[CC][CSV] Vanity Fair

Mathias du Lac

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    Impeto e tempesta

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    "A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto".

    (Stanislaw Jerzy Lec)


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    Banca del Fiume Blu - Lafiel, Shea.
    Presidio Orientale, Endlos.

    POV: Badger, Amarth, Denver.

    L'edificio verso cui l'Ambasciatore Quarion li aveva condotti era perfino più curato degli altri: di un bianco splendente le mura, nascoste nella parte bassa e nell'angolo acuto della pianta che ne faceva da ingresso da enormi colonnati in marmo, queste erano intervallate spesso da piccole nicchie in cui erano a loro volta collocate statue dall'aspetto classico, probabilmente divinità seminude o magari concetti incarnati in belle ragazze in pietra. Fra le tante, tra quella che doveva essere la Dea Bendata ed una munita di bilancia ad indicare -forse- la Giustizia, una di esse mostrava ai passanti delle monete nelle proprie mani; era la statua più in carne e dall'aspetto più gioioso di tutte. A giudicarne la posizione... probabilmente era anche la più importante.

    -"Banca del Fiume Blu"- li anticipò Quarion, cogliendo forse lo sguardo spaesato di qualcuno -Modo curioso per chiamare un ritrovo di casseforti. Mi sono sempre domandato se quella scelta sia stata casuale o celasse in sé una qualche metafora. Ad esempio, non so... che i soldi scivolano via dalle mani come l'acqua? Oppure è un riferimento alle "liquidità"?

    Colto dai dubbi, liquidò la faccenda in una scrollata di spalle, varcando infine la soglia dell'edificio imponente e magnifico.
    Anche gli interni erano in marmo, dai pavimenti -in cui marmo bianco, rosa e nero s'intrecciavano in delicate ed ipnotiche figure concentriche- alle colonne scure, agli architravi. I soffitti erano invece affrescati di motivi naturalistici ed al centro, come un enorme bocciolo riverso, un lampadario di cristallo dalle dimensioni spropositate riempiva gli spazi vuoti e sfiorava quasi le teste dei presenti, senza mai raggiungerli. Vi erano degli sportelli in legno con dei banchieri operativi ed attenti ad ogni singola navata percorribile. In molti erano vecchi umani, ma era possibile scorgere un elfo, un paio di nani e numerosi gnomi dal naso adunco e la pelle raggrinzita.

    In disparte da tutto questo splendore, in una zona probabilmente meno interessante agli occhi dei visitatori, ma non per questo meno bella, un uomo in nero e ben vestito, dal mantello con ricami d'argento -esattamente come la chiusura della giacca ed alcune clip agli stivali- ed il collo di morbida pelliccia lavorata, anch'essa nera, discorreva con uno gnomo molto anziano e dall'espressione arcigna.

    Da quella posizione non era possibile ascoltarli, eppure Quarion sembrava fin troppo attento a loro per non considerarli utili alla missione. Inoltre l'uomo in nero corrispondeva abbastanza bene alla descrizione dell'Ambasciatore: non si trattava certo di un ragazzino, ma di un uomo maturo ed affascinante, probabilmente bellissimo in giovinezza. Portava i capelli brizzolati e la barba corta ed ordinata.
    Aveva gli occhi azzurri, glaciali e penetranti quanto quelli di un nobiluomo di Najaza... certamente non un esponente di spicco dell'Est. Eppure era elegante, visibilmente ricco e probabilmente importante, visti gli atteggiamenti sottomessi dell'interlocutore.

    -Signori, vi presento Mathias Du Lac.

    Quarion tacque, ed infine attese.


    Vanity Fair ~ Mathias Du Lac.Benvenuti in banca, dove Quarion vi ha condotti verso il primo possibile bersaglio. Si tratta di un uomo non più giovane ma sicuramente attivo ed affascinante. Dato che ho dato alla quest una vaga parvenza di Cluedo, a lui ho assegnato il colore nero. E' infatti quasi totalmente in abiti scuri, fatta eccezione di qualche ricamo d'argento sparso qua e là.

    A questo punto, avete due scelte (o più, se ne vengono altre). Attendete la fine della conversazione dei due o la interrompete?

