Zugzwang

Atto III ~ Secret Stage
[LAM]

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    Zugzwang termine scacchistico derivato dal tedesco “Zug” (mossa) e “Zwang” (obbligo); descrive una posizione in cui un giocatore è ridotto a uno stato di assoluta impotenza: è costretto a muovere, ma qualunque mossa può solo peggiorare la situazione.

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    { ???? }
    Drusilia

    I contorni del Serraglio svaniscono, e tutto intorno a te si fa buio, ma percependo il tuo corpo fluttuare senza stranamente possibilità di opporti alla gravità di quello spazio nero senza dimensione -una sensazione con cui un Angelo alato ha poca familiarità-, a preoccuparti non è tanto l'ennesimo cambio di scenario (a cui, a dirla tutta, ti stai forse perfino abituando), quanto il fatto che -insieme alle file di casse e gabbie rimaste vuote- anche i volti dei tuoi compagni di sventura finiscono per sublimare nel vuoto... e insieme ad essi quello rassicurante del tuo amato Yoko.
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    Non ti senti granché tranquilla nel ritrovarti all'improvviso separata da lui in un momento brutto e difficile come quello che state vivendo, eppure... galleggiando nel nulla hai modo di ricavare un poco di sollievo nall'avvertire la resistenza e poi il sostegno di qualcosa, e così senti di nuovo la familiare e confortante sensazione del tuo proprio peso mentre -come già accaduto- ti trovi in piedi su di una lastra di vetro lucido e trasparente.

    Lo scintillio di quella superficie ialina cattura senza sforzo l'attenzione del tuo sguardo smeraldino, e il loro riverbero nell'oscurità sembra volerti indicare la strada lungo un sentiero fatto da altre piattaforme sospese -tali e quali a quella che ti ospita-, giustapposte a formare una scala, al termine della quale scorgi i contorni luminosi di quella che potrebbe essere una porta.

    A corto di opzioni, inizi a percorrere la via, e... un forte senso di deja-vu ti pervade, così intenso da stranirti per qualche momento, facendoti lampeggiare negli occhi qualcosa che sembra il frammento di un sogno... o di un ricordo...

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    { ???? }
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    “Everyone wants to be the sun that lights up your life,
    but I'd rather be your Moon...
    So I can shine on you during your darkest hour,
    when your sun is not around.”


    Il silenzio e l'oscurità della notte permeano la foresta che ti circonda di una quiete perfetta, a cui solo lo stormire leggero della brezza tra gli alberi fa da sottofondo: sembrerebbe una visione di pace idilliaca, ma... per quanto i tuoi pensieri siano sfumati e confusi, quel luogo ti trasmette solo un senso di isolamento e di solitudine. E neppure la luce soffusa della luna, unico conforto al tuo insonne malanimo, pare lenire il dolore.

    Non riesci a richiamare alla mente gli eventi o i dettagli, eppure le sensazioni che ti pervadono sono così vivide da rendere la sofferenza fin troppo reale; non è un male fisico, ma il lento logoramento dell'assenza: senti la mancanza di qualcuno... qualcuno che ti è caro, e che ti è stato portato via... celato dove i tuoi occhi non possono vederlo, sepolto dove la tua voce non arriva neppure se lo chiami fino a lacerarti la gola, incatenato dove non puoi raggiungerlo...

    E la consapevolezza di questo vuoto ti scava l'anima, ti schianta il cuore e ti spezza il respiro.
    Davanti alla sua vastità, la vista di offusca dietro un velo di lacrime.
    Sotto il suo peso, crolli in ginocchio, e le dita affondano come artigli nell'erba umida.
    Oltre la facciata di marmo del tuo impassibile volto da idolo, nel segreto delle carni,
    rovente e sotterraneo, scorre un impeto di furia.

    E' il desiderio di rivalsa di chi è pronto a lottare per quello che ama,
    uno slancio di coraggio che conduce al sacrificio... ma non c'è nessuno da combattere.
    E nessun sacrificio che possa riscattare quel che hai perduto.

    Un grido senza voce ti svuota i polmoni, ma neppure un flebile mormorio evade le labbra.
    Il tuo pianto non produce alcun suono... ma qualcuno ha udito.

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    « Ishtar... non dovresti startene nelle tenebre tutta sola... »

    Il tocco fresco e gentile di bianche mani sulle tue ne arresta il tremore, e quelle dita scivolano delicate come piume sulla pelle liscia e mulatta del tuo incarnato, risalendo in un'unica lenta carezza polsi, gomiti e spalle, prima che quella figura femminile ti circondi in un abbraccio: ne riconosci i tristi occhi verdi, quando li vedi... la voce melodiosa non appena la senti... e i lunghi capelli chiarissimi scintillano proprio come i Suoi nella pallida luce delle stelle, e hanno il profumo dolce e selvaggio dei fiori notturni quando ti avvolgono.

    « Ishtar... non essere triste, ti prego... »
    un sussurro supplichevole al tuo orecchio, un tocco leggero tra la chioma indomita
    « Tammuz, lui... Lui tornerà... In qualche modo... In qualche tempo... Tornerà da te... »

    La voce le si incrina e l'umido calore di qualche lacrima ti sfiora il collo... perché la Luna è uno specchio, e quello che la tua natura non ti permette di mostrare si riflette in lei, così il suo abbraccio si fa più stretto e la sua preghiera più accorata.

    « Io... lo so che non è lo stesso, però... Resto io con te... finché non torna...
    Perciò... non essere triste, ti prego... »


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    { ???? }
    Drusilia

    jpgTi riscuoti come da un colpo di sonno, e la scena si dissolve all'istante;
    era solo nella tua testa... ma riesci ancora a sentire addosso il tepore di quell'abbraccio.

    Abbacinata dalla visione, ti ritrovi a vacillare: non sai spiegarti bene perché accada, ma è probabile si tratti di un infelice mix tra l'aria nefasta di questo Circo mostruoso, il bambino nel tuo ventre, e tutto lo stress emotivo e fisico di questa interminabile giornata... eppure hai la sensazione che ci sia dell'altro. Come nella tua prima visita alla Casa degli Specchi.

    Non fai in tempo a riaverti (o a riprometterti una vacanza nel caso dovessi uscirne viva) e a fare luce sugli interrogativi che ti affiorano alla mente, che con la coda dell'occhio noti qualcosa di piccolo emergere fluttuando dalle tenebre che ti circondano solo per posarsi sulle superfici di vetro che stai percorrendo, mandando in risonanza gli scalini, facendoli esplodere in frammenti di cristallo, e facendoti franare -letteralmente- il terreno sotto i piedi...

    Ed è così che, in una pioggia di schegge iridescenti,
    ti ritrovi a precipitare di nuovo nell'oscurità di una nera notte.

    Behind the Curtain

    La situazione dovrebbe essere piuttosto chiara,
    ma se dovessi avere qualsiasi tipo di domanda o dubbio, puoi contattarmi in privato
    :kisu:

     
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    "Il Sole mi è entrato nelle vene...
    e ha trasformato tutto in oro".


