Debito

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    Impeto e tempesta

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    "I diavoli si dividono in angeli decaduti e in gente che ha fatto carriera".

    (Stanislaw Jerzy Lec)


    Ufficio di Asmodeous, Koldran.
    Presidio Settentrionale, Endlos.

    Era nel medesimo luogo del suo arrivo in quello strano semipiano.
    Eppure... in un luogo diverso.

    Non si trattava follia, ma pure precauzioni -forse eccessive- di quel ricchissimo demone che lo aveva appena convocato, il quale -guarda caso- era anche il suo datore di lavoro. Un datore di lavoro che, dopo lo scherzetto del ballo di Natale in cui il suo castello (conquistato con astuzia sulle disgrazie degli abitanti del posto) ne era uscito parzialmente demolito, gli aveva già notificato che il prezzo di ogni singolo danno trovato gli sarebbe stato detratto dallo stipendio, e che quindi tutti gli interessi patteggiati non avevano praticamente più senso di esistere. Non poteva a quel punto nemmeno fuggire: se solo avesse notato che qualcosa non quadrava, il buon Asmodeous lo avrebbe rintracciato e cancellato da tutti gli universi possibili, inferno compreso.

    jmwycav

    « Oh, ben arrivato » avrebbe detto il capo al suo arrivo, con fare insolitamente cordiale « Prego, John. Accomodati pure. »

    Era meno impostato del solito: senza giacca, camicia in parte sbottonata, calice d'oro e cristallo ricolmo di buon vino d'annata, sigaro alla bocca. Forse aveva pensato che quel povero diavolo -ormai- fosse in pratica uno dei suoi schiavi e non vi fosse alcun bisogno di impressionarlo... o magari era solo molto felice. In ogni caso, gli indicò la poltrona per accomodarsi. Gli offrì perfino un bicchiere di vino, come se fossero amici.
    Peccato che amici non lo erano affatto... e con molte probabilità, quello era solo un fantoccio illusorio installato nel castello semidistrutto, in una stanza che -se non era la riproduzione esatta del suo ufficio a Najaza- doveva essere un portale dimensionale.

    « So che non te la passi bene, ultimamente. Mi hanno detto degli uccellini che, con i tuoi ritmi, non riusciresti mai a saldare il debito che hai con me... e lo capisco, sai? Ti sei messo in un brutto guaio. Davvero, John, mi spiace per te. » ...lo disse come se non fosse lui l'origine di tutte le sue sventure economiche « Ma vedi... io sono un uomo magnanimo e rispetto i miei dipendenti. Un tempo ero come te, sai? Lo so cosa si prova... esattamente come so che a noi demoni degli incroci non piace fare gli schiavi. Per questo, voglio offrirti una possibilità di salvarti. Se tu fai un lavoretto per me... posso anche decidere di cancellare il tuo debito. »

    Sorrise, e per quanto volesse apparire piacevole, di sicuro non ci riusciva.
    Era inquietante... perché era pur sempre un demone, un manipolatore, e perché chi gli stava innanzi non era così ingenuo da non capire che quell'offerta nascondesse qualcosa di molto brutto.

    « Che ne dici, John? »



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/2/2018, 20:37
     
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    Alloggi di Asmodeous


    Uno dei problemi più frequenti nella vita di un demone degli incroci - in linea di massima - è la ricerca di un tramite adatto volta per volta, non è esattamente come cambiarsi d'abito difatti, perchè il tramite va cercato, trovato e posseduto fresco ed in salute - sempre in linea di massima - ed i corpi dei viventi sono spesso restii a restare sotto la possessione per più di tot tempo.
    Ecco, partendo da questo presupposto potreste comprendere che per un'occasione particolare ci vuole un sacco di tempo per trovare un tramite adatto, il che ci porta alla giornata odierna, quando i poteri del mio buon datore di lavoro mi portarono ancora una volta al suo cospetto, stavolta senza nessun preavviso.

