La caduta del Silenzio

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    Altresì ti ritrovasti
    Nel del Silenzio antro
    E non potesti più fuggire
    Da quell'incubo
    Che t'inseguiva
    Da sempre muto.

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    Al di fuori della linea di confine, oltre l'orlo esterno, qualcosa avvenne e sta avvenendo al contempo. La fine di tutto e di niente, l'inizio del nulla e di ogni cosa.
    Si riversò in quell'istante, sul semipiano che del centro faceva le veci, rigurgitando ciò che rimaneva di un cataclisma.
    Una sfera di metallo, come meteorite precipitò dal cielo.
    Si schiantò.
    Il cratere che si generò non era circolare, e nemmeno tanto profondo, aveva la forma di un uccello accovacciato; quasi come se qualcuno avesse voluto tatuare la terra stessa, o avesse lanciato qualcosa nel vuoto fra le dimensioni. Volando come sbattendo le ali e cavalcando la tempesta, sballottato e colpito più e più volte, è infine fuoriuscito; catapultato nei cieli di Endlos, come stella cadente che esprima un desiderio osservando sé stessa, è atterrata nelle lande sottostanti.
    Tracciando sentieri nella volta celeste, richiamando a sé gli occhi degli osservatori e dei curiosi.
    Fuoco e fiamme, calore, metallo che si raffredda veloce, ed una porta. S'aprì una fessura in quell'oggetto, e dal di dentro uscì luce. Luce e silenzio, non un suono, non un rumore.
    L'intera area s'era zittita, come se nulla fosse accaduto, o come fossero tutti in attesa. L'aria, il cielo, le stelle e gli animali.
    Nessun crepitio, nessun passo mentre l'imponente figura s'alzava in piedi, ergendosi al di sopra di chiunque; incamminandosi sino all'esterno della figura, del cerchio che cerchio non era, e fermandosi poi poco più in là.
    Volgeva lo sguardo osservando i dintorni, silenzioso e senza emozioni, forse chiedendosi dove si trovasse, forse controllando di aver raggiunto la destinazione; perso, sperduto, nei flussi del tempo e dello spazio, naufrago in una dimensione sconosciuta, con una sola parola scolpita nella mente.
    Un termine che riecheggiava in eterno, e mai lo avrebbe abbandonato.
    Qualcosa di cui farne nomea, titolo e diritto.

    - Silenzio. -


    Ed il silenzio era caduto su quelle lande in quel dì, trovando terra disabitata, ma pronto a darsi da fare per riverarre la propria essenza in tutto il semipiano.
    Vendetta, gridava a gran voce nella mente; vendetta.
    Ma contro chi, o cosa?
    Ma soprattutto, come sarebbe andato il primo incontro con le forme indigene di quel luogo? Una sanguinaria battaglia, un muto benvenuto, o altro di ben peggiore o migliore?


    Energia: 100% -> 90%

    Silenzio - Inudibile In loco, nel dintorno dell'essere, suono d'ogni origine diviene meno che flebile sussurro: scompare, nel nulla, come inesistente. Nessuna voce può essere udita, nessun passo può venire seguito. Vi è solo il silenzio più profondo.
    (7m x medio)
    (illusione media uditiva di silenzio 1pt)

    (Edit per aggiunta spoiler, chiedo venia ma non ci avevo pensato)

    Edited by Lost Silence - 12/2/2018, 22:26
     
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    Atto I



    Red Noise...~



    Descrizioni/Azioni
    "Parlato"
    Pensato




    Incalzava la tempesta nelle sterili lande del deserto di Yuzrab, nell'aere turbinavan i granelli di sabbia sollevati dal suolo, affliggendo un discreto tedio a coloro che avean l'ardire di ubicarsi per quei sentieri. Peregrinava in codesto clima ostile il Ramingo del Nord, proverbialmente avvolto nella sua logora e trasandata cappa scarlatta, sì da mitigare il fastidio delle sabbie. Avanzava senza remore ne tema il novello vassallo dei ghiacci, quando d'un tratto un fenomeno assai singolare destò la sua attenzione: la volta celeste s'infiammò di vampe e folgori, scagliando sulla superficie del loco un oggetto estraneo, alla stregua d'uno sfavillante astro. Testimone di tale prodigio non fu in grado di sottrarsi alla curiosità, invero, indi munito di ampie e rapide falcate s'accinse a raggiunger la meta. Mai ei aveva veduto da astante un simil avvenimento, se non quando egli stesso fu sbalzato sul semipiano: che dunque fosse il palesarsi d'una nuova presenza? Lecito, invero.




    I miei recenti trascorsi a Merovish non sono stati sì proficui, ma pare che vi sia un ultima speranza. V'è la possibilità che altri del mio mondo possano esser qui o che vi sia taluno in grado di fornirmi le informazioni che anelo.




    Ponderava congetture riguardo i suoi obiettivi Il Cavaliere Scarlatto, mentre tentava di acuire la vista, sì da scorger nitidamente quella figura che lentamente iniziava a palesarsi dalla distanza. L'efebico ed ammaliante viso suo tradiva quel sentimento che lo avea spronato poc'anzi.






