Extraordinary

Game of Prompt: Romanticismo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato



     photo 11377734655_3ecdef6b62_b 2_zpsawgsnx5q.jpg



    14 Febbraio 1949. New York.

    tumblr_mgoqqec3pF1roixiho4_r1_250


    Nevicava da qualche giorno ormai.
    Le strade erano invase dalla sottile neve bianca. I taxi intasavano ogni strada, dalla 24esmia a Broadway.
    Esco dal mio appartamento al Flatiron Building attorno qualche minuto dopo il tramonto. I lampioni devono ancora accendersi.
    Mi tolgo la maschera, la appallottolo poco accuratamente e la infilo in tasca.
    Non mi ero rasato il viso. Non ero attento a questi particolari. Mi ero messo giusto qualche goccia di profumo e avevo rimosso quasi del tutto le bruciature e i segni sulle dita delle saldature elettroniche.
    Hells Kitchen era l'unico quartiere non invaso dalla folle mania generale di comprare palloncini a forma di cuore, cioccolatini a forma di cuore, gioielli a forma di cuore. Non c'erano troppe persone
    Mi facevano venir voglia di vomitare quegli esseri impacciati tra regali, champagne e pensierini.

    Io avevo comprato una scatola di cioccolatini.
    Erano per lei. L'avrei fatto solo per lei.
    La grossa scatola rossa rettangolare era ben ancorata sotto l'ascella: nonostante camminassi con passo spedito e muovessi le braccia in avanti e indietro da bravo soldato, quella non si muoveva di un millimetro.
    Guardai l'ora da un vecchio orologio incastonato in un palo al bordo del marciapiede.
    "Diciotto e sette"
    Aumentai il ritmo della camminata. Dovevo arrivare solo vicino al confine del quartiere.
    Non potevo arrivare in ritardo.
    Gli sconosciuti che incrociavo si scansavano per farmi passare, o per paura di venire investiti dalla locomotiva da strada in cui mi ero trasformato.
    I lampioni si sono accesi.
    Qualche leggero bagliore era rimasto in cielo mentre la dolce luce gialla della pubblica illuminazione dava calore anche al cemento dei grandi palazzi.
    Attraverso un banco di vapore zuccheroso di un banchetto da strada che sforna waffels e ciambelle ogni minuto. Mi viene quasi l'acquolina mentre le braccia andavano su e giù in maniera spastica.

    Adesso gli schiavi degli uffici finiscono il loro turno ed ogni porta girevole riversa piccoli esseri umani con le loro piccole ventiquattrore e la loro piccola acqua di colonia nelle strade della Grande Mela. Ognuno verso il proprio appuntamento romantico.
    Non sapevo se il mio sarebbe stato romantico o meno. L'ultima volta che avevo visto lei ne ero uscito cono non poche ferite.
    E non in senso metaforico.
    Gli uomini in giacca e cravatta agitavano le mani sul bordo della strada per chiamare i taxi. Se fossero arrivati in ritardo alla cena con la moglie o all'aperitivo con l'amante sarebbero rimasti a bocca asciutta nel giorno più fertile dell'anno.
    Patetici
    sussurrai con un ghigno mentre acceleravo il passo.

