Lasciandosi il passato alle spalle

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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    Elysandra Lyvellin
    CITAZIONE
    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato altrui» colori vari

    Era sorto un nuovo giorno, i raggi del sole nascente penetravano pigramente la folta chioma della quercia, la quale si ergeva forte e fiera al centro del cortile. Elysandra era seduta sulla panchina che si trovava di fronte a quel grande e maestoso albero, intenta a riflettere sul viaggio che si avrebbe incominciato da lì a poco, la mano destra iniziò ad accarezzare la morbida seta blu che ricopriva l'elsa di Alabastre, la spada che aveva appoggiato sulle proprie gambe. Quella spada significava molto per lei, in fin dei conti aveva ricevuto quella spada da bambina, era un'ancora che la legava lì, tra mille storie e mille ricordi. Ormai un nuovo sole stava sorgendo, Elysandra aveva scelto la sua via e sarebbe partita quel giorno verso Istvàn, la Cittadella della Luce.
    Era molto eccitata all'idea di vedere per la prima volta la Capitale, aveva sentito tantissime storie su quell'immensa città, senza contare che lei aveva proprio la Luce come elemento... insomma, era come se si sentiva legata a quel luogo nonostante non l'avesse mai visto. Ovviamente il motivo del viaggio non era così banale, l'obiettivo reale della ragazza era arruolarsi nelle Spade di Istvàn che portavano avanti e condividevano molti dei valori di Elysandra, in special modo quello di difendere chi non ha la forza per difendersi da solo.
    «Beh, è tempo di muoversi.» si disse afferrando la spada e alzandosi, fece roteare un paio di volte la lama poi ripose l'arma nel suo fodero, sospirando "Chissà quando ritornerò.". Prima di andarsene definitivamente dal cortile, si preoccupò di prendere anche il suo scudo personale, l'aveva appoggiato vicino alla panchina sulla quale era seduta, quei pochi raggi di luce che riuscivano a colpirlo lo rendevano scintillante come non mai, probabilmente qualcuno avrebbe detto che quell'oggetto fosse benedetto tanto che splendeva. Elysandra non potè fare a meno di fare una piccola risatina, alla fine non c'era bisogno di avere chissà cosa per fare quel che faceva il suo scudo, ovvero proteggere sè stessa e gli altri.
    Con lo scudo impugnato con la mano sinistra, comunque, iniziò a dirigersi all'interno della casa, doveva procurarsi il sacco da viaggio che aveva preparato il giorno prima, dove aveva l'indispensabile per affrontare il viaggio. Le grandi sale dei Lyvellin a quell'ora erano abbastanza deserte, solo qualche inserviente che sbrigava le pulizie erano presenti e salutarono la padroncina con un sorriso, per gli altri: il padre e la madre erano anche loro in viaggio, dovevano incontrarsi con un amico di famiglia che Ely non aveva mai conosciuto, Callamastre era impegnato con i suoi studi da mago e Jadeon... beh, faceva la vita da primogenito, probabilmente stava ancora dormendo.
    Con il sacco sulla spalla, la giovane guerriera si voltò per osservare la casa un'ultima volta prima di partire, si impresse mentalmente quelle immagini per un paio di minuti, fin quando non si sentì pronta a varcare la soglia.
    Le strade di Selowen erano abbastanza desertiche a quell'ora, la città non si era ancora svegliata del tutto, dando la possibilità di godersi il silenzio e la tranquillità, anche perché poi con le strade piene diventava stressante camminare per quelle vie. Proprio pensando al disagio di ritrovarsi immersa in un flusso enorme di persone, si decise di muoversi in fretta verso i portoni della città, dove avrebbe trovato il carro di Mastro Gibbs e la sua famiglia ad aspettarla. Ely era stata parecchio fortunata a trovare il mercante, almeno avrebbe avuto compagnia durante il viaggio, e avrebbe avuto modo di difenderli o aiutarli in caso di imprevisti.
    La ragazza non ci mise molto ad arrivare a destinazione fortunatamente, e appena giunse in vista del carretto fu subito accolta dalla figlioletta del mastro, che corse verso Elysandra con l'intendo di abbracciarla.
    «Ney!» la chiamò la paladina mentre appoggiava lo scudo a terra e si chinava per essere alla stessa altezza della bambina, la quale si gettò letteralmente al collo di Elysandra «Ely, finalmente sei arrivata! Dai vieni, che stiamo per partire!».
    Una volta sciolto l'abbraccio, la paladina riprese lo scudo e si avvicinò al carro, salutando tutti i presenti con un gran sorriso «Buon giorno Mastro Gibbs! Anche a lei signora Gibbs!» «Ah eccoti, ben arrivata! Susu, dammi lo scudo che lo metto sul carro. Lucas, occupati delle valigie della signora, fai il gentiluomo!» Mastro Gibbs scese rapidamente dal carro con un piccolo balzo per poi atterrare sulle sue gambe tozze, era una persona un po' bassa e tonda, l'età che aveva gli aveva portato via i capelli, ma non i folti baffi che aveva sotto il naso a patata, e il tempo non era riuscito a portare via nemmeno la vivacità dei suoi occhi, in tutto questo il mastro risultò particolarmente veloce nel prendere lo scudo della giovane guerriera per poi posarlo sul carretto.
    «Mi da il suo sacco, signora?» il giovane Lucas richiamò debolmente l'attenzione di Elysandra, evidentemente imbarazzato, la paladina gli rivolse un gran sorriso per poi porgergli il sacco «Certo! Ti ringrazio!» gli disse tentando poi di scompigliargli i capelli, purtroppo non ci riuscì visto che Lucas, appena si accorse della cosa, fuggì letteralmente via, posò il sacco e si nascose dietro al carro.
    Elysandra rimase immobile per qualche istante, non si aspettava di certo una reazione del genere "Che abbia fatto qualcosa di male?" a riportarla nel mondo reale fu Ney «Non ti preoccupare, fa sempre così non le femmine!», Elysandra tirò un sospiro di sollievo.
    «Forza, tutti sopra! Si parte!» Mentre mastro Gibbs saliva al posto del conducente, Elysandra aiutò gli altri a salire sul carro per poi salire anche lei e sedersi dove c'era posto, dopo qualche istante i cavalli nitrirono e il carro iniziò a muoversi e a sussultare.
    "Si inizia..."
     
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    Forse, per te che non hai viaggiato molto, quella che ti si offre è una bella novità tutta da scoprire, ma... stando a ciò che ti trasmette l'atmosfera serena e abitudinaria della famiglia del Mastro Mercante, puoi capire che mettersi sulla strada di buon mattino sembra proprio un'esperienza affascinante: certo, sono tutte cose che i poeti e i pittori hanno già immortalato nell'immaginario collettivo più di una volta, ma questo non basta certo a sminuire quel tocco magico che puoi avvertire ora anche tu, in prima persona, nel fondo della tua anima.

    Il silenzio che aleggia sulle case ha qualcosa di mistico, la quiete che riempie le strade del feudo -a quest'ora poco frequentate- sembra accrescere e ovattare insieme l'eco di ogni più piccolo rumore, il cielo scialbo che non ha ancora deciso se regalare al mondo una giornata di nuvole o di sole, e l'aria fredda e frizzantina dell'autunno che ti carezza le guance,... sono tutte piccole pennellate che si imprimono sulla tela della tua memoria mentre ti lasci alle spalle il tuo nido, ritraendo con colori già un po' lucidi di nostalgia il tuo ricordo di Casa.

    « Elyyy! Ely! Prendi qualche nocciolina! »

    La voce allegra e squillante della piccola Ney ti strappa ai tuoi pensieri, allontanando lo sguardo dal paesaggio verdeggiante che riveste la collina sotto il controllo del tuo casato per riportarlo sul carro e sugli occhioni sfavillanti di entusiasmo della piccola interlocutrice: reggendolo con entrambe le manine, la bimba ti offre un piccolo sacchetto di velluto verde finemente decorato a mano -probabilmente opera della sua mamma-, e l'espressione sul suo musetto è un muto invito a servirti del suo contenuto.

    All'interno -tra le pieghe di tessuto-, vedi un vasto assortimento di frutta secca già sgusciata e vari tipi di bacche essiccate, e la chiara aspettativa con cui la piccina ti guarda ti lascia immaginare che per lei si tratti di qualcosa di speciale: qualcosa che le piace tantissimo e che -in un istinto tanto infantile quanto dolce- desidera condividere con qualcuno che le piaccia altrettanto, senza dubitare per un solo istante che apprezzerai quel dono quanto lei stessa lo apprezza, e lo troverai buonissimo.
    ...e tu non vorrai deluderla, dico bene?

