Zwischenzug

Intermezzo ~ Backstage

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Zwischenzug mossa intermedia fatta nel mezzo di una combinazione, che migliora la posizione di chi la esegue, potendo contare sul suo effetto sopresa.

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    { Back-Office, Ufficio del Capo }
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    Storcendo le labbra ben disegnate in un piccolo broncio dubbioso, la ragazza sbatté le lunghe ciglia un paio di volte con una ben leggibile perplessità, e le sue iridi cremisi rimbalzarono per le ampie campiture grigie di un camerone vuoto e ben illuminato da algide luci al neon, con l'aria incerta di chi si era aspettata di trovare altro. O, per lo meno, qualcosa.

    « ...mh. »

    Reclinò la testolina rosa come zucchero filato da una parte, facendo danzare i codini attorno al volto eburneo, e richiuse il battente cigolante del magazzino dicendosi che -semplicemente- aveva sbagliato stanza, e che non era così tanto strano, perché... beh, all'interno dello spazio distorto del Circo prendere la direzione errata può capitare... anche a chi lo abita... pure dopo secoli di servizio, e poi... come le diceva sempre chiunque e sua sorella, lei era un po' scema sbadata, e spesso non era molto attenta ai dettagli, e...e non doveva sorprendersi troppo: si era sbagliata. Tutto lì Non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima.

    jpgAlla ricerca della porta giusta, avanzò di qualche metro per il tetro corridoio dell'area ad accesso ristretto, cercando con lo sguardo la targhetta identificativa della zona successiva, ma... quando ci arrivò, notò di essere effettivamente passata oltre a quella che era la sua meta; pensando a un disguido con i numeri ne controllò l'interno per scrupolo, e... no: quello era proprio il ripostiglio.
    Che strano.

    Ignorando l'ombra di inquietudine che le cresceva nella mente, la ragazza si lanciò di corsa verso la soglia di prima, per superarla e sgambettare fino all'uscio precedente: un rapido controllo le confermò che numero e contenuto combaciavano con le solite coordinate, e... se quei due settori non avevano cambiato posizione, e se tutto il resto era esattamente al suo posto... che probabilità c'erano che solo il deposito destinato ai Lotti per l'Asta di fine spettacolo -e proprio quello- potesse essersi spostato? Non aveva senso. Eppure doveva esserci una spiegazione!

    Iniziando a percepire un'ansia raggelante contorcerlesi nel ventre -scalciando come una creatura viva e in attesa di venire al mondo- la fanciulla dai capelli rosa come lo zucchero tornò ancora una volta sui suoi passi, prese un bel respiro e aprì la porta: scorse la vastità di quello spazio vuoto dall'altra parte, e richiuse il battente un istante più tardi, dicendosi che... forse... forse... qualcuno li aveva spostati per... per... perché qualcuno avrebbe dovuto spostarli?

    In cerca di un'indizio o di una qualsiasi risposta, la signorina si rigirò tra le mani la cartellina che teneva sotto braccio e armeggiò con la schermata dei comandi (?): un rapido check degli ultimi movimenti della stanza non rivelò nessuna operazione, perciò... i pezzi da vendere dovevano essere proprio lì. Ma allora perché non riusciva a vederli? Idea! Magari erano erano diventati invisibili!

    Con la fiduciosa convinzione che avrebbe risolto quell'arcano in qualche modo, l'Augusto cominciò a muoversi a tentoni per lo spazio vuoto dell'androne, agitando le braccia sottili nell'aria alla ricerca di qualche resistenza, tastando il nulla con le dita per cercare contorni tangibili, e muovendo piccoli passi mentre strusciava con circospezione i piedini per terra, attenta a non inciampare in qualche delicato e prezioso cimelio trasparente... ma dopo aver perso abbastanza tempo a percorrere l'ambiente in lungo e in largo, un'unica certezza si fece strada in lei... e Harleen dovette capitolare e guardare in faccia i suoi timori peggiori, cresciuti fino a divenire troppo grossi per poter essere ignorati.

