Blue Rose

Game of Prompt: Romanticismo

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    L'incubo d'un sogno. Son un killer che vagabonda nell'etereo mondo della fantasia. Vedi interessi

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    <<
    Non dimenticherò mai la prima volta che la vidi.
    In quel giorno di estate: il sole prossimo a scomparire oltre l'orizzonte, il cielo tinto di sfumature di rosso e arancione. Mi trovavo appoggiato al corrimano che separa la spiaggia dalla passeggiata, lo sguardo perso nell'immensità del mare; ricercavo nel tramonto quella serenità e tranquillità che solo momenti del genere sanno offrire. La brezza della sera mi sfiorava la pelle, delicata come sempre, ispirava pensieri profondi e tuttavia liberi da ogni peso... mi recavo in quel particolare luogo quando le giornate si facevano troppo stressanti, ricche di eventi, piene di cose da fare... lì, appoggiato sul corrimano, ritrovavo la calma ed il benessere di cui avevo bisogno.
    >>


    Una musica rilassante pervadeva l'aria, diffondendosi nelle orecchie, riempiendo la sala gremita di persone. La luce soffusa delle lampade rendeva l'atmosfera serale perfetta: la soffice e delicata tovaglia di seta sulla quale i gomiti verranno appoggiati, la coppia di calici vuoti posti al centro della tavola accompagnati da una bottiglia di buon vino bianco, un Falanghina precisamente; Non troppo costoso o pregiato eppure di gusto così dolce e delicato che contribuiva a rendere ancor più perfetta la cena che di lì a poco vi sarebbe stata. Subito accanto vi era un foglio: riportava la sola parola "privato". Le due sedie vuote, la candela profumata alle rose intonsa posta sulla tovaglia.

    All'esterno del ristorante si ergeva accanto all'ingresso un ragazzo: dai capelli bianchi con sfumature lilla, indossava un vestito elegante nero; teneva una mano nella tasca dei pantaloni e l'altra dietro di sé; il suo sguardo nero e viola vagava nel vuoto senza soffermarsi su nulla in particolare, non muoveva un muscolo, bocca o testa che fosse, perso nei propri ricordi ed intento semplicemente ad attendere.


    "Davvero il luogo perfetto."


    La voce femminile rimbombava dentro di lui, incessantemente da anni oramai, apparteneva alla sua metà, la seconda personalità che si era sviluppata nella sua mente.

    << Oh si, altroché. >>


    Accennò un sorriso, nel ricordare quei momenti, quell'occasione.

    <<
    Spesso mi soffermavo per ore, senza muovermi, senza far nulla di più: rimanevo semplicemente a perdermi nei miei pensieri, riflettevo su quel che era successo durante la giornata, su quel che sarebbe successo l'indomani, sul futuro e sul passato. In solitudine, mi estraniavo da tutto e da tutti: nessuno doveva disturbarmi, amici, parenti, te... era il mio angolo privato, la zona dove mi rintanavo, il luogo sicuro nel quale nascondermi e riordinare le idee.

    Quel giorno pareva come tutti gli altri: trascorse al solito modo, con la solita gente, le solite battute, le solite situazioni... nulla di diverso dal normale, nulla che facesse intuire anche solo lontanamente che avrei incontrato Lei. Il suono delle onde, l'aria pizzichina sulla pelle, dei singhiozzi... udì tutto d'un tratto una voce spezzata dal pianto, dalle lacrime, poco lontano da me. Iniziai a cercarne la fonte, più per curiosità che per altro; mi guardai intorno, cercai nella strada, sulle panchine, dietro gli alberi, mi sporsi infine oltre il corrimano verso la spiaggia ed a quel punto la vidi: era lì, seminascosta dietro un cumulo di sabbia. Vedevo a malapena la sua figura dalla mia posizione, spuntava con la testa e le spalle al di sopra della montagnetta ma non riuscivo a distinguere null'altro di lei a parte i lunghi capelli scuri di color nero.

    Decisi all'istante che l'avrei raggiunta, e lo feci; scesi dall'ingresso più vicino e mi incamminai il più silenziosamente possibile verso la sua direzione, continuando a quel modo sarei giunto dal suo lato destro in capo a pochi secondi.

    Mi fermai a pochi passi da lei, osservandola, studiandone i dettagli; indossava un lungo vestito rosso senza maniche, ricamato, degno della principessa di una fiaba, con pizzi, merletti, e dalla testa una lunga coda che le ricadeva lungo la schiena, la sua pelle chiara pareva assorbire ogni stilla di luce e risplenderne. Era ripiegata su sé stessa, con le ginocchia contro il petto... le braccia strette alle gambe... mi avvicinai, non si era ancora accorta di me, mossi i primi passi finché non sobbalzò nell'udirmi.