    (Elizabeth von Arnim)


    lqbRWSY

    A seguito della terribile esplosione che seguì il suo colpo mortale verso la pietra che portava Ted fra le mani, i contorni del Serraglio svanirono magicamente ed ogni cosa fu nascosta dalla più fitta oscurità. Eppure -per grande fortuna o per qualche gioco sadico del Destino- niente era giunto alla sua fine: l'Alfiere Errante percepiva ancora il corpo fluttuare, nonostante non potesse in alcun modo opporsi alla gravità, cosa che trovò al tempo stesso strana e surreale. Cambiò nuovamente lo scenario, eppure -quella volta- tutte le preoccupazioni di Drusilia ruotarono attorno alla sola ed unica figura di cui non poteva fare in alcun modo a meno. Ancor più in quel terribile momento di paura, confusione e disperazione; era riuscita a mostrarsi per l'ennesima volta forte agli occhi di chi la seguiva, un sostegno morale e concreto su cui chiunque poteva aggrapparsi nella sua ora più nera. Eppure, come molti dei condottieri vivi e morti, nella sua relativamente breve esistenza -sebbene circondata da amicizia, fedeltà e gratitudine- non era riuscita a conoscere nessuno che avrebbe fatto esattamente lo stesso per lei. Gli stessi sacrifici, la medesima dedizione, costanza ed uguali rinunce. Nessuno tranne Yoko: il grande amore della sua vita.
    Era stato un ladro famoso e poi un mago esperto a capo di una casata il cui nome ancora generava terrore e riverenza in molti mondi. Eppure, il giorno del loro incontro, qualcosa era accaduto e privo di riconoscenza -dato che non era stato mai da lei salvato- e certamente non per amicizia -poiché nemmeno si poteva dire di conoscersi per davvero- in uno slancio di curiosità ed incomprensibile fiducia aveva abbandonato tutto per seguirla. La gloria, un titolo, una splendida dimora in cambio di una donna gravida di disgrazie e difetti: anche quando la conoscenza raggiunse il puro istinto, lui aveva accettato qualunque cosa di lei. Glielo aveva detto chiaramente, con consapevolezza ed ammirazione negli occhi. Per la prima ed unica volta in vita sua, Drusilia si era sentita davvero parte di qualcosa.
    Parte di qualcuno.

    YifpXa8

    Si trovò in piedi su di una lastra di vetro lucido e trasparente.
    Quella e molte altre sparse nel buio, come a creare una delicata scala, le indicava la strada verso l'alto. Si trattava di un lungo percorso in salita, al termine del quale erano ben visibili i contorni luminosi di una porta. Guidata da un qualche istinto, Drusilia ebbe fiducia in chiunque le avesse posto innanzi quella via obbligata, scegliendo di salirla senza indugio e... un forte senso di deja-vu la pervase al punto da arrestare la sua salita per qualche attimo, lasciandola stranita e generando improvvisamente uno strano sogno che aveva fatto tanto tempo fa. O forse si trattava di un ricordo?

    E9SyQAY

    "La Luna è una compagna fedele. Non va mai via.
    A volte tenue e pallida, altre intensa e luminosa.
    La luna sa cosa significa essere umani.
    Insicuri. Soli. Butterati dalle imperfezioni".


    (Tahereh Mafi)


    lqbRWSY

    Era in un giardino... o forse si trattava di una foresta? Le immagini erano vaghe e sbiadite, rese vivide dalle sole emozioni che le trasmettevano... esattamente come in un sogno. Provava dolore; non male fisico, ma il tormento generato da un'insopportabile assenza. Qualcuno le mancava più del cibo e dell'aria, ed avrebbe volentieri scambiato qualunque cosa per mettere a tacere quel terribile sentimento.
    Crollando in ginocchio, una furia violenta ed ancestrale la pervase fino a farla impazzire, smorzata con la forza dalla semplice consapevolezza che non vi fosse nessuno da combattere e nessun modo per tornare indietro.

    « Ishtar... non dovresti startene nelle tenebre tutta sola... »
    Il tocco fresco e gentile di una fanciulla avvolse le sue mani scure in un tenero abbraccio. E poi sarebbe salito piano, fino ad avvolgerla completamente in un gesto che voleva essere rassicurante. Aveva tristi occhi verdi, e capelli come quelli del suo Amore perduto.
    « Ishtar... non essere triste, ti prego... Tammuz, lui... Lui tornerà... In qualche modo... In qualche tempo... Tornerà da te... »

    Come uno specchio fin troppo attento, la voce della bella s'incrinò ed il volto candido come i capelli si riempì di lacrime.
    La strinse più forte, ben sapendo che nulla avrebbe mai potuto colmare quel vuoto.

    « Io... lo so che non è lo stesso, però... Resto io con te... finché non torna...
    Perciò... non essere triste, ti prego... »


    E9SyQAY

    "La cosa più preziosa che puoi ricevere da chi ami è il suo Tempo.
    Non sono le parole, non sono i fiori, i regali. È il Tempo.
    Perché quello non torna indietro e quello che ha dato a te è solo tuo,
    non importa se è stata un’ora o una vita".


    (David Grossman)


    lqbRWSY

    GgvqqmLDrusilia si riscosse all'improvviso, rischiando anche di cadere. La scena si dissolse in un'istante e tutto tornò buio... a parte la lunga scalinata e la porta ad attenderla. Sollevando le mani a carezzarsi le braccia e poi le spalle, la Dama del Vento sembrò quasi avvolgersi per il freddo, forse turbata dall'insolita sensazione di sentirsi ancora quell'abbraccio addosso.

    Turbata dalla visione e dalla lunga successione di eventi, finì per vacillare: era troppo confusa per capire il motivo di quei malori -o anche solo provarci- e non poté fare altro che portarsi istintivamente le mani al ventre, in un ingenuo tentativo di proteggere la creaturina che ancora vi riposava. Eppure ebbe la sensazione che non fosse ancora finita.
    Che ci fosse molto altro.

    Non ebbe nemmeno tempo di riprendersi che qualcosa di piccolo emerse nelle tenebre per poi posarsi volontariamente sulle superfici in vetro che in quel momento come mai le parvero così fragili... mandandole in risonanza.
    Gli scalini, in una successione ordinata quanto terrificante, presero ad esplodere in mille frammenti, facendole franare -letteralmente- il terreno sotto i piedi.

    Trattenendo il respiro per la paura e coprendo il ventre come meglio le era possibile, Drusilia cadde nuovamente nell'oscurità, comprendendo che fosse appena svanita l'ultima mano tesa verso di lei in quell'inferno.

     
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    Drusilia

    Non sai dire quando e come tu ti sia addormentata, ma con la testa che ti pulsa dolorosamente, ti risvegli sul fondo di una gabbia... alta e spaziosa, grande come una stanza, ma comunque una Gabbia, e se non bastasse la bruttissima impressione che ti trasmette la vista delle sbarre metalliche che ti circondano, chiudendoti in ogni direzione, il fatto che al di là non ci sia altro che oscurità non contribuisce a tranquillizzarti.

    ...ma non è solo per la simbolica ed esplicita negazione della Libertà che quella prigione rappresenta: riesci a sentire che c'è effettivamente qualcosa che non va nell'aria stessa di quella cella, dandoti l'innaturale e sgradevolissima sensazione di essere tagliata fuori dal mondo.

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    Completamente sola... ma soprattutto isolata: intrappolata in un piccolo mondo che è tutto racchiuso nei confini di quel cerchio di sbarre, oltre il quale nemmeno le tue percezioni soprannaturali riescono ad avvertire vita o materia al di là di quelle sbarre; persino la silente connessione che sempre ti fa sentire legata agli altri è come interrotta. E questo che ti turba.

    Intorno a te è tutto buio, sei l'unica luce che rischiara questo antro misterioso,
    e mentre una certa nausea inizia a ghermirti, una nuova allucinazione ti riempie lo sguardo.