    Nome: Lance
    Mana: 100%
    Armi: The Breaker Una coppia di lame gemelle assai particolari, invero, poichè taluna spada è stata forgiata a mò di Spirale, più simile ad una sorta di 'Trivella'. Peculiarità principe di codeste armi bianche è quella di fregiarsi d'una considerevole dote perforante, poichè, tramite un astuto congegno sito sulla guardia, colui che le brandisce è in grado di farle vibrare sin ad innescare il meccanismo che le renderà, per l'appunto, rotanti è assai ostiche da arginare, incrementando notevolmente le loro doti di perforazione e offesa. Futile rammentar che l'elsa è la medesima d'una qualsiasi arma convenzionale, è la superficie atta ad offender che prende la forma d'una Vite, ove l'apice accuminato e piccolo e propenso ad insinuar le difese e la lama cresce a forma conica verso la guardia. Quando il loro custode non attinge alla loro peculiarità la loro capacità d'offesa non è dissimile da quella d'una qualsiasi altra arma bianca di calibro medio. [Qualora verrà portato un attacco con le suddette-che implichi un consumo di mana per l'azionamento-questo sarà da considerarsi alla stregua di una tec di quel consumo.
    Consumo: Medio]

    Passive: Velocità e Destrezza +50%, Percezione, Resistenza Fisica Straordinaria e Istant Casting.
    Condizioni Fisica: Ottime.
    Condizione Psicologica: Curioso.
    Breve Sunto: Camminando nel deserto, nota la caduta dal cielo di qualcosa e si incuriosisce, indi si avvicina cercando di poter trovare delle informazioni utili ai suoi fini. Ps qualora vi fossero edit, essi sono al mero fine di rimuover vari ed eventuali errori di battitura.
    Abilità Attive: Nulla

     
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    Che rumore produce un'illusione? Nessuno.
    Che baccano filtra attraverso una menzona? Alcuno.
    Che chiacchiericcio si diffonde da un miraggio? Neppure uno.
    Che brusio si agita per colpa di un sogno? Niuno.
    Tutto fa supporre si tratti di un incanto senza fondamento. Tutto riconduce ad una fata morgana. Così anche per il Silenzio. Per quel naufragio improvviso ed anomalo.

    Eppure ella ha ben veduto la meteora solcare i cieli del Sud, l'ha osservata infrangersi contro la rena rovente, ne ha scrutato l'aprirsi di luce e ha percepito senza dubbio e senz'ombra l'avvenire di un nuovo ospite. Ella sa che non s'è ingannata da sola: agli occhi, dunque, niente è bizzarro. All'udito, purtroppo, ogni dettaglio la allarma.
    Di qui la sua curiosità, la sua attenzione per quella caduca stella nel deserto. Lontana dai bagliori celati di Kamar, solitaria ed incorporea, la Parabola si avventura allora fluttuando sopra l'abbacinante distesa che affligge il meridione di Endlos. Al pari di un'allucinazione non le è richiesta fatica, non le è imputata sete, non le si può opporre minaccia.
    Ed inesorabile, leggiadra, eterea, ella sopraggiunge a rimirar quel cratere di cui ha adocchiato pregressa memoria: ad attenderla vi è un'armatura picea, splendente dell'impietoso riflesso solare. Non meno di un attentato per la vista di chiunque voglia ispezionare il forestiero piombato dal Void. Me i di lei occhi son gemme turchine, che non conoscono ferita di sorta e che penetrano l'oltre sin nei recessi più intimi della realtà. Essi esaminano ciò che a prima vista si nasconde, essi contemplano senza ostacolo ciò che indossa la pesante copertura in metallo. E vi trovano allora che ogni sospiro si smorza contro l'inoppugnabile, inclemente dettame della quiete. E vi leggono un tacito ma ferreo proclama all'oblio di ogni suono.

    Vi è un interminabile istante, uno scambio immobile, lungo il quale ella t'ammira nel mentre che ragiona circa il tuo miserevole destino su queste terre: ti immagina guidare torme di fanatici con la bocca cucita, ti vaticina nelle gelide e vuote tormente del Nord, ti scopre accompagnato dalla tua muta Eco e non si sorprende di saperti indisturbato nella tua stessa morte. Come una sapiente sarta ella fila, intreccia e tinge fili di possibilità in divenire ma non per questo affatto concrete; nella sua mente turbinano futuri irrealizzabili e ciononostante docili affetti per quel che sarai.
    Ma tutto questo s'arresta infine di un brutale intoppo, giusto una manciata d'attimi prima che un terzo attore s'insedi tra voi: nel silenzio che tutto avvolge -in quella stasi di cui sei artefice- le di lei vesti s'agitano e strappano un'aria che mai s'è udita sì tranquilla. Una tempesta è in arrivo. Sabbia. Morte. E non un grido che possa salvarti.

    SPACERr_parable


    Edited by AnimeHunter - 17/2/2018, 10:19
     
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    Così, immersi nell'innaturale aria di muta tranquillità, tre viaggiatori scoprirono che le rispettive strade erano destinate ad intrecciarsi in quel dì. Solcando le dune di sabbia morta come insetti alla ricerca del tanto agognato cibo, due di loro giunsero da luoghi lontani inseguendo la fiammeggiante coda d'una stella cometa, mentre il terzo ch'era dalla stessa fuoriuscito rimaneva irto ed immobile come statua, forse soppesando la prossima mossa, forse scrutando gli stranieri che lo avevano con tanta celerità raggiunto nascosto al di dietro della visiera.
    Al Silenzio, che di conoscenze del multiverso possedeva invero poco davvero, quei due esseri dalla pelle rosea apparivano assai diversi da ciò che ricercava, ma tuttavia trovandosi in un luogo sconosciuto e potenzialmente ricco di mortali avversità egli non abbassò la guardia e rimase pronto a qualsiasi evenienza da prima ad allora ed anche dopo.

    Non abbassare la guardia, non fidarsi, non corrispondere senza sapere;
    Il ricordo di quando questi precetti non furono seguiti affollò per un istante la mente del cavaliere, ed egli abbasò impercettibilmente sguardo e nuca, ma si trattò di un momento solamente dal quale si riprese senza attesa ulteriore.
    Riportati gli occhi sui due, non potè a quel punto evitare di notare quanto fossero diversi fra loro, chiedendosi quindi se appartenessero a due specie o razze differenti. Ma tutto ciò, aveva davvero importanza?
    NO.
    E nuovamente ricadde il silenzio sui di lui pensieri, zittiti da una forza superiore di fronte alla quale si ritrovava sempre e costantemente impotente. Ma, nel frattempo, al contempo nei dintorni la vita tornò a farsi sentire. Il suono delle fiamme, la terra che scricchiolava, il metallo refrattario al calore che desiderava ferirlo, il respiro che fuoriusciva dai corpi.

