Discovered Check

{ Tribune }
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Dopo che alcuni demoni lo avevano condotto gentilmente su un divanetto in modo che si riprendesse dalla brutta sbornia, Zakar era rimasto lì disteso per un tempo indeterminato, carezzando sovente i braccioli su cui aveva posato la testa o avvinghiandosi con le gambe allo schienale e sbavandoci letteralmente sopra.
Impossibile sarebbe stato anche solo ponderare l'idea che qualche anima caritatevole nei paraggi provasse interesse verso il suo stato alterato: superandolo come se non esistesse, a volte concedendogli occhiate distratte o imbarazzate, gli ospiti del circo si erano diretti ciascuno alla propria tribuna non appena fu annunciato l'orario, probabilmente prossimo all'inizio dello spettacolo.

Così era rimasto da solo, gongolante verso chissà cosa e convintissimo di essere in compagnia di una tale Melinda, la stessa misteriosa donna (o umanoide... forse) dal nome più volte favellato nel momento in cui era stato sorpreso ad importunare i colonnati di quello stesso corridoio. Zakar rimase in quella terribile condizione finché -ormai rimasto realmente solo- fu assalito da un violentissimo male alla testa.
Terribilmente infastidito dal dolore e da uno strano sapore rancido che iniziava a solleticargli la lingua, l'Arcidemone si sarebbe sollevato di scatto, e -seduto come si deve- avrebbe posto il capo fra le mani, tenendo la testa bassa come in ogni post-sbornia che si rispetti. Mugugnava ancora frasi senza senso... ma almeno aveva staccato le mani dalla povera poltrona. Non sarebbe più stata la stessa, da quel giorno. Esattamente come la colonna.



Tossì in modo preoccupante un paio di volte e sembrò quasi soffocare. Eppure lui non aveva mai sofferto problemi di alcol... tantomeno era debole ai più disparati veleni. Chiedendosi quindi cosa fosse stato a fargli così male, chi glielo avesse offerto o magari anche quale era il proprio nome e dove si trovava in quel momento, allungò la propria mano alla ricerca di un bicchiere d'acqua che gli era stato lasciato dalla security, ma non appena tentò di portarlo alla bocca, questo cadde, frantumandosi sul tappeto e bagnandogli le scarpe.

« Mnh... »

Rendendosi conto di quanto fosse accaduto con un ritardo di almeno dieci secondi, l'Arcidemone s'innervosì non poco, ma l'eccessivo sforzo del diaframma fu la goccia che fece traboccare il vaso. Zakar non resistette: abbassando la testa e cercando di tenere questa volta ben distanti le scarpe, rigettò tutto quanto si era mangiato durante la giornata.
Luce pura e semplice: fortuna volle che non puzzasse come il cibo umano e che l'unico effetto collaterale fu la rifrazione sui vetri del bicchiere rotto, la quale provocò un ridicolo effetto arcobaleno, ancor più perché accompagnato dai suoni del rigurgito del poveretto.

Preso dallo sconforto, provò a rialzarsi sulle proprie gambe, ma inciampò e finì quasi per capitombolare, se solo il tavolino prossimo alla poltrona non avesse arrestato la caduta. In quel momento, piegato sul suo salvatore, Zakar ebbe improvvisamente un'idea.

{ ???? }
Ted, Eva.

La tremenda avventura nel Serraglio si era conclusa letteralmente "col botto".
A seguito del colpo mortale sul circense, infierito da una sinfonia ti attacchi che gridavano alla disperazione, con un'onda d'urto la povera Eva era stata sbalzata di violenza contro le casse in legno e le gabbie metalliche disseminate in giro. Ted era stato più sfortunato, invece: i suoi occhi si erano sciolti per la luce intensa e la stessa sorte l'aveva subita il suo braccio ed ogni cosa fosse in prossimità della gemma per colpa del calore, il tutto mentre un fischio nelle orecchie sibilava ininterrotto. L'onda d'urto lo aveva schiacciato al suolo, facendo scricchiolare e poi rompere ogni singolo osso che aveva in corpo. E poi il nulla... nemmeno il dolore.

« Protocollo “Reboot” in esecuzione: tutto ciò che non è stato salvato, andrà perso. »

Un annuncio familiare li avrebbe però fatti tornare alla realtà, stranamente ed illogicamente vivi. Le ferite si erano rimarginate e -sebbene tutti fossero ancora molto scossi- l'evidente sentore che qualcuno li avesse aiutati sarebbe stato in qualche modo di conforto. Almeno per pochi secondi... prima che il tessuto stesso della realtà iniziasse a perdere consistenza e definizione, sfigurando tutto e tramutandolo in un'immensa e sconfinata coltre nera.

