Il Corteo degli Spiriti

[Aurora Occidentale] - Epilogo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous
    Una giornata di guerra
    è un giorno di raccolta per il diavolo.


     

     

    La luce del sole morente incendiava l'orizzonte delle medesime fiamme in cui in quello stesso momento si consumava la battaglia tra gli eserciti del semipiano, tingendo il cielo dell'identico colore che insozzava ormai senza rimedio la terra dell'Ovest, mischiando al rosso naturale dell'argilla quello più scuro e denso del sangue dei caduti: soldati degli Usurpatori, ribelli della Resistenza, Gaijin -stranieri- giunti da altre parti di Endlos, Non-Umani dell'altrove...

    Uomini, donne, vecchi, ragazzi... tutti parimenti vittime di quella guerra insensata: esistenze cessate di colpo, tempo rubato e sospeso per sempre, amari rimpianti e sogni senza futuro.
    Erano tutte vite spezzate, e non serviva sapere altro.

    ...e coloro che fin dalle prime battute del preludio di quella follia erano stati scelti dal Destino perché fossero i principali interpreti di quella storia, erano infine riuniti nello stesso luogo, per dare inizio all'ultimo atto di quella tragedia che aveva dilaniato un paese intero, costringendolo in ginocchio, nella disperazione... uno scontro di volontà, di visioni del mondo contrapposte, che avevano trovato la loro nella forma di quelle due creature: idee rivestite di ossa e di carne.

    « Ricordo la tua faccia. »

    A passo lento, Kikio Oh avanzò nella piazza della Stele della Memoria -il monumento che dava il nome a quel Picco-, rivolgendo la parola all'unica presenza vivente che, oltre a lui, animava i ruderi e le case abbandonate dai profughi di guerra: il Kami col volto dipinto come una strana maschera del kabuki lo aveva rapito dalla sua sala del comando solo per abbandonarlo laggiù, e ora che quel giovane dalla corta chioma corvina era entrato nel suo campo visivo -un volto noto, in cui riconobbe uno dei Non-Umani suoi nemici-, il gerarca non poté far a meno di chiedersi se non fosse proprio lui il motivo della sua presenza in quel luogo.

    jpg« Sei uno dei Ribelli. Eri con la traditrice Odayaka,
    la notte in cui l'ho giustiziata. »


    Sollevando lo sguardo dai resti delle abitazioni in rovina, che l'avevano lasciato assorto nei ricordi di quando -solo qualche anno prima, alla sua fuga dall'Enclave- aveva dovuto occultarsi tra la folla che animava le vie, il Principe Naga non faticò ad individuare chi gli aveva rivolto la parola, e mentre stringeva i pugni per contenere un accesso di collera, contraendo la mascella fino a far scricchiolare i denti, si limitò a rimanere in silenzio: ricordava bene anche lui il volto dell'uomo che gli stava davanti...

    « Se intendi vendicarla, ti prometto che la rivedrai presto... non appena mi avrai detto ciò che sai delle intenzioni di Rivenore. »
    proseguì l'umano dagli occhi blu, dondolando la katana sulla spalla
    « Morta Odayaka, non c'è più nessuna alternativa che possa soppiantarmi sul trono: la mia fine vorrebbe dire la fine dell'Ovest, questo dovrebbe essergli chiaro, perciò... »

    ...era solo la seconda volta che Namas lo incontrava, ma avrebbe riconosciuto ovunque l'aura -fredda e rigida come una lama- dell'assassino di Mira, la coraggiosa Signora di Undarm, che lo aveva protetto con la sua vita la notte dell'assalto al Palazzo del Governo: a una ventina di metri da lui, e con nessun altro ostacolo nel mezzo, stava il Capofamiglia Ho, l'ultimo Usurpatore di Sequerus, il leader nemico da sconfiggere prima di poter ristabilire la pace.

    « ...visto che non possono uccidermi, presumo il vostro obiettivo sia catturarmi e tenermi in ostaggio. »

    Un ragionamento scaltro, di una lucidità spietata, davanti al quale Namas fu preda di una marea di sentimenti potenti e confusi, che per un attimo scossero le radici della sua consapevolezza, facendo vibrare di nuove forme e colori il suo Atharvaveda: sentì la rabbia fargli ribollire il sangue, il disprezzo di quella logica di metallo che non conosceva rimorsi chiudergli lo stomaco, e percepì la tristezza per chi aveva perso la vita in quel conflitto avvolgergli il cuore in una nera cappa di lutto, insieme alla preoccupazione per chi sarebbe sopravvissuto pur avendo perso tutto il resto.

