Kings on the Chessboard

Intermezzo ~ Upper Stage

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    jpgLa lancetta dei secondi concluse la sua rivoluzione attorno al proprio perno soltanto per intraprenderne una nuova, ma nel momento in cui quella dei minuti mosse un passo in avanti, l'ultimatum raggiunse la sua scadenza, ponendo fine alla meditabonda attesa a cui l'Arcidemone si era costretto.

    « Basta. Vado a cercarli. »

    La discintissima Succube che gli faceva da segretaria, e che se ne stava comodamente seduta su uno dei divanetti della tribuna a limarsi le unghie, sollevò gli occhi aurei dai contratti che stava passando al vaglio a tempo perso, e li appuntò sul suo principale.

    « Se il Signorino e la Signorina tornano mentre è fuori,
    la avviso subito. »


    « Grazie, Lust: sei sempre la migliore. ♪ »

    Non amava dare ordini ai suoi figli, né tenerli sotto stretta sorveglianza, ma... Vanitas e l'amico di Alma si erano allontanati per i rifornimenti di snack e bibite, e -non avendoli visti tornare- quest'ultima era uscita per cercarli; tuttavia, altro tempo era trascorso, e nessuno era ancora tornato, lo spettacolo sarebbe presto iniziato, e loro mancavano ormai da un po', e... visto il posto in cui si trovavano e la gente che vi girava, ce n'era abbastanza per stare in pensiero.

    Alzandosi dalla poltroncina che aveva fino a quel momento occupato, Lord Iblis si diresse alla porta con passo sciolto e impaziente, stirando nervosamente con le mani guantate le pieghe del completo di alta sartoria; uscì in corridoio, e cominciò a percorrerlo in direzione del Gateway per il Chiosco con l'incedere spedito, elegante e flessuoso dei grandi felini da preda, calpestando il tappeto rosso che rivestiva il pavimento e sfilando tra le belle pareti stuccate delle tribune d'onore.
    E una voce lo raggiunse.

    « Ma se quello non è il mio amico, il Visconte Iblis! ★ »

    Fece finta di non aver sentito e tirò dritto, vagamente consapevole che la presenza nefasta che gli aveva rivolto la parola si trovasse in qualche punto alle sue spalle, ma ogni buon proposito sbiadì come un miraggio quando il figuro gli si parò davanti, materializzandosi in uno sbuffo di fumo rosa.

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    « Iblis, carissimo, che piacere incontrarti in modo così fortuito! »
    esordì il nuovo arrivato, togliendosi il cappello e accennando un occhiolino
    « Non ti ho visto all'ingresso: quasi temevo non saresti stato presente! »

    Incastrato in quella maniera prepotente, il Moro si limitò a indossare sui bei lineamenti bronzei un'espressione vagamente seccata -corredata di un sorriso neutro- e a fissarlo di rimando: gli intensi occhi verdi dalla pupilla allungata, la dentatura dai canini pronunciati, le orecchie leggermente a punta, le perenni occhiaie profonde e nere -in contrasto col suo incarnato fin troppo pallido- e il pizzetto caprino dall'aria a dir poco losca... davanti a lui sostava uno dei pochi Arcidemoni abbastanza alto da poterlo fissare negli occhi dorati, e potente al punto da potersi permettere pressoché qualunque cosa, compresi comportamenti invadenti, ridicolaggini e stravaganze.

    Tristemente noto per il
    pessimo gusto con cui sapeva rovinare qualunque cosa, a cominciare dai vestiti: perché è vero che la mantella e il completo bianchi al di sotto avevano un certo stile... ma perché abbinarci quella calzamaglia a righe rosa? Sua figlia ne aveva una uguale...

    « Sono arrivato in anticipo: i miei Diavoletti non amano la fila. »
    “e chi ne è la causa”, sottotitolo l'occhiata con cui lo squadrò da capo a piedi
    « E, a proposito, se vuoi scusarmi, Samael... »

    « Il nickname per questo party è Mephisto! »
    lo corresse con esuberanza l'altro, sollevando l'indice in maniera sentenziosa
    « Mephisto Pheles. »

    « ... quello che è. »
    tagliò corto Iblis, con un sorriso tirato e una scrollata di spalle
    « Devo andare a vedere che fine hanno fatto i miei figli. »

    Senza aggiungere altro, il demone dagli occhi d'oro superò l'interlocutore per lasciarselo alle spalle e riprendere la sua marcia, ma a giudicare dalla rapidità con cui l'allegria svanì dal viso dell'altro, quella piega del discorso non dovette piacergli troppo, perché un broncio esasperato gli si dipinse sul volto; dopotutto, era appena stato snobbato per una cosa molto più insulsa.