Erano precipitati per l'ennesima volta.

Lentamente, la luce sarebbe giunta a sostituire il buio, ed i due compagni di disavventure si trovarono in un lungo corridoio di innaturale bellezza ed eleganza, fatto di stoffe rosse pregiate, tappeti e lunghi colonnati. Intervallate sulla lunga parete alla sinistra del pugile e della domatrice, la quale continuava all'infinito fino a perdersi a vista d'occhio, erano intervallate porte tutte uguali, alcune coperte da tendaggi rossi, altre scoperte dagli stessi, legati su di un lato grazie ad altri drappi d'oro. Su quelle scoperte, erano presenti strani simboli fatti in oro e pietre preziose, il cui significato andava aldidà della loro compresione*, ma che entrambi avrebbero potuto interpretare come numeri o lettere identificativi.
Profumi deliziosi e mai sentiti, lasciati come scia al passaggio dei loro padroni, avrebbero solleticato il loro olfatto, ispirando ciascuno una sensazione diversa dall'altro, ma tutte parimenti peccaminose; anche uno stupido avrebbe dunque capito di essere in un posto totalmente diverso da tutti i precedenti, probabilmente anche importante.

Erano precipitati per l'ennesima volta.
E per l'ennesima volta si erano rialzati: confusi, stanchi, doloranti... e in un luogo diverso.
Insieme ma soli.
Per il momento.

Behind the Curtain

Dopo la brutta esperienza nel Serraglio ed il "momento wtf" che ne è seguito (spiegato meglio da Madhatter nella precedente quest), vi siete risvegliati in questo posto. Faccio un paio di chiarimenti veloci, ma siete comunque liberi di contattarmi in qualche modo in caso di domande.

1. Le ferite che non riportate a cui mi riferisco sono quelle dovute all'esplosione finale della pietra del circense. Le altre ferite restano, ma solo interpretativamente parlando: questo vuol dire che se erano molto gravi si sono ripristinate e non vi creano reali impedimenti: siete solo doloranti, ma nulla di più. Le energie sono ripristinate.


2. * I simboli sulle porte sono numeri in aramaico antico. Dubito i vostri pg abbiano tecniche, passive o conoscenze simili.

Dal momento che stiamo partendo prima dell'effettiva data di inizio ufficialmente concordata, metto la scadenza molto larga: il 9 settembre, ore 23.59. Se riuscite, cercate comunque di postare entro la settimana

{ Tribune }
Eva, Ted.

Si dice che, nonostante nulla fosse più bello e prezioso della vita stessa, tornare dal regno dei morti non rientrava esattamente fra le esperienze da augurare a chicchessia, sia per il dolore fisico e morale che per il terribile estraniamento. Assaporare l'esistenza per la prima volta dopo un tempo indefinito, dopotutto, non poteva che far male e Ted, per quanto fortunato, non poteva non uscirne profondamente segnato.

”E se fosse questo fosse il paradiso? Eva?!” si sarebbe giustamente domandato, riscossosi dal torpore e trovandosi solo con Eva al suo fianco, in un posto totalmente diverso da prima. Avvicinandosi a lei, l'avrebbe abbracciata, completamente sconvolto dalla terribile ed insensata successione di eventi ”S-stai bene? Sembra che siamo solo noi al momento ... ma andrà bene. Andrà tutto bene. Siamo in due, possiamo farci forza a vicenda. Ma per ora capiamo dove ci troviamo.”

Sono io, tranquillo. Immagino sia stato uno shock soprattutto per te... Quello che è successo... E' stato orribile. Lei ricambiò l'abbraccio, con pacata risolutezza, nell'altruistico desiderio di tirarlo su di morale Ma è passato, qualcosa ci ha salvati.

”Dove siamo? Non è più lo Zoo di prima. Sembra un bel posto invece, mi sembra che profumi perfino ... mica saremo dentro la base del nemico. Giusto?!”
Non ho idea di dove siamo ma ne usciremo, vedrai. L'importante è non farsi ingannare dal posto e stare in guardia.
”Meglio non stare qui in mezzo. Proviamo ad entrare in una stanza e farla nostra. Che ne dici?”

Annuendo all'indirizzo dell'amico, la fanciulla decise di fare il primo passo avvicinandosi ad una porta qualsiasi di quelle presenti dato che, in fin dei conti, non avevano i mezzi per comprendere le scritte sopra di esse. Cercando di essere silenziosa, cercò di appoggiare l'orecchio alla ricerca di indizi o rumori che le suggerissero cosa vi fosse all'interno eppure... non avvertì nulla. Non un passo, non un chiacchiericcio e nemmeno sussurri a voce bassa; perfino i loro sensi avrebbero percepito il nulla più assoluto aldilà del battente.