    Quando il cocchio raggiunge lentamente la cima del declivio, puoi considerarti ufficialmente fuori dai possedimenti del tuo casato, e per un istante il fiato ti si mozza davanti allo spettacolo che ti si dipana davanti: magari non sarà la prima volta che ammiri la città di Selowen (dopotutto, è il capoluogo della regione di Shea, governata dalla famiglia Du Lac, a cui i Lyvelline sono legati da rapporti di vassallaggio da diverse generazioni), ma non a quest'ora del giorno, quando la luce del primo mattino ricopre la laguna di scaglie d'argento, in mezzo ai quali le architetture della città sull'acqua aleggiano bianche ed eteree, come il miraggio di una terra fatata.

    jpg

    « Ogni giorno, i mercanti di Selowen che fanno la spola tra le Sette Sorelle traghettano le merci attraverso la Laguna, fino alla Stazione del Crocevia, da cui poi partono le carovane dirette verso diverse destinazioni – di questo e di altri Presidi. »

    Così ti spiega il Signor Gibbs, tenendo le redini in una mano e tendendo l'altra per illustrarti il piccolo agglomerato di capannoni e rimesse che -nel tempo- è sorto sulle rive del lago, attorno all'attracco per navi e gondole; in particolare, quello che ti sta indicando è lo spazio che si apre tra le spartane costruzioni in legno, dove -lontani, piccoli come giocattoli- potete già scorgere un drappello di persone, cavalli, carretti, vagoni e barrocci tutti radunati in attesa dell'ora della partenza.

    « Naturalmente viaggiare in gruppo non è obbligatorio, ma è preferibile, di questi tempi... »
    prosegue il baffuto Mercante, scuotendo il capo con fare grave e pensieroso
    « Stanno succedendo molte cose brutte in tutto il Semipiano, e ho sentito dire da chi ne capisce che anche gli Spiriti della Natura sono piuttosto irrequieti, ultimamente. »
    e sospira preoccupato, come qualunque padre farebbe davanti a quelle notizie
    « Che la Dama ci protegga...! »

    E mentre il carro inizia la sua discesa verso i confini della Valle, tu ti domandi a cosa si riferisca esattamente il Mastro Gibbs: certo, tuo padre è il Lord del feudo, ed è probabile che ne sia stato informato, perciò non escludi che -conoscendo la tua indole avventurosa- ti abbia taciuto di eventuali problemi... dopotutto, cosa c'è di più pericoloso di offrire una buona causa a chi già arde di un forte senso di giustizia?

     
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    Alla fine il viaggio era incominciato, e come ogni nuova avventura che si vive Elysandra non poteva fare a meno di iniziare a fantasticare, e fantasticando non poteva che fremere dalla voglia di entrare in azione e raggiungere i suoi obiettivi.
    Ma per il momento non poteva fare altro che aspettare e osservarsi intorno, contemplare la calma e la dolcezza del mattino che la stavano accompagnando dall'inizio, solleticata di tanto in tanto da piccole folate di vento autunnale, in fin dei conti quel che aveva davanti sembrava un quadro in movimento che la avvolgeva nella sua magia, quella magia che stava abbandonando per cercarne altre in nuovi luoghi, quella stessa magia che sperava di riuscire a donare anche agli altri, in qualche modo.
    « Elyyy! Ely! Prendi qualche nocciolina! »
    La voce della piccola riportarono la ragazza dai capelli dorati alla realtà, la destarono da quel sogno fantastico che stava immaginando, e fu lieta di scoprire che quella magia che avvertiva, in realtà, non era così immaginaria. Spostando la sua attenzione sulla bambina, si accorse finalmente che gli stava porgendo un sacchetto di velluto verde, decorato con un motivo molto ordinato e schematico che ricopriva l'orlo del tessuto di colore oro, che risaltava sul colore della natura per eccellenza.
    «Subito!» rispose allegra Elysandra, donando un dolce sorriso a Ney, e prima di prendere il sacchettino che le stava porgendo, la ragazza si tolse il guanto di cuoio dalla mano destra per poi poggiarlo sulle proprie gambe. Con la mano appena liberata iniziò a cercare nel sacchetto una di quelle noccioline di cui aveva parlato la piccola Ney, anche se ben presto le dita toccarono anche altri tipi di frutta secca e delle piccole palline lisce, probabilmente bacche. Alla fine decise di prendere due di queste palline, poi le mostro a Ney aprendo la mano.
    «Uno a me e uno a te!» disse allegra Ely, la quale aspettò che la bambina ne scegliesse uno per poi portarsi la bacca rimanente alla bocca e gustarsela.
    Una merenda piacevole e fresca non poteva far altro che migliorare, seppur nel suo piccolo, quella giornata che comunque si prospettava abbastanza lunga, quindi non poteva far altro che ringraziare la piccola e prometterle un piccolo dono appena fossero giunti a destinazione!
    Fu in quel momento che il carretto arrivò ai confini dei territori dei Lyvellin, e come ogni volta non potè che provare un brivido di eccitazione ogni volta che usciva dal "tetto familiare", senza contare che vedere la città di Selowen al mattino era uno spettacolo unico, con il lago che splendeva grazie ai primi raggi di luce della giornata.
    « Ogni giorno, i mercanti di Selowen che fanno la spola tra le Sette Sorelle traghettano le merci attraverso la Laguna, fino alla Stazione del Crocevia, da cui poi partono le carovane dirette verso diverse destinazioni – di questo e di altri Presidi. »
    Mastro Gibbs iniziò ad indicare diverse costruzioni in riva al lago, praticamente accanto al molo, dove si trovavano persone, carri, casse e tante altre cose che, vista la lontananza, la ragazza non riusciva a distinguere.
    « Naturalmente viaggiare in gruppo non è obbligatorio, ma è preferibile, di questi tempi... Stanno succedendo molte cose brutte in tutto il Semipiano, e ho sentito dire da chi ne capisce che anche gli Spiriti della Natura sono piuttosto irrequieti, ultimamente. Che la Dama ci protegga...! »
    Elysandra si fece molto attenta alle parole del buon uomo, nonostante sapesse che c'era qualcosa che non stava andando bene nel Semipiano lo sapeva, ma il padre era stato molto scaltro nel non rivelare informazioni più importanti e significative... d'altronde conosceva la figlia.
    « La Dama ci proteggerà, mastro Gibbs, e i Cavalieri Celesti combatteranno per risolvere qualsiasi minaccia tenti di danneggiare il Presidio e le sue genti. Mi sono unita a voi per proteggervi lungo la strada e per entrare nelle Spade di Istvàn!»
    Disse infine Elysandra con un sorriso stampato in volto, in cuor suo sperava di aver rassicurato quel povero padre di famiglia che aveva tante preoccupazioni, era anche questo uno dei compiti dei Cavalieri, fornire speranza.
    O almeno così pensava lei, visto che non era ancora un Cavaliere, ma il viaggio per diventarlo era iniziato e proseguiva senza incidenti, chissà quanto tempo ci avrebbe messo per raggiungere il suo sogno.
     
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    « La Dama ci proteggerà, mastro Gibbs, e i Cavalieri Celesti combatteranno per risolvere qualsiasi minaccia tenti di danneggiare il Presidio e le sue genti. Mi sono unita a voi per proteggervi lungo la strada e per entrare nelle Spade di Istvàn!»

    La sicurezza nelle tue parole e la luce del sorriso con cui le proferisci paiono rincuorare un poco le preoccupazioni dell'omone, e accendere una fiamma nello sguardo della piccola Ney: che ti ammiri non è un mistero, perché ai suoi occhi -con i tuoi bei capelli biondi, i tuoi natali aristocratici e il tuo nobile portamento- sei una sorta di principessa... come quelle delle fiabe che la sua mamma le legge all'imbrunire. Che tu sia anche forte e coraggiosa come una guerriera, poi, è per lei una vera fonte di ispirazione.

    L'unico rovescio della medaglia
    è che quando due occhi innocenti ti guardano con tanta ammirazione,
    bisogna sempre impegnarsi al massimo per esserne meritevoli.

    Cullati dall'andatura dondolante del carretto, percorrete senza fretta la via maestra che serpeggia tra le colline, e quando raggiungete lo scalo per le merci, trovate ad accogliervi molti sorrisi cordiali e cenni di saluto da alcuni uomini e donne del gruppetto: probabilmente, tutti colleghi mercanti ed esperti carovanieri, che hanno già conosciuto la famiglia Gibbs e viaggiato insieme a loro...

    jpgL'unico intruso in quel quadretto, l'eccezione al drappello di famiglie e lavoratori, sembra rappresentata da un cavaliere solitario, che -col cappuccio calato sul viso- non può che apparirti anche un po' losco in mezzo a quella comitiva... anche perché, con la spada gli penzola di fianco e l'armatura completa che intravedi sotto il mantello, è l'unico uomo armato della spedizione.

    Ma, forse... non è solo il suo assetto da guerra ad attirare la tua attenzione. C'è anche qualcos'altro che te lo fa saltare all'occhio, qualcosa di familiare...