    « Oh, ben arrivato Prego, John. Accomodati pure. »

    E mi accomodai per Dio, ci mancherebbe. Poggiai le mie stanche e vecchie terga sulla poltrona di pregiato cuoio scarlatto, mentre il mio gioviale datore di lavoro con tanto di sorriso sardonico mi porgeva un calice di vino - rosso come il sangue che probabilmente di li a poco sarebbe sgorgato dal mio collo dalla barba sozza ed incolta. - accettai anche quello, senza ancora proferire parola e tentando di buttarne giù qualche sorso tra i sporadici denti neri che mi rimanevano nella bocca.

    « So che non te la passi bene, ultimamente. Mi hanno detto degli uccellini che, con i tuoi ritmi, non riusciresti mai a saldare il debito che hai con me... e lo capisco, sai? Ti sei messo in un brutto guaio. Davvero, John, mi spiace per te. Ma vedi... io sono un uomo magnanimo e rispetto i miei dipendenti. Un tempo ero come te, sai? Lo so cosa si prova... esattamente come so che a noi demoni degli incroci non piace fare gli schiavi. Per questo, voglio offrirti una possibilità di salvarti. Se tu fai un lavoretto per me... posso anche decidere di cancellare il tuo debito. »

    Giannangela intanto - la vecchia Chioccia che tenevo in braccio, morbidamente avvolta nella mia camicia a scacchi rossi e neri in pile - iniziava a dare i primi segni di irrequietezza, beccandomi il lobo dell'orecchio buono - a quell'altro mancava un pezzo buono di carne e non ci sentivo granchè - probabilmente perchè voleva tornare nel pollaio a covare le sue uova, una brava Chioccia Giannangela.

    « Che ne dici, John? »

    E che dovevo dire ragazzi, era successo un cazzo di casino. Ricordate la festa fantastica nel maniero del qui presente big boss? Era un pò andata a puttane diciamocelo, la comparsa di quella sorta di... boh, entità dal potere scofinato mi aveva un pelino rovinato i piani, non solo impedendomi di raccogliere le anime dei bambini presenti alla festa, ma anche radendo praticamente al suolo la location di Asmodeous, cosa che finiva per ovvi motivi a pesarmi sul groppone.
    Un incidente di percorso, certo ne siamo tutti consapevoli, il grande John non si lascia certo buttare giù da queste quisquilie e pinzillacchere, tuttavia la vecchia serpe che aveva così magnanimamente deciso di offrirmi i fondi non era esattamente della stessa idea. Ogni mio passo falso non poteva essere che un motivo in più per tenermi al guinzaglio.
    Come questo.
    E tornando al discorso di prima riguardo la difficoltà di trovare dei tramite...

    « Ne Sshaglei Glieto. »

    Pronunciai scandendo il meglio possibile le parole, con la lingua che guizzante da un buco all'altro del forno nero e sdentato cercava di arrestare il più possibile gli sputazzi coi quali normalmente il mio tramite cercava di docciare i propri "dirimpettai"
    Perchè il mio tramite oggi non era un ricco uomo d'affari, una ricercata vecchina, un rispettabile avvocato od il famoso Santa Claus in persona. No no, oggi il mio tramite era Sam.
    Sam il Mugnaio.
    Sam il mugnaio era... un cazzo di mugnaio alto centosessantotto centimetri, grassoccio, con radi capelli brizzolati coperti da un largo cappello in paglietta mangiucchiato dalle galline, un naso a patata piuttosto ingombrante, un orecchio mozzo, vistosamente strabico e parecchio puzzolente, che nella vita oltre a fare il mugnaio aveva anche maiali, galline, conigli e vacche. Viveva in una casetta in campagna in compagnia della moglie Leopolda e dei dodici figli: Giacopino, Francibaldo, Ermenegildo, Franco, Annetta, Giorgio (da tutti chiamato Gigio) Donatella, Gertrude, Gianpiergiovanbanpaolo (per gli amici Ugo) Lucrezia ed Annarita.
    Ogni mattima Sam il mugnaio si svegliava presto con il canto del gallo - sempre che l'udito glielo permettesse - od altrimenti colpito da una randellata sulla nuca di Leopolda. Il problema delle randellate di Leopolda erano che la vecchia donna era guercia e non ci vedeva così tanto bene, per cui ogni tanto finivano sulla bocca dello sventurato Sam che perdeva un dente, solitamente un dente all'anno negli ultimi diciasette anni.
    Per cui Sam ad onor del vero, un pochino rotto i coglioni di Leopolda si era, ma siccome a cercare di ucciderla nel sonno era più sicuro andare a prendere a ceffoni i testicoli del toro Jonny, aveva ben pensato di fare un patto col diavolo richiamando il migliore del piano di Endlos - ovviamente me - e giacchè a me serviva un tramite, un accordo tira l'altro e benchè non fosse dei migliori decisi di prendere possesso del suo corpo.
    Ovviamente l'accordo era che una volta uccisa Leopolda avrei lasciato il suo corpo per prendere solamente - prezzo speciale - un paio di galline come ricompensa per il patto. Sono sempre stato rispettosissimo riguardo i patti, solamente che Sam non aveva specificato che Leopolda andasse uccisa subito.



