Uncharted Realms

Audient Void ~ Atto IV

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    { Merovish, ??? }
    Karakuriki

    Il risveglio dal torpore fu confuso e faticoso.
    Eri seduto su di una sedia fissata al pavimento, ammanettato alle caviglie e ai polsi in modo da non permetterti la fuga. Probabilmente non te ne saresti reso conto ma le manette erano di acreacciaio, un metallo pregiato in grado d’inibire ogni trasformazione del mana – cosciente o inconsapevole che fosse.

    z4tXawE I tuoi ricordi più recenti erano ancora torbidi: eri certo di esserti infiltrato nel covo di Millea su indicazione di una voce che avevi sentito nella tua testa. Altre persone ti avevano accompagnato, avevi assistito ad una cerimonia dell’odiata Sacerdotessa, forse avevi intuito qualcosa d’importante che riguardava le alte sfere del Sud ma in quel momento non riuscivi proprio a focalizzarlo. Poi la situazione era precipitata, vi avevano scoperti, e adesso eravate…

    « Ti sei proprio cacciato in un bel guaio, Simba-Two. »

    Una voce familiare ti raggiunse da destra. Una sottospecie di scienziato trasandato era seduto a qualche metro da te, intento a redarguirti mentre fumava una sigaretta. Per caso si trattava di un’allucinazione? Perché Doc dovrebbe trovarsi nello stanzone spoglio in cui ti eri risvegliato dopo la cattura? Prima di poter verificare la consistenza di quell’apparizione, altri individui entrarono nel tuo campo visivo.

    1NIR60e

    « Non ti è ancora passata la fissa per i nomignoli? Dovresti mostrargli più rispetto: lui è Karakuriki, Colui con Tutti gli Arti, Re dei Goblin ora e per sempre, nonché Benedetto dal Maelstrom e mio eroe. La Tempesta Eterna deve avere un disegno speciale per lui, se l’ha condotto a incrociare i sentieri di entrambi. »

    Scortata da due seguaci, Millea ripeté con tono amorevole la presentazione che tu per primo le avevi fornito – quel giorno in cui l’avevi salvata in un vicolo del Distretto delle Luci.

    « Perciò sono sicura che si risolverà tutto, fratellino! ♥ »


    Le manette di acreacciaio non ti permettono di consumare mana, ma le passive in tua dotazione funzionano senza problemi. Cut e Scratch non sono nelle vicinanze, in più non ti arriva alcun segnale da loro tramite “Il Chip”: potrebbero essere ancora privi di sensi… o peggio?

    Fisso la scadenza fra una settimana, Lunedì 27 Febbraio.
     
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    Schermata_2017_02_17_alle_21




    Inerme respirava la sabbia che nei suoi polmoni era come carta vetrata.
    Delle solide manette di acreacciaio, di cui però ignorava il nome, gli bloccavano qualsiasi movimento e lo tenevano fermo ad una sedia. La testa non smetteva di girarli e diventare sempre più pesante ad ogni giro, una sgradevole sensazione a cui ormai si era abituato da quando la sacerdotessa lo aveva drogato.
    Una voce, in quel turbinio confuso, lo chiamò con un nome che non era suo.
    La testa si spostò e le palpebre si alzarono come foglie secche spinte da un vento leggero: lentamente e tremando.
    I tratti del viso erano tutt’altro che nuovi anche se aveva visto quel volto poche volte. Era il suo datore di lavoro, presentatosi a lui con il nome di Doc. Ma la sua attenzione venne letteralmente strappata dall’uomo quando entrò lei, la causa di tutto quello che aveva dovuto subire: Milea.
    Non riuscì a trattenere un sorriso venendo investito da quella lunga sfilza di nomi e titoli, i suoi.

    ”Se avessi le mani libere ti farei un applauso per la memoria Milea, peccato che … ”

    Alzò, per quello che poteva, le medesime.
    Si sentì girare nuovamente la testa e comprese cosa provavano le viti quando venivano strette da un cacciavite.

