Dream Country

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    I am Hope.

    Group
    Member
    Posts
    903

    Status
    Offline





    In un piccolo villaggio lungo il delimitare della foresta di Fanedell si era diffusa una voce singolare.

    Diversi erano quelli tra i suoi spensierati abitanti che raccontavano di strani sogni avuti durante le notti degli ultimi mesi. Erano cominciati come innocenti stramberie che si raccontano la mattina davanti ad una bella tazza di latte caldo e biscottini, quel genere di sogni che non si sa da dove venghino e che lasciano un sorriso perplesso mentre distrattamente le dita agitano il cucchiaino nel tazzone fumante, rimembrando solo poche ma vivide immagini di quel che resta dell'ultima notte.

    Le chiacchere occasionali delle massaie che vanno a prendere il pane o ad attingere l'acqua irrimediabilmente si intrecciarono, rivelando una strana coincidenza riguardo a questo apparentemente innocuo fenomeno. Possibile trovare sempre più persone coinvolte in quella sorta di sogni bizzarri?

    Non passò troppo tempo, prima che la prima persona mutasse quei singolari discorsi intrattenenti in spossati lamenti. Gli incubi non furono altrettanto diffusi come i sogni più innocui, ma nella ridente mattina del villaggio cominciarono a comparire visi stanchi, occhi scavati e umori uggiosi. L'insomnia non era mai stato un problema in quel piccolo villaggio lungo il delimitare della foresta di Fanedell, tuttavia tra le case dei suoi non più tanto spensierati abitanti, più di una luce rimaneva accesa durante le lunghe notti.

    Alice invidiava coloro che ricordavano i propri sogni. Trovava affascinanti i racconti delle altre persone che riguardavano le loro reminiscenze oniriche, li trovava certamente più interessanti della realtà. In un piccolo villaggio lungo il delimitare della foresta di Fanedell, poche erano le cose che lei trovava davvero interessanti. La vita scorreva ridente e vivace come l'acqua zampillante dei ruscelli che dal cuore della foresta rigavano le viuzze del piccolo borghetto, ma proprio come quei ruscelli era sempre uguale, sempre la stessa.

    La mente sognatrice della ragazza ascoltava avidamente quei racconti, spesso chiedendo sempre maggiori dettagli ai confusi interlocutori, rimanendo basita della precisione dei particolari di alcuni dei sogni che udiva. Non sembravano il frutto della mente ingenua e sempliciotta degli abitanti di quel villaggio, che di giorno erano solo capaci di essere felici della loro vita sempre uguale e della loro routine ripetitiva. Era come se la loro creatività, a cui mai davano uso durante le ore sveglie, si scatenasse liberando lo spirito e abbandonandosi alla più selvaggia immaginazione.

    Sorgevano quindi posti mai visitati e che forse nemmeno esistevano nella realtà. Personaggi affascinanti, storie improbabili e situazioni surreali. Tutto non era mai noioso e niente si ripeteva mai in quei piccoli momenti di libertà e ogni cosa poteva sembrare possibile e plausibile, in tutta la propria surrealità.

    Ma, sopra ogni cosa, Alice invidiava quei racconti perché lei era incapace di sognare.

    Non c'era un perché apparente. Semplicemente la notte Alice chiudeva gli occhi, speranzosa di vivere finalmente una delle esperienze che fino a quel momento aveva solamente ascoltato da altri, ma si risvegliava poco dopo. In un battito di ciglia la notte era passata e lei non ricordava nulla di propri sogni eventuali.

    Qualche volta, prima di addormentarsi, Alice riportava alla mente una delle avventure udite durante la giornata. Sceglieva quelle più belle e immaginava di esserne stata la protagonista.

    Poi le riprendeva, proprio dal punto in cui il suo interlocutore si era interrotto, magari perché si era svegliato o perché non ricordava in alcun modo il seguito, e inventava un finale per quella storia. Non le piacevano le storie senza finali.

    In effetti, si trovò a domandarsi spesso perché i sogni si interrompessero sempre sul più bello.

    Sarà perché, per quanto il sogno possa essere bello o interessante, tutti quanti noi dobbiamo svegliarci.

    Prima o poi.