    Sentì anche il peso della responsabilità di dover essere per altri la Speranza alla fine di quella lunga oscurità, ma a dargli maggior tormento fu un inaspettato -e forse persino indesiderato- barlume di
    ammirazione per la creatura che gli stava difronte: perché vedeva con chiarezza le sue qualità, avvertiva la sua forza... e non poté far a meno di chiedersi quanto di buono avrebbe potuto realizzare se le sue doti non fossero state al servizio di un'utopia tanto malata. Ma ormai era troppo tardi.

    jpg« Il prescelto di Rivenore non è mai stato Odayaka... ma io. »
    annunciò Namas, con una calma gelida che scosse le solide fondamenta dell'altro
    « E per quelli che hanno creduto in me, e per coloro che senza saperlo hanno continuato a Resistere alle ingiustizie e sperare nella pace,
    io ti fermerò. »


    Quando il Brahamana mosse un passo in avanti, tendendogli la mano, senza minaccia e -soprattutto- senza paura, l'umano percepì su di sé tutto il peso dell'inevitabilità di quello scontro: era stato un vago presagio, quando aveva scorto quella zazzera nera come l'inchiostro -una macchia a bordo pagina nella storia dell'Ovest- attraversare in fuga i cancelli dell'Enclave, la crescente sensazione di qualcosa fuori posto ogni volta che riconosceva la sua descrizione nei dispacci sulla Ribellione che gli giungevano dal fronte, fino a divenire un ostacolo sempre più ingombrante lungo il suo cammino; se solo quella notte non si fosse lasciato ingannare dalle parole di Odayaka...

    « Non ha nessun senso spargere ancora altro sangue:
    sei stato sconfitto, perciò deponi le armi e consegnati. »


    Il tonfo della guaina di una spada gettata a terra fu la prima risposta che Namas ottenne; poi, la vista mistica dell'Atharvaveda gli mostrò le linee rigide e solide di una antica armatura da samurai delinearsi attorno alla figura di Kikio Oh mentre questi -a spada sguainata e in posizione di guardia- risvegliava il suo spirito guerriero per rivolgerglielo contro: il tempo delle parole, se mai ve ne era stato uno, era finito.

    « Più nessuna distanza ci divide... »

    Mentre un'aureola luminosa avvolgeva la sua katana, non ci fu minaccia nel mormorio del Governatore di Sequerus, solo un tetro senso di ineluttabilità...

    « ...l'abbiamo colmata di cadaveri. »

    Perché gli umani scelgono sempre il conflitto? Con un sorriso mesto sul viso e l'amarezza nel cuore, Namas non poté far a meno di chiederselo; se quell'uomo pensava di poter privare ancora una volta l'Ovest di ogni speranza, stava commettendo un grosso errore, e ora che si trovavano faccia a faccia, il Nagavandari si sarebbe premurato che si trattasse dell'ultimo.

    Così, lasciò fluire in armonia la sue energie, si mise a sua volta in guardia e si preparò ad affrontare uno scontro da cui non poteva sottrarsi: la piazza della Stele della Memoria si apriva intorno a loro, unica testimone di quello scontro fatale.


    Edited by Madhatter - 22/3/2017, 10:55
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Staffer
    Posts
    40,061
    Location
    A Mad Tea Party

    Status
    Anonymous
    « E anche questa è fatta... »

    Con tono pacato e sereno, il Pierrot si accomodò sulla poltroncina imbottita del suo sancta sanctorum temporaneo, accavallando le gambe con eleganza innata e sintonizzando lo specchio mistico -un bacile di ossidiana, colmo di prezioso liquido dai toni metallici-, che troneggiava al centro del tavolino, sulla scena madre dello spettacolo che aveva con tanta pazienza orchestrato: finiti i convenevoli, i due prescelti del Destino cominciarono finalmente a volteggiare nel loro ultimo valzer di morte.