    ”Fra gli ospiti a sorpresa abbiamo anche il nostro caro Doc. Una svolta veramente inaspettata in questa storia, che per l’appunto penso proprio di essermici perso. Dove siamo di preciso? Ah, che schiocco. Un’informazione del genere non credo si possa rivelare. Quindi fammi pensare … oh si, ecco. Siamo all’epilogo o al prologo?”
     
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    { Merovish, ??? }
    Karakuriki

    La tua ironia sottile non scalfì l’espressione benevola della Sacerdotessa, che probabilmente riteneva che le contromisure prese per renderti innocuo fossero necessarie per il tuo bene. Di tutt’altro tenore era l’espressione scocciata di Doc, che aspirò pazientemente dal filtro della sigaretta prima di risponderti.

    « Anche per me è stato inaspettato rifugiarmi qui, sai? Ho sbaraccato in tempo record quando mi avete informato di com’era stato ammazzato quel Vanathui a Daleli. Non pensavo che quei bastardi della Legione potessero mettersi in mezzo così in fretta. »

    Ti stava praticamente esortando a non fare la prima donna, visto che non eri il solo ad essere stato sballottato in giro di recente. Anche lui parve non curarsi del fatto che fossi tu l’unico ammanettato in quella stanza.

    « Li hai sottovalutati: quelle non sono persone dotate di scrupoli, sono dei mostri disposti a tutto pur di ucciderci. Cosa ti aspettavi da un schiera di assassini guidati da un demonio con una taglia esorbitante sulla testa? »

    Millea condannò duramente i loro aguzzini, corrucciando per un attimo la sua espressione serena.

    « Hai ragione, mi sono lasciato trasportare dall’entusiasmo. Eppure ero così vicino a scoprire qualcosa di veramente grosso! Invece sono stato inutile come al solito… »

    A quel punto Doc appoggiò i gomiti alle ginocchia, reggendosi il capo sui pugni serrati, al pari di un penitente. Millea si avvicinò subito, accarezzandogli i capelli affettuosamente e offrendogli parole di conforto.

    « Su, su, non dire così: ci penserà la tua sorellona a risolvere tutto. La Tempesta Eterna veglia su di noi, non esiste nemico che possa impensierirci. »

    Un osservatore esterno avrebbe indubbiamente riconosciuto come genuina quella manifestazione d’amore fraterno, ma forse tu stentavi a giustificare qualsiasi atto compiuto da quella donna.

    « …potresti mostrare al mio eroe quel filmato? Anche lui ha il diritto di conoscere le atrocità di cui sono capaci. »

    Lo pseudo-scienziato acconsentì, prendendo un tablet avveniristico dalla sua borsa e proiettando un video direttamente sul muro bianco. Le riprese notturne di una telecamera a infrarossi ti mostrarono il raid di uno stormo di elicotteri d’attacco contro dei capannoni recintati. Torrenti di proiettili, crolli e fiamme riempirono la visuale finché quell’inferno non inghiottì anche la telecamera.

    « Questo è ciò che ha fatto la Legione delle Sabbie ad un nostro laboratorio, sterminando decine di civili. »

    La didascalia lapidaria di Doc fu sufficiente a riassumere il suo sdegno. Dopo avergli rivolto un sorriso di sostegno, Millea si rivolse direttamente a te, il suo ospite.

    « Venendo alle tue domande: siamo in un luogo sicuro, al riparo dagli artigli di quelle belve disumane. E siamo indubbiamente all’Epilogo di quest’epoca di malvagità: un nuovo inizio attende noi Eletti del Maelstrom. Presto sorgerà un nuovo mondo dalle ceneri dell’attuale, dopo il Solstizio la Tempesta riscriverà tutto il creato, lasciando in eredità la terra promessa soltanto ai prescelti. »

    Le sue proclamazioni profetiche erano infuse di fede, potenti come il carisma di un messia.