« Mmmmmmmh-mh... parappappappaaaa... mmmmh... mh-mh ♪ »

Fu allora che l'avrebbero sentito: un rumore di passi irregolari prima, accompagnati da un mugugnare indecifrabile e strascicato, tuttavia allegro, che ricordava vagamente qualche canzoncina infantile o da taverna. La voce era quella di un giovane ragazzo, chiaramente maschile ma non abbastanza virile da dargli dell'uomo. Inoltre il motivetto non aiutava affatto nel dargli credibilità e, nonostante non avessero riconosciuto la canzone, entrambi avrebbero potuto giurare che non era quello il ritmo giusto.

« ENNAAAAAU, AI'LL OULVEIS LOV IUUUUUUU ♪ »

Tralasciando le scarse doti canore del cantautore improvvisato, un giovane alticcio e allegro di essere in quel brutto posto non poteva rientrare affatto nella rosa dei potenziali superstiti ed alleati che Eva e Ted avevano abbandonato di vista chissà dove. Quindi andava fatto assolutamente qualcosa se si voleva avere almeno in salvo la vita, o magari capire come diavolo ci si orientava in quell'inferno in terra.
Inoltre -sensazione appena percettibile, ma abbastanza strana- le membra avrebbero iniziato a farsi sempre più pesanti con l'avanzare dei secondi e... qualunque cosa fosse, sarebbe potuta diventare un problema gigantesco nel lungo termine.

{ Tribune }
Eva, Ted.

”Questo non ci si serviva! Meglio andare via.”

Entrambi gli aviatori, messi alle strette dall'idea che il misterioso cantante non potesse essere in alcun modo un loro amico, violarono senza indugi l'ambiente dall'accesso più vicino, del tutto inconsapevoli di cosa (o -peggio- chi) vi si nascondesse all'interno, lasciandosi guidare dal semplice beneficio del dubbio in alternativa ad una situazione certa e davvero poco piacevole.

Si trovarono improvvisamente, la soglia ormai varcata, in un salotto dagli arazzi in damasco rosso, mobili di pregiato legno con decori laccati in oro, elaboratissimi suppellettili pieni di orpelli ed un letto tricliniare dalla tappezzeria color borgogna su cui era posato un pesante mantello scuro con cappuccio dai ricami geometrici di un rosso vivace ed un'anonima borsa di cuoio. Diversamente da come il buonsenso potesse suggerire, era stata lasciata distrattamente distesa su di un lato e aperta, così che il contenuto si riversasse parzialmente sulla stoffa: un borsello da monete in semplicissima tela di sacco e tre pietre rubiconde.
Una parete intera della lussuosa camera -quella antistante la porta da cui erano entrati- era invece quasi del tutto assente, sostituita da una splendida arcata, seguita da un balconcino tondeggiante al centro del quale era disposta una sola poltrona dorata dallo stile barocco e particolarmente comoda alla vista.
Su cosa si affacciava quella camera?
L'esterno? Un palcoscenico? Qualcos'altro?
Difficile da capire, poiché una pesante coltre nera nascondeva tutto e tutti, come un impalpabile sipario intessuto di buio e materia oscura.

A quel punto sia Ted che Eva avrebbero avuto poco tempo per decidere cosa fare: la cacofonia di quella voce strascicata si faceva sempre più vivida, esattamente come quella brutta sensazione di pesantezza nelle membra. Se uno dei due avesse fatto l'astronauta, l'avrebbe immediatamente associata a qualche effetto collaterale apparso al proprio ritorno sulla Terra da un lungo viaggio nello spazio. Eppure nessuno ne aveva esperienza, nessuno avrebbe potuto capire immediatamente cosa fosse... e soprattutto perché.
Era come diventare sempre più grassi. Sempre più pesanti... passo dopo passo della fonte di quell'allegra voce maschile che si avvicinava inesorabilmente alla soglia della porta.

Furono attimi di tensione, i loro.
E questa si fece più violenta quando avrebbero scorto la maniglia che ruotava... e la porta che si apriva.

« Mmmmh-mh... mmh... mh-mh ♪ »

Fu allora che l'avrebbero visto in faccia.
Si trattava di null'altro che un ragazzo dal viso nemmeno troppo maturo -forse ventenne- incorniciato da capelli corvini talmente scuri da avere i riflessi blu e portati in una inusuale capigliatura a caschetto che tanto ricordava quella del Magister Simion di Laputa.