    Dato che dopo di voi potrebbe intervenire Madhatter e dato che le è esploso un componente del pc, vi concedo più tempo del solito: più di una settimana e mezzo. Per questo motivo gradirei che rispondiate in tempo.

    Scadenza: 12/6/2017 - ore 23.59



    Edited by Sturm.und.Drang - 1/6/2017, 10:53
     
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    In circostanze diverse, probabilmente avrebbe mostrato una maggiore curiosità nei confronti dell'architettura dell'edificio, di quella sfarzosa dimostrazione di ricchezza e potere. Probabilmente un ottimo biglietto da visita e uno specchietto per le allodole nei confronti dei nobili di tutto l'Est.
    Difficilmente si poteva ignorare la grande statua le cui mani tenevano monete messe volutamente in mostra. Chissà cosa voleva significare, poiché per lo gnomo il denaro aveva un solo e pratico uso: essere speso e non conservato.

    Se doveva spendere i suoi soldi, preferiva che il fiume fosse rosso o biondo e non blu. Una coppa di vino o un boccale di birra, svuotavano le tasche meglio dell'acqua. Si ritrovò a pensare dato come Quarion divulgò le sue considerazioni sul nome della banca.

    «Sì, ma scivolerebbero meglio se il fiume fosse di birra. Magari accompagnato da qualche ragazza di aspetto simile alle statue.»

    Si ritrovò a ironizzare rendendosi conto della particolare fissa degli abitanti con il colore blu e le sue sfumature. Era forse colpevole -senza volerlo- una certa dama?
    Arrivò anche a considerare una certa fissa di Du Lac per il marmo, data anche la pavimentazione interna. Sembrava quasi di camminare sulla tela di un'artista fissato con figure concentriche.
    Notò molto suoi simili nella banca, gnomi come lui ma in età avanzata ed espressioni troppo serie per i gusti del bardo. Dov'era finita la loro gioviale natura? Perché lo gnomo seduto alla destra dell'elfo, non si dilettava nel classico scherzo dell'inchiostro esplosivo? Lo diceva sempre: gli impieghi con troppa burocrazia, finivano con lo svuotarti l'anima. Quasi gli venne una fitta al cuore, nel vedere un anziano gnomo dal volto severe. Lo notò poiché stava dialogando proprio con il motivo per il quale si trovava lì, il possibile bersaglio dell'assassino.
    Mathias Du Lac, un umano avanti con gli anni ma che nonostante tutto, manteneva un fisico piacente. Era strano, in un giorno di festa, vedere un uomo indossare tutto quel nero.
    Sembrava occupato e trattandosi di un nobile, sospettava che difficilmente si sarebbe lasciato interrompere senza prendersela, nonostante la cosa andasse della sua incolumità. Preferiva quindi lasciare all'uomo la possibilità di finire la sua discussione con l'altro gnomo. Da dove si trovava, risultava impossibile udire gli scambi di parole tra i due. Probabilmente questioni di affari, le quali al momento potevano interessare alle indagini come no... principalmente era più curiosità di un ficcanaso. Magari se si avvicinava giusto di qualche metro in più, sarebbe riuscito a intuire qualcosa senza risultare invadente o veramente interessato al dialogo tra Mathias Du Lac e lo gnomo. Dopotutto non sembravano parlare a bassa voce.

    Riquadro Tecnico. - Badger il Bardo.
    Passive:
    Conoscenze Bardiche. - Passiva di Conoscenza
    Maestro del suono. - Passiva Alterazione Voce.
    Cantastorie. - Anti-Auspex Sparaballe.
    Ego Smisurato. - Auspex Mindfuck-Alert.
     
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    Banca del Fiume Blu - Lafiel, Shea.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Denver, Badger e Amarth vengono condotti alle soglie di una costruzione che, anche in una città come Lafiel, spicca fra tutte le circostanti. Il bianco abbagliante delle mura sembra quasi sfidare, sfrontato, qualsiasi intemperia, o l'usura del tempo; non saprebbe dire se sia merito del materiale o di qualche magia a protezione dell'edificio. In realtà, ritiene sia molto più plausibile che, banalmente, l'esterno sia stato ridipinto di recente.
    Colonnati e statue gli ricordano in qualche modo lo stile classico del suo mondo, che ha avuto occasione di vedere nei suoi viaggi in Europa. Non si ferma neppure ad osservare tutte le statue visibili solo su quella facciata, ma ne nota cionondimeno tre: una bendata, una munita di bilancia -in quel contesto, forse un simbolo di scambio-, e una portante con sé delle monete.

