A White-Tie Affair

Intermezzo ~ Backstage

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    { Serraglio }
    Junichi

    Scivolando silenzioso e spedito tra la paglia, il terriccio e altre cose meno piacevoli che rivestono il pavimento del Serraglio ti dirigi nella direzione che ti è stata indicata dalla tua padrona, determinato a portare a compimento le missioni che ti sono state assegnate...

    -...segui la voce disperata e cerca di capire cosa produce il pianto e cosa l'energia.-
    questo ti ha ordinato la voce soave della tua Signora, quando vi siete separati
    -In quella zona dovrebbero anche esserci una dozzina di gettoni: prendili, se li trovi.
    Muoviti sull'orlo delle gabbie.


    Lei fa affidamento su di te, e l'ultima cosa che potresti sopportare in questo momento difficile -oltre ovviamente al timore di perderla- è di deluderla... e già hai dovuto mandar giù il rospo di doverla lasciare alla custodia della Kitsune e (peggio) di quel Nephilim perfido che -da quel che hai visto- si prende un po' troppe libertà.

    Data la bassissima statura in cui la tua forma serpentina ti costringe, per farti un'idea dell'ambiente che ti circonda sei spesso costretto a fermarti e alzarti sull'estremità della coda per guardarti in giro, ma i tuoi occhi di rettile ti mostrano uno scenario pressoché sempre uguale: voluminose casse di legno accatastate qui e là, gabbie di varie dimensioni con grate e sbarre di spessore diverso in base al tipo di prigioniero che ospitano, teli di stoffa grezza messi qui e là...

    L'unico segnale a farti da guida in quello spazio labirintico nella sua anonima ripetitività è il pianto sommesso di una bambina, e -strisciando strisciando- continui ad avanzare, avvicinandoti sempre di più: infine, sbuchi in una specie di crocevia tra i corridoi creati dagli arredi dello Zoo, e quando il suono delicato ma nitido di alcuni singhiozzi sommessi scivola sulle scaglie bianche del tuo corpicino allungato, sei sicuro di essere arrivato a destinazione.

    jpg

    Appesa ad una solida forca di legno e metallo, che la tiene sospesa per un buon metro da terra, scorgi una gabbia di ferro nero, di base cilindrica come una voliera per uccellini, ma abbastanza grande perché la sventurata al suo interno possa starci poco comodamente seduta, con le ginocchia rannicchiate al petto: si tratta di una ragazzina forse neppure adolescente, e per quanto colpisca immediatamente l'occhio il chiarore del tutto inusuale che la riveste -spiccando sulla penombra tetra di quel luogo fosco e opprimente-, il bianco del suo vestitino è opaco, il pallore della sua pelle velato, e l'argento dei suoi capelli tristemente spento da uno strato di polvere, fuliggine e chissà quale altra sporcizia.

    A una rapida ispezione, non vedi e non senti nessun guardiano nei paraggi, quindi...
    sembra proprio l'occasione più propizia per avvicinarti e parlarle.
    Toward the Gate

    Benvenuti ad una breve scena Spin-Off riguardante l'investigazione di Junichi, che -nel corso del 5° turno della quest To Beast or Not to Beast- è stato mandato sulle tracce della bambina tenuta prigioniera dai Circensi.

    Dal momento che si tratta in buona sostanza di una libera scena di interazione tra il Famiglio di Drusilia e il PNG di Yomi, la presenza del QM si limiterà a scandire gli eventi in corso in parallelo nel resto del Serraglio con altri due soli interventi.