    « Oh, avete riconosciuto il giovane Lord DuLac...? »
    commenta allegro il Signor Gibbs, seguendo la direzione del tuo sguardo
    « Siamo fortunati, direi! Sembra che quest'oggi viaggeremo con la scorta di una Guardia Indaco. »

    Ah, ecco! Quel giovane in armatura è dunque il figlio di Mathias DuLac, Governatore di Shea e diretto superiore di tuo padre; in effetti, non puoi dire di conoscerlo bene, ma di sicuro vi siete già incontrati spesso da bambini, in qualche occasione ufficiale... probabilmente non lo vedi da almeno qualche anno, vista la sua decisione di lasciarsi alle spalle le incombenze del suo casato per intraprendere la via delle armi e unirsi ai Cavalieri della Dama Azzurra (con chiaro successo, visto che la “Guarda Indaco” rappresenta la cerchia più alta nell'ordine); una decisione che fece scalpore -al tempo-, essendo lui il primogenito e destinato ad ereditare la reggenza sulla Regione.

    Magari potrebbe essere una buona idea salutare, ma... come avvicinarlo?
    Chissà se si ricorda di te? Del resto, eravate ragazzini, e ora è passato molto tempo...
    E poi, ha un'aria così severa, fredda e distaccata...

    Ad ogni modo, i tuoi tentennamenti non si tradurranno in azione tanto presto, perché -mentre rimugini- la spedizione mercantile si mette in movimento: i carri si incolonnano a formare una carovana lungo la via principale dell'entroterra, il clima che respiri è frizzante e festoso, e... come potrebbe essere diversamente? Dopotutto è ancora mattina, il sole di una limpida giornata autunnale splende su di voi, il clima si sta rivelando clemente, e alcuni degli uomini a cassetta dei diversi cocchi ogni tanto improvvisano, e si mettono a cantare qualche vecchia canzone dei viandanti, a cui gli altri viaggiatori si uniscono in coro – ma non si tratta di nulla di programmato, e il risultato è abbastanza pittoresco, ma fa simpatia e mantiene alto il buonumore.

    Il brivido pieno di aspettativa che già ti accompagna da quando hai lasciato il feudo di famiglia ti aiuta a non annoiarti mentre il passaggio collinare di Shea declina in una conformazione più pianeggiante, che preannuncia quel che vi attenderà una volta superato il confine di Chediya... per quanto la fitta massa boscosa -che si ingrandisce sulla linea dell'orizzonte-, vi ricorda che dovrete prima superare la magica foresta di Fanedell.

    Non che ci sia da temere, dato che -nascosti alla vista dal folto degli alberi- i Ranger sorvegliano incessantemente i sentieri silvani, eppure... quando varcate i confini della regione boschiva, e la fresca ombra degli alberi -che intrecciano sopra le vostre teste una tettoia verde e naturale con le proprie chiome- avverti uno strano presentimento nell'aria.

    « Elyyy! Ely! Ely! Tu hai mai visto una fata?! »
    trilla Ney, aggrappandosi al tuo braccio e guardandosi intorno fare entusiasta
    « Pensi che oggi riusciremo a trovarne una, se ci mettiamo a cercare...? »

    Non sai bene cosa risponderle, ma di sicuro qualcosa inventerai!

    jpg

    Intanto, spostandosi oltre il ciglio della strada, la carovana raggiunge una graziosa e verdeggiante radura, chiusa da un lato da un ruscello gorgogliante, e lì decide di fermarsi per fare una sosta per il pranzo: dopotutto, senza quasi che te ne accorgessi, avete ormai consumato l'intera mattinata, e nella luce del sole di mezzogiorno -che filtra a malapena tra il fitto fogliame- Fanedell ha un aspetto davvero vivace.

    « Non disturbare gli Spiriti Silvani, Ney...! »
    la ammonisce bonariamente il padre, lasciando il suo posto alla guida
    « Potete andar pure a giocare, ma non allontanarti troppo...! »

    E mentre il Signor Gibbs libera i cavalli dal giogo del carro per legarli al basso ramo di un albero -così da lasciarli liberi di riposare, mangiare, ed abbeverarsi al vicino ruscello-, e sua moglie si raduna insieme alle altre donne per organizzare tutti insieme qualcosa per il desco, a te resta da decidere cosa fare.

    Potresti dare una mano in cucina prestando assistenza alle cuoche, tenere d'occhio la piccola Ney e suo fratello mentre iniziano a rincorrersi con gli altri ragazzini, avvicinare il tuo vecchio amico di infanzia per un saluto e qualche chiacchiera, o anche -perché no?- esplorare i paraggi per conto tuo! Dopotutto... quando mai ti si è presentata l'occasione di fare un'escursione nella magica foresta di Fanedell?

     
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    Elysandra potè ritenersi soddisfatta del suo tentativo di alleviare le preoccupazioni di Mastro Gibbs, seppur in minima parte. La giovane appoggiò la schiena sul lato del carro, con la mano destra scostò una cioccia di capelli che, a causa del movimento ondulatorio del carro, era finita sul viso, recuperato un po' di raggio visivo, Elysandra notò che la piccola Ney la stava fissando intensamente. La giovane donna non resistette all'istinto di sorriderle e di accarezzarle la testa, scompigliandole dolcemente i capelli.
    Il viaggio proseguì lentamente, il suono ritmico e tranquillo del carro che attraversava quelle colline verdeggianti fece rilassare la ragazza, la quale si ritrovò a poggiare la nuca sul bordo del carro a fissare il cielo limpido della mattina, rimase come ipnotizzata nel guardare quel celeste così limpido e infinito, se non fosse per le sparse e occasionali nuvole probabilmente la ragazza si sarebbe addormentata poco dopo, fece un lungo respiro per assaporare ancor di più quel momento di pace e tranquillità, senza accorgersene Ely iniziò ad accarezzare dolcemente la seta che avvolgeva la sua spada e a fantasticare sul suo futuro.

    Fu l'arrivo allo scalo a riportarla con i piedi per terra, rimase anche abbastanza stupefatta per la grande quantità di mercanti, carri, merci, casse e via dicendo fossero presenti lì. Mastro Gibbs iniziò a parlottare un po' con tutti, prima cenni di saluto, poi qualche veloce consiglio sul commercio e cose simili: era piuttosto evidente che il Mastro fosse un mercante molto esperto. Ma l'attenzione di Elysandra fu completamente attirata da una persona "singolare", un cavaliere ben armato che indossava un mantello con tanto di cappuccio calato sul volto, in completo assetto di guerra.
    "Un cavaliere errante?" pensò ingenuamente la ragazza, anche se non era del tutto convinta: quell'uomo aveva qualcosa di strano, era... familiare, come se fosse qualcuno che conosceva e che non aveva visto da molto tempo.
    « Oh, avete riconosciuto il giovane Lord DuLac...? » commentò in modo allegro Mastro Gibbs, facendo sobbalzare la giovane guerriera.
    «Quindi è Lancelot DuLac? Ecco perché mi sembrava familiare! Non ci vediamo da un bel po' di tempo...» rispose Elysandra incrociando le braccia sul petto, facendo poi un rapido confronto mentale tra il ricordo che aveva di Lancelot e l'uomo che aveva davanti e... effettivamente i due corrispondevano, nonostante alcuni cambiamenti.
    «Siamo fortunati, direi! Sembra che quest'oggi viaggeremo con la scorta di una Guardia Indaco. » Mastro Gibbs sembrava decisamente euforico per la presenza del giovane, il che non poteva non fare felice pure Elysandra, la quale appoggiò orgogliosamente le mani sui fianchi per poi canzonarlo con un sorriso « Ve l'avevo detto che la Dama ci avrebbe protetto, Mastro Gibbs!»
    Però ora si apriva un interessante interrogativo: come avrebbe dovuto comportarsi Ely con Lancelot? Nonostante abbia rinunciato all'eredità, apparteneva comunque alla dinastia dei DuLac, Signori di Shea a cui la dinastia Lyvellin era legata tramite un forte e solido rapporto di vassallaggio, senza contare che non sapeva se il cavaliere l'avrebbe riconosciuta o meno!
    Mentre questi pensieri attanagliavano la mente di Elysandra, la quale si era seduta a riflettere sul bordo del carro, la carovana iniziò a muoversi tra l'allegria generale degli uomini, e non poteva essere altrimenti vista la bella giornata, il bel posto e le canzoni stonate di diversi mercanti!