    "////-//-////////"


    La voce che non riuscì a prendere forma, rimanendo meri versi grotteschi ed incomprensibili che nessuno sarebbe stato in grado di ripetere, in netto contrasto con la figura che li pronunciava e con ciò che fino a poc'anzi avveniva. Le parole che giungevano da molto lontano, chiamando a gran voce morte; e poiché alle volte al destino non piace scherzare, non erano i nomi di quei due ad essere trasportati dal vento. E tantomeno parvero a loro rivolte, quasi come se egli ricercasse un qualche contatto con un'entità superiore.
    Poi, tutto tacque nuovamente, ma questa volta accadde a ciò che si trovava all'esterno di quel triangolo che s'era formato tra i due novelli viaggiatori e lo sperduto naufrago. Ed egli rimase in silenziosa ed immobile attesa d'una loro mossa, aspettandosi al contempo il peggio ed il meglio dai rappresentanti del popolo e del semipiano.
     
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    Potrebbe dirsi anomalo. O forse non così tanto. Ma quel naufrago che incerto calca le sabbie del meridione lega a sè un'apparenza insolita. E per questo assai affascinante.
    Si cinge di una fortezza nera, di metallo quale carne, e respira silenzio imponendolo ad ognuno. Cavaliere tra le sabbie, incauto nel pericolo, egli sembra ignorare le difficoltà che lo Yuzrab impone ai suoi ospiti e -nella fattispecie- a chi si ostina a presentarglisi bardato di un'inappropriata tenuta: certo, il turbinare ventoso della rena -quella tempesta silente che vi si abbatte contro- non lo scalfisce nè gli pone visibile ostacolo ma... i granelli infidi che si sono incastrati nelle giunture non si limiteranno a tener lucida e smagliante la superficie d'ebano, propensi invece a consumarne lo smalto grattando ad ogni movimento. La stessa impietosa temperatura che governa la distesa tutt'attorno non si mostra desiderosa d'accoglierlo: presto o tardi la corazza si farà rovente, chiamando a sè il tributo diurno del deserto.

    Il secondo attore, invece, non raccoglie particolare interesse da parte dell'apparizione color malva: non può dire d'averlo già incontrato ma, al contempo, potrebbe affermare di conoscerlo. Lo ha più volte veduto bazzicare per le lande d'Endlos, lo ha ammirato vagare preso da scopi ch'ella non comprende, lo ha seguito con l'immaginazione fino a perderne le tracce. Eppure non lo conosce, non sa davvero niente di lui. Mere possibilità, frangenti d'irreale. Ma niente d'abbastanza concreto da constingerla a soffermarvisi.
    Ciò che nota nell'odierna occasione è la di lui saggezza: ha scelto di navigare lo Yuzrab con un equipaggiamento adeguato, ha atteso che la tempesta infuriasse senza affrontarla, ha infine convenuto che la sua presenza potesse essere d'ausilio al nuovo giunto. Con questi dettagli a corroborare il caos delle probabilità -con una nuova visione a permeare il regno del reale- la Parabola lo accoglie infine a quel consesso in un muto sguardo, serafica fino a che il primo venuto non cerchi di spezzare la maledizione cui è legato con suoni distorti e sofferenze inesprimibili.

    Non sforzarti. Non vi è necessità alcuna delle tue parole.
    Endlos ti accoglie nella tua taciturna essenza e ti concede di permanervi.

    Un'eco vibra allora in risposta, spandendosi tra i corpi dei presenti e rimbalzandovi attorno. Eppure, la bocca della Parabola non s'incurva in sillabe nè si apre in respiri: i suoni non originano dalla sua figura ma permeano lo spazio come frutto di un incanto filtrato dall'aria stessa. Un'illusione uditiva -un miraggio vocale.

    Ma il deserto non ti desidera, lo Yuzrab vuole scacciarti.
    Posso invocare oasi che allietino i tuoi sensi e che ti promettano ristoro.
    Nessuna, tuttavia, potrà rinfrancare per davvero il tuo corpo.

    Ora il di lei volto vira repentino, fissando le turchine gemme sul secondo accorso: la Parabola scruta ancora una volta il pellegrino spintosi a piedi sin in quella remota regione e -pontificando scenari dei quali non è insoddisfatta- ella lo apostrofa nella medesima, vacua maniera dell'eco di prima.

    Costui può invece guidarti alla salvezza da cui proviene.
    Gode di membra forti per sorreggerti se necessario. Conosce la via.
    Non mostra intenzioni malevole nei tuoi confronti.

    SPACERr_parable


    Edited by AnimeHunter - 25/2/2018, 11:31
     
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    Atto II



    Quietus...~






    Un'entità che si fregiava d'un ebanica corazza: tale figura si palesò agli occhi del ramingo. Possedeva una modesta stazza ed altresì una discreta presenza che potea istillar timore nell'animo dei pusillanimi, invero, ma codesta bardatura parea privarlo dei suoni: il sibilar stesso dell'aere s'ammutoliva al cospetto dell'imponente figura poc'anzi giunta, sì come ogni nenia tutt'attorno s'assopiva. Pazientò cheto, il Cremisi predatore del Nord, scorgendo l'avvento d'una seconda figura, che tra fulgide florescenze purpuree aleggiava alla stregua d'un spettro, ostentando un aspetto non dissimile a quello d'una benevola creatura ancestrale. L'espressione del prode dei ghiacci non mutò innanzi a codesti astanti, mentre lo sguardo s'alternava su ambo i presenti, soppesando la situazione, seppur un ironico pensiero balenò nella sua mente.