    « Sì, sì, certo certo... »
    brontolò con aria sdegnosa, roteando gli occhi al cielo con insofferenza
    « Si tratta sempre della tua “famiglia”... »

    Il modo sprezzante in cui sputò quella parola la diceva abbastanza lunga su quale fosse la sua opinione in merito, ma l'altro -affatto sorpreso- non parve darvi la minima importanza; solo, lasciò cadere un breve commento dietro di sé.

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    « Almeno, io ne ho una. »

    « Oh, davvero? »
    la provocazione nella sua voce era la stessa che gli avvelenava il sorriso
    « Allora, porgi i miei saluti alla tua Signora, quando la vedi. »

    Al suono di quelle parole, il passo di Iblis si arrestò di colpo, e mentre un silenzio pesante come piombo colmava l'aria di tensione, l'aumento di temperatura in quel segmento di corridoio fu ben più che una impressione dovuta all'imbarazzo del momento: Samael aveva deliberatamente premuto il tasto sbagliato, eppure un sorrisino mefistofelico gli arricciava le labbra mentre l'altro -a capo chino e scuro in volto- faceva dietro-front per tornare sui suoi passi e fronteggiarlo.

    Per un istante, i due Arcidemoni rimasero a fissarsi con una spanna scarsa di distanza a separarli, con le iridi giallo oro incatenate a quelle verdi come il peridoto; poi, il Nero ruppe il silenzio, sciogliendo i bei lineamenti del suo viso in un sorriso accomodante – e di compatimento.

    jpg« Deve essere triste avere così tanto tempo
    e così pochi interessi con cui riempirlo. »


    « N-no...! Credo... Come faccio a saperlo, scusa? »
    il sorrisino trionfante vacillò sulla difensiva, ma gli bastò passare alla fase di rifiuto
    « Io sono una persona piena di impegni e con un sacco di interessi. »

    « Oh, davvero? Tipo cosa? »
    incrociando le braccia al petto, Iblis lo fissò inarcando le sopracciglia, assai scettico

    « Cose interessanti. »
    ritorse, gettando la testa all'indietro e facendo l'altezzoso
    « Di sicuro Midas ne avrà una lista da qualche parte, e... »

    E, nel caso la lista fosse andata perduta, poteva sempre dare la colpa al suo goffo servitore. ...ok, non sembrava una risposta convincente, ma a giudicare dalla faccia di Iblis, forse era riuscito a spuntarla; sì, insomma: la sorniona espressione di sufficienza del Moro era sfumata in una vaga perplessità, destinata a precipitare rapidamente verso un contrito raccapriccio.

    E a Samael fu necessario qualche altro minuto prima di capire che quel che l'altro stava guardando
    non era la sua eccelsa figura, ma
    qualcosa alle sue spalle...

     
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    « N-non dire c-cossì, m-mica shono un shatto ...hic! »

    Una vocina gioviale e dalla pronuncia difficoltosa come può solo essere quella di un ubriaco fece capolino in un istante qualunque, violando il rispettoso -ed ironicamente "religioso"- silenzio di quella particolare ala del tendone, riservata alle più eminenti personalità presenti nel multiverso.

    Vero era che -in effetti- poco più in là due signori, uno in bianco ed uno in nero, discorrevano amabilmente fra loro su chissà cosa, ma non vi era falsità in quell'affermazione. Non del tutto, almeno: differentemente dal caos che regnava sovrano al di fuori del tendone e da cui ne era uscito solo per ultimo, in quella particolare zona regnava un clima ben diverso. Tensione, questo si, ma più simile a quella di una competizione che al banale panico della fuga ed i pessimi tentativi di mettersi in salvo da qualche mosca.
    E poi, ovviamente, la paura: un enorme numero di lacchè seguiva i propri signori come un corteo, alcuni sostando fuori dalle tribune, altri accompagnandoli fin dentro, e Zakar adorava assaggiare le loro emozioni contrastanti da piccoli diavoli di basso rango ed anime dannate. Avevano l'aroma frizzantino dell'ego crepitante e sofferente che si agita, mista all'amaro del pentimento che sovente si riaffaccia nei momenti più bui. Un nutrimento di gran classe, insomma: di quelli rari da assaporare assieme, nello stesso istante.

    « P-perché inveshe non ti fai un pò... eh ♥ »

    Nell'avvicinarsi, qualcosa di duro urtò la sua faccia, segno che forse la sua proposta fosse un pelino troppo audace. Eppure, quella notte di sangue e follia, il Prete Sorridente si sentiva così euforico da non farsi scoraggiare per così poco. Anche lui -dopotutto- era un ospite importante, e credeva di meritarsi un pò di "svago", prima che lo spettacolo iniziasse.
    Fu così che, incurante di cosa volesse l'altra, si scansò appena, afferrando ciò che necessario per impedire ogni via di fuga. Sorrise, questa volta sornione: a quanto pare il lupo aveva catturato il suo agnellino.