    Il prossimo post verrà rilasciato il giorno 20 giugno; nell'intervallo di tempo che ci separa da quella data siete liberi di effettuare tutte le turnazioni che volete o potete, o di velocizzare il dialogo utilizzando i criteri che preferite :sisi: Se avete domande di una qualsiasi natura, potete contattarmi in privato. :flwr:



    Edited by - Destino - - 10/6/2017, 17:30
     
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    Stava male. Stava davvero tanto male... La febbre aveva trasformato la sua testa in un inferno popolato da bestie mutilate e martoriate impegnate a gridare di agonia e disperazione, pertanto non riusciva più a pensare lucidamente né a realizzare bene che cosa la circondava. Era l'ambiente che la riduceva in quel modo. Troppo debilitata dalle condizioni orribili a cui era costretta per sopportare quel miasma negativo, era impossibile per lei sostenerlo. Uno dei suoi ultimi pensieri lucidi riguardavano le flebili speranze che aveva di cavarsela da quel luogo, troppo poche e troppo irrealistiche per avverarsi. I primi giorni aveva sperato di salvarsi in qualche modo, magari di fuggire. Ma poi il miasma diabolico l'aveva fiaccata, il cibo malsano ed i maltrattamenti l'avevano messa in ginocchio, e l'inesorabile scorrere del tempo l'aveva definitivamente spezzata. Ora la parte razionale di se le diceva di sperare di essere venduta, poiché ormai aveva perso ogni tipo di interesse per quei mostri. Sapeva di non essere ancora merce avariata: la giovane età, i tratti somatici delicati ed il colore anomalo di occhi e capelli dovevano per forza attirare l'attenzione su qualcuno! Doveva solo sperare che quel qualcuno la trattasse in modo umano, o quanto meno ponesse fine in fretta alla sua esistenza. Era più probabile la seconda opzione, poiché era quel genere di articolo molto apprezzato come reagente alchemico e sopratutto raro. E raro perché utilizzabile una volta sola.

    Ma il tempo passava e nessuno veniva a prenderla. Adesso la febbre le impediva di mettere in fila due pensieri coerenti: era ancora troppo presto? C'erano stati dei cambiamenti di programma? Forse erano piovuti dei contro-ordini, magari il responsabile di tanta sofferenza si era ricordata di lei, aveva deciso di farla soffrire ancora... e perché, poi? Aveva fatto cose orribili di cui si pentiva, è vero... ma non a lui. Anzi, da ciò che ricordava era stata perfino gentile con lui, per quanto la gentilezza non è mai la moneta apprezzata da creature del genere. Ma di certo era stata perfino utile. Anche se non c'è riconoscenza fra i mostri. E meno che mai fra i demoni.

    Schiuse appena gli occhi, il faccino premuto sulle ginocchia piagate e rese viola dai lividi. La gabbia era troppo piccola... non riusciva nemmeno a distendere i piedi. Fece vagare lo sguardo a destra ed a sinistra, allertata da qualcosa. No, le sue aguzzine non erano in vista. Non c'era nessuno. Un tempo si vantava delle sue percezioni extrasensoriali, ma perfino quelle erano deteriorate e rese quasi inutilizzabili dal contatto prolungato con l'aura di disperazione che circonda quel circo infernale. Ma per un momento... aveva sentito qualcosa. Come l'approssimarsi di qualcuno. Impossibile dire chi o che cosa, ma probabilmente qualcosa di orribile. Un ennesimo diavolo torturatore, stavolta deciso a finire il lavoro.

    « Vuoi mangiarmi...? »
    Chiese al buio con un filo di voce, il tono spezzato e irriconoscibile.
    « Se vuoi mangiarmi va bene, ma... ti prego, se vuoi farlo allora uccidimi subito. Per me va bene, qualsiasi cosa è meglio di questo... »
    Le sfuggì un singhiozzo e si pentì di aver parlato nel momento stesso in cui finì quella frase. C'erano ancora loro in giro, ed a loro piaceva tanto farle del male, cercavano sempre una scusa per punirla, come prima. Le avevano tagliato i capelli, sputato nel cibo e gettato addosso il contenuto del suo stesso pitale. Se l'avevano udita parlare allora c'erano buone probabilità che sarebbero tornate con la frusta. E poiché comunque non c'era nessuno a rispondere, non valeva davvero la pena rischiare per niente il morso del cuoio...

     
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    POV: Junichi.

    -...segui la voce disperata e cerca di capire cosa produce il pianto e cosa l'energia.