    « Tu fai parte dei predestinati, Karakuriki: se collaborerai con me ti proteggerò da quegli esseri spietati finché il Maelstrom non purificherà queste terre dalla loro immonda presenza; quel giorno potrai vedere l’alba di una nuova Era insieme a tutti gli Eletti. »

    Senza contare che assecondarla poteva essere l’unico modo per ottenere una dose
    di quella sostanza divina da cui ormai eri in astinenza profonda.

     
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    Il Re cercava di non mostrare alcuna emozione che potesse essere riconducibile alla “simpatia”. Aveva sempre provato un grande odio e sdegno verso la razza umana e Millea era stata il pugnale che aveva squarciato ancora di più la ferita.
    Iniziò a provare anche un forte senso di disgusto, dato in parte dall’astinenza, nei confronti di Doc e del piccolo teatrino che aveva provato a creare arruolando lui e altri tre in quella stupida missione.
    Nello scambio di battute che ebbe con lui, Karakuriki si stupì a sentire nominare il nome della Legione delle Sabbie. Erano stati loro quindi ad uccidere quell’enorme Vanathui, provando ad ostacolare le ricerche dello scienziato e compromettendo la loro missione.
    Eppure la sacerdotessa continua a sembrarli la più pericolosa, anche dopo la visione del video e le parole tanto dolci da far impallidire i biscotti di Banderas.

    ”Certo, quello che hanno fatto è senza dubbio immorale e terribile. Eppure non sono forse loro i paladini di Merovish? O come diavolo si fanno chiamare. Se hanno fatto tutto quel macello avranno avuto un loro motivo o un’ordine. Hai detto che seguono Bid’Daum?”

    Conosceva sia il nome che il volto del demone da un corno solo.
    Lo aveva visto durante i vari scontri all’Arena Nera. I suoi sottoposti erano tremendamente attirati dalla violenza gratuita che offriva quel posto.
    Avrebbe molto voluto assecondarla, ma ai suoi occhi appariva solamente come una pazza fanatica, cosa che forse era.

    ”So come proteggermi da solo, anche se al momento non sembra. Caso mai … noi … dovremmo fare qualcosa per impedire che la Legione continui a fare quello che gli passa per la testa. La … nostra … Tempesta Eterna purificherà ogni cosa, ma non è sempre meglio dimostrarci più attivi? Come ad esempio un piano di riserva?”
     
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    { Merovish, ??? }
    Karakuriki

    Millea fu visibilmente rasserenata dal tuo atteggiamento collaborativo. Le stavi confermando che la sua fiducia non era stata malriposta e che - nonostante le scomode circostanze attuali - eri in grado di discernere quale fazione fosse effettivamente nel torto.

    « E i paladini dell’inferno non sono forse ciò che comunemente chiamiamo demoni? »

    Completò la tua descrizione della Legione con fare innocente, passando poi a valutare la successiva proposta.

    « La Tempesta Eterna è l’unica che può mondare da cima a fondo questo Presidio, la nostra Fede non deve vacillare nella tentazione di affrettare i tempi: con una mossa avventata rischierei di condannare a morte certa tutti gli Eletti. Detto ciò… »

    Fece cenno ad una persona fuori dal tuo campo visivo, invitandolo a farsi avanti.

    « …se le circostanze dovessero costringermi, ho un piano di riserva a disposizione. »

    L’ultimo arrivato era Hunter-Four, il balestriere che aveva partecipato alla ricerca del Vanathui per conto di Doc. La sua espressione inflessibile non si scompose particolarmente a vedere un precedente compagno di missione ammanettato ad una sedia.

    « Notizie di Giotto-Three? »

    Il trasandato scienziato in camice si stiracchiò sulla sua seggiola, chiedendo al mercenario la situazione di un altro individuo che aveva assoldato alle Cave del Sapere tempo addietro.

    « Si è trattenuto al Bazar per affari di lavoro, dubito che ci raggiungerà. »

    « Peccato, avrei voluto saperne di più su quel sigillo di confinamento arcaico… Pace, saranno stati segreti da demone! »

    Chiudendo in fretta la discussione sugli assenti, Doc fece per alzarsi ma sua sorella Millea gli fece cenno di trattenersi un altro po’.

