Alta Imprenditoria Endlossiana

Deep Blue, Altatorre.
Pentauron, Endlos.

Evangeline diede un'ultima scorsa al curriculum che le era appena stato presentato, sospirò profondamente e lo posò con lentezza, quasi cautela, come se dovesse scoppiare da un momento all'altro, sulla scrivania. Con un misto di perplessità e timore, alzò quindi di nuovo gli occhi sull'uomo a cui esso si riferiva; si trattava di un tale chiamato Mister Torgue. Stando ai dati anagrafici che aveva davanti, che faticava a prendere come veri, egli di cognome faceva Torgue, e di nome Mister, età intorno ai quarantadue o quarantasei anni, di razza umana e, sospettò Evangeline, il gemello al tritolo di Charles.

« Mi dica, signor Torgue, cosa l'ha spinta a proporsi per questa occupazione di host presso di noi? »
Chiese pacatamente. Sempre stando a quello che aveva trovato scritto, quell'energumeno era, tra le altre cose, il fondatore e titolare di una ditta importante nel settore delle armi, la quale era situata, di tutti i posti possibili, nel deserto dello Yuzrab, nel bel mezzo del Presidio Meridionale. Lei stessa aveva già sentito nominare la Torgue Corporation prima d'allora. Si diceva che i suoi affari andassero a gonfie vele a Blood Runner, e che avesse offerto i propri servizi anche ad altre grosse aziende come la Seele Corporation. Certo era che costui non doveva avere bisogno di denaro, perlomeno per quanto ne poteva sapere Evangeline.

Questo, però, non era importante a priori: il Deep Blue non faceva carità a nessuno. Piuttosto, dai pareri raccolti recentemente sotto forma di questionari compilabili (i quali contenevano domande sul livello di soddisfazione rispetto ai servizi del locale, nonché uno spazio in cui potevano venire scritti dei suggerimenti per migliorarlo ancor di più), avevano constatato che nella scuderia di stalloni che lavoravano nel locale mancava un certo "tipo" di opzione fra le quali scegliere: si trattava dell'uomo rude, sicuro di sé, chiassoso e, in generale, dalla personalità esplosiva. Così era cominciata una nuova selezione del personale.
Ma si era presentato solo lui.

All'angolo dell'ufficio, alla sinistra di Torgue, vicino alla finestra, una guardia lanciava di tanto in tanto delle occhiate tese a quella bomba a testosterone che camminava, e teneva nervosamente la mancina sul pomello della spada che portava alla cintura, ma perlomeno con la decenza di non stringerlo.

« HO SEMPRE SOGNATO DI ESSERE UNA CAZZO DI COLONNA SONORA! UN’ORA E QUARANTA DI ASSOLI, NEEYOOOOOW WOWOWWOOOOAAAAOW NANANERNAWOWOWOWOWW!!! »
Sonoro lo era senza dubbio, pensò fra sé. Guardò il fermacarte venire usato come il plettro di un'improbabile air guitar, ma lo lasciò fare, anche se le sfuggiva il collegamento fra l'occupazione di host e le colonne sonore.
Nonostante tutto, Evangeline sorrideva. Era un sorriso imbarazzato, di quelli che si adottavano quando la situazione richiedeva una certa cortesia e formalità, ma dall'altra parte si era costretti ad assistere ad un comportamento del tutto inadeguato, e allo stesso tempo era quello di chi era divertito senza tuttavia voler rivelare di non aver capito la battuta. Era una sensazione... intensa, in mancanza di parole migliori.

