneva di essere Capitano di Milizia del Presidio Errante s'indignò non poco, non esitando nemmeno a mostrarlo. Puntellandosi le mani in vita e frapponendosi fra il milite dell'Est ed i sopravvissuti, scelse come suo solito uno "scontro diretto", quel caso -fortunatamente- solo di vedute. Lo fissò dritto negli occhi, carico come solo un giovanotto potesse apparire di fronte ad un tale pericolo, e con sguardo fiammeggiante avrebbe alzato la voce.
    Non per offendere, ma per rimarcare la sua posizione e le sue intenzioni in quel posto.

    -Laputa non resta ferma di fronte ad un simile affronto!- gonfiò il petto con convinzione, ed i suoi soldati lì vicino parvero magicamente rinvigorirsi al solo sentire quelle affermazioni -Se è la fine ciò a cui vado incontro, farò qualunque cosa pur di portarmi dietro più teste di quanti sono i nostri morti.
    Si sarebbe infine voltato verso Kalid con sguardo spavaldo, addirittura sorridente.
    -Contatemi fra i vostri.



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2017, 22:20
     
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    « ...infatti, già solo per la location e le infrastrutture, i pezzi grossi si fanno una concorrenza spietata: oltre al ricavato dagli avventori, occuparsene è una dimostrazione di potere. »
    ridacchio con fare nervoso, poi trasse un respiro per calmarsi - non funzionò
    « I guadagni possono essere altissimi: già solo tra il Luna-Park, la ristorazione e lo Spettacolo, il Circo potrebbe rientrare nelle spese di gestione... ma so che fanno anche molti altri lavori su commissione.»

    Lo sguardo impenetrabile dell'altro demone continuò a scrutarlo senza mutar espressione, con la stessa inclinazione al tedio distratto che aveva quando aveva fatto esplodere i suoi compagni; lui, però, non aveva intenzione di finire come loro, e anche se la domanda che quel bastardo gli aveva posto come contropartita per la propria sopravvivenza era tragicamente generica, non poteva certo dire che non si stesse impegnando...

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    « ...è per questo che la Prima del Circus Diabolique è un evento che richiama così tanta attenzione: i pesci piccoli vengono qui per scatenarsi, divertirsi, o cercare di fare il salto di qualità. Sì, sai... essere notati dai pezzi grossi. Venire assunto al loro seguito. O ottenere un contratto come quello degli Artisti, e unirti ai Circensi. Insomma: entrare nel giro... »

    Gli erano state chieste notizie sull'evento, e lui, che -poveraccio- aveva dovuto sgomitare neanche poco per ottenere quel posto come candidato al servizio d'ordine della fiera, stava cercando di essere esaustivo più di quanto sarebbe nelle sue mansioni per quel lavoro - anche senza avere una bomba addosso come incentivo.

    « Visto che entro il perimetro dell'evento non sono permessi scontri aperti tra le diverse fazioni, per i pezzi grossi, riunirsi qui è più una questione di affari: fare sfoggio delle loro risorse e del loro status, discutere scambi -collaborazioni o tradimenti-, ridefinire zone di influenza, e... fare acquisti. »

    Tacque un istante, umettandosi le labbra e schiarendosi la voce, in un primo cenno di cedimento per il fatto di star cianciando da mezz'ora. Ah, sì: e di essere terrorizzato per aver visto i suoi colleghi fare una pessima fine, e per la terrificante consapevolezza che la sua vita poteva venire spazzata via con un gesto semplice come uno schiocco di dita. Certo, sarebbe stata “una fine col botto”, ma... il pensiero di lasciare il segno per i posteri come nulla più che una fotografia di sé stesso sulle pareti di un insediamento di un mondo alieno non era una consolazione.

    « ...perché, sì, ecco: dopo lo show, si tiene l'Asta, in cui Circensi presentano una serie di prodotti, e i pezzi grossi si sfidano ad accaparrarseli; schiavi, bestie strane, oggetti magici... quel genere di cose che i ricconi adorano...! »

    Reso elettrico da quella situazione, che gli sfilacciava i nervi con la delicatezza di un coltello seghettato, il Demone tremava tutto, come preda degli spasmi, incapace di trattenere i tic nervosi che gli rendevano sempre più difficile stare fermo immobile sul tetto di quell'edificio, come gli era stato ordinato. Non ce la faceva davvero più: se non gli veniva concesso almeno un attimo di quiete per riprendere fiato, probabilmente avrebbe avuto un crollo nervoso.

    jpg« ...pe-pe-pe-perciò, se la persona che cerchi non è nel Luna-Park, sicuramente sarà al Tendone: se non la cucinano, è certo che proveranno a vender- »

    Quando lo sguardo del sorvegliante incrociò quello dell'interlocutore, ebbe l'impressione di cogliere qualcosa negli occhi del suo aguzzino... qualcosa di minaccioso, che lo spinse ad interrompersi boccheggiando come un pesce, prima di lasciarsi sfuggire un gemito pietoso.