    Ben presto l'allegra compagnia si lascia alle spalle le colline di Shea per trovarsi faccia a faccia con la Foresta di Fanedell, Elysandra si sporse dal suo carretto per osservare meglio quella barriera composta da tronchi e foglie, non si era mai allontanata tanto da casa e ora si chiedeva come mai non fosse partita prima, rimase poi letteralmente senza fiato nell'osservare i giochi di luce che creavano i raggi del sole che s'insinuavano nelle rigogliose chiome degli alberi, anche se...
    « Elyyy! Ely! Ely! Tu hai mai visto una fata?! » la piccola Ney prese Ely alla sprovvista, facendola abbassare leggermente.
    «No, però ho sentito molte storie! Si dice che siano dei piccoli angeli custodi che accompagono e proteggono i bambini! Dovrebbero essere anche abbastanza giocherelloni da quel che so.»
    « Pensi che oggi riusciremo a trovarne una, se ci mettiamo a cercare...? »
    «Forse! Alcune fate compaiono di notte quando metti un dentino sotto al cuscino per portarti un dono, altre invece si trasformano in piante. Di certo, però, è che non bisogna far del male alla Natura, altrimenti rischiamo di farle andare via. Dopo che avremo pranzato, se avremo tempo, le andiamo a cercare insieme, va bene?» sorrise infine alla piccola, accarezzandole e scompigliandone nuovamente i capelli.

    Dopo qualche altro minuto di cammino, la carovana si fermò in una piccola radura costeggiata da un fiume, d'altronde il mattino era passato ed era giunto il momento di pranzare. Ely lasciò lo scudo sul carro, ma decise di tenere legata alla vita Alabastre senza un motivo in particolare, perlopiù perché probabilmente si scocciava di slegarlo. Scese agilmente dal mezzo di Mastro Gibbs e, una volta con i piedi a terra, si stiracchiò per far riprendere i muscoli e le ossa dal viaggio mattutino.
    «Non disturbare gli Spiriti Silvani, Ney...! Potete andar pure a giocare, ma non allontanarti troppo...!» l'omone aveva appena lasciato il suo posto di guida per legare i cavalli a degli alberi vicino al torrente, mentre gli altri mercanti e le loro donne si apprestavano a preparare il pranzo.
    Comunque ora Ely aveva l'opportunità di parlare con Lancelot, era curiosa di sapere cosa avesse fatto in tutto questo tempo, come avesse fatto a diventare una Guardia Indaco e tutto questo genere di cose. La bionda si mosse verso il cavaliere mantenendo una mano sull'elsa, come per darsi un tono marziale, e anche per appoggiare semplicemente la mano, era ancora dubbiosa su come comportarsi, ma alla fine... avrebbe improvvisato, più o meno.
    «Mio signore.» gli disse per richiamare la sua attenzione per poi inchinarsi leggermente «Non so se mi riconoscete: sono Elysandra Lyvellin. Vi... ricordate di me?»
     
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    « Elyyy! Ely! Ely! Tu hai mai visto una fata?! »
    «No, però ho sentito molte storie! Si dice che siano dei piccoli angeli custodi che accompagnano e proteggono i bambini! Dovrebbero essere anche abbastanza giocherelloni da quel che so.»
    « Pensi che oggi riusciremo a trovarne una, se ci mettiamo a cercare...? »
    «Forse! Alcune fate compaiono di notte quando metti un dentino sotto al cuscino per portarti un dono, altre invece si trasformano in piante. Di certo, però, è che non bisogna far del male alla Natura, altrimenti rischiamo di farle andare via. Dopo che avremo pranzato, se avremo tempo, le andiamo a cercare insieme, va bene?»

    Pienamente soddisfatta dalla tua risposta, la bimba annuisce con un sorrisone raggiante, e -una volta a terra- trotterella via, as aggregarsi a un gruppetto di ragazzini per giocare con il suo non troppo contento fratellino, che si è già riunito ad altri coetanei della carovana per socializzare; rimasta da sola, decidi anche tu come impiegare il tempo che manca alla distribuzione del rancio in qualche modo.

    Mentre trascorrevi quietamente le ore di viaggio sul carro del Mastro Gibbs, godendoti il panorama ancora sconosciuto del tuo paese, assecondando al contempo la piccola Ney nei suoi giochi per coccolarla, e ascoltando le vecchie ballate popolari del Presidio, più volte il tuo pensiero è tornato al Cavaliere che viaggia insieme a voi e al dilemma su come comportarti con lui.

    Certo, non siete del tutto sconosciuti: nell'infanzia eravate anzi piuttosto in sintonia, per quanto la vostra frequentazione fosse sporadica, e lui un tipo taciturno e un po' apatico, ma è passato molto tempo da allora, e forse non si ricorda... ma, in ogni caso, per il legame politico che esiste tra le vostre casate, sarebbe buona norma presentarti per porgergli i tuoi saluti... e, tuttavia, essendosi egli discostato dagli affari della sua famiglia per prendere il cavalierato, non sai se potrebbe essere più scortese importunarlo o ignorarlo.

    Anche adesso, che il convoglio si è fermato per allestire il desco, il rampollo dei DuLac si è sistemato in disparte, in un angolo riparato, seduto su una roccia, a leggere qualcosa da un libriccino dall'aria antica e consunta; alla fine, però, la tua candida curiosità ha la meglio su ogni incertezza, e lo avvicini con la tua solita allegria e cortesia, desiderosa di scoprire qualcosa in più sulla carriera militare che tu stessa sei interessata ad intraprendere.

    «Mio signore.»

    Il suono della tua voce -così vicina, rispetto a quelle degli altri membri della carovana, che suonano come un chiacchiericcio allegro e confuso di sottofondo- riporta subito l'attenzione del lettore alla realtà, attirando proprio su di te lo sguardo imperscrutabile di quegli occhi verde-acqua, e richiude il volumetto con un unico e pacato movimento della mano che lo sorregge.

    « Buongiorno, madonna*... »

    «Non so se mi riconoscete: sono Elysandra Lyvellin.»
    esordisci, esibendoti in un leggero inchino cavalleresco
    «Vi... ricordate di me?»

    Reclinando la testa albina da una parte, il giovane sembra scandagliarsi la mente con un'espressione pensierosa: certamente è ben conscio di chi siano i Lyvellin, e ha un'idea ben chiara dei momenti, dei luoghi e delle circostanze in cui potete esservi incontrati, ma... si tratta comprensibilmente di un tempo remoto, e di un aspetto della sua vita che ha messo un po' da parte negli ultimi anni; se non altro, sembra comunque ben disposto a dedicarti tempo ed attenzione, a giudicare da come si solleva in piedi per ricambiare l'inchino.

    jpg« Ho qualche memoria di voi, Lady Lyvellin: perdonatemi se non ho ottemperato ai saluti prima, ma... no, non vi avevo riconosciuta
    ammette, cortese come ci si aspetta da un nobile, ma onesto come un Cavaliere dovrebbe
    « É trascorso molto tempo è dal nostro ultimo incontro, ma non avete mutato attitudine... »

    Ti basta seguire il movimento del suo sguardo fino alla spada che ti riposa al fianco per capire a cosa si riferisca con quella parola: in effetti, durante l'infanzia e l'adolescenza, quando le aspettative della tua famiglia su di te non avrebbero voluto niente altro che bei vestiti, fiori e bambole (come logica presupponeva per le fanciulle di nobili natali), in molti avevano disapprovato o schernito il tuo interesse per le armi e l'azione (soprattutto i tuoi due fratelli!), ma... per quanto superficiale fosse la vostra conoscenza, ricordi che Lance fosse uno dei pochi a non farne affatto menzione, mai.

    Probabilmente, avevi pensato che -semplicemente- non gli interessasse, ma... del resto, non erano nemmeno affari di nessuno di tutti gli altri che si dicevano “preoccupati per la tua educazione”; la differenza era che loro sembravano non aver altro passatempo che questionare le tue scelte e dirti cosa fare. Ancora, sei stata comunque più fortunata di molti altri: per quanto noiosi, irritanti o seccanti potessero divenire quelli attorno a te, non ti è mai stato apertamente negato o proibito di interessarti a ciò che desideravi - e questa libertà di poter scegliere è comunque una cosa che altri non hanno.

    Ad ogni modo, per essere stata una voce fuori dal coro -qualcuno che al “canto” preferiva il silenzio-, ti era rimasta una buona impressione del giovane DuLac.

    « Siete lontana da casa... viaggiate da sola verso Istvàn? »


    *Nell'accezione di “mea domina”, dal latino, utilizzato nel Medioevo come forma di rispetto per le donne di rango.
     