    Arrivai davanti al Peackly Twins attorno alle diciotto e quindici. Ero in anticipo.
    La grande insegna al neon rosso e verde illuminava ogni veicolo ci passasse di fronte.
    Spinsi la pesante porta di vetro ed entrai nel caldo locale.
    L'interno era costruito in maniera elegante e rustica. Il legno d'acero ornava ogni angolo, dal bancone alle porte del bagno.
    Un grande camino si apriva al centro della sala dove piccoli tavoli di vetro poggiati su grandi ceppi erano sparsi. Ardeva un gran fuoco al centro della sala che veniva così riscaldata e inondata da un ottimo profumo di pino.
    Le poltrone ai tavoli erano foderate da uno spesso velluto rosso con bottoni dorati. Davano un tocco elegante al quella simil baita.
    Sembrava in effetti di essere in un piccolo pesino di montagna del Washington.
    C'era un palchetto in un angolo con un gruppo swing rannicchiato nel piccolissimo spazio a loro dedicato. Erano tutti afroamericani. Il cantante era un ragazzino molto magro e minuto che muoveva le gambe al tempo di musica. Intonavano una canzone molto smielata mentre il batterista scuoteva la testa in maniera ritmica.
    Mi tolsi il cappotto di panno goffamente. La nere che durante la passeggiata si era poggiata sul capo adesso si era riversata per terra creandomi dell'imbarazzo.
    Non portavo il cappello quel giorno. Indossavo un vecchio paio di pantaloni marroni scuri, una giacca pesante di un altra tonalità di marrone, una camicia bianca e un cravattino ben annodato nero con dei piccoli rombi bianchi ricamati.
    Presi le sigarette dal cappotto e le misi nella tasca interna della giacca. Mi sedetti in un tavolo per due vicino al camino.
    I ceppi frizzavano sotto il fuoco alto.
    Poggiai la scatola scarlatta sul vetro mentre si avvicinò un cameriere.
    Desidera...?
    Chiese l'elegante uomo.
    Un Godfather, gentilmente. risposi cordialmente.
    Mentre il cameriere si allontanava fissai la fiamma al mio fianco perdendomi nei più scabrosi pensieri.
    Chissà cosa sarebbe successo quella sera.


    Edited by »Merryman - 2/3/2017, 16:33
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Gameaccount di Drusilia Galanodel

    Group
    Member
    Posts
    173

    Status
    Anonymous

    "La gente ti amerà. La gente ti odierà.
    E niente di tutto ciò avrà a che fare con te.”


    Abraham-Hicks

    33 Spring St, New York
    NY 10012, Stati Uniti.

    Sorseggiando placidamente una cioccolata calda, avvolta in un'enorme coperta e con lo sguardo smeraldino rivolto a una New York innevata, Drusilia tamburellava allegramente le dita sulla tazza di ceramica. Davanti a lei, sull'anonimo tavolo da pranzo accostato al muro ed illuminato dall'unico finestrone di quella camera, ghirigori in inchiostro riempivano pagine di appunti su cui avrebbe dovuto iniziare a scrivere la bozza del suo articolo.

    -E' sempre lui o un altro?

    Avrebbe parlato senza allontanare i propri occhi dal paesaggio, quando il rumore lieve ma secco della porta di una delle due camere da letto che si chiudeva giunse alle sue orecchie attente e ben allenate da giornalista.

    -... i cazzi tuoi non te li fai mai, vero?

    A risponderle in quel modo fu una figura longilinea e molto più alta di lei. Aveva gli occhi di un meraviglioso blu oltremare -fortunata eredità da parte di madre- ed i capelli corvini tenuti a caschetto, secondo la moda del momento. Gli abiti erano altrettanto appariscenti e, se una semplice canotta nera o i suoi anfibi scuri non erano poi così diversi da mille altri nella Grande Mela, a fare la differenza sarebbero stati la longuette tendenzialmente viola dalle sfumature curiose al punto da farla sembrare un dipinto ad acquerelli di un qualche artista epilettico e tutte le reti che si era infilata addosso, fra calze e giacche.

    "Pazza." Avrebbe pensato Drusilia, squadrandola solo dopo alcuni attimi da capo a piedi. Forse perché fuori il freddo gelava le ossa, o magari perché non reputava un appuntamento galante adatto ad una sfilata di quel tipo.

    -Giaccone di pelle? Però non ho sciarpe pesanti adatte per quello...
    -Penso che la giacca sia l'ultimo dei tuoi problemi- asserì la coinquilina, sbottando -Se muori di freddo nella traversata, sappi che non verrò al tuo funerale.

    Alhandra arricciò il naso, prima di portarsi davanti allo specchio e fissarsi perplessa.

    -Dici che è troppo primaverile?
    -... ma sei seria?

    Seguì un lungo ed inquietato silenzio, interrotto solo dallo sbuffare di Drusilia che -contro ogni previsione- si sollevò dal suo angolo di paradiso, trascinandola nuovamente in camera, questa volta la sua.