    Casetta di campagna di Sam, adesso.


    « Dove si è cacciato quel nullafacente di mio marito, malasorte a chi l'ha creato, ci sono le vacche da munger... UGO NON MI CAGARE IL CAMPO DI CAROTE! »

    *Scena in dissolvenza in cui una donna tarchiata con un enorme collo ed armata di mattarello insegue un ragazzotto senza braghe che corre per la campagna gridando in maniera isterica*

     
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    Ufficio di Asmodeous, Koldran.
    Presidio Settentrionale, Endlos.

    « Ne Sshaglei Glieto. »

    Nonostante l'evidente disagio di John e del patetico idiota che possedeva in quel momento, Asmodeous non batté ciglio: dopotutto, era stato demone degli incroci per secoli, ragion per cui aveva imparato a gestire incontri con i clienti più assurdi. Inoltre, era pur sempre una creatura particolarmente rigorosa nei suoi affari: che il suo interlocutore gli generasse disgusto era superfluo rispetto ai ricavati che avrebbe ottenuto se fosse andato tutto per il verso giusto. Dunque chiuse un occhio sulla faccenda... e si appuntò di farsi una doccia e far disinfettare l'intero ufficio, una volta terminato l'incontro.

    « Poco tempo fa, una puttana che mi doveva dei soldi è stata brutalmente assassinata da ignoti » ... e dal ghigno che ne seguì, fu abbastanza evidente che lui centrasse qualcosa « Si da il caso che fosse anche la Matriarca di Altatorre, un quartiere del Pentauron che mi è abbastanza caro e con il quale, negli ultimi anni, Najaza ha fatto affari di ogni tipo. »

    Non scese subito nei dettagli, piuttosto preferì sorseggiare il suo buon vino, prima di ricominciare con le spiegazioni.

    « L'ha sostituita un'altra donna, la proprietaria di un bordello. Sarebbe mio interesse stipulare un accordo politico con lei non troppo dissimile dal precedente governo. Insomma, le solite cose: danaro sporco, sacrifici umani, schiavi e -perché no- anche qualche scopata, come con l'altra Matriarca. » Insomma, tutto regolare. Circa. Molestie e ricatti sessuali a parte... e poche cose di "poco conto", almeno per gli standard infernali « Tuttavia mi trovo impossibilitato a spostarmi in questo periodo per affari più importanti e preferirei che non trascorresse troppo tempo da sola, prima che il sottoscritto prenda il controllo dei suoi affari. »
    Sorrise.
    « Ho deciso di portarmi avanti con il lavoro, dunque. E sarai tu ad aiutarmi! » Lo disse come se fosse una cosa piacevole, ma tutti sapevano che non sarebbe stato affatto così « Voglio che tu vada da lei. Diventerai suo amico, socio o quello che ti pare... ma le rimarrai appiccicato e mi dirai tutto quello che scopri sulla sua persona. Dalla famiglia al reddito del suo bordello, dagli alleati alle debolezze, dalle preferenze sessuali a cosa mangia per colazione. Tutto. »

    Si versò altro vino rosso nel calice e bevve, tutto contento.