    Alzò il viso di scatto spaventata, e mi guardò, mi guardò con quei suoi splendidi occhi azzurri, così profondamente che ci affondai dentro all'istante: mi persi nella bellezza del suo viso, talmente perfetto da sembrar disegnato apposta dalla mano di un artista. Non riuscivo a smettere di guardarla, distogliermi da quella visione era impossibile, finanche inconcepibile. La guardai, la ammirai, mi persi nei suoi occhi color ghiaccio, freddi ma nel contempo pieni di calore, in netto contrasto con la folta capigliatura scura ma anche in perfetta armonia.

    Un connubio di nero e di azzurro, una miscela che non faceva che esaltare la femminea figura che avevo in fronte a me. Come si puoteva non rimirarla? Come si puoteva non risultarne stregato, affascinato?
    Il mio sguardo rapito dai di lei occhi, da quelle luci sul suo volto, illuminato e baciato dall'astro diurno, dal sole che riscaldava la pelle mentre codesta ragazza accendeva il mio cuore, il mio animo.
    Sorridevo beato, godevo della sua vista, del suo essere, della sua mera presenza, di ogni parte della sua figura.

    Finanche della sua voce cristallina quand'ella decise di rivolgermi la parola.
    Una domanda, questo splendore di fanciulla voleva sapere cosa ci facessi lì, cosa volessi da lei.

    Non poteva certo evitare di notare il mio sguardo sognante, perso nella contemplazione di ogni più piccola parte del suo corpo, dalle rosee labbra sino alle lunghe gambe. Un'esplorazione, una sbirciata per nulla celata, e tante emozioni nel mio essere.
    La curiosità divenne felicità, poi quieta osservazione, un improbabile e platonico amore che poteva perdurare per pochi istanti, come anche per degli anni.

    Passarono altri secondi, e finalmente decisi di risponderle.

    "Mylady, qual problema vi angustia, cosa stringe il vostro cuore provocandovi cotanto pianto? Raccontatemi il vostro dolore, le vostre vicissitudini, cosa vi potrà mai esser accaduto?"

    La voce sin troppo calma e quasi avvolta in un'aura di sensualità e romanticismo, il tono amorevole e complice, lo sguardo curioso ed osservatore. E per completare il tutto, un inchino di quelli che ci si aspetterebbe solo da un nobile.

    Mi guardò sorpresa, confusa, indecisa sul da farsi, per poi scoppiare a ridermi in faccia. Reazione decisamente inaspettata la sua, non seppi che cosa fare se non sorriderle involontariamente. Quando infine tacque mi guardò, ed anch'ella sorrideva.

    "Da dove sei uscito fuori, da un romanzo dell'ottocento?"

    Mi rispose continuando a sorridermi, le guance ancor rigate dalle lacrime, le sue rosee labbra disegnavano un candido sorriso sul suo viso di porcellana, così simile a quello di una bambola di ancestrale fattura.

    "Mylady, se ella si ritrova a frequentare codesto loco, io non puote fare a meno di seguirvi nella vostra impresa. Non private quest'umile ragazzo della vostra presenza, permettetegli di accompagnarvi ovunque il vostro cuore desideri."

    E questo fu solo l'inizio della conversazione. Tra i miei modi e le sue risate la tristezza passò in secondo piano, trascorremmo ore a parlare e divertirci insieme, mi raccontò dei suoi problemi, del ragazzo che l'aveva appena lasciata, dei genitori contrariati che se l'erano presa con lei... la abbracciai, la strinsi con le mie braccia sino a scacciare ogni pensiero negativo, la protessi, divenni il suo scudo e la sua barriera, la sua protezione da ogni male... Ogni persona è fatta a modo suo, ha richieste, bisogni... essere gentili e coccolosi aiuta molto, moltissimo, ma è solo una parte di ciò che occorre.

    Quante volte è possibile perdonare, quante dimenticare, quante riprovare, senza infine perdere tutto?

    Aveva raggiunto l'esasperazione, il punto limite, era fuggita di casa e si era fermata in quella spiaggia, davanti al mio luogo preferito. Destino? Sorte? Qualsiasi cosa ci avesse guidati quel giorno, qualsiasi fosse la ragione del nostro incontro, non avrei potuto desiderare nulla di meglio. Persi in quel paesaggio dipinti di colori, pensieri volanti liberi come l’aria che forma il vento, leggeri tra le nuvole d’erba vagabondavamo, lasciandoci alle spalle ogni preoccupazione, riempiendoci di una gioia pura e genuina.