    « Shhhhh! Non dire nulla ♥ »

    L'avrebbe rassicurata, sfiorandola con il dito indice quasi a suggerirle il silenzio in quei modi che non sono mai rassicuranti, affatto.

    gHsZByc

    « Se farai la brava, prometto che manterrò il nostro piccolo segreto... »

    Il dito indice ancora posato su di lei scese piano, soffermandosi prima su due protuberanze diafane e raggiungendo infine cavità che esclusivamente una mente perversa quanto spudoratamente sfacciata avrebbe potuto anche solo supporre in quel preciso contesto. Prima che lei potesse parlare, quel tale affondò il volto sulla sua amante, baciandola appena e poi passando la lingua lì dove gli aggradava.
    Lei -granitica- subiva quelle oscenità immobile come una statua, forse spaventata da quella brutta piega degli eventi. Non sudava, ma era anche fredda come una statua.
    Non che potesse fare molto, in effetti, considerando che magari statua non lo era... ma si trattava di una colonna.

    « ...fa la brava, mia Melindah ♥ »

    Una bella colonna in marmo, particolarmente elaborata e da altorilievi in pietra dorata che vi si intrecciavano con motivi naturalistici di liane, foglie e grandi pigne. Una era ancora ben stretta nella mano di quel tale.



    Edited by Drusilia Galanodel - 22/8/2017, 17:13
     
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    « N-non dire c-cossì, m-mica shono un shatto ...hic! »

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    « Ma che....? »

    Allo spettacolo che gli si presentò davanti, gli occhi d'oro del Visconte si sbarrarono increduli: ora che aveva rivolto lo sguardo in quella direzione, oltre le spalle del suo interlocutore vide qualcuno, e quando -qualche minuto più tardi- ebbe compreso la natura e la ragione delle promiscue ed invadenti avances che quella presenza stava intraprendendo ai danni di una colonna di marmo (di certo non consenziente), non poté far a meno di contrarre i bei lineamenti del volto in una smorfia di disgusto.

    « P-perché inveshe non ti fai un pò... eh ♥ »

    « Che comportamento disdicevole. »

    Mentre l'ubriaco proseguiva con le sue molestie all'architettura, perché visto come ridacchiava e biascicava le parole non poteva che essere in uno stato alterato, il Demone barbuto annuì con aria grave, seria e composta... che sarebbe di certo parsa più credibile, se solo non avesse estratto di tasca il suo telefono cellulare -rosa, ultimo modello, e con più ninnoli appesi di quanti ce ne avrebbe fatti stare una ragazzina modaiola- per cominciare a riprendere la scena, immortalandola in brevi video e diverse foto, che saturarono il corridoio con il ticchettio fastidioso di tutti quei 'click'.

    « Uno del suo rango non dovrebbe comportarsi così. »
    proseguì, voltando le spalle a Zakar e sollevando la camera per scattare un bel selfie
    « Che vergogna: certa gente ha proprio dimenticato cosa sia la dignità!
    Dove andremo a finire? »


    Il sovrano dagli occhi verdi concluse quell'arringa protundendo le labbra per l'ennesimo autoscatto, e fu quello il momento in cui la porta della tribuna davanti a cui i due gentiluomini si erano fermati a discutere si aprì, ruotando lentamente sui propri cardini e introducendo una nuova personalità della nobiltà infernale sulla scena.

    « Shhhhh! Non dire nulla ♥ »

    Più basso e minuto degli altri due, il figuro vestiva di un elegante completo nero, spezzato dal candore immacolato della camicia, delle ampie maniche a sbuffo, e del cerone che gli imbiancava il viso, eccezion fatta per la mascherina nera attorno agli occhi e i fregi sugli zigomi, che ricordavano il Pierrot della tradizione; le uniche note di colore dell'apparizione in monocromo erano i corti capelli fulvi, e i gelidi occhi cerulei... gli stessi che, in quell'istante, rimbalzarono tra i due nobili con aria cordialmente interrogativa.