    I tesori dell'Asta, quelli da cui dipendevano le risorse del Padrone e la sopravvivenza dell'intero Circo,
    non erano invisibili; semplicemente, non c'erano. Non erano più lì...

    jpgMentre l'eco di un silenzio tonante le rimbombava nelle orecchie -lasciandovi solo il ronzio di un rumore bianco-, le pareti della stanza parevano tremolare e farsi più grandi ad ogni istante per un bizzarro effetto ottico datole dall'ansia, espandendosi sotto l'impalpabile tocco che accompagnava i movimenti scattosi dei suoi occhi rossi, e dandole un disturbante senso di nausea e vertigine: anche il proprio lieve respiro -un gesto involontario e naturale quanto inutile- le sembrava assordante in quel silenzio, accresciuto oltre misura dalle pareti nude della stanza vuota, così si premette le mani sulla bocca per contenere lo shock.

    In quel terribile frangente dilatato all'infinito, in qualche angolo della sua mente che non fosse rimasto inerte davanti al catastrofico spettacolo, ciò che le venne istintivo pensare fu che poteva considerare una piccola fortuna che tutti i suoi organi interni si fossero ormai da tempo liquefatti e fusi in una poltiglia nera e catramosa.... altrimenti -a quel punto- le budella le si sarebbero sciolte, il cuore le sarebbe esploso nel petto, i denti avrebbero cominciato a battere tra loro fino a spezzarsi e gli occhi a lacrimare, finché -preda di tremori incontrollabili- le ginocchia le avrebbero ceduto e lei sarebbe probabilmente infine sbiancata e svenuta.
    O magari morta.

    Ma la morte non era più una opzione da lungo tempo, così -con la testa leggera, un peso allo stomaco, e la bizzarra sensazione di star vivendo un brutto sogno- il Clown Nero Rosa girò i tacchi e si diresse ciondolando come uno zombie fino all'uscita; in un ultimo sprazzo di vana speranza, provò a convincersi che potesse forse trattarsi solo di un bug del sistema organizzativo dei diversi livelli spaziali del Circo: magari aveva aperto l'accesso nel modo sbagliato, o magari c'erano malfunzionamenti tecnici col gateway, e il problema si sarebbe risolto da solo a breve!

    Così continuò ad aprire e chiudere l'uscio con un sorriso ebete sulle labbra, la disperazione negli occhi rossi, il gracchiante cigolio dei cardini nelle orecchie, e una vana ed illusa speranza ad agonizzare nel petto dove una volta aveva il cuore; naturalmente, nulla cambiò, e dopo una ventina di minuti trascorsi a quel modo, anche lei capì -con panico crescente- che le cose sarebbero rimaste tali: dopotutto,
    i miracoli non sono per i dannati.

    L'Augusto chiuse la porta del magazzino, e -stringendo la maniglia in maniera spasmodica- non la riaprì più, rimanendo per un istante schiacciata dal peso dell'ovvia e ineluttabile conclusione che fossero tutti in un mare di guai, e che quella fosse un'autentica emergenza: i tesori e le rarità che avevano raccolto nell'ultimo mezzo secolo per la vendita a creature facoltose e potenti di svariati universi non sarebbero riapparsi per magia, l'Asta sarebbe andata a monte, i clienti radunatisi al tendone per accaparrarseli o anche solo per assistere sarebbero rimasti scontenti, il Padrone sarebbe stato scontento, e... e se il Padrone è scontento... quando il Padrone è scontento... il suo adorato Aren...

    Come partorita dalla sua immaginazione, l'aura assassina del Direttore del Circo si affacciò al corridoio in cui lei stessa sostava proprio in quell'istante, opprimente e gravida di iraconda frustrazione: certamente non ispirava alcun desiderio di stargli vicino, ma...
    quella era un'emergenza, quindi gli andò incontro senza esitare – e senza nascondere la sua agitazione.

    « Capo...!!! »

    Tuttavia, fuori di sé dalla collera -come era dopo l'incontro con gli Intrusi-, la Maschera non parve curarsi o notare l'espressione della sua collaboratrice, e fu senza riguardo alcuno che le si fece incontro, intercettandole il collo con la mano guantata di bianco non appena fu a portata, e sbattendola malamente da una parte, prima spingendola spalle al muro dentro la parete.

    « CHE. COSA. ALTRO. C'È. ?. »

    Scandendo ogni parola in un tono vibrante di minaccia, il Mimo le ringhiò addosso in un modo che faceva spavento,
    e nel vederlo ora distintamente in volto -per giunta da quella distanza così ravvicinata- l'Augusto ebbe paura...