    La amai, sin dal primo istante che la vidi, la amai, ogni parte di lei, ogni parte del suo corpo, e pian piano che ci conoscevamo iniziai ad amare la sua voce, la sua mente, il suo modo di pensare ed il suo carattere, non v'era nulla che non mi piacesse in quella ragazza. Nulla.
    Rimanemmo insieme tutta la notte, ed anche il giorno successivo, la accompagnai a casa sua e ci scambiammo i numeri di telefono, per poi separarci con un abbraccio dolcissimo ed una promessa.
    >>

    Il ragazzo teneva gli occhi chiusi perso nei ricordi, nelle memorie, sorrideva felice, sprizzava gioia da ogni poro, ricordare quella giornata lo metteva sempre di buonumore e lo riempiva di pensieri dolci nei confronti della sua amata.

    "Da quel giorno iniziaste a frequentarvi sempre più spesso. E stasera le farai la fatidica domanda che tanto preme nella tua testa."


    In quel momento una voce giunse dall'altro capo della strada e nell'udirla lui aprì gli occhi ricercandone immediatamente la fonte. Era lei, in perfetto orario per l'appuntamento, agghindata come il primo giorno che si erano conosciuti. Quando furono faccia a faccia rimasero a guardarsi per diversi istanti, sorridendo entrambi, beandosi della vista l'uno dell'altra.

    "Ora forse è meglio che vi lasci soli."



    E subito dopo l'amata parlò.

    "Eccoci! Finalmente ti rivedo, mi sei mancato così tanto..."


    Il ragazzo la continuò a guardare silenzioso, perdendosi nella sua di lei bellezza, ogni volta che la rivedeva era come la prima, come avere di fronte un angelo sceso in terra. Estrasse da dietro la propria schiena un bouquet di rose blu e glielo porse con un inchino.

    "Mylady, conoscete le rose blu? Inesistenti in natura, più uniche che rare, rappresentano l'unicità dei sentimenti che una persona prova per la propria amata, una ragazza speciale, inimitabile, di quelle che ne esiste solamente una su tutte."


    All'udire quelle parole la ragazza arrossì violentemente, afferrò il mazzo e vi si nascose dietro mormorando qualcosa di incomprensibile, per poi avvicinarsi un passettino alla volta. Quando furono abbastanza vicini allargò le braccia e gliele gettò al collo, stringendosi a lui in un bacio rosso e passionale, memore di ogni giornata passata insieme, cumulo di tutti i sentimenti provati da entrambi, in un connubio perfetto di felicità e vergogna.


    "Ti amo, ti amo tantissimo scemo... non puoi farmi queste cose... mi fai morire..."


    Distaccarono i visi ed iniziarono a parlare, sottovoce, così che nessuno potesse udirli.

    "Shh, non parlare."



    Stringendosi a vicenda per trasmettere ogni più piccola stilla di ciò che stavano provando, nuovamente si baciarono. Ancora, ancora, e ancora, finché ne furono sazi, ed infine si strinsero l'una nell'abbraccio dell'altra, la testa di lei appoggiata sul petto di lui.

    "Ascolta il mio cuore che galoppa se stiamo insieme, ascoltalo quando è calmo e rilassato, abbi coraggio. Ascolta il mio cuore, batte per te. Qualcuno una volta disse "I due giorni più importanti della tua vita sono il giorno in cui sei nato, e quello nel quale scopri il perché". Da quanto ti conosco ho iniziato ad intravedere la risposta alla domanda, il motivo per il quale sono nato... solo ed unicamente per incontrarti e stare con te, per sempre."



    Queste parole non fecero che aumentare il rossore sul viso di lei, e la vergogna che provava, si strinsero ancora di più, la ragazza avrebbe quasi desiderato sprofondare dentro il suo petto e scomparirvi, mentre lui le riempiva di baci dolci e delicati la nuca sussurrando frasi trasudanti il suo amore.

    "Ridere, scherzare, sorridere, passare del tempo insieme anche a fare cose semplici. Passeggiare, parlare, camminare fianco a fianco. Stringere, coccolare, essere coccolato. Passare una mano nei capelli, sentire il tocco, il calore, le dita che scorrono sul corpo. Mi basta così poco per esser felice, così poco."



    Una frase dopo l'altra il volto della ragazza sarebbe apparso oramai indistinguibile dal vestito ch'ella indossava, eppure trovò la forza di rispondere con voce tremante e sussurrando.

    "E ricevo così tanto da parermi un sogno."

    "Non svegliatemi vi prego, solo questo chiedo."

    "Magari, niente di questo è reale; magari, è tutto soltanto un sogno..."


    "Allora ucciderò chiunque proverà a svegliarmi"

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    Edited by PanderStear - 1/4/2017, 05:23
     
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