    « ...andiamo, amico: ti prego! Ti ho detto tutto ciò che so...! Lo giuro su quello che vuoi! Sono stato agli accordi: ho parlato! Ti prego: ora toglimi questa cosa! »

     
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  4. Karasu
     
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    Non si era dovuto impegnare più di tanto per convincere il demone a vuotare il sacco.
    Dovette riconoscere gran merito ai suoi due compagni, ad essere sincero: i loro corpi, brutalmente mutilati dalle esplosioni, giacevano non molto lontano dall'ombra proiettata dallo Spettro.

    « ...infatti, già solo per la location e le infrastrutture, i pezzi grossi si fanno una concorrenza spietata: oltre al ricavato dagli avventori, occuparsene è una dimostrazione di potere. »

    Aveva rivolto loro una sola frase, una semplice richiesta di informazioni.
    "E tu chi cazzo saresti" non era il genere di risposta che si aspettava. Era scortese sollevare un quesito in risposta ad un'altra domanda, e tutti sapevano quanto il Demone fosse affezionato alle buone maniere.

    « I guadagni possono essere altissimi: già solo tra il Luna-Park, la ristorazione e lo Spettacolo, il Circo potrebbe rientrare nelle spese di gestione... ma so che fanno anche molti altri lavori su commissione.»

    L'altro dettaglio che il trio sembrava non conoscere era quanto il Corvo non amasse perdere tempo alla luce del sole; questo lo avrebbero dovuto intuire dal buio dei suoi abiti. La maschera poteva rappresentare un indizio altrettanto utile, ma nessuno di loro pareva essere abbastanza sveglio da cogliere i particolari. Provare ad attaccarlo fu il secondo errore che costò ad un altro la vita.

    « ...è per questo che la Prima del Circus Diabolique è un evento che richiama così tanta attenzione: i pesci piccoli vengono qui per scatenarsi, divertirsi, o cercare di fare il salto di qualità. Sì, sai... essere notati dai pezzi grossi. Venire assunto al loro seguito. O ottenere un contratto come quello degli Artisti, e unirti ai Circensi. Insomma: entrare nel giro... »

    Il terzo, invece... gli piaceva.
    Aveva iniziato a parlare di sua spontanea volontà, senza che il Demone dovesse ripetere ancora una volta la sua domanda.
    Probabilmente aveva intuito che non l'avrebbe fatto. L'intelligenza era una qualità che apprezzava molto.

    « ...perché, sì, ecco: dopo lo show, si tiene l'Asta, in cui Circensi presentano una serie di prodotti, e i pezzi grossi si sfidano ad accaparrarseli; schiavi, bestie strane, oggetti magici... quel genere di cose che i ricconi adorano...! »

    E quel demone era molto intelligente, sveglio a sufficienza da comprendere quanto tempo poteva permettersi di guadagnare in chiacchiere, e quando invece sarebbe dovuto arrivare al sodo.
    Aveva compreso fin dall'inizio che ad un movimento del Corvo sarebbe corrisposta la sua morte, era quanto aveva imparato dai suoi compagni.
    Se voleva sperare di sopravvivere doveva convincerlo a mantenere la mani rilassate all'interno delle sue tasche; le aveva estratte due sole volte, e...

    « ...pe-pe-pe-perciò, se la persona che cerchi non è nel Luna-Park, sicuramente sarà al Tendone: se non la cucinano, è certo che proveranno a vender- »

    ...quando vide il suo braccio ritirarsi anche solo di un centimetro, realizzò che era il momento di rispondere veramente alla sua domanda.
    E furono parole che sortirono l'effetto desiderato, poiché il Corvo non mosse più un muscolo.
    Ma affilò lo sguardo, gelido come la notte.

    « ...andiamo, amico: ti prego! Ti ho detto tutto ciò che so...! Lo giuro su quello che vuoi! Sono stato agli accordi: ho parlato! Ti prego: ora toglimi questa cosa! »

    Ancora non rispose, limitandosi a fissare le iridi del suo interlocutore per qualche lungo, interminabile istante.
    Quando il silenzio si confermò ancora terzo incomodo fra le due figure, fu il momento in cui il Dominatore decise finalmente di sfilare una mano dalla tasca. E sebbene l'altro parve chiudere gli occhi intimorito, non fece seguito alcuno schiocco di dita, né tanto meno un'esplosione.
    Quando avrebbe nuovamente sollevato le palpebre alla ricerca del Demone, forse avrebbe tremato ancor di più nel riscoprirlo così terribilmente vicino. La maschera era prossima a sfiorargli il volto, ed i capelli sembravano lame pronte a lacerare la sua carne.

    « Mi sei stato di grande aiuto. »

    Avrebbe sussurrato il Corvo all'orecchio, poggiando una mano sulla sua spalla.
    La sensazione di oppressione che l'aveva stretto sino a quel momento se ne sarebbe andata, donandogli un'insperabile sensazione di libertà.
    Non era andata poi così male avrebbe potuto pensare, mentre privo di dolore e costrizioni osservava la figura del Demone allontanarsi sempre più dal suo corpo.
    E poco importava se in lontananza sembrava scorgere il proprio tesserino di riconoscimento fra le sue dita. Se serviva per mantenersi alla larga da quel folle, pensò...

    eovSefp

    ...non era poi così male nemmeno precipitare verso il vuoto.