    « Aspetta, voglio finire di spiegare a Karakuriki chi siamo e perché siamo così devoti a questo Presidio, nonostante le nefandezze di cui è colmo. »

    « …sei sicura? »

    « Certo, la sua scelta sarà consapevole e genuina solo quando avrà in mano tutti gli elementi. »

    Nonostante la reticenza che trapelava dal linguaggio corporeo di Doc, la Sacerdotessa proseguì imperterrita il corso d’azione che riteneva più opportuno, rivolgendoti uno sguardo nostalgico e veemente.

    « Noi due siamo figli di Pasha Jalabhar, un benefattore che ha fatto molto per queste terre e che in cambio ha ricevuto la peggiore delle sorti. »

    Forse avevi sentito qualche storia da taverna su quel defunto membro dell’Esarcato Commerciale: immerso negli agi di una vita da sultano, aveva costruito una fortuna sulla fede dei più disperati cittadini di Merovish, imbastendo riti pseudo-religiosi progettati per spillare i quattrini di chiunque finisse avviluppato nella spirale del suo culto. Era stato assassinato da ignoti durante i disordini che avevano preceduto la tanto celebre quanto nefasta “Notte del Giudizio”.

    « Non solo siamo stati privati di un padre, ma quegli avvoltoi dell’Esarcato ci hanno perfino diseredati: il Distretto che ci spettava di diritto è stato assegnato ad uno squallido boggart! »

    La rabbia per i torti subiti incrinò la maschera benevola di Millea, mostrandone il vero volto psicotico per qualche istante. Si ricompose altrettanto in fretta, estraendo da un astuccio intarsiato qualcosa di molto simile ad un’ostia consacrata. Percepisti all’istante quale fosse l’ingrediente principale di quella cialda di pane azzimo, giacché i tuoi sensi prostrati dall’astinenza furono percorsi da un brivido di appagamento.

    « Ora che sai quali sono i mostri che incontreranno la furia della Tempesta Eterna, puoi completare l’iniziazione ai suoi santi misteri. Karakuriki con Tutti gli Arti, raggiungi la stirpe degli Eletti e consacra la tua vita al disegno del Maelstrom. »

    Mentre l’ostia si avvicinava alle tue labbra, avevi la consapevolezza che accettare quel sacramento sarebbe stato un punto di non ritorno: ti avrebbero inserito in mezzo a quegli adepti indistinguibili e intabarrati nei burqa, rendendoti prigioniero del culto del Maelstrom e di quella sostanza assuefacente. D’altro canto opporsi in quella situazione poteva equivalere ad una sentenza capitale, che sicuramente Hunter-Four avrebbe espletato al primo ordine.

     
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    Quelle che il Re sentiva uscire dalla bocca di Milea, erano parole senza peso usate per sostenere un castello di scuse così fragile che un solo casello fuori posto avrebbe fatto crollare.
    Per questo avevano drogato Karakuriki, lo avevano legato e messo sotto osservazione. Anche lui era diventato un tassello debole ed era la cosa che odiava di più.
    Quella donna era la cosa più sbagliata che potesse mai immaginarsi la mente contorta del ragazzo. Bugiarda, pronta ad usare ogni cosa a sua disposizione e perfino una fanatica religiosa.
    Durante la prima vera guerra goblin ne aveva uccisi di fanatici religiosi che, sicuri della propria fede, si erano rintanati in enormi monasteri.
    Ne aveva stanati a centinaia come topi.
    Quando una figura oscura entrò dalla porta, colui con tutti gli arti provò a dimenarsi per vedere se le manette erano abbastanza resistenti.
    Per sua sfortuna lo erano.

    ”Ma guarda, guarda chi entra dalla porta: Hunter-four. Non credevo che dopo il Tusk, fossi io quello a cui lo avresti messo in culo.”

