Dichiarazione di Guerra

Algor Mortis ~ Fase II

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    { Presidio Nord, ??? }
    pov – Eleodora

    Una mostruosità impalpabile filtrò dalle palpebre assopite. Si condensò nel buio, tentando di acquisire un surrogato di quella consistenza a lei normalmente preclusa. Il groviglio del sistema nervoso di attorcigliò sullo scheletro putrefatto, i vasi sanguigni in disuso irrorarono di empia energia gli organi collassati e rattrappiti. Uno strato di muscolatura in necrosi ricoprì la sagoma in formazione e infine la pelle esangue rivestì a fatica le fattezze di una dama un tempo splendida. Coprì immediatamente lo scempio del suo corpo incompleto con un lungo mantello di tenebra e cinse la sua chioma corvina con una corona di spine nere.

    « I mortali che infestano i territori della Calaverna hanno peccato di tracotanza. Non possiamo più tollerare i loro affronti. »

    La Regina Lich Eleodora era discesa dal reame irreale e aleggiava per i corridoi vuoti del suo palazzo. Le labbra tinte dalla cianosi risposero all’appello dell’Anziano, che aveva incoraggiato un armistizio tra i sovrani non-morti che si contendevano i territori del Nord: la cosiddetta Valiinorê era diventata una minaccia concreta alla loro egemonia e non poteva più essere ignorata.

    « Accetto la tregua e mi aggrego all’alleanza contro il nemico comune… lo giuro sul mio filatterio. »

    Chiamando in causa ciò che aveva di più caro, la Sovrana dei Sogni promise di cooperare coi suoi invisi rivali. Una volta soggiogati gli abitanti della roccaforte, i Re vittoriosi avrebbero ripreso le ostilità intestine per rivendicare il regno un tempo appartenuto al Lich Akachi. Non dubitava che ciascuno dei suoi pari stesse già architettando un piano per avere la meglio su tutti gli altri – lei avrebbe fatto altrettanto.

    Diede un bacio al recipiente della sua anima e a malincuore se lo lasciò alle spalle.
    Si dissolse nella gelida aria notturna e fece ritorno al piano immateriale,
    da dove avrebbe ridestato gli incubi sopiti degli insulsi ribelli.



    { Presidio Nord, ??? }
    pov – Nargil

    Le pagine proibite dei grimori frusciavano irrequiete, percorse da scariche di energia occulta. Celato dalla nebbia del villaggio sperduto, il Lich stava convogliando una mole inconcepibile di potere arcano sul cerchio necromantico inciso nella piazza del borgo. Il calibro del rituale fu tale da animare spontaneamente gli scheletri seppelliti nel cimitero cittadino, gli unici spettatori ammessi al cospetto del Dotto.

    « Io dichiaro che la tua essenza
    sarà sottoposta al mio dominio
    e il mio destino seguirà la tua ascesa.

    Proclamo un solenne giuramento:
    farò miei tutti i peccati degli inferi
    e reprimerò ogni virtù dell’empireo.
    »

    Il Re Lich Nargil pronunciò l’invocazione, facendo crepitare i glifi di una luce sinistra. Il circolo prosciugò l’atmosfera circostante, facendo precipitare la temperatura in prossimità dello zero assoluto. L’aria stessa si squagliò, colando come pallido liquido azzurro. Nel gelo siderale le parole intrise di potere risuonarono a stento, al pari di sordi rintocchi di campane ovattate.

    « I tuoi occhi sono offuscati dal caos,
    il tuo spirito è imbrigliato dalla follia
    e solo io ne impugno le catene.

    Sottomettiti alla chiamata del tuo Signore
    e sorgi dalle tenebre del Nono Cerchio,
    Daurgothoth, Fato Strisciante!
    »

    L’oscurità inglobò il villaggio e partorì l’abominio,
    che s’innalzò verso i nembi che celavano il firmamento.