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2017, 22:15
     
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  5. Gilbert Beilschmidt
     
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    Le suole degli stivali battevano freneticamente sul lastricato, distrutto in più punti, ogni qual volta il gruppo improvvisato si trovava a dover superare un qualche incrocio. Quando erano nascosti dalle pareti di un qualche edificio svuotato -nel migliore dei casi- o diroccato, invece, si fermavano alcuni istanti a controllare che tutto fosse ancora nelle loro mani, che non vi fossero nemici di pattuglia ed anche a riprendere il fiato, spezzato dalla corsa interminabile... perfino per soldati addestrati come loro. Gilbert in particolare non si sentiva particolarmente a suo agio e -poteva scommetterci- era probabilmente quello messo peggio; non poteva infatti nemmeno sognarsi di vantare un'energia guizzante ed esplosiva come quella sprigionata dai due gemelli, inaspettatamente molto più giovani di lui ma ben addestrati. Allo stesso modo la sua tolleranza al calore delle fiamme ed alla strana cappa oscura che pareva togliergli il respiro non poteva certo raggiungere quella di un veterano abituato al deserto e a quel buco sovraffollato di Merovish.

    -Quanto cazzo è grande il Pentauron?!?!?

    Si lasciò sfuggire il commento fra una pausa e l'altra, allargandosi il nodo della divisa che aveva stretto alla gola e boccheggiando non poco. E pensare che fosse abituato ad andare a cavallo perfino su Laputa che -per quanto grande- si sviluppava in altezza piuttosto che di diametro. Se fosse sopravvissuto -se lo ripromise- avrebbe probabilmente deciso di allenarsi in qualche grossa prateria. Oppure sotto al sole cocente del Sud.

    Come ormai gli era diventato automatico, voltò il capo a destra e poi a sinistra, stringendo lo sguardo rubicondo in un abbraccio di palpebre screpolate. Poi guardò in alto... e qualcosa spezzò magicamente la sua routine. Si trattava di un ragazzo, ma non riuscì immediatamente a capire se si trattasse di una vittima o un carnefice dato che -proprio in quel momento- era in caduta libera dal tetto verso di loro. Ad un'occhiata più attenta, il Capitano di Milizia ebbe come l'impressione che vi fosse un'altra figura su quel tetto, non molto diversa da un'ombra. Fu per quello che Gilbert ebbe esitazione... e fu un'ingenuità che non avrebbe dovuto concedersi.

    « ATTENTO! »

    L'esplosione che scosse il quartiere fece tremare i palazzi fin dalle fondamenta. Quello alla cui ombra si era nascosto il gruppo, invece, fu solo mutilato su di un lato -il loro- rimanendo in piedi per chissà quale miracolo, stoico di fronte a parte delle sue stesse macerie fumanti.
    Del demone in caduta non rimase nemmeno un brandello di carne.



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2017, 22:21
     
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  6. Karasu
     
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    Le informazioni ricevute da quel demone diedero al Corvo molto di che riflettere.
    Non aveva avuto una buona sensazione, quando gli erano giunte notizie riguardo la comparsa di quei Circensi sul semipiano Endlossiano; le voci che aveva ricevuto sul loro conto gli avevano suggerito di mantenersi ad una certa distanza da quegli individui. Troppo imprevedibili, per considerarli... interessanti.
    Ora però la situazione era differente. Quando scoprì della loro comparsa, ed ancor peggio delle conseguenze che questa ebbe su ogni singolo Presidio, acquisì la certezza che quelle mine vaganti avrebbero interferito irrimediabilmente con i suoi piani.
    E se era vero che da solo non avrebbe potuto evitare il danno, era sicuramente suo interesse studiare ogni singola possibile ripercussione.
    Non era detto che alla fine della fiera non sarebbe stato in grado di trarvi qualche beneficio.

    A preoccuparlo non erano certo le scorribande di quelli che il demone aveva definito "pesci piccoli"; per quanto gravi, invasioni, guerre e morti non erano una novità in quel semipiano. Una realtà cruda e triste, eppur inoppugnabile.
    Ma quella che aveva chiamato "Asta"...

    « ATTENTO! »

    Fu costretto ad interrompere il suo flusso di coscienza quando delle voci nuove accompagnarono l'esplosione. Fu cauto e rapido nel ritirarsi, una volta resosi conto che degli sfortunati sopravvissuti l'avrebbero probabilmente cercato. Un qualcosa di cui non aveva il tempo di occuparsi, in quel momento; la sensazione di essere in terribile ritardo opprimeva incessantemente i suoi pensieri.

    253Jbao

    E quel ragazzino con la slitta, intento ad aprire un varco dimensionale al termine della strada, sembrava essere spuntato proprio al momento giusto...