    In certe situazioni il garbo del Re faceva fatica a farsi sentire.
    Scambiò delle informazioni con Doc, ma Karakuriki era troppo intontito dalla sostanza con cui lo avevano drogato per riuscire a capire qualcosa sulla discussione.
    La testa gli girava e loro non facevano altro che parlarli delle loro origini.
    Quelle, a differenza della prima parte, sembravano avere un peso specifico e il ragazzo si sforzò di ascoltarle.
    Raccontava la storia dei due, figli di una persona importante, che rimasta uccisa in un’incidente, furono cacciati dal loro sicuro e caldo trono.
    Il ragazzo conosceva bene quella situazione e per i due non provò un minimo di compassione, d’altronde nessuno l’aveva mai provata per lui.
    E mentre rifletteva quale fosse la cosa meglio da fare, notò lo sguardo di Milea, che per un’attimo, divenne nuovamente scuro e assetato di sangue, per poi scomparire come fumo nell’aria.
    Infine giunse il discorso finale, un’ostia che sembrava segnare la fine della sua persona, più affilata di una lama e più terribile di una tortura.
    Non c’era niente che potesse fare, legato com’era, lontano dai suoi servitori che forse avevano subito un destino più amaro del suo.
    Anche se non lo lasciava a vedere, era completamente immerso nel panico e provò a diversi con l’unica cosa che ancora non gli avevano tolto: la parola.

    ”Ho una contro proposta …”

    Preferì non fare troppo pause ad effetto, quella volta.

    ”… conosco il Boggart di cui stai parlando. Ho avuto dei contatti con lui per motivi di lavoro. Durante la cerimonia di prima ho visto quanti Eletti abbiamo fra i nostri ranghi, ma al momento a voi non vi serve un’altro “Eletto”, ma una spia. Lasciate quindi che mi offra in sacrificio alla nostra causa. Sono sicuro di riuscire ad avvicinarmi al Boggart tanto quanto basta a prendere tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.”
     
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    { Merovish, ??? }
    Karakuriki

    La frecciatina rivolta ad Hunter-Four non lo smosse particolarmente. Le nuove circostanze in cui si trovava non parevano impensierirlo, dato che rispose con tono serafico ma non impietosito dalla prigionia di chi poco tempo prima era stato - seppur brevemente - suo compagno di squadra.

    « Il mio contratto lavorativo non è stato rescisso, perciò mi limito ad eseguire gli ordini. »

    Ligio al dovere e fedele al suo incarico, proprio un mercenario da manuale. Eppure con la sua esperienza doveva aver fiutato che quel covo era come una polveriera sul punto di esplodere, un posto in cui nessun professionista - per quanto fosse alto il compenso - sarebbe rimasto senza un secondo fine. Possibile che il balestriere stesse nascondendo un obiettivo ben più nobile del mero denaro?

    La proposta di Karakuriki rallentò l’avanzata dell’ostia consacrata, ma Millea non sembrò persuasa ad assegnargli il ruolo di spia richiesto.

    « È un’idea interessante, ma disponiamo già di tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Non ci serve un altro contatto nell’Esarcato. »

    Fu così che la Sacerdotessa rivelò indirettamente che quell’Egon che aveva portato le offerte al suo altare era proprio il Pasha del Distretto delle Ceneri, ormai palesemente compromesso e manipolato per il tornaconto della setta.

    « In più, ammesso e non concesso che tu possa avvicinare un Pasha, chi ci assicura che non ci tradiresti? »

    Doc non era nato l’altro ieri, sapeva benissimo che alla prima occasione il loro prigioniero avrebbe cercato rifugio altrove, denunciando il loro operato.

    « Perciò non ci resta che ultimare il sacramento, mio nuovo Eletto. »

    Ormai il tuo fato pareva segnato: quell’eucaristia forzata avrebbe annullato la tua resistenza mentale, rendendoti l’ennesimo pupazzo sotto il controllo della Sacerdotessa. Ma quando fu abbastanza vicina da inebriarti col suo profumo… la situazione precipitò in un battito di ciglia. Con uno scatto fulmineo Hunter si frappose tra i suoi datori di lavoro e l’ingresso, intercettando un dardo al plasma e disperdendolo sul vestiario protettivo.