    Ne ho vedute di forme di vita alternative, ma il semipiano non si smentisce.




    La figura ammantata dalle oscure vestigia tentò di esprimere la volontà propria tramite una favella che mai fu udita, che dunque quello fosse il suo castigo? Una maledizione che sovente s'estendeva a chi osava interloquir con egli. Fu scaltra la violacea fattucchiera ad attinger a facoltà non convenzionali per condivider le ragioni sue. Ancor una concezione goliardica, inerente a ciò che asseriva mentalmente la fata d'alabastro, fu partorita dalla testa del giovane uomo.




    Auspico che costei non alluda a Merovish: in due giorni in quel loco ho avuto diversi tafferugli, zuffe e disagi analoghi. Escludo sia un ambiente consono ad una simil figura.




    Scostò quelle scialbe congetture dalla mente sua, Crimson, assumendo ancor il suo consueto aspetto austero, trasudando una malcelata tracotanza, dettata dall'incoscienza, indi temerario avanzò dinanzi agli estrani ivi presenti con brevi falcate misurate. Il mento sollevato e lo sguardo deciso parea conceder alla figura logora di ramingo che gli apparteneva, un portamento ed una grazia concessa solo agli antichi, probabilmente retaggio dei suoi fasti, rimembrando le follie generate in quel fallace mondo onirico. Arrestò il moto a pochi metri da ambo gli interlocutori, indi al seguito di lieve accenno di inchino col capo, pronunciò verbo, sentenziando ciò che di fatto era la sua realtà in quella landa.




    "Lode a voi, Lance è il nome mio e quivi giungo come Vassallo del Nord. Vicissitudini hanno richiesto la presenza mia ed ora sono in procinto di tornare nelle lande che mi ospitano. Non nego che la curiosità mi ha condotto a sincerarmi della situazione dopo la collisione dell'astro. Costei non mente: ostilità alcuna alberga in me, ma la mera mansione che debbo assolvere è tutelare il nord, indi prima di scortarvi vi chiedo quali siano le vostre intenzioni. Desumo che qualora avevate smania di muovere atti di violenza, non avreste perduto tempo, indi se ciò non è ancora avvenuto è assai promettente."




    Tacque infine, senza mai distaccar lo sguardo dagli astanti, sempre retto e fiero nella sua cappa scarlatta. Invero, l'avvenimento non potea tangerlo, eppur ormai che era giunto sin li gli era proibito sottrarsi a quel singolar intervallo. In fondo, come tutti coloro che calcavan il suolo del semipiano, comprendeva quanto fosse arduo giunger in un loco estraneo completamente soli. O peggio: soli e privi d'identità.




    "In alternativa alle desolate lande del nord, poco distante da qui v'è una capitale nondimeno incline ad ospitar naufraghi, che possa sopperire con maggior celerità alle vostre esigenze più impellenti."





    Nome: Lance
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    Armi: The Breaker Una coppia di lame gemelle assai particolari, invero, poichè taluna spada è stata forgiata a mò di Spirale, più simile ad una sorta di 'Trivella'. Peculiarità principe di codeste armi bianche è quella di fregiarsi d'una considerevole dote perforante, poichè, tramite un astuto congegno sito sulla guardia, colui che le brandisce è in grado di farle vibrare sin ad innescare il meccanismo che le renderà, per l'appunto, rotanti è assai ostiche da arginare, incrementando notevolmente le loro doti di perforazione e offesa. Futile rammentar che l'elsa è la medesima d'una qualsiasi arma convenzionale, è la superficie atta ad offender che prende la forma d'una Vite, ove l'apice accuminato e piccolo e propenso ad insinuar le difese e la lama cresce a forma conica verso la guardia. Quando il loro custode non attinge alla loro peculiarità la loro capacità d'offesa non è dissimile da quella d'una qualsiasi altra arma bianca di calibro medio. [Qualora verrà portato un attacco con le suddette-che implichi un consumo di mana per l'azionamento-questo sarà da considerarsi alla stregua di una tec di quel consumo.
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    Passive: Velocità e Destrezza +50%, Percezione, Resistenza Fisica Straordinaria e Istant Casting.
    Condizioni Fisica: Ottime.
    Condizione Psicologica: Curioso. Deciso. Inizialmente un pò divertito.
    Breve Sunto: Non necessario. Ps qualora vi fossero edit, essi sono al mero fine di rimuover vari ed eventuali errori di battitura.
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    Si sarebbero potute dire tante e tante cose, in innumerevole quantità, dell'essere che in quel dì s'erse tra le sabbie nel più assoluto silenzio. La muta venuta priva di annunci e vessilli, la quale sol gli occhi avrebbero avuto l'onore di poter ammirare, portava al proprio fianco un futuro tetro ed un trascorso spaventato; paura e sgomento alle spalle, sorpresa e terrore, preoccupazione e rabbia. Come la belva incatenata alla quale viene negato il cibo, come l'antico che si veste coi resti degli animali, così il cavaliere che dei senza verbo aveva fatto nutrimento e ne aveva indossato le pelli rimase in attesa ringhiando nella propria mente al ciò che sarebbe potuto essere.
    Quel che per pochi è delitto, per altri è vita.
    Solo ed abbandonato, privato d'ogni compagnia, disabituato al conversare od anche al mero scambio d'informazioni, egli impiegò del tempo prima di capire e comprendere, ed ancor di più ne occorse per la risposta. Egli non sente calore, sudore o afa, il clima non lo scalfisce poiché esso è silenzio al suo cospetto, ed eccolo quindi eternamente fresco come una rosa presentarsi al cospetto d'altri; e quandunque iniziò a provar rispetto per la prima che la parola gli rivolse, portatrice di ciò che ama e che odia e distintamente avezza al desiderio che lo accompagna, ne raccolse i consigli come gioielli preziosi.
    E di seguito al secondo venuto, concesse altrettanti rispetti per ciò ch'egli dimostrava nella posa e nei modi. Onori e speranze porse ad ognuno degli astanti, pronto a ricordare per l'eternità quel che gli dimostrarono in quel giorno e ciò che sarebbe venuto nei successivi. Portando a compimento le profezie ed i viaggi infiniti, egli con un cenno d'assenso acconsentì al lasciarsi condurre ovunque loro desiderassero, fossero esse le sterminate distese irte di fiocchi lanosi o le eternamente lucenti praterie di granelli d'albero.