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2017, 22:17
     
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  7. Gilbert Beilschmidt
     
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    upVAUlv

    Una coltre oscura era calata sui suoi occhi nel momento dell'impatto, e fu probabilmente la suggestione -e non poco romanticismo- a suggerirgli che era ormai giunto per lui l'abbraccio della Nera Signora.
    Trattenne il fiato, in un disperato tentativo di aggrapparsi a quella vita che non era ancora pronto a lasciare andare.
    Lo trattenne ancora... ma quando furono i polmoni a dirgli basta, egli non poté fare altro che liberare il respiro, scoprirlo affannoso.
    Scoprirsi ancora vivo

    Sgranò gli occhi, tastandosi il petto per capire quanto quella sensazione fosse reale. Eppure -quando la mano toccò il tessuto strappato- non fu il petto a sfiorare le dita lerce di sangue, ma una schiena rigida ed allenata squarciata in più punti, ustionata in altri. L'abbraccio per Gilbert era arrivato, ma aggrappata a lui non vi era alcuna dama ossuta in abiti neri, nessun angelo della morte. Solo un uomo dall'armatura meridionale.

    -...Khalid.

    Senza nemmeno rendersi conto di ciò che gli accadeva intorno, del tutto disinteressato all'edificio squarciato, ai detriti ed alla polvere, accolse il ferito fra le sue braccia, posizionandolo sul lato destro in modo che respirasse meglio. Gli levò la maschera, non senza una certa titubanza, ed osservò con fanciullesca curiosità il volto di quel soldato misterioso: nonostante i tratti duri, maschili e le sopracciglia folte, era più pallido di un qualsiasi beduino e perfino gli occhi azzurri gli giunsero inaspettati... ma tirò un sospiro di sollievo nel trovarli ancora svegli. Controllò la parte alta della schiena -quella scoperta- e pensò che il danno fosse grave, ma non mortale. Doveva solo aiutarlo a ritirarsi.

    -Resisti- lo incoraggiò con quella faccia convinta ed entusiasta tipica della sua età, ma anche di chi sapeva tener su il morale alla sua milizia anche nei momenti più difficili -Ora ti riporto indietro dai curatori, non è successo nulla.
    Lanciandosi un'occhiata attorno così da studiare la strada più breve da percorrere, notò con enorme raccapriccio che i gemelli erano scomparsi... ed avevano abbandonato lo zaino con gli esplosivi. Si scoprì improvvisamente solo. Solo, con un ferito da difendere: a quel punto l'istinto di sopravvivenza iniziò a martellargli la testa albina, domandandogli se ne fosse stato realmente in grado.

    « Sarebbe inutile... » la voce del legionario gli giunse roca e sofferente, mentre gli mostrava un'orrenda ferita al fianco tenuta coperta dalla mano « ...e non hai il tempo: devi portare a termine la missione »
    Ansimava, ed ogni respiro era accompagnato da un fischio raccapricciante... come se qualcosa lì dentro, nel suo petto, si fosse strappato. Non aveva idea di cosa fosse -non era un uomo di scienza e nemmeno un mago o un religioso- ma fu abbastanza sicuro che quel fischio avrebbe fatto da sottofondo ai suoi incubi, assieme ai volti straziati dei suoi compagni caduti.
    -Siamo rimasti in pochi. Non puoi morire...- pronunciò quell'ultima frase non come un dato di fatto, piuttosto come una supplica. Gilbert era palesemente sconvolto all'idea della morte di un condottiero così importante... e solo per salvargli la vita. Lui non era un Alfiere. Lui non era nessuno: sarebbe dovuto morire quel giorno, fra le braccia del soldato straniero. Perché Khalid aveva invertito i ruoli? Perché dargli quel peso? - ... non per colpa mia.

    « Siamo in Guerra, Laputense: a Sud non è nostro costume dare ai compagni d'arme l'onta delle nostre debolezze o l'infamia dei nemici. » sembrava quasi che lo prendesse un po' in giro, ed al tempo stesso lo rimproverasse « Se vuoi saldare il nostro debito, c'è una cosa che puoi fare per me »
    - ... cosa?
    Il Legionario abbozzò un sorriso, prima di tossire violentemente, portandosi una mano sulla bocca ma non riuscendo a fermare i fiotti di sangue che ne uscirono copiosi, sporcando le vesti di entrambi. Lo fece ancora, ed ancora. Le sue braccia tremavano e la pelle si faceva cianotica ad ogni attimo che passava.
    « Prendi la mia maschera -o quel che ne resta- e... quando questa storia sarà finita, riconsegnala al mio clan, all'Arena Nera di Merovish... e digli che sono morto rispettando il credo. »

    Sia chiaro: Gilbert -come anche qualsiasi Laputense- non aveva un rapporto idilliaco con il Sud in generale. Erano persone meschine, ladri e stupratori... e più volte avevano causato problemi al loro bel Presidio. Eppure, quella volta... accettando fra le proprie mani la maschera del Legionario, Gilbert pensò che non sarebbe bastato attraversare l'inferno due volte per ricambiare un atto così altruista e puro.
    Annuì col capo, sforzandosi di sorridere e di non macchiare la sua immagine di soldato dalle lacrime che già riempivano gli occhi cremisi e minacciavano di raggiungere il volto e gli abiti. Portò la maschera sotto la cotta di maglia, esattamente all'altezza del cuore.