    « Si chiama Evangeline Raillier-Lanty, la stronzetta » si lasciò andare in un altro sorso, poi una boccata di sigaro « Per ogni informazione utile che otterrai, ti toglierò un bel po' di quelle anime che mi devi dopo il guaio del castello. Se quando deciderò di andare da lei riuscirò a sfruttare al meglio le tue informazioni, allora sarai del tutto sollevato dal pagamento. Ti piace l'idea, John? »

     
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    Aaaah, com'era affabile il buon figlio di una cagna quando tutte le cose andavano - per lui - per il verso giusto, guardatelo senza il massiccio manico di scopa infilato su per il culo, così sorridente, così sicuro di se mentre sorseggiava il tuo costosissimo vino pregiato. Testa di merda.
    Ma le cose adesso andavano così, me n'ero già fatto una ragione, il mio culo apperteneva a lui per parecchie decine di grasse anime d'infante, cosa che lo stesso non aveva certo tardato troppo a sottolinearmi.

    « ... Ho deciso di portarmi avanti con il lavoro, dunque. E sarai tu ad aiutarmi! Voglio che tu vada da lei. Diventerai suo amico, socio o quello che ti pare... ma le rimarrai appiccicato e mi dirai tutto quello che scopri sulla sua persona. Dalla famiglia al reddito del suo bordello, dagli alleati alle debolezze, dalle preferenze sessuali a cosa mangia per colazione. Tutto. »

    Un incarico interessante in realtà, inviare come "fidato" un demone che aveva la chiara intenzione di farsi un pediluvio con le sue interiora - non appena ne avesse avuto le piene potenzialità - implicava solo due cose: una totale fiducia e sicurezza nelle proprie capacità oppure una stoltaggine (si può dire stoltaggine? Boh, prendetela per buona) fuori dal comune.
    Intanto avvertì una leggera inquitudine tra le mie braccia, a quanto pareva Giannangela iniziava ad averne abbastanza della mia camicia ed aveva appena iniziato a cacarci sopra, poco male, non era una delle mie camicie preferite e magari la profumava anche un pochino.

    « Ngliente dgli più faciglie. »

    Risposi con espressione convinta, con l'occhio sinistro che fissava il buon Asmodeus mentre quello destro sembrava particolarmente interessato al meteo nei pressi di Garwec, intanto alcuni sputazzi facevano la doccia a Giannangela - non che ne avesse davvero bisogno, una chiocchia sempre ben pulita Giannangela. - che rispondeva al fuoco iniziando a beccare furiosamente il secondo bottone della camicia in pile.
    C'è da dire che Giannangela era una delle due galline che il vecchio Sam mi aveva promesso per l'esecuzione della moglie, una chioccia come non se ne vedevano da decenni, accondiscendente, sempre ben pulita e particolarmente fruttuosa, l'unica sua pecca era l'impazienza, ma era pur sempre una regina fra le chiocce, più che comprensibile. Quindi mi tolsi il cappello in paglietta ponendolo sulla testolina del pennuto, che essendo comunque - come tutte le galline - una scema di merda, pensò che fosse ora di dormire e si appollaiò al mio petto, iniziando a russare appena.

    « Avlo bisgliogno dgli un tlamitle aldattlo »

    Pensai ad alta voce, senza avere la più pallida consapevolezza sul fatto che Asmodeous potesse anche non capire un ceppa di minchia di quello che stessi dicendo.

    « Qlandlo dovlei iniziaglie? »

    Mi sarebbe prima toccato uccidere la vecchia Leopolda, sono sempre stato un demone di parola io, peccato perchè la vecchierella faceva una certa cosina col culo che..