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    Cerchi di divincolarti e ribellarti, ma le ferite profonde non ti fanno sconti, e nel tentativo di richiamare di nuovo a i tuoi poteri, la stanchezza ti tradisce: cinque paia di braccia -meno della metà di quelle che ti hanno aggredita all'inizio- ti immobilizzano al suolo contro la tua volontà, costringendoti in ginocchio nella mota in riva al lago e spingendoti il viso nel fango e nel sangue che vi stai ancora versando.... e mentre la tua mente si dibatte tra collera e paura, non puoi che stringere i denti e resistere stoica alla prepotenza del branco.

    Quello che fa più rabbia è che il burattinaio di quegli sporchi abomini non ha nemmeno gli attributi di starti difronte e guardarti negli occhi mentre i suoi tirapiedi eseguono la sentenza: se ne sta in disparte, lontano dalla scena, osservando come un bravo regista gli altri che recitano secondo le sue direttive l'ultimo atto di una tragedia annunciata.

    « ...ora, riceverai quello che meriti per esserti intromessa. »
    ordina ai suoi con calma ostentata la voce roca e virile del carnefice
    « Tiratela su. »

    Mani rozze di creature sgraziate ti afferrano per i lunghi capelli, sollevandoti la testa dall'acqua sporca, e la superficie torbida ti restituisce l'occhiata impassibile delle tue iridi blu, incastonate come gioielli su uno splendido volto di donna... un'opera d'arte scolpita da mano divina, un'effige di bellezza inoffuscata nemmeno dall'ombra del tormento, l'inarrivabile miraggio per cui alcuni sacrificano la vita e molti ancora di più: tale è il viso dell'Amore.

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    « Vorrei davvero vederti rimpiangere il momento in cui mi hai fatto incazzare... »
    sussurra il nemico alle tue spalle, con un tono sardonico che non cela il rancore
    « ...ma, purtroppo, non lo ricorderai neppure. Solo di questo mi dispiace.
    Procedete con il rituale. »


    In risposta al comando, le bambole decerebrate che danzano ubbidienti sulle sue note si muovono all'unisono, e quello che ti tiene per i capelli ti assesta un doloroso strattone che ti costringe a sollevare il busto; la luna piena, adagiata tra le nubi cenciose che velavano cielo notturno, riempie il tuo campo visivo mentre un coro di voce inizia salmodiare una cacofonica litania in una lingua blasfema, e la lama del pugnale cerimoniale ti incide lentamente la gola, squarciandola.

    Mentre il sangue fluisce via da te con la stessa velocità con cui la luce svanisce dai tuoi occhi e la vita dal tuo corpo, il mostro parla ancora – stavolta, vicinissimo al tuo orecchio.

    « Addio, stronza.
    ...forse, così, imparerai che il tuo dio non è buono quanto credi. »


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    Drusilia

    ...ed così che sei morta. O, per la precisione, è così che sei stata uccisa.
    Il malessere che ha accompagnato la visione ti lascia scossa e raggelata, ma non finisce qui.
    A dirla tutta, non è nemmeno la parte peggiore.



    Intorno a te è tutto buio, sei l'unica luce che rischiara questo tetro antro misterioso, e non vedi che tenebre al di là delle sbarre... ma nel silenzio dell'oscurità puoi ora udire qualcuno fischiettare, insieme a lieve rintocco di lenti passi che iniziano a percorrere pigramente il perimetro della tua prigione.

    Non sei più da sola: c'è qualcuno nell'ombra che ti sta osservando,
    -come un avvoltoio che volteggia sulla preda-
    e mentre senti il peso bruciante del suo sguardo su di te,
    un brivido ti percorre la spina dorsale.

    Behind the Curtain

    Anche stavolta, la situazione dovrebbe essere chiara;
    se ci sono dubbi, o domande generiche, sentiti libera di contattare e chiedere
    :flwr:

     
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    xFyqmhO

    "Lasciatemi sola con la mia morte. | Deve dirmi parole in re minore | che non conoscono i vostri dizionari.
    Parole d'amore ignote anche a Petrarca, | dove l'amore è un oro sopraffino | inadatto a bracciali per polsi umani".


    lqbRWSY

    Come boccioli al richiamo della Primavera, le palpebre della Dama del Vento si schiusero lentamente... eppure lo sguardo smeraldino non percepì alcuna luce che andasse oltre al bagliore della sua stessa pelle candida e bianca. Miracolosamente salva da quella caduta, tormentata da un dolore alla testa più che fastidioso, Drusilia fece perno sulle proprie braccia per sollevare il busto dolorante e cercare di capire almeno dove si trovasse.

    Con enorme perplessità, si trovò all'interno di un'enorme gabbia alta e spaziosa, dalle sbarre metalliche.
    La prima immediata impressione fu quella di essere stata finalmente acciuffata dai circensi... e se era ancora in vita, probabilmente esisteva un motivo abbastanza valido per una decisione simile. Ad esempio, nella migliore delle ipotesi, il nemico poteva non essere ancora passato a recuperarla per finirla. Oppure erano in cerca degli altri, e forse pensavano che lei potesse dar loro qualche informazione sotto tortura.

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    Nonostante la sgradevolissima vista di innumerevoli sbarre metalliche a circondarla, di un buio fitto ed incomprensibile al di fuori di esse e la prepotente sensazione che effettivamente qualcosa non andava nell'aria stessa della sua cella, dandole l'impressione di essere tagliata fuori dal mondo, la Dama del Vento non ebbe alcun tentennamento nel cercare con perizia ed attenzione qualunque dettaglio dell'ambiente scarno che potesse permetterle la fuga.

    Semplicemente... non c'era tempo per pensare, piagnucolare su ciò che era accaduto o ponderare ogni possibilità; se esisteva la minima speranza che qualcuno fosse in ritardo, lei doveva coglierla o avrebbe perso l'attimo e tutto ciò che ne sarebbe conseguito.

    Completamente sola, intrappolata entro i confini di un misero cerchio di sbarre che -per quanto grande- non le sarebbe mai bastato, oltre il quale si rese conto di non percepire vita o materia... o anche la connessione con tutti gli altri, Drusilia non si perse minimamente d'animo: il turbamento non sarebbe durato più di un attimo, scavalcato dall'urgenza di fuggire. Prima ancora di se' stessa, infatti, aveva una persona da proteggere. Proprio lì, rinchiusa con lei nella gabbia.

    E9SyQAY

    "Io e la mia morte parliamo da vecchie amiche | perché dalla nascita l'ho avuta vicina.
    Siamo state compagne di giochi e di letture | e abbiamo abbracciato gli stessi uomini.
    Come un'aquila ebbra dall'alto dei cieli, | solo lei mi svelava le misure umane".


    lqbRWSY

    Un'allucinazione nuova e più violenta s'impossessò di lei, e l'Alfiere Errante si trovò nuovamente in un altro luogo, vicino ad un lago, circondata da un branco di abomini. Alcuni erano a terra, altri la ghermivano al suolo, in ginocchio, torturandola come potevano e spingendole sovente il viso nel fango. Anche allora provava paura e collera... e si domandò quanto fosse in intimità la donna della visione con questi due sentimenti.

    In disparte e lontano dalla scena, il burattinaio di quella violenza rimaneva ad osservarla, ed effettivamente Drusilia non poté fare altro che trovarlo misero e tragicamente inadatto al ruolo di un vincitore. Ancor meno a quello di un vero uomo.

    « ...ora, riceverai quello che meriti per esserti intromessa.
    Tiratela su. »


    Presa per i capelli, fu tirata indietro, e nell'acqua sporca ebbe modo di osservare iridi di un blu profondo ed irreale, pelle scura e volto identico al proprio in un modo assolutamente inquietante. In effetti, fu quel dettaglio a sconvolgerla maggiormente, in tutta la vicenda. Della violenza -ahimè- era ormai abituata. Ed anche ai vermi senza spina dorsale, come quel tale che le parlava.