    Lo vide spegnersi fra le sue braccia.
    Nonostante tutto, aveva l'espressione serena.

    Fu così che Gilbert lo abbandonò delicatamente all'ombra di quel palazzo sventrato, posizionandogli le braccia ed il corpo in una posa composta e dignitosa. Asciugandosi le lacrime con il braccio e tirando spesso su con il naso, si sarebbe allontanato piano, raccogliendo ciò che restava degli esplosivi e delle sue speranze. Si allontanò di corsa, senza mai voltarsi indietro.
    Era rimasto solo... ma aveva una promessa da mantenere.
    Ed una persona da salvare.



    Edited by Drusilia Galanodel - 4/7/2017, 01:16
     
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    In risposta a complessi cenni e a qualche parola-chiave tratta dai rituali di attivazione (da lui stesso rimaneggiate per essere più rapide senza perdere efficacia), il portale aveva preso silenziosamente forma davanti a lui e al suo amico, aprendo un corridoio di tenebre e magia là dove solo poco prima si trovava il fondo cieco di un vicolo in ombra, sul retro di un'abitazione deserta; non dubitava che l'anfratto buio, la mancanza di testimoni, e il suo livello di abilità con quel piccolo incantesimo avrebbero permesso alla sua infrazione di passare inosservata, ma -ugualmente- il giovanotto dagli ispidi capelli neri aveva una certa fretta di togliersi da lì.

    ...una fretta dovuta non tanto al timore di venire scoperto, dato che era piuttosto lampante che lo Staff avesse ben altro a cui pensare al momento (i terroristi, il trambusto, le file) per badarvi, né ad una qualche urgenza personale, quanto piuttosto al pensiero di come avrebbe potuto preoccuparsi suo padre, sapendolo in giro con una situazione del genere.


    jpg
    « Se tagliamo per i Camerini di scena, dovremmo riuscire ad evitare i controlli...
    Quindi mi aspetto che ti comporti da perfetto gentilcane: con calma, e disciplina! »

    comunicò al quadrupede, elargendogli una severa occhiata ammonitrice
    « Non si morde niente e nessuno, non si abbaia né si ulula, non si ficca il naso dove non è appropriato, e non si fa pipì in giro: sono stato chiaro? »

    Seduto davanti al varco dimensionale, assicurato con un'imbracatura allo slittino di fortuna che il suo padrone aveva assemblato con quanto reperibile nel chiosco del Vecchio Mike, il mastino infernale si leccò il naso con fare tranquillo, e produsse un mezzo abbaio sommesso e composto che sarebbe efficacemente suonato come un assenso.

    « Bravo cane! E chi è un bravo cane? Tu sei un bravo cane! »
    sciogliendo la posa rigida, Vanitas si chinò sull'Hellhound a stropicciargli la testa
    « E ora muoviamoci! Se sei pronto... si va! »

    Prendendo posizione dietro il trabiccolo, il rampollo degli Iblis scambiò un ultimo sguardo di intesa con il suo fido compagno, e insieme -chi spingendo, chi trainando quel fardello di dolciumi- si gettarono in corsa nel passaggio; quando, proprio in quell'istante, il boato di un'esplosione echeggiò per le strade cittadine che si erano lasciati alle spalle -oltre il puntino luminoso all'inizio del tunnel- era ormai troppo tardi e troppo lontano perché entrambi potessero preoccuparsene.

    png

    Mentre il nero che rivestiva il vuoto del corridoio dimensionale -avvolgente come un sudario di velluto- si dissolveva lentamente nei contorni del reale, il giovanotto e il cane frenarono la loro corsa convenientemente in tempo per evitare la collisione con un lungo tavolo addossato a una parete, circondato da sedie tutte diverse le une dalle altre per materiale e colori.

    jpgConcentrando la sua attenzione sull'ambente intorno a lui, il ragazzo cercò di far mente locale con quel che ricordava dall'ultima volta che era stato lì: certo, nella realtà a sé stante del Circo, cose come le location potevano cambiare a capriccio dell'impresario, e c'era anche da dire che la sua ultima visita risaliva ai tempi in cui era più basso e sgambettante, quando Papà gli aveva permesso di accedere al Backstage per esaudire il suo desiderio di vedere da vicino la Circense dai capelli rosa come lo zucchero filato -che gli era piaciuta tanto tanto-, ma...

    Oh, se lo ricordava quel divanetto verde a pois bianchi! Era un mobile vecchio già quando lui era bambino, ma gli suscitò una piacevole nostalgia apprendere che era ancora al suo posto!
    Quando il signor Aren lo aveva scortato lì, le Artiste lo avevano accolto con una certa sorpresa, e poi lo avevano attorniato e riempito di coccole e dolciumi, e lui ne era stato ben più che felice, perché -nonostante quelli che già riceveva a casa- i regali avevano sempre un gusto migliore!
    Quanti ricordi...!

