[MxM] Aspettando il Giullare

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    Era notte. Ovviamente. Quale pazzo fa un lavoro sporco di giorno? Alla luce del sole? In un Paese che, se sapesse cosa nascondi, ti lincerebbe senza pensarci due volte? Altro che giustizia. Legge del taglione, forse. Se ti va bene.

    Era notte, quindi, e di quelle senza Luna. Dove persino l’oscurità ha lasciato il posto a ciò che c’è dopo. Cosa c’è di più nero del cielo senza Luna? Oddio, bella domanda. Ma Daligar non era lì per filosofeggiare sui colori e le ombre. Aveva fatto il suo lavoro. Aveva scaricato barili e casse ogni giorno dopo il loro incontro. Aveva teso le orecchie, in modo discreto, senza farsi notare. Era diventato bravo, ormai. Ci aveva preso la mano. Ops, battute triste per un monco.

    Il braccio d’acciaio aveva fatto il suo dovere. Era rimasto ben nascosto e questo era quello che contava, lì. Non voleva rischiare di farsi ammazzare proprio ora. Ma, dicevamo, aveva teso le orecchie e sciolto le lingue giuste con la giusta dose di alcol. I liquori fanno miracoli. Il mal capitato inizia a parlare senza rendersi conto di quello che dice e, tra una pacca sulla spalla e un “bevi!” di incoraggiamento, in men che non si dica sputa fuori tutto il suo sapere. Eh sì, l’alcol fa proprio miracoli. Non che ne sapesse qualcosa. Il suo vizio preferito rimaneva il fumo.

    Accese la sigaretta come faceva di solito, con un lungo tiro, ed espirò lentamente quella boccata. Non aveva paura che qualcuno potesse vedere la luce dell’accendino o della sigaretta. Non passava mai nessuno dai capannoni del porto a quell’ora. Le persone, lì, avevano una famiglia da cui tornare, la sera, o dei bar dove bere fino al mattino. A nessuno veniva in mente di andare a rintanarsi dentro i magazzini né, tanto meno, di fare gli straordinari dopo essersi spaccato la schiena tutto il giorno. No, non li avrebbero disturbati.

    La porta, come sempre, era chiusa, ma la finestra che dava nel vicolo laterale no. Con un paio di salti sugli scatoloni ammassati per la strada, si issò fino al davanzale e si calò all’interno. Prima, però, si preoccupò di lasciare una carta da gioco in bella vista. Il Joker nero fissava il buio del vicolo incastrato tra il vetro e l’infisso del passaggio che avrebbe condotto la sua ospite all’interno. Sull’ingresso frontale del capanno, il Joker rosso stava pigiato tra le due porte blindate, segnando il luogo dell’incontro.

    Calatosi all’interno, tra gli scatoloni in attesa di essere smerciati, Daligar si portò al lato opposto della finestra. Il puntino rosso della sigaretta segnava la sua posizione a ogni aspirata. E lì, aspettò.
     
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    L'indaco della sera era calato nella più profonda oscurità della notte e a rischiararlo non fu la luna bensì la tenue luce di alcune lanterne. Moderni lampioni sarebbero stati troppo tecnologici per la chiusa Undarm che pur essendo una città portuaria, e pertanto il punto d'incontro di varie culture, manteneva una mentalità medioevale che appariva affascinante agli occhi di Jester.

    La ragazza amava le conflittuali imperfezioni di quel luogo e trovava irresistibile la tenacia con cui non si piegava alle invasioni e al tempo rimanendo -nel bene o nel male- sé stesso. Quindi per quanto il Giullare non potesse comprendere né condividere quella mentalità la rispettava.
    Così, con la mente piena di quelle romantiche fantasticherie, la fanciulla aumentò l'andatura lasciando che il tintinnio di campanellini che accompagnava ogni passo si trasfasse in un tripudio indistinto. Poi le scarpe dalla punta a ricciolo calpestarono il terreno battuto sempre più lentamente fino a bloccarsi completamente davanti ad un grosso capannone. Ad attirare la sua attenzione era stata una carta da poker ben esposta all'ingresso principale. Nel raccoglierla il Giullare sorrise notando il jolly rosso, le somigliava e Daligar era stato carino ad avere quell'idea. Comunque non perse altro tempo e, veloce come un fulmine, raggiunse il retro dove cercò la finestra nella quale si erano intrufolati qualche giorno prima. A segnarle la via un altro joker, questa volta nero. La giovane lo raccattò e poi si arrampicò a mo' di lucertola sù per il muro per poi scivolare oltre l'anta aperta. Arrivò al pavimento com'era entrata e le dispiacque che il suo compare, che rilevava in fondo al capanno attraverso l'En, non potesse vederglielo fare. L'aveva copiato al Camaleonte, ma forse una mente poco raffinata non lo avrebbe apprezzato. Comunque Jester sgombrò la mente e si eresse in tutto il metro e settantacinque che i tacchi le consentivano di essere -sì, aveva messo lo stesso genere di scarpe che usava il suo maestro.