    « Vorrei davvero vederti rimpiangere il momento in cui mi hai fatto incazzare
    ...ma, purtroppo, non lo ricorderai neppure. Solo di questo mi dispiace.
    Procedete con il rituale. »


    Sollevato lo sguardo con forza, si trovò ad incrociare il disco argenteo di una luna piena. Un coro salmodiò una cacofonica litania in una lingua blasfema e la lama di un pugnale cerimoniale le incise lentamente la gola, squarciandola. Nonostante fosse un sogno, Drusilia percepì chiaramente quel dolore... esattamente come la sensazione di spirare. Per un attimo ebbe paura di essere finita in una trappola.

    « Addio, stronza.
    ...forse, così, imparerai che il tuo dio non è buono quanto credi. »


    E9SyQAY

    "Ora mi insegnerà altre misure | che stretta nella gabbia dei sei sensi
    invano interrogavo sbattendo la testa alle sbarre.
    E' triste lasciare mio figlio e il libro da finire,
    ma lei mi consola e ridendo mi giura | che quanto è salvare si salverà.
    Preferirei di no, dirò con Melville | al primo messaggero della morte.
    Vedo foreste in fiore, rose in boccio, | vedo ogni compimento".


    lqbRWSY

    ...era morta.
    Era stata uccisa.

    Il malessere e la nausea la scossero ancora, esattamente come l'inizio della visione... e, nel silenzio dell'oscurità, percepì qualcuno fischiettare, insieme al rumore di lenti passi che iniziano a percorrere il perimetro della prigione. Qualcuno era arrivato, e la osservava senza attaccare. La prigioniera percepì chiaramente il peso bruciante di uno sguardo su di lei; un brivido la percosse ed una sensazione sgradevolissima la sorprese, poiché non l'aveva mai provata nella sua vita.

    A quel punto chiunque avrebbe potuto benissimo soccombere alla paura, lasciarsi soggiogare. Era palesemente in trappola e il carnefice -con l'illusione visiva di quella gabbia- aveva fatto qualunque cosa per farglielo entrare in testa. Avrebbe potuto semplicemente isolarla, e invece aveva scelto anche una graziosa gabbietta per uccelli, da perfetto psicopatico. Anche il girarle intorno era un meschino tentativo di terrorizzarla a morte, come un serial killer intento a giocare con le prede, prima di massacrarle. Effettivamente, Drusilia era consapevole che quella strategia aveva già funzionato: l'ambiente la confondeva e terrorizzava, facendola sentire una bambina con la spada di legno nella grotta di un drago e l'impossibilità di fuggire le dava un terribile senso di impotenza che avrebbe potuto farla andare di matto.

    Aveva paura, ma la trattenne modulando il respiro e -altrettanto lentamente, come quei passi- la bella si sollevò in piedi, stoica ma guardinga. Nessuna arroganza macchiava il suo sguardo, nessun disprezzo deformava le labbra. Semplicemente attendeva che quel tale si palesasse, convincendosi che qualunque cosa fosse accaduta, in qualche modo l'avrebbe affrontata.

    Aveva paura... ma non avrebbe permesso a quel tale di spaventarla per diletto. Anche se isolata, pure dentro una dannatissima prigione per uccelli, non avrebbe ceduto a quello che il mostro voleva farle credere. Le sbarre -dopotutto- potevano rompersi, le illusioni essere neutralizzate e le magie di confinamento spezzate... doveva solo evitare l'unica reale gabbia che ancora lui tentava di imporle con quelle strategie malate, da buon demonio quale doveva necessariamente essere.

    Quella nella sua testa.

    lqbRWSY

    "Quando sarà? Paziente il messaggero | vorrà date precise. Gli dirò
    lasciami camminare fino a quando giungerò all'orizzonte".


    (Testamento, da La luna è già alta)
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    { ???? }
    Drusilia

    Confinata in una gabbia, sola e spaventata, hai ancora la forza e il coraggio di rimetterti in piedi e di mantenere il sangue freddo... e grazie ad esso leggere con chiarezza attraverso gli schemi dello psicopatico che ti ha rinchiusa lì, che molto probabilmente è lo stesso che ti ha separato da Yoko e gli altri, e che ora ti volteggia intorno come un avvoltoio a passi lenti, fischiettando il suo motivetto angosciante mentre di osserva, protetto dall'oscurità.

    jpgE non puoi esserne sicura, perché non hai nessun elemento per dirlo, ma...ora che siete virtualmente così vicini -con solamente quella misteriosa inferriata a dividervi- il tuo intuito e il tuo istinto di autoconservazione sembrano gridare con allarme che sei alla presenza della stessa creatura che ha infestato il tuo ultimo sogno... o visione... o ricordo... O qualunque cosa sia la definizione per l'esperienza che hai vissuto.

    « Solo perché si è eterni,
    si pensa sempre che le cose per noi non cambino mai... »

    la voce maschile che si rivolge a te dal buio è affabile in modo disturbante
    « ...eppure, eccoti qui, Ishtar. »

    Di nuovo quel nome: “Ishtar”... Il nuovo arrivato ti ha chiamato proprio così.
    La Luna, nella visione che hai appena avuto, ha pronunciato questo nome.
    E... ora che ci pensi, quella ragazza ritrovata a Nord da uno dei tuoi Aviatori,
    non era in cerca di una persona con quel nome, che avrebbe dovuto trovare a Laputa...?

    Le logiche conclusioni che potresti trarre sono più di una, più o meno ovvie, e -ti suggerisce il tuo inconscio- anche un pochino inquietanti... ma mentre rimugini il tuo misterioso interlocutore va avanti.

    « Vivi in mezzo ai mortali come fossi una di loro, giochi alla “bella famigliola felice”... »
    disteso in quella piega di silenzio, puoi indovinare un sorriso sornione
    « ...ti accoppi coi demoni... »

    Guardinga come sei, non hai dubbi sul fatto che quell'ultima frase sia un esplicito riferimento allo stato in cui ti trovi, e istintivamente le tue preoccupazioni corrono alla creaturina che porti in ventre, e -complice una inopportuna vertigine- la vista ti si appanna...

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    { ???? }
    ????

    Quando la vista si schiarisce, lo sguardo mette a fuoco il paesaggio notturno del sontuoso giardino pensile che si stende ai tuoi piedi, al di là della balaustra davanti alla quale sosti, lasciando che la brezza fresca e profumata che risale dal baratro accarezzi i tuoi capelli e faccia frusciare le tue ricche vesti, blu come lapislazzuli; sulle prime, la tua mente potrebbe associare quel posto a Laputa, ma... le geometrie del palazzo e della terra circostante sono troppo diverse: troppo aliene... eppure, così familiari.

    « ...senti: ho capito, ora. A-adesso... adesso so quanto è terribile il tuo potere...
    L'ho imparato! Davvero... »


    C'è qualcuno inginocchiato qualche metro dietro di te, e ogni parola striscia fuori con fatica dai suoi denti serrati in una morsa di collera e sofferenza, prima che un flebile singhiozzo gli incrini la voce, portandolo sull'orlo delle lacrime; per quanto la tua memoria non serbi informazioni, le sensazioni che ti si agitano segretamente nel petto ti danno certa consapevolezza di quanto caro stia costando tutto questo al suo orgoglio: presentarsi al tuo cospetto, umiliarsi nel mostrarsi in quelle condizioni, ammettere il suo errore, dover chiedere aiuto a chi ha sempre disprezzato...