    -Sappi che li voglio lavati e ripiegati nel mio armadio entro due giorni.

    Peackly Twins, New York
    NY 10012, Stati Uniti.

    Con il resto del viso quasi totalmente nascosto da uno sciarpone grigio, gli occhi di Alhadra saltarono fra un'insegna e l'altra finché non riconobbero quella rossa e verde di Peackly Twins.
    Quando ne varcò la soglia, spingendo cautamente la porta di vetro -non dimentica di un brutto episodio capitatole anni prima con la suddetta- il calore del locale le concesse lunghi attimi di sollievo ed una gran voglia di tisana. Avvicinandosi al camino scoppiettante senza degnarlo di particolare interesse, esattamente come accadde al resto degli arredi, si sarebbe fermata pochi attimi all'altezza del gruppo swing all'angolo della sala: quello le piaceva, ragion per cui sorrise allegra, spogliandosi già di sciarpa ed elegante cappotto nero -forse un po' troppo corto per lei.

    Dopo un occhiolino divertito ad un nero ballerino, si sarebbe finalmente voltata a cercarlo. Lo trovò: sul tavolo già gli faceva compagnia una bevanda ambrata con ghiaccio. "Maledetto" pensò "Ha iniziato a divertirsi senza di me!"

    Lo avrebbe raggiunto, sedendosi con l'aria sfacciata e sicura che solo una modella -o un'attrice- poteva sfoggiare nella propria quotidianità. Sul volto un pò scavato dalle diete e particolarmente pallido, le labbra tinte di bordeaux erano tese in un sorriso di sfida.

    -Scusa il ritardo!- avrebbe ammesso, considerando che era più di un quarto d'ora che l'altro aspettava -Mi hanno trattenuta a casa e il traffico non ha aiutato...



    Edited by Alhandra Sanglante - 4/3/2017, 17:38
     
    Top
    .
  3. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato



    tumblr_neqop4Co1A1qiwaego2_r2_500



    14 Febbraio 1949. New York.

    fireplace-anim-R


    Il fuoco era troppo vicino al tavolo e le scintille spesso rimbalzano sul pesante pavimento per qualche centimetro.
    Il lato del viso esposto al calore diretto iniziava ad irritare facendo pulsare a tempo con la musica la grande ferita che segnava la guancia.
    Quando la vide entrare il cuore gli sobbalzò e la mano cercò di stritolare il vetro smerigliato del bicchiere. Un cubetto di ghiaccio toccò il vetro spesso e produsse un suono impercettibile in quella rumorosa sala. Lo sentì solo lui.
    Era bella. Bella come poteva piacere solo a lui. La reginetta del ballo.
    Dal momento in cui l'aveva notata spingere la pesante porta trasparente, il tempo si era fermato ed un grosso occhio di bue illuminava solo lei.
    Ogni luce della sala si spegneva mentre lei avanzava verso di lui e gli altri clienti rumorosi fermavano il chiacchiericcio per fermarsi a guardarla, immobili. La band adesso intonava una vecchia canzone soul mentre la lunga passeggiata la rendeva sempre più simile ad una dea punk o ad una modella. Modella, lo era di sicuro.
    Il maglioncino che indossava diventava un capo di alta moda mentre, passo dopo passo, la gente la osservava con gli occhi sgranati e accennava ad un applauso. Le sue movenze erano sinuose e lente come la melassa.

    Disarmante pensai.

    Il mio drink stava andando in ebollizione mentre la osservavo prepotentemente con la coda dell'occhio.
    La ferita pulsava sempre più velocemente ed aveva smesso di seguire la musica della band per andare a tempo con il suono prodotto dal mio apparato circolatorio.
    Più si avvicinava, più il tempo si distorceva diventando un atroce tortura.

    Arrivata al bordo del tavolo, il sogno svanì come una bolla di sapone.
    Non c'era stato nessun applauso o occhio di bue. Era tutto successo nella mia mente malata.