Torgue rivolse poi per un momento la sua attenzione a Jared.
« Ehi, il tuo scopamico là dietro dovrebbe comprarsi un’arma non da fighetta! TIPO UN FUCILE A POMPA CHE SPARA SPADE ESPLOSIVE! NE HO UNO IN CATALOGO, SI CHIAMA SWORDSPLOSION!!! »
La guardia soffocò una risata incerta. Evangeline si prese un attimo prima di rispondere.
« Temo che la sua artiglieria esplosiva non sia indicata agli usi interni. » ci pensò su un attimo. « Almeno, non i nostri. In compenso, sarei abbastanza interessata ad un suo catalogo. »
Perché anche se non avrebbe mai imparato ad usarne uno, un'arma simile era qualcosa che sarebbe stata parecchio curiosa di vedere in azione. Contro Crudelia Von Schröder. Puntare, mirare, bang! E poi zing! E poi BOOM! Infine ciò che restava di lei sarebbe caduto, come una pioggerella sottile, tutt'attorno al "quarto quadrante".

Tornando alla realtà, quell'uomo era perfino più di quanto cercassero. Anzi, perfino troppo. Ancora un po' di tempo con quell'uomo e le sarebbe cresc- No, certe cose era oltremodo inappropriato anche pensarle. Già al fucile si era lasciata abbastanza andare ai voli con la fantasia.
« COMUNQUE POSSO METTERE IL MIO TESTOSTERONE AL TUO SERVIZIO. FACCIAMO ESPLODERE INSIEME TUTTE LE VERGINELLE DEL MONDO! »
Almeno non mancava di entusiasmo. Piuttosto, veniva da pensare che fosse il concetto stesso di entusiasmo a mancare di quell'uomo.
« D'accordo, signor Torgue, posso già chiamarla, a-hem- » si trattenne dallo scoppiare a ridere. « Possiamo darci già del tu, Mister? »
Si alzò in piedi, e gli tese la mano destra.
« Se la cosa va bene, si potrebbe cominciare il periodo di prova già da stasera, d'accordo? Non c'è bisogno di preoccuparsi di divise o cose simili, per il momento. »
Anche perché il Deep Blue non aveva vere e proprie uniformi per i propri host: ognuno di loro indossava un costume ideato su misura per loro, in base a ciascuna delle loro peculiarità. Mai e poi mai Evangeline avrebbe permesso di far girare un tipo così in giacca e cravatta, anche e soprattutto per il bene di tutte le giacche e cravatte del mondo, e della credibilità di cui si caricavano.

Evangeline si vide comparire sulla propria scrivania uno spillato pregno di sudore che la ragazza fissò intensamente per diversi, interminabili secondi senza che la sua espressione mutasse di una virgola da quella sorridente e cordiale di sempre. Anche se a volte pareva che la giovane si scordasse di sbattere le palpebre; forse l'unico indizio rispetto al suo corrente stato d'animo.

« ECCO IL CATALOGO, È STAMPATO SU NITROCELLULOSA PROPRIO COME LA MIA CARTA IGIENICA! »
Evangeline annuì senza distogliere lo sguardo, estraendo nel frattempo da un cassetto un paio di tenaglie lunghe e sottili, quelle che utilizzava nelle occasioni in cui si ritrovava a dovere maneggiare oggetti abbandonati non identificati e, spesso e volentieri, non identificabili, e che andavano oltre un più tradizionale (per quanto raro) preservativo usato abbandonato da qualche cliente maleducato.

« Certamente, avrò cura di sfogliarlo non appena ne avrò l'occasione. »
Aprì un altro cassetto, mettendovici al suo interno il catalogo che aveva afferrato con l'attrezzo con cautela da artificiere. Poi lo richiuse, stavolta con le mani, e rimise infine l'utensile al suo posto. Se non altro, pensò, le sue mani erano meno sudate del resto della sua persona.

