Set sail for far away

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  1. xiuxi
     
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    "Non avrei mai creduto che qualcuno potesse
    governare la memoria come un burattino dai fili invisibili."


    Altrove Torre dell'Oblio ;
    ( Qualche giorno fa; Aurora )


    La figura di un uomo dai capelli neri si abbarbicava vicino la finestra, il suo profilo si stagliava sulla forma della luna oltre la vetrata.
    Il suo sguardo vagò più in basso, verso la cittadella ancora abbracciata ad un sonno che non avrebbe voluto veder andare via. Non disse nulla, non fece nulla. Doveva solo aspettare, cosciente che la sua veglia era necessaria. Mentre tutti gli altri dormivano, affidando al meritato riposo le loro speranze e i loro sogni, lui continuava a vigilare silenziosamente. La sua veglia era necessaria almeno quanto il loro torpore, quanto il sole che di lì a poco sarebbe sorto, illuminando un giorno nuovo e terrificante.
    Si voltò di scatto, sentendo un rumore provenire dall'angolo più lontano e buio della stanza, lì dove le ombre si stendevano come le pennellate di un pittore disattento e frettoloso ma non privo di talento.
    Vide una fiamma nera gorgogliare fino a espandersi, allargandosi sulla moquette e partorendo un bozzolo scuro di terrore, contornato dalle algide contorsioni delle fiamme che sembravano spezzare e bruciare ciò che avevano intorno come fosse una mera scenografia con il solo compito di sottolineare la presenza di ciò che era già sotto i loro occhi.

    Dal globo oscuro venne fuori una figura esile, un giovinetto biondo.
    Gli occhi di entrambi, verdi e dissoluti ma in maniere diverse, si incrociarono a mezz'aria. Il giovane dardeggiò verso il centro della stanza, sorridendo.

    "Mi hai chiamato", disse. Non era una domanda.
    Non ottenne alcuna risposta.

    "Riformulo: perché mi hai chiamato?"

    Da quell'atteggiamento, il ragazzo lo sapeva, non avrebbe ricavato null'altro che un rigido silenzio. Pure non cercò di mediare oltre: era stato chiamato e doveva rispondere, ma lì terminavano quelli che si potevano definire i convenevoli.
    L'uomo alla finestra allungò la mano verso un tavolino di legno basso e rotondo posto alla sua sinistra; da lì raccolse qualcosa, un oggetto, per poi mostrarlo al suo interlocutore.

    "Vedo che lo hai recuperato, me ne compaccio. E del ramingo che mi dici?"

    "Scomparso. Il fiume lo ha portato con sé, chissà dove."
    Finalmente una risposta.

    "Non compiacerti troppo, comunque. Dovrai essere tu a scovarlo."

    Il ragazzo si irrigidì. La cosa non gli piaceva (e ne aveva ben donde).
    "Non credo sia una buona idea."
    L'uomo alla finestra spazzò l'aria con il dorso della mano, annoiato da quella risposta come lo è chi è abituato ad essere obbedito senza repliche di sorta. La disciplina, in quel suo regno sonnolento, si era andata pericolosamente allentando ma lui non aveva più la forza né il desiderio di essere temuto che un tempo gli aveva permesso di crearsi un potere personale, piccolo ma alternativo a quello che aveva perduto.
    "Pensa quello che ti pare, Khalevala. Te ne occuperai tu, sei l'unico che può impedirgli di ricordare."

    Il ragazzo parve acquietarsi. Lentamente si avvicinò alla libreria, accarezzando con l'indice il dorso di alcuni volumi.
    "Vuoi che lo riporti indietro?", chiese svagato, come se la cosa non lo riguardasse.
    "Limitati a controllare che non faccia troppi danni."

    Khalevala rispose con una smorfia. La prospettiva non lo allettava minimamente, eppure talvolta dobbiamo piegarci a fare ciò che è necessario o essere costretti a piegarci da chi ne ha la forza.
    "Va bene", rispose in tono neutro. "Ma prima..."

    zc0gPVM

    "...ho un certo affare di cui occuparmi."

    In lontananza il pendolo batté il quinto rintocco.
    L'alba era vicina.





    L'aria si fece liquida, contorcendosi. la faglia si aprì lentamente, come una infinitesimale distorsione che andava allargandosi.
    Raggiunte dimensioni ragguardevoli parve acquietarsi, sembrando pronta a permanere in quello stato per un lasso di tempo virtualmente infinito. Chiaramente, non era così. Stava solo aspettando.