    Mi ritrovai a guardarla incantato.
    Le sue labbra scure si muovevano creando coreografie di meravigliosa coordinazione. Il mio cervello aveva escluso ogni suono, anche quello della sua voce, tranne lo scoppiettio frenetico dei ceppi di acero nella morsa del fuoco. Leggevo il labiale e la ammiravo.
    Cercai di non fare trasparire la mia emozione nel vederla, anche se sicuramente mi ero già tradito nei primi secondi di quell'incontro.
    Seguì vagamente le sue parole: immaginavo già che si stesse scusando del ritardo. Non mi importava.

    Un lieve sospiro.

    Mi destai. Scossi la testa e mentre abbassavo lo sguardo sul mio drink avrei sentenziato:
    Non preoccuparti.
    e subito dopo:
    Io ho già iniziato a bere. Tu bevi sempre il solito?

    A quel punto avrei sollevato la testa, e guardandola negli occhi avrei accennato un leggero sorriso.
    Non mi premeva conquistarla, non ancora. Volevo solo essere gentile e farla sentire a suo agio.


     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Gameaccount di Drusilia Galanodel

    Group
    Member
    Posts
    173

    Status
    Anonymous

    Non preoccuparti.
    Disse lui.
    Io ho già iniziato a bere.

    Il suo Valentino accennò ad un lieve sorriso e, in effetti, anche Alhandra sorrideva. Si trattava però di un'espressione di sfida, molto più simile a quella squisitamente agonistica di fra corridori avversari in attesa della partenza; quella donna velenosa non aveva infatti alcun interesse nel farlo sentire a proprio agio e la linea sottile delle labbra -dalla sola parvenza carnosa, grazie al sapiente uso del rossetto- si era tesa sempre più a formare il taglio di una falce.

    Che quell'espressione inquietante da dea della Morte fosse rivolta a lui -ahimè- non era dato sapere, eppure gli splendidi occhi blu fissavano malevoli il drink su quel tavolo.

    Tu bevi sempre il solito?
    -White Russian.

    Rispose lapidaria, accavallando le gambe sotto al tavolo e portandosi indietro sullo schienale.
    Era evidente, in un certo senso, che mascherasse un qualche disagio: le dita nodose e lunghe su cui portava un unico, semplice e probabilmente insulso, anello in oro bianco tamburellavano sul tavolo frenetiche ed amelodiche. Lo sguardo era sfuggente: fin troppo spesso lanciava occhiate alla band e, nonostante potesse sembrare vagamente interessata allo spettacolo o a qualche cantante, per chi la conosceva sarebbe parso evidente il contrario. Dopotutto era rivolta a loro... ma fissava il vuoto.

    -E' da un sacco che non ci vediamo- continuò poi, con un'aria disinteressata che sapeva di bugia -Tutto bene? Il lavoro?

     
    Top
    .
  5. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato Merryman
    Parlato Alhandra



    ANIMATED 300 VIDEO FRANK SINATRA SINGING TOMDD photo ANIMATED 300 VIDEO FRANK SINATRA SINGING NEW YES NEW_zpsmkfayter.gif



    L'aria era densa di musica swing e odore di legna bruciata.
    Lei era seduta e aveva ordinato da bere.

    Withe Russian
    "White Russian? Non è cambiata."
    dissi tra me e me.

    La grande scatola laccata di rosso rifletteva le scintille della fiamma e spesso mi trovavo a fissare quelle lucciole, ignorando tutto il resto.
    Lei guardava il vuoto e anche lui. Qualcosa doveva succedere.
    Non potevo più sopportare quello sguardo e nemmeno il ticchettare delle dita sul tavolo. Era una tortura.

    Portai una mano all'interno della giacca pesante a cercare la tasca interna. Sfiorai con le dita la fondina di pelle coriacea posta sotto l'ascella.
    Mi tornarono in mente gli inseguimenti in auto, le sparatorie, lei.
    Trovai la tasca e ci tuffai dentro due dita.

    Il lavoro va avanti. Sono su un caso da qualche settimana. Una bambina scomparsa, un riscatto.
    Tirai fuori il pacchetto di sigarette. Battendone il fondo sul tavolo, feci fuoriuscire un paio di sigarette.
    Le tirai fuori entrambe con un gesto elegante e ne misi in bocca una. Lentamente.
    Dovrei essere vicino alla soluzione.