    -Buonasera bel ragazzo
    Mi hai rifornito il mazzo-


    Sciorinò la Strega con una risatina cristallina facendo frusciare le carte da un mano all'altra mentre il suo sguardo si spalancava nell'oscurità. Gesto del tutto inutile, poiché l'unica cosa che riuscì a vedere fu la lucina proveniente dalla sigaretta dell'interlocutore.

    -Hai qualcos'altro vero?
    Informazioni sul veliero.-


    La voce era eccitata, le carte erano sparite in una tasca e dal rumore dei campanelli era palese che la Strega stesse saltellando. Poi ci fu uno schiocco di dita e i tintinnii si assopirono. Per un attimo sarebbe potuto sembrare che la donna fosse sparita, invece raggiunse il giovane e si sedette su una pila di pesanti scatoloni accatastate vicino al muro.
    Delle serpi che solitamente le facevano compagnia nessuna traccia.



    Energia: 110%

    PASSIVE:

    -Abito Circense-
    La nostra Giullare è in grado di cambiare il suo vestiario (forma, colore, materiale e chi più né ha più né metta) con uno schiocco di dita. Ciò le consente di rimanere sempre alla moda e variopinta. (Skill Gratuita)

    -L'anima mia danno tutti lo sanno-
    Essendo Jester una Hunter è in grado di percepire le aure che la circondano attraverso l'En. Con il passare del tempo trascorso su Endlos la giovane è riuscita ad affinare tale tecnica rendendola non solo migliore, ma del tutto spontanea. Così la Strega della Luna riesce ad avvertire la forma e il movimento di qualsiasi cosa entri nel raggio d’azione dell'aura (30 metri).

    - Jester's Art -
    Ogni Corte che si rispetti è provvista di un artista pronto a soddisfare, compiacere e divertire le persone che la abitano.
    Beh, nel mondo Hunter x Hunter Jester era quell'artista!
    Infatti il Giullare assieme a suo padre si esibiva non solo nel raccontare storie in rima ma anche in giochi di abilità. E fu così che con il passare del tempo ha sviluppò dei power-up di agilità e velocità del 50%.

    -Tela di Nen-
    La mezza Selvatica ha sviluppato grazie all'unione delle abilità Hunter e il potere elementale una strana ed utile attitudine. Essa consiste nel camminare su qualsiasi superficie liquida o solida attraverso una specie di tela, che ricorda una ragnatela, in grado di appiccicarle le piante dei piedi (scarpa o non scarpa) anche a testa in giù.


    Edited by Jester - 2/2/2018, 01:10
     
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    Al sentire il suono dei campanellini nell’aria, capì immediatamente chi fosse. Solo la sua ospite si sarebbe presentata a un appuntamento segreto facendo casino. O qualche altro pazzo simile.

    -Buonasera bel ragazzo
    Mi hai rifornito il mazzo-


    Lasciò cadere nel vuoto le sue parole. Primo, perché non avevano senso. Secondo, perché non aveva ancora deciso se fidarsi di lei. Continuò a fumare tranquillo, ma vigile, i sensi tesi al massimo a captare qualsiasi movimento. La sigaretta emetteva un bagliore a intervalli regolari, senza riuscire, però, a sconfiggere le tenebre fitte intorno a sé. Era già alla seconda, tra l’altro.