    « ...ma adesso liberami! É una maledizione troppo crudele, questa! »

    Solitamente quel genere di situazione ti lascia sempre un certo compiacemento: tu sei magnanima, proferisci saggi consigli, ma pochi sanno intendere l'essenza delle tue verità, e quando non cadono su orecchi sordi, le tue parole vengono addirittura svilite o schernite, e poi...

    Tuttavia, la supplica disperata che proviene dalle tue spalle sa come avvelenare quel piccolo momento di trionfo, affogando il senso di rivalsa dell'aver avuto ragione in una desolante amarezza... perché niente di quello sarebbe mai dovuto succedere.

    « Io ti avevo avvisato. Più volte. In più di un modo.
    E quel che ho ricevuto sono state offese e oltraggi – come fosse stata una sfida. »

    impassibile come un idolo nel tempio, contempli la notte a braccia incrociate
    « Avresti dovuto ascoltarmi per tempo, quando c'era ancora possibilità di evitarlo.
    Ora è troppo tardi per te, e non posso farci nulla nemmeno Io. »


    Sono parole crudeli, ma non è tua intenzione infierire; la tua voce resta quieta e distante quanto il cielo è indifferente, priva di particolari emozioni, poiché quella non è né più né meno della verità: scelte sono state compiute, e le conseguenze gli appartengono interamente... Ma lui non è un uomo facile a rassegnarsi, e dopo qualche istante di silenzio -interrotto solo dai suoi respiri spezzati, irregolari e affannosi-, una nuova richiesta.

    « Se questa pena deve durare, almeno una volta, abbi pietà... »

    png

    { ???? }
    Drusilia

    Il tempo si contrae su sé stesso, e tu sei di nuovo in Gabbia;
    il capogiro svanisce, anche se ne sei rimasta un pochino nauseata,
    ed è come se non fosse successo nulla...

    jpg
    « Se un tempo fossi stata così, mi saresti piaciuta di più... ♪ »

    ...mentre il tuo gioviale visitatore, preosegue coi convenevoli.

    Behind the Curtain

    A te...! :pft:

     
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    "Ci sono un sacco di persone che scambiano la loro immaginazione per la loro memoria".

    (Josh Billings)


    lqbRWSY

    Nonostante fosse obbiettivamente spaventata a morte -non molto per la sua vita, ma per quella dei cari sparsi in quell'inferno e della creatura nel suo grembo ancora sgonfio- quel continuo celarsi nel buio dello psicopatico la stizzì non poco. Non ne fu sicura ma, trovandosi sempre più vicina a lui che si avvicinava girando, il suo istinto più irrazionale iniziò a lottare per ottenere il sopravvento sulla razionalità... e Drusilia non riuscì a spiegarsene il motivo. Il panico che le scuoteva le membra sembrò quasi derivare dalla presenza del mandante senza spina dorsale di quella sua strana visione... quella dove veniva ammazzata. Ma... era davvero lui?

    « Solo perché si è eterni, si pensa sempre che le cose per noi non cambino mai... eppure, eccoti qui, Ishtar. »

    sgGMnH8

    Nel sentir pronunciare quel nome, Drusilia si concentrò nel raccogliere ogni negatività ed esalarla in un lento respiro.
    Anche perché -nel profondo del proprio animo- ebbe un'enorme voglia di cancellare il sorriso sornione che immaginava fosse ben evidente sul volto del pazzo con un bel pugno, di quelli liberatori. Infondo... era suo diritto sfogarsi. Ed era nervosa, molto. Odiava essere in balia degli eventi. Ed odiava anche parlare di argomenti che non conosceva o non di sua competenza.
    Quindi... chi diavolo era Ishtar? E lui, che diamine voleva da lei?
    Quelle visioni gliele aveva messe in testa lo psicopatico, per confonderla ancora?


    Ciò nonostante, il nome “Ishtar” non le fu del tutto nuovo. Non l'aveva ascoltato solo durante quella brutta esperienza: era stata trovata una ragazza a Nord da Augustus tempo prima, e diceva di dover trovare un tale Ishtar su Laputa. Augustus e Khatep avevano fatto ricerche a riguardo, ma l'unica cosa che fu trovato era il nome di una divinità antica. Nulla che centrasse con lei, insomma: per quanto le sarebbe piaciuto avere quel potere o magari l'onniscenza, non ricordava di essere né divina e nemmeno antica.
    Che ci fosse stato uno scambio di persona?

    « Vivi in mezzo ai mortali come fossi una di loro, giochi alla “bella famigliola felice”... ti accoppi coi demoni... »

    Nel percepire quella frase, si coprì istintivamente il ventre, lanciandogli uno sguardo in cagnesco... ma fu un'espressione che durò davvero poco. Una vertigine la distrasse e la vista si appannò di nuovo.

    E9SyQAY

    "Abbiamo spesso pietà di noi, mai un vero rancore".

    (Alda Merini)


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    Quando le tornò la vista, si trovò nell'ennesima visione. Era in un palazzo dai giardini pensili dall'aria familiare, ma che non le ricordava Laputa, la Magione dei Galanodel o l'Accademia. Era perplessa e l'idea di essere in quel posto mentre "là fuori", nel mondo reale, vi era un pazzo con chissà quali terribili intenzioni che sapeva del suo stato interessante non fece altro che aggiungere ansia alla confusione.

    « ...senti: ho capito, ora. A-adesso... adesso so quanto è terribile il tuo potere...
    L'ho imparato! Davvero... »


    Qualcuno era inginocchiato alle sue spalle, collerico e sofferente. Non seppe dire se si trattava sempre di quel tale -ma lo sospettò- eppure l'indifferenza fu incrinata con l'arrivo di un flebile singhiozzo di una creatura che sentiva estremamente orgogliosa.

    « ...ma adesso liberami! É una maledizione troppo crudele, questa! »

    Stranamente... ebbe sentimenti contrastanti.
    Da perfetta sconosciuta, del tutto ignara di quale fosse il motivo di quel pianto, ebbe pena per lui... ed in qualche modo se ne sentì in colpa. Eppure qualcosa in lei provava anche del compiacimento, come se quelle scuse fossero la fine di una lunga serie di tormenti da parte di quel tale.
    Provò anche dell'amarezza.

    « Io ti avevo avvisato. Più volte. In più di un modo. E quel che ho ricevuto sono state offese e oltraggi – come fosse stata una sfida. » Drusilia aveva le braccia incrociate... e le labbra si muovevano da sole, fuori dal suo controllo « Avresti dovuto ascoltarmi per tempo, quando c'era ancora possibilità di evitarlo. Ora è troppo tardi per te, e non posso farci nulla nemmeno Io. »

    Avrebbe voluto porgli quella faccenda in modo più delicato, se solo avesse potuto... eppure si sentì sconfitta nel dover ammettere che quella doveva essere necessariamente la verità. La colpa della sua sofferenza -qualunque cosa fosse- era sua e sua soltanto.

    « Se questa pena deve durare, almeno una volta, abbi pietà... »

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    "Andare a caccia di ricordi non è un bell’affare.
    Quelli belli non li puoi catturare e quelli brutti non li puoi uccidere".


    (Giorgio Faletti)


    lqbRWSY

    Fu come un salto nel vuoto, e si ritrovò nella gabbia. Stanca, nauseata ma ancora illesa.
    « Se un tempo fossi stata così, mi saresti piaciuta di più... ♪ »
    Lui continuava con i convenevoli, ma Drusilia trovò quei modi orribilmente seccanti, oltre che stupidi. A quel punto ebbe paura che continuasse a parlare in eterno, esibendosi per l'eternità in canzoncine inquietanti e frasi sibilline.
    Quello si che sarebbe stato un vero inferno.