    L'altra sigaretta rotolava accanto al pacchetto, sul tavolo.
    La guardavo fissa negli occhi e con un sorrisi, le porsi una sigaretta.

    Tu fumi ancora, vero?

    Con l'altra mano frugai nelle tasche dei pantaloni.
    Un distintivo con inciso NYPD, un fazzoletto di stoffa e, finalmente, il pesante accendino.
    Tirandolo fuori provai un paio di volte a girare la rotella. A vuoto.
    Accesi la sigaretta e sputai una grossa nuvola catrame sopra il tavolo.
    Il fumo si mischiava a quello delle altre persone, ma era chiaramente di un sapore diverso.

    Ah! Sigarette Red Apple. Cosa c'è di meglio?

    Il cantante adesso stava provando virtuosismi su un lento intonato magistralmente dalla minuta band.
    Il fascino di quell'uomo aveva catturato l'attenzione di tutta la sala. Anche lei lo guardava.
    Era sicuro che non fosse attratta da lui.
    Lo so. A lei piace altro.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Gameaccount di Drusilia Galanodel

    Group
    Member
    Posts
    173

    Status
    Anonymous

    Il lavoro va avanti. Sono su un caso da qualche settimana. Una bambina scomparsa, un riscatto. Dovrei essere vicino alla soluzione.

    Con la sua svogliata eleganza ed i modi affascinanti, quell'uomo fece per avvicinarle una sigaretta. Gli occhi blu la fissarono, e per alcuni istanti parve indecisa sull'accettare o meno quel singolare dono di San Valentino.
    Nonostante se ne dicessero così tante sul suo conto, Alhandra non era una donna esattamente "facile", anche se solo per un modo tutto suo di vedere le cose; per quello che era il suo lavoro o la carriera le era capitato spesso di vendere il proprio corpo al primo mecenate che le prometteva fama e ricchezza -mentire a sé stessa convincendosi che ne fosse costretta sarebbe stato oltremodo ipocrita- eppure l'aveva sempre fatto in piena consapevolezza di ciò che le accadeva attorno. Sapeva di non agire spesso in piena legalità, sapeva che la sua condotta non fosse quasi mai morale ed anche che una buona percentuale dei suoi "talent scout" non valevano realmente molto sul mercato e la stavano semplicemente usando come una delle tante puttanelle senza dignità, nome o soldi per denunciarli che si passavano a periodi alterni. Sapeva di fare la sgualdrina per raggiungere il proprio scopo: era per quello che non si era mai lanciata in una relazione seria, non ne era semplicemente degna e sapeva che prima o poi ogni idiozia o leggerezza le si sarebbe rivolta contro.

    A dire il vero, essere in quel posto con lui la metteva davvero a disagio: la bocca era diventata secca, asciutta, a stento riusciva a deglutire. Tamburellava ancora le dita sul tavolo e non lo guardava mai negli occhi. In genere le accadeva con gli spasimanti che non le piacevano, ma in quel caso era diverso. Non si trattava di seduzione: semplicemente non capiva perché un buon uomo come lui continuasse a star dietro ad una come lei. Lui salvava le bambine... e lei si prostituiva per vedere il proprio nome sulla prima pagina delle riviste di moda. Semplicemente avvilente.
    Tu fumi ancora, vero?

    La donna sussultò, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
    Lui era tranquillo, brillante e fascinoso con la sua coscienza pulita ed il suo stipendio dignitoso. Socchiudendo gli occhi per riprendersi dallo spavento, Alhandra dovette ammettere di provare dell'invidia mista a fastidio bruciante ogni qual volta lo vedeva così sereno e spavaldo.

    -Senti... prima che tu ti faccia idee strane...

    Decise di accettare la sigaretta e la accese facendosi passare il suo gioiellino. Tirò una boccata di fumo, come logorata da qualche antico demone. In realtà, per semplice malizia, aveva deciso che sarebbe stato meglio giocare con lui.
    Per vendetta, ripicca... o forse per fargli aprire gli occhi e scappare via lontano dalla stronza che era.