    { Presidio Nord, ??? }
    pov – Wilhelm

    Attraversando il piano spirituale, la chiamata alle armi raggiunse anche una sagoma indistinta. La voce dell’Anziano turbò il letargo del Folle, sprofondato volontariamente in un sonno senza sogni per sedare la sua degenerazione mentale. Il richiamo dell’antenato riattivò un sistema in stasi: il fregio teschiforme dell’armatura spirò un alito di non-morte su tutta l’imponente stazza del Lich. Le orbite del cranio avvamparono di luce fredda mentre un’aura lugubre si espandeva dalle sue membra secolari. La polvere circostante si sollevò e fu spazzata dal fuoco fatuo. La corazza si scosse dal suo torpore, stridendo per la lunga inattività.



    Il risveglio fu accompagnato dai tormenti della veglia: la morsa della pazzia riprese a stritolare i rimasugli del suo senno, facendo pulsare un’emicrania lancinante nel suo teschio vuoto – eppure ancora affetto dal dolore fantasma di un trauma atavico. La litania che custodiva la sanità del suo spirito aveva smesso di tintinnare da troppo tempo. Non voleva impazzire ancora in quel silenzio assordante. Uno spettro innominabile lo perseguitava da quando aveva creato il suo filatterio. Per quanto cercasse di frammentare la propria essenza per smettere finalmente di soffrire, il nucleo originario perdurava in un luogo di cui ormai aveva dimenticato l’ubicazione. Non poteva morire, non poteva vivere, non poteva rinsavire e non gli era concesso nemmeno l’oblio del sonno. Sentiva solo il bisogno di mulinare la sua immensa mannaia per allievare l’agonia.

    « 32-wacky9 »

    Nei recessi che ne avevano custodito l’esilio, l’ululato del Re Lich Wilhelm
    esecrò il destino che lo avrebbe ricondotto a mietere vite.



    { Presidio Nord, ??? }
    pov – Johan

    I pipistrelli stormivano freneticamente nell’aria stantia. Il fetore del guano misto alla diffusa marcescenza non turbò il Condottiero solitario che sovrastava le schiere di non-morti radunatesi al suo cospetto. Il suo sguardo maligno non indugiò sulle forze soverchianti che aveva ammassato, né scrutò l’orizzonte in direzione della prossima tappa, dato che - in un certo senso - poteva considerarla già raggiunta. Gli occhi del primo Re Lich rimiravano ben oltre tutte quelle inezie, contemplando la destinazione finale a cui aveva votato la sua non-vita; un voto condiviso anche dai suoi pari, ma troppo spesso annebbiato dalle rispettive bramosie terrene. Valiinorê, gli Uthgardt, i mercenari e tutti i loro alleati non erano che ciottoli sul selciato di un sentiero superiore – e come tali sarebbero stati calpestati.



    « Legioni, in marcia! »

    Il Re Lich Johan diede l’ordine, ufficializzando la dichiarazione di guerra.

    « Si torna a casa. »

    L’orda cominciò la traversata della tundra,
    diffondendosi come un tumore sulla desolazione bianca.



    { ??? }
    pov – ???

    Le garze che fasciavano il volto rugoso non gl’impedirono di osservare il dipanarsi degli eventi. Arroccato dove nemmeno le percezioni dei Lich potevano giungere, si trovò a soppesare le forze in campo mentre dendriti di caos coagulato serpeggiavano tutt’intorno. Immortali e mortali si sarebbero dati battaglia per rivendicare quel fazzoletto di terra ghiacciata, ripetendo un canovaccio a cui aveva già assistito innumerevoli volte. Si trattava comunque di uno spettacolo che non cessava mai d’intrattenerlo, nonostante le poche varianti inserite tra una replica e l’altra: contribuire al suo compimento era sufficiente per pregustarne l’esito con discreta trepidazione.

    Non tergiversò eccessivamente nelle pieghe della membrana quantica: dopo aver assodato che i quattro infanti si stavano comportando proprio come aveva predetto, si preparò a rivestire i suoi insospettabili panni. Aveva una catapecchia a cui far ritorno e delle ultime battute da recitare, prima di poter gettare anche quella maschera e far calare definitivamente il sipario.

     
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