« PUOI DARMI TUTTO QUELLO CHE VUOI, BELLA SIGNORINA! » disse lui al momento della stretta. « SONO CARICO E PRONTO A FAR FUOCO, DEVI SOLO PUNTARMI E PREMERE IL GRILLETTO! »

« Questa frase voglio assolutamente sentirtela usare con i clienti~ » posa a parte, che non aveva capito del tutto, era qualcosa di effettivamente piuttosto geniale, a suo modo. « Cominciamo subito. Seguimi, e ti assegnerò ad un host libero affinché ti faccia da guida sul campo. »
Il che avrebbe potuto essere piuttosto complesso, perché di fatto doveva trovare qualcuno in grado di guidarlo e contenerlo senza tuttavia soffocarne la personalità. Solitamente, casi come questi li affidava a Charles. Stavolta, però, non era possibile: troppo opposti gli approcci e, di solito, pure troppo impegnato lui.

Una volta fuori dall'ufficio, Evangeline fece segno a Mister Torgue di attendere al piano di sopra per un momento, scomparendo di corsa nella tromba di scale che portava al piano di sotto. Tornò un paio di minuti più tardi, visibilmente con molta meno fretta. Quando si riavvicinò all'omone, parve esitare un momento, prima di parlare.

« Niente, ti avrei mandato a fare da spalla al nostro Caballero per iniziare, ma è arrivato un altro cliente e siamo a corto di personale. Ci pensi tu? Terrò un occhio sulla situazione e, se necessario, interverrò se dovessi trovarti in difficoltà, che mi pare di capire che tu non abbia esperienza. Tutto chiaro? Se sì, il nostro cliente è al tavolo dieci, scendendo da qui è il secondo a destra. Cerca di intrattenerlo al tuo meglio, okay? »

Charles Nolte accompagnò una cliente fino all'uscita della sua camera, con un paio di bottoni della candida camicia ancora allentati in un modo tale che i possenti pettorali fossero rimasti parzialmente scoperti.
Sistemandosi, si congedò con garbo dalla signora, una donna sui quarant'anni piccola e magra, il cui elegante abito lungo fino alle ginocchia cadeva su di lei come un sacco, nascondendone le già scarse forme. Questa gli sorrise radiosa, mostrando, sotto le labbra color rubino, una fila di denti dritti e bianchissimi; i corti capelli biondi arruffati in seguito al tempo trascorso insieme all'host.

Scese al piano di sotto poco dopo, come di suo solito, per assicurarsi che tutto si stesse svolgendo nel modo giusto. Notò che il locale era ancora pieno, con tutti i suoi colleghi impegnati ai tavoli con altrettanti avventori; sia i loro host “di punta” che tutti quelli normalmente meno richiesti ma, secondo Charles, non meno validi.

La sua attenzione, però, venne catturata da ciò che vide al tavolo dieci.

« AYAYAYAYAI! »
esclamò un enorme uomo dai folti baffi a spazzola, che era entrato prepotentemente in scivolata verso un cliente rischiando di spazzare via due camerieri nel tragitto, che fortunatamente furono ababstanza agili da schivarlo senza far cadere ciò che portavano sui loro vassoi.
Il cliente, però, era ancora più curioso: era un uomo minuscolo e dalla pelle rossa, sicuramente non un essere umano (e quindi straniero, considerata la demografia della “Altatorre bene”), e vestito di tutto punto.
« BENVENUTO NEL DEEPTHROAT BLU, DABADÌ DABADÀ! »
Ah, dunque quel signore -quello che urlava, si intendeva- doveva essere il nuovo candidato a diventare un host; correntemente in prova, apparentemente.
Ma il suo cliente... possibile?
« TI ANDREBBERO UN PAIO DI ESPLOSIONI?! »

Sì, si rispose Charles, era lui.
Si precipitò su per le scale, correndo poi fino all'ufficio di Evangeline, al quale bussò con urgenza.
« Sì? »
« Sono io, Evangeline. »
« Oh, avanti. »

Charles aprì la porta con gentilezza, contenendo il proprio nervosismo di fronte al suo capo.
« Sono qui per parlarti del nuovo host. » disse, con pacatezza.
« C'è qualche problema? » domandò la Matrona del Distretto.
« Oh, si sta comportando esattamente come ci aspettavamo, ma... forse l'abbiamo fatto partire da un incarico che, personalmente, avrei affidato ad un host più navigato. »

Evangeline fissò Charles con preoccupazione, gli occhi scarlatti di lei sbarrati. Quando il suo maître usava termini come “forse” o “probabilmente” in simili contesti, ciò significava che era sicuramente così.
Evangeline fece un respiro profondo, e si fece coraggio.