    -Sono incinta.

    Di lui o un altro?
    Verità o bugia?

    Cosa importava... quando si giocava con le paure degli uomini?

     
    Top
    .
  7. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato Merryman
    Parlato Alhandra





    Ogni sua parola rimbombava nell' aria rendendo del tutto inutile il suono ritmato della band.
    Ogni interessa alla vita era svanito. Esisteva solo lei.

    Accettò la sigaretta e la accese. Era tremendamente sensuale.
    Tutto l'impegno che ci avevo messo a diventare un investigatore l'avrei sacrificato per lei.
    Io ero al servizio del bene: un giovane paladino dai modi cinici ed innamorato di una put***a.

    Il ticchettio sul tavolo era disarmante e interrompeva ogni tentativo di non fissarla.
    La volevo. Era l'unica donna che avrei voluto e l'unica che avrei abbandonato.
    Ero lì per riaverla ed ero lì per dirle addio.

    La grossa scatola laccata di rosso era ancora sul tavolo. Attendeva un momento che probabilmente non sarebbe mai arrivato.
    La piccole scintille rimbalzavano ossessivamente sul pavimento. Una arrivò fino alla mia gamba; bucando la pesante calza di lana aveva pizzicato il mio stinco.

    Bevvi un generoso sorso di Godfather. Era dolce e ben presto avrebbe iniziato ad offuscare la mia vista.
    Da tre giorni mangiavo spaghetti cinesi comprati nel ristorante sotto casa. Una porzione al giorno.
    L'ossessiva indagine su quel caso mi aveva reso disumano.
    Il whisky avrebbe dato un'allentata ai freni inibitori e l'amaretto avrebbe reso tutto più lento e piacevole.
    Potevo ritornare nelle mie vesti mortali.

    Lei diventava più nervosa. Era chiaro.

    Senti... prima che tu ti faccia strane idee...

    Guardavo il mio bicchiere. Scossi il pesante ammasso di vetro smerigliati e feci sciogliere un po' di ghiaccio.
    Il drink ambrato era pungente e sapeva di abeti.

    Sono incinta.

    Disse quella frase nello stesso momento in cui poggiai il bicchiere sul tavolo.
    La mia mano rimase incollata al calice e gli occhi fissi sui teneri cubetti freddi che ancora si agitavano all'interno.

    Cosa voleva da me?
    Ancora con le bugie?
    pensai.

    Spostai il mio sguardo severo su di lei.
    Adesso doveva guardarmi negli occhi.

    Sospirai e lentamente dissi:
    Tu non puoi farmi del male.
    Ogni tipo di farabutto ha provato a farmi fuori. Sono ancora qua.


    Allungai la mano sul tavolo distendendo il braccio in tutta la lunghezza. Cercavo un contatto. Almeno di sfiorare le sue dita.
    Metà dell'avambraccio fu scoperto e rivelò i tagli e i lividi tipici di chi combatte la criminalità per strada e non in un ufficio.

    Non devi avere paura del male che puoi farmi.
    Io sarò comunque qui.

    continuai educatamente.

    Avrei cercato di toccarla. Di avere il contatto dell'unica donna che volevo.
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Gameaccount di Drusilia Galanodel

    Group
    Member
    Posts
    173

    Status
    Anonymous

    Perché continui a fare l'eroe?
    Incazzati. Spaventati. Scappa!
    Perchè ti avvicini in questo modo? Perchè cerchi i miei occhi?
    Non voglio che mi tocchi. Le tue mani sono troppo calde, le cicatrici rassicuranti.
    Prendi il tuo dannato cappotto e vattene.
    Mi piaci... e questo mi terrorizza.


    Tu non puoi farmi del male. Ogni tipo di farabutto ha provato a farmi fuori. Sono ancora qua.

    Allungò la mano, cercando di sfiorale le dita. Riuscì a raggiungerle, forse perché lei non si era allontanata, rimanendo piuttosto immobile e con lo sguardo basso. I denti bianchi affondarono nella carne con violenza, sporcandosi di rossetto. Sarebbe stata la sua stessa fine, povero idiota. Lo avrebbe macchiato, ferito... e nulla avrebbe potuto cancellare il marchio rubicondo della Strega.
    Lo avrebbe divorato.