    -Hai qualcos'altro vero?
    Informazioni sul veliero.-


    Certo che le aveva. Ma lei era così sicura di poterle avere come se niente fosse?
    A un certo punto si sentì uno schiocco e il rumore dei campanellini sparì. La Giullare aveva preso a correre più velocemente di una persona normale. Niente male, ma nemmeno così impressionante. Tirò un’ultima boccata di fumo, mentre la sua ospite posava il sedere su uno scatolone alla sua destra con un leggero tonfo, amplificato dall’assenza di altri suoni.

    L’istante successivo, il ragazzo avrebbe estratto la lama dal braccio e con uno scatto fulmineo l’avrebbe raggiunta, allungando l’arto verso la sua gola e fermandosi con la lama a qualche centimetro dalla giugulare di lei.

    «Ma che brava. Hai rinnovato il guardaroba?»
    Sussurrò lui, con fare compiaciuto.
    Solo allora la sigaretta avrebbe toccato terra con un leggero tonfo e uno spruzzo di scintille, lì dove un attimo prima sarebbe dovuto essere il ragazzo.

    Energia: 90%
    Tecniche utilizzate: Mediox1
    Parte Tecnica
    Braccio sinistro: Una protesi di uno speciale metallo più resistente del metallo comune, creata con una tecnologia particolare che consente, tramite un computer installato nel cervello, di poter venire modificata da chi la controlla. Tuttavia, al momento, le modifiche presenti consistono solo nell’estrazione di una lama o di una canna come quella di una pistola.
    [Braccio bionico - 1pt.] - [Passiva di Robustezza – 5pt.] - [Lama – 1pt.] - [Pistola – 2pt.]
    [Lama estratta]

    Allenamento: I combattenti si allenano fino alla morte e spesso anche oltre. Questo consente loro di sviluppare le capacità del proprio corpo, che normalmente resterebbero sopite o poco sfruttate. Questo continui mantenersi in esercizio consente loro di possedere riflessi sviluppati, agilità superiore al normale, senza considerare forza e resistenza.
    [Fighter] - [Passiva di Riflessi aumentati – 5pt.] - [Passiva di Agilità aumentata – 5pt.] - [Passiva di Resistenza aumentata – 5pt.]

    Colpo Fulmineo: Sfruttando l'abilità da combattente del proprio corpo, Daligar è in grado di scattare in linea retta a una velocità superiore al normale, potendo portare, così, attacchi a sorpresa fulminei e istantanei.
    [Fighter] - [Attacco Medio – 1pt.]
     
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    La tela di Nen vibrò attorno al corpo della Strega che impiegò qualche secondo -di troppo- a capire cosa stesse accadendo. Daligar aveva lasciato la sua posizione e, veloce come una lampo, si era avvicinato a lei soffermando una lama a pochi centimetri dalla sua gola. La sigaretta che stava fumando cadde a terra in quel momento sottolineando la velocità dell'uomo, ma Jester non si scompose, non poteva considerarlo come una seria minaccia.
    -Non puoi farmi fuori // Se ci provi muori.-
    Avvertì il Giullare con voce tranquilla, per poi poggiare l'anulare sull'acciaio e trascinarlo per la sua lunghezza e macchiandolo di cremisi. Nel mentre l'aria divenne gelida e la lama si fece più pesante, ci sarebbe voluto un po' perché il giovane capisse: la sua arma si era ghiacciata del tutto.
    -Niente campanelli e abito rosso // Sta bene anche a te addosso-
    Sentenziò la fanciulla allungando la mano ferita e lasciando una leggera carezza di sangue sulla guancia del ragazzo.
    -Dimmi caro, hai paura delle streghe? // Uccidiamo i ragazzi alle congreghe.-
    Mentì, ma neanche troppo, con tono da maestrina riferendosi alla stirpe Selvatica di cui era parte per metà. Si trattava di una razza aliena composta da sole donne sanguinarie e feticiste di omicidi, in particolar modo ai danno del genere maschile. Jester aveva passato l'intera adolescenza con loro ed essendo una meticcia non si era trovata benissimo, le odiava. Però quello non lo disse, ridacchiò rilassando la schiena al gelido muro e portò le gambe a rannicchiarsi sotto il mento. Le dispiaceva non poter gustare l'espressione di Daligar.