    Consapevole di quanto la sua padrona facesse affidamento su di lui piuttosto che altri -...e come avrebbe potuto, infondo! La Volpe e quell'altro bellimbusto erano solo Youkai selvatici, mica un servo degli dei come lui!- Junichi scivolava silenzioso fra la paglia ed il terriccio, evitando le zone più puzzolenti per questioni di puro ritegno. Una parte di sé sperava di ricevere una giusta ricompensa dalla sua adorata Dru-Dru-Chan al proprio ritorno... ma l'altra si straziava davanti alla remota possibilità di deluderla o -ancora peggio- di perderla; nonostante i sentimenti contrastanti, ebbe tuttavia modo di canalizzarli in un'unica ragione d'essere ed agire: avrebbe dovuto concentrarsi e muoversi in fretta, soddisfare il desiderio della sua padrona e tornare da lei il prima possibile.

    -In quella zona dovrebbero anche esserci una dozzina di gettoni: prendili, se li trovi.
    Muoviti sull'orlo delle gabbie.


    Seguendo le istruzioni della sua Signora alla lettera, considerata la propria statura, Junichi fu costretto più volte a fermarsi, alzarsi lentamente e guardarsi attorno... eppure lo scenario non gli dava modo di ottenere alcun indizio. A fargli da guida fu tuttavia il pianto di un cucciolo di ningen, probabilmente femmina, imprigionata in una sottospecie di enorme gabbia per uccelli.

    « Vuoi mangiarmi...? »
    Chiese improvvisamente il cucciolo, percependo forse il suo arrivo.
    « Se vuoi mangiarmi va bene, ma... ti prego, se vuoi farlo allora uccidimi subito. Per me va bene, qualsiasi cosa è meglio di questo... »

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    Rimanendo qualche attimo in silenzio ad osservare la gabbietta dal basso, il piccolo serpente bianco si domandò se a quel punto avesse avuto senso tornare immediatamente indietro e spiegare ciò che aveva visto senza nemmeno perdere tempo nel rispondere. Dopotutto, non aveva molta fame... e se gli era capitato qualche volta di mangiare uno o due corpicini appena annegati, era stato solo per mancanza d'altro. Eppure... non aveva ancora trovato le sue monete e -probabilmente- Drusilia non sarebbe stata davvero felice di quel compito a metà.
    Soffrendo atrocemente all'idea di vedere le belle labbra rosse della Dama del Vento piegate in una smorfia insoddisfatta, il Famiglio tentennò ancora qualche attimo, forse in un disperato tentativo di trovare la soluzione più rapida ai suoi problemi.
    La trovò solo dopo alcuni secondi: se si fosse arrampicato in cima alla gabbia (già in una posizione sopraelevata rispetto alla sua), avrebbe goduto certamente di un'ottima visuale.

    E... si, avrebbe potuto parlare anche col cucciolo, già che c'era.
    Magari poteva cavarne qualcosa di piacevole per la sua amata padrona!

    -Ma io non ti voglio mangiare- disse con voce affettata, mentre già si attorcigliava attorno alla colonnina metallica che teneva su tutto quanto -Perché sei lì dentro?



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/7/2017, 19:37
     
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    Non si aspettava di ricevere una risposta. Aveva smesso di affidarsi alle sue percezioni extrasensoriali da molto, da quando ormai aveva dovuto ammettere che l'aura mefitica di quel luogo aveva definitivamente compromesso i suoi omen spirituali, i circuiti astrali che permettono ad uno psionico di canalizzare energia. Era più che disposta ad ammettere di avere di fronte un'allucinazione oppure una sensazione errata, scoprire invece di aver avuto ragione e di avere qualcuno di estraneo così vicino la sorprese e la spaventò.