    Una mano scivolò oltre la frattura, quasi ancorandosi all'aria stessa, quindi una testa coperta da capelli biondi fece capolino oltre il portale, infrangendo la desolazione del luogo. Il sole del primo mattino sputacchiò i suoi raggi scialbi su quella chioma sbarazzina; mentre il portale si richiudeva alle sue spalle, il giovane toccò terra con entrambi gli arti inferiori. Lanciò uno sguardo intorno con aria svogliata: quel viaggio non lo compiaceva affatto, così come il disturbo ad esso collegato. Non amava i viaggi planari, forse perché l'ultima volta aveva rischiato di venire cancellato dall'esistenza; non che desse una qualche superiore valenza alla sua vita, ma l'eternità ti abitua a ritenerti imprescindibile. Questo è il vero problema del tempo che sembra non passare: è una crudele disillusione rendersi conto che tutto ha una fine, anche ciò che si crede eterno.

    I suoi occhi verdi rigettarono il paesaggio denso di fumi che si trovava di fronte. Forse non la migliore delle scelte.
    Si strinse nelle spalle, piegandosi con relativa buona grazia al volere di Corvus.
    Sollevò una mano, deciso a saggiare la propria condizione e quella dei propri poteri ma lì dove sarebbe dovuto comparire un globo luminescente non si palesarono che poche scariche intermittenti. Aveva temuto quel momento, sapendo che un viaggio del genere comporta sempre qualche rischio. Aveva perduto parte del suo potenziale originario nella traversata del Maelstrom.
    Poco male, lo avrebbe riavuto indietro. Era solo una questione di tempo.

    E a lui non mancava di certo.

     
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    A terra giace quello che i nativi dell’isola chiamano Goatclan, nome che a te è completamente estraneo, agonizzante e con più di un osso rotto. Anche le corna si sono spezzate sotto la potenza del tuo ultimo attacco.
    Ormai sono passati più di venti minuti ma dubiti di averlo ucciso. La corazza metallica lo ha protetto in parte dal tuo ultimo colpo, ma non ha permesso che venisse schiacciato dal peso del tronco.
    Te adesso sei seduto sulla spiaggia, gambe incrociate e in posizione rilassata.
    La giullare ti aveva promesso che andando lì avresti potuto avere un attimo di pace per meditare, ma la fortuna non deve essere proprio dalla tua parte.

    "Chissà dove sarà quel mostro ..."

    Lo stesso che ha ucciso i tuoi genitori in un tranquillo giorno d’estate, che ha dato fuoco alla tua casa e ai tuoi ricordi, che ti ha spinto all’odio più puro e allo sporcarti le mani con il sangue di sconosciuti.

    "... e il seme raro!"

    Il motivo per cui hai stretto il patto con gli Antichi Alberi, entità portatori di vita sui vari mondi e che ti hanno donato la possibilità di disporre di letali armi in combattimento, alla ricerca di un loro simile perso su Endlos.

    "Essere entrato a far parte di quella strana gilda mi aiuterà, ne sono sicuro. Ma che succederà dopo che avrò finito tutto? Cosa farò? Forse dovrei lasciar perdere tutto questo odio, questa vendetta mi sta distruggendo dentro. Non sono più quello di un tempo."

    La mano passa sopra la benda della tua orbita vuota, la destra.
    Ricordi quando tutto andava come sarebbe dovuto andare, di quando non ti sentivi così solo e straziato. Malinconia dei tempi in cui davi tutto per scontato, sicuro nella tua fortezza familiare, là dove il male e la solitudine non ti potevano toccare.
    Un rumore ti desta dalla tua meditazione.

    "Un’altro mostro capra? Che abbia sentito il boato di prima?"

    Per agevolare la respirazione durante la meditazione ti sei tolto la giubba e la maglia, rimanendo a petto nudo che esponeva con fierezza una moltitudine di cicatrici. Il cappello e il bastone che sei solito portare con te, riposato alla tua sinistra.
    Ti alzi in piedi pronto a scattare, ti ritrovi però davanti un ragazzo. Semplicemente un giovane biondo che si guarda attorno con aria spaesata.

    "Oh, salve. Non pensavo che ci fosse altra gente in questo luogo ... per caso è il figlio della famiglia nobile di qui?"

    Gli dici per rassicurarlo.
    Sempre la giullare ti aveva parlato della piccola probabilità che avresti potuto incontrare membri della famiglia reale che viveva in quei luoghi, anche se era da anni che nessuno le vedeva più.
    Il bastone era ancora a terra, così come il mostro capra.