Nonostante l'età potesse suggerire una scelta di abiti più sgargianti del solito, quel tale era vestito in modo troppo anonimo per ricordare un artista del circo -come quelli incontrati fino a quel momento- e decisamente casual per essere ricondotto a qualche ospite particolarmente importante. In effetti, se non fosse stato per la sua allegria un po' buffa ed impacciata dallo stato alterato, nulla avrebbe potuto far loro pensare che non fosse l'ennesimo sopravvissuto al massacro; una maglia ocra dall'aria molto semplice era infilata ad un pantalone dal modello morbido come una tuta o un pigiama, largo e nero, stretto oltretutto in vita con una fascia di tela semplicissima. Degli stivaletti ocra molto comuni da trovare e dei guanti chiari gli facevano da accessori, assieme ad un lungo mantello scuro dalle decorazioni rosse molto simili all'altro indumento precedentemente trovato sul divano.
Unico dettaglio particolare era lo strano bastone su cui si appoggiava ogni qualvolta sembrava sul punto di perdere l'equilibrio: lungo e con in cima una sfera rossa dai riflessi vividi e vivi. Abbinato l'oggetto a tutto il resto, in effetti, il nuovo arrivato appariva quasi come un giovanissimo prete girovago di qualche strana religione.
Ubriaco, per di più.

« Oh, m-ma coooosha abbiamo qui -hic!- ♥ » avrebbe detto con aria particolarmente felice, quasi lusingata « Shiete qui per meh? »

Eeeeee.... in effetti, nessuno avrebbe potuto capire se quella fosse una specie di introduzione minacciosa ed autocompiacente a qualche terribile atto malvagio -come da manuale del buon cattivo di turno- o, semplicemente, il Prete Sorridente non avesse ben chiaro chi fossero i nuovi arrivati.

Unica nota positiva o rincuorante poteva essere la sua postura: rilassata e piena di aperture, segno che non intendesse darsi alla lotta. In effetti -stranamente- sembrava addirittura "amichevole"...

{ Tribune }
Eva, Ted.

Sì! Ehm, no... Forse. Ci siamo persi. Se potessimo sapere il suo... tuo.. con chi abbiamo il piacere di parlare...

Quando Eva tentò di accennare una risposta, il ragazzo iniziò a fissarla con lo sguardo vacuo e gongolante di chi non comprendeva perfettamente una lingua ma avesse al contempo trovato qualche sua parola incredibilmente divertente, dal suo (alticcio) punto di vista.

”Ehm … sì, come dice lei. Ci hanno mandato dalla Reception per intrattenerla e chiacchierare con lei. Per vedere se era tutto in ordine dopo il Reboot.”

Fu Ted, quella volta, a lanciarsi nel disperato tentativo di salvare la situazione che -se nessuno avesse pensato al tragico contesto in cui si trovavano- sarebbe potuta apparire anche "simpatica". Perfino il nemico non sembrava propriamente malvagio, eppure un gran numero di individui, fuori da quel tendone, avevano perso la vita in modi orribili: alcuni erano diventati cibo, altri prigionieri, altri burattini... ed il fato aveva risparmiato i due aviatori della vista di scene ben più raccapriccianti, riconducibili a stupri di massa o violenze su bambini strappati alle madri.

« He... he-he... M-Mi chiamo.... shooooono il Prete Shorridente. Però mi chiamoh anche Zakar »

Al centro di quel tripudio di orrore e morte, in comode camere fatte di velluto, metalli preziosi e mobilia d'altissimo pregio, c'era chi rideva e scherzava. E beveva... nel caso di quel giovane. Aveva l'aria di un cordiale ragazzino e non sembrava intenzionato a far del male ai presenti ma... poteva dirsi per questo meno colpevole di ciò che accadeva fuori?

« Sheeeeenti... bellisshimah ♪ » avrebbe detto quel tale, ciondolando fino a raggiungere la povera Eva, paralizzata sia dalle emozioni che da una concreta forza che la spingeva verso terra. Circondandole la vita con un braccio, le si sarebbe accostato piano al collo, ma la probabilissima prima impressione volluttuosa generò presto perplessità quando il losco figuro levò la mano libera, ponendosela sulla bocca nel più comune gesto di bisbiglio. Sembrava volesse comunicarle qualcosa di personale o di cui Ted dovesse rimanere all'oscuro. Davvero un peccato che, nonostante ciò, continuasse a parlare ad alta voce. Curioso fu invece scoprire che il suo alito non puzzasse affatto di alcolici « M-mi piashi... davvero... ma... ma... »

Sembrò preda di un giramento di testa, seguito dal singhiozzo, e la forza che ancorava gli aviatori al suolo si fece in quell'istante più violenta: in effetti, se Zakar non l'avesse tenuta per la vita, Eva sarebbe potuta crollare al suolo come una bambola di pezza. Ted, invece, avrebbe resistito, ma solo con enorme sforzo. Durò solo pochi attimi, ma fu davvero spaventoso.