    Quante parole nuove, termini sconosciuti, regioni e luoghi mai dalla sua gente veduti; pioniere e d al contempo naufrago, il cavaliere decise di portare rispetti ed ossequi come prima azione del momento presente e passato. Come in risposta alla richiesta di delucidazioni del rosso, la scelta posta tra ciò che l'intenzione ed i gesti si pongono, si volse all'indietro ripercorrendo i propri passi in silenzio e lentezza finché non giunse al cospetto della meteora di metallo. Poggiandovi infine sopra per brevi istanti il palmo della mano con dolcezza e quiete, si inginocchiò quindi come in preghiera ed ivi rimase finché non parlò.

    "///-//-//////-////-/"


    E così nuovamente quei versi grotteschi raggiunsero le orecchie dei salvatori, ed anche quella seconda volta essi non ebbero significato alcuno poiché invero esso non esisteva.

    Terminato quel breve intermezzo s'innalzò ancora al di sopra delle masse, ritornando per ultimo al di fronte della futura guida e speranza; freccia che viaggiava da tempo immemore per le lande di quel semipiano, sarebbe per il Silenzio divenuto strada e sentiero, forse conscio ch'egli avrebbe potuto rivelarsi compagno ed alleato in più d'una battaglia. Riconoscendone l'autorità e la presenza, il cavaliere si pose quindi in un inchino assai poco pronunciato ma ripieno di rispetto porgendo poi la mano come per invitare, accettare di lasciarsi condurre dov'egli meglio pensasse che uno come lui si sarebbe potuto trovare.
     
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    Atto III



    Enjoy The Silence...~






    Assai eloquenti le gesta della possente creatura corazzata, che al seguito d'un celere commiato all'oggetto che lo avea disperso nel semipiano, palesò la propria volontà nel seguire docilmente il Ramingo. Come quest'ultimo poteva ignorare la sponte di costui. Ma, invero, come la placida presenza astrale in loco fu certa di suggerir il Cavaliere Scarlatto come guida? Non si crucciò al momento di tale interrogativo Crimson, che focalizzò l'attenzione sul quel banale gesto del Taciturno e indi rispose con altresì spontaneità, accostando il palmo a manca, chiuso in un pugno, assestando un lieve colpo alla mano aperta dell'astante, coadiuvato da una radiosa espressione in volto, trasudando una sincera gentilezza.




    "Suvvia, il sentiero per Merovish è poco distante. Andiamo!"




    Prima di compier falcata alcuna, il Cavaliere del Nord si rivolse all'aleggiante presenza, escludendo che anch'ella fosse umana, come il silente bardato.




    "Chiedo venia, non rammento di aver mai avuto il piacere di intrattenermi con voi. Come potete asserire con certezza le mie intenzioni? Non nego che le vostre deduzioni sono corrette, ma recentemente mi sono imbattuto in tediosi e nefasti spettri onirici."




    Progressivamente la di lui espressione mutava, assumendo delle sfumature più audaci ed austero in fine. L'esperienza maturata nelle sede spettrale gli avea rivelato sconvolgenti novità, ma ancor egli dubitava di quale fosse la realtà. Che anche quella fata ambrata fosse della medesima foggia della sua nemesi e fosse li al mero fine di perseguitare il Vassallo del Nord? Un ipotesi che il Cavaliere non potea escludere.





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    Passive: Velocità e Destrezza +50%, Percezione, Resistenza Fisica Straordinaria e Istant Casting.
    Condizioni Fisica: Ottime.
    Condizione Psicologica: Gentie col nuovo naufrago, ma dubbioso sulla reale natura del 'fantasma'. PS Le allusioni sono ad una mia quest persone, ove Lance ha combattuto contro un 'fantasma' che gli ha rivelato memorie del suo passato che non ricordava.
    Breve Sunto: Non necessario. Ps qualora vi fossero edit, essi sono al mero fine di rimuover vari ed eventuali errori di battitura.
    Abilità Attive: Nulla

     
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    E Merovish sia. La capitale del Sud. Il covo della feccia. La Tana. Nonchè -ovviamente- casa per molti, moltissimi (quasi l'intera totalità, invero) di chi considera il Presidio Meridionale il proprio regno.
    Merovish, dunque. Là dove ogni peccato si pratica senza vergogna, là dove la legge è un sottile cavillo sì semplice da circuire -per quanto, immancabile, essa si applichi senza eccezioni.
    Merovish, nondimeno: l'avvio d'innumerevoli, gloriosi racconti -leggende di taverna o poemi incredibili essi siano, senz'alcuna distinzione- ed il termine impietoso d'altrettanti -per regioni futili quanto una pugnalata al fianco o ben più articolate al pari d'un subdolo intrigo ritortosi contro il proprio arteficae.
    In una parola, Merovish. La città sotto le sabbie.

    La gemma interrata sarà allora la vostra meta.