    110%-5%=105%

    Agilità + velocità 50%
    Auspex movimento 30 metri

    -Se ti tocco io ti informo, in ghiaccio ti trasformo-
    Questa tecnica può funzionare sia con 'tocco diretto' che 'indiretto'. Nel primo caso la Selvatica può trasformare in ghiaccio tramite il suo tocco esseri viventi e cose (dato con qualsiasi parte del suo corpo o vestiario). La mossa naturalmente può essere neutralizzata tramite appropriata difesa. Nel secondo caso invece la Strega può lanciare palle di neve create grazie al suo potere elementale verso il nemico che nel caso non usi un'adeguata difesa verrà ghiacciato.
    La quantità di mana che la ragazza utilizzerà nell'azione determinerà la durata della mossa.
    5%
     
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    La ragazza non si mosse di un palmo. La sua espressione era tranquilla, o almeno si sforzava di apparire normale. Che per lei era come rinnegare se stessa, data la sua naturale propensione all’essere fuori di testa.
    I due iniziarono a fissarsi, come in un gioco a chi mantiene più a lungo lo sguardo. Solo che, in questo caso, era tutto il corpo a non doversi muovere. Gli occhi spenti e seccati di lui erano fissi nelle iridi focose di lei, dove la scintilla della pazzia non smetteva mai di ardere. Non erano mai stati così vicini. Avrebbe potuto affondare la lama nella sua carne con estrema facilità.

    Quando la giovane riprese a parlare, qualche istante successivo, il giovane stava ancora volgendo lo sguardo al collo di lei. Per quanto i riflessi del clone fossero maggiori rispetto a quelli di un qualsiasi umano, bloccò il proprio corpo in quella posa così naturale. Gli ricordava qualcosa.

    Il dito di lei passò sulla sua lama, ferendosi. Ma, allo stesso tempo, l’hangar divenne freddo e dalla bocca di entrambi iniziarono a fuoriuscire delle nuvole di condensa. Daligar strattonò il braccio indietro, incurante della reazione di lei. Avrebbe anche potuto staccarle un dito. Si portò l’arto bionico verso il petto e lo toccò con la mano destra, quella vera. Era ghiacciato.

    In quell’istante di distrazione, Jester aveva portato la mano insanguinata verso il suo volto. Eppure, il giovane non sentì alcun contatto tra loro. Anzi, anche la guancia si era fatta fredda. Facendo un passo indietro, tornando al livello del suolo e allontanandosi da lei, si toccò la spalla e la guancia.
    Acciaio. Entrambe erano ricoperte di uno strato di metallo che risaliva dall’attaccatura del braccio bionico e lo copriva fino all’orecchio e sotto l’occhio.

    Interludio
    «Cosa mi hai fatto?! COSA?!»
    Il giovane era fuori di sé. Fissava il braccio con gli occhi sgranati dal terrore, mentre lo guardava muoversi e cambiare forma senza sosta. Non riusciva a capire, ma, soprattutto, non riusciva a darsi pace per il mostro che era diventato. Non che prima fosse umano, ma poteva almeno far finta di esserlo. Lì, invece, con quell’arto impazzito cucitogli addosso non poteva far altro che accettare di essere un mostro.

    «Cerca di calmarti. Respira. O non riuscirai a controllarlo!»
    Il vecchio cercava di avvicinarsi, ma ogni volta che faceva un passo verso quel giovane terrorizzato veniva attaccato da una lama che fuoriusciva dagli ingranaggi impazziti.

    «Avanti, ragazzo, puoi farcela. Concentrati. Controllalo.»
    La sua voce flessuosa cullò il giovane Daligar che, seguendo i suoi consigli, fece dei profondi respiri. Chiuse gli occhi e cercò di impartire al braccio l’ordine di fermarsi. Solo allora sentì il computer installato nel cervello ricevere gli input dei suoi neuroni e trasformarli in codice binario. L’arto tornò alla sua forma originaria, quella di un comune braccio del colore del metallo.

    «Cos’è?»
    Chiese il giovane, in affanno.

    «Non avevi il braccio, quando ti ho trovato. Te ne ho messo uno nuovo. Ho dovuto installarti un apparecchio nel cervello per controllarlo, però. Quindi le tue emozioni influiranno su di esso. Ricordatelo.»