    Non devi avere paura del male che puoi farmi. Io sarò comunque qui.

    Alhandra sorrise, prima piano e poi più forte al punto da attirare l'occhiataccia di qualche presente. Era sfacciata, sfrontata e sicuramente ostile. Lui parlava della paura come se potesse capirla, come se riuscisse a sfiorare il vuoto che covava in petto, il silenzio profondo e frustrante di una creatura sola, fredda ed incapace di prendersi cura anche di sé stessa. Voleva le sue labbra? Bene, gliele avrebbe concesse. Ed allora? Cosa avrebbe fatto quel piccolo uomo, al sorgere dell'alba? Dopo la cima di una montagna vi è solo la discesa e nessuno dei due avrebbe visto un lieto fine in quella fiaba malata e volgare... solo un'insulsa valle di acqua ristagnante e paludi fino a perdita d'occhio.

    -Tu non puoi salvarmi.

    Lo disse come se stesse pensando ad alta voce.
    Come se le fosse sfuggito per sbaglio.

    Non ritrattò. Non aveva senso: era tutto vero. Le dita affusolate si mossero, avvolgendo quelle dell'altro, voraci e con la presa salda di piante carnivore. Lo guardò per la prima volta negli occhi, ed il suo blu oltremare dava i brividi. Erano occhi sicuri, sensuali ma crudeli.
    Gli occhi di un predatore.

    -Paura... se fossi saggio, forse dovresti averne un po' tu.

     
    Top
    .
  9. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato Merryman
    Parlato Alhandra



    200_s



    Qualcosa si era acceso nello stesso istante in cui le dita si erano sfiorate.
    Un lampo caldo di affetto.
    Non si parlavano da tanto tempo e non si toccavano da ancora più tempo.

    Tu non puoi salvarmi.

    Ogni sua parola era fredda e apparentemente distante.
    Il mio respiro si faceva più accentuato ma rilassato.
    L'aria del locale si stava facendo pesante e oppressiva.

    Allora resterò con te fino alla fine.

    Risposi senza esitare. La fissavo negli occhi e scrutavo ogni sintomo di debolezza potesse trasparire.
    Non l'avrei abbandonata. Non di nuovo.

    Eravamo stati un'unica cosa. Davanti solo il futuro. Nessun ostacolo.
    Combattevo assassini, stupratori, potevo proteggerla da tutto.

    Paura... se fossi saggio, forse dovresti averne un po' tu.

    Non capiva. Continuava a trattarmi come un ragazzino, come un incapace.
    Ero stato io a tirarla fuori dai guai. Ero stato io a risollevare sempre la nostra relazione.

    Il respiro si faceva più veloce. Le sue provocazione avevano effetto.

    Io non avrò mai paura di vivere la mia vita con te!
    alzai la voce quasi adirato.

    Qualcuno nel locale se ne accorse e guardò con la coda dell'occhio.
    La mano che la accarezzava un momento prima, adesso era stesa sul tavolo stretta in un pugno saldissimo.


     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Gameaccount di Drusilia Galanodel

    Group
    Member
    Posts
    173

    Status
    Anonymous

    Allora resterò con te fino alla fine.

    Quell'uomo non aveva mostrato alcuna esitazione, quasi ad imitare un prode cavaliere di fronte alle avversità... o forse un pazzo suicida, a seconda delle situazioni. La guardava negli occhi, incauto ed aggressivo, sincero e brutale. Folle.

    Io non avrò mai paura di vivere la mia vita con te!

    Alzò la voce, alcuni si voltarono.
    Alhandra arretrò istintivamente, per un attimo spaventata dall'esplosione di sentimenti con cui voleva travolgerla; le dita mascoline si erano strette in un pugno, serrando le sue in una gabbia da cui non sarebbe più potuta uscire. No, non lo accettava. Non si doveva semplicemente permettere una cosa simile: nessuna gabbia per una come lei. Nessuna gabbia per nessuno: l'amore era una bestia selvaggia.