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    Il cavaliere si era messo abbastanza in disparte, seduto su una roccia per leggere un libro, Elysandra sperava di non disturbarlo troppo, ma in un certo senso era obbligata.
    « Buongiorno, madonna.»
    Lancelot chiuse il volumetto che stava leggendo per concentrarsi su Elysandra, molto probabilmente stava cercando di metterla a fuoco per ricordarsi chi fosse. La giovane paladina, invece, si stava mentalmente preparando ad una eventuale figuraccia, anche se non era mai stata brava in questo genere di cose. L'uomo si alzò e rispose all'inchino inchinandosi a sua volta « Ho qualche memoria di voi, Lady Lyvellin: perdonatemi se non ho ottemperato ai saluti prima, ma... no, non vi avevo riconosciuta.» Elysandra tirò un sospiro di sollievo mentale, il peggio era passato «É trascorso molto tempo è dal nostro ultimo incontro, ma non avete mutato attitudine... » con lo sguardo, il giovane Lancelot indicò Alabastre.
    La Lyvellin non potè che ridacchiare, portò la mano destra per coprirsi parzialmente il volto, non era garbato ridere in faccia alle persone dopotutto « Mio signore, se non fosse stato per Mastro Gibbs non avrei avuto la certezza che foste voi.» parlando, la ragazza si voltò verso il carro del mercante che l'aveva accompagata fin lì per poi rivolgersi nuovamente al cavaliere picchiettando l'elsa « Non avevo alcun motivo per cambiare attitudine per fortuna, sopratutto se mi permette di aiutare gli altri. Ci ho messo un po' di tempo per convincere definitivamente la mia famiglia, ma alla fine ho avuto successo.» in realtà non era stato nemmeno troppo difficile, la famiglia Lyvellin era abbastanza avvezza al cambiamento, però si sa che è difficilissimo spezzare una tradizione consolidata da generazioni, fortunatamente i genitori pensavo più al benessere dei loro figli che al potere della famiglia in sè, e nonostante questo comunque hanno posto una certa resistenza prima di arrendersi alla volontà della Paladina.
    D'altronde, quando si rese conto dei suoi poteri non ci fu verso di farle cambiare idea.
    « Siete lontana da casa... viaggiate da sola verso Istvàn? » Elysandra annuì convinta alla successiva domanda di Lancelot «Sì mio signore, anche se non sono da sola: mi sono unita alla carovana di Mastro Gibbs per alleviare il viaggio e, eventualmente, fargli da scorta, sperando che non si riveli necessario sguainare le spade. Una volta giunti a destinazione, è mia intenzione unirmi alle Spade di Istvàn, come avete fatto voi tempo fa.» rivelò con un sorriso stampato in faccia «Da quel che ho sentito avete fatto strada all'interno dei Cavalieri Celesti fino a diventuare una Guardia Indaco! D'altronde, un cavaliere con le vostre capacità non poteva non elevarsi a tal rango, eppure fa strano pensare che mi lasciaste come semplice cavaliere per poi ritrovarvi come membri dell'Ordine del Sole!» Elysandra fermò per un istante il suo entusiasmo e il suo flusso parole, non voleva dar fastidio al DuLac più del dovuto, essendo un tipo piuttosto taciturno aveva qualche difficoltà a capire come regolarsi...
    «Ma non voglio importunarvi troppo, signore, anche se mi farebbe particolarmente piacere sapere delle vostre avventure e...» accidenti, proprio non riusciva a darsi un freno certe volte.
    «Vi chiedo scusa per la mia curiosità, non intendo infastidirla più del dovuto.» concluse infine, inchinandosi di nuovo per scusarsi per la mole di parole, frasi e domande che aveva rivolto al Cavaliere.
     
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    « Mio signore, se non fosse stato per Mastro Gibbs non avrei avuto la certezza che foste voi.»

    Schiudendo le labbra in una risatina allegra solo per celarla al riparo della mano, porti avanti la conversazione con il tuo vecchio amico di infanzia, voltandoti per indicare con uno sguardo il Mercante che si è premurato di offrirti un passaggio e l'ospitalità della sua famiglia, riassumendo brevemente le circostanze che ti hanno condotta fino a Fanedell quel giorno; quando lo scambio di convenevoli tra voi tocca l'arma che ti pende al fianco, sei ben lieta di poter affrontare l'argomento...

    « Non avevo alcun motivo per cambiare attitudine per fortuna, sopratutto se mi permette di aiutare gli altri. Ci ho messo un po' di tempo per convincere definitivamente la mia famiglia, ma alla fine ho avuto successo.»

    ...perché se quel ferro incarna i tuoi più nobili ideali, ed è sempre stato un tuo tratto distintivo fin dall'infanzia, il poter dar voce a quelle che sono le tue profonde convinzioni -maturate da lunghi anni di riflessione e forgiati nella determinazione costante- è un'esperienza piuttosto nuova, e ti senti davvero energica quando esponi a Du Lac le ragioni del tuo viaggio.

    Così tanto da non notare l'increspatura leggera che gli adombra lo sguardo come una nuvola passeggera quando menzioni la tua famiglia; non perché lui abbia qualcosa contro il tuo casato, ma perché... beh, a proposito di famiglie che accettano le due inclinazioni, lui non è stato così fortunato.

    «Sì mio signore, anche se non sono da sola: mi sono unita alla carovana di Mastro Gibbs per alleviare il viaggio e, eventualmente, fargli da scorta, sperando che non si riveli necessario sguainare le spade. Una volta giunti a destinazione, è mia intenzione unirmi alle Spade di Istvàn, come avete fatto voi tempo fa.»

    Un sorriso luminoso ti si rischiara il viso, mentre -di contro- sul volto pallido del Cavaliere vedi disegnarsi un vago accesso di perplessità, appena appena sfumata dall'inarcarsi incuriosito di un sottile sopracciglio albino: non sai certo indovinare cosa stia pensando in questo momento, ma sembrerebbe quasi colpito dalla notizia che gli hai dato...

    «Da quel che ho sentito avete fatto strada all'interno dei Cavalieri Celesti fino a diventare una Guardia Indaco! D'altronde, un cavaliere con le vostre capacità non poteva non elevarsi a tal rango, eppure fa strano pensare che mi lasciaste come semplice cavaliere per poi ritrovarvi come membri dell'Ordine del Sole!»

    Per un istante, ti sfiora il pensiero di star essendo un po' logorroica, così taci per cercare di capire... ma è -appunto- solo un pensiero, e il silenzio è solo una pausa, per quanto il tuo inchino e le tue parole affermino chiaramente le tue buone intenzioni.

    « Ma non voglio importunarvi troppo, signore, anche se mi farebbe particolarmente piacere sapere delle vostre avventure e... Vi chiedo scusa per la mia curiosità, non intendo infastidirla più del dovuto.»

    jpg
    « Non siete di alcun disturbo, Lady Lyvellin. »
    garantisce l'albino, esordendo con tono asciutto e cortese
    « Discorrere non mi pesa più come un tempo, ma... negli ultimi anni mi sono dedicato maggiormente all'addestramento in armi che non alla conversazione: vogliate perdonare le mie carenze in oratoria. »

    A giudicare dall'espressione perennemente seria del Cavaliere, non si può certo dire che si stia prodigando per rincuorarti, ma... per quanto solenne, non è mai stato un tipo cerimonioso, quindi -anche se non si sta sbilanciando- non dubiti che sia sincero e intenda davvero quello che dice: semplicemente, essendo introverso, immagini che non sia semplicemente troppo bravo a mostrarlo.

    « Il desiderio di aiutare il prossimo è certamente il miglior sprone che potreste avere per unirvi alla nobile causa della nostra Regina: la sua visione del mondo è stata di ispirazione per me... e sono sicuro che saprà indirizzare anche i vostri buoni propositi. »
    prosegue il giovane, ricollegandosi a quel che hai detto sull'intenzione di arruolarti
    « Il mondo di Endlos è sempre stato selvaggio, e vasto, e irto di insidie, ma negli ultimi anni un insonne malanimo tormenta la pace e l'armonia del Semipiano: i principi della Dama sono saldi quanto lo è il suo impegno, ma ella ha bisogno ora più che mai della buona volontà dei giusti. »

    Sembrerebbero discorsi fatti per passare il tempo, come i presagi di cui anche Mastro Gibbs ti aveva già parlato quella mattina, ma... se conosci un po' Lance, puoi immaginare che non è tipo da sprecar fiato in panegirici senza significato: è palese che abbia moltissima considerazione per la figura dell'Alfiere Orientale, ma non nel modo farneticante con cui puoi averne forse talvolta sentito parlare dal popolino, che la considera una specie di dea; a giudicare da come lo sguardo verde-acqua gli brilla per la devozione, è più una questione di rispetto.

    Quanto al tuo proposito di diventare una Spada di Istvàn... ricavi dal tuo interlocutore una sensazione ambivalente: come se la notizia lo facesse contento per qualche ragione, ma egli si frenasse dall'esserlo più ancora che dal dimostrarlo... e ragionando sulle sue parole potresti magari intuirne la ragione... o, magari, te la espliciterà lui stesso.

    « Dedicarsi agli altri non è sempre semplice, ma dopotutto...
    non è solo per noi stessi, che siamo nati. »


    Perché fare del bene nel mondo richiede impegno e talvolta anche sacrifici,
    e raramente le buone intenzioni resistono intatte all'impatto con i duri spigoli della realtà.

    ...e, perciò, il Cavaliere del Lago sarebbe forse lieto e orgoglioso di vederti incamminare sullo stesso sentiero che egli stesso ha già imboccato in passato, puoi intuire il suo conflitto interiore tra il pensiero di avvertirti delle avversità che ti aspettano e il timore di condizionarti.