    Il di lei appellarsi alla capitale con quel gergo tanto desueto da potersi ritrovare solo in alcuni, antichi testi delle Cave -o in pari, perduti tomi di Nur- suona d'impatto strano e come fuori dal tempo (o almeno, questo è quanto potrebbe percepire lo Scarlatto s'egli può dirsi consciamente ferrato nell'idioma corrente del meridione, laddove invece il Silenzio si fa digiuno per ovvietà ad ogni fatto concernente la realtà d'Endlos).

    Perciò è d'uopo un avvertimento ad entrambi: nulla di quanto è stato nascosto vanta un valore coerente con le promesse che millanta nello spingervi a cercarlo.

    E questo, in realtà, vale anche per la gemma spezzata da cui lei stessa proviene (per quanto ella non dia a vedere alcuna smorfia o non sobilli di fatto dettaglio dal quale tutto ciò si possa comprendere).

    Ma nondimeno si pone quale scelta di mirabile saggezza: l'arroventarsi del deserto non vi faciliterebbe la traversata prima del temporaneo spegnersi dell'astro diurno.

    Torna a complimentarsi con Lance, la Parabola, reitera sul lodevole tratto che lo rende una buona guida per chi -come l'altro- non possa muoversi autonomo in questo incredibile, vastissimo mondo che l'ha accolto suo malgrado.

    Indi, come si spezzasse uno specchio, ella muta di colpo il proprio sguardo -le iridi di lapislazzulo si oscurano, l'immagine nel suo complesso si fa tremula e sul punto di svanire: la cautela del ramingo non ha torto evidente nè si pone quale offesa e tuttavia ad essa la violacea figura risponderà senza ignorare il tono preoccupato presto séguito al cangiante atteggiamento ed alla tensione corporea di cui lo stesso rende involontariamente prova.

    Le tue parole mettono in dubbio la mia essenza, la inficiano per il timore che io possa essere un tuo detrattore. Per questo io ti dico: non crucciarti di chi io sia, invero, ma osserva come alcun male io possa recarvi.

    Nel dirlo ella allunga il braccio repentina, lo stringe attorno alle comode vesti del proprio interlocutore, si prepara in un vistoso tentativo di strapparle nella propria direzione e così -idealmente- trascinare a terra lo sventurato che le indossi. Ma nulla di tutto questo accade perchè, semplicemente, la di lei proiezione attraversa ogni solido senza interagirvi affatto, compenetrandosi tal quale uno spirito cui comunque ella non appartiene.

    Erri pure nel credermi uno spettro: la mia realtà trasuda nel miraggio, nella vana illusione della mia esistenza. Se riterrai fortemente io non ti meriti allora cesserai di percepirmi, per quanto -questo è indubbio- per bandirmi appieno dovrai sforzarti ben più dell'abbracciare un mero credo.

    Quale che sia la realtà, comunque, una risposta al quesito pendente tuttora manca. Volutamente, quasi per certo.

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    Altresì ti ritrovasti
    Nel del Silenzio antro
    E non potesti più fuggire
    Da quell'incubo
    Che t'inseguiva
    Da sempre muto.

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    Rispettando il volere degli avi da tempo dimenticati poiché perduti nelle viscere del tempo stesso, egli ripensò a quanti avvenimenti lo avessero condotto sino a quelle lande. Il silenzio si ritrasse dalla sua di lui mente permettendogli di rilasciare pensieri tutti suoi; ripreso il controllo della situazione e poste le redini nelle proprie mani, ricominciò ad osservare i due che in quel nefasto giorno l'accolsero e tutto ciò che ne derivò riempì di idee e domande quel poco che aveva di libero.
    Non esisteva modo alcuno perch'egli riuscisse a liberarsi definitivamente dall'antico gioco del quale era giocatore e schiavo, vincitore e perdente, motivo per il quale per l'ennesima e non certo ultima volta si ritrovò costretto ad assecondare i capricci del fato e quindi percorrere passo passo la strada che la rossa freccia aveva iniziato a disegnare.

    Riscuotendosi dai nefasti pensieri al tocco di quest'ultimo, il cavaliere ritrasse l'arto ritornando in posa di riposo e ponendosi in ascolto della diatriba fra i suoi scopritori. Ch'ella potesse essere miraggio o illusione, fantasia o realtà, amica o nemica, spettro o corpo, tutto acquisiva senso ed al tempo stesso lo perdeva mentre le parole si perdevano come fiume in procinto di straripare. S'ella si sarebbe rivelata compagna solo il tempo avrebbe potuto dirlo, così come lo stesso si poteva intendere per l'altro corrispondente; ch'essi fossero l'uno o meno non una parola di più si doveva sprecare, poiché essere possono risultare più dannose che meritevoli d'attenzione.
    La bellezza del silenzio nasconde la pericolosità della voce, poiché chi in essa ritrova doti e poteri può essere in grado di piegare ogni volontà al proprio cospetto.
    E così, per concludere ogni diatriba e prevenire litigi e spargimenti di sangue verde e blu, il cavaliere s'apprestò prendendo un respiro non necessario a compiere l'azione necessaria.

    "Fiducia. E' solo un termine, tuttavia in voi entrambi la ripongo."


    Pronunciò frasi di senso compiuto, comprensibili, non più rochi e grezzi versi gutturali ma voce d'uomo adulto, forte, limpida come uno stagno intonso macchiato sol da lievi onde al ricadere d'un insolito sulla sua superficie.

    "Termine. Il vostro nome desidero conoscere."


    Pose domande, interrogò gli astanti, diffuse il dubbio e cambiò le carte in tavola

    "Desidero conoscere. E' ciò che voglio di questo luogo e di quel che raggiungeremo."


    Ripose in loro ogni timore che non provava, si liberò d'ogni paura che non subiva, accolse ogni gioia che non sentiva.