    ...La pietra scura dei gradini era decorata da erba e fiori selvatici, in diverse parti erano parecchio rotti e dissestati. Salivano su per una collinetta non molto alta, circondata da tutti i lati da alberi altissimi e non molto verdi. I tronchi somigliavano a colonne di pietra di una specie di tempio senza soffitto, con rami sottili e secchi che si intrecciavano a mezz'altezza formando ragnatele nere che coprivano parzialmente gli angoli di cielo che si riuscivano ad intravedere oltre il fitto della foresta.

    Era Fanedell, Alice lo dava per certo. Eppure, perché ne era così sicura? Come ci era arrivata fin lì? Quando aveva lasciato il suo piccolo villaggio lungo il delimitare della foresta di Fanedell per avventurarsi nel oltre il fitto degli alberi?

    Due uomini salivano i gradini, guardando verso il basso per non cadere giù. Erano abitanti del suo villaggio, sebbene ne potesse scorgere solo la sagoma scura della loro schiena. Era un'altro dato di fatto di cui era certa, senza sapere perché.

    I due uomini erano silenziosi, curvi ma non per la stanchezza della salita. Sembravano incurvati per via del luogo, come se portassero sui propri cuori una sorta di peso.

    Perché anche loro erano giunti fin lì? Alice avrebbe voluto chiederlo ma, con sua sorpresa, si rese conto di non poterlo fare. Era lì anche lei, ai piedi della scalinata, ma non riusciva a vedere il proprio corpo. Era come se fosse spettatrice esterna di quella scena, qualcosa di mai provato prima se non nella sua fervida immaginazione.

    Eppure ciò che vedeva era reale. Si trovava davvero nella foresta di Fanedell, riusciva a percepire la realtà di ogni dettaglio. Gli alberi, gli uccelli neri che di tanto in tanto si spostavano di un ramo all'altro con inopportuniti suoni di ali che sbattevano e anche quei due uomini.

    Alla fine, vide anche lui.

    Un essere altissimo, scuro, come il colore delle colonne-albero. Il corpo era avvolto da una sorta di veste rovinata, ricoperta di muschio e muffa. Il collo sembrava un intreccio di rami e radici che culminava con una testa tonda e vuota, simile a una maschera senza bocca e con piccoli fori neri al posto degli occhi. Su di essa, due corna molto lunghe si aprivano a V, anch'esse simili a rami secchi intrecciati tra loro.

    I frangenti della veste erano sfilacciati, le braccia lunghissime dalle sottili dita affusolate si protesero verso gli uomini mentre quello più avanti sollevò qualcosa che teneva con entrambe le mani, come per offrirla all'entità.

    Alice, ancora una volta, non ebbe bisogno di farsi domande. Sapeva chi, o meglio, cosa era quell'essere. Fu poco dopo essersi resa conto della stranezza e la diffusione dei sogni e degli incubi che udì parlare qualcuno sommessamente di una presenza incombente, una sorta di spirito, che probabilmente aveva trovato casa nella vicina foresta. Qualcuno aveva descritto vagamente la sua forma, intravista tra la moltitudine di sogni delle notti precedenti, e diversi dettagli coincidevano.

    Esisteva davvero, quindi. Era lui il responsabile di quella ondata di sogni, di quella novità inquietante che aveva invaso il proprio villaggio.

    Inquieta, Alice si sentì deglutire faticosamente. Per qualche motivo si sentì in pericolo, sola in quella foresta al cospetto di quella entità. Sarebbe voluta andare via, avrebbe voluto distogliere lo sguardo, voltarsi e correre via, tornare nella confortante realtà del proprio piccolo villaggio lungo il delimitare della foresta, ma fuori da essa.

    Tuttavia si trovò incapace di poter distogliere gli occhi dalla figura dell'entità, che si protendeva per ricevere quella specie di dono, o tributo. Le mani erano lì lì per afferrare l'oggetto quando si fermarono improvvisamente mentre la maschera si voltava e i due piccoli fori neri su di essa si rivolsero verso di lei.

    Il cuore di Alice cominciò a battere, forte forte e tutto insieme. Era sicura di essere stata sufficientemente lontana da quella scena fino a quel momento, eppure riusciva a scorgere molto bene quel volto come se lo avesse ad un palmo dal naso. Si scoprì intenta a lottare, lottare contro qualsiasi cosa la stava bloccando, lottare per scappare via da quella situazione.