    Non che avesse particolare interesse nello scoprire chi ne sarebbe uscito vincitore, ma... con una buona dose di egoismo, il Cappellaio sperava davvero che fosse il Principe Naga a prevalere, perché così avrebbe potuto mettere le mani sull'anima del Governatore; se Namas non l'avesse ucciso in battaglia, l'altro avrebbe sicuramente provveduto a sopperire quella mancanza togliendosi la vita, in un impenitente slancio di orgoglio che sarebbe stato semplicemente delizioso
    per il Satana.

    Perché la Superbia era il suo peccato capitale, e l'anima di Kikio Oh ne era così profondamente intrisa che il pensiero di impadronirsene riempiva Belial di cupida lascivia; sarebbe stato un acquisto particolarmente gradito, ma... ad ogni modo, le era sufficiente che combattessero: presto, il livello di guardia sarebbe stato raggiunto, e -a quel punto- il Sigillo...

    « Direi che ci meritiamo un festeggiamento alla vecchia maniera. »
    in eco alle parole di Rubicant, la Soglia si chiuse sbattendo dietro di lui
    « ...vino, coca e migno- »

    Sbattendo il cucchiaino d'argento contro il bordo della tazza di ceramica, il Cappellaio sprigionò nell'aria una nota cristallina che interruppe la proposta del Dolore, richiamandolo a più miti propositi.

    « Signorino Rubicant, non sia scurrile... »
    lo riprese, col solito tono compassato da vecchia governante inglese
    « ...e poi, se ne arrivassero altre, non ci rigireremmo più qui dentro. »

    « Giuro che se alla festa al Pentauron non mi lasci divertire come dico io... »

    Imbronciato come un bambino cui era stato negato un capriccio, il Vermiglio prese posto con l'altro al tavolinetto di quel salottino sospeso tra le dimensioni (un belvedere d'eccezione per il gran finale di quella piéce), ma il sibilo cortese e disinvolto del Cappellaio l'indussero nuovamente al silenzio: qualcosa, finalmente, si stava muovendo sul campo di battaglia dei Cinque Picchi... e l'ora del Raccolto era giunta.

    jpg
    « Sta iniziando... »
     
    Top
    .
  3.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous
    icon-tsubaki-10

    Con un secco schiocco metallico, la punta affilata della sua katana si infranse contro la resistenza del braccio dell'altro, schizzando via e producendo un sibilo minaccioso mentre sfrecciava nell'aria per poi rimbalzare miseramente sulla dura roccia rossa del Picco della Memoria; nel contemplare i resti della sua arma in frantumi, Kikio Oh serrò i denti e si disimpegnò dallo scontro, arretrando con un balzo e trattenendo un'imprecazione.

    Quando era iniziato, il Samurai aveva preso il duello molto seriamente; in fondo, colui che gli stava davanti era il rivale che gli contendeva il ruolo di pilastro dell'Ovest, e -visto l'esito disastroso della guerra- non era esagerato dire che da quello scontro dipendeva la sua vita; inoltre, per quanto potesse essere provato dalle prime schermaglie che gli erano state necessarie a guadagnar l'ingresso all'Enclave, il nemico restava pur sempre un Non-Umano: una bestia selvaggia, naturalmente dotata di chissà quali caratteristiche infide e pericolose...

    Ma il Governatore non lo temeva, perché aveva un asso nella manica, e non aveva esitato a tirarlo in gioco quando ne aveva avuto l'occasione: i primi intensi scambi di colpi gli avevano rivelato il ritmo e lo stile di combattimento prevalentemente corpo-a-corpo del suo opponente, e perciò aveva ben pensato di sfruttare la cosa a suo vantaggio, dotando la propria arma di un piccolo incentivo; estratta da una tasca interna una piccola fiala, l'Usurpatore l'aveva fracassata nel pugno sinistro, e -in un gesto solenne ed intimidatorio, tenendo la katana in orizzontale davanti a sé- ne aveva sparso il contenuto rosso e viscoso sulla lama.
    L'ultima fiala di sangue del Paziente Zero.