    « Io... Io... »
    Si portò una mano alla bocca, in ansia. Si guardò attorno spaventata per cercare di capire se i suoi aguzzini erano forse tornati.
    « Io... devo essere venduta. Devono venire a prendere la gabbia per... vendermi. »
    Rispose di getto, aggrappata ad una flebile speranza di avere davanti qualcuno capace di aiutarla. Se quell'incontro fosse avvenuto una manciata di mesi prima avrebbe reagito diversamente, sarebbe stata più eccitata e capace di riversare in quella figura maggiori speranze, ma adesso vedeva semplicemente il mondo su una prospettiva diversa. La speranza aveva smesso di far parte del suo mondo da troppo.
    « Dove sei? Vuoi mostrarti a me...? »
    Tentò di muoversi ma era difficile. La gabbia era troppo piccola, riusciva a malapena a voltare la testolina.
    In quel momento qualcun altro notò la presenza di un estraneo. Su di una piccola gabbietta per uccellini qualche spanna più in alto, copia in piccolo di quella che teneva prigioniera la bambina, una creaturina delle dimensioni di un pipistrello iniziò ad agitarsi emettendo coppie di ringhii dissonanti. La bambina lo udì muoversi, e alzò lo sguardo su di lui, anche se a causa della gabbia non riusciva a vederlo.
    « Devi perdonarlo, lui... non ha niente da mangiare da giorni. E' per questo che fa così... »
    La reazione della bimba avrebbe confermato al piccolo famiglio bianco di Drusilia che quei versi apparentemente minacciosi erano rivolti proprio a lui.

    La bambina bianca concluse che quella creatura era una sorta di esploratore. Realisticamente parlando poteva appartenere solo a qualcuno che avrebbe preso parte all'asta ormai imminente, magari qualcuno intenzionato a verificare qualcosa prima dell'inizio dell'evento, oppure operare un qualche sabotaggio. Tradimento ed inganni non erano un'idea poi tanto fantasiosa, quando si parla di demoni, diavoli ed altre creature oscure. C'erano anche altre possibilità che le sovvenivano, ma erano tutte ipotesi deboli e parzialmente frutto delle sue speranze. Che la verità fosse così diversa andava oltre ogni sua immaginazione...

     
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    POV: Junichi.

    « Io... Io...Io... devo essere venduta. Devono venire a prendere la gabbia per... vendermi. »

    Mentre il cucciolo umano gli spiegava perché era lì, il famiglio continuava a sollevare la testolina alla ricerca di qualche luccichio sospetto... che tuttavia non riuscì a cogliere. Quello in cui si trovava era un semplicissimo incrocio con gabbie di animali, casse di legno chiuse e con teli cerati buttati sopra. Nulla che lo interessasse particolarmente.

    « Dove sei? Vuoi mostrarti a me...? »
    Oltre alla vocina, uscirono da una gabbietta anche dei ringhi e versi poco piacevoli. La piccola prigioniera parve accorgersene, e tentò di scusarsi.
    « Devi perdonarlo, lui... non ha niente da mangiare da giorni. E' per questo che fa così... »

    Junichi non rispose direttamente a quelle scuse, piuttosto rifletté in silenzio che -se quel coso era davvero affamato- avrebbe dovuto certamente guardarsi dal liberarlo. Dopotutto erano già in una situazione pessima... non avrebbe messo a rischio la propria incolumità, ed ancor meno quella della sua Signora!

    In ogni caso, assecondò il desiderio del cucciolo femmina scendendo piano lungo una sbarra di ferro e ponendosi in modo da poter incrociare il suo sguardo. Data la forma serpentesca del viso, non poté in alcun modo sorridere, ma gli occhietti verdi la fissarono amichevoli.

    -Come ti chiami? Io mi chiamo Junichi e sono qui per volere della mia Regina- avrebbe iniziato, mostrando una certa cortesia -Mi ha mandato qui perché abbiamo sentito qualcuno piangere e si è preoccupata molto. Sai, non le piace vedere gli umani soffrire...

    Sebbene le parole dessero l'idea di un complimento, il Famiglio non sembrava particolarmente gongolante. Lui per primo -infatti- non comprendeva quell'attaccamento morboso della Dama del Vento verso delle creature inferiori come i mortali. Probabilmente ne avrebbe anche discusso a riguardo, se solo non fosse stato così sentimentalmente preso da quel "legame speciale" che li univa e che mai niente al mondo avrebbe potuto distruggere. Aveva scelto Drusilia Galanodel come sua Signora, ed ogni capriccio -anche il più opinabile- sarebbe andato bene per lui, pur di renderla felice.