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    « Oh... il Re del Tempo e il Re dei Giochi: buonasera ad entrambi! »
    esordì il Pagliaccio degli Inferi, incurvando le labbra nere in un sorriso affettato
    « Voi sapete per caso cos'è questo baccano...? »

    « Oh, il Re del Terrore! Da quanto tempo! »
    proruppe il Demone in bianco, allargando le braccia in un cerimonioso gesto di saluto
    « Complimenti per la sua ultima festa! E' stato veramente favoloso!
    E io non uso spesso questo aggettivo per qualcosa che non riguardi me...! »


    Accanto a lui, il Nero si portò una mano sulla fronte -a nascondere lo sguardo costernato per quella gaffe imbarazzante-, e dette in un mesto e afflitto sospiro, colmo di sconforto.

    « Guarda che non è lui. »
    sibilò all'indirizzo del demonio rosa, scuotendo il capo

    « Ah, no...? »
    si accigliò l'altro, perplesso, rimbalzando gli occhi verdi tra gli altri due

    « Ovviamente, no. »
    sillabò il Moro, scoccandogli un'occhiataccia, per poi rivolgere al Clown un sorriso tirato
    « Sono spiacente, Satana Belial; i millenni si accumulano sulla sua vecchia schiena,
    e Lord Samae- »


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    « Il nome di stasera è Mephisto. »
    lo interruppe l'interpellato per correggerlo, con una puntigliosità saccente
    « Mephisto Pheles...! ★ »

    « ...sì. E “Lord Mephisto” perde colpi: la vista si abbassa, la demenza senile avanza... »

    « Oh, non deve preoccuparsi, Signor Iblis; non c'è nessun problema, Signor Pheles. »
    lo rassicurò il Pierrot, sorridendo comprensivo ad entrambi gli interlocutori
    « Nelle occasioni come questa mi scambiano spesso per il Signor Salem. »

    « Se farai la brava, prometto che manterrò il nostro piccolo segreto... »

    Un raccapricciante suono di risucchio richiamò l'attenzione dei tre Arcidemoni sulla creatura che era la causa della formazione di quel piccolo capannello, e quando i loro occhi si posarono sullo sbronzissimo Zakar -intento a palpeggiare la colonna di marmo con appassionata dedizione-, Iblis non poté far a meno di rimanere basito; tuttavia, a spingerlo ad intervenire, fu il pensiero che i suoi figli potessero tornare da un momento all'altro e trovarsi ad assistere a quello spettacolo pietoso...

    jpg« Io vado a chiamare la Security. »
    « ...fa la brava, mia Melindah ♥ »
    « Sì, sì, certo, certo... Che idea originale...! »

    ...e il fatto che Samael fosse completamente assorbito dall'annoiata eppur morbosa contemplazione di quella scena inquietante. E che quella era perciò un'occasione d'oro per scrollarselo di dosso.

    Senza perdersi in ulteriori indugi, il Visconte girò sui tacchi e si allontanò a passo svelto, sparendo in fondo al corridoio e lasciando l'alticcio Zakar a molestare sessualmente le decorazioni del pilastro, il tutto sotto lo sguardo di un Samael assorto a scattargli altre foto -che avrebbe in un secondo momento impreziosito con diversi filtri, prima di pubblicarle-, e di un perplesso Cappellaio Matto, che non desiderava altro che sganciarsi da quella situazione per tornare a curare la propria agenda e i propri affari.

    « Allora... Sarà meglio che vada anche io... »
    principiò con studiato dispiacere il Satana della Superbia
    « E' stato un vero onore conversare con voi: ci si vedrà in giro, suppongo. »

    E così dicendo, la Farfalla Blu si voltò, pronta ad involarsi verso la propria meta... ma, subito, la sorpresa le fece sgranare gli occhi azzurri quando si ritrovò davanti l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare. In quel momento, come in molti altri.



    Edited by - Destino - - 27/2/2017, 22:48
     
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    Impeto e tempesta

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    Nera come la pece, una sagoma umana si era addensata fra le ombre sempre più fitte di quel lungo corridoio fatto di colonnati, statue e stoffe pregiate che -ad ogni sezione- sembrava ripetersi all'infinito come in un'illusione ottica, fino a perdersi nel vuoto.

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    Silente e quasi priva di peso si era lentamente avvicinata al gruppo senza che fosse di fatto notata -o anche solo considerata- finendo addirittura per farsi superare dal Signor Iblis e non ottenere da questi alcun saluto, preso com'era da questioni più urgenti e personali. Lo avrebbe perdonato, comunque: trattandosi del fratellastro del suo Socio in affari e di uno dei pochi Arcidemoni lì presenti ad essergli gradito, Asmodeous si sarebbe limitato ad una futura frecciatina nel momento opportuno. Non lo avrebbe disturbato al momento, in parte perché azzardato ed in parte perché ben altra era la sua meta, croce e delizia.