    Con quella si sarebbe facilmente portato in vantaggio, avvelenando il suo avversario in modo via via più grave, fino a sopraffarlo e ucciderlo, e... il suo stratagemma sembrava aver funzionato: taglio dopo taglio, affondo dopo affondo, il Naga divenne sempre più fiacco, fino a franare contro la Stele della Memoria, debilitato e stordito dalla nausea; la vittoria sembrava a portata di mano, ma quando il Governatore si era mosso per vibrargli il colpo di grazia, qualcosa era accaduto.

    jpgIl corpo di Namas aveva cominciato a mutare; i capelli crebbero e persero colore, mentre -al contrario- la sua pelle ne acquisì, e mentre gemiti e grida sofferenti gli risalivano la gola mischiandosi a sibili inquietanti e minacciosi -che nulla avevano di umano-, le squame serpentine crebbero e si inspessirono sul suo corpo, inglobando i suoi vestiti, trasformandolo in qualcos'altro.

    Kikio Ho era stato sicuro si trattasse solo di un'ultima estrema e violenta reazione al sangue di Elia, uno stato di shock che avrebbe presto ucciso il suo rivale... senza poter neppure immaginare che quella non fosse altro che l'ennesima ribellione della natura al suo volere, perché l'eredità di Asruan -latente nel patrimonio genetico di Namas- si era risvegliata per contrastare gli effetti di quel sangue tossico, spingendo il Brahamana oltre l'ultimo traguardo della Trascendenza.
    Rasthata: la Forma Imperiale.

    Davanti al Governtore di Sequerus si ergeva ora -possente e minaccioso- un essere del tutto diverso: i corti capelli corvini erano divenuti bianchi come le nuvole, due speroni neri erano sorti tra di essi, come corna di un demone emerso dagli inferi, e le mani si erano rivestite di scaglie scure coronate di artigli acuminati e crudeli; il suo corpo, un facile bersaglio esposto e coperto di ferite solo poco prima, appariva ora rivestito di coriacee scaglie dorate e dure placche ossee color giaietto, compattate insieme in una impenetrabile armatura naturale, che al primo impatto aveva incrinato l'acciaio temprato della sua katana, mandandolo in frantumi già al secondo.

    La parte peggiore, tuttavia, erano i suoi occhi: le iridi rettili di Namas si erano fatte più brillanti e minacciose che mai, e il fatto che l'oro di cui avvampavano annegasse ora in un mare di pece scura -che aveva contaminato l’intero bulbo oculare- non faceva che sottolineare la sua inumana natura di Predatore...

    Solo, stanco e disarmato, Kikio Ho si trovò infine di fronte tutto ciò che aveva sempre temuto e combattuto: il pericolo per la civiltà degli uomini che aveva cercato di arginare, la creatura che annienta e divora le altre forme di vita, il mostro Non-Umano che porta la fine...
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Staffer
    Posts
    40,061
    Location
    A Mad Tea Party

    Status
    Anonymous
    jpgGli eserciti avevano ormai concluso le schermaglie in campo aperto, e anche il duello tra i due potenziali Alfieri era infine giunto al suo inevitabile epilogo: la battaglia era dunque terminata con la sconfitta dei Governatori, ma a Belial e Rubicant quell'esito non interessava affatto... perché, per quanto fossero colpevoli di aver smosso le ambizioni di Usama Kuroi e Kikio Ho, facendo leva sui loro desideri e le loro paure, quella non era mai stata la loro fazione.

    Con un mezzo sospiro, la Farfalla degli Inferi adagiò la tazza vuota sul piattino di porcellana, scostò la poltroncina dal ricco tavolo da thé, e si alzò in piedi con un movimento fluido ed elegante, levando le mani inguantate di bianco e battendole insieme due volte... non per un applauso al Presidio Occidentale e al magnifico spettacolo che aveva loro offerto, né in omaggio ai mortali caduti per eseguire le loro volontà, ma solo per dar vita al segnale che avrebbe attivato il suo incantesimo di
    riscossione.

    Li avevano semplicemente usati: quegli umani meschini e superbi, pieni d'odio e d'ira da sfogare addosso a qualunque feticcio delle loro frustrazioni, erano stati degli strumenti utili ed efficienti, ma anche la loro disfatta rientrava nei piani... e ora che anche quell'ultima fase si era compiuta, e il loro scopo soddisfatto, ai due Arcidemoni non restava altro da fare che non raccogliere ciò per cui erano venuti...
     