    0fecae3493984b6799d6c1e71782e16d


    Inspirò profodamente, scuotendo le spalle e sollevando la testa dal cuscino.

    Il buio la avvolse, mentre i bagliori residui della scena di prima faticavano a sbiadire via dai propri occhi. Il silenzio totale della notte che filtrava nella sua stanza fu lentamente invaso dal proprio respiro affannoso e dal continuo stridere dei grilli nella campagna circostante.

    Alice voltò il capo verso la finestra alla propria destra.

    Era aperta, spalancata. Oltre essa era possibile vedere le sagome verticale dei grossi alberi di Fanedell, illuminata dalla luce fredda di una notte chiara per via della luna piena.

    Il cuore le batteva ancora forte mentre il suo corpo era invaso da una paura irrazionale.


    Rimise la testa sul cuscino, pensando e ripensando a quello che aveva appena visto. Gli occhi vagavano inquietamente, indagando su ogni dettaglio della stanza, non sapendo bene cosa stavano cercando. Infine si posarono nuovamente sulla finestra, aperta verso la foresta di Fanedell.

    Gradualmente, la sua parte razionale cominciò a tranquilizzarla. Rialzò la testa dal cuscino, mettendosi lentamente a sedere e cercando con i piedi le pantofole ai lati del letto. Poi, ignorando l'inquietudine che provava a muoversi nell'oscurità della propria stanza, si diresse verso la finestra aperta.

    Si era sognata tutto. Era stato solo un sogno.

    Quelle due frasi si ripetevano a loop nella propria mente mentre cercava di capire se essere sollevata o preoccupata della novità.

    Si accorse di essere rimasta diversi secondi ad osservare il vuoto, in piedi di fronte alla finestra aperta. Gli occhi si concentrarono sull'angolo di foresta che riusciva ad intravedere dalla propria finestra. Rimase così, in piedi nel buio della stanza, a fissare l'oscurità fitta tra i tronchi illuminati fiocamente dalla luna, invasa da un tremore febbrile che non andava più via, aspettandosi di intravedere chissà che cosa.

    Quando la sua morbosità fu esaurita, tirò un sospiro inquieto e tirò giù l'anta della finestra per chiuderla. Il rumore dei grilli fu tagliato fuori e lei se ne tornò stancamente al letto, un po' meno turbata.

    La guancia trovò il tepore del cuscino nel punto in cui lei aveva dormito fino a poco prima mentre con una mano si rimetteva le coperte fin sopra le orecchie. La mente tentava di scacciare via le immagini del ricordo precedente mentre cercava di imporsi di riaddormentarsi per non pensarci più, quasi fosse davvero possibile addormentarsi a comando.

    E mentre faceva ciò, paradossalmente, non aveva più il desiderio di vivere qualche altro sogno. Sperava di cascare in un sereno sonno senza sogni, temendo di poter ritornare su quella collinetta, nel fitto della foresta di Fanedell, e reincontrare il suo inquietante abitante.





     
    Top
    .
  2.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    jpg

    Non sai dire come tu sia arrivato quì, ma meglio di chiunque altro sai quanto malleabile e instabile possa essere la fibra del mondo onirico: volubile come una donna vanesia, inconsistente come una promessa al chiaro di luna, insidiosa come la corda per il funambolo, che ha da oscillare in equilibrio su una linea sottile; basta un pensiero, una suggestione, un ricordo, per poterne riplasmare contorni, colori e atmosfere... e l'ombra di un sentimento può determinare la differenza tra orrori e meraviglie.

    Devi aver captato qualche eco anomalo, questo è probabile, perché ciò che ti si apre davanti non è esattamente l'ordinaria fantasticheria inconscia di qualche semplice boscaiolo o massaia del villaggio ai bordi della foresta, ma... qualcosa di più fiabesco.

    jpgSiepi ben rasate di rose dipinte fiancheggiano il sentiero dorato di ciottoli e terra battuta, in cui il prato si dirada, ricavando un corridoio che si articola per decine di metri, in bivi e svolte, finché -alla fine del percorso- non ti ritrovi al centro del labirinto, in un'ampia radura sormontata da una colossale cupola naturale, in cui confluiscono e si intrecciano le chiome ricche e rigogliose di alberi imponenti, che svettano verso il cielo terso, disposti in cerchio lungo tutto il perimetro, perfettamente allineati come guardie di palazzo in parata.