    -Mi chiamo Drusilia- precisò la Dama del Vento, infastidita all'idea che le fosse attribuito un altro nome -Drusilia Galanodel.

    Le labbra erano piegate in una smorfia contrariata, ma si sentiva così profondamente confusa da non aver ben chiaro cosa provare verso quell'uomo. Dopotutto, lei non lo conosceva. Aveva visto delle cose, questo si... ma non era del tutto sicura fossero ricordi veri o finti. Non sapeva se fidarsi. Poi -però- ricordò l'invasione nel Pentauron, le persone assassinate ed ogni atrocità incontrata lungo il suo percorso. E lui -lo sentiva- doveva necessariamente avere a che fare con tutto quel dolore.

    -Mi chiama con il nome di un'altra e non si fa nemmeno guardare in faccia- osservò con voce neutra -Fuori
    marciscono i cadaveri di centinaia di innocenti. Famiglie distrutte, sogni andati in fumo, edifici splendidi saccheggiati brutalmente. Una violenza inaudita e senza senso. Qui, invece, si scambiano due chiacchiere e si canticchia.

    Non lo disse solo con rabbia, ma quasi incredula.
    Quella situazione non aveva il minimo senso.

    wh7MB7b

    -Chi siete? Chi è lei e cosa siete venuti a fare su Endlos?
    Perché accanirsi con questo popolo? Che colpe ha questa povera gente?



    Edited by Drusilia Galanodel - 29/8/2017, 03:24
     
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    { ???? }
    Drusilia

    -Mi chiamo Drusilia. Drusilia Galanodel.
    Mi chiama con il nome di un'altra e non si fa nemmeno guardare in faccia.


    Nonostante la situazione di svantaggio in cui sei costretta dalle circostanze, trovi comunque un modo sapientemente garbato di tener testa al tuo interlocutore senza commettere azioni avventate; tuttavia, quello continua serenamente la sua passeggiata attorno alla gabbia, e l'unico commento che gli senti fare è un verso condiscendente che ricorda il principio di una risata. Che ci sarà di divertente, poi?!

    -Fuori marciscono i cadaveri di centinaia di innocenti. Famiglie distrutte, sogni andati in fumo, edifici splendidi saccheggiati brutalmente. Una violenza inaudita e senza senso. Qui, invece, si scambiano due chiacchiere e si canticchia.
    sei indignata -si capisce-, ma anche sconvolta dall'irragionevolezza di tanta devastazione
    -Chi siete? Chi è lei e cosa siete venuti a fare su Endlos?
    Perché accanirsi con questo popolo? Che colpe ha questa povera gente?


    Per quel poco che riesci ad intendere senza poter fare affidamento sul senso della vista, l'altro non pare affatto turbato dalle tue parole: probabilmente, in ricordo della spocchia che ha dimostrato nella visione in cui finivi uccisa, non ti sorprenderebbe sentirlo scoppiare a ridere... ma mentre i suoi passi proseguono senza perdere il loro ritmo, lo senti fare un mezzo sospiro che ti immagini accompagnato da una poco partecipe alzata di spalle.

    « Non importa dove si vada... esistono sempre due mondi, separati da una crepa frastagliata: in alto, spettatori senza volto, che si fanno beffe della tragedia; in basso, vittime indifese che perdono ogni cosa... »
    non c'è divertimento, ma neppure empatia; solo un neutro e spietato cinismo
    « E' così che funziona: è la natura intrinseca dell'esistenza stessa.
    E non l'ho disegnato io, questo meccanismo. »


    jpgUn lieve sfrigolio e il barlume di una piccola fiamma al di fuori dei confini della Gabbia attirano l'attenzione del tuo sguardo in quella direzione, ma nonostante la vista portentosa dei tuoi occhi verdi, non riesci a carpire granché dei lineamenti di quel viso, anche perché il figuro allontana il fiammifero dalla faccia per spegnerlo agitando la mano guantata nel buio, e quel che resta a fluttuare nel buio -anticipando i suoi passi- è il minuscolo tizzone ardente di una sigaretta accesa.

    « Ciò che conta è sapersi trovare dalla parte giusta... »

    Fa una pausa per prendere una boccata di fumo, e non ci vuole molto prima che l'odore acre del tabacco bruciato ti raggiunga sgradevolmente le narici; inoltre, non sei sicura che quelle parole possano bastarti come risposta, e non puoi fare a meno di notare -con un certo fastidio- che non ha risposto a nessuna delle domande che gli hai posto circa la sua identità o le sue intenzioni.
    Di positivo, c'è che almeno le visioni ti stanno dando un po' di tregua.

    Behind the Curtain

    Giro "tranquillo" di dialogo semplice :flwr:

     
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    "Crogiolarsi nelle vittorie non è meno pericoloso che recriminare nelle sconfitte".

    (Roberto Gervaso)

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    Quel tale iniziava ad innervosirla sul serio.
    Prima i fischiettii, poi il girarle attorno come uno squalo nella speranza di spaventarla... ed ora la prendeva in giro, ridendo fra sè e scegliendo deliberatamente di non rispondere a nessuna delle sue domande, limitandosi a fare filosofia da solo, ebbro di cinismo ed un bel po' d'arroganza. E Drusilia detestava sia i vigliacchi, sia i saccenti che non le parlavano chiaramente.

    « Non importa dove si vada... esistono sempre due mondi, separati da una crepa frastagliata: in alto, spettatori senza volto, che si fanno beffe della tragedia; in basso, vittime indifese che perdono ogni cosa...
    E' così che funziona: è la natura intrinseca dell'esistenza stessa.
    E non l'ho disegnato io, questo meccanismo. »


    Un sopracciglio si levò lievemente sul viso ovale di Drusilia, segno di perplessità; il "non aver disegnato il meccanismo" non era comunque una motivazione per lei accettabile a tutto quello che aveva visto, o all'agire da scarti umani. O da mostri, in quel caso specifico.

    « Ciò che conta è sapersi trovare dalla parte giusta... »

    Il suo rapitore si concesse una pausa, dandosi a passatempi da tossicomane per aggiungere fuoco alla già violenta brace con cui la sua pazienza si stava rapidamente consumando. Ciò nonostante, la Dama del Vento continuò a concentrarsi sul proprio respiro al solo fine di non andare subito in escandescenze. Certo, l'aver platealmente schivato ogni domanda che le importasse non giocava a favore dello psicopatico e alla possibilità che una pacata conversazione potesse servirle a qualcosa; l'Alfiere fu perfino certa -a quel punto- che fosse perfino una battaglia persa in partenza.

    Cosa fare, quindi?
    Ovviamente cercare una nuova via.

    kvI4dx2

    -Soltanto due? Peccato...- avrebbe continuato in tono abbastanza tranquillo, assecondandolo in quella conversazione che le sembrava fin troppo un monologo -Pensavo che ce ne fossero molti altri.
    In effetti, tutta quell'idea sui vincitori ed i deboli le sembrava giusto un pelo limitativa e limitata, anche perché perfino fra i vincitori stessi o le vittime vi erano legami e doveri estremamente più complessi. Ma non le importava cambiare la sua idea, convincerlo a modificare la sua visione del mondo, dato che probabilmente non ci sarebbe nemmeno riuscita.

    -Immagino che, a questo punto, lei stia dalla parte giusta. Ho indovinato?

     
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    { ???? }
    Drusilia

    -Soltanto due? Peccato... Pensavo che ce ne fossero molti altri.
    ribatti con velato -ma non troppo- sarcasmo, imbronciandoti un poco
    -Immagino che, a questo punto, lei stia dalla parte giusta. Ho indovinato?