    Top
    .
  5.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous
    icon-tsubaki-10

    Davanti al pericolo di annientamento, la Trascendenza aveva spinto il corpo del Brahamana oltre i suoi limiti consueti: per far fronte alla subdola minaccia di quell'infezione, i geni di Asruan avevano innescato una nuova metamorfosi, risvegliando nel discendente degli Uomini-Serpente tutte le più letali caratteristiche degli albori e armonizzandole con forma antropomorfa ben più recente, in un risultato che incuteva meraviglia e timore...

    Ma quale evoluzione aveva subito nel suo cuore il Principe Naga? Quale discernimento può esserci per uno spirito che ha già raggiunto l'Illuminazione? La risposta, tragica e beffarda, era riflessa nei suoi inespressivi e gelidi occhi: gli occhi distanti e impenetrabili con cui un dio guarderebbe un lombrico. Occhi da rettile, che riflettevano l'immagine di Kikio Oh senza neppure riconoscerlo.
    Gli occhi di un Predatore che scivolavano senza emozione su una Preda ormai inerme.

    La Trascendenza aveva costretto le sue spoglie in una forma suprema, ma la sua psiche -resa ebbra dal potere e sopraffatta dalla componente animale- era divenuta freddo ricettacolo del puro istinto da rettile dei suoi antenati: l'umano fermo davanti a lui non era più un avversario da neutralizzare per un bene superiore; la creatura che con caparbietà lottava per rimettersi in piedi, e che continuava a sbraitare suoni che il Serpente non comprendeva,
    era solamente cibo.

    Lentamente, trafiggendolo col suo sguardo incantatore, il Nagavandari mosse qualche passo per raggiungere la sua Preda... ma, in quel momento, qualcosa dirottò altrove la sua attenzione: se nella sua mente il barlume dell'umano raziocinio si era temporaneamente offuscato, la mistica percezione dell'Atharvaveda non aveva perduto nulla della sua ricettività, e quando la evanescente e lattiginosa scia di una traccia spirituale sfarfallò al margini del suo campo visivo, il Serpente ne fu attirato all'istante. E seguendone la traiettoria luminescente con lo sguardo, finalmente notò lo strano fenomeno che andava realizzandosi nei cieli di Sequerus.

    Sopra le loro teste, ai bordi della falda dimensionale aperta e occultata dai due Arcidemoni, si era formata una grande fenditura nera, verso cui colonne di spiriti disincarnati fluivano da ogni dove, come risucchiati dalla gravità di un gorgo... fluttuando attorno a quella ferita nel tessuto stesso della realtà come nastri in balia del vento...

    Pur non comprendendo la natura di quell'evento, il Rasthata rimase a contemplarlo profondamente affascinato, e in quella sua distrazione il Governatore di Sequerus vide l'occasione per tentare un ultimo attacco disperato; non perché sperasse di poter scongiurare la fine, ma perché qualcosa aveva cominciato ad ardergli dentro, una sensazione sgradevole e dolorosa compresa tra cuore e viscere, un presentimento che, unito alla visione di tutte quelle anime alla deriva -miserabili cenci traslucidi nell'aria-, parlava alla sua consapevolezza.


    jpg
    « . . . »

    Il suo tempo era finito, il momento di pagare per i suoi errori era giunto... eppure, l'abnegazione alla propria causa ancora recalcitrava, ancorandolo alle sue vestigia mortali; il suo desiderio di non tramutarsi in uno spettro di quel corteo si legava all'imperativo di abbattere il Mostro che gli si ergeva davanti. Se doveva andare all'Inferno, non ci sarebbe andato da solo.

    Le dita della destra si strinsero attorno all'elsa della spada spuntata, la mancina scivolò sul metallo per impregnarlo col poco sangue di Elia che poteva esservi ancora, e ogni oncia di potere che gli era rimasta in corpo confluì in quel che rimaneva della sua katana... poi, si lanciò contro il Naga, guidando l'arma spezzata oltre l'armatura di scaglie e ossa, fin dentro il suo cuore.