    "Fiducia. Termine, desiderio di conoscenza. Una lingua che unisce tutto, un traduttore? Come."


    Qualcosa in quell'aria sembrava permettere loro di comunicare, tuttavia ciò per lui risultava come dilemma e misteriosa entità. Cosa, perché, in che modo, tutto ciò avveniva, libravano pensieri nella sua mente a briglia sciolta, e tuttavia non riusciva a dar loro liberamente forma. Per quanto la sua mente fosse più libera che nei precedenti minuti, non bastava perché riuscisse a trovare un tono meno discontinuo e più simile a ciò che udiva.
     
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    Endlos. Crogiolo di Mondi. Crocevia del Multiverso. Impressione del Cosmo e Fondo del Maelstorm.
    Endlos. Sempre immoto eppure in perpetuo, cangiante movimento. Identico soltanto a se stesso, immutabile nell'essenza che rappresenta, punteggiato anzi di immancabili differenze.
    Endlos. Sei presidi ch'erano cinque. Cinque punte ch'erano quattro. Quattro stagioni ch'erano tre. Tre intrecci ch'erano due. Due lati ch'era un solo. Un solo Signore che per niuno si è erto mai.
    Endlos. Il racconto senza termine.

    E termine è quanto scandisce non senza sorpresa il piceo guerriero giunto dai recessi dell'oltre. Egli emette suoni che non siano sgraziati stridii, si spende senza fatica in un'opera che nessuno dei presenti attendeva.
    Per la Parabola detto evento è un chiaro sintomo dell'agire incontrollato di un suo pari -per ella non è possibile la realtà sia mutata d'improvviso, senza un segno da cui guardarsi, senza che la stessa violacea figura fosse direttamente coinvolta (almeno per conoscenza). Perchè alla Parabola compete il sottile divario tra quanto guadagna status di effettivo e quanto va invece sotto l'erroneo giudizio d'ingannevole -ad ella, ad ella sola, appartengono le pieghe del reale ed i riflessi dell'irreale gemello.

    Rinfodera la fiducia. Guardati da ogni termine. Non ambire alla conoscenza.

    Un triplo monito si diparte dallle di lei ferme labbra in direzione del Silenzio infranto. Non c'è però attenzione in questo dire -non ci sono occhi a scrutare l'armatura, nè altro segno ella si stia accoratamente appellando al naufrago da poco giunto. Anzi: la di lei tremula figura sembra come assorta sull'orizzonte lontano, oltre l'abbacinante riflesso che -passata la tempesta di sabbia- lo Yuzrab restituisce a chiunque lo scruti in profondità.

    Questa Parabola ti avverte: nessuno di essi è gradito in queste lande. Nè, invero, alcuno ti faciliterà il sopravvivere là ove ti stai per recare.

    Ed in effetti qualcosa deve cogliere l'interesse della Parabola, qualcosa sulla sottile linea a separare nubi e sabbia la convince in modi che nessuno potrebbe mai.
    Sarà richiesta la sua presenza, molto a breve, entro la Torre. E sarà lei stessa a richiamarvisi: i Saggi cui si accompagna nella quotidianità della sua prigionia sembrano all'oscuro dell'agitarsi delle probabilità, perciò sarà nientemeno che suo compito renderli edotti oltre il titolo che già possiedono.

    Perciò amministrali come fossero la tua stessa vita: essi lo sono, a tutti gli effetti.

    Non rimane perciò molto tempo -se secondo il tempo i suoi due ospiti scandiscono il susseguirsi delle proprie esistenze su detto semipiano- prima che la Parabola svanisca quale il miraggio che è, lasciando ogni altro con il dubbio e l'incertezza d'averla realmente intravista.
    Non rimane molto e ciò significa che sarà il solo Lance ad accompagnare lo sperduto da poco giunto alla città sepolta sotto le sabbie -quella capitale ben nota in tutto Endlos. Ma significa pure che, se ciascun di loro oppure soltanto in parte si faccian curiosi o necessitino ancora della Fata Morgana, sarà bene che si spiccino.
    Poche cose son fastidiose, alla coscienza di un Saggio, quanto lasciare interrotta una questione tuttora aperta. E la Parabola non è da meno.

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    Guerriero solitario dall'animo nobile e dal cuore di ghiaccio

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    Atto IV



    Dosen't Matter...~






    Espose in guisa mistica le ragioni sue, la dama astratta, manifestando ciò che di fatto era la sua impossibilità nel ledere gli astanti e altresì di negargli la via in cunicoli mentali. Il primordiale istinto del predatore rimase sopito, alcunché ad allarmar la sua persona per insidie imminenti, quand'anche ella fu in procinto di cercare un contatto fisico con le membra sue. Inamovibile il prode rimase nello scrutar gli avvenimenti, solo lo sguardo seguiva le azioni dei presenti. Solenne infine s'appellò ai verbi mistici della femminea presenza, maturando progressivamente una sempre più ampia comprensione.




    "Lungi da me bandirvi. Non anelo cagionar tedio a taluno, che abbia membra di carne, di metallo o astratte. L'esperienza m'impone di sincerarmi delle eventuali ragioni di chicchessia, si da prevenire l'incolumità degli innocenti. La vostra presenza è stata altresì proverbiale con avvenimenti che mi han colto in prima persona. Per quanto il vostro nome e la vostra natura mi siano estranei, non sarò certo io frappormi dinanzi al vostro sentiero. Bollate la capitale del sud con nomi che non conosco, questo implica che disponete memorie antiche e desumo siate anche a conoscenza di itinerario celere per raggiungerla. Dunque, volete concederci l'onore?"