« ... mi preshenti la tua amicah? » indicò Ted con lo sguardo « Mi piashiono pienotte... he-he-he »

A quel punto, molti sentimenti avrebbero potuto travolgere i due sfortunati intrusi: sollievo per Eva, dopo la paura, per non essere la "prima scelta" di quel tipo stranissimo ed inquietante. Oppure nervosismo, rabbia, perplessità o sconcerto per Ted, che doveva far fronte a qualcosa che non aveva mai provato ad affrontare nella sua vita mentre un ubriaco lo scambiava per donna.

« Mi piashe mooolto... bella cavallonah ♥ »

La gravità si era stabilizzata, rendendo difficile anche solo alzare un piede da terra, eppure diveniva insostenibile ogni volta che il "Prete Sorridente" si trovava a singhiozzare... ragion per cui sarebbe parso a tutti evidente che fosse proprio lui l'origine di quel fastidioso disturbo.

Aldilà di tutto, comunque, nessuno di loro aveva tempo (o anche solo voglia) da perdere con quell'ubriacone.
Dovevano scappare... o almeno ritrovare i loro compagni dispersi.
Questo implicava uscire dalla maledettissima trappola in cui si erano inconsapevolmente infilati.
E farlo prima di morire sotto il proprio peso, schiacciati come insetti.

{ Tribune }
Eva, Ted.

”Adulatore.”

Esistevano momenti in cui le convenzioni sociali crollavano, esattamente come le certezze; gli uomini mostravano la loro reale natura quando agire d'impulso diventava questione di sopravvivenza. Ted lo sapeva, conosceva bene le regole di quel gioco, ed anche se non fosse propriamente uno stratega professionista, non gli ci volle troppo ad intuire che assecondare quella bestiaccia sarebbe stato l'unico modo per uscire da quella camera indenni.

”Puoi chiamarmi … Obscura, è il mio nome d’arte. Ci hanno mandato qui per questo, buongustaio. Omaggio per gli ospiti.”

Sempre che non finissero schiacciati da loro stesso peso, ovviamente. A tal proposito, il pugile avrebbe offerto il suo possente braccio all'amica -già fra le braccia del maiale- per sostenerla e portarla via, ma questo era sempre più pesante ad ogni secondo che passava e la necessità di cancellare quell'effetto (qualunque cosa fosse)era sempre più impellente.

”Immagino che tu voglia mettermi quelle belle mani da tutte le parti. E ripeto … TUTTE. Ma prima devo prendere qualche gioco e rifarmi il trucco … vero Perlina?! Viene sempre con me. Se ti avvii e mi aspetti laggiù … sarò di ritorno in un battibaleno. L’igiene prima di tutto.”
-Esatto, dobbiamo andare a sistemarci. Rinfrescarci, rifarci il trucco, prendere dei giochi interessanti... Le donne vanno sempre in bagno insieme, è risaputo!

Il piano era perfetto, ma ragionare con un ragazzo dallo stato alterato e dagli ormoni galoppanti non era così semplice: se da un lato sembrava collaborativo, dall'altro avrebbe potuto reagire nei modi più disparati. In effetti, l'idea che potesse soltanto fare i capricci non era nemmeno fra le peggiori: scostando Eva ed allontanandola di mezzo passo da Ted -eliminando il contatto e facendola crollare al suolo inerme- si sarebbe avvicinato alla sua "cavallona", per poi circondarglile la vita con le proprie mani guantate e posarglile la testolina sulla sua spalla piena di muscoli.

« Ma io vooooglio shtare con teeeeeeh ♪ » avrebbe detto, imitando qualcosa che ricordava molto le fusa dei gatti e che sarebbe potuto apparire in qualche modo "tenero" in ben altre situazioni « M-me lo dai un bacinu? »

L'idea di prenderlo a cazzotti quasi fosse un antistress si sarebbe probabilmente fatta sempre più violenta, ma altrettanto lo era la gravità che li bloccava e teneva Eva ancorata al pavimento. Anche ottenendo il permesso, dovevano trovare un modo per cancellare quell'effetto collaterale di cui il loro interlocutore era certamente l'origine, fosse generato da un artefatto o da lui stesso importava davvero poco.
Magari il loro comportamento sarebbe servito a qualcosa?