    Come due anime legate dal filo rosso del Destino, nonostante la distanza, il Fato li aveva condotti a scelte così simili da suonargli incantevoli e se il pierrot sfoggiava al momento uno splendido abito scuro spezzato solo dalla camicia chiara, lo stesso valeva per lui -Satana dell'Ingordigia e del Denaro- e che avesse abbondato di gioielli e profumo poco importava, piuttosto gli infondeva maggiore sicurezza.

    « Quale fortuita casualità incontrarti a questo evento, Belial. »

    La voce profonda calcò lievemente sul nome del Superbo con l'evidente intento di mostrare a sè stesso ed i presenti profonda intimità ed amicizia, forse ingenuamente inconsapevole di quanto l'altro non gradisse l'infelice scelta. Le dita tozze avvolte da eleganti guanti di seta e fili d'oro tamburellavano nervosamente sulla sommità del suo bastone da passeggio, anch'esso d'oro come gli anelli, con eleganti intarsi ed un'enorme painite a fare da protagonista. Alla luce dei fuochi accesi, la pietra dal curioso taglio quasi rifletteva la stessa tonalità vermiglia della chioma del suo interlocutore, ed Asmodeous ne fu compiaciuto.
    Al suo fianco, silente e dallo sguardo basso, un uomo dai bei lineamenti e l'incarnato violaceo sostava paziente ad osservare la scena, sempre pronto a soddisfare ogni capriccio del suo Signore.

    « Potremmo celebrare tale incontro bevendo qualcosa assieme: ammetto di essere curioso di voler sapere cosa ha condotto qui i tuoi eleganti passi, ed il vederti così di rado è motivo di grande preoccupazione lì dove non sei presente. »

    Recitò la sua battuta alla perfezione, e se già un qualunque convenevole nascondesse alla base il seme della falsità, ben diversa era una situazione accuratamente programmata. L'avrebbe fatto nonostante tutto, anche le accortezze nate da una viscerale paura del nemico... e dell'amico.

    « Altezza, è un immenso onore incontrarla. »

    Chinò il capo all'indirizzo del Re del Tempo, sperando che lo ignorasse come era sempre accaduto; in tal modo non sarebbero rimasti completamente soli e lei non sarebbe fuggita. Allo stesso modo si sarebbe potuto permettere un'amabile discussione fra pari.

    « Allora... non dirmi che hai impegni! La festa è magnifica e sarebbe un vero peccato non goderla appieno »



    Edited by Drusilia Galanodel - 22/8/2017, 17:14
     
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    « Quale fortuita casualità incontrarti a questo evento, Belial. »

    Distratta dalla performance di Zakar, prima, e dal pensiero dei propri incombenti impegni, poi, la Farfalla degli Inferi si accorse troppo tardi si esser stata appena intrappolata in una situazione ben fastidiosa, tra le più scomode che le venissero in mente.

    « Oh, una coincidenza davvero sorprendente. »
    assentì, rimasticando le parole dell'altro, giusto per non rimanere in silenzio
    « Davvero curioso incontrare anche lei qui, Lord Asmodeus. »

    Davanti a lei, pomposo e cerimonioso come al solito, stava il suo collega Asmodeus, che -nell'evidente sforzo di tener fede al proprio titolo di Satana dell'Ingordigia- aveva pensato bene di agghindarsi per l'illustre occasione con quello che doveva esser il meglio del proprio repertorio: vistosi ninnoli in metalli preziosi, grosse gemme sfavillanti, una scia soffocante e opprimente di un lezzo ristagnante che doveva aver acquistato come profumo... uno sfoggio di opulenza così esagerata da risultar agli occhi del Cappellaio niente più che un'accozzaglia orribilmente pacchiana.
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    Qualcuno, prima o poi, avrebbe dovuto insegnargli la differenza tra la nobiltà dello stile barocco e la trivialità di una fiera di paese, ma non sarebbe stata certamente lei a sobbarcarsi il peso di quella missione fallimentare in partenza: aveva di meglio da fare, e poi, il buongusto e la classe non sono per tutti; per questo, si limitò ad abbozzare un sorriso standard per puro spirito di cortesia e buona educazione, limitandosi a storcere un po' il naso.

    In più,
    l'aveva di nuovo chiamata col suo nome senza il suo permesso, un segno di confidenza che aveva concesso unicamente al suo perduto Re, e una svista che aveva poc'anzi tollerato da parte del Visconte Iblis, lasciando correre, vista la poca familiarità che egli doveva avere con la gerarchia dello Sheol... e che -almeno- aveva avuto la decenza di usare anche il titolo onorifico, e l'attenuante di essere una frequentazione squisitamente piacevole. Asmodeus, invece, con quella faccia ordinaria e dimenticabile, e i suoi modi da zotico, non aveva scuse.