    Perso nelle sue memorie, il rampollo si riebbe solo quando percepì su di sé lo sguardo dell'amico quattro-zampe, che lo fissava in paziente attesa di ordini sulla direzione prendere in quel posto a lui sconosciuto, ma nel momento in cui -per raccapezzarsi- il bipede passò in rassegna l'ambiente in cerca di qualche punto di riferimento, le iridi d'oro finirono per notare gli strani segni che intaccavano il pavimento davanti ai bauli con gli attrezzi di scena.

    A giudicare dalle chiazze, sembrava che in quel punto fosse stato versato qualcosa di
    corrosivo, ma... non si diede troppo pensiero di indagare la causa del fenomeno; dopotutto, poteva essere qualunque cosa: un detersivo sbagliato usato da un inserviente neo-assunto, qualche barattolo di viscidume che si era lesionato sgocciolando il suo contenuto fuori dalla cassa, o magari le primedonne del Circo avevano avuto un bisticcio, e tra loro era volato qualcosa di più che qualche parola grossa. C'erano diverse ipotesi possibili, ma... nessuna era un suo problema, così scrollò le spalle e si decise a proseguire.

    Mentre ispezionava i disegni sulle porte contigue al salottino, per capire quale corrispondesse al Gateway, qualcosa emerse dal silenzio meditabondo che regnava in quell'area deserta, attirando la sua attenzione verso una porta in particolare: all'unisono, le teste ispide di cane e padrone (l'uno a causa delle orecchie appuntite, l'altro per i capelli a spina) puntarono l'uscio socchiuso della stanza con l'orsacchiotto, riconoscendovi l'origine di quel suono; poi, i due si scambiarono un'occhiata, e infine si avvicinarono alla soglia per ascoltare meglio.

    jpgSi trattava di singhiozzi sommessi e spaventati, segno evidente che qualcuno fosse in difficoltà... e il fatto che a produrli fosse la voce delicata di una fanciulla mise immediatamente in allarme il giovanotto. E, quindi... no, pur essendo in ritardo, quello non poteva decisamente ignorarlo e tirar dritto per la sua strada: non era una cosa da uomini! E suo padre avrebbe compreso le sue ragioni.
    Così si accostò al battente, e bussò piano sul legno.

    « Ehm... Scusate... è tutto a posto, lì dentro? »

    Nonostante il tono di voce fosse discreto, neutro e pacato, la persona dall'altra parte trasalì con un gemito intimorito, e nel silenzio teso che seguì, il giovane Iblis considerò che, con una situazione di guerriglia nell'Outer Stage infiltrarsi senza permesso e senza preavviso in una zona ad accesso ristretto poteva facilmente farlo passare per uno dei terroristi... anche se aveva appena bussato (denunciando la sua presenza) per premurarsi delle condizioni di qualcuno: un comportamento poco compatibili con il profilo del malintenzionato.

    « Sono uno degli avventori: settore V.I.P., Tribuna XV...
    Passavo di qui... perché... mi sono... mi sono perso... »


    Doveva avere comprensibilmente allarmato la signorina, quindi era il caso di chiarire subito la situazione... tuttavia, era meglio giustificare la sua presenza lì con una balla credibile e scambiando un'occhiata dubbiosa con il suo cane -come se si aspettasse suggerimenti o incoraggiamenti per reggergli il gioco- annuì solennemente, come se quel gesto rendesse il tutto più convincente. Anche per un interlocutore che non era lì per vederlo.

    « E visto che mi sono perso... e che passavo di qui... l'ho sentita, e... mi sono preoccupa-
    No, Vladinsky fermo! Non si fa! Cattivo! »


    Naturalmente, le ultime battute del discorso (in cui il ragazzo aveva subitaneamente cambiato volume, tono e registro di voce) non erano per la fanciulla, quanto per l'Hellhound che -proprio in quel momento- parve trovare un'ottima idea alzarsi sulle zampe posteriori e appoggiarsi alla porta, spalancandola sotto il suo peso... e soprattutto strappando un gridolino spaventato all'occupante del camerino, riversa sul pavimento nel tentativo di strisciare sotto la brandina.

    La parte superiore del corpo -dalla testa fino al vitino sottile- si era già infilata sotto il mobile, ma non appena le iridi d'oro si posarono sui
    leggins scanzonati che scalciavano la moquette, e sulle lunghe ciocche rosa che spuntavano dalla sovraccoperta, il giovanotto la riconobbe subito.

    jpg
    « Harleeeeen!? »

    Di nuovo emozionato come il frugoletto che era stato un tempo, quando aveva avuto la possibilità di incontrarla di persona in quello stesso luogo, il giovane finì per chiamare il suo nome con un urletto acuto da fanboy... salvo ricordarsi (in quest'ordine), che non era più quel bambino da qualche secolo -perciò doveva darsi un tono-, e che la Circense era evidentemente in difficoltà... quindi -più importante ancora di autografi, foto e chiacchiere- urgeva lanciarsi al salvataggio.