    ...e mentre gli occhi d'oro del Dio-Serpente tornavano ad appuntarsi in quelli blu dell'Umano con un'aria che sarebbe apparsa vagamente interrogativa, la Stele della Memoria si infuse di una strana luce, cancellando in un lampo il mondo attorno ai due. E quella fu l'ultima cosa che videro.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Staffer
    Posts
    40,061
    Location
    A Mad Tea Party

    Status
    Anonymous
    Il rituale era terminato, il Raccolto si era compiuto: più nessuna anima solcava il cielo rosso per unirsi all'agglomerato di energia spirituale che i due Arcidemoni avevano radunato, eppure il Satana dal volto dipinto ancora si attardava sulla soglia della falda dimensionale, come in attesa, con gli occhi cerulei che scrutavano con insistenza rapace il Picco della Memoria.

    « Dai, Porcellana: sbrigati! Qui abbiamo finito: che altro aspetti? »

    Dopo il gran finale, non restava oggettivamente più niente di interessante da vedere, e il Vermiglio -passionale e capriccioso come sempre- iniziava già a diventare insofferente all'idea di attardarsi ancora in quel posto a far niente; il Cappellaio, per tutta risposta, sbuffò un sospiro contrariato e condivise con lui il motivo del suo cruccio.

    « L'anima di Kikio Ho non c'è: non è stata raccolta insieme le altre che abbiamo marchiato... »
    spiegò, continuando a scrutare dall'alto il monumento della Stele e i suoi dintorni
    « ...e non riesco a percepirla nemmeno tra quelle rimaste disperse. »

    « Magari è sopravvissuto. »
    fece presente Rubicant, scrollando le spalle – poco interessato
    « Manda gli Hellhound sulle sue tracce, e fallo trascinare dall'altra parte... »

    Effettivamente, per un Demone, raccogliere le anime a lui sacrificate era un procedimento quasi automatico: una volta marchiate in vita, al momento del trapasso -quando abbandonavano il corpo fisico- quelle si presentavano a lui come richiamate da una forza magnetica; quando si voleva trascinare fisicamente qualcuno all'Inferno, bastava mandare un Segugio Infernale o altro personale addestrato, e questo rendeva il suggerimento del Dolore ben più che valido, ma... C'era solo un problema

    jpg
    « Gli Hellhound che ho mandato al Picco stanno girando in tondo. »
    brontolò con tono mogio Belial, come un bambino col broncio
    « La pista si interrompe alla Stele. »

    « Beh, spiacente: adesso non abbiamo tempo di investigare. »
    minimizzò brutalmente il Vermiglio, accendendosi una sigaretta
    « Abbiamo un appuntamento di lavoro, ricordi...? »

    Immusonita dalla perdita, la Superbia si limitò ad annuire; evidentemente controvoglia, si costrinse a voltare le spalle al paesaggio di Sequerus e a raggiungere con passi indolenti il complice, che già l'attendeva sulla porta dimensionale che li avrebbe condotti alla loro prossima destinazione. Kisnoth, la Capitale del Pentauron.

    « Su, Farfallina, non fare quel muso lungo...! »
    cercò di sdrammatizzare Rubicant, liberando nell'aria un pennacchio di fumo
    « La missione è stata un successo, il Raccolto è andato alla grande,
    e il piano è quasi compiuto... »


    « Quell'anima mi piaceva: poteva diventare uno dei miei capolavori...! »

    « Dai, magari torniamo a controllare se salta fuori dopo lo Spettacolo.
    E se non c'è, puoi avere una delle mie. »


    Uno generoso slancio di gentilezza, in apparenza; nella realtà, un investimento calcolato: vista la grande incetta che avevano fatto, un piccolo regalo non faceva alcuna differenza per lui... ma se -al contrario- avesse di nuovo messo di buon umore Belial, il Satana sarebbe tornato pienamente operativo e nuovamente dedito al loro grande traguardo.

    « ...una a mia scelta? »

    Per come la vedeva Rubicant, uno di loro doveva mantenere la mente scevra da distrazioni, così da potersi sobbarcare il peso delle responsabilità, e soppesare lucidamente le prossime mosse, e... umorale e incostante com'era, non voleva essere lui.

    « Certo, Porcellana: quella che vuoi. »
     
    Top
    .
5 replies since 20/3/2017, 14:07   209 views
  Share  
.