    « Ma che cazzo…?! »

    Doc si alzò in fretta, pronto a darsela a gambe, ma il mercenario tese un braccio per sbarrargli la strada.

    « State dietro di me! »

    L’unica via di fuga era proprio il luogo da cui era giunto l’attacco, perciò i due figli di Jalabhar ubbidirono alla loro guardia del corpo. Dopo il fallimento del suo attacco furtivo, l’aggressore decise di uscire allo scoperto: un esoscheletro nero e avveniristico comparve sull’uscio, puntando una sorta di cyber-arco con un’altra freccia plasmatica incoccata verso gli occupanti dello stanzone.

    « Con l’autorità della Legione delle Sabbie vi dichiaro in arresto. Gettate le armi e non opponete resistenza. »

    Una tanto inaspettata quanto inflessibile voce femminile intimò la resa.

    « Stai violando la proprietà di un Pasha, non hai giurisdizione qui dentro! »

    Millea sbraitò sull’orlo di una crisi isterica, ma la soldatessa aveva la risposta pronta.

    « Avete sequestrato un tecnico di un’azienda d’importanza strategica per il Presidio, perciò il mio intervento rientra nelle casistiche consentite. »

    Sentendo questa giustificazione, Doc si portò le mani nei capelli con fare incredulo.

    « Non dirmi che Ginger-One lavora davvero alla Torgue…? »

    « Cosa? Tu lo sapevi?! »

    « All’incirca no, cioè sì, ma non pensavo che- »

    « Scusate l’interruzione, ma attendo degli ordini. »

    « Spara! » | « Spara! »

    Con destrezza inumana Hunter puntò la balestra prima che il dardo nemico lasciasse l’acceleratore di particelle, riuscendo ad aprire il fuoco simultaneamente. La collisione aerea dei due colpi sprigionò una scarica iridescente, concedendo ai due tiratori solo una frazione di secondo per scambiarsi uno sguardo di sfida. Entrambi ricaricarono le armi con una rapidità impossibile da cogliere ad occhio nudo, sparando nuovamente in modo speculare quando ancora si stavano posando le ultime scintille del primo impatto. Questa sequenza si ripeté per un numero incalcolabile di volte, generando un pandemonio d’energia statica a metà strada tra i due. Colpo su colpo, i dardi si annichilivano a vicenda con precisione millimetrica, senza lasciare aperture che uno dei due avrebbe potuto sfruttare. Nella frenesia del fuoco incrociato furono in grado di parlarsi senza perdere la concentrazione.

    « Notevole, mercenario. »

    « Generale Lehming, lei mi lusinga. »

    « Consegna i tuoi datori di lavoro e ti sarà risparmiata la pena capitale. »

    « Spiacente, ma sono gli unici che mi hanno promesso la verità sullo sterminio dei Carovanieri della Pietra Nera. La mia vita vale meno della giustizia per i miei compagni. »

    « Capisco. »

    Non riuscendo ad avere il sopravvento in quello stallo, il Generale della Legione decise di cambiare tattica: cogliendo il momento propizio sparò una freccia energetica che infranse con precisione chirurgica i ceppi che bloccavano Karakuriki.
    Finalmente eri libero di scegliere da che parte schierarti.

     
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    Quando il suo ennesimo tentativo di farla franca, venne bruciato come carta sul fuoco, Karakuriki si lasciò completamente andare.
    Chiuse gli occhi e aspettò che la sua fine giungesse, che la sua mente venisse prosciugata e frantumata diventato altra sabbia per il deserto che sempre aveva fame.
    Attraverso gli occhi di Cut aveva visto come sarebbe diventato, un bambolotto senza vita e senza pensieri, nascosto da un cappuccio in attesa che la sua fine giungesse.
    Anche i pensieri iniziarono a volare lontano dalla sua mente, diretti in posti che solo lui poteva ricordare. Infatti, proprio come la prima volta, l’essere così vicino a quella droga che Milea lentamente gli stava avvicinando, gli fece avere delle strane allucinazioni.