« Dimmi, Charles, chi c'è al tavolo dieci? »
« Pasha Zimmertraugher del Distretto della Fame, signora. »
« Oh. »

Contrariamente alle proprie stesse aspettative, la giovane donna non ebbe alcun mancamento; si limitò piuttosto a fissare il vuoto davanti a sé con un'espressione vacua.

« Questa è la volta buona che chiudiamo sul serio. » disse infine. Altro che i Von Schröder. « Scendo a controllare con te, le pratiche attenderanno. »

« TANTO È COLPA DI JIRA! »

Evangeline era scesa appena in tempo per vedere il suo nuovo impiegato (in prova, grazie al cielo) venire sbalzato all'indietro da un rutto esplosivo da lui stesso eseguito, mancando per puro miracolo diversi tavoli. Forse, si era augurata la padrona di casa, l'uomo aveva calcolato bene la propria traiettoria prima di partire.

Poi lo vide travolgere una signora, ribaltando il tavolo su cui era seduta e infine atterrando tragicamente sopra la stessa. L'host con cui era seduta sobbalzò, fissando confuso il cambiamento di scena, e così fecero molte altre clienti del club che, scioccate, ne approfittarono per farsi un po' più strette ai loro cavalieri per cercare un po' di coraggio.

« Lady Serbelloni Mazzanti Viendallundarm! »

Evangeline si era precipitata verso la vittima, una paffuta donna sulla cinquantina dai capelli biondo platino cotonatissimi, che sin dall'atterraggio era giaciuta a terra senza dare segni di vita. Ancora una volta la (futura) Matrona di Altatorre non era svenuta, perché in quel momento non si poteva permettere neppure quello. Charles la seguì, più rapido di una donna poco allenata che cercava di correre su dei tacchi quindici.

Proprietaria e maître si fermarono per un istante quando videro la donna iniziare a muovere debolmente le dita. Aprì gli occhi, recuperando conoscenza con incredibile rapidità. Fu quando riuscì a rifarsi un'idea di ciò che le stava intorno che notò i glutei scolpiti dell'imprenditore sul suo petto.
Seguirono alcuni secondi di spaesamento.
Poi si attaccò a lui come un mitile.

Sorridendo come un'assatanata, affondò gli artigli affilati almeno quanto erano laccati nel sedere di Torgue. Gli altri clienti del Deep Blue cominciarono nel frattempo ad applaudire, sotto gli occhi di un'Evangeline Raillier-Lanty che non sapeva se ridere o piangere.
Si avvicinò all'ospite con fare esitante.
« Signora, sono assolutamente costernata! Porto subito la cassetta del pron- »
« NO! MI PIACE! VOGLIO AVERE LUI! »

Evangeline si guardò attorno, sorridendo incerta, scambiando delle occhiate confuse con ogni altro singolo host presente in sala. Host in tutto e per tutto.
Si girò verso Pasha Zimmertraugher. Poi dall'altra parte. Sghignazzò come una deficiente, ma con discrezione. Si voltò di nuovo.