     
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    « Qlandlo dovlei iniziaglie? »

    Nonostante l'aria seria e grave di quell'uomo, non ci sarebbe voluto un genio per capire che -con grosse probabilità- Asmodeous non aveva compreso quasi nulla di quanto detto da John. Non che fosse un problema, comunque: per quello che lo riguardava, il suo parere era quantomai irrilevante.

    « Molto bene, molto bene. »

    Annuì paziente, per poi alzarsi dalla propria poltrona e voltarsi di spalle all'interlocutore. Con un lieve gesto della mano discostò i tendaggi cremisi per osservare l'orizzonte, gli occhi persi nel paesaggio, la mente distratta da chissà quali pensieri.

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    « Termina i tuoi affari e parti: voglio tutto il possibile... il prima possibile. »

    Attese pochi attimi, così che quel suo schiavo lavoratore retribuito comprendesse il messaggio.
    A quel punto -tuttavia- ricordò un dettaglio molto importante, e non attese nel comunicarglielo.

    « Dimenticavo che, a quanto mi fu detto, è un'esteta » lo disse girandosi nuovamente per fissare intensamente John, dritto nelle palle degli occhi « Trovati un tramite che non faccia ribrezzo anche ai porci. »

    Schioccò le dita... e John si trovò altrove.
    Fuori dal castello, al freddo ed al gelo.
    Esattamente davanti l'enorme porta da cui quel giorno era entrato.

     
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    Venni ricatapultato fuori fra la neve con un semplice cenno della sua manina ingemmata da bagassa d'alto bordo, con Giannangela ancora ronfante fra le mie forti braccia da mugnaio.
    Rimasi perplesso per una decina di secondi buoni, con gli stivali che ancora incrostati dallo sterco delle vacche affondavano di alcune spanne sotto la neve fresca, c'erano due cose che non avevo ben chiaro in mente nel momento in cui Amadeus - mi piace Amadeus, da oggi lo chiamerò così - decise di spedirmi come al solito in lapponia senza il benchè minimo preavviso, una in particolare era il significato della parola esteta. Cazzo voleva dire, che poi tralaltro non avrei nemmeno potuto cavarne fuori un qualche aiuto da quella capra di Sam, che era già tanto se si ricordava come si legassero i lacci logori dei suoi stivali, ed in secondo luogo...
    Ma intanto il gelo mi stava entrando fino all'intercapedine nelle chiappe, per cui decisi di teletrasportarmi senza troppi fronzoli dritto dritto al Mulino, li ad aspettarmi ci stavano cinque dei dodici figli di Sam, intenti chi più chi meno nelle faccende domestiche e nell'allevamento del bestiame.
    Erano stati dei bei giorni quelli nella fattoria dei coniugi attempati, latte fresco ogni mattina, una pulita qui e là alla lattrina, e perchè no, anche qualche schiaffo a pecorina.
    Giorni di relax dalla piena e dura vita del perfetto Re delle vendite e dalle scartoffie "legali" dell'essere l'uomo migliore di uno dei demoni più temuti dell'intera Endlos, ma ormai il tempo di levare le tende era arrivato, avrei dovuto tirare il collo alla vecchia Leopolda e procurarmi un nuovo tramite per le questioni delicate del mio mandante, sogghignai appena all'idea che in quel modo avrei potuto aumentare la mia rete d'informatori e scoprire ulteriori dettagli sulle debolezze politiche ed economiche del mio carissimo Amadeus, sarebbe stata indubbiamente un'esperienza eccitante.
    Ma prima il dovere! Per cui poggiai la buona vecchia Giannangela nella paglietta di un carretto li vicino, levandole il cappello dalla testolina ed accarezzandola appena, ed iniziai ad incamminarmi con passo baldanzoso verso la casetta di campagna, fischiettando un improponibile motivetto nel mentre che, con le nocche ben chiuse, iniziai a bussare alla porta di casa con forti colpi sordi.

    « Tesloslo, shono a casha! »

    E i figli della coppia? Oh beh, magari di loro parleremo nella prossima puntata.

     
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5 replies since 1/2/2018, 18:58   202 views
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