    La grande pazienza di cui sei capace brucia in segreto nel buio del tuo cuore, consumandosi lentramente proprio come il tizzone ardente fa con la sigaretta del tuo insopportabile visitatore: forse non lo sa, ma non c'è suo gesto, parola, o atteggiamento che non ti indispettisca... oppure lo sa? Nel momento in cui realizzi quel pensiero, non fatichi ad immaginarti quel tale intento a sogghignare al tuo indirizzo.

    jpg« Ho fatto il possibile e il necessario per conquistare quello che desidero.
    Come chiunque altro, del resto. »

    ribatte, con la spudorata compostezza di un peccatore impenitente
    « Puoi cambiare nome, ma il tuo modo di crederti migliore degli altri è rimasto lo stesso... »

    Il tono sornione con cui muove quell'ultima affermazione è abbastanza irritante (con tutte le arie che si sta dando, dovrebbe avere almeno la decenza di non parlare!) e nell'intervallo di silenzio che il demone lascia aleggiare tra voi, la brace tra le sue labbra arde più intensa mentre tira un'altra pigra boccata di fumo.

    « ...come si suol dire: buon per me.
    La conoscenza è potere, dopotutto, ed io sono in netto vantaggio. »

    continua, come parlando del più e del meno, -pensi- con un'alzata di spalle
    « Se nessuno sa chi sei e cosa vuoi, nessuno potrà capire cosa farai dopo... »

    Come ragionamento, il suo fila tragicamente bene... e questo è piuttosto fastidioso. Tuttavia, c'è qualcos'altro che ti impensierisce: perché -a parte innervosirti a morte- non ti minaccia, attacca, o tortura? Perché ti sta tenendo in vita? A cosa potresti servirgli?

    Un senso di turbamento ti cresce nella mente; qualcosa che ti serra lo stomaco e ti pulsa nella testa, ribollente come desiderio di rivalsa... come se una parte di te scalpitasse di dissenso, vibrando di allarme nel tentativo di avvertirti...

    png

    { ???? }
    ????

    La prima cosa che vedi sono lunghe ciocche di capelli dorati che passano sotto i denti della graziosa spazzola in legno, stretta nella tua mano dalle dita affusolate e dall'incarnato color caffellatte; la persona a cui quella chioma appartiene è seduta davanti a te, rivolgendoti le spalle, ma rimbalzando lo sguardo sullo specchio del tavolino a comò che vi sta difronte, riesci comunque a vedere l'espressione infelice sul suo visetto eburneo -gli occhi verdi, bassi e preoccupati-, e... soprattutto, riesci a vedere il tuo.

    jpgE' come nella Casa degli Specchi, la prima volta che ci hai messo piede...
    La stessa immagine, e lo stesso fortissimo -quasi innaturle- senso di deja-vu.

    Vedi te stessa nel riflesso, ma non sei esattamente tu: i lineamenti del viso potranno essere gli stessi, e così pure i lunghi capelli scuri, ma la tua carnagione solitamente lattea ha i toni esotici dell'ambra, e gli occhi -che ti fissano di rimando dal vetro lucido- sono blu come lo zaffiro; la loro espressione, più apatica e distaccata, può apparire fredda e insondabile, ma... solo perché, attraverso te, sai che le emozioni eserciterebbero un potere troppo grande per essere controllato.

    E la tua ingenua Sorella, per sua natura finanche troppo vulnerabile all'umore degli altri a causa della sua empatia, è già abbastanza tormentata e confusa... e tu sai già di chi è la colpa.

    « ...non vuoi dirmi cosa c'è che non va? »

    E' un po' insolito vederla così, soprattutto per te, che sei abitutata a trovarla allegra e chiacchierona anche quando non lo è davvero, così le rivolgi quella domanda già immaginando la risposta, non perché tu abbia bisogno di sentirla, ma per farle sapere che le sei vicino e che può contare sulla tua presenza, il tuo aiuto, il tuo consiglio, e il tuo amore... ma pur percependolo, la Luna è a disagio: lo capisci da come si mordicchia il labbro inferiore, dal modo in cui incurva la schiena e incassa la testolina nelle spalle, mentre abbassa lo sguardo smeraldino sulla punta delle scarpette, e le ciocche bionde scavalcano le spalle per nasconderle il faccino.

    « Ti prometto che non mi arrabbierò... »

    Intrecciando le dita per adagiare per mani in grembo, la ragazza tace per un momento, cercando le parole e facendosi forza per dirle... come chi è perfettamente consapevole di stare per far menzione di un argomento sgradito. E, in effetti è proprio così. Ma, di questo, lei non ha colpa. Anzi.

    « È che... è di nuovo venuto a trovarmi... »

    E tu resti calmissima, esattamente come hai promesso. ...anche se il ritmo dei tuoi colpi di spazzola si spezza, e la tua presa sull'impugnatura di legno si fa così stretta da farti impallidire le nocche.

    « E... io lo so che non mi dici mai bugie... pe-però... ecco...
    con me è sempre molto gentile, e... non capisco perché con gli altri no... »

    « E' solo una bella recita: lo fa per sfida, per capriccio, per gioco... »
    « E... non potrebbe imparare ad esserlo davvero...? »
    « Temo sia impossibile: non è nella sua natura;
    la gentilezza è una delle mie forme... e lui non sa amare. »


    I vostri sguardi si incontrano nel riflesso dello spacchio.

    png

    { ???? }
    Drusilia

    ...perché tu sai cosa vuole.

    L'hai visto attraverso i suoi occhi, e l'hai sentito sotto la tua stessa pelle quella notte a Miséricorde, la medesima notte in cui hai preso la mano dell'Oracolo di Istvàn e hai preso la decisione di riunire i tuoi Fratelli e Sorelle della Corte contro le mire di chi è riuscito a dividervi.

    jpg
    « ...e ora che sei qui, ho tutto quello che mi occorre. »

    Behind the Curtain

    Di nuovo a te :flwr:

     
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    "Essere per qualcuno ragione di sofferenza e di gioia,
    non avendone alcun diritto reale,
    non è il più dolce alimento della nostra superbia?"


    (Mikhail Lermontov)


    lqbRWSY

    « Ho fatto il possibile e il necessario per conquistare quello che desidero.
    Come chiunque altro, del resto.
    Puoi cambiare nome, ma il tuo modo di crederti migliore degli altri è rimasto lo stesso... »


    Lui la offendeva, sorridente e spavaldo.
    In quella condizione di assoluta impotenza, Drusilia dovette sorbirsi ogni stilla di veleno proveniente da quella lingua aguzza. Ciò nonostante, riusciva ancora miracolosamente a rimanere tranquilla: non era mai stata infatti particolarmente sensibile agli insulti verso la sua persona dato che -nella sua infanzia, rinchiusa nella gabbia più spaventosa che potesse ricordare- ne aveva sopportati molti di più e molto più atroci di quel triste teatrino.

    « ...come si suol dire: buon per me.
    La conoscenza è potere, dopotutto, ed io sono in netto vantaggio.
    Se nessuno sa chi sei e cosa vuoi, nessuno potrà capire cosa farai dopo... »


    ...ed aveva perfettamente ragione.
    In effetti, era proprio l'assenza di informazioni a stizzirla maggiormente.
    Molto più dell'arroganza e del tentativo di farle male.

    E9SyQAY

    "Ogni famiglia ha un segreto,
    e il segreto è che non è come le altre famiglie".