    « Voglio dire... Signorina Harleen! »
    riprovò, coprendo in poche rapide falcate la distanza tra loro
    « Cosa le è successo? Sta bene? Aspetti... la aiuto! »

    Inginocchiandolesi accanto, aiutò l'Augusto a cavarsi fuori dallo stretto pertugio in cui aveva cercato di schiacciarsi -evitando che i capelli color zucchero filato si impigliassero là sotto-, ma non appena riuscirono a metterla seduta, più ancora che il suo comportamento (sempre stato un po' goffo e buffo) a colpire l'attenzione del ragazzo furono gli abiti di scena rovinati, i segni sulla pelle che questi lasciavano intravedere al di sotto, e -soprattutto- gli occhi rossi e lucidi della Circense, che ebbero il potere di spaccare il cuoricino devoto del suo soccorritore in due metà simmetriche, fatte l'una di sincero dispiacere per la signorina.... e l'altra di pura rabbia per chi l'aveva ridotta così.

    « Oh... è lei, Signorino Vanitas... »

    Nel riconoscere il suo Fan #1, la creatura dai capelli rosa vide la paura che la paralizzava trasformarsi rapidamente in sollievo, e pur tirando su col naso -nel tentativo disperato di inspirare abbastanza aria da calmarsi e trattenersi- i suoi nervi tesi come corde di violino cedettero all'istante, e lei scoppiò a piangere.

    « Noooh! Non pianga! Aspetti, la aiuto io! Prenda la mia giacca! »

    Soffrendo di riflesso al suo idolo dell'infanzia, l'erede degli Iblis si ritrovò preda di un'agitazione che lo spingeva a fare alacremente qualcosa di utile per aiutarla: così si tolse la giacca e gliela pose sulle spalle, prima di prenderla in braccio -stando attentissimo a non toccarla in maniera che non fosse assolutamente appropriata- e sollevarla dal pavimento per poi adagiarla sul bordo del letto... e mentre Vladinsky adagiava il testone sulle ginocchia della ragazza (probabilmente per assistere il suo padrone in quella missione), Vanitas aprì uno dei pacchetti sullo slittino, frugandovi dentro; tornò ad avvicinarsi poco dopo con una lattina di bibita gassata e un sacchetto di gelatine alla fragola.

    « Prenda qualche caramella... e beva qualcosa... »

    Con fare un po' assente, Harleen accettò quanto le veniva offerto più per gratitudine verso quella cortesia in sé che per qualche altro motivo, e seppure si sforzò di masticare almeno il dolcetto -la sua varietà di caramelle preferita, tra l'altro-, si limitò a tenere la lattina tra le mani, continuando a tremare, singhiozzare e tirar su col naso ad intervalli sempre più ampi e diradati, man mano che ella riacquistava la calma; davanti a lei, piegato su un ginocchio come un cavaliere d'altri tempi, il rampollo degli Iblis attese con pazienza quel momento per chiedere spiegazioni.

    « Cosa è successo? »

    jpg
    « Mi... mi hanno aggredito... »
    confessò, inspirando dal nasino con forza, ancora traumatizzata dall'evento vissuto
    « E-erano in quattro, e.. e... e... e mi hanno sciolta nell'acido... »

    Nonostante la voce della ragazza si fosse progressivamente abbassata fino a divenire un sussurro, Vanitas l'intese benissimo... e nell'apprendere che una cosa così fosse toccata proprio ad Harleen, non poté trattenersi dallo spalancare gli occhi d'oro e trasalire.

    « Bastardi! »

    In un istintivo gesto di conforto, il giovanotto posò la mano su quelle della fanciulla, che -tremando- ancora stringevano la bibita intonsa, mentre il cane, d'un tratto guardingo, sollevò il testone dal grembo della Circense e ruotò il capo verso il vano della porta; nessuno dei due bipedi prestò attenzione al comportamento dell'animale, e tuttavia... Vladinsky fu l'unico ad accorgersi che non erano più soli.



    Edited by Madhatter - 14/7/2017, 17:05
     
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  9. Karasu
     
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    Non aveva idea di chi fosse quel ragazzino, né di dove si stesse dirigendo con il suo portale dimensionale.
    A suggerirgli di cambiare scenario, saltando all'inseguimento di quel piccolo demone, fu l'istinto ed il bisogno di avanzare in qualche modo. Non vi era più nulla di utile che potesse scoprire là fuori; doveva mettersi in gioco, o sarebbe arrivato troppo tardi.
    Lo scenario che si presentò ai suoi occhi una volta superato il portale non fece altro che confermare le pessime previsioni: sembrava trovarsi nel backstage di uno spettacolo... il Circo, per l'appunto. Se le voci che aveva collezionato sul loro conto erano fondate, era oramai troppo tardi per sperare di fermarli.

    « Oh... è lei, Signorino Vanitas... »
    « Noooh! Non pianga! Aspetti, la aiuto io! Prenda la mia giacca! »
    « Prenda qualche caramella... e beva qualcosa... »
    « Cosa è successo? »

    « Mi... mi hanno aggredito...
    E-erano in quattro, e.. e... e... e mi hanno sciolta nell'acido... »


    In un primo istante il Corvo si limitò ad origliare la conversazione fra i due figuri al di là della porta, ben attento a camuffare la sua presenza; la decisione cambiò non appena si rese conto della situazione.
    Se cercava delle persone da cui estorcere -facilmente- ulteriori informazioni... le aveva appena trovate.