    «Mi hai reso un mostro.»

    «Mh? E quando ti usavano come assassino, cos’eri?»
    Il vecchio spirò un lungo tiro dalla pipa che, mentre il giovane si calmava, si era acceso.

    «Ora, se non altro, puoi scegliere cosa essere.»


    Quando si riscosse era ancora buio intorno a sé. Non doveva essere passato molto. Qualche secondo al massimo.
    Come aveva fatto a dimenticare? Guardò il suo braccio. Quello vero era stato il prezzo da pagare per la sua libertà. La libertà di scegliere cosa essere.
    Scoppiò a ridere.
    Si sentiva uno stupido. Si accese una nuova sigaretta e si girò verso la giovane.

    «Allora. Volevi informazioni su una nave, se non sbaglio.»
    Tirò una lunga boccata.

    «Ne ho trovata una che fa al caso nostro. Ma non sarà facile.»
    Il metallo era rientrato nel braccio, quando si girò verso la giovane e la guardò con un sorriso sadico.
    Di pazzi, in quella stanza, non ce n’era solo uno, a quanto pareva.
    Energia: 85%
    Tecniche utilizzate: Bassox1
    Parte Tecnica
    Braccio sinistro: [Braccio bionico] - [Passiva di Robustezza] - [Lama(estratta)] - [Pistola]

    Allenamento: [Passiva di Riflessi aumentati] - [Passiva di Agilità aumentata] - [Passiva di Resistenza aumentata]

    Armatura-scudo: Tramite il pc installato nel cervello che controlla il braccio meccanico, Daligar è in grado di sfruttare il metallo dell'arto per creare un'armatura che ricopra il corpo, o parte, a scopo difensivo. Dovendo usare il metallo dell'arto, la robustezza di quest'ultimo viene compromessa quando questa tecnica è in funzione. Inoltre, non potendo creare il metallo dal nulla, l'armatura ha solo scopo di difesa da attacchi fisici e non può essere usata per rafforzare eventuali attacchi.
    [Technomancer] - [Difesa Variabile – 2pt.] [Basso x1]


    Edited by Bonx - 18/2/2018, 17:55
     
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    Le dita ferite della Strega trovarono sollievo nell’aria gelida che ormai impregnava il locale mentre un sorriso increspò le sue labbra pittate di rosso. I suoi occhi scrutarono nell’oscurità alla ricerca del suo interlocutore per saggiarne l’espressione. Era riuscito a terrorizzarlo? Difficile a dirsi, poteva solo avvertirlo allontanarsi da lei e poi immobilizzarsi per qualche secondo prima di riprendere a parlare della nave.
    Peccato! Però doveva ammettere che era divertita dal comportamento di Daligar pur non riuscendo a comprenderlo. L’aveva minacciata solo per darle una dimostrazione della sua forza? Irrilevante! Una volta entrato nella MxM non avrebbe più potuto osare tanto. Lei sarebbe stata a capo della Morte x Multicolore e non aveva la minima intenzione di fallire nel suo ruolo a causa dell’insubordinazione.
    -Allora mi porti gioia // Il facile per è noia-
    Commentò Jester stiracchiando le braccia al soffitto mentre Daligar iniziava a parlare. Raccontò del veliero maledetto chiamato Graogramàn del fatto che i marinai lo avvistassero da secoli nei mari tra sud ed ovest e che lui stesso aveva potuto ammirare. Si diceva che avesse un equipaggio e potesse risvegliare creature provenienti dagli inferi. Le iridi della Strega brillarono nell’oscurità.
    -Il Grao-coso mi piace tanto // Averlo sarà un bel vanto!
    Chiocciò Jester alzandosi dalle casse e ridacchiando allegramente.
    -Al porto tra due settimane // All’ora in cui si sforna il pane!-
    Disse la frase a pochi passi dal giovanotto non cercando minimamente di nascondere la propria presenza. Poi la Selvatica sgattaiolò via sparendo nella notte com’era apparsa. Voleva andare a raccontare quella sensazionale scoperta alle sue serpi. Un Veliero fantasma, loro lo avrebbero sicuramente adorato.

     
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