    I raggi dorati del sole filtrano a malapena attraverso la tettoia di foglie, illuminando tuttavia con chiarezza lo spiazzo sottostante -racchiuso nel verde come in uno scrigno-, e permeando l'aria di una mistica e serena penombra, in cui gli effluvi freschi e dolciastri di piante e fiori si mescolano agli aromi invitanti del cioccolato, dello zucchero, dei biscotti e del thè... in un'atmosfera irreale, dove regna un silenzio sacrale - e malinconico.

    A catturare lo sguardo, è però il lunghissimo tavolo da pranzo -posto esattamente al centro della radura-, che giace apparecchiato per almeno quaranta invitati: tovaglia bianca bordata di pizzo, eleganti piattini, tazze, teiere, zuccheriere e lattiere della più pregiata porcellana in coordinato, set di cucchiaini, forchettine e coltellini di preziosa argenteria lavorata, tovaglioli di raffinata seta ancora freschi di bucato, e poi... cestini di vimini pieni di biscotti, splendidi e colorati canestri di frutta, sculture di alta pasticceria che sarebbe riduttivo definire “torte”. Ogni elemento della tavola racconta l'opulenza di una reggia e la spensierata allegria di un pic-nic, persino le sfarzose poltroncine -imbottite e foderate di velluto scarlatto- predisposte per i commensali, ma...

    La Festa da Thé è tristemente deserta... ad eccezione di una esile figura femminile dal volto velato, il cui abito bianco spicca sul rosso che fodera lo schienale del seggio che la ospita a capotavola -alto e squadrato come quello di un trono-, e che -alla tua vista- si limita a reclinare da una parte la testolina albina dal volto imperscrutabile: sembrerebbe sorpresa dalla tua presenza lì, ma -dopo un istante- la vedi sollevare un poco la manina destra per rivolgerti un cenno di saluto.

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    I am Hope.

    Group
    Member
    Posts
    903

    Status
    Offline





    Con la stessa facilità con cui si volta la pagina di un libro per cambiare repentinamente contesto, allo stesso modo si immise nel successivo onìrio passando attraverso la trama sottile che divide le menti sognanti di Fanedell, nel suo classico oziare preserale in cerca di qualcosa di davvero interessante. Da un po' di tempo a questa parte il suo spostarsi s'era fatto più erratico, cambiava sempre più spesso e sempre più in profondità. Nella sua mente un dubbio aveva cominciato a prendere forma, anche se probabilmente poteva essersi trattato di un equivoco. Tuttavia, nel caso non si fosse sbagliato, avrebbe sicuramente avuto modo di reincontrarla in una delle sue incursioni notturne.

    Il labirinto di siepi era una idea originale, doveva ammetterlo. Non aveva ancora trovato qualcosa di simile, l'origine di quel posto doveva essere davvero qualcuno di interessante. Si mosse senza fretta attraverso gli stretti corridoi squadrati che ripiegavano a gomito l'uno sull'altro. Nell'avanzare accarezzava lievemente con il palmo aperto e le falangi divaricate la superficie vellutata delle rose, bagnandosi occasionalmente la punta delle dita delle poche gocce di rugiada che indugiavano sui petali.

    Accarezzava solamente, sfiorando i dolci spigoli dei petali ripiegati l'uno sull'altro nello stesso modo in cui stava solo accarezzavando i lembi della trama di quel sogno, sfiorandolo con il suo passaggio quale ospite inatteso e osservatore incuriosito. Lasciò che il labirinto lo accompagnasse dove il sogno voleva portarlo senza cercare di indovinare la via corretta, dato che nei sogni non esistono vie giuste o sbagliate e anche quando sembra di essersi persi, in realtà si sta percorrendo non altro che la strada maestra dell'intreccio onirico.

    Si dipanò infine oltre le siepi la vista di una spaziosa radura, ampia e larga quanto vuota, con un unico elemento al centro del prato. Al centro del sogno.

    La figura indaco ombrata del dreamkin si mosse fluida, avvolta in una sorta di aura fumosa, densa e violacea che gli permetteva di fluttuare sull'erba, rimanendone distaccato avendo quasi paura di turbarne la sua verde perfezione. Glissò sulla distanza che lo separava dall'apparecchiata mobilia quel tanto da distinguere finalmente la padrona di casa, se così si poteva dire. Non fu in grado di identificarne la natura in un primo momento, tuttavia notandone l'atteggiamento statico potè ipotizzare non si trattasse del sognatore ma bensì di una creatura del sogno, una sua parte intrinseca.