    -"Banca del Fiume Blu"- interviene il loro cicerone. -Modo curioso per chiamare un ritrovo di casseforti. Mi sono sempre domandato se quella scelta sia stata casuale o celasse in sé una qualche metafora. Ad esempio, non so... che i soldi scivolano via dalle mani come l'acqua? Oppure è un riferimento alle "liquidità"?
    Badger risponde più prontamente del giornalista.
    «Sì, ma scivolerebbero meglio se il fiume fosse di birra. Magari accompagnato da qualche ragazza di aspetto simile alle statue.»
    Denver lo guarda esterrefatto, trattenendosi dal domandargli se abbia o meno appena parlato sul serio; non per la volgarità del commento, quanto piuttosto per quanto sia stato del tutto inadatto al contesto e fuori luogo.
    « Forse è solo un nome che suonava bene al suo fondatore. O, forse, è perché le analogie naturali possono avere un che di rassicurante. »

    Segue quindi Quarion all'interno della banca. Gli interni sono in qualche modo ancora più sfarzosi degli esterni, dai pregiati marmi colorati del pavimento, degli architravi e delle colonne fino agli affreschi sul soffitto e all'enorme lampadario di vetro o di cristallo che pende sopra le loro teste. Tutt'attorno un discreto fermento, con la rassicurante presenza di quelli che, almeno all'apparenza, gli sembrano comunissimi esseri umani come lui, a cui solo di rado vede alternarsi gnomi, nani e un elfo.

    Più appartato invece è un altro gnomo, all'apparenza anziano, il quale sta discutendo di qualcosa con un uomo di circa quaranta o cinquant'anni, decisamente ben portati, vestito quasi interamente di nero, ma con delle visibili note d'argento su mantello, stivali e giacca. Uno stile elegante, e che riesce per assurdo ad apparire sobrio ed appariscente allo stesso tempo.
    Una presenza che risalta in mezzo alle altre abbastanza da attirare l'attenzione di Quarion stesso; e se tanto gli dà tanto...

    -Signori, vi presento Mathias Du Lac.

    ...egli si tratta del primo uomo sulla loro lista.
    Si aggiusta la cravatta e i polsi, ma non si avvicina ancora. Interromperlo, del resto, potrebbe indisporlo.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Rilassato
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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    "A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto".

    (Stanislaw Jerzy Lec)


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    ???

    POV: Badger, Amarth, Denver.

    Quel tale Mathias du Lac, distinguibile dal resto del gruppo per lo sguardo fiero, si rivolse sdegnato verso il povero Bardo e, levandosi il guanto con destrezza, quasi fosse il fodero di un'arma, gli diede uno schiaffo.

    -Quefta cofa non ha fenfo.

    Un bambino dagli occhialini tondi e l'aria supponente interruppe bruscamente il flusso della storia ed il narratore -fino a quel momento in piedi, con gli occhi chiusi, la mano sul cuore e l'aria sognante- non esitò a lanciargli un'occhiataccia, visibilmente innervosito. Nel narrare quell'epica vicenda fatta di sfide, tradimenti e morte, aveva perfino modificato la propria voce, rendendola più pacata e profonda.

    -Il fignor du-Lac è famofo come fratega. Non prenderebbe mai a fchiaffi uno fconofciuto- continuò imperterrito il piccolo nano arrogante, del tutto indifferente all'amichetta seduta al suo fianco, già da parecchi minuti disperata e in lacrime, raggomitolata assieme alla sua bambola all'idea che qualcuno dovesse morire -Non è coerente con il perfonaggio reale: se proprio dovevi fcegliere dei nomi importanti per quefta ftoria, avrefti dovuto puntare fu individui ftranieri e che pochi conofcono.

    Ad un altro dei bambini in lacrime li presenti, cadde una mostruosa quantità di muco sul pavimento, ed il povero narratore ebbe la sfortuna di vederlo mentre cercava un modo per rispondere al piccolo nerd-so-tutto. Il risultato fu un lungo ed interminabile silenzio, più compatibile ad un tentativo di non vomitare che ad una vera insicurezza.