    Vite Van Dukge
    Stato fisico: Ottimo
    Stato mentale: Ottimo
    Mana: 100 %

    Passive:

    L’indistruttibile:
    Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.

    - (Arma bianca; Duro come metallo)

    Patto degli Antichi Alberi:
    Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrigli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.

    - (Passiva Only gdr)

    Asso nei bastoni:
    Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.

    - (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)

     
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  3. xiuxi
     
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    Il viaggio era stato rapido, questo sì, ma non per questo meno impegnativo.
    Le energie latitavano e se recuperarle era solo una questione di tempo, questo avrebbe significato una dilazione nei tempi assegnati alla sua missione, i cui contorni erano di per sé già sufficientemente vaghi. "Tienilo d'occhio" era una definizione che non si attagliava perfettamente alla sua vocazione primaria, né andava d'accordo con il suo scarso amore per il Kruhynian. O forse, sarebbe meglio dire per i Kruhynian, intesi proprio come gruppo etnico; in fondo erano i colpevoli principali, se non unici, del decadimento del Dio-Corvo e per estensione anche del suo stesso. Ad ogni modo, non aveva scampo: doveva fare quanto richiesto. Solo, si sarebbe preso tutta l'elasticità concessa per quanto concerneva il come e il quando. E se questo non fosse piaciuto a Corvus, pazienza.
    Non si può sempre accontentare tutti.

    Questo tipo di pensieri accompagnava gli sguardi che si estendevano su un paesaggio in cui i vapori erano la cosa più palesemente scenica, immersi in una mancanza di popolazione che denotava una natura particolare di quella terra, se non palesemente ostile.
    A spezzare la monotonia del paesaggio deserto spiccava la figura di un uomo, il cui petto scoperto era solcato da numerose cicatrici, alcune più sbiadite delle altre. La domanda che venne da quel personaggio, reso stravagante più dal luogo che dal sembiante, fu sufficiente a perplimere Khalevala per alcuni istanti.

    "N-no...", rispose.
    Ma era il tono di chi non è completamente sicuro di aver compreso il quesito.
    Fortunatamente, si riebbe subito.

    "Temo di non essere il nobile rampollo di queste terre. Anche perché non so dove siano queste terre, non so se rendo l'idea."

    E poi, giusto per essere più chiaro:
    "Per l'appunto: dove ci troviamo?"

     
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    Il ragazzo sembra essere all’oscuro di tutto, proprio come te.
    L’aria spaesata ti potrebbe indicare che non è pericoloso, ma ne dubiti. Sei più convinto a credere che al momento non è una grave minaccia per te.
    Ti alzi lentamente dalla spiaggia, portando dietro di te una piccola nuvola di sabbia. Prendi la maglia e inizi a indossarla.

    "Quest’isola si chiama Berjaska, almeno così mi hanno detto. Però mi sembri molto spaesato, sei per caso arrivato da poco?"

    Proprio come è successo a te, anche lui potrebbe essere stato portato dal Maelstorm. Per sua fortuna non sembra essere atterrato su di un albero come invece è capitato alla tua povera schiena. Ancora ricordi i dolori alle spalle che hai avuto per un paio di giorni.

    "Io mi chiamo Leaf … "

    Dici per spezzare il ghiaccio. Ovviamente svii dal tuo vero nome e dici quello preimpostato per occasioni come quelle.

    " … a dire il vero neanche io sono di queste parti. Sono arrivato di recente a dire il vero, sono ancora nella fase in cui cerco di orientarmi se capisci cosa intendo. "

    Non appena ti sei finito di vestire raccogli il bastone da terra, grigio e resistente come la pietra. Sai bene che con un colpo di quel bastone riusciresti a rompere più di qualche osso, per fortuna del nuovo arrivato non sei così violento o attaccabrighe.

    "Quindi sarà il caso che io me ne vada, devo fare ancora delle commissioni. Buona giornata."

    Ti alzasti da terra e iniziasti ad allontanarti.

    Vite Van Dukge
    Stato fisico: Ottimo
    Stato mentale: Ottimo
    Mana: 100 %

    Passive:

    L’indistruttibile:
    Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.

    - (Arma bianca; Duro come metallo)

    Patto degli Antichi Alberi:
    Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.

    - (Passiva Only gdr)

    Asso nei bastoni:
    Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.

    - (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)



    Scusa il ritardo terribile D:


    Edited by Blain - 26/2/2018, 12:00
     
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3 replies since 21/11/2017, 01:28   140 views
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