    Perché i sognatori non sono mai ferme presenze nel proprio sogno, ma bensì anime erranti, inquiete e dinamiche che mutano il sogno al loro sguardo e passaggio, evolvendo situazioni e forme nell'inquietudine della loro creatività. Quel che invece si presentava al dreamkin era un paesaggio immobile, calmo e perfetto nella sua imperturbata realtà. E al suo centro, l'incontro. La dama.

    Dalla distanza l'indaco ospite osservò la dama rivolgergli un saluto garbato, che provocò il ripiegarsi di un angolo della bocca sottile nel nuovo arrivato oltre che un lieve curvarsi dell'intera figura nel mimare un inchino galante. Poi riprese a scivolare verso il tavolo, comparendo al lato di una delle sedie al tempo di un battito di ciglia. I contorni della sua figura erano incerti e sfumati, ma era possibile distinguerne forma umana. Un torso asciutto e longilineo, nudo e avvolto dalla stessa aura fumogena, base per un collo allungato e un viso spigoloso e nobile. I lati della bocca e il contorno occhi erano dipinti, per allungarne gli angoli della bocca e risaltare la luminosità delle iridi, di un oro irridescente. Aveva anche pitture sul corpo e sulla fronte, di gusto esoterico, mentre i capelli si fondevano con la farraginosità dei suoi contorni, attraversati dalle lunghe e peculiari corna arcuate.

    Aveva scelto posto diametralmente opposto a quello della dama mentre una mano violacea si posò languidamente sullo schienale della sedia senza muoveral.

    « Aspettate qualcuno, milady? »

    Una voce vellutata e bassa sussurrò, ma alla dama sarebbe giunta chiara come sussurrata direttamente all'orecchio. Gli occhi dorati del dreamkin rimanevano fissi sulla creatura del sogno, tradendo un'eccessiva curiosità verso ogni cosa in quel posto.







    Edited by *DaNtE* - 24/11/2017, 16:34
     
    Top
    .
  4.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Sebbene il drappo di seta che le nascondeva il volto rendesse impossibile dirlo, teneva gli occhi appuntati su di lui fin dal momento in cui era emerso dal pergolato alberato che separava quell'ambiente dai dedali del Labirinto: non solo perché i colori foschi di cui quella presenza era incoronata sembravano risucchiare la luce soffusa di quel meriggio dorato e catalizzare lo sguardo, ma soprattutto per quanto fosse sorprendente e inatteso fosse scorgere un viandante da quelle parti.

    Nell'impaccio che l'ignoto porta sempre con sé al primo incontro,
    la Dama pensò di sollevare la bianca mano per rivolgergli un cenno di saluto.

    Attraversando il prato raso come se vi fluttuasse sopra -un'ombra indaco contro il verde vivace-, lo sconosciuto la fissò di rimando con espressione indecifrabile, salvo poi piegare appena un angolo delle labbra ben disegnate sul suo curioso incarnato cinereo, e fermarsi per ricambiare il gesto di cortesia con un inchino; dopodiché, svanì solo per materializzarsi accanto alla poltroncina all'altro capo del tavolo, e -ridottasi la distanza- la donna biancovestita fu così in grado di scorgerne più chiaramente le fattezze, nonostante la cupa foschia che gli vorticava attorno.

    Il torace scoperto a mostrare segni arcani, le corna arcuate che sorgevano dalla chioma, e i lineamenti nobili e marcati del viso di quella creatura le fecero pensare a un qualche regnante del Popolo Fatato, ma... prima che ella potesse considerare quella possibilità e i suoi risvolti, l'ospite le rivolse la parola, rivelando al suo orecchio una voce piacevole e delicata.


    « Aspettate qualcuno, milady? »
    le domandò, squadrandola intensamente con le iridi giallo oro

    « Può essere... »

    Reclinando da una parte la testolina dai lunghi capelli di lucido argento -facile a confondersi con la trama candida del drappo, e l'oro bianco del diadema che lo tratteneva-, la Dama Velata assentì, e per quanto strano potesse parere, nella sua voce da usignolo si dispiegava il dubbio riflessivo del filosofo che sonda sé stesso, più che la pretesa sibillina dell'oracolo che si nega a chi gli domanda la verità; la domanda del Dreamkin era quanto mai appropriata e comprensibile, visti gli arredi di quella tavola imbandita a festa per una moltitudine, ma... la donna sembrava indecisa. E la vera bizzarria era che la cosa non l'impensierisse eccessivamente.