    -Senti, cosetto: la storia è mia e ci faccio quello che voglio!

    Sentendo la voce dell'uomo alzarsi, un paio di signori ben vestiti -probabilmente altolocati- entrarono nella camera dei bambini per controllare fosse tutto in ordine. Il disappunto che mostravano i loro occhi nel notare più della metà degli invitati alla festa di compleanno del figlio nella più totale disperazione non passò inosservato a nessuno, ma ristettero qualche attimo, forse insicuri sul da farsi. Si limitarono a lanciarsi vicendevolmente occhiate perplesse.

    -Fi...- continuò il moccioso, praticamente senza pudore e -anzi- fomentato dalla presenza dei genitori -Ma i foldi che avrai fono di mamma e papà. E come pagliaccio fai fchifo.
    Cascando alla tremenda trappola dialettica tirata su da un bambino di quattro anni, Mr.Jelly sembrò accusare particolarmente quella stoccata e, incurante dei genitori appena giunti, si fece decisamente prendere un po' troppo la mano.

    -Sai, bambino, cos'altro fa schifo?- continuò a fargli il verso, mentre la voce si faceva più acuta -LA TUA FACCIA! E' per quello che non hai amici: lo sai, vero? Questi bambini sono qui solo perché sei ricco!

    A quel punto, i due genitori non ebbero dubbi sul da farsi: portandosi istintivamente davanti al piccolo demonio, fissarono male l'intrattenitore ed il padre, con un elegante gesto della mano, gli indicò la porta per uscire immediatamente di lì. Ciò nonostante, il pagliaccio era fuori di sè: pur dando retta all'uomo e raccogliendo i suoi strumenti, continuò ad insultare il festeggiato con tanto icore da destare sdegno e spintoni della madre, sempre più nervosa ed ostile.

    -CHI VORREBBE ESSERE AMICO AD UN PETULANTE STRONZETTO CHE PARLA COFI' MALE DA FEMBRARE RITARDATO!

    Uno spintone più violento, accompagnato da un bel calcio nel didietro, lo gettarono fuori dall'uscio a velocità inaudita, mentre gli strumenti che aveva dimenticato in casa gli volavano addosso insieme ai più coloriti insulti. Il suono della porta che si chiudeva gli avrebbe ricordato che quella brutta giornata non gli avrebbe portato alcun guadagno, cosa che lo fece ancora più infuriare.

    -VOI NON CAPITE L'ARTE, MENTECATTI!

    Un vaso di fiori in caduta libera quasi lo centrò in testa, spaccandosi tuttavia sul lastricato di fronte alle sue lunghe calzature di scena.

    -Se volevamo un artista, chiamavamo Palanthas.
    Anche la finestra venne chiusa, e fu allora che il cliente si congedò del tutto.
    -Sparisci, pagliaccio!


    Vanity Fair ~ CONCLUSIONE.Chiedo umilmente scusa per il taglio netto e la chiusura forse "violenta" di questa vicenda.
    La quest era stata creata per uno scopo e -sebbene abbia inserito diversi spunti di riserva, a cui aggrapparmi in caso di sparizioni varie- il caso volle che, per diverse e sfortunate circostanze, siano venuti tutti meno, per le ragioni più disparate. Utenti importanti scomparsi, modifiche nelle trame globali a cui mi ero collegata, problemi di tempistiche vari ed eventuali e l'importantissimo fattore "tempo", che (causa diverse e prevedibili pause, troppo lunghe per i miei ritmi) ha dato il colpo di grazia alla mia vena creativa già traballante.
    Continuare la quest, pertanto, sarebbe una forzatura e vi costringerei ad occupare il vostro prezioso tempo per qualcosa che ormai faccio anche malvolentieri: sarebbe davvero scorretto da parte mia. Ritengo più opportuno liberarvi di ogni impiccio, nullificando ciò che è accaduto ed eliminando le ambiguità.

    Grazie comunque a chi è rimasto, per la fiducia ed il sostegno. Spero di farmi perdonare con situazioni più allegre e giocate più divertenti, in futuro :kisu:
     
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