    Ma non importa quale dei due impulsi prevalga in lui, perché la decisione di aiutare il prossimo, la scelta di seguire i tuoi ideali sarà sempre e soltanto tua: un voto da rinnovare ogni giorno.

     
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    « Non siete di alcun disturbo, Lady Lyvellin. Discorrere non mi pesa più come un tempo, ma... negli ultimi anni mi sono dedicato maggiormente all'addestramento in armi che non alla conversazione: vogliate perdonare le mie carenze in oratoria.» disse pacatamente il cavaliere, che in tutti quegli anni non era cambiato moltissimo, quantomeno in questo suo aspetto, fortunatamente Elysandra ci aveva fatto l'abitudine, la ragazza si limitò a guardarlo negli occhi per tentare di capire un po' di più le sue emozioni.
    Una impresa molto difficile visto il soggetto.
    La giovane spadaccina ascoltò attentamente le parole del cavaliere, d'altronde Ely aveva tutto da apprendere dal suo amico, senza contare che sarebbe stato scortese saltare qualche pezzo di frase.
    «Il desiderio di aiutare il prossimo è certamente il miglior sprone che potreste avere per unirvi alla nobile causa della nostra Regina: la sua visione del mondo è stata di ispirazione per me... e sono sicuro che saprà indirizzare anche i vostri buoni propositi. Il mondo di Endlos è sempre stato selvaggio, e vasto, e irto di insidie, ma negli ultimi anni un insonne malanimo tormenta la pace e l'armonia del Semipiano: i principi della Dama sono saldi quanto lo è il suo impegno, ma ella ha bisogno ora più che mai della buona volontà dei giusti.»
    Il cavaliere le aveva appena dato alcune conferme significative, Lancelot non era il tipo che sprecava fiato e ogni singola parola era ben pensata e intrisa di significato, un po' come certi poeti che scrivevano poesie con due soli versi.
    "Dai, non è così esagerato"
    «Non vedo l'ora di conoscere di persona la Dama! Non ho mai avuto il piacere di vederla nemmeno per una volta visto che non mi sono mai allontanata tanto da casa...» Ely parlò quasi senza pensare portandosi una mano al mento e rivolgendo gli occhi verso l'alto, effettivamente avrebbe potuto essere un pensiero ad alta voce visto che non era completamente diretto a Lancelot.
    «Dedicarsi agli altri non è sempre semplice, ma dopotutto...
    non è solo per noi stessi, che siamo nati. »

    Questa frase lasciò la ragazza abbastanza perplessa, scese un breve momento di silezio accompagnato dal brusio delle foglie sospinte dolcemente dal vento, Elysandra si fece improvvisamente più seria rispetto a prima.
    «Un uomo disse che il vero modo per essere felici è procurare la felicità agli altri. Non è sempre così semplice, e non sempre ci si riesce.» la spadaccina fece un leggero sospiro per poi alzare lo sguardo e fissare, per qualche istante, l'immenso cielo azzurro «Non sempre ci sono riuscita. Quando ho prestato le mie abilità di guaritrice al tempio, ho dovuto affrontare più e più volte il fallimento. Più volte ho tastato con mano la morte e la sofferenza.» scosse poi la testa come per riprendersi da quei brutti ricordi, abbozzando ad un timido sorriso «Non sono riuscita a salvare tutte le persone che incontravo, ma molte altre oggi continuano a vivere grazie all'impegno e alla bontà delle sacerdotesse che ho aiutato. Non possiamo mollare la nostra missione solo perché falliamo. D'altronde, per far sì che il male vinca basta che i buoni restino a guardare, no?»
     
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    « Non vedo l'ora di conoscere di persona la Dama! »
    ti lasci sfuggire, quasi parlando a te stessa con la genuina curiosità che ti distingue
    «Non ho mai avuto il piacere di vederla nemmeno per una volta
    visto che non mi sono mai allontanata tanto da casa...»


    La tua meditabonda osservazione si deposita con grazia nelle pause del Cavaliere del Lago senza turbarne le quiete o interromperne i discorsi, e l'ombra di un sorriso increspa a malapena le labbra dell'albino alla prospettiva di vederti incontrare la Dama Azzurra in persona: chissà se, vedendola, almeno tu potrai capire le motivazioni che lo hanno spinto a mettersi al suo servizio, nonostante il parere contrario della sua famiglia, che nutriva per lui ben altre aspirazioni?

    Dopo l'avvertimento del tuo vecchio amico, quando la conversazione vira su un argomento complesso e articolato come le motivazioni e gli ideali che possono spingere ad abbracciare il cavalierato, e -ovviamente- quali rischi comporta percorrere quella strada, tra voi cala un istante di silenzio; un silenzio riflessivo, dove lo stormire delle foglie al vento culla i pensieri, e si placa in un mite sottofondo non appena prendi la parola, con una pacatezza che rivela una certa maturità.

    «Un uomo disse che il vero modo per essere felici è procurare la felicità agli altri.
    Non è sempre così semplice, e non sempre ci si riesce. Non sempre ci sono riuscita.»

    esordisci, volgendo lo sguardo al cielo che si staglia tra le chiome degli alberi.
    «Quando ho prestato le mie abilità di guaritrice al tempio, ho dovuto affrontare più e più volte il fallimento. Più volte ho tastato con mano la morte e la sofferenza.»

    L'apertura che offri a Lancelot non è che un esiguo spiraglio sul tuo passato, eppure -a giudicare dal rammarico che gli leggi in faccia- puoi immaginare che anche quel poco sia stato sufficiente a fargli comprendere abbastanza.

    «Non sono riuscita a salvare tutte le persone che incontravo, ma molte altre oggi continuano a vivere grazie all'impegno e alla bontà delle sacerdotesse che ho aiutato. Non possiamo mollare la nostra missione solo perché falliamo. D'altronde, per far sì che il male vinca basta che i buoni restino a guardare, no?»

    Sono state brutte esperienze -il fallimento lo è sempre-, ma le hai superate, da esse hai appreso quanto necessario a renderti più forte e più determinata, e ne sei uscita migliore... eppure, nonostante il tuo sorriso, l'albino se ne sta lì con l'espressione grave e colpevole per aver così maldestramente richiamato alla tua mente fantasmi sgraditi.

    jpg
    « Sì... avete ragione voi, indubbiamente. »

    « É pronto..! Venite a tavola: è pronto...! »

    Le allegre grida delle massaie in viaggio con voi attirano l'attenzione di tutta la carovana in direzione dei banchi allestiti alla meglio con quello che il bosco ha da offrire, interrompendo la chiacchierata; tuttavia, a salvare il tuo interlocutore dai suoi scrupoli è l'arrivo del Mastro Gibbs che si affianca a voi due per invitarvi personalmente al desco. O, almeno, così credi.

    « Oh, Lady Elysandra…! Lord DuLac! Andiamo a mangiare! »

    L'omone esordisce con i saluti e un accenno di inchino per l'illustre Cigno di Shea, ma poi comincia a guardarsi in giro, come se fosse alla ricerca di qualcosa; quando riporta gli occhi su di te, noti una sfumatura di perplessità non ancora sbocciata in preoccupazione... e che pure è sufficiente a darti un brutto presagio.

    « Ehm... Ney non era con te? »

     
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    Alla fine tutto si era risolto per il meglio, più o meno, non aveva fatto una brutta figura con Lancelot anche se Ely non si riusciva a spiegare il suo volto colpevole, come se avesse fatto qualcosa di male.
    «Qualcosa vi turba?» chiese ingenuamente la paladina, anche se da lì a poco le donne della carovana avrebbero chiamato a tavola.
    "Beh, ne parleremo dopo al massimo" pensò, d'altronde non era il caso di parlare di cose oscure a tavola, che dovrebbe essere un momento di allegria e spensieratezza.
    «Finalmente è pronto da mangiare!» esclamò Ely battendo simpaticamente le mani e guardando la tavola appena imbandita «Andiamo, mio signore?» invitò poi Lancelot con un bel sorriso stampato in faccia: basta cattivi pensieri!
    Almeno così sperava.
    Mastro Gibbs si avvicinò ai due cavalieri, avvertendoli cortesemente che era pronto da mangiare, poi si guardò intorno per poi rivolgersi ad Elysandra con aria perplessa «Ehm... Ney non era con te?»
    Ely, ti tutta risposta, si guardò anche lei intorno, alla ricerca della bambina: osservò per bene le rive del fiume e il limitare del bosco, poi si rivolse al Mastro «No signor Gibbs, Ney stava giocando con gli altri bambini...»
    Beh, per prima cosa bisognava non farsi prendere dal panico, bastava cercare in giro e chiedere ai bambini se avessero visto Ney andare da qualche parte.
    Insieme a Mastro Gibbs, quindi, la paladina si diresse verso il gruppetto con cui stava giocando Ney «Scusate, non è che avete visto Ney andara da qualche parte? Magari dopo che avete finito di giocare.» nonostante la preoccupazione, la paladina tentava di rimanere serena e calma, eventuale caos non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
    Ma l'avrebbe ritrovata, in un modo o in un altro.
     