    « ...ma io non riuscirei ricordarlo – e quel qualcuno non lo saprebbe, perciò... »

    Stringendosi nelle spalle, l'entità lasciò in sospeso quella illogica constatazione senza mostrare troppa premura di approfondirla... non quando aveva degli onori di casa da fare.

    jpg
    « Vi andrebbe di fermarvi per il thé, mio Lord? »
    chiese, muovendo un elegante cenno di invito con la destra, affinché l'altro si accomodasse
    « Mi farebbe molto piacere, dal momento che non ricevo molte visite:
    qui i viandanti non arrivano facilmente... »

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    I am Hope.

    Group
    Member
    Posts
    903

    Status
    Offline





    Il dreamkin si concesse un sorriso lusingato. La dama, l'incontro, era quello il punto in quel sogno. Probabilmente il sognatore sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro a prendere il suo thè con la bella dama dai capelli argentei. Si domandò se fosse nuovo, il posto, o fosse qualcosa di ricorrente. Lo sguardo corse sulla lunga tavola imbandita, sulla tovaglia ricercata, il servizio elegante, la porcellana delle tazze, il luccichìo delle posate cromate.

    Galateo di epoca vittoriana, rammentò di esservi passato tanto tempo addietro. Peculiare ritrovarlo in una dimensione come questa.

    Non fece attendere oltre la propria risposta all'invito cimentandosi in un altro ma più marcato inchino accompagnato dalla mano portata al petto.

    « Il piacere sarebbe tutto mio, mia signora. La vostra generosa ospitalità è seconda solo alla vostra bellezza. »

    Disse in tono lusinghiero mentre con un gesto garbato posava la mano sullo schienale della sedia, la spostava all'indietro e prendeva gradualmente posto.

    « A onor del vero, non è stato difatti semplice raggiungere questo luogo. Il labirinto e tutto il resto... Suppongo ci sia un motivo dietro tutto ciò. »

    Saltò volutamente le formalità, evitando di presentarsi o chiedere dell'identità della dama. I sogni non si attaccano a protocolli tanto noiosi, dopotutto. La sua affermazione tuttavia era il primo tentativo di capire qualcosa di più circa quell'incontro, visto che in pochissimi secondi aveva già riempito la propria mente di castelli e supposizioni.

    Sollevò quindi nuovamente lo sguardo, le iridi dorate sullo sfondo notturno delle cornee erano fisse sulla bianca dama, non riuscendo a trattenere un soghigno velato. Il motivo era da ricercarsi sulla peculiarità della situazione: sapeva ci fosse un preciso insieme di cose da ricordare riguardo questo genere di incontri, faceva parte dell'etichetta, e ogni partecipante doveva attenervisi per evitare delle altrimenti magre figure oltre che ricoprirsi di inevitabile ridicolo. Fino a quel momento aveva scimmiottato la generica piacioneria moderna tipica del genere maschile, ma in realtà non gli rimaneva altro spunto a cui aggrapparsi.

    Ritornò con lo sguardo basso sulla tavola apparecchiata, sollevando le mani di poco al di sopra della tovaglia cercando di ricordare. Aveva appoggiato gli avambracci contro il bordo della tavola, ricordando bene quanto fosse sconveniente poggiarvi i gomiti. Le sue nozioni di galanteria non comprendevano altro.

    Divertito dalla situazione, cercò il viso della donna per vedere se avesse potuto indovinare il motivo del suo indugiare (non ne dubitava, aveva deciso che la prima impressione circa la giovane donna l'assomigliava a quel genere di creature del sogno argute e perspicace)

    « Dopo di voi, milady. »

    Sorrise invitando con un gesto garbato l'ospite, tradendo volutamente con un velo d'ilarità sul proprio volto il proprio impaccio. Insomma, non aveva nemmeno lontanamente l'aspetto di un nobile vittoriano, questo doveva essere un grosso suggerimento per la posata signorina.