    Il paesaggio intorno a lui cambiò, sentì chiaramente l’aria farsi più densa e mucosa, le mani tornarono libere e si sentì più leggero.
    Quando aprì gli occhi davanti a lui non vi erano più persone, ma solo una piccola figura coperta di stracci e che arrancava su di un gracile bastone.

    ”Sei arrivato di nuovo qui Karakuriki. Pensavo che sarei stato tranquillo ancora per un po’…”

    La voce era vecchia e le parole sembravano appartenere ad un’altra era.

    ”Ho fallito, ho fallito …”

    Disse il ragazzo gettandosi in ginocchio. Il terreno era diventato carne putrefatta dal colore viola, che stranamente pulsava di vita propria.

    ”… non ti abbattere Re dei Goblin. Tutti abbiamo sbagliato.”

    Il bastone affondò nel terreno, facendo esplodere una vescica contenente del pus.

    ”Perché gli umani devono essere in questo modo? Sono egoisti, pensano solo ai loro affari. Non vedono che oltre a loro c’è un intero mondo? Uccidano, distruggono. Sembra che la cosa gli diverta ed io … io continuo a non capirli. Posso solo odiarli per questi loro difetti.”

    Karakuriki si era ormai lasciato andare alle illusioni più disparate. La paura e l’astinenza da quella sostanza lo avevano deviato molto mentalmente, ma solo in quel modo poteva raggiungere un lungo mistico che era la tana del primo Goblin: Archer.
    Il suo titolo era “Colui che tutto ha visto e che tutto ha fatto”, ed era per quel motivo che si era ritirato in un mondo costruito interamente da lui. Un mondo fatto di carne e fuoco.

    ”Sai perché gli uomini fanno in questo modo? Perché hanno paura dell’unica cosa che non possono sconfiggere: il tempo. Ogni persona, in ogni momento, sente in continuazione le lancette che scorrono e che non torneranno mai più. A questo sono condannati gli umani. A sentire sempre il loro più grande nemico dietro di loro. Le loro azioni non sono pensate a lungo termine, ma solo a soddisfare le esigenze momentanee.”

    Il piccolo Goblin si mosse verso il Re, il quale era ancora disteso in quella massa informe di carne.

    ”Io gli guardo Archer, gli guardo in continuazione gli umani. Non riesco a non sentire quell’odio dentro. Io vorrei veramente liberarmi da questo mio odio, ma non riesco. Solo se gli ammazzo sento la presa che diventa più debole. Io voglio farla finita, forse quella sostanza mi aiuterà, finalmente sarò libero da questo odio. Non avrò niente a cui pensare e magari resterò qui con te, in questo mondo che non esiste e che solo una mente malata può raggiungere.”

    Sorrise a quel pensiero.
    Milena aveva già sicuramente iniettato quella sostanza nelle vene del ragazzo e adesso, il suo corpo inconscio, veniva portato via da Doc e da Hunter-Four.
    Non avrebbe più provato quell’odio smodato con cui viveva ogni giorno, sarebbe diventato nessuno e in un certo senso gli andava anche bene.

    ”Un Re non dovrebbe parlare così. I tuoi vecchi servitori ti guarderebbero con disprezzo. Hai ancora tanto da comandare.”

    Archer gli diede un colpo di bastone, ancora sporco di pus, sul petto e Karakuriki smise di sorridere.

    ”Se questo è il tuo volere, io lo eseguirò. Continuerò a comandare e ad odiare, perché sono le uniche due cose che riesco ancora a fare.”

    Chiuse nuovamente gli occhi. L’aria divenne nuovamente più secca e il corpo più pesante, eppure le mani continuavano a rimanere ancora libere.
    Quando aprì gli occhi una quarta figura aveva fatto irruzione nella stanza, sparando colpi a raffica e liberando da quelle manette.
    Gli occhi erano pieni d’ incredulità e non smetteva di guardarsi freneticamente intorno a sé. Archer era stata l’ennesima illusione giocatali dalla mente, però in qualche modo si era liberato.
    Svelto si alzò in piedi e nel suo sguardo si leggeva tanta rabbia ed odio. Le vene si ingrossarono e i denti si serrarono come una trappola per orsi.
    La mente tornò lucida e vigile come ai tempi della prima vera guerra dei Goblin e con goliardica potenza caricò Hunter-Four urlando un’antico grido di battaglia.