    -Inoltre sono alla ricerca di una dozzina di monete che ci appartengono e dovrebbero essere in zona. Tu le hai per caso viste?

     
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    -Come ti chiami? Io mi chiamo Junichi e sono qui per volere della mia Regina. Mi ha mandato qui perché abbiamo sentito qualcuno piangere e si è preoccupata molto. Sai, non le piace vedere gli umani soffrire...
    Di primo acchito pensò ad un "ospite" accorso ad un qualche evento. Dopotutto si trovava pur sempre in un circo ambulante... popolato da diavoli e demoni, certo, ma comunque una qualche parodia di una compagnia circense. "Una regina...?" si era però domandata, trovando inusuale quell'appellativo. Inusuale ma non impossibile, date le fattezze del suo nuovo, piccolo amico: magari era la regina di serpenti o rettili, di certo l'aura di quel piccino non faceva ben sperare. L'auspex in suo possesso era troppo deteriorato e debole per stabilire la razza di quella creaturina dalla voce gentile, ma di certo era qualcosa di sovrannaturale, e di solito le serpi non ispirano sentimenti positivi.
    -Inoltre sono alla ricerca di una dozzina di monete che ci appartengono e dovrebbero essere in zona. Tu le hai per caso viste?

    « Mi dispiace, non so come aiutarti. So che qualche tempo fa c'è stato un po' di trambusto. Sono trascorse alcune settimane, credo. Forse mesi. C'erano un sacco di persone... gridavano tutti. Scusami, non ricordo molto. Il giorno prima ho alzato la voce con la signora, lei mi ha quasi uccisa. Quando è successo avevo la febbre, non riuscivo a capire molto di quello che succedeva... »
    Si strinse nelle spalle a quel ricordo, sfregando le dita sugli abiti sottili e sporchi come se provasse brividi di freddo. Ma non era freddo quello che sentiva, piuttosto era una sensazione di timore che le era stato inculcato in tutto quel tempo. Era stata una persona orgogliosa, tanto tempo fa, ma aveva deciso di abbandonare quell'orgoglio ancora prima della cattività, ed ora anche quelle poche vestigia di amor proprio le erano state strappate via con tenaglie roventi, scorticate con la frusta come la pelle dalla sua schiena, lavate via con le lacrime versate ogni giorno. Si accorgeva di quanto stava male solo adesso che si trovava faccia a faccia con un'altra creatura non ostile o indifferente a lei. Si chiedeva cosa vedeva quel piccolo serpente, e tutto ciò che riusciva ad immaginare era un rottame malconcio e denutrito, neanche l'ombra di ciò che era stata in passato. Ah. E' vero... Il nome. Le aveva chiesto il nome.

    « Riful. »
    Disse in un filo di voce.
    « Mi chiamo Riful. »

     
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    { Serraglio }
    Junichi

    Mentre in lontananza vi pare di udire grida irate di persone sconosciute mischiarsi a suoni di colluttazione e di battaglia, il mondo intorno a voi svanisce di colpo, inghiottito da un'oscurità fitta e totale: voi non potete saperlo -e, forse, neppure avete idea di ciò in cui il fenomeno consista-, ma da qualche parte c'è appena stato un cortocircuito nelle infrastrutture del Serraglio, e ora vi trovate nel mezzo di un black-out.

    Accecati e disorientati da quel brusco cambio di situazione che vi ha lasciati nel buio pesto, solo gli occhi da rettile di Junichi riescono a fendere dopo qualche momento perso per abituarsi; la bambina può invece solo aggrapparsi alle sbarre della sua gabbietta in un gesto un po' infantile ma perfettamente naturale ed istintivo per chi cerca un contatto che lo ancori alla realtà... ed è allora che scopre lo sportello aperto. Evidentemente, l'avaria in quell'area del back-stage deve aver pasticciato con il campo magico della serratura arcana che la teneva sottochiave.