     
    Top
    .
  6.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    L'ombra di un sorriso si disegnò -appena sbozzata- sulla linea delle labbra dell'ospite, e fu esibendosi in un secondo e più profondo inchino che il Dreamkin le accordò la sua compagnia, raccogliendo l'invito.

    « Il piacere sarebbe tutto mio, mia signora.
    La vostra generosa ospitalità è seconda solo alla vostra bellezza. »


    Reclinando un poco la testolina argentata da una parte, la Dama si chiese come potesse il Visitatore associare una qualche definizione alla sua bellezza senza averla vista in volto, perciò... immaginò che si trattasse di una qualche battuta di spirito, e quel fatto le fece simpatia, suscitandole persino una risatina ovattata e un sorriso divertito e lieto, e fu sicura che quella creatura dall'aspetto tenebroso fosse in vero molto gentile.

    « A onor del vero, non è stato difatti semplice raggiungere questo luogo. »
    proseguì il commensale, scostando lo schienale e prendendo posto a tavola
    « Il labirinto e tutto il resto... Suppongo ci sia un motivo dietro tutto ciò. »

    Trovando coi gomiti l'appoggio del ripiano del tavolo, la donna intrecciò le dita affusolate all'altezza delle labbra, reclinò di nuovo la testolina incoronata dalla tiara argentea da una parte, e parve riflettere sulla questione, impiegando tuttavia solo qualche momento per elaborare una risposta – come se la cosa richiedesse poco impegno, o avesse poca importanza.

    « Sono simboli, mio grazioso ospite: sentimenti, pensieri, ricordi...
    concetti che fluiscono senza forma nella mente -o nel cuore- del Sognatore, e che il mondo in cui ci troviamo cristallizza nel modo più fedele. E imprevedibile. »


    Davanti al leggero sogghigno del Dreamkin, sostenendone lo sguardo penetrante degli intensi e particolari occhi d'oro, la padrona di casa alzò le spalle senza enfasi -in un gesto distratto-, quasi volesse minimizzare quel procedimento in vero abbastanza comune nel reame in cui si trovavano in quel momento e con cui entrambi sembravano avere una certa familiarità.

    « Dopo di voi, milady. »

    Con aria divertita, lo sguardo dell'Oniromante ispezionò la tavola imbandita, e quando rivolse quella gentile esortazione all'indirizzo della donna, la sua mano parve muoversi per riproporre -e ricambiare- il cenno con cui la Dama stessa l'aveva poc'anzi invitato ad accomodarsi.

    « Oh, io direi di cominciare con il thè! »

    Giungendo le mani con aria deliziata, la donna accolse allegramente la proposta, e non ebbe bisogno che di pronunciare quelle parole perché di fronte ai commensali fosse ora disponibile una bella tazza di ceramica, colma di liquido ambrato e profumato che -nella realtà di quel sogno- aveva probabilmente provveduto a servirsi da sé pur di contentare la Signora di quell'angolo onirico.

    « ...e di accompagnarlo con una buona fetta di dolce! »

    Naturalmente, accanto alla tazza elegantemente smaltata dell'ospite sarebbe ora comparso un piattino in coordinato, dove un bel pezzo della torta più vicina ai gusti dell'astante -quella che meglio corrispondeva al suo costrutto mentale di “torta”- avrebbe fatto maestosamente mostra di sé, corredata di una forchettina d'argento che fosse d'incentivo ad assaggiarla; all'altro capo del tavolo, la Dama in bianco sollevò tra le mani la sua tazzina di thé e mentre la mancina sorreggeva il piattino, la destra ne circondò con dita affusolate il manico per accostarla al viso, e...

    ...e il bordo di ceramica superò il velo damascato che le oscurava il viso come se esso fosse fatto di nebbia inconsistente, quasi la vista fosse l'unica cosa a venir trattenuta al di fuori di quella fragile barriera; poi, la fanciulla tornò a reclinare la testolina albina da una parte, e anche se il drappo ne celava il volto alla vista, fu facile intuire che la creatura bianca gli stesse sorridendo.


    « Allora... parlatemi un po' di voi! »

    E nell'atmosfera serena di quel sogno remoto, disperso nel flusso del tempo,
    la Dama si intrattenne discorrendo a lungo col suo misterioso ospite.

     
    Top
    .
5 replies since 13/11/2017, 17:47   191 views
  Share  
.