« È un onore averla qui al Deep Blue, signore! »
Disse, con un sorriso che non sapeva di essere capace di fare. Cioè, sì, ma non in circostanze così.
« Sono Evangeline Raillier-Lanty, possiedo e gestisco questo locale. »
Si esibì in un piccolo ma rispettoso inchino. Vantaggi dell'avere una madre originaria del Presidio Occidentale. Evangeline non aveva alcuna idea di come affacciarsi ad un Pasha. Porgergli la mano per un'altrimenti normale stretta poteva essere in realtà un gesto irrispettoso. Sia nei confronti del Pasha, sia nei confronti della propria igiene personale.
« Stavamo pensando, er... » lanciò un'occhiata a Torgue e alla Viendallundarm, « ...di proporle un pacchetto "Rotazione", affinché possa provare un altro host, qualora lo desiderasse! Altrimenti, chiederemo alla signora di rispettare il suo turno con il nostro nuovo stallone in prova "Big Bang", e di far ritornare quest'ultimo da lei al più presto! »

Se non altro, Pasha Zimmertraugher sembrava divertirsi. Anche parecchio, aggiunse Evangeline fra sé e sé; l'imprenditrice rimpiangeva solamente non essersi portata dietro un cronometro o perfino un orologio da polso – l'aveva lasciato in ufficio, mannaggia – per misurare con precisione quanto tempo avesse impiegato la creatura per smettere di ridere.
Si trattò al massimo di qualche secondo, ma ad Evangeline parvero minuti in cui l'imbarazzo che aleggiava nell'aria era tanto denso da essere diventato pressoché tangibile.

”Eh, voi ha locale davvero simpatico qua!”
Disse Zimmer, ridendo ancora, ad una donna impegnata perlopiù a domandarsi come non fosse ancora scoppiata a piangere.
”Io era quasi preoccupato, a inizio sembrava così monotono... ma voi ha assunto chello! le fu indicato Mister Torgue. Big Bang. Quell'energumeno a cui aveva deciso di dare una possibilità, insomma. Voi è geni, si! Fottuti geni.”
Evangeline aveva oramai rinunciato a capire cosa stesse succedendo nel suo locale. Arrivata a quel punto, decise semplicemente di lasciarsi andare al flusso degli eventi. Perché Endlos era un semipiano per sua stessa natura caotico; una persona che aveva accettato di mettersi in affari con un cane parlante doveva essere pronta a questo e altro.

« Sono lieta che l'intrattenimento sia di suo gusto. Al Deep Blue ci siamo sempre prefissi di riuscire a soddisfare i gusti e i desideri di ogni tipo di clientela, e di farla sentire il più possibile a suo agio. »
Rispose quasi meccanicamente, sul viso un sorriso cordiale, ignorando per un momento una singola lacrima che era riuscita a farsi strada lungo le guance rosee della ragazza. Evangeline se la asciugò distrattamente con un fazzoletto di stoffa.
Zimmer si diede un colpo sulla nuca, e un occhio di vetro schizzò via da una delle sue orbite. Evangeline, senza cambiare espressione e muovendo appena il capo, ne seguì il rotolare sul pavimento fino a quando non sparì da qualche parte. Tornò infine a guardare il Pasha.
« Per favore, non lo rifaccia mai più. Solo... per favore. »
Un'altra cliente, che aveva pure osservato il breve viaggio di quella protesi, ebbe un conato di vomito; se Pasha Zimmer non fosse stato una delle persone più ricche e potenti del Presidio Meridionale, Evangeline lo avrebbe già estromesso dal locale.

”Fhè, rotazione, aspettare... voi scherza! SIGNORINA!” Chiamò poi il mercante, rivolto alla Viendallundarm. ”Chel gran pezzo di figo è prenotato! Ma io mi sente generoso...”
Evangeline indietreggiò istintivamente.
”Noi può fare cosa a tre!”

« Se è questo ciò che desiderate » disse la ragazza, dopo aver preso diversi respiri profondi. « vedrò di far preparare una stanza con un letto a tre piazze. Ora, vogliate scusarmi, ma devo assentarmi un attimo per organizzare il tutto. »
Così si girò, non prima di congedarsi dai presenti con un altro mezzo inchino, incamminandosi verso il suo ufficio. Poi incedendo. Poi praticamente correndo. Anzi, fuggendo. Almeno, quella fu l'impressione di chi ne poté testimoniare il passaggio; il quale venne accompagnato da un grido:

« AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! »