    « Potremmo celebrare tale incontro bevendo qualcosa assieme: ammetto di essere curioso di voler sapere cosa ha condotto qui i tuoi eleganti passi, ed il vederti così di rado è motivo di grande preoccupazione lì dove non sei presente. »

    Continuando a sorridere in maniera neutra, la Farfalla Blu reclinò la testolina carminia da una parte con grazia, mentre -intanto- la sua mente si affrettava a vagliare quella situazione in cerca di una soluzione, pesando pro e contro che le avrebbero potuto portare le varie opzioni di risposta, e scegliendo con cura cosa dire: non aveva trascorso tanto tempo su Endlos e assente da casa per una mera vacanza, e certamente non si era resa irreperibile con gli altri colleghi senza una buona ragione... e il fatto che proprio il più fastidioso tra loro l'avesse alfine individuata e raggiunta era solo un potenziale problema.

    E i problemi, oltre ad essere risolti, vanno anche prevenuti - quando possibile.
    Si chiese se non avesse fatto meglio a fingere di concederglisi per poi tagliarli la gola.


    « Diciamo che... ci sono finito per caso.
    Stavo facendo... delle cose. Con... persone, in certi posti... »

    esordì, affabile e colloquiale, replicando alla domanda indiretta che le aveva porto
    « E mi hanno proposto di venire a vedere lo spettacolo di stasera, così mi sono detto che distrarmi mi avrebbe fatto bene, e che dovevo un po' aggiornarmi sulla clownerie di ultima tendenza, e così eccomi qui. »

    ...no, non sarebbe stato saggio: l'esistenza di quell'uomo era utile al regno di Sua Eminenza -e questo valeva per lei più di ogni altra cosa-, senza contare che attentati, minacce, aggressioni e tutte le altre amenità che contornavano i soliti giochi di potere tra illustri esponenti dei piani abissali erano formalmente proibiti durante la manifestazione; dopotutto, aveva scelto di agire in quell'occasione appositamente per quel dettaglio.
    E poi, i sicari esistevano per un motivo.

    « Altezza, è un immenso onore incontrarla. »
    asserì ancora l'indesiderato ospite, lasciando cadere un saluto verso la presenza in disparte
    « Allora... non dirmi che hai impegni! La festa è magnifica
    e sarebbe un vero peccato non goderla appieno... »


    Fortunatamente -per intima, profonda e provvidenziale soddisfazione del Cappellaio-, il Satana dell'Ingordigia, nel suo smodato desiderio di ostentazione, ebbe a quel punto l'infelice idea di rivolger la parola all'assorto Re del Tempo... e il sorriso del Pierrot si fece per un istante sincero e compiaciuto. Perché quella fu davvero una pessima mossa.

    « Mh...? »

    Concentrato sulle avances sempre più audaci di Zakar, Samael staccò gli occhi dallo schermo luminoso e colorato del suo telefono quando percepì il nuovo arrivato rivolgersi direttamente a lui, e se dapprima lo sguardo verde trasmetteva solo una certa curiosa indolenza, la sua espressione mutò in fretta non appena ebbe inquadrato la figura dell'altro Satana.

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    « Oh, Numi...! »
    con un sussurro spiritato, sbarrò gli occhi e arretrò di un passo
    « Cè un Povero nelle Tribune! Com'è arrivato qui?! »

    Gelo. Mentre l'Arcidemone appuntava le iridi smeraldine sull'incauto interlocutore, d'un tratto attentissimo come una casalinga alla vista di uno scarafaggio, afferrò con la mano guantata un lembo dell'ampia e svolazzante mantella bianca, e ripiegò il braccio contro il petto per avvolgervisi, come se la stoffa potesse ripararlo dal pericolo, avendo premura di coprire al contempo il naso e la bocca.

    « State indietro, Satana Cappelliere, o vi mischierà la povertà! »
    strillò, come se stesse parlando del dilagare di un incendio o di un virus
    « Presto! Qualcuno chiami subito la sicurezza! Bisogna evacuare il tendone! »

    Se l'intento di Asmodeus era stato quello di colpire l'attenzione di una personalità tanto importante e influente, stava avendo quel che desiderava... anche se non proprio nel modo che voleva; dopotutto, agli occhi di una creatura tanto antica e potente, con rigidissimi standard circa titoli e lignaggio (in vero, quasi una fissazione patologica), un demone sorto al potere in tempi relativamente recenti -e solo grazie a quello che in molti consideravano solo un prodigioso colpo di fortuna- non poteva certo fare buona impressione: per quell'eccentrico e capriccioso nobile millenario, Asmodeus era solo un cafone arricchito.