    Interrogò l'astrale presenza Crimson, quando udì, al seguito di ripetuti fallimenti, la bardata figura verbalizzare concetti di senso compiuto. Fu lieto il Cavaliere nell'udir cotanta speranza nell'animo di colui che sin a poc'anzi taceva. Distratto dall'avvenimento, il ramingo fu preceduto dalla spettrale fanciulla nel rispondere a quelle sì vacue congetture. Ella ammonì il neo naufrago con un monito assai banale, invero, eppur che sovente v'era il rischio di non rimembrar a dovere e finir a pagar lo scotto di azioni ingenue. Colei che si proclamò Parabola, elargì un insegnamento che Lance comprendeva bene e metteva in atto continuamente, sotto il rigido lascito dell'amato fratello, non era necessario che una presenza fugace gli rammentasse ciò. Al termine di quelle parole ella svanì sì com'era apparsa.




    "Troveremo da soli la strada, dopotutto ho già percorso questa via. Tra diversi metri ci rifocilleremo ad una locanda."




    S'accinse a muover passo il cavaliere dalla cappa scarlatta, quando esitò e tornò incuriosito a scorger quella lucente corazza.




    "Credo non mi abbiate ancora detto il vostro nome...Se non lo rammentate, al momento, posso chiamarvi Black?"





    Nome: Lance
    Mana: 100%
    Armi: The Breaker Una coppia di lame gemelle assai particolari, invero, poichè taluna spada è stata forgiata a mò di Spirale, più simile ad una sorta di 'Trivella'. Peculiarità principe di codeste armi bianche è quella di fregiarsi d'una considerevole dote perforante, poichè, tramite un astuto congegno sito sulla guardia, colui che le brandisce è in grado di farle vibrare sin ad innescare il meccanismo che le renderà, per l'appunto, rotanti è assai ostiche da arginare, incrementando notevolmente le loro doti di perforazione e offesa. Futile rammentar che l'elsa è la medesima d'una qualsiasi arma convenzionale, è la superficie atta ad offender che prende la forma d'una Vite, ove l'apice accuminato e piccolo e propenso ad insinuar le difese e la lama cresce a forma conica verso la guardia. Quando il loro custode non attinge alla loro peculiarità la loro capacità d'offesa non è dissimile da quella d'una qualsiasi altra arma bianca di calibro medio. [Qualora verrà portato un attacco con le suddette-che implichi un consumo di mana per l'azionamento-questo sarà da considerarsi alla stregua di una tec di quel consumo.
    Consumo: Medio]

    Passive: Velocità e Destrezza +50%, Percezione, Resistenza Fisica Straordinaria e Istant Casting.
    Condizioni Fisica: Ottime.
    Condizione Psicologica: Tranquillo.
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    E come in un discontinuo verdetto di colpevolezza, che nessuno desidera sentire o tantomeno elargire ma del quale tutti hanno bisogno, la Parabola s'espresse. Elargendo ciò che del suo titolo fa anche nomea, dispensando consigli ed utili riferimenti, ella s'appropriò del ruolo di guida spirituale per il cavaliere ponendosi in corrispettivo con la rossa freccia che invece del fisico s'occupò; e non una parola venne sprecata per la mente del Silenzio, che tutto incamerò al proprio interno come tesoro prezioso.
    Ed erano, d'altronde, quei momenti i primi che avrebbe trascorso sul semipiano e per ciò s'abbisognava ch'egli si riempisse d'ogni genere di dati al proposito di quest'ultimo.

    E così ascoltò con tutte le attenzioni del caso, e forse anche qualcuna di più; prestò orecchio quando lei lo rimproverò per ogni domanda posta, e non lo distolse nel momento in cui lo scarlatto le rispose.
    E la Parabola, una volta dispensato quel che del suo stesso nome obbligo si porta, a scomparire nell'aere si preparò come non fosse mai stata lì, rilasciando nulla più che pensieri e ricordi uniti a perplessità e dubbi nella mente di colui che presto non avrebbe provato più nulla se non il silenzio che cala inesorabile. Ed egli non più del tempo di compiere un cenno di ringraziamento col capo ebbe, prima che il dovere ed il momento lo costringessero a rivolgersi all'altro presente.

    E così ai due rimanenti poca scelta s'avvedeva, ai loro occhi una sola via.
    E poiché nomea fornito il cavaliere non aveva, toccò alla freccia regalargliene uno, al qual egli rispose con ancora quella voce umana e parole comprensibili.

    "Tu mi rinchiudi in una parola, senza di me conoscere nulla. Crei prigioni, senza sapere chi all'interno vi lasci. Ma lo accetto, senza dir null'altro, poiché non v'è male nel tuo appropriarti di tale diritto."


    Ed egli così accetto di venir limitato ad un mero nome senz'apporre resistenza; non gl'importava come gli altri lo potessero vedere o udire, poiché da tempo aveva perso desiderio e volontà volgendoli all'unico scopo che s'era prefisso. Silenzio non è solo, e non è tale, ma lo è, e lo sarà.

    "Sarò Black, e tu guida. Saremo compagni, e alleati."


    E pronunciò la prima bugia, poiché egli alleati non aveva e non poteva permettersi: su ognuno di loro sarebbe tata posta la falce del Silenzio, pronta a ricadere inesorabile sul capo ponendo termine all'esistenza.

    "Lascio la strada a te, allora, ed anche i dubbi che la Parabola non ha assolto."


    E ripetendo le domande s'incamminò al suo fianco, non senza provar fatica nell'avanzare sulla sabbia con tali pesanti indumenti, ma non mostrando comunque essa o calore apparenti. Così come, agli occhi di chi lo guardò, non fece vedere quanto gli dispiacesse abbandonare quella sfera di metallo che a quei luoghi lo condusse, ma egli compì tale gesto con la consapevolezza che un giorno si sarebbero rivisti.
     
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