    Ad ogni modo, l'oscurità è il minore dei vostri problemi... perché un bagliore aranciato -a circa una ventina di metri dalla vostra posizione- inizia a rischiarare lo Zoo, rendendovi lampante che è scoppiato un incendio.

    jpg

    ...e decisamente non potete rimanere lì ad attendere che il fuoco vi raggiunga: le fiamme si spandono rapidamente, ma la cosa peggiore è l'odore acre del legno, della stoffa, della paglia, della carne e degli escrementi che bruciano, e che rischiano ben presto di intossicarvi anche se non siete perfettamente in grado di vedere il fumo del rogo, che si alza verso la volta imperscrutabile di quel luogo.

    Dovete decidere cosa fare, e farlo in fretta.
    Toward the Gate

    Il prossimo post verrà rilasciato tra una decina di giorni; nell'intervallo di tempo che ci separa da quella data siete liberi di effettuare tutte le turnazioni che volete o potete - se avete domande di una qualsiasi natura, potete contattarmi in privato. :flwr:

     
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    POV: Junichi.

    « Mi dispiace, non so come aiutarti. So che qualche tempo fa c'è stato un po' di trambusto. Sono trascorse alcune settimane, credo. Forse mesi. C'erano un sacco di persone... gridavano tutti. Scusami, non ricordo molto. Il giorno prima ho alzato la voce con la signora, lei mi ha quasi uccisa. Quando è successo avevo la febbre, non riuscivo a capire molto di quello che succedeva... »

    La creaturina serpentiforme reclinò lievemente la testolina su di un lato, riflettendo fra sé che quella visita si fosse rivelata in un certo senso un vero buco nell'acqua: la creatura imprigionata non sembrava un alleato "utile", ed anche ammettendo che -per impressionare la sua padrona- l'avesse liberata, non era del tutto certo che il piccolo drago al suo fianco non gli avesse dato noia. Non aveva nemmeno trovato le sue monete...

    « Riful. Mi chiamo Riful. »

    -Oh, che cosa strana...- rifletté il serpentello, ritirandosi piano e lanciando un'ultima occhiata nei dintorni -...porti lo stesso nome della figlia della mia padrona.
    Non che gli importasse molto: il mondo era pieno di omonimi.

    In situazioni come quella -per quanto Junichi fosse uno degli Youkai più mansueti del suo piano d'origine, oltre che favorevole alla chiacchiera- rimanere fermi a parlare del più e del meno non rientrava tra le scelte più astute... o anche solo utili alla semplice sopravvivenza. Glielo ricordarono le grida irate ed i boati di una battaglia in lontananza, prima che il loro mondo calasse nella totale oscurità.
    Dopo qualche attimo di agitazione e confusione, il Serpente riuscì comunque a distinguere appena i bordi delle gabbie e delle casse, aiutato anche dal dipanare di un incendio. La situazione stava precipitando, era evidente: a quel punto, la priorità divenne così quella di riunirsi con la sua Signora, probabilmente in pericolo e bisognosa del suo aiuto.

    -Stai attenta quando scendi- avrebbe ammonito la piccola, qualora si fosse accorto (dopo lei) che la gabbia era aperta - Se sei libera tu, potrebbero esserlo anche i mostri là sotto.
    La testolina liscia e bianca andò ad indicare le altre gabbie.

     
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    Ah... la gabbia era aperta??
    Riful si sentì un po' stupida. Ma anche stranita: era certa che quel lucchetto fosse ben serrato, sapeva di per certo di non essere in grado di uscire. E non era la sola! Altre creature stavano strisciando dalle loro gabbie del serraglio. E poi, l'incendio! Una magia...? Qualcuno stava deliberatamente seminando il caos nel serraglio? In tal caso, sarebbe stato da sciocchi fuggire. Doveva restare nella sua gabbia, doveva fare la brava. Se fuggiva, loro l'avrebbero ripresa e picchiata forte per quella fuga. Dove poteva scappare? Quel circo demoniaco era comunque una prigione, solo un po' più grande della gabbia in cui era costretta. E poi era malata e denutrita, aveva le ginocchia piagate. Tentare di correre era un'impresa disperata, sarebbe caduta dopo due passi. Non c'era niente da fare: l'avrebbero ripresa, e massacrata di frustate. Le avrebbero aperto di nuovo altre piaghe sulla schiena, avrebbe avuto ancora la febbre alta e stavolta ne sarebbe morta di sicuro.
    Gettò uno sguardo disperato al di là delle sbarre, con il fuoco che divampava.
    Rimanere là dentro era comunque morte. Forse... poteva dire che... era scappata per non morire fra le fiamme. L'avrebbero picchiata ugualmente, ma...