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    «Qualcosa vi turba?»

    La domanda che rivolgi al Cavaliere del Lago di Shea cade sul nulla, perché -senza preavviso- una questione ben più urgente vi piove in testa come una tegola... e non si parla naturalmente della chiamata per il pranzo, che -al contrario- ti aveva reso piuttosto lieta.

    «Ehm... Ney non era con te?»

    Mastro Gibbs non ha visto Ney in giro durante la sosta, e si era perciò convinto che la bambina fosse con te, mentre tu -percorrendo a tua volta la radura con uno sguardo- hai un ricordo (un po' vago ma abbastanza vivido) della piccola che si aggrega al fratellino, alla ricerca di compagni di giochi tra i ragazzini della loro età; l'innocente domanda del mercante ti suscita nondimeno un brutto presagio...

    «No signor Gibbs, Ney stava giocando con gli altri bambini...»

    Ma è inutile allarmarsi prima del tempo, anche perché la tua indole benevola -che sempre ti spinge a premurarti in difesa degli altri- ti porta istintivamente a pensare che perdere la calma davanti a un padre potenzialmente preoccupato sarebbe tutto fuorché di aiuto; così, in compagnia del genitore -e seguiti da un Lancelot silenzioso come sempre-, raggiungi il capannello riunito per il desco e ti dirigi a passo sicuro verso Lucas, il primo figlio del Mastro Gibbs.

    «Scusate, non è che avete visto Ney andara da qualche parte?»
    chiedi al drappello di amichetti, riuniti per consumare il pasto assieme
    «Magari dopo che avete finito di giocare.»

    Al tuo sopraggiungere, i piccoletti smettono di ridacchiare tra loro per darti attenzione... e anche se i loro occhi scivolano più spesso alle tue spalle che non sulla tua faccia -evidentemente in soggezione per la presenza della celebre Guardia Indaco-, paiono recepire che c'è qualcosa di strano nella domanda che gli hai fatto, e si scambiano qualche occhiata interrogativa e incerta.

    Subito, noti però molti sguardi convergere verso Lucas, che -sentendosi forse un po' sotto pressione per quello- rimette nella scodella il boccone che stava per infilarsi in bocca, e sbuffa vagamente seccato e indisponente... in un modo che ti ricorda tantissimo i tuoi stessi fratelli quando -davanti ai vostri genitori, insegnanti o tutori- si giustificavano di qualche dispettuccio orchestrato ai tuoi danni per escluderti dalle loro compagnie: un modo per rivendicare i loro spazi, senza intromissioni da parte tua.

    «Stavamo giocando alla giostra dei cavalieri, ma lei insisteva per andare a caccia di Fate... così le abbiamo detto che se avesse vinto la partita a nascondino, avremmo fatto come voleva lei...»

    Un'esperienza antipatica, ma niente di oggettivamente grave o fatto con malizia,
    ma quel genere di piccoli screzi che -tra fratelli- capitano.

    «Si è diretta verso il limitare della foresta, ma nessuno è andato a cercarla.
    Sarà ancora nascosta in qualche cespuglio.»


    « Lucas! Non sono scherzi da fare, questi! »
    tuona il Signor Gibbs, severo e accigliato come mai lo hai visto prima
    « Adesso andiamo subito a cercarla! »

    Intanto, l'agitazione nell'aria ha richiamato su di voi l'attenzione dei presenti, e tra l'indignazione per quella piccola cattiveria ai danni di una bambina ingenua e troppo vivace, la preoccupazione per via di tutto quello che di imprevisto può esserle capitato, e le animose -e a tratti indisponenti- proteste dei ragazzini che cercano di discolparsi della loro coscienza non esattamente pulita, ben presto il chiacchiericcio e gli schiamazzi si fanno quasi frastornanti. Almeno finché DuLac non dipana il silenzio.

    jpg
    « Basta così. »
    scandisce, con voce più alta di quanto tu l'abbia mai sentita, autoritario ma pacato
    « In che punto l'avete vista addentrarsi nel bosco? »

    Pragmatico e laconico -freddo come il ghiaccio che ricopre la laguna nei mesi invernali-, il tono del Cavaliere sospende i commenti degli adulti e fa scattare sull'attenti il gruppo di monelli; non appena un po' di mani si sollevano ad indicare uno spazio tra due carri coperti -parcheggiati ai lati del sentiero-, Lancelot gira i tacchi, e non appena il piccolo anello di folla gli si apre davanti per farlo passare, si incammina a grandi passi in quella direzione... e, approfittando del passaggio apertosi, ti affretti a seguirlo.

    Dopotutto, concordi sul suo piano d'azione: ritrovare Ney al più presto è molto più importante di capire a chi imputare la responsabilità di quel piccolo e increscioso incidente.

    Intanto che ti allontani, la folla si richiude alle vostre spalle per attorniare Mastro Gibbs e la sua famiglia con il loro supporto, e -dietro di te- senti la brava gente della carovana accordarsi per suddividersi in una squadra di ricerca, mentre qualcuno (probabilmente i più allarmisti) già propongono di raggiungere il più vicino monolite elfico e allertare i Ranger di Fanedell... e tu speri in cuor tuo che non sia affatto necessario dover arrivare a tanto.

    Affiancando il tuo vecchio amico, inizi a perlustrare con lo sguardo la natura che si stende nella zona dell'ultimo avvistamento; dal momento che il Cavaliere sta in un assorto silenzio, tenendo gli occhi chiusi in un'espressione concentrata, capisci che sta in qualche modo sondando il terreno e gli alberi in cerca di tracce, quindi -sperando di non disturbarlo- tocca a te tentare la strada più logica e semplice: chiami il nome della bambina ad alta voce, e in più direzioni, ma non ti giunge nessuna risposta.

    Confidando che, nel sentire una voce amica che le spiega la situazione, la piccola possa decidere di uscire allo scoperto, reiteri il tuo sforzo, e muovi qualche passo verso il folto degli alberi... ed così che gli occhi notano qualcosa di strano ai piedi di un grosso albero dalle radici affioranti. Qualcosa di familiare, che -non appena ti avvicini a recuperarlo- sai di aver già visto proprio quella mattina: un sacchetto di velluto, verde finemente decorato a mano con ricami di fili dorati e argentati.
    Il sacchetto della frutta secca di Ney.

    Ora hai la certezza che la piccina sia effettivamente stata lì, ma... dove sarà andata adesso? Quanto può essersi allontanata nel poco tempo della pausa? E perché non risponde? Non ti ha sentito perché troppo distante, o magari ti ha sentito e per qualche motivo non può parlare? Ma, soprattutto: cosa pensi di fare, a questo punto? Addentrarti nel bosco? Avvertire il resto della carovana? Consultarti almeno con Lance? Ci sono tante possibilità, e ancora più dubbi; l'unica cosa sicura è che questa situazione ti piace sempre meno...

     
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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    I bambini si ammutolirono nel sentire la domanda della giovane donna, anche se probabilmente erano più intimoriti da Lancelot che da Elysandra, non c'era paragone tra una Guardia Indaco e un cavaliere di basso rango.
    Dopo qualche istante di incertezza, i bambini rivolsero i propri sguardi verso Lucas, il fratellino di Ney, che, sentendosi ovviamente guardato, posò nella scodella il boccone che stava per mangiare.
    In quell'istante, allo sbuffare del piccoletto, Elysandra non potè non ricordare gli screzi che ebbe con i suoi fratelli, litigate a non finire che sfociavano spesso in vere e proprie lotte, finché almeno non entrava il padre a rimettere tutti in riga.
    La famiglia è il primo porto sicuro del mondo, forse anche uno dei più sicuri: nonostante tutto, sapevi che non ti avrebbero mai abbandonato.
    «Stavamo giocando alla giostra dei cavalieri, ma lei insisteva per andare a caccia di Fate... così le abbiamo detto che se avesse vinto la partita a nascondino, avremmo fatto come voleva lei...»
    Anche se Lucas non aveva ancora finito di raccontare cosa era successo, Ely già immaginava come sarebbe andata a finire, ci era passata anche lei da piccola.
    «Si è diretta verso il limitare della foresta, ma nessuno è andato a cercarla. Sarà ancora nascosta in qualche cespuglio.»
    Come pensava, la giovane scosse leggermente la testa come per scacciare brutti ricordi e brutti pensieri, anche perché non c'era tempo da perdere, e anche Lancelot la pensava così, infatti richiamò l'attenzione di tutti e si fece indicare esattamente dove fosse andata Ney.
    Ovviamente la sua sola voce fece ammutolire tutti i presenti, d'altronde stava parlando un cavaliere quasi leggendario e sicuramente non era il caso di farlo innervosire, anche se scavando nei ricordi Elysandra non ricodava di averlo mai visto veramente arrabbiato.
    Appena avuta l'informazione che aveva richiesto, gli uomini della carovana si fecero da parte per farlo passare, ed Elysandra lo seguì subito dopo mantenendo con la mano sinistra l'elsa della spada in modo da non intralciarsi i movimenti.
    Così iniziò la perlustrazione di quella foresta incantata, completamente coperta dalle chiome verdeggiante degli alberi dove però, di tanto in tanto, riusciva a farsi largo un bellissimo e luminoso raggio dorato, permettendo di vedere le polveri più sottili, sembravano minuscoli fiocchi di neve.
    Nonostante tutta questa bellezza, costituita da alberi millenari e dalla natura incontaminata, non c'era tempo per distrarsi, e mentre Lancelot teneva una espressione estremamente concentrata e gli occhi chiusi, Elysandra non potè fare altro che tentare il metodo più classico: chiamare la piccola Ney.
    La giovane voce si disperdeva tra le foglie e i rami di quella foresta senza produrre risultati, sembrava un intrusa in mezzo al dolce suono delle foglie mosse dal vento, ma era necessario. La ragazza continuò a chiamare Ney fin quando non vide, ai piedi di un grandissimo albero, un oggetto familiare. Elysandra corse a vedere cos'era, si inginocchiò per esaminare quel sacchettino verde che la bambina portava sempre con sè.
    Non c'erano dubbi, Ney era passata qui.
    Ely si alzò per andare ad informare Lancelot, si trattava di un indizio da non sottovalutare, anche se sperava in cuor suo di non interromperlo o di distrarlo da qualsiasi cosa stesse facendo.
    «Lancelot, mio signore! Ho trovato un sacchetto appartenente a Ney, è passata da qui!»
     