    (Alan Bennett)

    lqbRWSY

    Dopo un profondo senso di nausea e poi uno di deja-vu, un'ennesima visione riscosse nuovamente la sua anima, e questa volta si trovò in una bella camera e spazzolare i capelli di una fanciulla dai capelli biondi. Drusilia indossava ancora le spoglie della donna dalla pelle scura, ed ebbe perfino modo di guardarsi nuovamente in viso con enorme sconcerto; nonostante fosse sempre più confusa e tormentata, sperò con tutta sé stessa che quel ricordo in particolare non terminasse, che le fosse concesso rimanere in quel clima di pace e nostalgia ancora per molto.

    « ...non vuoi dirmi cosa c'è che non va? Ti prometto che non mi arrabbierò... »
    « È che... è di nuovo venuto a trovarmi... E... io lo so che non mi dici mai bugie... pe-però... ecco... con me è sempre molto gentile, e... non capisco perché con gli altri no... »
    « E' solo una bella recita: lo fa per sfida, per capriccio, per gioco... »
    « E... non potrebbe imparare ad esserlo davvero...? »
    « Temo sia impossibile: non è nella sua natura; la gentilezza è una delle mie forme... e lui non sa amare. »

    Eppure anche quel dolce momento doveva finire, e con un nuovo balzo nel vuoto sarebbe tornata alla dura realtà.
    Una realtà identica alle sue visioni, in cui non le era concesso intervenire.

    E9SyQAY

    La superbia si preoccupa di chi abbia ragione.
    L’umiltà si preoccupa di che cosa sia giusto.


    (Ezra Taft Benson)


    lqbRWSY

    « ...e ora che sei qui, ho tutto quello che mi occorre. »

    Improvvisamente -come in un'epifania- la Dama del Vento ricordò esattamente cosa voleva il mostro.
    L'aveva compreso attraverso le visioni e visto tramite il contatto di Bess, la stessa notte in cui fu deciso di riunire la Curtis contro un nemico che era riuscito a dividerli, cancellando i ricordi e logorando i loro legami.

    wSaz48D

    Si trattava di Kora.
    La Luna era il suo fine ed attraverso di lei ci sarebbe riuscito: dopotutto... tenerla in gabbia serviva a quello; l'Alfiere Errante non era nient'altro che un ostaggio, un motivo per cui Kora, forse, avrebbe ceduto alle sue lusinghe. Per un solo attimo, ingabbiato con lei in quel luogo senza tempo, Drusilia sperò con tutta sé stessa che -qualunque oscenità le avesse chiesto- rifiutasse.
    Non doveva vincere lui, non era semplicemente giusto.

    Ma... era davvero possibile uno scenario simile? Lei era lì per caso quella notte: nulla lasciava presagire al nemico che fosse presente... a meno che non la stesse osservando già da prima. Pure ammettendo di essere osservata, quell'evento diabolico era già organizzato da molto tempo con precisione certosina. Le dinamiche -in pratica- non tornavano. Drusilia poteva benissimo non essere stata presente... e sarebbe accaduto comunque.

    In ogni caso, nei suoi deliri di onnipotenza, quel tale senza volto e nome fu per lei un inaspettato maestro di vita: la conoscenza -come detto da lui stesso- era potere, lui era in netto vantaggio e se nessuno comprendeva ragioni e desideri, sarebbe stato impossibile per chiunque anticipare o prevenire le future mosse avversarie. Drusilia accettò quella verità come tale e la fece immediatamente sua; la memoria le stava tornando, eppure involontariamente non aveva mai parlato delle proprie visioni: fingere esplicitamente di non saper nulla le si sarebbe ritorto contro, poiché non era brava a mentire, ancor più con un Diavolo sadico e manipolatore come quello che si trovava innanzi.

    Giunse quindi alla conclusione che fosse meglio limitarsi a omettere tutto sulla faccenda, o il carceriere si sarebbe prontamente mosso per strapparle via quel poco che le rimaneva dentro la testa. Come una bestia ferita avrebbe dovuto raccogliere le proprie forze rapidamente, ogni stilla del suo potere ed ogni memoria che le servisse, attendendo paziente il momento per saltargli alla gola.

    E il momento non era ancora giunto.
    Fra le infinite scelte possibili, con occhi carichi di disprezzo, Drusilia scelse di tacere.

     
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    Drusilia

    Nell'oscurità immobile che si addensa sul limitare della luce che emani, ti chiudi in un pacato ed ostile silenzio, e sei quasi in grado di visualizzare con gli occhi della mente il volto sconosciuto del nemico sogghignare al tuo indirizzo, con lo sguardo che percorre in un malsano compiacimento i tuoi lineamenti irrigiditi dalla collera e dallo sdegno; per il resto, con un certo sollievo, sceglie di tacere anche lui, ma la consapevolezza di averlo lì a pochi metri da te -che ti studia come fossi un trofeo- non è meno irritante o snervante.

    Certo, quel viscido non ti è (purtroppo) parso il tipo da sbottonarsi sui suoi piani neppure per sbatterli in faccia alla spacciata vittima di turno, ma per quanto non abbia fatto o detto niente -se non infastidirti e far sfoggio della sua superiorità- devi ammettere che ti ha dato molto a cui pensare... sia con i suoi filosofeggiamenti sibillini, che attraverso quelle visioni... ricordi... o qualunque cosa fossero le immagini che ti hanno invaso la mente fino a poco fa, e che la presenza di quel tale pare aver involontariamente stimolato.

    Non sai dire quanto tempo passa, prima che una vibrazione ovattata -simile a quello di un qualche telefono del tuo mondo- spezzi la quiete densa di tensione, e in concomitanza ad un secondo suono identico, senti il fruscio lieve e controllato di stoffe che scivolano su altre stoffe mentre la mano guantata del demone recupera l'apparecchio portatile dalla tasca interna della giacca per rispondere alla chiamata, interrompendo lo squillo numero tre.

    « ...sì? »

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    « Buonasera, caro Socio. Non vorrei metterle fretta, ma... »
    seppur flebile, nel silenzio puoi udire la voce dall'altra parte – affabile e cordiale
    « Come da accordi, è tutto pronto. E, francamente, avrei premura di cominciare. »

    Con indolenza, senti il demone nel buio tirare una lunghissima boccata dalla sua sigaretta, prima di esalare senza fretta il fumo e lasciar cadere la cicca al suolo, spegnendo il piccolo tizzone rossastro strusciandolo sotto la scarpa elegante.

    « Capisco, e assicuro che sarò in posizione a breve.
    Ora devo andare. »


    Senza nemmeno lasciare all'interlocutore il tempo di ricambiare il commiato, la chiamata viene terminata e il telefono riposto nella medesima tasca da cui è stato prelevato; poi, il rumore di passi intorno alla Gabbia ti lascia intendere che il tuo visitatore si sta allontanando per andarsene.

    « Spero tu l'abbia trovato bello quanto lo è stato per me. ♥ »
    cinguetta con un tono e delle parole che gli hai già sentito usare in un'altra visione
    « Goditi i riflettori. »

    E quando avverti l'aria stessa alleggerirsi, hai la certezza di essere nuovamente da sola.
    Senza i tuoi amici. Senza il tuo amore. In gabbia... e nelle tenebre.

    Behind the Curtain

    E con questo, direi che abbiamo concluso la Fase III! :woot:

    Facendo i miei complimenti vivissimi per la pazienza e la solerzia con cui ha affrontato e sopportato una scena non così facile -viste le imposizioni che la trama ha richiesto al personaggio-, ringrazio la mia compagna di gioco e le do appuntamento per la prossima parte :grab:

     
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10 replies since 26/8/2017, 10:35   378 views
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