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    Fu solo quando il Corvo decise di spogliarsi dell'oscurità che lo nascondeva, che gli altri si accorsero della sua presenza sul ciglio della porta. La sensazione opprimente e soffocante che avvolgeva qualunque cosa su cui poggiassero le sue iridi non sarebbe passata inosservata per molto tempo.
    E la reazione di panico e scompiglio che suscitò nei presenti fu l'esatto bigliettino da visita che si sarebbe immaginato.
    Attese qualche istante, prima di scomodare le dita affusolate dalle sue tasche, allargandole lentamente dal suo corpo. Mostrava in una mano il cartellino che aveva rubato qualche istante prima al demone ora ridotto in cenere.

    « Oh, è del personale di rinforzo... »

    Ora sapeva come si sarebbe dovuto presentare.
    Un ottimo inizio.

    « Questa è una zona ad accesso limitato: perché è qui? »

    Non fu difficile comprendere quale dei due sarebbe dovuto essere il suo bersaglio.
    Quel ragazzino era solo d'impiccio, doveva trovare un modo di liberarsene alla svelta.

    « Ho visto qualcuno saltare la fila con un... portale dimensionale. »

    Le iridi del Dominatore si soffermarono per lunghi istanti su quelle del piccolo demone. Una grave infrazione per i protocolli, sembrò suggerirgli pungente nello sguardo.
    Trascorse qualche breve ma lungo istante, prima che il Demone lo liberasse da quel silenzio opprimente.

    « Sapete dirmi dove è andato? Con tutti i problemi che ci sono stati di recente... »

    Le sue attenzioni, così come i suoi occhi, erano rivolti ora alla ragazza a cui faceva da scudo.

    « ...c'è da stare molto attenti. »
    « Sì, ha ragione... Io sono stata aggredita da degli intrusi:
    erano qui, prima, ed erano in quattro... ma li ho persi di vista... »

    « Aggredita? È terribile... »

    Le mani del Corvo, intanto, tornarono ad adagiarsi lentamente nelle tasche del suo abito, distogliendo l'attenzione dal suo sguardo.

    « Potresti descrivermi i tuoi assalitori? Potrei segnalarli ai miei colleghi e... cercarli. »

    « Sì... allora... La prima era una ragazzina magrolina alta così che si chiama Neon:
    mi ha attaccato con delle carte da gioco volanti ninja, così! E così! »

    spiegò, agitando le braccia nell'atto di lanciare qualcosa stretto tra medio e indice
    « Poi c'era anche tizio in armatura, con una pelle orribile e rovinatissima, e dei capelli mooolto trascurati.... ah, e aveva un corno - uno solo. E' lui che mi ha sciolta nell'acido... E' pericoloso.
    E cattivo. E brutto. Bisogna stare molto attenti. »

    raccontò, gesticolando per mimare una brutta faccia, capelli gonfi, e un corno sulla fronte in posizione asimmetrica
    « Gli altri erano dietro di me, così non li ha visti bene: erano una coppia di non-morti umani... uno era un signor distinto, con l'aria da professore, che ha cercato di farmi bere qualcosa, e la donna mi è rimasta impressa perché aveva i capelli blu... Avremmo fatto un effetto strano vicine... io rosa, lei azzurra... Sono strane le cose che ti vengono in mente mentre muori...! »

    Fu encomiabile la dedizione con la quale il Corvo finse di interessarsi ad ogni piccolo particolare del suo racconto, annuendo ogni qualvolta lo ritenesse necessario.
    L'unica informazione utile che riuscì a ricavare dalle sue parole era che né Drusilia né nessuno dei suoi protetti aveva avuto a che fare con quella donna.

    « Mmh... »

    Non bastava, non era questo il genere di informazioni di cui aveva bisogno.

    « Provvederò a trasmettere l'identikit degli aggressori a chi di competenza. »

    Lo sguardo si spostò -sprezzante- sul piccolo demone; fu chiaro come non lo considerasse all'interno di quella cerchia.
    Anzi, sembrò suggerirgli più severamente... perché era ancora all'interno di quella stanza?

    « Sì: ha proprio ragione lei! Bisogna reagire!
    Non importa quali siano gli imprevisti: lo Spettacolo deve continuare!
    Non so come ringraziarla per il suo aiuto, Signorino Vanitas! ...ma ora sto bene, quindi è meglio che raggiunga presto la sua tribuna e suo padre il Visconte! Al resto ci pensiamo noi! Siamo dei professionisti! »


    Annuì in direzione della donna, che sembrava improvvisamente aver cambiato atteggiamento. E lo stesso gesto venne rivolto in direzione del ragazzino, dimostrandogli di condividere il suggerimento che gli era stato rivolto.
    Attese che si allontanasse a sufficienza, confermando con la coda dell'occhio la sua sparizione ben oltre il corridoio, e finalmente

    « Allora... »

    avrebbe potuto ottenere le informazioni che tanto desiderava.

     
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