    ”SKARIMTO FUKALI”

     
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    Hunter fu sbilanciato dalla carica a testa bassa del Re dei Goblin. Pur non riportando danni degni di nota, il tentativo di placcaggio gli aveva impedito di mantenere il delicato equilibrio delle forze. Il Generale della Legione ne approfittò stordendo il mercenario con un dardo a diffusione ionica. Mentre il prigioniero appena liberato scivolava a terra per inerzia, lei accorciò le distanze e disarmò il balestriere con un colpo secco. Un istante dopo lo atterò con una presa talmente violenta da incrinare la pavimentazione sottostante, bloccandolo al suolo con un ginocchio premuto sulla schiena, per poi ammanettarlo.

    I due figli di Jalabhar sfruttarono la confusione per aprire un passaggio arcano nella parete e mettersi in salvo. Alysa impartì degli ordini ai suoi uomini attraverso la ricetrasmittente nel suo casco, rivolgendosi poi all’ostaggio che aveva liberato.

    « Ce la fa a camminare? Se anche lei ha assunto quella droga, una volta usciti da qui potrà sottoporsi ad una disintossicazione presso i laboratori della Legione. »

    Nonostante i danni subiti dall’atterramento, Hunter era ancora cosciente e riuscì a mugugnare qualcosa.

    « Avete scosso una tana di wyrm, Generale. »

    « Non ti ho dato il permesso di parlare. »

    « Quando ve ne accorgerete sarà tropp- »

    Uno strattone mise a tacere il possente mercenario, immobilizzato da una presa estremamente dolorosa. Eppure ciò che aveva detto non si poteva ignorare: prima di essere catturati, la maggior parte degli adepti - con indosso delle insospettabili vesti mondane - avrebbe lasciare il covo attraverso i tanti passaggi segreti, per poi disperdersi nel Bazar delle Talpe. Il blitz della Legione avrebbe costretto la Sacerdotessa ad attuare quel “piano di riserva” a cui aveva accennato poco prima.

    Mossa dagli invisibili fili del Fato, la parabola dei Benedetti dal Maelstrom
    stava per raggiungere il suo culmine.

     
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    Si era spinto oltre ogni limite e se lo sentiva fino dentro i muscoli, che per protesta gli tolsero ogni residuo di energia facendolo cadere rovinosamente sul terreno.
    La lucidità però, cadendo, non l’aveva abbandonato e gli permise di vedere Doc e Milea scappare come ratti lontano dalle forze della legione.

    ”Non è finita qui dannati umani. Voi e il vostro Maelstorm maledetto. Vi farò urlare, lo giuro ...”

    La polvere della stanza si alzò a quelle parole rancorose tenute al sicuro, da una gabbia di denti, nella bocca del ragazzo.
    Si sentiva a pezzi sia a livello fisico che mentale, tanto che non esultò più di tanto quando la donna che lo aveva salvato lo tranquillizzò rivelandogli che esisteva una cura a quella droga.
    Con fatica si alzò in piedi facendosi forza con un tubo di metallo trovato sul pavimento, iniziando a camminare verso l’uscita.

    ”Quella donna sembra avere un progetto così solido ed io sono ancora così debole. Se voglio abbatterla devo prima di tutto ritrovare i miei goblin ...”

    Quel pensiero venne chiuso con un’inaspettata sorpresa.
    Davanti a lui, tenuti ben saldi da due grosse guardie della legione, vi erano i suoi adorati servitori: Cut e Scratch.
    A prima vista potevano sembrare morti da come penzolavano senza forze dalle braccia dei soldati, ma il petto gli si riempiva ancora di aria e Colui con tutti gli arti si mise il cuore in pace.

    Proprio come gli aveva detto Milea, la faccenda era ormai agli atti finali e in quel finale anche lui avrebbe scritto qualche riga.

     
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