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    « Prima che cominci a starnazzare, però, ti avverto: bada bene a quello che dici... »

    ...ma non per la propria incolumità: per quanto Aren non fosse nuovo agli scatti violenti quando sotto stress, ora che i loro corpi non conoscevano più la morte, lei si era abituata al dolore fisico fino a smettere di badarci; ciò che le fece male fu vedere la persona per lei più importante ridotta a quel modo... perché nonostante la Maschera ne celasse il volto, ad Harleen bastò guardare l'isteria negli occhi del suo compagno per percepirne tutto il tormento e il livore che l'aveva spinto ben oltre il limite della sua sopportazione.

    Quel giorno era stato un continuo susseguirsi di imprevisti, gli intrusi avevano valicato la Barriera, disseminato panico e trambusto tra avventori ed invitati, vandalizzato le strutture dell'Outer-Stage, ed erano in qualche modo dilagati a far danni anche dietro le quinte: al Circus Diabolique stava andando tutto male, l'unico rifugio che lei e gli altri potevano chiamare
    casa stava andando in rovina, il loro gruppo era allo sbando, e Aren -sempre professionale, instancabile ed integerrimo- era l'unico a cui importasse!

    E ora anche l'Asta sarebbe dovuta essere annullata; quello sarebbe stato il colpo di grazia:
    per le finanze del Padrone, per il progetto del Circo, per la loro carriera di Artisti girovaghi e per la loro reputazione di mercenari...


    « ...perché se sento anche solo un'altra cattiva notizia, giuro che esplodo. »

    ...ma la cosa ancora più atroce -la fanciulla se ne rese conto con orrore- fu che sarebbe dovuto toccare proprio a lei infliggere quel colpo mortale: esattamente in quel momento, lei avrebbe dovuto gettargli addosso anche la notizia della scomparsa dei lotti dell'Asta. Ma come avrebbe potuto? Il solo pensiero di dare un'altra preoccupazione ad Aren le spezzò il cuore o quel che ne rimaneva, e fu così che -folle e futile- la risposta più ovvia, infantile e controproducente le sbocciò nella mente come un fiore velenoso: terribilmente sbagliata, eppure incredibilmente ragionevole e attraente in quel frangente disperato. Non lo avrebbe fatto. Non glielo avrebbe detto.

    Vero era che era debole e stupida, ma doveva proteggere il loro leader e... e... qualcosa avrebbe fatto, perché trovare un rimedio a quel disastro -ritrovare i Lotti scomparsi, o qualcosa con cui rimpiazzarli- era di gran lunga più importante di trovarvi una spiegazione; così, tirando su col naso e ricacciando indietro le lacrime, la fanciulla dai capelli rosa deglutì rumorosamente per quel che le permetteva la mano guantata dell'altro contro la trachea, abbassò gli occhi di rubino, e scosse un poco la testolina color zucchero filato in segno di diniego, facendo oscillare i lunghi codini.

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    « V-volevo solo d-dirti c-che... L-lo Spettacolo... sta per cominciare... »

    Con un verso assai simile ad uno sbuffo, Aren parve rilassarsi impercettibilmente, e le lasciò andare il collo per lisciarsi le pieghe della giacca rossa e controllare il doppio petto: certo, il Clown Bianco non moriva dalla voglia di salire sul palco, ma... il pensiero che a fine serata avrebbe potuto lasciarsi alle spalle quel miserabile luogo e dimenticarsi per sempre dei suoi abitanti era un miraggio di sollievo che mitigava un poco il suo umore nero.

    « Allora... vediamo di fare questa cosa...
    Ricontrolla la scaletta, e... chiama a raccolta quel branco di lavativi... »

    borbottò, cercando di raffreddare i bollenti spiriti e fare chiarezza nella propria mente
    « Il numero di apertura è il programma speciale del Padrone, perciò...
    abbiamo abbastanza tempo. »


    Da dietro il guscio dipinto con un sorriso posticcio, il Mimo trasse un profondo sospiro per rilassarsi, ed espirò; poi, a grandi passi, proseguì lungo il corridoio: era il momento di cominciare... e già non vedeva l'ora che finisse. Magari -si disse- si sarebbe preso persino una vacanza...



    Edited by Madhatter - 20/9/2018, 16:17
     
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