    Sbam!

    Fu così che sarebbe volato un ceffone dritto sul suo volto, accompagnato dall'espressione indignata della donna. Durò tuttavia un solo attimo: abbassando la mano e sfiorandogli il petto, lo avrebbe preso per la cravatta... tirandolo a sè.

    -Fallo di nuovo e sparirò per sempre.

    Senza dargli un attimo per riflettere, il tempo per respirare, le labbra rosse si sarebbero avvicinate avide e moleste... fino a sfiorare le sue, immergendovisi senza alcun pudore per chi li osservava. Prima un dolce bacio, poi un altro ed un altro ancora. Gli morse il labbro, sorridendogli maliziosa ed infilandogli qualcosa di metallico nel taschino.

    -Le chiavi di casa- sussurrò al suo orecchio -I vicini odiano il chiasso: potremmo imbavagliarci a turno ♥

    ...solo se ti va davvero.

    Perché l'Amore non ha catene.
    Solo carezze, respiri affannati... e la stretta salda delle coperte.

     
    Top
    .
  11. »Merryman
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Pensato"
    Parlato Merryman
    Parlato Alhandra



    Il lampo dello schiaffo fu breve. Intenso e bellissimo come una bolla di sapone.
    L'esplosione di violenza mi scosse dalle fondamenta.
    La guancia non mi doleva, non ancora.
    Mi faceva male tutto il resto del corpo. Ero come attraversato da piccole scosse elettriche.

    Non mi resi nemmeno conto della veemenza del gesto, che le labbra saporite mi raggiunsero.
    Il bacio fu ancora più violento e sanguinoso.
    Il rossetto, immaginavo, mi avrebbe coperto l'intera faccia.
    Chissà cosa pensava il pubblico che assisteva a quello spettacolo naif.

    Le sue parole erano suoni distorti di una tromba.
    Non sentivo nulla. Sordità selettiva.
    Non vedevo nulla. Esisteva solo lei.

    Sarebbe sparita davvero?
    Era ancora capace di mimetizzarsi e scomparire tra la folla?
    Chi era veramente?

    I dubbi riempirono la mia testa che veniva frastornata di domande inutili.
    Quel momento era inutile.
    Quella pausa era inutile.

    Un groviglio di oggettini freddamente metallici mi era scivolato in tasca mentre i miei occhi persi nel vuoto nuotavano nel mar rosso delle sue labbra.
    Erano delle chiavi ma non avevano lo stesso sapore.

    Mi aveva invitato ad entrare nella sua sfera più intima.
    Anzi, me lo aveva ordinato.
    Non potevo sfuggire alla sua volontà. Nessuno poteva.

    Il cavaliere doveva chinarsi alla sua regina.

    Eseguo.
    con voce sottile e seria.
    Avevo un ghigno odioso stampato in faccia.

    Con una mossa chirurgica presi la mano che avvinghiava la cravatta e la tirai verso di me.
    Con l'altra mano presi qualche banconota e la lanciai sul tavolo. Una entrò dentro il bicchiere con il whisky.

    L'avrei trascinata di corsa attraverso il grande locale lo la presa ben stretta tra le due mani.
    L'atto sessuale era già iniziato da quelle mano avvinghiate.

    Velocemente presi il cappotto e lo lanciai addosso a lei. Lei avrebbe acchiappato al volo il suo e il mio.

    Saremmo usciti dalla grande porta di vetro senza dire una parola.
    Il verbo era diventato superfluo. Forse lo era sempre stato.

    Ci tuffammo nella folla di New York e attraversammo la città.
    Ci saremmo uniti.
    Una bolla di sapone.

    La scatola rosso lucido era rimasta sul tavolo e dei cioccolatini all'interno sarebbe rimasta solo una crema sciolta.
    Le scintille rimbalzavano ancora. Il gruppo suonava. Il ghiaccio si scioglieva.
    Tutto passava.



     
    Top
    .
10 replies since 2/3/2017, 13:49   262 views
  Share  
.