    « A-aspetta...! »
    Uscì dalla gabbia e cadde, prevedibilmente. Si sporcò i palmi delle mani, ma si rialzò a fatica cercando con le dita la piccola gabbia appesa alla propria, che conteneva la strana creaturina che per tutto il tempo aveva seguitato a soffiare addosso al famiglio bianco con fare bellicoso. L'esserino si rivelò essere una sorta di piccola lucertolina nera con le ali, simile ad un draghetto appena uscito dall'uovo, solo feroce, arrabbiato, affamato e con due teste che si muovevano come piccole fruste. Appena Riful riuscì ad aprire la gabbietta, questo uscì di gran carriera avventandosi sulla spalla della padrona, iniziando a graffiarla con le zampe. Distrattamente, la bambina gli offrì il dito indice e questi iniziò a morderlo con entrambe le fauci, incidendo la pelle con foga fino a farla sanguinare impercettibilmente...

    « Non so dove andare, ho paura! Portami con te, hai detto che hai una padrona... portami da lei, prometto che le sarò utile, in qualche modo. Posso essere di aiuto, davvero! Posso... »
    Annaspò, boccheggiando in cerca di una qualche mansione che fosse davvero in grado di svolgere. Non trovava alcunché, anche perché non aveva la minima idea di che tipo di demone fosse la padrona di quel piccolo serpente parlante. Ugualmente, rivolse a Junichi l'espressione di massima necessità di cui era capace, sperando di smuoverlo a compassione ed avere almeno una piccola chance...

     
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    POV: Junichi.

    « A-aspetta...!
    Non so dove andare, ho paura! Portami con te, hai detto che hai una padrona... portami da lei, prometto che le sarò utile, in qualche modo. Posso essere di aiuto, davvero! Posso...
    »

    La ragazzina annaspò più volte, e fu abbastanza evidente la richiesta d'aiuto.
    Junichi, dal canto suo, rimase a fissarla con i suoi occhietti da rettile per qualche attimo che sarebbe potuto apparire un'eternità. Questo gli permise di riflettere sul da farsi. In effetti, visti quali erano stati i suoi ordini, la ragazzina avrebbe potuto realmente aiutarli.
    Per questo avrebbero potuto scambiarsi il favore, come buoni alleati.

    -Facciamo un patto- avrebbe annunciato il serpentello -Tu hai il pollice opponibile e io so che in queste casse ci sono dei gettoni che servono alla mia signora. Sono una dozzina: trovane almeno qualcuno e potremo tornare dalla mia signora, che te ne sarà riconoscente.

    Con aria convintissima annuì soddisfatto e -in effetti- per essere un patto con un demone doveva sembrare decisamente vantaggioso rispetto agli altri. In effetti lo era: protezione in cambio di controllare in qualche sacco o cassa al posto del piccolo serpente senza mani.

    -Quando le troverai, ti guiderò da lei.


     
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    Non le erano mai piaciuti, i patti di quel tipo. Quelli in cui non potevi in alcun modo contrattare, o perfino concederti il lusso di rifiutare. Il piccolo famiglio bianco in quel momento avrebbe potuto domandarle letteralmente qualsiasi cosa, e per Riful la scelta sarebbe stata accettare o perire subito nel fumo e nel fuoco, oppure in seguito sotto le angherie dei suoi aguzzini. Fortunatamente la richiesta non le sembrò affatto brutta, tutt'altro.