    « Lo trattengo io! Appena è distratto, scappiamo! »
    disse con coraggio, come aveva visto fare nei film umani, che tanto l'intrattenevano
    « ORA! »

    Gli astanti -eccezion fatta per il limonatore di colonne- fissarono in silenzio quella performance da commediante: sotto i loro occhi perplessi, Samael scostò un istante il soprabito e lanciò una manciata di banconote in direzione del Satana dell'Ingordigia, e mentre i pezzi di carta fluttuavano come foglie nell'aria, il Re del Tempo si voltò e -sempre avvolto nel mantello come un supereroe- scappò via, iniziando a correre in direzione della porta della sua tribuna.

    « Ognuno per sé...! ★ »

    Il tonfo di una porta chiusa sancì la sua plateale uscita di scena, lasciando finalmente soli (senza considerare l'ubriachissimo Zakar e il granitico servitore) i due Grandi Demoni, come Asmodeus aveva poc'anzi sperato; probabilmente, l'atmosfera era ora assai diversa da quella che l'uomo aveva auspicato nelle sue fantasie, ma -se non altro- nel riportare gli occhi azzurri su di lui, Belial sorrideva.

    E, certo, sarebbe potuta sembrare una delicata cortesia nei suoi riguardi, ma non era certamente quella la verità; era pacata e sincera contentezza, quella del Satana della Superbia, perché ciò a cui aveva assistito era esattamente il genere di trattamento che spettava ad un mediocre vanaglorioso come Asmodeus. Ed era sempre piacevole vederlo umiliato.

    Quale che sarebbe stato il significato che l'Ingordigia avrebbe attribuito a quel semplice gesto -se la consapevolezza della crudeltà della Farfalla, o la fugace e illusoria gioia di un suo benevolo battito d'ali-, non ci fu tempo per lui di intraprendere nessuna azione... perché la porta davanti a cui il Cappellaio sostava -la stessa da cui era poc'anzi uscito- si aprì di nuovo, e una nuova apparizione vi fece capolino.

    « Che accidenti sta succedendo qua fuori? »
    sferzò un giovane alto e distinto, senza celare la stizza per il baccano udito
    « Se qualcuno ha voglia di gridare, posso aiutare... »

    jpgVestiva con un completo elegante -giacca e cravatta-, e aveva una sigaretta appiccicata alle labbra; i lunghi capelli scarlatti scendevano sulle spalle larghe e forti ad incorniciare un volto chiaro, giovane e fresco, di una bellezza spietata, resa ancor più affascinante e spaventosa dall'insolente presunzione e dalla sfrontata crudeltà con cui i suoi occhi rossi irridevano chiunque e qualunque cosa: tale era l'arroganza di un Demone... e niente di meno ci si sarebbe potuto aspettare dal Dolore, poiché esso graffia e dilania il cuore con divertimento puerile, tanto nelle grandi gioie, quanto nelle profonde tragedie.

    E non gli importava di risultar piacevole come una droga che crei dipendenza,
    o detestato fino alla disperazione, oltre il baratro della follia.


    « Ehi, Porcellana: sei ancora qua fuori? »
    l'astio sul suo viso virò ad una vaga sorpresa; l'altro uomo fu ignorato del tutto
    « Oppure hai già finito? Guarda che lo show inizia tra poco... »

    Al solo vederlo, il Vermiglio ispirava l'estasi e la sofferenza della passione, e tutta quella avvenenza sembrava ridere dell'inadeguatezza del Satana dell'Ingordigia già solo con la sua mera presenza; il fatto che -poi- Rubicant non gli avesse ancora rivolto nemmeno una singola occhiata, certamente non avrebbe contribuito ad ispirare simpatia nei suoi confronti.

    Senza contare che quel tale si era rivolto a Belial con un nomignolo che lasciava intendere una confidenza molto più intima, se paragonato al chiamarla semplicemente per nome.
    Era un ben altro livello.

    « Sono stata trattenuta... »
    chiocciò, neutra e musicale la voce della Farfalla Blu
    « ...ma hai ragione: è meglio affrettarci. »

    « Allora muoviamoci: ti accompagno. »

    E mentre il Cappellaio prendeva congedo dal suo collega con un bel sorriso e un ossequioso cenno del capo, il Vermiglio le mise un braccio attorno alla vita e la sospinse via lungo il corridoio, dove il loro indistinto mormorio lasciò ben intendere che i due stessero allegramente confabulando... un suono sempre più flebile man mano che si allontanavano velocemente, lasciando Asmodeus e il suo servitore immersi
    in un disagiato e disagiante silenzio.