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    Chiami il nome della bambina a gran voce, più e più volte, ma dal profondo e verde intrico del bosco nessun suono umano si eleva al di sopra del cinguettio degli uccelli, dello stormire delle foglie, o del frinire dei pochi insetti che ancora sopravvivono ai primi freddi del mite autunno del Presidio Est.

    Purtroppo, sono numerosi gli scenari di quel che potrebbe essere accaduto alla piccola dispersa, e -dal più innocente al più terribile- cominciano ad avvicendarsi rapidi davanti all'occhio della mente: sempre più spiacevoli e ugualmente non richiesti, come fantasmi persecutori fin troppo vividi... e tu ti impegni a mantenere la calma e a restare focalizzata sull'obiettivo di ritrovarla, ma le sensazioni e i sentimenti non funzionano certamente a comando, e ti tocca tenere sotto controllo l'inquietudine.

    Durante l'ispezione della foresta, lo sguardo verde con cui passi in rassegna il sottobosco cade ai piedi di un grosso albero dalle robuste radici affioranti, attirato dal borsellino ricamato a mano di cui la bimba è solita fare tesoro, e che le hai visto in mano quella stessa mattina; d'accordo, magari non è molto, ma è una pista: Ney è passata di qui! ...ma dove sarà andata? E soprattutto perché?

    «Lancelot, mio signore! Ho trovato un sacchetto appartenente a Ney, è passata da qui!»

    Raccogli da terra il sacchettino di cui hai sondato solo poche ore fa il contenuto, e ti rialzi per raggiungere il Cavaliere del Lago, segnalandogli la tua scoperta, ma... non fai in tempo a notare che l'involto ha un peso eccessivo rispetto a quello che attribuiresti a della frutta secca, che percepisci qualcosa muoversi dentro le pieghe della stoffa.

    Colta di sorpresa, e immaginando che potrebbe trattarsi di qualche piccolo animale, rimetti di nuovo la bisaccia sull'erba: magari è solo uno scoiattolo o un topolino, infilatosi lì dentro perché attirato da quella piccola montagnola di leccornie lasciate incustodite, ma... se invece si trattasse di un serpente o qualche altro animaletto non esattamente innocuo, spintosi fin lì alla ricerca di un caldo riparo di cui fare la sua tana? Molto meglio permettergli di uscire senza terrorizzarlo. E senza farti male.

    Posi delicatamente il sacchetto al suolo, con tocchi lievi e accorti -così leggeri da risultare quasi impalpabili- allarghi i passanti del cordino che ne regola l'apertura, separi lentamente i lembi di stoffa per permettere alla creaturina di evadere, e... le tue iridi smeraldine vanno a sbattere contro un paio di occhi blu, che ti fissano di rimando con aria sorpresa. Occhi che appartengono a quella che avrebbe di certo tutta l'aria di essere una graziosa e minuta ragazza, se non fosse minuscola.

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    « ...eh? »

    Le orecchie un po' appuntite, la pelle quasi traslucida, i lunghissimi capelli di un lilla tenue come lo zucchero filato: tutto in quei tratti dalla bellezza eterea sembra gridarti a gran voce la sua natura soprannaturale, ma il fatto che sia alta due mele o poco più e che dalla sua schiena spuntino un paio di ali di farfalla -variopinte e sottili come garza- ti rende impossibile non riconoscerla come una qualche esponente del Piccolo Popolo.

    Dopotutto, anche se non ne hai mai vista prima una, sei piuttosto sicura di non sbagliarti:
    data l'immagine che ne danno i racconti del folklore, quella è senza dubbio una Fata!

    Al contrario di te -che potresti comprensibilmente essere incuriosita, sorpresa o meravigliata-, la fatina ti guarda con aria tutt'altro che impressionata o entusiasta, e mentre un silenzio teso ristagna tra voi due, la creatura magica si infila in bocca un mirtillo appassito e lo mastica con aria un poco seccata senza staccare le iridi blu dalle tue.

    « Senti, biondina... »
    esordisce con tono di sufficienza, dopo aver mandato giù il boccone
    « L'ho trovata prima io, quindi questa è roba mia. Smamma. »

    ...certo che, viste tutte quelle fiabe su Fate madrine, benevole e compassionevoli, te le immaginavi più simpatiche; questa sembra avere ben poca voglia di trattare con te, ma -per quanto non ti piaccia risultare molesta- potrebbe aver visto Ney: magari ha visto dov'è andata. Magari sa perché ha lasciato il sacchetto. Magari potrebbe aiutarti...
    Approcciarla potrebbe essere utile, ma... come fare?

     
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    Elysandra stava portando il sacchetto a Lancelot quando, all'improvviso, la ragazza percepì dei piccolissimi movimenti provenire all'interno dell'oggetto appena recuperato.
    «Eh?» esclamò, colta di sorpresa: solo ora aveva notato che, effettivamente, il sacchetto pesava più di quanto avessse dovuto... Ci doveva essere qualcos'altro all'interno, oltre alla frutta secca, qualcosa di vivo visto che si muoveva: un topolino? Uno scoiattolo? Dei piccoli vermi oppure qualcosa di più pericoloso?
    Purtroppo la giovane non aveva modo di sapere cosa ci fosse dentro, la cosa migliore, prima di andare nel panico, era di posare il sacchetto a terra e aprire, delicatamente e con discrezione, la cordicella che teneva il sacchetto chiuso.
    La creaturina che ne uscì fece rimanere ancora più spiazzata la giovane guerriera.
    « ...eh? »
    «...Cosa?» rispose di rimando Ely, che doveva ancora realizzare cosa avesse di fronte: sembrava una piccola bambina alta poco più di qualche ventina di centimetri, con le orecchiette a punta e degli occhioni blu, i capelli color lilla... Beh, non ci voleva di certo un investigatore per capire che quella creatura che aveva di fronte fosse una fata, rispecchiava appieno le leggende!
    Almeno nell'aspetto, visto che questa qui aveva un'aria indifferente, quasi scocciata, mentre si metteva in bocca un piccolo mirtillo essiccato, senza contare che stava fissando senza esitazione e senza vergogna la giovane Elysandra, che iniziava a sentirsi leggermente in disagio.
    « Senti, biondina... » iniziò la piccola creatura dopo aver ingerito il frutto « L'ho trovata prima io, quindi questa è roba mia. Smamma. »
    Fra tutte le situazioni possibili e immaginabili, quella in cui si trovava ora Ely era decisamente quella più strana, prima di tutto perché il comportamento della fata non rispecchiava quello delle leggende, ma sopratutto perché non pensava che fossero così scontrose.
    Dopo un attimo di titubanza, la "biondina" decise di inginocchiarsi e di sporgersi verso la piccola fata, con movimenti calmi e delicati, con una mano mise una ciocca di capelli che erano caduti davanti agli occhi dietro l'orecchio e si sforzò di sorriderle sperando di renderla più... affabile.
    «Emh, deve esserci un equivoco, io non voglio il sacchetto, sto cercando la bambina che l'ha perso: magari l'hai vista? Sapresti dirmi dove è andata, nel caso?»
     
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29 replies since 25/9/2017, 23:24   701 views
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