    « Dei... gettoni? Monete? Ahn, p-potrei... »
    Poteva usare un piccolo gioco di prestigio, un accenno di psicocinesi. Sapeva di essere in grado di richiamare a se tutto ciò di materiale metallico che aveva la forma di un disco, non le sarebbe costata quasi alcuna fatica. Tuttavia era più spossata del previsto, anche solo tentare le faceva girare la testa e non riusciva a canalizzare energie spirituali. Rinunciò immediatamente al tentativo, e barcollando fece qualche passo in direzione delle gabbie vuote, gemendo a denti stretti per i dolori alle ginocchia. Frattempo il draghetto nero bicefalo non esitava a torturarle la spalla su cui si era appollaiato, ad un certo punto irritata perfino lei fu costretta a cacciarlo con un gesto della mano, guadagnandosi così il soffiare infuriato della piccola belva ed un batter d'ali stizzito. Disperata, Riful fece del suo meglio per rovistare nella sporcizia sul fondo delle gabbie, premendo con le dita fra lo sporco e la paglia umida, felice che l'odore oppressivo di fumo proveniente dall'incendio poco distante sovrastava quello acido e disgustoso dell'urina, sebbene di lì a poco si ritrovò a tossire con gli occhi che lacrimavano.

    « Queste...? Vanno bene? »
    Attese più che poteva, nonostante il fuoco si facesse più vicino ed il fumo più oppressivo. Adesso temeva per la sua incolumità: aveva paura di perdere i sensi, svenire e morire con la trachea arsa dall'aria calda o i polmoni otturati dall'anidride carbonica. Aveva trovato sei gettoni in tutto, sei dischi di metallo argentato che sperava bastassero a comprarle una chance di sopravvivere a quell'inferno. Stava solo a Junichi decidere del suo fato: se il serpentello avrebbe deciso che erano sufficienti allora Riful avrebbe potuto vivere ancora per un po', in caso contrario...

     
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    POV: Junichi.

    « Dei... gettoni? Monete? Ahn, p-potrei... »

    Avvicinandosi alle casse con la lucertola isterica a tormentarla sulla spalla, l'umana fece del suo meglio per rovistare nella sporcizia sul fondo delle gabbie, e sebbene il tanfo fosse di per sé disgustoso, a farla tossire e piangere fu il fumo nero di un grosso incendio che si propagava.

    « Queste...? Vanno bene? »

    Nelle sue mani stringeva sei gettoni d'argento in tutto. Junichi -che aveva assistito alla loro prima fermata da Endora- ritenne che fossero sufficienti, nonostante ve ne fossero ancora altri. L'incendio, infatti, avanzava sempre più e trattenersi oltre li avrebbe certamente messi in pericolo di vita.

    -Perfetto: andiamo da lei, ora.

    Annuì con la testolina bianca, tutto contento.

    -Seguimi, ti guido io: tu ricordati di darle queste monete, quando la vedrai.

    A quel punto sarebbero finalmente fuggiti da quel postaccio, diretti al punto dove il piccolo serpente si era congedato con la sua Signora.

     
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    { Serraglio }
    Junichi

    Percorrendo i labirintici spazi del Serraglio, Junichi guida la piccola umana -che trasporta le preziose monete- verso la sua adorata Padrona, facendole strada e destreggiandosi tra le fiamme, il fumo e gli animali che -dopo esser evasi dalle loro gabbie- si sono messi d'un tratto a cuccia senza alcuna intenzione di muoversi a breve.

    « Protocollo “Reboot” in esecuzione:
    tutto ciò che non è stato salvato, andrà perso. »


    Poi, uno strano annuncio risuona da qualche parte sopra le loro teste, e sotto i vostri occhi esterrefatti, il tessuto stesso della realtà del Backstage inizia a perdere definizione e consistenza, e il nero che ben presto si spande dalle pareti inizia anche ad erodere a gran velocità il suolo su cui le due creaturine bianche posano i piedi, non lasciando altro che vuoto... e tutto viene rapidamente consumato.

    jpg

    Compresi il Serpentello e la Bambina, che precipitano nel buio infinito,
    fluttuando nel nulla, verso l'ignoto...
     
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