     
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    Impeto e tempesta

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    « Oh, Numi...!
    Cè un Povero nelle Tribune! Com'è arrivato qui?! »


    Mentre il Re del Tempo si dilettava a "far riscaldamento" sugli altri esponenti della Nobiltà Abissale e -in quel preciso istante- sul suo Padrone, il fedele Emeraude sollevò lievemente lo sguardo, senza tuttavia guardare quel tale negli occhi: conosceva infatti alla perfezione l'enorme quantità di regole, clausole ed eccezioni riguardo le gerarchie infernali ed ebbe il buonsenso di non proferire parola... differentemente da quello che aveva fatto il suo Signore.

    « State indietro, Satana Cappelliere, o vi mischierà la povertà! Presto! Qualcuno chiami subito la sicurezza! Bisogna evacuare il tendone!
    Lo trattengo io! Appena è distratto, scappiamo! ORA! »

    Non che non ne avesse il diritto, invero: a seguito degli eventi che avevano segnato l'ultimo trentennio, da semplice Demone degli Incroci il nobile Asmodeous era riuscito ad accumulare una discreta fortuna attraverso un particolare contratto che ancora continuava a fruttargli enormi ricchezze e del quale aveva ancora crediti da riscuotere. Grazie al benestare del Dio Danaro, come molti avevano già fatto prima di lui, aveva comprato un titolo nobiliare ed era esattamente grazie a quello che ora poteva camminare fra i grandi.

    O almeno... doveva essere ciò che probabilmente pensava il suo Signore: agli occhi di Emeraude erano certamente antichi, potenti e spietati -sia nelle loro esternazioni di malvagità che nelle vicende di vita quotidiana come quella- ma non così "grandi", come Asmodeous ripeteva fin troppo spesso.
    Che fosse semplice antipatia o qualche malformazione -l'ennesima- dalla sua rinascita a Farfalla Infernale, poco importava. Rimaneva che, in quella specifica situazione, il suo Signore gli parve più dignitoso. Nonostante tutto.

    No5tmDJ

    -Parlano in questo modo perchè sono cristallizzati nelle loro idee e resi ciechi dall'ego. Non conoscono nient'altro.

    Avrebbe osato proferir verbo non appena il bellissimo Rubicant portò via il Cappellaio Matto, in modo che nessuno a parte loro ascoltasse.

    -Vi prego di non essere turbato, Padrone: il lavoro per raggiungerli a dispetto dei natali e l'astuzia per ottenere tutto ciò di cui disponete sono il vostro stendardo d'oro e corona scintillante.

    Consapevole di quanto quella situazione potesse ferirlo, a lui che era rimasto in silenzio a subire con esemplare stoicismo, la Farfalla allungò una mano sulla spalla del Conte, adagiandola in segno di conforto. Dopotutto, se Asmodeous era giunto su Endlos, era stato solo per Belial e le attuali alleanze erano nate col solo fine di separarla dall'Amante. Una passione smodata per qualcosa di irraggiungibile, forse, e che personalmente non condivideva. Eppure era un servitore, dunque lo avrebbe sempre supportato.

    « Emeraude... »

    Con il volto ancora basso, il suo Signore portò anch'egli una mano sulla propria spalla e, per un attimo, posandola su quella del suo servo, gli sfiorò gentilmente le dita...

    CRACK!

    ...prima di spezzargliele di netto.

    Un urlo disumano partì dalle labbra della bella Farfalla dai lunghi capelli biondi, prima che questa si accartocciasse su sè stessa, aggrappandosi disperatamente alla propria ferita. Gli occhi di un delicato lilla si riempirono di lacrime, ma fu abbastanza bravo nel trattenerle, così da non andare contro quella che era l'etichetta.

    Rvzyb2r

    « Ciò che ho è solo la dimostrazione della mia pazienza. Ma otterrò ciò che voglio - è solo questione di tempo. »

    Con una placida tranquillità e la faccia da poker tipica del più capace giocatore d'azzardo, quell'uomo si accese un sigaro lanciando poi una rapida occhiata all'ubriaco lì di vicino, ancora intento a giocare con gli arredamenti. Infine decise di andar via, alla sua tribuna, attendendo lo spettacolo e pianificando le sue future mosse. Mosse quindi i suoi passi, incurante del dolore del suo servo, ed allontanandosi gli diede le ultime direttive.

    « La prossima volta che mi tocchi, sarà il turno del collo » lanciò una nuvoletta con la bocca, prima di trasfigurare nuovamente in ombra « Raccogli i soldi e vai a comprarmi del buon vino. »

    Scomparve, disperdendosi in quel lungo corridoio sempre uguale.
    Ovunque lo si guardasse.



    Edited by Drusilia Galanodel - 22/8/2017, 17:14
     
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